Palermo 10 Maggio 2016 N. 4
Antonino Palminteri.
Sua giusta gloria Giovanni Messina sul maestro di Puccini di Giovanni Messina
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Nell’alba rosea d’un giorno del cadente Luglio l’Angelo della Morte, improvviso, inesorabile stendeva su di Lui l’ala gelida. Antonino Palminteri, fra i sorrisi del genio che gli suscitava nell’anima lontana le ultime armonie: nella visione di Menfi lontana e dei suoi cari a cui non dette gli estremi baci, s’addormentava al rezzo dell’aura mattutina spirante dai colli pistoiesi, sognando il Cielo. Il gentiluomo dai modi signorili, l’artista fecondo che aveva affidato alle note i fremiti melodiosi del suo cuore buono; che sapeva i trionfi delle scene e il plauso fascinatore, temprato dalla modestia, giacque inerte, per sempre. Queste pagine, per volere dei fratelli, parleranno ai posteri di questa gloria fulgidissima della loro casa e dell’Italia, non tanto a dimostrazione del dolore che pur sentono atrocissimo; ma affinché quanti son cultori dell’arte apprendano come si fa a divenir grandi.” Con tali, accorate, parole principia la monografia, redatta da Giuseppe Matranga nel 1916 e stampata a Palermo dalla Tipografia Pontificia, sul Maestro Palminteri. Ci piace l’idea di tracciarne un breve ritratto, nelle righe che seguiranno, che renda testimonianza dell’artista ed, insieme, dell’uomo che fu. Per far questo ci serviremo dei documenti epistolari, puntualmente riportati nella bibliografia essenziale dedicata al Maestro, e di lettere più famigliari ed intime custodite fra le carte di famiglia. Il Maestro Palminteri (Menfi 3 X 1846 – Pistoia 31 VII 1915) fu compositore, musicista ed artiere. Artiere senza spregî dall’eco dannunziana ma, dedito e meticoloso artigiano di armonie. Nasce in Menfi prima che l’Italia fosse una, da Baldassare Palminteri, medico, amante di musica e notabile e Donna Paola Ragusa, le cui cifre ed insegne campeggiano a tutt’oggi sul portale di ingresso della casa avita. Manifestata da subito l’attitudine all’armonia, si forma presso il Regio Conservatorio di musica di Palermo. A sintetizzare gli anni di formazione pare d’uopo citare un documento, riportato dal Matranga, rilasciato dal Conservatorio. Ammesso a posto gratuito per concorso il 15 Dicembre 1863. A20 luglio 1870 ne uscì, terminati gli studi. A 12 Maggio 1873 ebbe rilasciato un certificato dal Direttore Platania, rettore forzano e presidente unico Gaetano Daita, lodando il corso completo di armonia e contrapunto da lui fatto, l’assiduità allo studio del pianoforte e valentia nel detto strumento. Occupò
il posto di Maestrino e Concertatore di orchestra nel conservatorio; tenne ottima condotta e fece un corso regolare di studi letterari. A quei tempi non si rilasciavano diplomi. Formatosi a Palermo, si radicò a Milano ove entrò in sintonia col direttore del Conservatorio, Bazzini. La temperie culturale gravitante sulla Milano del tardo Ottocento fu alveo fecondo per la Creatività metodica del Palminteri. Nel 1878, infatti, va in scena al Teatro Sociale di Monza la prima rappresentazione del Suo Arrigo II, tragedia lirica in quattro atti, con libretto di Ramirez ed edita dalla Lucca. Critica e pubblico accolsero l’esordio con giubilo ed esortazioni tantoché l’opera venne presentata nelle stagioni di Ferrara, Novara, Voghera, Bergamo e Casalmonferrato. La rivista Il Trovatore (29 X 1882) descrive così l’atmosfera creatasi al Teatro Sociale di Voghera: Il Maestro Palminteri venne fatto segno di lusinghiere onoranze, mentre davasi il suo Arrigo II. Fu chiamato 22 volte al proscenio e regalato di due magnifiche corone con ricchi nastri. Favorevole fu anche la critica. In un lunghissimo articolo su La Gazzetta provinciale di Bergamo (27 I 1881), il critico Bettoli, ponderando il suo giudizio sullo spartito, assevera che il Palminteri non appartiene per sua ventura a quel novero di giovani maestrucci che sudano e sgobbano a filare un magro pensiero e seguita affermando che basterebbe quindi questo pezzo a rivelare nell’autore un bell’ingegno, ed a consacrare la riputazione di un maestro. Di poco successiva, l’Amazilia, dramma lirico ove, nel libretto di Zanardelli, si sviluppano storie d’odio e d’amore aventi sullo sfondo Cortez e Montezuma. Fu rappresentata per undici sere consecutive al Dal Verme di Milano e consacrò il Palminteri nel firmamento dei compositori. Grandi successi tuttavia non ne produssero ulteriori. Il maestro compositore limitossi a due opere e si volse con passione alla carriera da direttore d’orchestra. Inutile citare i podî ed i palchi calcati. Basti dire che da Madrid a Valencia, da San Pietroburgo a Zara e per tutto l’italico suolo il suo zelo e la sua dedizione furon tributati da apprezzamento e stima. Gustoso è lo scambio di missive (lo ricostruiamo invero) fra Palminteri ed il Puccini in occasione della prima di Manon Lescaut a Sanremo. Siamo nel 1894, Puccini, timoroso per l’esito dell’opera che il Maestro Palminteri s’appressava a condurre ebbe a scrivere: Carissimo Maestro, ieri mi giunse
un giornale di Sanremo dove, a vero dire, non trovai che si preparasse buon terreno per la Manon. Ho saputo inoltre che l’orchestra non è al completo, non so chi siano gli artisti; solo mi è noto che vi è un direttore coscenzioso e vero artista. Ciò mi è arra di buona riuscita… [...] Tanti affettuosi saluti dal vostro G. Puccini- Milano 18-12-94. Il Palminteri ebbe a rassicurarlo e consigliò di discutere con Ricordi riguardo alla completezza dell’orchestra; il Puccini infatti torna a scrivere: Carissimo Maestro, parlai con Ricordi [...]. Adesso tocca a lei a star forte ed esigere l’occorrente. [...] Mille saluti cordiali dal suo aff.o G Puccini- Milano 22-1294. Non ebbe a rammaricarsi il Puccini, anzi; telegrafò: Lietissimo buon esito ringrazioti caldamente, pregoti complimentare esecutori tutti. Auguri. Puccini. Poi precisò in epistola: Milano 29-12-94 carissimo amico, non può credere come sia contento del successo di costì. Temevo molto per il cattivo trattamento fatto a priori a Manon. Devo a Lei, egregio Maestro, devo alla sua valentia ed alla sua fraterna cooperazione, se l’opera è andata bene. Grazie infinite, e si abbia la riconoscenza del suo aff.o G. Puccini. Frammenti di vita come questi composero il mosaico della sua esistenza finché un colpo apoplettico non lo condusse laddove apparteneva: le spoglie custodite dal simulacro della Musica sulla terra natìa, l’anima al Cielo, la musica negli spartiti e nella storia. Ci piace tuttavia concludere con un tassello di mosaico che aprisse uno squarcio nella storia dell’uomo, perché uomini si è prima d’ogni altra cosa. Questo frammento riguarda Sant’Antonino, il casale immerso nella campagna menfitana che il Maestro elesse a suo rifugio. In una lapide posta in suo ricordo, per volere dell’Ing. Baldassare Palminteri – nipote- si legge: Nella quiete solitaria di questo soggiorno campestre che Egli amava chiamare il mio romitaggio, Antonino Palminteri, Musicista 1848 – 1915, onore e gloria della natìa Menfi, trascorreva le vacanze ispirandosi nel comporre, al cinguettio degli uccelletti, al frinire celle cicale, all’accorato richiamo dell’assiuolo ed a tutta l’armonia del creato. Musica, fede, radici. Ecco l’uomo, ecco il Maestro. Giovanni Messina (Discendente)
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TEATRO E MUSICA