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settembre duemiladodici

personaggio del mese

DAL NUOVO PREFETTO DI FOGGIA IL PUNTO SULLE CRITICITÀ DEL TERRITORIO

Luisa Latella, donna al comando “Contro la criminalità fondamentale è la collaborazione della comunità” Avere a che fare con la criminalità di certo non la spaventa. Lei, che in Calabria è nata e ha lavorato per anni, tra Reggio e Vibo Valentia, con una capatina fuori regione, a Palermo, ad impreziosire (se ce ne fosse stato bisogno) il curriculum, è arrivata a Foggia per occupare il Palazzo più prestigioso di città. Luisa Latella è il nuovo prefetto di una comunità che, lo ha subito intuito, vanta innumerevoli criticità. Cosa ha potuto vedere nel suo primo mese a Foggia? I problemi sono tanti. A Foggia la crisi mordeva prima ancora che scoppiasse questa bolla internazionale per cui si sono aggravate situazioni preesistenti. Anche realtà economiche che prima avevano una qualche consistenza, ora si stanno frantumando con gravi problemi occupazionali. Di conseguenza può esserci il rischio di tensioni sociali perché si stanno creando troppe situazioni di crisi. Può già tracciare un quadro delle priorità? Ci sono due realtà che secondo me sono strettamente connesse: la questione occupazionale e quindi sociale da un lato e la presenza di una forte criminalità, organizzata e comune, dall’altro. Entrambe costituiscono un grave problema. La mia sensazione è che la comunità e di conseguenza la libertà economica e di impresa siano fortemente condizionate in questo senso. Allo stesso tempo,

però, sino ad ora, ma spero di ravvedermi, non ho visto forti spazi di reazione da parte della cittadinanza. Giornalmente arrivano notizie di danneggiamenti ad attività commerciali anche molto gravi, ma non sono accompagnati da denunce delle circostanze dei fatti. Si dichiara di non aver mai ricevuto richieste estorsive, quando si sa bene che se c’è il danneggiamento c’è una intimidazione. Se c’è danneggiamento c’è estorsione, siamo d’accordo, ma se non c’è denuncia cosa c’è? C’è sicuramente un timore, ma anche una scarsa propensione ad avere fiducia nelle istituzioni. Per carità, le istituzioni non corrispondono mai a pieno alle esigenze, ma la collaborazione è fondamentale: deve passare un concetto, che nelle realtà meridionali spesso non emerge, che lo stato non è formato soltanto dalle istituzioni. Lo stato siamo noi, ognuno con il proprio ruolo. Soprattutto in questa tipologia di reati l’apporto del cittadino è fondamentale. Proprio sotto questo aspetto, anche se è poco che sono qui, ho visto poco. L’unico segnale positivo è venuto da una serie di imprenditori di Vieste che in passato hanno denunciato. Oggi si appoggiano alle istituzioni, all’associazione antiracket che si è costituita, per continuare le loro attività. Le associazioni antiracket sono fondamentali; non devono essere imposte

dall’alto ma nascere dagli stessi imprenditori che insieme lavorano e che insieme si proteggono perché la protezione non può essere solo quella dello stato, altrimenti diventa una semiprigione. È necessaria però una presa di coscienza. Deve esserci una capacità di reazione da parte del tessuto sociale. Mi auguro però con tutto il cuore di dover cambiare opinione. Lei dice: non ci sono solo le forze dell’ordine e la magistratura. È un dato di fatto però che la giustizia sia molto lenta… Certo le lentezze esistono, ma è un dato di fatto che la mole sia enorme perché tutto viene delegato dalla società alla magistratura. Non è un fenomeno solo di Foggia, ma è diffusissimo ovunque. Come ha reagito quando le è sto comunicato il trasferimento a Foggia? Un sospiro

di sollievo o un sobbalzo? È nel mio DNA affrontare situazioni particolari. Foggia è stata per molto tempo all’attenzione nazionale. Lo è tutt’oggi. Ci sono fenomeni che hanno bisogno di essere arginati. Come è riuscita a conciliare la famiglia con la vita da “girovaga”? Sono stata vent’anni alla prefettura di Reggio Calabria, questo mi ha consentito di crescere i miei figli con l’aiuto della mia famiglia. Quando loro hanno cominciato a muoversi l’ho fatto anch’io. Ora vivono fuori. A casa è rimasto solo mio marito che purtroppo si è dovuto adeguare. Andiamo avanti comunque restando sempre molto uniti. Com’è la strada di una donna in carriera? Forse più semplice di ieri, ma gli ostacoli sono ancora notevoli perché c’è sempre diffidenza. La donna, diversamente dall’uomo, deve affrontare preclusioni e prevenzioni. Il mondo del lavoro è calibrato sulle esigenze maschili e non femminili. Ci sono ancora molti anni di arretratezza da superare. È chiaro che rimanere vent’anni nello stesso posto come è stato per me costituisce un handicap per la carriera. L’uomo è più agevolato a spostarsi. Oggi ci sono molte donne prefetto. Per altro abbiamo un ministro donna che viene proprio dalla nostra carriera, la Cancellieri, esempio di donna molto determinata. Quindi un giorno la vedremo ministro? No, non è comunque nelle mie aspirazioni, voglio continuare la mia carriera di prefetto… anche se nella vita tutto può accadere. Anna Russo


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