Vivi Consapevole n 28

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ViviConsapevole, Macrolibrarsi, trimestrale, Febbraio 2012, n.28, Poste Italiane SPA, Sped. in Abb. Post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB ForlĂŹ

Numero 28 - Gennaio/Marzo 2012

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che cos’è ViviConsapevole Vivi Consapevole gennaio/marzo 2012 Anno IX– numero 28

le quali le persone e le comunità possano sperimentare maggiore benessere e crescita interiore” – trovi un efficace esempio concreto in ViviConsapevole. Per questo abbiamo deciso di rendere gratuita una rivista con contenuti di grande qualità, in maniera che ne possa beneficiare il più alto numero possibile di persone. Sul sito internet viviconsapevole.it potrai Cara lettrice/lettore, scaricare gratuitamente la benvenuto al nuovo rivista in formato pdf. appuntamento con Se invece vuoi essere sicuro ViviConsapevole. di riceverne sempre una copia Anche nel 2012 abbiamo cartacea, puoi abbonarti voluto rinnovare la rivista sempre sul sito internet con cambiamenti importanti e pagare il solo costo di che speriamo possano dare gestione della spedizione. soddisfazioni a noi, a chi ci Ci piacerebbe molto ricevere segue e a chi ci seguirà. suggerimenti da parte tua su ViviConsapevole è il frutto possibili miglioramenti o sugli della passione di Macrolibrarsi argomenti che vorresti leggere nel comunicare informazioni sulla rivista. che pensiamo possano Scrivici a migliorare il mondo in cui info@viviconsapevole.it: ogni viviamo. tuo suggerimento è molto Crediamo che la nostra prezioso! mission – ovvero “diffondere con passione e sensibilità i prodotti naturali e le Buona lettura conoscenze attraverso La Redazione

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Editore Macrolibrarsi Ideatore Giorgio Gustavo Rosso Direttore Responsabile Marianna Gualazzi redazione@viviconsapevole.it Responsabile di redazione Romina Rossi info@viviconsapevole.it In redazione Angelo Francesco Rosso f.rosso@viviconsapevole.it Massimiliano Cirielli m.cirielli@viviconsapevole.it Grafica e Uff. Abbonamenti Editing snc Servizi Editoriali - Cesena (FC) abbonamenti@viviconsapevole.it Ufficio commerciale Enrico Fedrigo commerciale@viviconsapevole.it Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Biancarosa Ugo Brollo Grazia Cacciola Fabrizio Cotza Dharma Kaur Luca Denti Linda Fornasier Luca Fortuna Paolo Giordo Federica Iannacci Ciro Imparato Erika Lerco Alida Nepa Simona Oberhammer Liliana Paoletti Alessandro Ronca Giorgio Gustavo Rosso Silvia Strozzi Teresa Tranfaglia Immagini http://www.sxc.hu http://www.shutterstock.com http://www.dreamstime.com Stampa Grafica Editoriale Printing S.R.L. Bologna


Editoriale

Sotto la neve

I

il pane

n questi primissimi giorni di febbraio, in cui stiamo ultimando la realizzazione di ViviConsapevole, il luogo in cui viviamo e lavoriamo – la Romagna – è letteralmente ricoperto di neve. Dalle colline, alla pianura, fino al mare, tutto il territorio è uniformato dal morbido mantello bianco, la cui altezza varia dai 200 ai 50 centimetri. Da diversi giorni le scuole sono chiuse e molte aziende si sono trovate costrette a stoppare la produzione o a rallentarla: alcuni non lavorano, altri hanno iniziato a lavorare da casa. La vita in città è diventata irreale e fantastica: le strade sono enormi marciapiedi bianchi in cui non sono più le automobili a farla da padrone. I pedoni hanno invaso la carreggiata e le poche automobili in circolazione marciano a passo d’uomo. La gente – nonostante il freddo e la neve che cade costantemente – non se ne sta certo chiusa in casa. Vedi le famiglie a passeggio con i bambini e i cani, in tanti vanno a fare la spesa a piedi con lo zaino in spalla e la lista

in mano: si compra solo lo stretto indispensabile, quello che si riesce a portare da sé. Per strada ci si ferma a parlare con conoscenti e non, ci si scambiano informazioni sul tempo e la gente è sorridente: tutti vanno più lentamente, si godono il paesaggio, il camminare nella neve, l’atmosfera rarefatta. Nelle case, nei quartieri, nei condomini si riscopre la solidarietà e il valore dell’aiuto reciproco: e allora tutti insieme si spala la neve, si liberano ingressi, cortili, garage. Ci si prestano badili, catene per gli pneumatici. Si scende al piano di sotto e si suona dal vicino di casa che a stento si era soliti salutare e gli si chiede un uovo, una cipolla o un limone: uscire con un metro di neve per andare al supermercato a comprare un uovo è impensabile e allora si ritorna al prestito, allo scambio e al dono. I supermercati sono quasi vuoti, o perlomeno molto meno pieni di merci rispetto al solito. Eppure nessuno sembra soffrire più di tanto di questa carenza e molti si accorgono che non serve riepire un

carrello un giorno sì e uno no o fare la mega spesa settimanale. Basta aprire la dispensa di casa per trovare tante cose accumulate e mai usate e inventare al volo una ricetta, oppure può essere l’occasione giusta per riscoprire qualche piatto “povero” come il riso con i ceci, la zuppa di legumi, una bruschetta aglio, olio e sale. E se il pane non si trova, ecco che tutti si affannano a cercare il lievito per faro in casa. Ed ecco che le case iniziano a profumare di pani, torte, ciambelle e crostate fatte a mano. Si provano dolci senza latte o uova perché magari in casa sono finite, e si cercano sul web o in qualche libro delle preparazioni alternative per usare solo quello che c’è a disposizione. Si organizzano serate casalinghe in compagnia, raggiungendo a piedi la casa degli amici, più o meno lontani. Ma si esce anche a cena fuori, sempre però rigorosamente a piedi: cosa c’è di meglio di una bella camminata al freddo dopo cena per digerire il pasto e mantenersi in forma? Tutti guardano fuori dalla finestra, scambiandosi cenni di saluto. Il silenzio è impressionante, pensando che siamo in città. La lentezza del vivere è estremamente rilassante. E se tutto questo potesse rimanere una volta scioltasi la neve? Sarebbe bello, sarebbe migliore, sarebbe più umano, più gioioso, più divertente e più equo. Sicuramente in questi giorni di neve non abbiamo incrementato il PIL: forse però abbiamo aumentato il BIL, il nostro Benessere Interno Lordo. L’augurio è che troviate in queste pagine tanti spunti, idee e suggerimenti per inizire a vivere come se fuori ci fosse sempre un bel metro di neve. Marianna Gualazzi

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Indice

Permacultura Dal deserto all’oasi 18 Un orto sinergico di montagna 22 Un giardino commestibile in un giorno 27 Saper fare Il tofu fatto in casa 30 Fare il sapone: tre ricette da provare 32

Energia e abitare Il riscaldamento radiante a soffitto 38 Dal consumo al risparmio: il PeR dell’Umbria 42 A Ferrara un nuovo modo di fare cohausing 45 Salute e benessere Come scegliere gli oli essenziali 50 Prostata sana con l’alimentazione e le medicine naturali 53 Yoga kundalini per la salute e la consapevolezza 56 Disturbi femminili: prova la ginnastica intima 66 Bambini e genitori La voce verde: comunicazione efficace con i bambini 62 Viva la fascia: perché portare i piccoli 63 Self Help Una vita al “piano attico” 68 Spiritualità La comunità di Ananda 70

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RUBRICHE Le stagioni nell’orto Il calendario delle semine e dei raccolti di Grazia Cacciola 6 Cucina naturale Rinnovarsi con le erbe in primavera 8 Insalate? No, insalatini! 12 Pranzo pasquale per celiaci... e non! 14 La riflessione Senza la crisi economica e senza la neve, che vita è? 28 Fiori di Bach Le proprietà di Scleranthus 52 Libri & Eventi Coltivare orti, balconi e giardini ecologici 75 I consigli di Macrolibrarsi.it 76 Eventi 80


Stufe e dintorni

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Il calendario delle

semine

La rubrica dedicata ai lavori nell’orto

A

partire da questo numero proponiamo agli appassionati orticoltori un calendario-guida che ci accompagni passo per passo attraverso le stagioni, nella cura delle nostre coltivazioni. Senza seguire nessuna scuola in particolare, ma beneficiando di sistemi organizzativi riconducibili all’agricoltura biodinamica, alla sinergica e a tecniche sostenibili, il calendario proposto vuole solo essere una guida di rapida consultazione e organizzazione per l’orticoltore, sia esso da terrazzo o in piena terra, nonché un’organizzazione di massima sui lavori del mese nell’orto e nel giardino. Nel trimestre marzo, aprile, maggio si presentano alcuni piccoli problemi che possono essere contenuti prevenendoli. Per esempio, ai primi tepori, sarà bene procedere a una disinfezione di peschi e susini contro la monilia, per cui basta un’irrorazione di zolfo e alghe proteiche. Allo stesso modo, sarà bene controllare la presenza di insetti utili, prima tra tutte la coccinella, soprattutto dopo un inverno mite culminato in una decina di giorni di gelo a febbraio. Questi insetti in alcune zone potrebbero essersi

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Grazia Cacciola – Erbaviola.com risvegliati grazie all’insolito tepore, ma aver subito perdite ingenti per l’improvviso gelo: se dopo un primo controllo sembrano non esserci, sarà bene ricorrere a un ripopolamento di questo coleottero, formidabile predatore di afidi, cocciniglie e acari. Per il prossimo inverno, ricordiamoci anche di preparargli qualche casetta di riparo negli angoli più tiepidi di orto e giardino.

www.viviconsapevole.it Scarica sul nostro sito il Calendario Lunare delle semine di Grazia Cacciola di marzo, aprile, maggio: bit.ly/xqkdi8

Grazia Cacciola È autrice di saggi e manuali sull’alimentazione consapevole e gli stili di vita etici. Si occupa da anni di agricoltura naturale e agricivismo, promuovendo l’autoproduzione dei vegetali, dal balcone di casa all’orto familiare, alla riconversione biologica delle colture intensive. Segue da molti anni l’alimentazione vegan, integrandola costantemente con germogli freschi. (www.erbaviola.com)

Le fasi lunari La luna crescente favorisce lo sviluppo vegetale delle piante e i succhi risalgono verso la superficie. La luna calante ha l’effetto opposto: i succhi si ritirano verso la radice e la terra è ricettiva. Semplificando, si seminano: - Verdure epigee (solanacee, crucifere): luna crescente. - Verdure con cespo (insalate in genere): luna calante. - Verdure ipogee (tuberi, radici, bulbi): luna calante. Ma ancora più semplicemente: - Quello che va a fiore: luna crescente. - Quello che non deve andare a fiore: luna calante. Si consiglia quindi di seminare in luna calante ciò che monta velocemente a seme, come basilico, prezzemolo e insalate, mentre in luna crescente si seminerà tutto il resto che non va a seme, come per esempio peperoni, melanzane, pomodori, fagioli. In genere i semi messi a dimora in luna crescente germinano più velocemente. È sconsigliata però per la piantagione di tuberi (carote, patate, ravanelli ecc.) perché in luna crescente sviluppano velocemente l’anima, la parte interna, che diventerà molto dura. Allo stesso modo, seminare le lattughe con la luna crescente permette di ottenere un rapido sviluppo, a scapito però di una minore compattezza del cuore, mentre le cipolle devono essere seminata in fase di luna calante per ottenere un sapore meno amaro e più rotondo.


Le stagioni nell’orto

MARZO Semina in semenzaio: basilico, broccoli, broccoletti, cardi, cavolfiori, cavoli cappucci, cetrioli, cipolle, lattuga, melanzana, melone, peperone, pomodoro, sedano, sedano rapa, zucchine. Semina in vaso / piena terra: barbabietola rossa da orto, bietola da coste, carote, catalogna, cece, cicoria, fave, lattuga da taglio, lattughino, piselli, prezzemolo, rape, ravanelli, spinaci, taccole, valeriana, zucca, zucchina. Trapianti: bietole da costa, catalogna, zucchine, zucche Raccolta: Si raccolgono ancora carciofi, cavoli cappuccio, cicoria. Se si è seminato in autunno, cominciano ad essere disponibili i primi ortaggi: bietola da coste, indivia, fave, lattughe, piselli, prezzemolo, ravanelli e spinaci.

APRILE Semina in semenzaio: cavolfiore, cavolini di Bruxelles, cavolo verza, cicoria belga, indivia, lattuga, scarola, sedano. Semina in vaso / piena terra: anguria, bietole, barbabietole rosse, bietole da coste, carote, catalogna, piselli, prezzemolo, rape, ravanelli, scorzanera, spinaci, zucca, zucchine, erbette, cetrioli, fagioli, fagiolini, melanzane, melone, pomodori, porri. Trapianti: anguria, basilico, catalogna, cavolo cappuccio, cetriolo, cipolle, finocchi, indivia. Impianti: patate, batate, asparagi, topinambur. Raccolta: bietole, cavoli cappucci, indivia, lattuga, piselli, prezzemolo, ravanelli, spinaci. Tra le primizie si raccoglie: basilico, cetrioli, cipollotti, cipolle, sedano, valeriana, zucchine, borragine, asparagi, carote, cicorie, lattughini nuovi.

MAGGIO Semina in semenzaio: broccoli, broccoletti, cavolfiori, cavolini di bruxelles, cavoli cappucci, cavolo rosso, cavolo verza, cicoria bionda, lattuga. Semina in vaso / piena terra: tutte le cicorie, fagioli bianchi, finocchi, indivia, lenticchie, anguria, barbabietola, bietole, carote, cetrioli, cicorie, fagiolini, fagioli, lattuga, melone, peperone, piselli, pomodori, porri, prezzemolo, rape, ravanelli, scorzonera, zucca, zucchine. Trapianti: broccoli, broccoletti, cardi, cavolfiori, cavolini di bruxelles, sedano rapa, anguria, basilico, cavolo cappuccio estivo, cetriolo, cipolla, indivia, lattuga, melanzana, melone, peperoni, pomodori, porri, scarola, sedano. Raccolta: aglio, catalogna, finocchi, patate novelle, taccole, tutte le verdure da foglia pronte.

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Rinnovarsi con le erbe

in primavera Ricette per la cura della salute

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a più parti è stato appurato che il processo di disintossicazione, se affrontato in modo corretto e sotto la guida di terapisti competenti, è un vero toccasana per il nostro corpo. Lo scopo della disintossicazione è infatti quello di aiutare il corpo a eliminare le tossine alimentari e gli inquinanti ambientali in modo dolce attraverso una dieta bilanciata, l’uso sapiente delle erbe, i rimedi della tradizione popolare e tanta attività fisica. Tutto all’insegna dello stare bene. Un recente studio compiuto dal WWF in collaborazione con l’Università di Siena (fonte: http://www.wwf.it/UserFiles/ File/News%20Dossier%20Appti/ DOSSIER/detox/blood%20testdirettori.pdf) ha evidenziato tracce di 65 sostanze tossiche come diossine, pesticidi e ammorbidenti nel sangue di alcuni personaggi famosi, prestatisi allo studio. La ricerca ha sottolineato il massiccio ma spesso inconsapevole bombardamento di composti dannosi per il nostro corpo, che vengono assorbiti attraverso la pelle, il cibo e l’aria che respiriamo.

Depurarsi dentro e fuori

Le cure depurative agiscono con una blanda stimolazione degli organi “emuntori” (fegato, polmoni, reni,

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intestino e cute) per eliminare tutto ciò di cui il corpo non ha bisogno. Il modo più semplice per usufruire delle virtù delle piante medicinali e aromatiche consiste nel trasferimento dei principi attivi dalla pianta all’acqua, ovvero attraverso un buon infuso o una tisana. Preparare una tisana o un infuso è molto semplice e richiede davvero poco sforzo, tuttavia bisogna avere cura della loro preparazione perché i principi contenuti nelle erbe sono molto delicati. La quantità di erbe da utilizzare ad esempio varia a seconda del preparato di erbe utilizzato, quindi si consiglia di chiedere consiglio all’erborista. Ecco alcune indicazioni pratiche: n Per preparare un buon infuso: portate a ebollizione 200 ml di acqua e versatela direttamente sulla quantità di erbe indicata sulla confezione (gli infusi sono adatti quando si utilizzano le parti tenere di foglie e fiori) in un recipiente di vetro o ceramica lasciando poi riposare per 5-10 minuti prima di filtrare. n Per ottenere un buon decotto: è un tipo di preparazione che consente l’estrazione dei principi attivi dalle parti più dure della pianta come le cortecce o le radici. Si esegue mettendo le erbe e l’acqua nello stesso contenitore,

Silvia Strozzi possibilmente di ceramica o di vetro, e portandoli a ebollizione. Dopo aver fatto sobbollire per un minimo di 10 minuti fino a un massimo di 20 minuti (per le parti maggiormente dure della pianta), si lascia riposare il decotto per 15 minuti e si filtra. n Per ottenere uno sciroppo: l’estratto concentrato della pianta viene mescolato ad altre sostanze come il miele per rendere maggiormente gradevole l’assunzione dei principi attivi anche ai bambini. Per preparare lo sciroppo prendete un infuso o un decotto concentrato e preparato con il metodo precedentemente spiegato e aggiungetevi 500 ml di miele. Mescolate con cura per ottenere una miscela che andrà fatta raffreddare e conservata in bottiglie di vetro scuro con tappo di sughero. n Per preparare un olio medicato: riempite un barattolo con l’erba prescelta (ad esempio l’arnica montana o l’ortica o l’iperico), quindi versatevi dell’olio di mandorle fino al bordo del barattolo. Lasciate le erbe in infusione per 2-3 settimane, ponendo il barattolo in un angolo soleggiato del giardino. Filtrate e conservate in luogo fresco e buio in un contenitore a chiusura ermetica. Tipici esempi di olio medicato sono l’olio di iperico (antiinfiammatorio e cicatrizzante),


Lo scopo della disintossicazione è quello di aiutare il corpo a eliminare le tossine alimentari e gli inquinanti ambientali in modo dolce attraverso una dieta bilanciata, l’uso sapiente delle erbe, i rimedi della tradizione popolare e tanta attività fisica di calendula (antimicotico e immunostimolante), di camomilla (antiinfiammatorio e calmante) e dell’achillea (tonico).

Depurarsi a tavola

Un altro modo per seguire un processo di depurazione è a tavola. Le nostre campagne sono ricchissime di erbe spontanee utili per il benessere: le loro proprietà nutritive e curative erano ben note ai nostri nonni e alle generazioni passate, che aspettavano la primavera e l’estate per la raccolta. Vediamo le proprietà di alcune delle piante più comuni e il loro impiego in cucina. n L’ortica (Urtica dioica L.): dal latino ùrere, bruciare, nome che deriva dal bruciore prodotto dalla penetrazione nella pelle umana dei peli delle foglie e dalla sostanza irritante (composto da acetilcolina, formiato sodico e istamina) in essi contenuta. Bisogna quindi fare molta attenzione quando si raccoglie l’ortica

e munirsi di appositi guanti protettivi per evitare reazioni allergiche anche gravi. Le foglie contengono sostanze azotate, minerali, vitamine e polisaccaridi. L’olio di semi (distribuito da alibaba.com) che se ne ricava contiene oli polinsaturi biostimolanti. La radice della pianta è utile per curare l’ipertrofia prostatica. Si raccoglie da aprile a ottobre. In primavera, le giovani foglie vengono raccolte per preparare minestroni e risotti o per arricchire le frittate. I germogli, raccolti estirpando l’intera pianta, poiché si trovano sotto il livello del terreno, sono una leccornia per gli intenditori. Ottimi per farcire dei ravioli con i germogli leggermente lessati, amalgamati con ricotta, sale e noce moscata. Interessante è l’apporto nutrizionale delle foglie di ortica che contengono vitamine B, C e K (Lazzarini, 2008), oltre a ferro e oligoelementi. Provatela così:

Ravioli di ortiche e noci di pecan Ingredienti: 300 g di farina semi-integrale 3 uova Per il ripieno 500 g di ortica 100 g di ricotta 50 g di pecorino stagionato Per la salsa 2 cucchiai di crema di riso 50 g di noci di Pecan 2 cucchiai di olio d’oliva extravergine

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La cucina delle stagioni Per preparate il ripieno pulite l’ortica e scottatela per un minuto in acqua bollente salata: non buttate l’acqua perché servirà per cuocervi i ravioli affinché acquistino più sapore. Scolate l’ortica e strizzatela bene e, senza tritarla, mescolatela con la ricotta e il pecorino grattugiato. Preparate la sfoglia di uova e farina, tiratela e preparate i ravioli con il ripieno alle ortiche. Cuocete i ravioli in abbondante acqua salata. Appena tornano a galla scolateli con delicatezza e conditeli con la salsa di noci ottenuta frullando la crema di riso con un filo d’olio e le noci di Pecan tritate. Decorate con qualche noce intera e servite subito.

Focaccia alle 7 erbe Ingredienti 400 g di farina semi-integrale 20 g di lievito di birra 2 cucchiai di olio d’oliva extravergine Per il ripieno 40 g di foglie di ortica 40 g di foglie di bardana 40 g di foglie di tarassaco 20 g di foglie di asperelle o acetosella 40 g di foglie di borragine 40 g di bietoline fresche 150 g di ricotta fresca 2 rametti di menta fresca 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva sale e pepe

Lavate tutte erbe tranne la menta, asciugatele e lessatele in acqua bollente per 5 minuti. Scolatele e lasciatele raffreddare. Sciogliete il lievito di birra in acqua tiepida e impastate con la farina, l’olio e un pizzico di sale. Lasciate lievitare l’impasto per 30 minuti. Nel frattempo tritate le erbe selvatiche, unitele alla ricotta, aggiungete la menta fresca spezzettata con le mani e aggiustate di sale e pepe. Dividete l’impasto di focaccia in due parti. Stendete una parte e foderate lo stampo di una tortiera, coprite con il ripieno, quindi ricoprite con un altro strato di pasta. Bucherellate e spennellate con l’olio d’oliva extravergine e infornate a 190 °C per 25 minuti. Servite la focaccia calda.

Frullato depurativo integratore Ingredienti 1 cestino di mirtilli 2 limoni 2 pompelmi rosa 1 arancia ½ ananas 3 cucchiaini di miele qualche foglia di menta e melissa Spremete tutti gli agrumi e filtratene il succo. Tagliate la polpa dell’ananas e frullatela insieme in modo da amalgamare perfettamente i sapori. Servite in bicchieri alti con foglioline di menta e melissa. Il tarassaco deriva dal greco tàraxis (intorbidimento della vista) e akos (rimedio) o dal persiano tarachakon, erba amara. Il termine popolare con cui è conosciuta questa pianta, soffione, invece si deve ai particolari semi che caratterizzano il fiore. Le foglie, raccolte durante tutto l’anno (Lazzarini, 2008), sono ottime in cucina lessate o servite crude in insalate miste. I fiori e i boccioli servono ad aromatizzare i vini e le insalate e come condimento

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nei crostini all’aglio. I giovani boccioli, presenti tra le foglie basali delle rosette, possono essere raccolti e conservati sotto aceto o sotto sale, e utilizzati come succedanei dei capperi (Lanzani, 1989 – Rodato, 1989). In campo medico il tarassaco è usato come rimedio e cura di molteplici malattie e disturbi; ha infatti proprietà amaro toniche, depurative, lassative oltre a stimolare la funzione epatica e favorire la digestione. Le proprietà depurative attribuite alla pianta fin dall’antichità hanno valso a questa pianta numerosi appellativi popolari. In cucina è ottima se abbinata con altre erbe spontanee.


Un altro modo per seguire un processo di depurazione è a tavola. Le nostre campagne sono ricchissime di erbe spontanee utili per il benessere

Crespelle a fazzoletto con ricotta, tarassaco e fonduta di taleggio Ingredienti ½ litro di latte 200g di farina 2 uova sale e pepe Per il ripieno 150 g di ricotta 100 g di foglie tarassaco cotte e tritate 100 g di taleggio Sbattere i tuorli con la farina aggiungendo a poco a poco il latte per ottenere un composto liquido.

Lasciate riposare per 10 minuti e componete le crespelle e cuocetele a fuoco basso in una padella antiaderente. Preparate il ripieno amalgamando la ricotta con il tarassaco tritato. Salate e pepate. Riempite le crespelle con il ripieno di ricotta e ripiegatele in quattro a fazzoletto. Sistematele in una pirofila che possa andare in forno. Coprite con pezzettini di taleggio e infornate per 20 minuti a 180 °C. Servite calde.

Silvia Strozzi

Naturopata esperta di cucina naturale, giornalista pubblicista, Silvia Strozzi cura per Macro edizioni la collana di cucina Cucinare naturalMente…per la salute. Ha scritto sempre per Macro edizioni i libri di cucina per bimbi 100 baby pappe e 100 baby ricette. Tiene con continuità conferenze e corsi di cucina naturale per la famiglia.

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Insalate? No, insalatini! Come preparare le verdure fermentate: un aiuto alla digestione e un elisir di salute per il nostro intestino

G

Giusi De Francesco

li insalatini, o verdure fermentate, sono un antichissimo mezzo di conservazione conosciuto pressoché in tutto il mondo. Agli insalatini sono legati numerosissimi effetti benefici sull’organismo umano. Durante la fermentazione, controllata essenzialmente dalla salamoia o dalla pressione e il sale, si sviluppano numerose sostanze: vitamine del gruppo B, K, C e i lattobacilli o fermenti lattici. Questi ultimi svolgono una molteplice azione a livello intestinale: c aiutano la digestione delle proteine e degli zuccheri; c riattivano la flora batterica intestinale e quella vaginale preposte a sintetizzare le vitamine del gruppo B e del gruppo K; c acidificano il tratto intestinale, che inibisce lo sviluppo di germi patogeni; c sintetizzano alcune sostanze antibiotiche (per esempio il Lactobacillus acidophilus), efficaci contro la maggior parte dei batteri enteropatogeni; c aiutano la decomposizione di alcune sostanze cancerogene. Nel riattivare la flora batterica intestinale, gli insalatini, quindi, hanno la capacità di far assorbire meglio i cibi e di ripristinare, con un uso costante, le capacità dell’organismo di mantenersi in buona salute. Al giorno d’oggi, purtroppo, l’impiego costante degli insalatini, peraltro assai facili da preparare, si è quasi completamente perso, pur essendo

d’importanza essenziale sia per quanti si alimentano di prodotti animali che per coloro che si rivolgono esclusivamente ai prodotti vegetali. Gli insalatini possono essere preparati immergendo le verdure in un liquido salato (acqua e sale, o shoyu, aceto di umeboshi) o per pressione, con aggiunta di sale o derivati (umeboshi, miso, foglie di shiso ecc.) e possono essere invecchiati più o meno a lungo, a seconda delle stagioni e dell’effetto che si vuole ottenere (yin o yang). Allo scopo si possono utilizzare quasi tutte le verdure (ravanelli, rape, daikon, cavolfiore, broccoli, carote, cipolle, fagiolini, cetrioli ecc.).

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Insalatini rossi di ravanelli Ingredienti Ravanelli, aceto di umeboshi

Lavate i ravanelli. Tagliateli a rondelle sottili e metteteli in un recipiente di ceramica o di vetro. Versateci sopra l’aceto di umeboshi (1 cucchiaino ogni 2-3 ravanelli di media grandezza). Mescolate bene e pressate i ravanelli coprendo con un piattino di diametro leggermente inferiore a quello del recipiente e ponendovi sopra un peso di 1-2 kg. Dopo un’ora noterete che nel recipiente compare dell’acqua. Lasciate riposare a temperatura ambiente, coprendo con un panno.


Ricette per la salute Gli insalatini saranno pronti nel giro di 3-4 ore. Noterete che prenderanno un bel colore rosso uniforme. Potete consumarli entro il giorno successivo alla preparazione. Ottimi per guarnire.

Insalatini di ravanelli (e altre verdure) in salamoia

Ingredienti Ravanelli, acqua, aceto di umeboshi Prendete dei ravanelli interi senza foglie, lavateli e disponeteli in un vaso di vetro a chiusura ermetica. Potete aggiungere qualche aroma per profumare la salamoia (qualche foglia di alloro, semi di finocchio, un gambo di sedano, un pezzetto di kombu o altro). Versate nel vaso una parte di acidulato di umeboshi ogni 5-6 parti d’acqua e chiudete bene il vaso. Gli insalatini saranno pronti dopo circa 8-10 giorni, quando, cioè, noterete che l’acqua sarà diventata

FOCUS INGREDIENTI Che cos’è l’umeboshi? Varietà di albicocca giapponese raccolta ancora verde e conservata a lungo sotto sale e foglie di shiso (il frutto dell’umeboschi generalmente è considerato una prugna, benché sia vicino alle albicocche sia botanicamente che per aspetto e sapore). Che cos’è lo shoyu? Salsa liquida fermentata a base di soia, frumento, acqua e sale marino. Entrambi si trovano in tutti i negozi di alimentazione naturale e macrobiotica e su www.macrolibrarsi.it.

Stufe e dintorni

leggermente torbida, formando un deposito biancastro sul fondo del vaso, mentre la verdura avrà acquistato un sapore acido. Prendetene uno o due pezzi a testa a ogni pasto. In alternativa alla soluzione di aceto di umeboshi e acqua potete usare un cucchiaio di sale grosso per litro d’acqua oppure una parte di shoyu ogni 5-6 parti d’acqua. Potete fare degli insalatini anche usando altre verdure opportunamente tagliate, da sole o mescolate fra di loro in una delle tre soluzioni di cui sopra. Tratto da Guarire con il cibo di Giusi De Francesco.

Giusi De Francesco

Naturopata e terapeuta olistica, allieva di Michio Kushi, approfondisce i propri studi in Inghilterra, Francia e Svizzera, sotto la guida di insegnanti famosi e apprezzati. Co-fondatrice nel 1986 del centro “Il Naviglio” di Milano. Da trent’anni insegna nutrizione e alimentazione naturale in centri e scuole. Dirige insieme al marito il centro olistico “Il Soffione” per l’armonizzazione e il benessere psicofisico, attraverso l’alimentazione naturale e il riequilibrio energetico. Per info e contatti: ilsoffione.com.

Cosa leggere Giusi De Francesco Guarire con il Cibo 300 ricette di cucina e rimedi naturali Macro Edizioni, 2004

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Pranzo pasquale

per celiaci... e non! Un menù gustoso e senza glutine per festeggiare tutti insieme

Antipasto Involtino di radicchio Ingredienti per ogni involtino 1 foglia larga di radicchio lavata e asciugata 80 g di tofu fresco al naturale 1 acciuga sminuzzata 5 olive nere di Gaeta, snocciolate ½ cucchiaino di capperi 5 gherigli di noci spezzettati 1 cucchiaino di semi di girasole Sale q. b. 2 cucchiaini di olio extravergine di oliva 1 cucchiaino di acidulato di riso Paprica piccante (facoltativo) 1 cucchiaio di miele Procedimento Unite in una ciotola il tofu, l’acciuga sminuzzata, le olive, le noci, i capperi, l’aceto, 1 cucchiaino di olio e il sale. Mescolate bene gli ingredienti. Aprite la foglia di radicchio e cospargetela della crema ottenuta. Avvolgete la foglia di radicchio e fermatela con uno stuzzicadenti. Sistemate l’involtino su un piatto da portata e cospargete la superficie di miele, sale, olio, semi di girasole e paprica piccante.

Primo piatto Penne alla caprese Ingredienti per 6 persone 600 g di penne di mais biologiche 900 ml di passata di pomodoro biologica 20 foglie di basilico 2 spicchi di aglio 1 confezione di formaggio caprino poco stagionato 2 cucchiai di pecorino grattugiato 6 cucchiai di olio extravergine di oliva Sale q. b. Pepe, facoltativo

Teresa Tranfaglia

CARTA D’IDENTITA DELLA CELIACHIA È risaputo che l’intolleranza al glutine comporta nei soggetti affetti, ma non diagnosticati, una moltitudine di sintomi patologici che spesso rendono difficile la vita. Che cosa è la celiachia o l’intolleranza al glutine? La malattia celiaca è una intolleranza permanente alla gliadina del frumento e a specifiche proteine, dette prolamine, presenti in altri cereali. Dove si trova il glutine? Il glutine è presente nei seguenti cereali: • grano duro • grano tenero • farro • kamut • segale • orzo • avena A quale età si può scoprire una celiachia? A qualunque età! Molti, purtroppo, ancora pensano che questa condizione possa riguardare solo i bambini. La verità è che la celiachia può comparire a qualunque età. Come si cura la celiachia? Eliminando il glutine dalla propria alimentazione.

Procedimento In una pentola fate rosolare l’olio con l’aglio; unite la passata di pomodoro, il sale e lasciate sobbollire a fuoco moderato per 20 minuti, poi spegnete. In una pentola capiente portate a bollore abbondante acqua salata e cuocete le penne di mais per circa 8 minuti. Scolate le penne e adagiatele in una grande terrina.

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Tagliate a cubetti il formaggio caprino e unitelo alle penne. Aggiungete il basilico e il sugo di pomodoro. Mescolate bene e servite con formaggio pecorino grattugiato e pepe.

Secondo piatto Mazzancolle con mandorle e carciofini Ingredienti per 6 persone 900 g di mazzancolle o gamberoni freschi 700 g di carciofini 5 cucchiai di mandorle sgusciate, tostate e affettate 1 limone biologico Prezzemolo lavato e tritato


Ricette per intolleranze e allergie

Cosa leggere

Teresa Tranfaglia Celiachia, Intolleranze, Allergie Alimentari 800 ricette naturali senza glutine, uova, latte vaccino, lievito Macro Edizioni, 2012

Stephen Wangen Più Sani senza Grano

Nuove prospettive e conoscenze su: allergie ai prodotti derivati dal grano, celiachia e intolleranza al glutine

Macro Edizioni, 2012

Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Sale q. b. Pepe, facoltativo 6 cucchiai di olio extravergine di oliva Procedimento Mondate i carciofini, eliminando le foglie più dure. Lavateli e tagliateli in due parti, nel senso della lunghezza. Cuocete a vapore i carciofini per 12 minuti, poi sistemateli in un piatto da portata alquanto ampio. Cuocete a vapore le mazzancolle per 8 minuti, sgusciatele e ponetele assieme ai cuori di carciofi. Lavate il limone e affettatene una metà nel senso della larghezza. Tagliate ancora le fette di limone in 4 spicchi e uniteli al piatto. Aggiungete le mandorle. Condite con olio, sale, pepe e succo di limone. Amalgamate bene gli ingredienti e servite con prezzemolo tritato.

Dessert Colomba Pasquale Ingredienti per 8 persone 250 g di margarina vegetale senza glutine 300 g di zucchero di canna polverizzato 1 cucchiaino di vaniglia naturale 1 pizzico di sale 8 uova 250 g di mandorle pelate, tostate e macinate 100 g di farina di riso 3 limoni grossi, solo la buccia grattugiata 1 bustina di lievito per dolci senza glutine 3 cucchiai di miele 1 cucchiaio di spremuta di arancia 30 mandorle pelate e tostate

Utensili Uno stampo per colomba in carta da forno, misura media. Procedimento Spumate alla perfezione la margarina, lo zucchero, la vaniglia, il sale. Unite le uova uno per volta, lavorate per ottenere un composto gonfio e leggero. Grattugiate i limoni, mescolate le mandorle con la farina e il lievito setacciato. Unite i composti e mescolate a lungo e delicatamente con le mani. Versate nello stampo di carta da forno e infornate a 170° C per 1 ora. Sfornate e fate raffreddare. Portate a bollore il miele con il succo di arancia, spegnete, versate le mandorle e mescolate. Cospargete la colomba con le mandorle mielate all’arancia e servite. Buona Pasqua a tutti!

Teresa Tranfaglia È laureata in pedagogia e in vigilanza scolastica. Vive a Salerno. Esperta di alimentazione naturale di tipo macrobiotico, kusminiano, ortomolecolare. Promuove l’alimentazione naturale per gli intolleranti al glutine, alla caseina, alle uova ecc. Ha approfondito, assieme al dottor Lorenzo Acerra, i problemi derivanti dai metalli pesanti odontoiatrici. È stata presidente dell’ADOM, una piccola associazione che si occupa delle persone intossicate dai metalli odontoiatrici (amalgama, alluminio, palladio, nichel ecc). Ha svolto corsi di alimentazione naturale a Milano per la ERREDIEFFE, è stata relatrice per la stessa ERREDIEFFE di conferenze sull’alimentazione naturale. Ha scritto numerosi articoli sull’alimentazione naturale, sulle intolleranze alimentari e articoli sull’autismo. È autrice per Macro Edizioni dei libri Celiachia, intolleranze, allergie alimentari; Golosità senza latticini; Golosità senza glutine.

Che cos’è la Gluten Sensitivity Nel 2011 è stato pubblicato uno studio di grande interesse e novità su quella che può essere definita Gluten Sensitivity, ovvero ipersensibilità al glutine. Il merito va ad una ricerca dell’Università di Baltimora (sezione School of Medicine) e della Seconda Università degli Studi di Napoli, diretta da Alessio Fasano ed Anna Sapone e pubblicata su BMC Medicine. Ma in che cosa si differenziano la celiachia e la sensibilità al glutine? In sostanza le due condizioni sono entrambe causate dall’ingestione di glutine, ma sono diverse nei meccanismi molecolari e soprattutto nella risposta immunitaria del corpo. Mentre la celiachia è una riposta autoimmune provocata dagli anticorpi che cercano di adattarsi alla presenza del glutine, la sensibilità è un meccanismo autoimmune innato, per cui presente da sempre nel corpo. Inoltre mentre la celiachia causa danni e lesioni all’intestino, la sensibilità al glutine di manifesta con infezioni allo stesso. Si calcola che in Italia oltre 3 milioni di persone siano colpite dalla Gluten Sensitivity. Fonte: Anna Sapone, Karen M. Lammers, Vincenzo Casolaro, Marcella Cammarota, Maria T. Giuliano, Mario De Rosa, Rosita Stefanile, Giuseppe Mazzarella, Carlo Tolone, Maria I. Russo, Pasquale Esposito, Franca Ferraraccio, Maria Carteni, Gabriele Riegler, Laura de Magistris and Alessio Fasano, “Divergence of gut permeability and mucosal immune gene expression in two glutenassociated conditions: celiac disease and gluten sensitivity”, BMC Medicine 2011, 9:23doi:10.1186/1741-7015-9-23.

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Stufe e dintorni

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L’arido paesaggio del New Mexico intorno alla proprietà di Pittman.

Dal deserto all’oasi

Karen Olson racconta la storia della leggenda vivente della permacultura, Scott Pittman Estratto da Permaculture n. 66 - Traduzione di Romina Rossi

S

cott e Arina Pittman vivono nel villaggio di Jacona, a Nord di Santa Fe. La loro casa è parte di un’unica realtà di cohousing di 10 acri. Legalmente, le case sono considerate condomini. Mentre le case hanno proprietari individuali, gli inquilini – i quali hanno aderito a due ordinanze che prevedono che sulla proprietà non non si farà uso né di sostanze chimiche né di violenza – hanno dei beni in condivisione, compresa la terra. Qui Scott e Arina Pittman hanno la loro fattoria dimostrativa di permacultura Lots of Life in One Place (Tanta vita in un unico posto, N.d.T.). “Proprio per via di questa

struttura, abbiamo ottenuto più terra e una condizione di vita migliore di quanto avremmo ottenuto se non avessimo condiviso i nostri beni”, afferma Arina Pittman. “Non avremmo potuto comprarci questo pezzo di terra, piantarvi alberi da frutto e allevare le capre”. In una lussureggiante oasi circondata da boscaglia, la fattoria fornisce ai Pittman quasi tutto il fabbisogno di carne, latte, uova, erbe, frutta e verdura. Per far crescere il loro giardino mandala del diametro di 22 metri, usano un sistema di irrigazione a goccia e molto pacciame a base di paglia. I Pittman irrigano regolarmente il frutteto, i campi di lavanda e un terreno a

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pascolo recintato per la rotazione del pollame con acqua ottenuta da un canale di irrigazione tradizionale – chiamato acequia – che scorre sulla proprietà ininterrottamente dal 1706. Una piscina abbandonata è stata trasformata in una serra per tutte le stagioni e in spazio per la mungitura delle capre. La proprietà è anche la sede di un progetto di bonifica delle zone umide per mezzo della costruzione di giardini galleggianti di 5 acri che ai residenti – e alle capre – piace percorrere. Pittiman e Bill Mollison hanno progettato il giardino galleggiante usando come modello il chinampa, il giardino pensile Mesoamericano.


Permacultura

Il pascolo irrigato usato per pecore, galline e capre contiene una varietà di erbe salutari, rovi e frutti e piante foraggiere per le persone e per le api, ma anche per gli animali sopracitati.

La proprietà dei Pittman 13 anni dopo aver implementato il loro progetto di permacultura.

L’australiano Doug Durrough e suo cugino scavarono il grande stagno e i canali serpeggianti. Oggi, il giardino galleggiante brulica di vita. Così come la casa dei Pittman.

Mi fa strano che la maggior parte delle persone veda la permacultura come una tecnica di giardinaggio. Siamo molto orientati al cambiamento. Uno potrebbe anche spingersi un pò più in là e considerarla culturalmente rivoluzionaria

Dentro casa

Insieme al loro figlio di due anni, Sasha, i Pittman vivono in una struttura ibrida di paglia/mattoni cotti al sole, per la cui costruzione ci sono voluti sei anni. Scott Pittman, che ha anche tre figli grandi, dice che la casa è perfetta per il tipo di clima. “Agisce proprio come ci si aspetta che faccia: calda in inverno, fresca d’estate”. La maggiore necessità di riscaldamento invernale è garantita dal solare passivo e da una stufa in muratura russa. La casa è costruita attorno a un cortile coperto da un tetto, che garantisce ai Pittman uno spazio con temperatura controllata in cui coltivare banane, fichi, cirimoia e agrumi – e fornisce ai piccoli

uccelli un luogo in cui vivere. Questo spazio verde di 215 metri quadri ottiene l’acqua da un sistema sotterraneo di filtraggio con pietra pomice di marca Watson Wick, che utilizza tutta l’acqua di scolo e le acque nere della casa. Questo sistema interno integrato fornisce cibo, umidifica l’aria e crea un bacino di calore che aiuta a modificare la temperatura interna. Quando hanno progettato la loro casa, i Pittman hanno anche limitato i campi elettromagnetici, usando materiale non tossico, e cercando il materiale localmente. “Abbiamo usato solo materiali naturali che donano alla

nostra casa un’atmosfera meravigliosa,” dice Pittman.

Intorno a casa

Oltre a questa proprietà, Pittman ha lavorato alla progettazione di molti progetti e programmi educativi nel New Mexico. Alla Seeds of Change Farm a El Guique ha usato tecniche di permacultura per migliorare la mission dell’azienda quella di fornire al mondo semi ottenuti con impollinazione aperta. Nel ranch dell’attrice Shirley MacLaine si è divertito a lavorare al restauro di uno spartiacque rivierasco. “In pochi anni,” dice, “abbiamo visto un ruscello intermittente cominciare a

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Permacultura scorrere tutto l’anno nella parte alta dello spartiacque e un ritorno della vegetazione insieme alla fauna selvatica”. Recentemente due diversi gruppi di Navajo (Diné) hanno chiesto a Pittman di creare dei programmi, uno per il ripristino della terra e l’altro per dare ai giovani gli strumenti per un equo sostentamento in modo che possano restare nella loro terra tribale. Ma Pittman vuole anche creare un programma nella sua comunità locale per mettere in contatto i contadini anziani, che non hanno più le forze di lavorare le proprie terre, con i contadini più giovani che non possono permettersi di comprare

La storia di

Scott Pittman

Scott Pittman è cresciuto in un ranch nel West Texas, ha passato quattro anni in Turchia arruolato nella U.S. Air Force, e ha combattuto per i diritti civili quando era al college. Ha dato avvio a una costruzione e a un business di lavorazione del legno a Santa Fe, New Mexico, poi si è messo alla prova come contadino biologico. È stato introdotto alla permacultura durante un breve workshop con Bill Mollison nel 1985. Quell’incontro lo ispirò a volare fino in Nepal per seguire quello che era considerato uno degli ultimi corsi di Mollison prima della pensione. L’anno dopo, Pittman ha cominciato a viaggiare per il mondo con Mollison insegnando permacultura. Pittman, che ha appena compiuto settant’anni, ha insegnato in circa 200 corsi di Permaculture Design Certificate, inclusi progettazione Polyculture per la sostenibilità, produzione su piccola scala di cacao a Haiti, progettazione di case ad autosufficienza energetica in Siberia, necessità quotidiane della comunità come la gestione dei rifiuti e l’organizzazione comunitaria per il Landless Workers’ Movement nel Brasile del Sud, metodi di raccolto irrigati con pioggia in Guatemala e un corso in Ecuador a cui

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la terra e i mezzi. “C’è un sacco di terra incolta nel mio bacino idrico, coperta di erbacce, perché i proprietari non riescono più a prendersene cura”, dice Pittman. “La combinazione della saggezza di questi contadini in pensione con l’energia e le buone intenzioni dei giovani che cominciano a lavorare la terra potrebbe portare molti miglioramenti in questa comunità”. Pittman e l’Istituto di Permacultura al momento stanno lavorando allo sviluppo di un programma con la Ocklahoma National Guard per aiutare le persone nei villaggi dell’Afghanistan a sviluppare

parteciparono più di 100 persone che rappresentavano un Cross-Section di etnie, culture e diversità istituzionali dell’intero Paese. Uno dei doni di Pittman al mondo della permacultura è la sua abilità di lavorare con diverse comunità. “Lavora con indigeni, celebrità di Hollywood, contadini locali, ufficiali governativi e ragazzi del college”, dice Toby Hemenway, autore di Gaia’s Garden. “Non conosco nessun altro che sia in grado di creare così facilmente ponti con queste culture”. Negli anni, Pittman ha anche continuato a lavorare a casa propria nel New Mexico. È il direttore dell’Istituto di Permacultura, che fu fondato da Bill Mollison nel 1997 come una organizzazione sorella dell’Istituto di Permacultura dell’Australia. Ha fondato il Permaculture Drylands Journal (ora non più in vita, ma gli archivi saranno presto disponibili sul sito dell’Istituto) ed è co-fondatore del Permaculture Credit Union con Manuel Abascal, che ora ha dieci anni e oltre 5 milioni di dollari di beni. Sta progettando numerose proprietà, inclusa la sua e quella di sua moglie. Hemenway definisce la sua proprietà “una meraviglia di progettazione in permacultura”.


Permacultura pratiche di agricoltura e di pastorizia più efficaci. “Ho sempre pensato che i militari possano essere una forza incredibile, per il bene se usata per riparare ai danni ambientali e per fornire aiuti alle persone del terzo mondo, che sono intrappolate in un continuo ciclo di povertà e malattia”, afferma Pittman.

Abbondanza nell’oasi.

All’orizzonte

Oltre a tutto questo lavoro nel mondo fisico, Pittman sta lavorando a un libro sulle lezioni implicite della permacultura. “Mentre le strutture visibili e invisibili della permacultura sono quelle di cui noi parliamo e che usiamo come esempi durante le lezioni, c’è uno spirito della permacultura non detto che, secondo me, è quello che le da potere ed è la ragione per cui la permacultura si è diffusa in tutto il mondo senza

l’aiuto della cultura dominante o dei governi”, dice. “Il corso di Progettazione di Permacultura spesso è considerato un’esperienza che ‘cambia la vita’, ed in effetti lo è. Credo che attiriamo alcune delle persone più

appassionate ed etiche al mondo alla nostra crescente tribù. Mi fa strano che la maggior parte delle persone veda la permacultura come una tecnica di giardinaggio. Siamo molto più orientati al cambiamento. Uno potrebbe anche spingersi un po’ più in là e considerarla culturalmente rivoluzionaria. In ogni corso in cui ho insegnato, ho scoperto che le persone sono incredibilmente commosse nel loro cuore e condividevano questo cambiamento con il resto della classe e con me. Insegnare la permacultura mi ha dato la straordinaria opportunità di essere il vero me stesso con sempre meno trepidazione. In cambio questo ha dato ai miei studenti l’opportunità di aprirsi ed essere chi sono. L’intero processo è incredibilmente liberatorio e, credo, la via di apprendimento si sta dimostrando valida”.

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Un orto sinergico

di montagna Storia di un’esperienza di progettazione in permacultura sulle colline pescaresi

Federica Iannacci, Associazione Montanari Bertoniani e Luca Denti Foto di Federica Iannacci, Stefano Sciullo, Luca Denti

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Permacultura un contatto autentico con la natura. Vogliamo sperimentare nuove strade. Magari fare un orto comunitario. Il lavoro è partito. Andiamo alla ricerca di antiche sementi autoctone nelle case degli anziani del paese. Subito dopo ci confrontiamo tra noi per scegliere il sito adatto alla realizzazione di un orto sinergico di montagna. Abbiamo già un’idea, girovaghiamo tra gli alberi, le radure, e studiamo i fattori limitanti del sito. Individuiamo il Sud geografico tramite l’ombra proiettata da un bastone infisso nel terreno e

natura del bancale stesso: un compostaggio sottostante ottenuto dalla stratificazione di rami posti alla rinfusa (mai paralleli), un poco di segatura e fogliame umido di sottobosco. La reazione esoergonica di compostaggio contribuirà al riscaldamento dall’interno. A ispirare il lavoro è stato un famoso permacultore austriaco, Sepp Holzer, che grazie a tecniche simili riesce a coltivare piante mediterranee in alta montagna. In realtà si è rispolverato per l’occasione l’antico metodo abruzzese della “rola”, tradizionalmente usato per la

Siamo un gruppo di amici, desiderosi di recuperare e conservare la biodiversità locale e di riscoprire un contatto autentico con la natura. Vogliamo sperimentare nuove strade. Magari fare un orto comunitario decidiamo di erigere i bancali a paraboloide, per seguire il movimento del sole durante la giornata, godendo della massima luce e calore possibile.

Q

uesta storia ha inizio in un piccolo comune inerpicato sul versante pescarese del Gran Sasso: Montebello di Bertona. Territorio montano, caratterizzato da inverni lunghi e freddi. Ci troviamo in un rifugio, o meglio una “stinzia”, autocostruita secondo metodi tradizionali, situata a poco meno di mille metri d’altezza. Siamo un gruppo di amici, desiderosi di recuperare e conservare la biodiversità locale e di riscoprire

Gli insegnamenti di Sepp Holzer, Masanobu Fukuoka ed Emilia Hazelip

Recuperiamo pietre bianche, presenti nei pressi del sito, e le adagiamo sul lato meridionale dei bancali. Le pietre riflettono i raggi solari sui bancali antistanti e immagazzinano calore nella loro massa. Poi, la radiazione termica sarà ceduta all’ambiente, con gentilezza, dopo il tramonto. Oltre a ciò, come l’alchimia dei tumuli lapidei dell’Atlante, tra gli interstizi dei massi le preziose gocce della condensa mattutina contribuiranno all’inumidimento del terreno. Nuovo calore è dato dalla

coltivazione di peperoni e pomodori. La “rola” di una volta, raccontata da un anziano del paese, è presto svelata: si delimita una porzione di terreno con canne o ramoscelli; si pone uno strato di letame fresco – quasi sempre di pecora – ottenuto dalla pulizia della stalla; si dispone uno strato di rami secchi; si ricopre con la terra; si semina; si ricopre il terreno, come una pacciamatura, con altri ramoscelli secchi. Nel nostro caso non è stato usato il letame per non “viziare” troppo le giovani piantine, cercando di farle irrobustire in autonomia ed evitando un eccesso di sostanza azotata. La fertilità del suolo sarà assicurata dall’accrescimento radicale delle piante stesse. Radici su vari livelli, tubericole o fittonanti, superficiali e stolonifere. Queste, oltre a

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Permacultura lavorare meccanicamente il terreno, lo arieggeranno, distribuiranno uniformemente l’acqua e lo renderanno un habitat confortevole per microrganismi, lombrichi, coleotteri e ogni espressione delle infinite varietà della vita sotterranea. Il suolo lasciato a se stesso non impoverisce, ma aumenta la sua fertilità e il suo equilibrio. Così le lezioni di Masanobu Fukuoka ed Emilia Hazelip fanno da guida al nostro lavoro di sperimentazione. Anche le erbe infestanti non sono viste come un problema: di fatto possono contribuire a regimare l’acqua in un terreno pesante ed argilloso come il nostro. Il controllo del loro sviluppo, più che il pensiero

di una totale eliminazione, è un’ottica decisamente diversa sull’argomento.

Incrementare la biodiversità: tante specie e tante api

Abbiamo inoltre deciso di piantare un nutrito numero di specie diverse, agevolando il più possibile la biodiversità all’interno dei bancali. Liliacee, selezionatrici la microflora utile ma repellenti per i nematodi (parassiti delle piante); leguminose, per fissare l’azoto atmosferico nel suolo; fiori, soprattutto asteracee, per attirare gli insetti pronubi (gli insetti che trasportano il polline da un fiore all’altro permettendo l’impollinazione); piante orticole tradizionali e aromatiche. Il terreno

A ispirare il lavoro è stato un famoso permacultore austriaco, Sepp Holzer, che grazie a tecniche simili riesce a coltivare piante mediterranee in alta montagna

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dei bancali è stato coperto con la paglia, infatti in natura non esiste terreno fertile del tutto nudo. La pacciamatura riduce l’evaporazione e quindi i consumi d’acqua, evita un dilavamento eccessivo o un compattamento del terreno per opera della pioggia, protegge il suolo dall’azione dei raggi ultravioletti che devitalizzano i microrganismi utili, combatte la crescita di erbe spontanee che entrerebbero in competizione con le colture. La paglia sarà in futuro sostituita da una pacciamatura verde e vivente, nella proiezione di un orto riseminante e permanente. L’ultimo passaggio per arricchire la fertilità dell’orto è quello di aggiungere, nei pressi, alcuni alveari. Poco più a nord, le api scout decollano dalle arnie rivolte verso


L’ultimo passaggio per arricchire la fertilità dell’orto è quello di aggiungere, nei pressi, alcuni alveari l’orto. Si tratta, di fatto, di una soluzione di carattere permaculturale, che permette di ottenere un beneficio sia per l’orto che per le api. Al termine del lavoro, i bombi e le farfalle fanno prontamente visita ai fiori arancioni che sbucano allegri dalla paglia dorata.

I primi frutti

Dopo un anno di vita dell’orto abbiamo potuto raccogliere i primi frutti. Vari tipi di insalata hanno attecchito tra le pietre. Ai bordi dei bancali sono ormai rigogliose numerose piante aromatiche, tra cui salvia, melissa, menta e rosmarino. I pomodori, i fiori di zucca, le melanzane e le carote sono cresciute nei mesi estivi. L’atreplice, uno spinacio selvatico locale, ha avuto un buon sviluppo. Tra le leguminose

quelle che hanno dato una resa maggiore sono state i ceci e la cicerchia. In autunno è stata effettuata una semina lungo i bordi dei bancali. Abbiamo messo a dimora l’aglio rosso e i porri e visto spuntare i primi fiori di zafferano, assieme ai cavoli e ai finocchi selvatici. Accompagnate dalle prime brinate d’inverno sono spuntate anche le prime fave. Le api, oltre ad aver svolto la fondamentale azione impollinatrice, hanno prodotto anche un eccellente millefiori. Il miele, valutato da un agronomo dell’A.R.S.S.A. (Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo, Abruzzo), ha un colore molto chiaro, con un sentore floreale straordinario che ricorda l’insieme delle fioriture dell’orto. Una volta degustato lascia in bocca un retrogusto leggermente amarognolo e fresco, gradevolissimo e tipico.

Vicino al rifugio di montagna, dove tutto il progetto si è sviluppato, si è già formato un nuovo ecosistema.

Cosa leggere Sepp Holzer La permacultura di Sepp Holzer DVD 3 film in un DVD: “In fattoria con la natura”, “Acquacultura”, “Terrazzamenti e letti sospesi” Crystal Lake Video, 2010 Masanobu Fukuoka La Rivoluzione del Filo di Paglia Un’introduzione all’agricoltura naturale Libreria Editrice Fiorentina, 2010 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Federica Iannacci

27 anni, è una documentarista abruzzese laureata in “Pubblicità e Comunicazione d’Impresa” con una tesi di dal titolo Semiotica del progetto architettonico: il Progetto Eco Villaggio Autocostruito - Pescomaggiore (AQ). Ha realizzato, tra gli altri, i documentari Montebello 332 – lontano dai riflettori e Il Terremoto nostro, relativi al post-terremoto in Abruzzo. Attualmente sta lavorando alla realizzazione del documentario sul progetto dell’orto sinergico di Montebello di Bertona (PE). Collabora con l’Istituto Superiore d’Ipnosi e Comunicazione Non Verbale (ISI-CNV) di Nizza.

Luca Denti

Designer in permacultura, laureato in scienze agrarie. Tutor accreditato presso l’Accademia Italiana di Permacultura. Si occupa, da libero professionista, di pianificazione territoriale e consulenza ambientale, perseguendo il ripristino di conoscenze tradizionali e tecnologie appropriate. Svolge anche l’attività di illustratore, scientifico e non, con all’attivo diverse pubblicazioni. Per contatti: luska.denti@gmail.com.

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Un giardino commestibile

in un giorno

Dall’Australia arriva il Permablitz: una giornata di lavoro condiviso per dare vita al tuo orto in permacultura

U

n giardino commestibile in un giorno: questo è l’obiettivo di un Permablitz, l’iniziativa di un gruppo di persone che in un giorno prestabilito si incontra in modo informale e su base volontaria per creare o ampliare uno spazio orticolo secondo i principi della permacultura, condividendo conoscenze, capacità ed esperienze individuali, sostenendo la vita di comunità e, non ultimo, divertendosi.

Come si fa

Un evento di Permablitz può essere organizzato da chiunque abbia un po’ di spazio e desideri un giardino commestibile studiato su misura. L’unico requisito per l’ospitante è l’aver già partecipato a sua volta e contribuito personalmente ad almeno tre blitz, per tener fede al principio di reciprocità dell’aiuto. Innanzitutto lo spazio viene progettato da un designer in possesso del certificato di design in permacultura (o da uno studente che desidera far pratica), dopodiché il padrone di casa fissa una data per il blitz che viene pubblicata sul sito assieme ad eventuali richieste specifiche, come quella di portare con sé guanti e attrezzi da giardino o semi e piantine da scambiarsi. I

Linda Fornasier volontari che partecipano a questi eventi sono persone di ogni età, con diversi livelli di esperienza e provenienti da percorsi di vita spesso molto differenti fra loro, ma tutti riuniti per un ideale comune, senza discriminazioni di alcun genere.

vita così anche a un proficuo scambio di ricette. Per assistere i proprietari nel mantenimento del giardino, il designer tornerà diverse volte in loco per monitorarne gli sviluppi e fornire eventualmente qualche altro consiglio.

La condivisione di lavoro, esperienze e risorse

I Permablitz, che si promuovono principalmente da sé, hanno riscosso già parecchio successo in diversi Paesi del mondo perché arricchiscono la vita comunitaria e sono spesso il primo passo verso uno stile di vita più sostenibile. In città, dove la vita scorre per lo più in modo solitario e con ritmi innaturali, questi aspetti sono ancora più importanti. I volontari sono numerosissimi tant’è che a volte è necessario affrettarsi a confermare la propria adesione ad un blitz: alcuni eventi mettono delle restrizioni sul numero dei partecipanti. Su internet è possibile visitare i siti dei gruppi più organizzati, come quello di Melbourne in Australia (www. permablitz.net), di Calgary in Canada (www.permaculturecalgary.org) e persino alle Hawaii (permablitzhawaii. com). Chissà che questi esempi, e magari un po’ anche la crisi attuale, non facciano sì che le persone riscoprano sempre di più la bellezza e l’importanza dello

La giornata inizia solitamente con l’introduzione del progetto da parte dell’organizzatore e una tazza di tè per tutti. Le attività svolte non sono sempre uguali. A seconda delle necessità e delle abilità di ciascuno, si toglieranno erbacce, si predisporranno strutture più o meno elaborate (dai tubi per il drenaggio del terreno, al pollaio in legno, per esempio), si pianteranno alberi da frutto, si creeranno viali, laghetti, aiole rialzate per gli ortaggi, spirali di erbe aromatiche, sistemi di riutilizzo delle acque grigie provenienti dagli scarichi domestici. I partecipanti ricevono indicazioni su cosa fare e i metodi per farlo e possono approfondire diverse tematiche durante i workshop gratuiti organizzati per quel giorno dal padrone di casa. Al termine dei lavori ci si riunisce per uno spuntino al quale i volontari contribuiscono portando qualcosa da mangiare, dando

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Le esperienze australiane e canadesi


Permacultura stare insieme, della condivisione, del fare qualcosa senza aspettarsi un ritorno economico, ma soprattutto la sacralità del giardino, della terra e dei suoi frutti.

Cosa leggere David Holmgren Permacultura Dallo sfruttamento all’integrazione. Progettare modelli di vita etici, stabili e sostenibili Il Filo Verde di Arianna, 2010 Bill Mollison, Reny Mia Slay Introduzione alla Permacultura Aam Terra Nuova Edizioni, 2007 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Linda Fornasier Ha 29 anni ed è nata e cresciuta in provincia di Pordenone. Si è laureata in Traduzione all’Università di Udine e, dopo aver lavorato come impiegata in Italia e all’estero, ha deciso di trasferirsi con il suo compagno a Melbourne, in Australia. Ha in progetto di tornare in Italia per realizzare il suo sogno: un progetto di permacultura nella sua terra, in Friuli. È appassionata di sostenibilità e autoproduzione e in casa produce un po’ di tutto: dal pane con la pasta madre ai cosmetici, dai detersivi, ai vestiti, allo yougurt, passando per il feltro realizzato con una tecnica particolare imparata in Australia. Della sua esperienza in Australia parla nel blog dallaustraliaconamore. blogspot.com.au.

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Senza la crisi economica e senza la neve

che vita è?

Il racconto di una piacevole settimana “slow”, complici il maltempo e la congiuntura economica

G

entili amiche e amici lettori, da marzo del 2011 abito proprio ai primi metri di una collina sotto Bertinoro, a 2 chilometri da Cesena, sul confine tra città e campagna. E qui ho potuto vivere la grande nevicata che ho sempre sognato, capace di bloccarmi a casa nella quasi impossibilità di andare a lavorare. Sono circondato da un metro di neve e assediato dallo spazzaneve che metodicamente me la accumula davanti all’ingresso, aumentando la quantità ogni volta che mio figlio ed io la rimuoviamo! Sto scrivendo dopo una buona oretta di spalatura di mattino presto, e vi voglio raccontare cosa sto riscoprendo.

Una crisi, un’opportunità

La natura, in questo splendido territorio che oggi prende il nome d’Italia, ci offre la possibilità di vivere la straordinaria alternanza di ben quattro stagioni, una più bella e importante dell’altra. Dove vivo sono mesi che non piove e il principale invaso che raccoglie l’acqua per la Romagna, la diga di Ridracoli, fino a pochi giorni fa era completamente vuoto. La neve così abbondante riempirà tutte le fonti e i ruscelli, assicurandoci l’acqua, essenziale per la nostra sopravvivenza e il nostro benessere per i prossimi mesi. Molti bambini e giovani hanno potuto vivere una pausa, spesso gioiosa, nelle loro vite così uguali (come quelle di noi

Giorgio Gustavo Rosso

adulti) e pianificate, scandite da scuola, sport, tv e video games, settimane bianche, noia e consumismo. Per mezza giornata abbondante siamo rimasti senza elettricità a causa della rottura di un filo elettrico: che straordinaria occasione per apprezzare l’importanza della luce e del riscaldamento, che tutti diamo per scontati. A Cesena e Forlì le strade sono rimaste bloccate per un paio di giorni, fermando ogni attività, inclusi i grandi supermercati, che comunque sarebbero stati irraggiungibili per la maggior parte delle persone. Nella frazione dove vivo abbiamo potuto apprezzare la benedizione di un minimarket che tiene ogni cosa essenziale per cucinare e nutrirsi. Credo di non aver trascorso mai così tanto tempo all’aria aperta durante una settimana lavorativa, né ho mai trascorso tanto tempo con il mio figlio più giovane, a parte i viaggi insieme. Ho potuto ammirare gli uccellini che vengono a mangiare le briciole sul balcone della finestra e scoprire che anche i gatti possono muoversi e giocare nella neve. Ho parlato molto di più con il vicino di fronte e ho cenato al ristorante a poche centinaia di metri, che aveva messo un’offerta nelle buche delle lettere delle poche case vicine, dato che si poteva arrivarci solo a piedi. Ho avuto in questi giorni molti più contatti, scambi, aiuti, cordialità e

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solidarietà, rispetto all’isolamento abituale delle nostre convulse vite, scandite dai tempi dei media e stressate da scadenze di tutti i tipi.

Semplificare e scegliere le priorità

La natura in inverno ci invita a fermarci in mille modi, dalla neve all’influenza, per prendere una pausa di riflessione e di preparazione al nuovo ciclo delle stagioni in arrivo. Questi sono giorni e settimane per riflettere sull’anno passato e poi decidere come vogliamo che sia l’anno futuro, cosa vogliamo togliere dalla nostra vita e a cosa vogliamo dare spazio, che sogni e desideri vogliamo realizzare e come intendiamo agire per riuscirci. È importante rallentare e anche fermarsi per poter esaminare la nostra vita, capire perché non riusciamo ad amarci abbastanza per realizzare i nostri obiettivi più profondi e importanti. L’inverno, insieme alla crisi economica, ci invita a semplificare e a scegliere le nostre priorità: possiamo continuare a vivere per lavorare in attività che non amiamo e che spesso nuociono a noi e agli altri, possiamo continuare a lavorare per far crescere e prosperare questo


Cambiamento

sistema basato sul denaro e sul virtuale, sull’usa e getta di cose e persone. Possiamo continuare a dare carburante a una società che toglie il lavoro e il denaro ai poveri per darne sempre di più a pochi. Oppure possiamo cominciare a essere consapevoli di una nuova epoca in arrivo per l’umanità, e coltivare la fiducia che è possibile vivere in un altro modo, consapevoli che siamo tutti parte di un unico organismo, abbandonare la mentalità del predatore e della vittima e riprendere il cammino avviato alcuni decenni fa anni e bloccato dalle violenze, i fanatismi, le separazioni ideologiche e religiose, gli estremismi politici e sindacali, le droghe diffuse ad arte da chi vuole concentrare potere e ricchezze in poche mani, rapaci ed avare. Negli anni ’60 ci fu una rivoluzione negli stili di vita basata sulla libertà e la solidarietà, la vita semplice e gioiosa all’aria aperta a celebrare l’amore e la gioia di vivere, lontana da conformismi e prigioni mentali di ogni tipo, che ci tengono in schiavitù da millenni. I testi delle canzoni di quell’epoca propongono alcuni dei più potenti, ispiranti e poetici messaggi che mai l’umanità abbia potuto ascoltare. Imagine di John Lennon è, a ragione, forse la più famosa.

Giorgio Gustavo Rosso Classe 1948 ha fondato nel 1987, e dirige da allora, il Gruppo Editoriale Macro. Infaticabile lettore, dedica la sua vita alla pubblicazione di libri per il benessere integrato di corpo, mente e spirito nel solco di una visione olistica della vita.

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Il tofu fatto in casa

Ecco come prepararlo con poca spesa e poco impegno

Ivana Iovino Ecco quindi una

ricetta base Ingredienti 2 tazze (250-280 g) di fagioli di soia gialla interi (produrranno 500-750 g di tofu) 1 cucchiaio di nigari naturale diluito Acqua per l’ammollo Attrezzatura occorrente 1 frullatore (o un mulino per cereali, un macinino per caffè manuale o un mortaio e un pestello) 2 teli da formaggio, uno a trama più larga e l’altro più fine 1 pressa di legno per il tofu c Lavate a fondo i fagioli di soia in abbondante acqua, poi metteteli a bagno finché sono ben ammorbiditi. D’inverno dovrebbero essere tenuti a bagno per 24 ore; d’estate dovrebbero essere sufficienti 8 0 10 ore.

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l tofu è un alimento derivato dalla soia conosciuto e usato da millenni. Da noi si è diffuso soprattutto fra coloro che seguono un’alimentazione vegetariana o che sono intolleranti al latte vaccino. Conosciuto anche come formaggio e carne dei vegetariani, il tofu è semplicissimo da preparare in casa.

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c Macinate lentamente e completamente i fagioli tenuti a bagno con un frullatore elettrico, un mulino per cereali, un macinino da caffè a mano o con il mortaio e pestello. Aggiungetevi l’acqua di ammollo per ottenere una consistenza morbida e uniforme (simile a una pastella), in modo che le lame del frullatore non restino bloccate (approssimativamente due terzi di acqua e un terzo di fagioli). Il purè di soia che ne risulta in giapponese viene chiamato go. Per produrre un tofu più saporito, questo purè di soia deve essere

cotto al più presto. Per questo è meglio prepararne solo piccole quantità per volta, usandolo sempre appena fatto. c Portate ad ebollizione quattro tazze d’acqua in una pentola grande di acciaio inossidabile, quindi aggiungetevi lentamente il purè di soia mescolando in continuazione con un cucchiaio di legno per evitare che attacchi o si bruci; quando giunge nuovamente a bollore toglietelo dal fuoco e lasciatelo raffreddare finché il bollore non si sia completamente arrestato. Quindi scaldatelo di nuovo lentamente e fatelo sobbollire altri cinque o sei minuti. c Per filtrarlo, mettete il purè di soia bollente nel telo a trama più larga steso sopra un colino o direttamente in un’altra pentola. Il liquido che ne cola è il latte di soia. Attorcigliate il telo ben stretto per ottenere dal purè la maggior quantità di latte di soia possibile. Poiché è bollente, è consigliabile farlo usando due cucchiai di legno per strizzarlo. c La pasta solida che resta nel telo dopo che tutto il latte è stato spremuto, in giapponese si chiama okara. È un cibo molto nutriente, ricco di fibre, in cui rimane una considerevole quantità di proteine della soia. Poiché si presta alla realizzazione di ottime ricette, lo potete conservare in frigo sino al momento di usarlo. c Per ottenere il tofu, il latte di soia deve essere coagulato con del nigari naturale. c Il nigari è ricavato dall’acqua del mare, ed è il minerale che resta dopo il lavaggio del sale da cucina. Il nigari è stato fatto seguendo un procedimento


o t t i r f u f o t : e c o l Ricetta ve

di sesamo ti n o ie a v d li e o r i g d n I telle, iaini di olio 3-4 cucch i di farina integrale olato e tagliato a lis c in 6 cucchia i di tofu biologico s liato a listelle di 5 cm n 2 confezio tto di merluzzo tag file o 1 kg di i di shoyu egrale in 4 cucchia i di aceto di riso int in 4 cucchia a padella. . n u in o li o o Scaldate l’ la farina su un piatt oprendo i due ric e Spruzzat tofu o il merluzzo, e il non prend Infarinate . é h c n fi i, t u a lati di farin lato per circa 3 min ete l’altro lato. pra g n Friggete u orato, rigirate e frig ta e spruzzateci so d ta un colore su un piatto da por Disponete l’aceto. lo shoyu e are subito. m Da consu naturale con l’essiccazione al sole e per secoli è stato riconosciuto come il miglior coagulante, in senso assoluto, per fare il tofu. c Per ogni 150 g di nigari aggiungete 300 cc di acqua e lasciatelo in un barattolo sin quando non è completamente disciolto. Prima di usarlo, agitatelo bene. c Fate abbassare la temperatura del latte di soia a circa 60-70 °C, quindi aggiungetevi un cucchiaio di nigari sciolto, mescolando lentamente con un cucchiaio di legno. Lasciatelo riposare per 10 minuti, finché il formaggio di soia comincia a dividersi dal siero. A questo punto quanto più si mescola il latte di soia, maggiore sarà la separazione del formaggio dal siero e tanto più compatto risulterà il tofu. c Mettete il telo per pressare (il più fine dei due) dentro la pressa di legno, e versatevi dentro delicatamente il latte di soia. Mettetevi sopra il coperchio e lasciatevelo per circa 15 minuti: una bottiglia d’acqua o un barattolo pieno

di fagioli eserciteranno una buona pressione. La consistenza del tofu dipende anche da quanta pressione viene esercitata. Per ottenere del tofu più soffice e cremoso, lasciatelo nella pressa e servitelo nello stesso giorno. Per raffreddarlo più rapidamente e per meglio conservarlo, il tofu andrebbe messo in acqua fredda e tenuto in frigorifero sino al momento di

adoperarlo.

Tratto dal Il libro del tofu di Ivana Iovino

Cosa leggere Ivana Iovino (a cura di) Il libro del tofu 90 squisite ricette per mangiare con gusto e vivere sani e snelli Macro Edizioni, euro Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

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Il sapone fatto in casa Tre semplici ricette per la cura della persona

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l sapone è un prodotto naturale ottenuto dalla reazione chimica che si scatena fra un olio e un alcale sottoposti a particolari condizioni. Tuttavia, in un’epoca come la nostra, dove tutto è manipolato dall’industria, anche i saponi hanno perso la loro naturalità. Se infatti ci soffermiamo a leggere l’etichetta, noteremo che le composizioni contengono coloranti, profumi sintetici e a volte anche sequestranti aggressivi. Quasi tutti i saponi commerciali, sia per il bucato sia per la persona, contengono il Sodium Tallowate ovvero il sego bovino saponificato, un grasso che si ottiene dall’ebollizione degli scarti di macellazione come parti grasse, tendini, nervi e ossa dell’animale non utilizzabili in alimentazione. Va segnalata anche la presenza dei sequestranti, come l’EDTA, spesso responsabili di allergie, nonché coloranti e profumi di origine petrolchimica come terpeni e limonene. Un buon metodo per cercare di eliminare dalla nostra vita gli ingredienti dannosi è provare a prodursi da soli il sapone, un modo che permette non solo di scegliere tipologia e qualità degli ingredienti da usare, ma che può diventare un’attività piacevole e divertente. Potete iniziare con saponi semplici che non richiedono una lavorazione

Liliana Paoletti molto difficile, fino a mettervi alla prova e realizzare vere e proprie opere d’arte di sapone, come potete vedere nelle foto a destra. Realizzare dei saponi naturali, delicati e idratanti non richiede poi tanto tempo e ve ne accorgerete appena avrete fatto il vostro primo sapone.

Fare il sapone

Gli ingredienti principali per fare il sapone sono olio, soda caustica e acqua. La soda deve essere pesata bene, come del resto tutti gli altri ingredienti, in modo che nel sapone finito non rimangano residui di soda non saponificata. Questo vuol dire che nel sapone finito non c’è più traccia di soda, che invece è indispensabile per il processo di saponificazione. Per evitare incidenti domestici causati dalla manipolazione di una sostanza corrosiva, irritante e tossica, è bene indossare degli occhialetti di protezione e una mascherina, che potete acquistare in uno dei tanti negozi di fai da te, di bricolage o nelle ferramenta. È indispensabile utilizzare occhiali e mascherina ogni volta che lavorate la soda e che preparate la soluzione caustica, così come è indispensabile usare dei guanti di gomma, di quelli che si usano in cucina, che invece indosserete durante tutto il procedimento.

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Di seguito, vi propongo tre ricette di saponi di facile realizzazione, che sono veri toccasana per la pelle. SAPONE AL GERME DI GRANO Con ingredienti di facile reperibilità, otterrete un sapone delicato e nutriente, adatto a tutti i tipi di pelle. Ingredienti 800 g di olio extra vergine d’oliva 200 g a scelta fra olio di mandorle dolci, girasole, mais 30 g di un olio nutriente da aggiungere al nastro, da scegliere tra i seguenti: Argan, albicocca, avocado, borragine, macadamia, enotera, rosa mosqueta o altri a piacere (ad esclusione di cere) 330 g di acqua distillata 132 g di soda caustica (NaOH)


Autoproduzione non alimentare Da aggiungere al nastro 2 cucchiai di germe di grano (o fiocchi d’avena piccoli o triturati) 30 gr di olio nutriente (quello che avete scelto di aggiungere tra quelli riportati negli ingredienti) 8 ml di olio essenziale di limone 4 ml di olio essenziale di lavanda 3 ml di olio essenziale di rosmarino

Preparazione Pesate con cura tutti gli ingredienti. Preparate la soluzione caustica versando la soda caustica nell’acqua distillata e lasciatela raffreddare. Nel frattempo scaldate a fuoco basso gli oli riportati nella lista degli ingredienti. Quando sia la soluzione caustica sia gli oli avranno una temperatura approssimativa di 42 °C/45 °C versate la soluzione caustica negli oli, molto lentamente. Frullate

Mettete il sapone ottenuto in uno stampo unico o in più stampini di silicone, avvolgeteli in una coperta lasciandoli al caldo e a riposo per 48 ore, per favorire una buona fase di gel. Trascorso il tempo indicato sformate il sapone. Se è stato usato uno stampo unico è il momento di tagliarlo a pezzi. È bene non ritardare questa operazione altrimenti con il trascorrere dei giorni il sapone diventerà sempre più duro e l’operazione del taglio potrebbe diventare difficoltosa. Riponete il sapone su un vassoio coperto con carta assorbente da cucina e copritelo solo con un altro foglio di carta. Non riporlo in luogo chiuso perché dovrà asciugarsi. Nelle successive 2 settimane il processo di saponificazione si completerà, mentre per la stagionatura si dovrà attendere un altro mese. Passato questo tempo, il sapone potrà essere riposto dentro a scatole di cartone, come quelle da scarpe, pronto per essere usato. Non conservate mai il sapone in un ambiente chiuso e umido, ma lasciatelo respirare. SAPONE SCRUB AI FONDI DI CAFFÈ E MANDORLE

il composto con il frullatore a immersione fino ad arrivare alla fase di nastro (la fase in cui il sapone diventa denso e le gocce di sapone iniziano a staccarsi dal frullatore e formano dei disegni sulla superficie dell’emulsione). Quando il nastro si è formato, aggiungete gli oli essenziali (facoltativo) e frullate ancora. Proseguite aggiungendo il germe di grano o i fiocchi di avena piccoli (se sono grandi conviene macinarli) e l’olio nutriente scelto.

Con questa ricetta otterrete un sapone scrub dolcissimo, non aggressivo e dal profumo delizioso di caffè e cannella. Ideale per l’uso quotidiano, specialmente sotto la doccia, e per tutti i tipi di pelle. Mettete da parte i fondi di caffè raccogliendoli in una terrina e lasciateli scoperti per qualche giorno affinché possano asciugarsi senza ammuffire. I fondi di caffè svolgono un’azione esfoliante delicata e nel contempo le mandorle tritate nutrono la pelle.

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SAPONE SCRUB AI FONDI DI CAFFÈ E MANDORLE

50 g di olio di ricino 300 g di acqua demineralizzata 126 g di soda caustica (NaOH) Da aggiungere al nastro 3 cucchiai di fiori di calendula 5 ml di olio essenziale di lavanda Ingredienti 750 g di olio extravergine d’oliva 150 g di olio di cocco 100 g di olio di mandorle dolci 330 g di acqua distillata 135 g di soda caustica (NaOH)

Da aggiungere al nastro 30 g di mandorle tritate 30 g di fondi di caffè 10 ml di olio essenziale di cannella 5 ml di olio essenziale di patchouli

Preparazione Preparate la soluzione caustica versando la soda caustica nell’acqua distillata e lasciatela raffreddare. Nel frattempo scaldate a fuoco basso gli oli riportati nella lista degli ingredienti. Quando la soluzione caustica e gli oli avranno entrambi una temperatura approssimativa di 42 °C/45 °C versate la soluzione caustica negli oli, molto lentamente. Frullate il composto con il frullatore ad immersione fino ad arrivare alla fase di nastro. Aggiungete per primi gli oli essenziali e mescolate. In ultimo aggiungete i fondi di caffè e le

mandorle precedentemente tritate (con la pellicina). Mescolate con un cucchiaio per distribuire uniformemente le polveri e versate il sapone nello stampo che avvolgerete in una coperta per trattenere il calore più a lungo. Seguite le indicazioni riportate nella ricetta SAPONE AL GERME DI GRANO per i passaggi successivi. SAPONE ALLA CALENDULA Un sapone alla calendula non può mancare in casa soprattutto quando ci sono dei bambini. Se il vostro bambino ha superato i 6 mesi di età, potete passare dall’uso dell’amido di mais durante il bagnetto a un sapone casalingo delicato. La calendula, l’olio d’oliva e l’olio di mandorle di questa ricetta rendono il sapone delicatissimo, mentre l’olio di ricino produce una schiuma leggera e delicata. Questo sapone è indicato anche per chi ha la pelle sensibile e facilmente irritabile. Ingredienti 850 g di olio extravergine d’oliva 100 g di olio di mandorle dolci

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5 ml di olio essenziale di arancio fiori

Preparazione Pesate attentamente tutti gli ingredienti. Preparate la soluzione caustica versando la soda caustica nell’acqua distillata e lasciatela raffreddare. Nel frattempo scaldate a fuoco basso gli oli riportati nella lista degli ingredienti. Quando sia la soluzione caustica sia gli oli avranno raggiunto una temperatura approssimativa di 42 °C/45 °C versate la soluzione caustica negli oli, molto lentamente.

Frullate il composto con il frullatore a immersione fino ad arrivare alla fase di nastro. Aggiungete alla miscela per primi gli oli essenziali continuando a mescolare, poi aggiungete i fiori di calendula riprendendo a mescolare. Se avete dei fiori interi sarà meglio triturarli prima di inserirli nel sapone, se invece avete solo i petali questa operazione non sarà necessaria. Versate il sapone nello stampo e avvolgetelo nella coperta. Seguite le indicazioni riportate nella ricetta SAPONE AL GERME DI GRANO per i passaggi successivi. Per rendere questo sapone ancora più efficace si possono sostituire fino a 150 g dell’olio extravergine d’oliva con la stessa quantità di oleolito di


Autoproduzione non alimentare calendula in olio d’oliva. Preparare un oleolito è molto semplice: si mettono a macerare dei fiori di calendula nell’olio per un mese, durante il quale la calendula rilascia nell’olio tutte le sue benefiche proprietà. Trascorsi i 30 giorni l’olio si filtra e l’oleolito è pronto.

Cosa leggere Liliana Paoletti Saponi e detersivi naturali Come farli in casa usando olio, cenere, soda e lisciva Arianna Editrice, euro 12,90 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Liliana Paoletti Liliana Paoletti, esperta nella realizzazione di saponi e detersivi ecologici, ha iniziato a produrre saponi 12 anni fa, da quando ha scoperto che nei saponi industriali è contenuto il sego bovino, un grasso animale non compatibile con lo stile di vita vegetariano che segue. Da 10 anni non acquista più detersivi né saponi che ha sostituito completamente con autoproduzioni alternative. Ha fondato la mailing-list http://it.groups.yahoo.com/group/ sapone_e_autoproduzioni/ dove insegna agli iscritti l’arte del sapone e cura il blog lareginadelsapone.com scrivendo articoli e ricette riguardanti sapone, cosmetica e altre autoproduzioni naturali.

Per saperne di più

Sul sito www.lareginadelsapone.it potete trovare maggiori dettagli sulle precauzioni da prendere, sugli stampi e materiali da usare per fare il sapone in casa. Nella cartella PRIMA DI INIZIARE: http://www.lareginadelsapone.it/ wordpress/?cat=9 troverete le informazioni necessarie per iniziare. Nella cartella SAPONI A FREDDO: http://www.lareginadelsapone.it/ wordpress/?cat=16 troverete le informazioni di base per preparare il sapone a freddo. In questo articolo: http://www. lareginadelsapone.com/2010/10/ oleolito-di-calendula.html trovate maggiori indicazioni su come fare gli oleoliti

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Stufe e dintorni

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Il riscaldamento

radiante a soffitto Una novità antica come il sole

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nche se a prima vista può sembrare un controsenso, a ben guardare il riscaldamento radiante a soffitto è una soluzione che presenta numerosi vantaggi non solo per il portafogli e che permette di scaldare gli ambienti senza sprechi Quando si parla di riscaldamento radiante a soffitto, il primo pensiero che passa per la mente di (quasi) tutti è il ricordo di quell’esperimento fatto da bambini, a scuola o a casa, con cui un’elica a vite ritagliata nel cartoncino veniva fatta ruotate dal calore della candela posta alla sua base. Memori di quanto appreso durante l’esperimento esprimiamo il nostro disappunto, evidenziando a parole la percezione di un’incongruenza tecnica di fronte alla proposta del riscaldamento a soffitto: “Ma come, a soffitto!? Se il caldo va in alto, come fa a scaldare in basso?” E in effetti, in parte, il dubbio ha un fondamento. La soluzione, e la risposta all’obiezione, stanno in realtà in un concetto molto semplice, e in una condizione che viviamo, inconsapevoli, quotidianamente: è vero, infatti, che l’aria calda va in alto, proprio come succede nell’esperimento dell’elica e della candela, che riscalda l’aria e crea una corrente ascensionale. È ciò che fanno i termosifoni/radiatori e i termoconvettori, che all’interno degli ambienti interessati riscaldano l’aria che si trova nelle loro vicinanze oppure la convogliano al loro interno

Ugo Brollo – Ecolabio mediante apposite ventole per spararla nell’ambiente; poi l’aria calda, che per un semplice effetto di dilatazione e rarefazione diventa più leggera di quella fredda, sale verso l’alto, spingendo in basso l’aria fredda e creando così un moto convettivo. Attraverso questo sistema di circolazione, il calore viene ceduto alle pareti, ai soffitti ai pavimenti e a tutti gli oggetti contenuti nel locale, che lentamente si riscaldano e tendono a raggiungere un equilibrio termico. Questo moto provoca una stratificazione dell’aria e una differenziazione delle temperature della stessa, con una differenza tanto maggiore quanto minore è l’isolamento termico del locale. In ambienti molto ampi o con sistemazione a più livelli, poi, le correnti che si determinano possono produrre disagi significativi.

Se, però, una nuvoletta dispettosa si piazza fra noi e il sole, immediatamente corriamo a rituffarci nel giaccone per contrastare il repentino declino della condizione di benessere.

Il fenomeno dell’irraggiamento

Tuttavia esistono altre forme di trasmissione del calore e alcune di queste le sperimentiamo quasi quotidianamente, come l’irraggiamento. Facciamo un paio di esempi: di sicuro a ognuno di noi è capitato di trovarsi in montagna con la neve, d’inverno, in una giornata di sole splendente e vento calmo. In queste condizioni, pur con una temperatura dell’aria molto bassa, può capitare di percepire un calore intenso prodotto dall’irraggiamento del sole, fino al punto di dover togliere qualche indumento o addirittura farsi un bagno di sole abbronzante in costume.

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Cos’è successo? È improvvisamente precipitata la temperatura dell’aria? Certo che no; il termometro non si è mosso di un decimo di grado. Quello che è venuto a mancare, invece, è proprio l’effetto radiante prodotto dal sole. I suoi raggi, composti da fotoni (particelle di energia) hanno attraversato


Energia il vuoto cosmico (senza riscaldarlo), sono penetrati nell’atmosfera e hanno impattato contro il nostro corpo, scaricando la loro energia che si è trasformata in calore (senza riscaldare significativamente l’aria attraversata). La nuvola che si è interposta ha interrotto questo flusso, privandoci di questa energia, ma non ha abbassato la temperatura dell’aria. Facciamo un secondo esempio per spiegare il fenomeno dell’irraggiamento: quando d’inverno accendiamo un falò all’aperto o quando accendiamo il caminetto abbiamo la sensazione di avere il volto e la parte rivolta al fuoco ben calda, mentre la schiena e la parte posteriore sono fredde. Ancora una volta questo non dipende dall’aria, ma dai fotoni emessi dal fuoco che, viaggiando in linea retta e in tutte le direzioni a partire dalla sorgente, ci raggiungono e ci riscaldano. Tant’è vero che se una persona si pone tra noi e la sorgente, la temperatura percepita è istantaneamente più bassa. Ma ancora una volta la temperatura è rimasta la stessa.

e non “va in alto” impacchettandosi sul soffitto come invece fa l’aria calda, così la radiazione dell’infrarosso parte dalla sorgente e si diffonde indifferentemente in tutto l’ambiente, incurante dell’alto e del basso. A questo punto, compresa la fondamentale differenza fra un riscaldamento convettivo (radiatori e termoconvettori) e un riscaldamento radiante (ampie superfici a bassa temperatura), possiamo valutare

Nell’impianto a soffitto si produce una stratificazione di aria calda che, essendo più leggera, rimane stabilmente incollata al soffitto, permettendo una omogeneità di temperatura in grado di scaldare tutte le superfici della casa e annullando ogni tentativo di innesco di moti convettivi

le varie possibilità di applicazione negli ambienti riscaldati, scegliendo l’installazione a pavimento, a parete o a soffitto, a seconda delle necessità e non dando nulla per scontato. Vediamo di seguito le più comuni.

Impianto a pavimento

Questa è la soluzione più utilizzata, soprattutto perché connessa all’equivoco che produce la convinzione che “il caldo va in alto”. Rispetto a un impianto a radiatori o a termoconvettori il progresso è enorme, e i risultati in termini di comfort e di risparmio sono importanti. Esistono

Riscaldare col sistema radiante

È di questo principio che si avvale il sistema di climatizzazione con impianti radianti che scalda l’ambiente tramite irraggiamento di onde nel campo nell’infrarosso senza servirsi di aria calda; proprio come fa la luce a una frequenza più bassa (l’infrarosso, appunto). E come la luce emessa da una lampadina viaggia in tutte le direzioni,

tuttavia diverse controindicazioni (ne vediamo alcune): innanzitutto va sottolineato che, per un’ottimale circolazione sanguinea e linfatica, il nostro corpo ha bisogno di scambiare temperatura dalle estremità. Poggiando i piedi su una superficie calda ostacoliamo questo effetto, creando sofferenza al nostro organismo. Questa condizione era più evidente quando gli impianti a pavimento utilizzavano temperature di mandata molto alte, ma

il fenomeno, seppur ridotto, si produce tutt’ora. Un secondo aspetto riguarda la constatazione che il pavimento non è la superficie più libera di cui disponiamo: ci sono tavoli, sedie, letti e armadi, tappeti e mobili vari che fanno da schermo all’irraggiamento (come la nuvola davanti al sole o la persona fra noi e il fuoco). In questo caso l’irraggiamento viene ostacolato e come conseguenza dobbiamo aumentare la temperatura di mandata per compensare la perdita di superficie. Se poi abbiamo deciso di posare un pavimento in legno o un tappeto, ci ritroviamo uno schermo isolante sul pannello radiante. Va considerato poi che, come per il fuoco acceso, oltre all’effetto radiante abbiamo anche una piccolissima quota di riscaldamento convettivo: lo strato d’aria a contatto con la superficie emittente (per lo spessore di circa 5 cm) tende infatti a riscaldarsi leggermente. Di conseguenza questo strato si alleggerisce e tende a

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Energia innescare lenti moti convettivi non graditi (l’aria calda che va in alto), che producono uno spostamento delle masse d’aria e la movimentazione della polvere che, posatasi sul pavimento e disidratata dall’azione dell’impianto, si ridistribuisce su tutto l’ambiente. Paradossalmente, l’effetto

Il raffrescamento estivo Con l’arrivo della bella stagione la necessità di abbassare la temperatura degli ambienti diventa sempre più frequente, non solo nelle case ma soprattutto nelle scuole, negli uffici e, in generale, negli ambienti dove per necessità dobbiamo mantenere un abbigliamento consono al nostro ruolo professionale. Anche in questo caso abbiamo due soluzioni: raffreddare l’aria o ridurre la temperatura delle superfici. Per raffreddare l’aria utilizziamo sistemi di ventilazione che inviano flussi di aria fredda, che però spesso creano disturbi e fastidi anche gravi. In alternativa, quindi, possiamo abbassare la temperatura delle superfici per mezzo di un impianto radiante e godere dell’irraggiamento fresco (come quando entriamo in una chiesa antica in piena estate). Anche in questo caso l’impianto a soffitto risulta assolutamente vincente rispetto ad altre soluzioni: si avvale, infatti, del contributo dato dal raffreddamento dello strato d’aria immediatamente a contatto con la superficie che, appesantendosi, scende lentamente verso il basso contribuendo alla riduzione complessiva della temperatura. Raffrescare con un impianto a pavimento è però più difficile e dispendioso, in quanto occorre ridurre ulteriormente la temperatura del fluido vettore (tenendo presente che esistono dei limiti di temperatura e che raffreddare costa molto più che riscaldare). Ma è senz’altro la soluzione che permette di ottenere maggiori risultati in termini di raffrescamento degli ambienti.

che generalmente ci porta a optare per un riscaldamento a pavimento è esattamente quello che dovremmo rigorosamente rifuggire.

Impianto a parete

Il posizionamento a parete, sotto intonaco, elimina il problema della movimentazione della polvere e della stratificazione dell’aria. Per contro, tuttavia, risulta difficile da adottare negli ambienti residenziali in quanto necessita di pareti libere, non occupate da mobili, quadri e tendaggi.

Se in una camera da letto possiamo ipotizzare già dall’inizio la posizione del letto stesso e dell’armadio, in una stanza dei bimbi lo spostamento periodico degli arredi per il variare delle esigenze può provocare la schermatura della superficie radiante, con la conseguente perdita di rendimento dell’impianto. Più facile è l’applicazione su scale, cucine o lavanderie, dove gli spazi occupati sono già definiti a monte.

Impianto a soffitto

Il soffitto è la superficie più libera della casa. Generalmente intonacato, è occupato al massimo da un lampadario o da faretti. Si estende per tutta la superficie della stanza, ed è a una distanza costante. L’ideale per un sistema radiante.

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Oltretutto, l’effetto indesiderato prodotto dagli impianti a pavimento e relativo al riscaldamento dello strato d’aria immediatamente a contatto con la superficie, qui produce una stratificazione d’aria calda che, essendo più leggera, rimane stabilmente incollata al soffitto, permettendo una omogeneità di temperatura in grado di scaldare tutte le superfici della casa e annullando ogni tentativo di innesco di moti convettivi. Sul prossimo numero un approfondimento tecnico sugli impianti di riscaldamento a soffitto.

Ugo Brollo

L’architetto Ugo Brollo è il fondatore di Ecolabio, l’azienda in cui la cultura e la pratica dell’abitare naturale sono, da sempre, l’elemento fondamentale dell’attività. La sua struttura, che si compone di uno studio di architettura, di un gruppo di formazione, di progettisti d’interni e di tecnici della bioedilizia, mette a disposizione professionalità e conoscenze per individuare le soluzioni e i percorsi migliori e rispondere alle esigenze dei propri utenti. Per maggiori informazioni: www. ecolabio.it. Recentemente, da questa esperienza è nato un importante progetto volto a creare un circuito del mondo sostenibile, che mette in contatto operatori, associazioni, aziende ed utenti sensibili a questo tema, e che trova visibilità nel portale www.ecolabioworld.org.


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Dal consumo al risparmio: come nasce il PeR

Al Parco dell’Energia Rinnovabile dell’Umbria soluzioni sostenibili al problema energetico e democrazia partecipativa

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n cima a una collina nell’entroterra ternano svetta da anni una sorprendente bandiera della sostenibilità integrale. Il nome – Parco dell’Energia Rinnovabile (PeR) – è già un programma; per non dire delle decine e decine di esperimenti di efficienza, dei corsi ecologici per ogni tipo di destinatario, dell’attività alberghiera a impatto zero. Il tutto, godendosela al 100%! Paradosso vuole che si tratti di un imprevedibile effetto collaterale della più pura inclinazione al consumismo che si possa immaginare. Un’inclinazione discesa dall’empireo dei massimi sistemi economici per incarnarsi in maniera esemplare in un vero e proprio campione del consumo: il sottoscritto. La mia storia

Fino a pochi anni fa lavoravo senza sosta per poi “investire” (!?!) nell’acquisto di cose che mi avrebbero dovuto dare benessere. Ma non giusto qualche cosetta, un mucchio di cose: 32 auto, 22 moto, 30 computer, 45 cellulari, 6.800 pacchetti di sigarette. Un caso da manuale di una patologia

Alessandro Ronca, direttore del PeR e presidente di Naturalife molto diffusa e contagiosa: il vizio del consumo. Avevo veri e propri superpoteri nello spreco di risorse e nel tenermi sempre “occupato”, senza aver mai tempo di godermi la soddisfazione dei presunti bisogni: ero come un criceto sopra la ruota nella sua gabbietta. Ma quando mi sono accorto di essere solo un campione di rincorsa alla ruota ho deciso di cambiare rotta, non limitandomi però a rinnegare il passato e dirottando invece i miei “superpoteri” in una nuova direzione. Come nelle arti marziali, si trattava di usare in negativo quella forza per capovolgere le sorti dell’incontro, a beneficio di una nuova visione della vita che soddisfacesse i miei bisogni senza necessariamente possederli, e tanto meno moltiplicarli. Ho cominciato a farmi delle domande: cosa accadrebbe se i supereroi del consumo smettessero di creare prodotti e servizi per far spendere soldi, e sviluppassero invece processi e tecnologie che riducono l’esigenza del denaro? Ci si potrebbe dedicare a migliorare la vita di tutti, conservandone una gran quantità per affetti, interiorità, passioni, natura:

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insomma, per godersi la vita. A ben vedere è sempre una questione di efficienza; solo che di solito per efficienza si intende una produzione maggiore rispetto al compenso ricevuto, mentre per l’arte marziale anticonsumistica si tratta di una “riduzione senza scomodità”. Sapevo che non sarei mai diventato il supereroe della rinuncia: al contrario sognavo un luogo concreto dove realizzare un piacevole capovolgimento, in armonia con la natura, riducendo l’esigenza di denaro e usando razionalmente le risorse senza rinunciare al comfort.

Cosa si fa al PeR

Fu così che tre anni fa ho fondato il PeR, Parco dell’Energia Rinnovabile: un’iniziativa privata, autofinanziata, che tornava a ruralizzare un’area agricola abbandonata negli anni Sessanta. Un centro didattico, turistico, scientifico realizzato secondo uno “stile” peculiare di sistema ecologico che testimonia la possibilità per ciascuno di trovare una propria via per vivere meglio senza sprechi. Al PeR si vede, prova e capisce che la sostenibilità non è solo possibile, ma


Impresa verde

PeR - Parco delle Energie Rinnovabili dell’Umbria Vogliamo essere felici e rendere felici: risparmiare risorse non è un sacrificio, è il nuovo edonismo, è il nuovo umanesimo. È lo spreco che comporta, a lungo termine, infelicità, sacrifici e lutti. PeR Umbria è democrazia partecipativa, didattica, formazione, informazione, eventi e ospitalità. www.per.umbria.it www.naturalife.org Qui al PeR si studiano soluzioni concrete al problema energetico, si sperimentano nuove tecnologie e si tengono corsi per rendere queste tecnologie la “normalità” auspicabile e disponibile da almeno 25 anni: se ce l’ha fatta un autodidatta come quello sprecone che io stesso ero, ce la può fare chiunque! Il centro riceve oltre 3.000 visitatori l’anno: qui si studiano soluzioni concrete al problema energetico, si sperimentano nuove tecnologie e si tengono corsi per rendere queste tecnologie la “normalità”. Le tecnologie si integrano nell’armonia del luogo, senza imporre rinunce penose: benché il PeR sia alimentato esclusivamente ad acqua piovana, sole, vento e biomasse, le suite e le camere hanno un comfort elevatissimo, così come le sale convegni e il ristorante (da agricoltura naturale) sono degni di un hotel a 4 stelle. Così l’energia diventa richiamo turistico, discreto e non invadente, anche per i supercriceti. Molto presto è accaduto una sorta di miracolo. Chiunque arrivasse al PeR restava conquistato dalle

motivazioni che lo sorreggono. Famiglie, universitari, bambini, anziani, curiosi e amministratori: tutti! Queste persone hanno arricchito la struttura con considerazioni, consigli, sostegno. Mentre io e la mia famiglia ci dannavamo tra apparecchiature a impatto zero e tecniche bioagronomiche, intorno cresceva un’entità vivente, fatta da tutti quelli che frequentavano il PeR. Tutte le forme dell’energia – anche quella spirituale! – si sono così avviate a una relazione reale con l’uomo dentro la natura. Questo punto di arrivo ha aperto una nuova strada avventurosa: come trasformare la riduzione senza scomodità del PeR in opportunità di cambiamento diffuso? La risposta è sollecitata dalla crisi planetaria di questi anni. Una volta sceso dalla ruota e uscito dalla gabbia, stavo iniziando a capire che il PeR

doveva crescere come isola di lavoro consapevole per proporre soluzioni da esplorare in modo collaborativo.

Il progetto Naturalife

Si è così delineato il progetto Naturalife. Un’azione di cambiamento fondata su democrazia partecipativa, economia condivisa e non violenza. Si tratta “semplicemente” di 50.000 persone che investono solo 50 euro per condividere l’esperienza di diventare proprietari di una struttura unica come il PeR, centro di trasformazione culturale e tecnologica a disposizione della collettività: una struttura che esiste già e di cui vanno sviluppate insieme le potenzialità. Ciascun aderente si assicura vantaggi che rivoluzionano il “valore” della minima somma investita. Non utili e profitti, ma servizi e diritti tangibili come il possesso reale della proprietà del Parco, le consulenze gratuite, la partecipazione al Gruppo di Acquisto Tecnologie Energetiche e alimentazione sperimentale, l’applicazione del “PeRfect price” sull’ospitalità. Al progetto si partecipa attivamente, camminando insieme verso un futuro più umano, moltiplicando la voce dei singoli nella più grande impresa di azionariato popolare mai tentata prima.

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Cosa leggere

Impresa verde Utopie? Beh, Naturalife è già nata! Il 4 novembre 2011 un gruppo di pionieri ha costituito la Cooperativa di consumo Naturalife, primi tra le 50.000 persone da raccogliere in ogni angolo del mondo! La gestione partecipativa esclude maggioranze o poteri nelle mani di pochi: nessuno infatti può possedere più di una quota. Grazie alle nuove risorse dell’informatica verrà sperimentato un processo democratico di decisione condivisa a livello planetario. Questa consapevolezza partecipata basterà a scatenare il cambiamento? Quel che è certo è che l’energia umana è il fattore decisivo per orientare le tecnologie: tutte le soluzioni per una seconda possibilità esistono già e sono facilmente applicabili, come al PeR si dimostra da tempo. Naturalife vuole

suscitare il piacere e il desiderio del cambiamento verso la giustizia sociale e ambientale. Il primo piacere è quello di aderire, perché per una volta i 50 euro non sembreranno “consumati”, ma pronti da vivere.

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Alessandro Ronca Presidente e socio fondatore del PeR. Dopo anni di esperienza acquisita in Paesi dalle difficili situazioni ambientali, soprattutto in Africa, ha dedicato la sua preparazione sulle nuove tecnologie energetiche per ideare il PeR. Il suo scopo è promuovere, diffondere e perseguire uno stile di vita sostenibile.

Serge Latouche Per un’Abbondanza Frugale Malintesi e controversie sulla decrescita Bollati Boringhieri, 2012 Paolo Ermani, Valerio Pignatta Pensare come le Montagne Manuale teoricopratico di decrescita per salvare il pianeta cambiando in meglio la propria vita Aam Terra Nuova Edizioni, 2011 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001


Stufe e dintorni

Un nuovo modo di fare cohousing L’esperienza unica in Italia di otto famiglie ferraresi

Alida Nepa – Presidente Associazione Solidaria

“V

ivere in cohousing significa migliorare la qualità della tua vita” è lo slogan di Solidaria, l’associazione che si è costituita nel 2009 a Ferrara e che da qualche mese è riuscita a portare avanti e dare avvio al progetto relativo alla costruzione di un cohousing nei pressi di Ferrara. Tutto è nato quando

un gruppo di otto famiglie desiderose di aderire a uno stile di vita basato sui principi della condivisione, del rispetto dell’ambiente e della decrescita dei consumi, ha sentito l’esigenza di abbandonare lo stile di vita cittadino per sperimentare una realtà più a misura d’uomo. È per questo che queste otto famiglie hanno intrapreso un cammino comune, alcune di loro

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Le famiglie durante un’assemblea e sotto la futura sala comune

senza conoscersi prima, che le ha portate a una meta comune: l’immobile di Malborghetto. Pochi mesi dopo la sua costituzione l’associazione Solidaria identifica la corte colonica “Il Duchino” come location perfetta per la costruzione del cohousing: l’obiettivo principale era infatti quello di cercare un immobile già esistente da ristrutturare, così da non dover cementificare altri terreni vergini. E “Il Duchino” sembra fatto apposta: a pochi chilometri dalla città, comprende 11.000 mq di verde, una casa colonica, un fienile e un forno, che una volta ristrutturato sarà in grado di ospitare 18 famiglie. L’associazione cercava proprio un numero di unità immobiliari che fosse almeno il triplo rispetto al numero delle famiglie aderenti, proprio perché l’obiettivo è quello di costruire un progetto aperto, rivolto alla città: Solidaria non è solo un gruppetto di famiglie che cercano casa insieme, ma un insieme di persone che lanciano una sfida e che vogliono dimostrare che si può abitare e vivere in modo diverso.

Realizzare un biSogno

Dopo tutte queste premesse, finalmente Solidaria riesce a progettare la ristrutturazione della corte colonica, che prevede la costruzione di appartamenti in classe energetica A e B, 250 mq di spazi interni condivisi per le attività comuni e 7.000 mq di verde per un orto comunitario, una tartufaia, moltissimi alberi, tanti angoli gioco per i bambini e

Solidaria non è solo un gruppetto di famiglie che cercano casa insieme, quanto invece un gruppo di persone che lanciano una sfida e che vogliono dimostrare che si può abitare e vivere in modo diverso

panchine per chiacchierare. Di certo la strada è ancora lunga: non ricevendo sovvenzioni pubbliche, non essendo un’agenzia immobiliare né tantomeno un gruppo esclusivista e ristretto, Solidaria sta portando avanti campagne di sensibilizzazione e di divulgazione del progetto, con l’aiuto del Movimento di Città in Transizione, con cui il cohousing condivide la sensibilità verso il problema del picco del petrolio e del cambiamento climatico, e anche del GAS Cittanova, per trovare altre persone con le stesse priorità ambientali e sociali interessate al progetto. Le nuove famiglie potranno conoscere il gruppo dei futuri vicini di casa, dialogare con l’impresa e l’architetto

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e entrare a far parte dell’innovativo progetto. Il cohousing estense è infatti uno dei primi esempi in Italia che unisce le due caratteristiche di essere stato creato e voluto dal basso, cioè da un gruppo, e contemporaneamente di essere aperto a un alto numero di famiglie che non si conoscono: questo lo rende un laboratorio unico di sperimentazione sociale. Se da un lato questo primato rende orgogliose le famiglie ferraresi, dall’altra non si possono negare le maggiori difficoltà riscontrate in questi tre anni di lavoro comune: dall’individuazione dell’immobile adatto, alle difficoltà di tenere unito il gruppo, dal servirsi di professionisti intelligenti, fino ai rapporti non sempre agevoli con le pubbliche


Comunità Consapevole amministrazioni. Un grande aiuto in questo senso è arrivato dalla facilitatrice Caterina, dalla consulente tecnica Anna, ma anche dai tanti soci che spontaneamente hanno messo a disposizione il loro tempo: ognuno di loro, nel suo piccolo, ha compiuto piccoli gesti che hanno permesso al gruppo di rimanere unito e di proseguire lungo la via scelta. “Indispensabile per la buona riuscita del nostro progetto – precisano i cohousers – è stato avvalersi di uno studio di architetti molto paziente con cui per ore abbiamo condiviso sogni e metri quadrati, servirsi di un avvocato che ci ha supportato in un campo in cui non esiste giurisprudenza, mentre una lancia vorremmo spezzarla anche in favore dell’impresa che, in tempi economicamente così difficili, ha creduto – e finanziato – il nostro progetto”. Con l’aiuto di tutti loro il sogno comincia a prendere forma e a diventare realtà. Sono infatti in via di realizzazione gli spazi comuni ricavati nell’ex stalla e nell’androne della casa padronale: una bella cucina con camino, divani, un bagno comune, biblioteca, laboratori, lavatrici comuni, spazi per laboratori, proiezioni; negli spazi esterni un bell’orto comunitario, alberi da frutta e tanti angoli per bambini e adulti. Sono ancora libere alcune delle 17 unità disponibili, prevalentemente nel fienile; per chi fosse interessato quindi a condividere questa bella esperienza non resta che mettersi in contatto con l’associazione Solidaria. Concludono i futuri cohousers estensi: “Siamo convinti che solo con la collaborazione di tutti riusciremo a superare i problemi energetici ed economici, solo chiacchierando e condividendo spazi, progetti e tempi, nell’antica dimensione del villaggio, potremo far fronte alla solitudine e all’isolamento, alla perdita del contatto con la natura che ci ha reso tutti infelici homo urbans”.

I cohousers visti da vicino Il gruppo delle 8 future famiglie di cohousers è molto variegato: ci sono persone di ogni età – Lorenzo è il più piccolo e ancora va a scuola, mentre nonna Bruna è la più anziana, ma molto in gamba nonostante i suoi 87 anni – e di ogni professione. Quello però che li accomuna è la visione della vita: “La maggior parte di noi fa parte del Gruppo d’acquisto solidale Cittanova” spiega Evelina, “e continueremo a fare acquisti collettivi perché la nostra idea è di vivere senza sacrifici e rinunce ma con uno stile di vita sobrio, autoproducendo e trasformando quanto possibile. Nel cohousing potremo realizzare quelle economie di scala che da soli non saremmo riusciti a realizzare”. Alla base di tutto ciò c’è senz’altro una presa di coscienza di potere e volere un mondo più a misura d’uomo, dove l’uomo possa vivere in armonia con la natura, senza per questo deturparla, ma soprattutto in armonia con gli altri esseri viventi. Ecco come ce lo spiega Maria Elena, un’altra cohouser: “Il cambiamento delle abitudini del vivere e dell’abitare è un gesto politico rivoluzionario, non ci interessano le ideologie, la destra e la sinistra, i buoni e i cattivi, i nemici e gli amici, ci interessano le buone relazioni”. Per conoscere più vicino questo gruppo e condividere i loro sogni e le aspirazioni l’appuntamento è per sabato 31 marzo 2012 a Ferrara, dove si terrà “Vicini di casa, vicini di vita – Convegno di presentazione del progetto di coabitazione solidale/cohousing Corte Colonica Il Duchino” a cui seguirà l’Assemblea della Rete Italiana Cohousing, una meravigliosa occasione di scambio e confronto fra le varie realtà che stanno nascendo in Italia. Maggiori informazioni sul sito: www.cohousingsolidaria.org; per contatti: info@cohousingsolidaria.org, cell. 320 8622289.

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Come scegliere gli oli essenziali Consigli e suggerimenti per l’impiego in Aromaterapia

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cegliere un olio essenziale di qualità, adatto all’impiego in Aromaterapia non è per nulla facile. Orientarsi tra le differenti proposte presenti sul mercato richiede una buona dose di conoscenza e di professionalità. Secondo studi recenti solo il 5% degli oli essenziali comunemente venduti è adatto all’impiego in Aromaterapia, il resto dovrebbe essere usato unicamente come complemento in prodotti alimentari, cosmetici o salutistici. Ma cosa vuol dire questo in termini pratici? Utilizzare un olio essenziale di grado aromaterapico vuol dire utilizzare un prodotto puro, del quale si conoscono a priori le azioni, le interazioni, i dosaggi, le controindicazioni, la tossicità e i profili di rischio. Quando invece si utilizzano oli essenziali di grado nonaromaterapico tutte queste informazioni non sono disponibili. Si procede quindi alla cieca, sperando di non incontrare problemi e affidandosi spesso al caso e alla buona sorte; ma è come condurre una nave senza utilizzare le carte nautiche e gli strumenti di bordo.

Cosa contraddistingue un olio essenziale di grado aromaterapico?

Un olio essenziale è di grado aromaterapico se possiede una serie di requisiti oggettivi, in particolare deve soddisfare le seguenti caratteristiche: In etichetta è riportato, oltre al nome comune, anche il nome latino, l’unico che identifica in modo esatto la pianta di partenza. Poiché ne esistono molte varietà, non basta un generico “Eucalipto”, ma bisogna distinguere fra: (Eucalyptus globulus), eucalipto

radiata (Eucalyptus radiata), eucalipto blu (Eucaliptus smithii), eucalipto limone (Eucalyptus citriodora) e così via. Ogni varietà ha differenti proprietà, indicazioni, livelli di assunzione, dosaggi, profili di rischio. Viene indicata la parte della pianta da cui è stato estratto l’olio essenziale. Dalle foglie e dalla corteccia della cannella si ricavano due oli molto diversi tra loro. Viene indicato il metodo di estrazione, che deve essere tradizionale e approvato per l’uso in Aromaterapia. Spremitura a freddo, tintura, assoluto o distillazione a vapore. L’olio è puro, naturale e integro. Questo vuol dire che nulla è stato aggiunto e nulla è stato sottratto, non ci sono sostanze sintetiche, non contiene tagli o mix, ricostruzioni o manipolazioni. I cosiddetti “oli deterpenati” non sono impiegabili in Aromaterapia. È presente l’indicazione del chemotipo, il parametro più importante che riguarda gli oli essenziali per Aromaterapia.

Il chemotipo

Nella composizione delle molecole aromatiche entrano in gioco pochi atomi quali: carbonio (C), idrogeno (H), ossigeno (O), azoto (N) e zolfo (S). Si tratta di una semplicità apparente, poiché di fatto sono possibili milioni di combinazioni fra questi atomi. Il biotipo, ovvero l’insieme delle azioni prodotte da diversi fattori, incide profondamente sull’olio essenziale, e ne determina il chemotipo. Il biotipo è determinato da: esposizione solare (frequenza, durata, intensità), condizioni

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Luca Fortuna

Oli Essenziali Chemotipati L’esatta individuazione del chemotipo stabilisce in modo scientifico e preciso la linea di demarcazione tra l’aromaterapia e l’uso improprio degli oli essenziali con tutte le conseguenze che ne derivano. Gli oli essenziali chemotipati rappresentano una formidabile risorsa terapeutica, che può essere utilizzata con sicurezza ed efficacia, con una elevata professionalità. Rappresentano la linea di demarcazione tra l’aromaterapia empirica ed approssimativa e l’aromaterapia scientifica.

climatiche (giorni di pioggia, agenti atmosferici, vento ecc.), altitudine, temperatura esterna, composizione del suolo, tipologia della flora. Differenti biotipi producono variazioni anche notevoli dal punto di vista biochimico nell’olio essenziale che si ottiene dalla stessa varietà botanica. La classificazione in chemotipi (che viene definita attraverso l’analisi con cromatografia e spectometria di massa) permette di distinguere la singola molecola che è maggiormente presente nell’olio essenziale e di definire in modo assolutamente preciso il carattere dell’olio essenziale.

Chemotipo ed impiego

Per un utilizzo consapevole e in grado di produrre effetti desiderati è indispensabile conoscere il chemotipo.


Cosa leggere Ecco nel box sottostante qualche esempio con gli oli essenziali più comuni.

Luca Fortuna

Esperto di medicine naturali, è una riconosciuta autorità nel campo dell’Aromaterapia. Ama scrivere e ha pubblicato numerosi libri di successo su diverse tematiche legate alle discipline verdi. Creatore di prodotti e trattamenti venduti in oltre trenta nazioni del mondo, collabora con diverse aziende ed è impegnato in più progetti di ricerca e sviluppo. Insegna Aromaterapia a più livelli (corsi di base, specializzazioni, seminari intensivi) ed è impegnato in una fitta attività di divulgazione, per diffondere la cultura aromatica. Riceve su appuntamento per consulti individuali, e consulenze professionali.

Luca Fortuna Manuale di Aromaterapia Xenia edizioni, 2010 Luca Fortuna Chimica, Biochimica e Metachimica degli Oli Essenziali Enea Edizioni, 2010 Luca Fortuna 7 Oli veramente essenziali Per la salute, la bellezza e il benessere Punto d’incontro, 2008

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ROSMARINO

Dal rosmarino (Rosmarinus officinalis) si possono ottenere 3 oli essenziali molto diversi tra loro per chemotipo. - OE a 1,8-cineolo (eucaliptolo): con proprietà anticatarrali ed espettoranti; - OE a camphre (borneone): con proprietà antinfiammatorie, utile per crampi e dolori muscolo-scheletrici; - OE a verbenone: con attività cicatrizzanti, lipolitiche ed epatodrenanti. Se nella boccetta compare il solo nome Rosmarinus officinalis non sarà possibile stabilire a quale funzione far riferimento. In molti testi l’olio essenziale di rosmarino viene descritto come depurativo del fegato. Questo è vero solo nel caso del CT verbenone. Allo stesso modo utilizzare il CT verbenone per trattare un’influenza o un raffreddore sarebbe assolutamente inutile.

TIMO

Stufe e dintorni

Il caso del Timo (Thymus vulgaris) è emblematico: esistono infatti più varianti molto diverse tra loro. Timo ct TIMOLO: antibatterico. Dermocaustico, epatotossico a dosi elevate. Timo ct THUYANOLO: antinfettivo, rigenerante epatico. Sicuro. Timo ct LINALOLO: antisettico, neurotonico. Sicuro.

Timo ct GERANIOLO: battericida leggero, antalgico. Sicuro. Se viene riportato solo Timo (Thymus officinalis) non si può sapere se quell’olio essenziale presenta profili di rischio o richiede cautele, come utilizzarlo, quali proprietà esercita. Dal punto di vista antisettico una goccia di OE Timo ct timolo equivale a oltre 20 gocce di OE Timo ct linalolo.

ALBERO DEL TÈ

L’olio essenziale di albero del tè o tea tree oil (Melaleuca alternifolia) è forse l’olio essenziale più conosciuto e utilizzato. La farmacopea australiana descrive 5 chemotipi di questo olio essenziale, uno solo dei quali è raccomandato come antisettico ad ampio spettro. Si tratta del chemotipo caratterizzato da uno specifico rapporto tra terpineolo-4 (superiore al 30%) e dal cineolo (inferiore al 5%). Questo deve essere riportato in etichetta. Nei testi è scritto che il tea tree oil si può impiegare puro sulla pelle, questo è corretto solo se il rapporto sopracitato è rispettato. Quando il cineolo aumenta l’olio diventa più aggressivo e un suo impiego sulla cute può condurre a sensibilizzazioni. L’attività antisettica è inoltre proporzionale al contenuto di terpineolo-4, se questo è basso l’olio essenziale non ha efficacia contro virus, funghi e batteri.

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Fiori di Bach

Scleranthus

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cleranthus passeggia con perfetta certezza”: così Edward Bach definisce lo stato positivo di Scleranthus nella storia dei sedici viaggiatori che partirono per una escursione attraverso una foresta. È la perfetta certezza che abbiamo quando siamo davvero connessi con il nostro Sé superiore, quando ascoltiamo senza indugio i desideri della nostra Anima, quando camminiamo in direzione del Sole e lui è là, bello e luminoso a indicarci il cammino. O meglio i diversi cammini che, comunque, ci condurranno alla meta. La gestualità della pianta di Scleranthus, le sue antenne, la forma in cui ci appare, mi meraviglia ed emoziona sempre più per la sua intelligenza e semplicità. Ha un’esile radichetta sotto terra e uno sviluppo aereo che a primo avviso può sembrare caotico e confuso, ma che rende quest’umile piantina una campionessa in termini di sopravvivenza, sua e della sua specie. È vero che è rara, mi ci sono voluti undici anni per trovarla, quasi spulciando i prati alla sua ricerca, poi un bel giorno mi è apparsa, splendidamente rotonda in cima a una collinetta di sabbia abbandonata da qualche camion in fondo a un campetto da calcio. Ovviamente è arrivata per me al momento giusto, dandomi quello spintone di cui avevo bisogno, nella direzione in cui comunque sapevo di dover andare. Tra le lacrime di gioia e di gratitudine ho rapito quella piantina e l’ho portata a casa. Da allora ha riempito di semi e figliolette tutti i miei vasi, è sopravvissuta senza alcuna esigenza nelle più difficili condizioni e guadagnato sempre più il mio rispetto e la mia considerazione.

Biancarosa

Scleranthus è per me la pianta che meglio rappresenta l’intelligenza: sembra una fittissima rete di neuroni che origina da una semplice radice. Quasi a ogni nodo il suo stelo si biforca, non per indecisione, ma per una tale determinazione che le consente di poter andare “sia di qua che di là” senza perdere la certezza del suo compito. È il Tao, l’armonia dialettica degli opposti, il linguaggio binario dei computer, è strategia pura. Anche piegata e calpestata Scleranthus ha sempre una risorsa pronta (un piano B) ed un fiore che mira al cielo, col suo semino quasi pronto e una nuova radice per riconnettersi alla Terra.

Il fiore dell’armonia: per avere la mente lucida e il cuore libero I prodotti Fiori di Bach Sclerantus Prezzo € 8,00, Confezione: 10 ml Biancarosa Essenze Floreali

Quando usare Scleranthus

Edward Bach la consiglia “per quelli che soffrono molto di non sapersi decidere fra due cose, sembrandogli la prima più giusta della seconda. Sono persone abitualmente tranquille che sopportano da sole le loro difficoltà e non sono inclini a discuterne con altri”. È chiaro che in un mondo in cui regna la dicotomia, che privilegia la razionalità, l’esclusività monoteistica di un solo emisfero ed in cui la bipolarità è soltanto una malattia, non è facile essere Scleranthus. Quando siamo in mezzo ad un mare tempestoso, sulla cresta dell’onda, possiamo guardare in alto speranzosi oppure possiamo guardare in giù timorosi… Scleranthus accende un faro sulla nostra meta, che non si trova né in alto verso il cielo, né in basso verso il mare, ma ben dritto davanti a noi. Ironia vuole che anche il faro palpiti, come il cuore, on-off. Possiamo usare Scleranthus tutte le volte che desideriamo armonia, per non avere alti e bassi di umore o di salute, per non inciampare nelle parole o camminando,

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Biancarosa Produciamo i Fiori di Bach ed altre Essenze Floreali da più di vent’anni, raccogliendo con amore ed ammirazione i fiori dell’appennino Tosco-Romagnolo. Teniamo corsi di formazione sulla Floriterapia.

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Prostata Sana

Stufe e dintorni

Come mantenerla in salute con l’alimentazione e le medicine complementari

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Paolo Giordo el mondo moderno le affezioni prostatiche rappresentano una parte sempre più importante dell’universo patologico

maschile. Queste si diffondono soprattutto nella fascia di età che va dai 50 anni in sù ed è frequentissimo trovare, man mano che si avanza negli anni, una serie di disturbi che riconducono alla prostata e/o alle vie urinarie, strettamente correlate. Molti uomini ultracinquantenni presentano spesso disturbi che vanno dal residuo vescicale urinario – quando la vescica non si svuota completamente dopo la minzione –, alle difficoltà nell’urinare, all’aumento della frequenza e dell’urgenza della minzione, all’indebolimento del getto e del flusso urinario, sino ad arrivare frequentemente alla così detta nicturia, cioè alla necessità di alzarsi di notte più o meno spesso per urinare. Tutto ciò si verifica talora insieme ad altri sintomi fisici come il dolore, il bruciore uretrale o la pesantezza pelvica.

Che cos’è la prostata e a che cosa serve

Essa è una piccola ghiandola situata sotto la vescica maschile composta per il 70% da tessuto ghiandolare e dal 30% da tessuto fibromuscolare. Questa ghiandola presenta rapporti di contiguità, oltre che con la vescica ed il retto, anche con l’uretra, che avvolge. Quest’ultima è un piccolo tubicino che ha la funzione di convogliare sia l’urina che il liquido spermatico dalla vescica e/o dalle vescichette seminali sino all’esterno, passando attraverso il pene.

Molto utili risultano i così detti acidi grassi insaturi, soprattutto della serie omega 3 e omega 9

La prostata ha il compito di produrre il liquido seminale che, unito agli spermatozoi, di produzione testicolare, forma il liquido spermatico in toto. Ci sono delle influenze endocrine per questi tessuti che sono rappresentate dagli ormoni androgeni (testosterone), dagli estrogeni e dal progesterone. Una parte del testosterone, raggiunta la prostata, è convertito in deidrotestosterone o DHT ad opera di un enzima: la 5-alfa-reduttasi. Un’altra piccola parte è convertita in estradiolo per mezzo dell’enzima aromatasi. È ormai noto come il DHT e l’estradiolo favoriscano l’ingrossamento della prostata o la sua possibile degenerazione tumorale.

Le patologie più frequenti legate alla prostata

Esse sono essenzialmente tre: l’ipertrofia prostatica benigna, le prostatiti ricorrenti e/o croniche ed il cancro della prostata. La prima patologia è data dalla crescita abnorme della prostata, presumibilmente in rapporto a fattori ormonali soprattutto legati al DHT e può provocare disturbi legati sia all’ostruzione e alla difficoltà urinaria, sia all’irritazione delle vie urinarie con bruciore ed urinazione frequente. Le prostatiti, invece, sono processi infiammatori e possono essere sia acute che croniche.

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Medicina Alternativa Generalmente le più dannose sono le seconde, e portano il soggetto a una serie di disturbi legati sia alla sfera urologica che a quella sessuale. Raramente le prostatiti riconoscono una causa batterica (solo nel 5% circa dei casi), ma, nonostante ciò, vengono sempre trattate con gli antibiotici che, anziché curare, portano ad un aggravamento dello squilibrio esistente. Il cancro prostatico presenta un’incidenza che varia a seconda della razza e della zona geografica: i più colpiti sono gli americani neri (di origine africana) e i meno colpiti sono gli asiatici. Il cancro prostatico presenta, inizialmente, sintomi che possono essere sovrapponibili a quelli legati all’ipertrofia prostatica o alle prostatiti e la diagnosi è legata spesso alla palpazione diretta della prostata, all’ecografia con sonda trans-rettale ed eventualmente ad una biopsia mirata dell’organo. Sappiamo che la salute prostatica è legata essenzialmente all’equilibrio ormonale e a quello intestinale. Nel primo caso, anziché demonizzare il testosterone tout court, è di fondamentale importanza cercare di ricreare un equilibrio, sia con l’uso di integratori che fungano da precursori del testosterone, sia agendo, al contempo, per contrastare il famoso enzima 5-alfa reduttasi, responsabile della produzione del nocivo DHT, utilizzando, per questo, molti prodotti naturali e fitoterapici che esplicano un’azione utile ed efficace senza provocare alcun effetto collaterale. Conviene, poi, agire sulla produzione estrogenica (che sappiamo essere presente anche nei maschi anche se in misura minore) attraverso l’uso di fitoestrogeni (derivati dalla soia ed altri) che competono, a livello recettoriale, con gli estrogeni fisiologici. Non va sottovalutato il ruolo dell’insulina come ormone ad azione pro-infiammatoria e squilibrante ormonale solo quando è in eccesso cronico e questa osservazione

riconduce al ruolo fondamentale dell’alimentazione come fattore di salute e di riequilibrio. Un’altra causa di squilibrio è data da una disregolazione intestinale. Nel nostro mondo moderno, gli attuali stili di vita favoriscono una disbiosi cronica intestinale, cioè un’alterazione delle popolazioni batteriche saprofite residenti nell’intestino, con conseguente alterazione delle difese immunitarie legate al circuito delle mucose (MALT). L’attenzione al cibo che si consuma

Infatti un’alimentazione alcalinizzante ed antiossidante non può prescindere dai suddetti alimenti consumati freschi ed in forma intera cioè non depauperati dalla raffinazione ed inoltre da coltivazione biologica, pertanto non inquinati da prodotti chimici di ogni sorta. Molto appropriate sono le integrazioni di cibi fermentati (yogurt, kefir, ecc.) e di semi germogliati, entrambi ricchi sia di batteri benefici che di micronutrienti con grandi proprietà antiossidanti.

Da evitare o ridurre drasticamente i grassi animali compresi, i latticini e buona parte dei dolciumi a base di zuccheri raffinati, fortemente acidificanti

diventa, pertanto, fondamentale per garantire un corretto funzionamento intestinale, ormonale, metabolico e immunitario.

Il fondamentale ruolo dell’alimentazione alcalina

Nei Paesi orientali, dove il consumo di grassi animali saturi è molto limitato, esiste una bassa incidenza di patologie prostatiche, compresi i tumori. Infatti i grassi animali creano una maggiore condizione di stress ossidativo, cioè un’aumentata produzione di radicali liberi che sono coinvolti direttamente nelle infiammazioni croniche e nei processi degenerativi. Molto utili risultano i così detti acidi grassi insaturi soprattutto della serie omega 3 e omega 9, componenti essenziali dell’antica dieta mediterranea ricca di frutta, verdure, cereali integrali, legumi e semi oleosi con un po’ di pesce e olio di oliva macinato a freddo.

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Da evitare o ridurre drasticamente i grassi animali, compresi i latticini e buona parte dei dolciumi a base di zuccheri raffinati, fortemente acidificanti. La restrizione calorica, ovvero il mangiare di meno, è sempre stato il rimedio più antico per conservare la salute e promuovere una maggiore longevità. Esistono inoltre molti complementi alimentari come, ad esempio, la curcuma, il tè verde e moltissimi sali minerali e vitamine contenuti negli alimenti integrali che possono contribuire al benessere prostatico ed immunitario.

L’aiuto delle medicine non convenzionali

Le medicine non convenzionali come l’omeopatia, l’agopuntura e, soprattutto, la fitoterapia possono dare un valido contributo al benessere prostatico. Ad esempio il palmetto (Serenoa repens), il pigeo (Pygeum africanum)


Medicina Alternativa e le radici di ortica (Urtica dioica) rappresentano una triade che somma l’azione inibitrice sulla 5-alfa-reduttasi a quella spasmolitica sulla componente fibromuscolare prostatica che avvolge l’uretra, contribuendo al miglioramento di tutti i sintomi prostatici. Esistono, inoltre molti altri rimedi ad azione antinfiammatoria (Epilobio, Ribes nero, Artiglio del diavolo, ecc.) , altri con effetto antiedemigeno (Ippocastano, Ananas, ecc.) ed altri ancora con proprietà antimicrobiche (Mirtillo rosso o Cranberry, Uva ursina, Corbezzolo, ecc.) che possono essere di grande giovamento nelle più comuni infiammazioni prostatiche. Anche il cancro prostatico riconosce importanti coadiuvanti terapeutici come il già citato tè verde o i molti funghi medicinali (Maitake, Reishi, Shitake, ecc.)

Le patologie prostatiche risentono molto positivamente dei rimedi succitati come anche di una corretta e sana alimentazione, ma non va dimenticato il ruolo fondamentale del movimento fisico e della gestione equilibrata dello stress che contribuiscono efficacemente a prevenire, ridurre e curare le affezioni della prostata nella loro totalità.

Paolo Giordo Medico, neurologo, esperto in omeopatia e fitoterapia. Si occupa di nutrizione e cura delle malattie degenerative con metodi naturali e ha pubblicato svariati libri su questo argomento.

Cosa leggere Paolo Giordo Prostata: Cure Naturali e Alimentazione Aam Terra Nuova Edizioni, 2011 Paolo Giordo, Alice Savorelli Osteoporosi senza Medicine Preziosi consigli e gustose ricette per prevenire e curare l’osteoporosi Aam Terra Nuova Edizioni, 2011 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

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Lo Yoga non è mai stato descritto veramente per quello che è. È un’arte e una scienza con la quale puoi sormontare le insidie della vita. È una scienza, una conoscenza, un’arte in cui la mente e il corpo lavorano in unione e lo spirito li sostiene. Yogi Bhajan

Yoga Kundalini

Lo yoga della consapevolezza e del risveglio dell’energia kundalini

Dharma Kaur

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o yoga è una tecnologia potente che arriva a noi da saggezze vecchie di millenni, nate in periodi di splendore della storia dell’uomo, periodi dei quali poco ricordiamo. Quello che di immediato comprendiamo nell’avvicinarci ad essa e nel praticarla è che porta con sé una conoscenza profonda di chi siamo, di come prenderci cura di noi stessi in una maniera olistica, ridandoci un posto all’interno del sistema terra e universo, ricollegandoci all’energia presente dentro e fuori di noi. Lo Yoga Kundalini è una di queste vie, tramandataci dal maestro Yogi Bhajan. “Questo non è lo yoga che si pratica in solitudine in cima a una montagna e fuori dalla realtà – scrive Yogi

niche sono rivolte ad integrare questi tre aspetti e a renderci consapevoli di questa verità nella concretezza del quitidiano, ridandoci la possibilità di una vita piena di salute, gioia, positività e amore.

La potente energia del serpente

Il mezzo fondamentale per poter arrivare a questo stato di benessere è l’integrazione dell’energia kundalini, un potente potenziale di risveglio a noi stessi. Secondo le antiche saggezze questa energia giace addormentata alla base della colonna vertebrale in Muladhara chakra (il primo dei 7 chakra più importanti: Muladhara, Swadhistana, Manipura, Anahata, Vishudda, Ajna e Sahasrara) e viene solitamente raffigurata come un serpente

Nel Kundalini Yoga la cosa più importante è la vostra esperienza. Va diritto al cuore. Non ci sono parole in grado di sostituire la vostra esperienza. La tua mente può accettare le parole o non può, ma la vostra coscienza non accetta solo parole. Yogi Bhajan Bhajan – è stato insegnato per la gente che lavora, che ha una famiglia e che è sottoposta agli stress di ogni giorno: nel mondo moderno in cui viviamo c’è una tremenda pressione, silenziosa ma precisa, che ci sconvolge e ci possiede, a tal punto che non sappiamo se siamo reali o non reali”. Uno dei suoi punti cardini è l’affermazione che siamo esseri spirituali che hanno deciso di vivere un’esperienza umana per imparare, come se la terra fosse una meravigliosa scuola, e che ritorniamo in un susseguirsi di vite fino all’apprendimento completo di quello che la nostra anima si era prefissata. Ciò che ci rende umani, secondo lo yoga, è un mix di corpomente-spirito, perciò tutte le sue tec-

addormentato arrotolato su se stesso per tre volte e mezzo. La parola sanscrita kundal vuol dire cerchio o anello e la parola kundalini, che significa poeticamente ricciolo dell’amato, rappresenta lo srotolarsi della consapevolezza della propria natura spirituale. Tutta la tecnologia di questo specifico yoga mira a destare la kundalini, così da farla risalire attraverso il canale energetico più importante situato nella colonna vertebrale e farle attraversare tutti i principali chakra, ai quali sono collegati differenti stati di consapevolezza, sino a raggiungere quello della corona Sahasrara, situato alla sommità del capo. In questo modo si ha la possibilità di

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Risveglio del Corpo

Valutazione interiore - Estate 1992

Creare uno spazio sacro

Importante per la tua pratica di Kundalini Yoga è creare uno spazio sacro, sia a livello interno che esterno. Puoi allestire un piccolo angolo della tua casa con un tappetino, una candela, delle immagini di donne o uomini santi per te. Indossa comodi abiti di cotone o di fibre naturali preferibilmente di colore bianco così da sostenere il tuo campo magnetico, se vuoi puoi coprire la tua testa con un turbante di cotone così da massaggiarla e concentrare l’energia. Tieni a portata di mano una coperta per il rilassamento e dell’acqua, così da aiutarti nell’importante processo di purificazione che si mette sempre in moto con questa pratica.

Per altre istruzioni importanti ti raccomandiamo di visitare il sito: http://www.kundaliniflow.com

stabilire un legame con l’infinito e raggiungere l’illuminazione: il completamento finale di questo viaggio consiste nel riportare questa consapevolezza a terra per applicarla alla vita di tutti i giorni. L’ascesa dell’energia kundalini stimolata da queste tecniche è un processo graduale e quasi impercettibile, non porta con sé manifestazioni pericolose per la stabilità psicofisica, ma un graduale senso di aumentata vitalità e presenza a se stessi, con un cambiamento profondo di noi stessi e, di conseguenza, della nostra vita: si diventa sempre più consapevoli di chi siamo veramente e del nostro reale potenziale.

Gli effetti benefici del Kundalini Yoga su corpo-mente-spirito Con il Kundalini Yoga si può agire direttamente: n sul sistema nervoso centrale e periferico, distendendo le tensioni create dallo stress quotidiano e aiutando a contenerne gli effetti deleteri;

n sul sistema immunitario e sugli

organi interni, massaggiandoli e migliorandone le funzionalità fisiologiche; n sul corpo in generale, il quale

ritrova una nuova flessibilità e tonicità; n sul controllo dell’emotività,

permettendoci di agire nel quotidiano con rinnovata tranquillità; n sul senso di benessere, sulla forza e

la bellezza; n su un elevato senso di

consapevolezza, e aumento dell’intuito; n sull’eliminazione di abitudini

negative, apportando grande creatività. Lo yoga insegnato da Yogi Bhajan combina il respiro, i mudra

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“Vedi il buono in tutto. Vedi delle opportunità in tutto. Con questo atteggiamento, percorri la tua vita con grazia.” Yogi Bhajan Tratto da Phisical Wisdom. Kundalini Yoga as taught by Yogi Bhajan, ed. Kundalini Research Institute, pag. 42.

1) Per conoscere il Tuo Equilibrio Interiore

Siedi in una posizione comoda con gli occhi chiusi, focalizzandoti sul punto del terzo occhio. Porta le mani in posizione di preghiera al centro del petto (un palmo contro l’altro). Fai strofinare la mano sinistra verso l’alto finché non è più in alto della destra, il palmo sinistro rivolto verso destra tocca il braccio sinistro proprio sotto al polso. Fai respiri più profondi e lenti che puoi. 3-11 minuti.

2) Per conoscere la Tua Proiezione Interiore

Siedi in una posizione comoda con gli occhi chiusi, focalizzandoti sul punto del terzo occhio. I pollici sono agganciati nelle cavità su entrambi i lati del ponte del naso. Chiudi lentamente i


palmi delle mani nella posizione della preghiera, chiudendoli partendo dalla base del palmo verso l’alto e toccando i lati delle dita per ultimi. Mantieni questa posizione. Fai respiri più profondi e lenti che puoi. 3-11 minuti.

3) Per conoscere la Tua Forza Interiore

Siedi in una posizione comoda con gli occhi chiusi, focalizzandoti sul punto del terzo occhio. Fai respiri più profondi e lenti che puoi. Metti la mano destra sopra la sinistra al centro del cuore e premi più forte che puoi, mantenendo la pressione durante la meditazione. 3-11 minuti

(specifiche posizioni della mano e delle dita), la focalizzazione nel terzo occhio, i mantra, le contrazioni di muscolature del corpo e le posture: il tutto ideato in maniera precisa e consapevole per influenzare il corpo, la mente e l’anima. Kundalini Yoga è un yoga per le famiglie, per le persone che devono affrontare le sfide quotidiane, per chi gestisce aziende e gruppi di persone: Kundalini Yoga è per tutti coloro che vogliono potenziare le competenze necessarie per affrontare con successo le sfide della vita. L’elenco dei benefici reali dati dal praticare regolarmente Kundalini Yoga è molto lungo. Ma, in realtà, ciò che più conta per voi è la vostra esperienza. La cosa determinante in tutto questo è che se vogliamo gioire di questa antica tecnologia e godere degli effetti meravigliosi che essa porta con sé, è che non basta leggere dei libri, è necessario praticarla, impegnarsi con corpo, mente e spirito, almeno una volta alla settimana. E se si vogliono effetti più profondi e importanti, si consiglia la pratica tutti giorni almeno per 40 giorni di seguito, perché solo con l’esperienza possiamo davvero cambiare noi stessi e contattare la profonda saggezza che giace addormentata in ognuno di noi.

Cosa leggere Lothar-Rudiger Lutge Yoga Kundalini Il risveglio dell’Energia Vitale Macro Edizioni, 2006

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Dharma Kaur È un’insegnante certificata KRI (Kundalini Research Institute), affiliata IKITA (Int. Kundalini Yoga Teacher Ass.) e IKITA-ITALIA, insegnante certificata KRI e 3HO WOMEN per la Gravidanza Consapevole. Ha trascorso anni nella ricerca personale, passando da esperienze varie che hanno contribuito fortemente a renderla quello che è ora, ma è agli insegnamenti tramandati da Yogi Bhajan che deve di più. Dharma Kaur dedica ora tutta la sua vita a insegnare e diffondere il Kundalini Yoga. Insegna a Bologna, Rimini, Cesena. Per contatti: dharmakaur7@gmail.com.

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Stufe e dintorni

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Messaggi positivi e voce autentica

Come comunicare in maniera efficace ed empatica con i bambini

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a comunicazione con i bambini è assolutamente vitale per la loro crescita, per la loro salute e per il loro umore. Molto spesso non ci facciamo caso e veniamo travolti dal messaggio che vorremmo dare loro, quasi come fossero degli adulti capaci di cogliere gli aspetti più concreti di quello che si dice. Ma a prescindere dal fatto che anche un adulto capisce meglio un messaggio se questo viene detto in modo gentile, con i bambini una comunicazione aggressiva, nervosa o violenta può provocare danni davvero importanti. Le regole fondamentali da seguire sono due: innanzitutto un uso di parole sempre positive che creino motivazione, che portino il bambino ad avere voglia di seguire ciò che noi gli diciamo. Esempio classico: se diciamo a un bambino “smettila di essere svogliato, se continui di questo passo non farai mai niente nella vita” stiamo dando un messaggio opposto rispetto ai nostri reali intenti. Infatti, l’inconscio non comprende il negativo e quindi l’unico messaggio che rimane al bambino è “svogliato non farai mai niente della vita”. La stessa frase potrebbe essere girata in termini positivi dicendo “dai diamoci da fare insieme e vedrai che sarà il primo di una serie di grandi traguardi che avrai nella tua vita”. Abbiamo espresso lo stesso concetto, ma le parole sono state “dai facciamolo insieme e raggiungerai traguardi nella vita”. Questi messaggi sono il futuro del bambino. Ogni volta in cui gli diciamo che può fare qualcosa di buono stiamo mettendo una pietra per la sua autostima e la sua felicità. La seconda regola fondamentale è che

non basta dire parole giuste e positive, occorre anche dirle in maniera dolce, delicata, piacevole e soprattutto occorre essere autentici. Quando voi parlate, qual’è l’emozione che esprime la vostra voce? Siete sicuri che quando parlate con amore o con simpatia la vostra voce esprima davvero questi sentimenti? Per essere sicuri, non esiste che un sistema: registrarsi. Registrate la vostra voce nell’atto di dire a vostro figlio: “ciao come stai, com’è andata a scuola?”. Poi riascoltate la vostra voce e chiedetevi: “con la mia voce ho espresso chiaramente un sentimento di affetto nei confronti di mio figlio”?

La “voce verde” della calma

Sarebbe lunga qui spiegarvene tutte le cause, ma tutti noi spesso parliamo condizionati da sentimenti di frustrazione e di nervosismo che viviamo nella vita. Occorre imparare a esprimere sentimenti positivi e per fare questo esistono alcune tecniche potentissime che ho individuato nel corso dei miei studi e che ho scritto nei miei libri. In particolare, esiste un codice della buona voce che ho chiamato voce verde e che corrisponde

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Ciro Imparato a un uso della voce che rispecchia questi parametri: volume basso, tonno basso, tempo lento, pause esitanti, sorriso dolce. Usate questa voce con i vostri bimbi e vedrete che tutto ciò che dite sarà capito molto prima e con molto entusiasmo. Per saperne di più potete leggere La Tua Voce può Cambiarti la Vita e La voce verde della calma e guardare il mio programma su Sky canale 137 Easybaby dal titolo ABC. Parlare con i piccoli, in onda ogni giorno alle 19.15 e alle 23.

Cosa leggere Ciro Imparato La Voce Verde della Calma Libro + CD Audio Come smettere di arrabbiarsi e infondere amore, fiducia e rispetto con la voce Sperling & Kupfer, 2011

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Ciro Imparato

Doppiatore da oltre vent’anni, è formatore e voice coach e tiene corsi seguitissimi. Unendo lo studio della voce alla psicologia, nel 2005 ha inventato il Metodo FourVoiceColors® per migliorare la voce e la capacità comunicativa in ambito sia professionale che personale. Per contattarlo: ciro@lavoce.net; www.lavoce.net.


Viva la fascia!

Perché portare i bambini: una nostra lettrice ci racconta la sua esperienza

Cosa significa portare i bambini?

Per me portare è uno stile, uno dei possibili modi d’amore. È la scelta di chi ama il proprio figlio e crede che la maniera più forte, bella, completa per dargli amore sia tenerlo il più possibile vicino a sé. Che lo si faccia tenendolo in braccio, che ci si aiuti con un supporto di stoffa, che nel frattempo si cammini o si lavori in casa, o che si rimanga sdraiati sul divano, poco importa. Ciò che conta è la vicinanza. Per rendere il portare più comodo e pratico si sono inventati diversi supporti e tecniche, adatti alle attività da svolgere e all’ambiente di vita. Perché, va detto, l’essere umano porta da sempre e in tutto il mondo. In Occidente il portare è stato riscoperto di recente e lo strumento oggi più famoso per farlo è la fascia lunga. Ma il mercato in proposito è molto ricco e in continua espansione.

Perché hai portato la tua bambina?

Perché la volevo vicina. Non mi sono fatta molte domande al riguardo: semplicemente sentivo che era giusto,

per me e per lei. Devo dire che nei primi due mesi non l’ho portata molto in fascia, perché avevo deciso di trascorrere molto tempo con lei in casa, soprattutto sul divano, scelta in parte dovuta al fatto che Maria è nata all’inizio dell’inverno. Quindi all’inizio è stata molto in braccio. La fascia è stata un aiuto quando dovevo occuparmi delle pulizie di casa o della preparazione dei pasti, e comunque quando uscivamo non ho mai sentito il bisogno di sostituirla con carrozzina/passeggino. Ma continuo a Come scegliere la fascia giusta per l’età giusta e il clima giusto? I consigli di Esther Weber su www.portareipiccoli.it/ supportiindex.html

sottolineare che la mia non è stata una scelta ideologica: ho cercato di seguire sempre ciò che mi diceva l’istinto. Mia figlia, poi, non appena ha imparato a muoversi autonomamente, ha preferito farlo: viene in braccio (o in fascia) solo quando è molto stanca o malata, e ovviamente quando vuole qualche coccola.

Quali consigli ti senti di dare a chi vorrebbe portare il proprio bambino?

Chi è interessato al portare oggi può trovare molte informazioni in internet o su alcuni (pochi) libri. Sono

http://www.etsy.com

A

spettate un bambino e siete intrigate dalla possibilità di sostituire ingombranti carrozzine e passeggini con fasce e mei tai? Avete un neonato e pensate che il contatto continuo in fascia possa essere un insostituibile trattamento di benessere per entrambi? Navigando sul web abbiamo incontrato una bella riflessione di Erika Lerco sul portare i bambini: contattandola abbiamo scoperto che è una nostra lettrice abbonata. Erika ci ha raccontato la sua esperienza nel portare la figlia Maria di 17 mesi.

Marianna Gualazzi

diffusissimi filmati nei quali vengono mostrate le tecniche di legatura, forum o gruppi facebook di “portatori” che si scambiano informazioni ed esperienze. Personalmente ho trovato fondamentale leggere il libro di Esther Weber Portare i Piccoli e visitare il suo sito www.portareipiccoli.it per avere una prima introduzione ai “concetti” del portare. Ho presto capito che ciò che per me conta non è tanto imparare le legature (sono tutto sommato

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Bambini e genitori

Cosa leggere Esther Weber Portare i Piccoli Un modo antico, moderno… e comodo per stare insieme Il Leone Verde, 2007

semplici), ma avere attenzione verso i significati fisiologici e più profondi della vicinanza, dai quali derivano specifiche attenzioni tecniche (per esempio è necessario stringere più di quanto inizialmente saremmo disposte a fare). Pertanto è stato fondamentale per me rivolgermi a un’istruttrice PIP Abbiamo intervistato

Erika Lerco

Alessandra Bortolotti E se poi Prende il Vizio? Il Leone Verde, 2010

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Artigiana del riciclo, piccolissima imprenditrice (negozio on-line di prodotti per la famiglia ecosolidale: www.alberoestella.it), vice presidente dell’associazione di promozione sociale Qui mamma ci cova (www. mammacicova.it), operatrice in formazione Portare i Piccoli (www.portareipiccoli.org) presso Esther Weber.

(Portare i Piccoli) e avendo la fortuna di vivere non troppo lontano dallo studio di Esther, ho seguito i suoi corsi. Ora sto diventando a mia volta istruttrice certificata.

Ci illustri alcuni benefici scientificamente provati del portare? I benefici del portare, sul bambino e sulla relazione, sono numerosi e comprovati da diversi studi. Sono fondamentalmente i benefici legati alla risposta rapida e amorevole ai bisogni fisiologici del bambino. Per chi ne volesse avere un elenco ben argomentato suggerisco il capitolo sul portare del libro di Alessandra Bortolotti E se poi prende il vizio?. Ne ho fatto un riassunto anche nel mio sito: http://alberoestella.it/pagine/perche


Dire, fare, giocare Letture, ricette, attività, informazioni per bambini e genitori n Attività di Vita Pratica Giochi a costo zero dai due ai tre anni

“Gli esercizi di vita pratica sono una vera e propria ginnastica la cui palestra raffinante tutti i movimenti è l’ambiente in cui si vive” scrive Maria Montassori. Le attività di vita pratica sono adatte ai bambini a partire dai due anni di età, sono unisex e per “funzionare” secondo l’idea montessoriana devono essere vere e reali: si spazza davvero il pavimento, lo si lava con lo straccio, si lavano i panni con vero sapone acqua, si travasano liquidi, si apparecchia una tavola a misura di bambino con tazzine e piattini in ceramica e si prende il tè - vero tè. Il tutto con utensili e attrezzi veri, ma in miniatura, in modo che il bambino possa maneggiarli abilmente con le sue piccole mani. Tante attività di vita pratica a costo zero per bambini da due a tre anni sono suggerite da Claudia Porta nel suo blog: http://www.lacasanellaprateria.com/2012/02/montessori-vita-pratica/#more-6516

La ricetta Barrette energetiche fatte in casa

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Ingredienti 100 g di burro 200 g di miele chiaro 200 g di fiocchi di avena 100 g di semi misti (papavero, girasole, lino) 100 g di mandorle affettate e tostate 100 g di uva sultanina 50 g di mandorle macinate 2 cucchiai di semi di sesamo Procedimento Preriscaldare il forno a 180 °C. In una pentola di medie dimensioni far fondere a fuoco basso il burro e il miele. Versarvi gli altri ingredienti, eccetto i semi di sesamo. Mescolare, amalgamare e spegnere il fuoco. Versare il composto in una teglia quadrata o rettangolare, in modo che l’impasto sia altro circa 2 centimetri. Cospargere la superficie di semi di sesamo e infornare per 15 minuti, fino a che la preprazione diventa dorata. Far raffreddare leggermente prima di tagliare Bruno Tognolini, in barrette, e lasciare nella teglia fino al Rita Valentino Merletti Leggimi Forte completo raffreddamento.

Cosa leggere

Accompagnare i bambini nel grande universo della lettura Salani Editore, 2006

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Disturbi femminili: una nuova soluzione con la ginnastica intima Un metodo utile per tanti disturbi femminili

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i è mai capitato di dire frasi quali: “Questa pancia che viene fuori... nonostante la dieta e la ginnastica non si appiattisce”; “Avverto una pesantezza pelvica: è come se nel basso ventre ci fosse un peso”; “Durante i rapporti sessuali non riesco a provare molto piacere. È come se mi sentissi dilatata. L’orgasmo è debole o assente”; “Quando tossisco, rido o corro mi succede di avere delle perdite di urina. Strano, perché non sono anziana”; “Il mio bacino è bloccato. Quando mi muovo, quando cammino è rigido. E mi fa sentire poco femminile”. Se la risposta è sì, significa che la vostra area pelvica – quella che di solito chiamiamo bacino – è indebolita. La pelvi è il “centro” del nostro corpo. Se questa parte è debole anche il corpo intero è debole. Come mai? Perché è proprio in questa zona centrale che si trovano organi preziosi, direttamente collegati alla salute e al benessere della donna. Una debolezza pelvica è fonte di numerosi disturbi: addome prominente, atonia vaginale, disturbi mestruali e ginecologici, incontinenza urinaria fino ai prolassi pelvici. Anche la sessualità ne risente: raggiungere il piacere è molto più difficile. La debolezza spesso riguarda la muscolatura di questa zona, detta pavimento pelvico. Non si può vedere ma possiamo sentirlo quando saliamo in bicicletta: è la parte del bacino che appoggia sulla sella. Una complessa

struttura i cui muscoli, intrecciati insieme, formano la parte inferiore del bacino: un vero e proprio “pavimento” ma dalla forma concava. Nonostante il pavimento pelvico svolga funzioni di grande importanza per il nostro corpo, non si può dire che sia molto conosciuto. È una struttura muscolare davvero importante per il nostro benessere. Che si può stimolare con la ginnastica intima.

Che cos’è la ginnastica intima e che disturbi cura?

La ginnastica intima è una ginnastica che si indirizza alle parti nascoste del bacino, non visibili ma percepibili da ogni donna. È un insieme di tecniche piacevoli e rilassanti, e anche divertenti che richiedono poco tempo. Alcune pratiche, dette “invisibili”, si possono addirittura eseguire mentre stiamo facendo altro e ovunque siamo. I benefici sono davvero tanti; vediamone alcuni. n Ridurre la pancia. “Ho provato qualsiasi tipo di ginnastica ma la mia pancia non si riduce. Non servono né dieta, né esercizi per gli addominali”. Sono frasi che si sentono dire da molte donne. Per quanto si impegnino per far andare via la pancia, non c’è niente da fare: resta lì. Qual è la causa di questa pancia che non se ne va? Una causa importante, spesso trascurata, è proprio una muscolatura pelvica debole. È interessante infatti sapere che la “pancetta” non sempre è determinata dal sovrappeso o da una lassità dei muscoli

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Simona Oberhammer addominali o lombari. L’addome può sporgere antiesteticamente verso l’esterno anche per una causa poco conosciuta: la mancanza di tonicità dei muscoli pelvici. Ecco perché spesso la pancia rifiuta di appiattirsi, anche nella donna magra, nonostante la ginnastica addominale. n Combattere la sindrome premestruale. Ogni mese, molte donne soffrono di sindrome premestruale. La ginnastica intima può aiutare molto. Il suo effetto positivo è dovuto a un miglioramento dell’irrorazione della zona pelvica: ciò permette di ridurre e alleviare la congestione presente in questa parte del corpo. Se si praticano con costanza gli esercizi, il flusso sanguigno scorre più liberamente e la congestione del bacino viene alleviata. n Combattere i dolori mestruali. La ginnastica intima è utile anche in caso di dismenorrea, cioè mestruazioni dolorose. Gli esercizi infatti migliorano il flusso circolatorio a livello pelvico e decongestionano la zona. n Migliorare i disagi della menopausa. In questa fase della vita la ginnastica intima non è solo utile ma necessaria. Perché può prevenire e alleviare numerosi disturbi. Innanzitutto rafforza gli organi del bacino che in questa fase della vita possono indebolirsi. Inoltre diverse donne hanno notato una diminuzione delle vampate praticando gli esercizi pelvici. Eseguendoli con costanza – questi esercizi facilitano l’afflusso di sangue all’area del bacino – il calore è richiamato verso il basso:


La Priezirolane. Con l’esercizio dellma apgeinrlaansido

Donna

Desc ico im imento pelv v a p il e a tr perla. con vagina una in uscoli re e n e tt a di tr ono tutti i m erta g g a tr n o c i c .S te, con una Esecuzione oraneamen p m ina si g te a n v o c la i pelvic ire che rt e v v a d a fino gradualità, . pletamente m o piccola c chiude alizza una u is v i S . e n o zi a ginale. Visualizz l canale va e d la o rn te n ntraggono perla all’i elvici si co p li la o o sc n u a m rilass Quando i , quando si ta u n e tt a tr perla viene sterno. la verso l’e ione per perla scivo gni contraz o e n e ti n a m Durata. Si ndo. o c se 1 circa

si decongestiona così la zona del viso, del collo e del torace, cioè le aree più colpite dalle vampate. n Contrastare la secchezza vaginale. Le donne che praticano ginnastica intima regolarmente sono meno soggette alla sintomatologia tipica dell’atrofia vaginale. E percepiscono molto meno la secchezza delle mucose, l’irritazione e il senso di fastidio nella vagina. n Combattere le infezioni vaginali. Questi esercizi sono molto indicati in caso di infezioni vaginali persistenti – per esempio la candida che dura per lunghi periodi – perché arricchiscono le cellule dei tessuti interni con sangue in cui è contenuta un’alta percentuale di ossigeno che stimola le funzioni immunitarie. n Combattere l’incontinenza urinaria. Questo disturbo, spesso vissuto in silenzio, riguarda diverse donne. La ginnastica può aiutare molto, perché crea una buona base di appoggio per gli organi interni: i muscoli tonificati proteggono meglio l’uretra nei momenti di pressione. n Aumentare il piacere sessuale. Un netto miglioramento della vita sessuale è uno dei benefici effetti più spesso citati dalle donne che praticano gli esercizi di ginnastica intima. Per molte è però un fatto nuovo. Non si pensa che le sensazioni di eccitazione e piacere, e la possibilità di avere orgasmi appaganti, siano correlate anche alla nostra capacità di percepire la pelvi e di saper muovere i suoi muscoli.

Ma un piacere diffuso e orgasmi più intensi sono dati anche da una muscolatura pelvica forte e riattivata: i muscoli vaginali tonici sono tra i maggiori responsabili dell’intensità delle sensazioni provate mentre si fa l’amore.

Simona Oberhammer

È naturopata e ricercatrice. Ha anche ideato Olofem, un programma di crescita personale al femminile. Organizza corsi e incontri per le donne. Il suo sito è: www.olofem.com.

Cosa leggere Simona Oberhammer Ginnastica intima Edizioni Olosophiche, 2012 Di prossima pubblicazione Simona Oberhammer Olofem – Femminile Sconosciuto Edizioni Olosophiche, 2011

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Una vita al “piano attico” Responsabilità personale e consapevolezza per vivere meglio

A

lcuni esseri umani hanno questa splendida capacità di incolpare tutto e tutti per la triste e misera esistenza che stanno conducendo. Ti raccontano un lungo elenco di torti subiti o ti spiegano come il mondo si sia coalizzato contro di loro, al fine di rendergli la vita davvero impossibile. Per carità, è vero che qualcuno è più sfortunato di altri, ma stando attenti alle parole che pronunciano ci si accorgerà di un particolare fondamentale: queste persone tendono a giustificare ogni loro azione (o mancata azione) colpevolizzando senza appello i comportamenti altrui. Tutto ciò porta, gradualmente, ad una visione piuttosto passiva della vita e ad una totale inconsapevolezza rispetto alle proprie responsabilità.

Fabrizio Cotza l’Universo ci invierà un messaggio ancora più forte, nella speranza che questa volta venga recepito e compreso. Se, ad esempio, ti ritrovassi spesso in situazioni in cui qualcuno tradisce la tua fiducia, dovresti evitare di reagire arrabbiandoti o meditando vendetta contro colui chi ti ha ferito. Sarebbe molto più utile comprendere perché questo accade così frequentemente. Potresti così scoprire che ci sono

Prendersi le proprie responsabilità, consapevolmente

In realtà c’è sempre un messaggio dietro ad ogni circostanza che ci turba. La reazione più istintiva è quella di cercare immediatamente dei “colpevoli” per quello che è accaduto, convinti che in questo modo ci sentiremo un po’ meglio. Ma non è così. Basta osservare la pessima qualità di vita di coloro che sono entrati in questo pericoloso ingranaggio. In realtà la spiegazione di ciò che ci succede va sempre cercata dentro di noi, altrimenti

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da parte tua piccoli comportamenti abitudinari che spingono gli altri a comportarsi male. Oppure che tu stesso, involontariamente, stai mancando a qualche accordo preso con altri. Tale ricerca sta alla base della “consapevolezza”, intesa come totale assunzione delle proprie “responsabilità personali”. Troppo spesso questo approccio viene travisato ed erroneamente spacciato

Mi spiace dirtelo, ma le cose non le puoi cambiare. Ciò che puoi realmente cambiare sono solo le tue reazioni


Self Help come un sistema che permette di “cambiare le cose”. Mi spiace dirtelo, ma le cose non le puoi cambiare. Ciò che puoi realmente cambiare sono solo le tue reazioni. E se ti alleni a cambiare le tue reazioni ti accorgerai che gradualmente passerai ad un livello più alto, in cui “quelle cose” non accadono più o sempre meno spesso.

Il mondo è fatto a scale...

Per usare una metafora potremmo dire che tu decidi in quale piano del grattacielo vuoi vivere e di conseguenza che tipo di esperienze vorrai sperimentare. Le cose non le cambi, così come non cambi le persone. Le persone sono quel che sono. Punto. Tu puoi solo decidere se vivere nel loro stesso piano o se fare due rampe di scale e vivere accanto a nuovi vicini di casa. Più in basso rimani e più ti ritroverai a dover battagliare con gli invidiosi, gli infidi, i furbi, i nervosi. Salendo un po’ ci sono vicini ansiosi, impauriti, stressati. Un piano più alto e trovi quelli che passano semplicemente il tempo, senza nessun tipo di obiettivo. E ancora più su troveresti quelli gentili e poi quelli simpatici, e poi gli allegri, i sognatori, i generosi. Il grattacielo è sempre lo stesso per tutti. Né bello né brutto. Serve solo per viverci. Ma il piano e la compagnia, quelli li decidi tu. E lo fai tutte le volte che dai il giusto significato a ciò che la vita ti mette davanti. Puoi passare tutto il tempo a litigare in maniera forsennata col tuo vicino odioso, pensando che tutti i vicini siano esseri disgustosi e perfidi. Oppure puoi salire quel primo gradino che ti porterà da qualche altra parte. A volte potrebbe accadere di scendere invece che di salire. Di passare un po’ di tempo nel seminterrato con pericolosi individui

pronti a pugnalarti pur di rubarti qualche spicciolo. E ancora una volta sarai tu a scegliere se rimanere tra loro per poterti un giorno vendicare o se prenderti la responsabilità di essere andato incautamente lì sotto e quindi decidere di andartene da quel posto che non ti appartiene. Il mio augurio è di ritrovarci un giorno tutti su, nell’attico, per fare una splendida festa sotto le stelle.

Cosa leggere Fabrizio Cotza Ebook - Per Fortuna c’è la Crisi - PDF L’arte dell’espansione in tempi rivoluzionari

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Fabrizio Cotza Si occupa da oltre 10 anni di formazione, utilizzando il metodo “Professionisti Consapevoli”, ovvero insegna come crescere nella sfera personale, prendendo spunti da quella formidabile palestra di vita che è il contesto lavorativo. Dirige da due anni il magazine Migliorare, la prima rivista specializzata nella crescita personale e professionale (miglioraremagazine.it). Ha scritto l’ebook Per Fortuna c’è la Crisi in vendita su Macrolibrarsi.it. Il suo sito è www.fabriziocotza.it.

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Una vita semplice con alti ideali La comunità Ananda Assisi: 25 anni di gioia sempre nuova

La redazione

Fondata nel 1968 da Swami Kriyananda, Ananda è un insieme di comunità spirituali, con centinaia di centri e gruppi di meditazione in America, Europa e in India. Sono veri e propri laboratori di vita basati sulla pratica quotidiana della meditazione, del Kriya yoga e sul principio di una “vita semplice con alti ideali”. Abbiamo visitato la comunità italiana di Ananda nei pressi di Assisi, in occasione del suo 25° anniversario di fondazione.

L’

aspetto multiculturale s’intuisce non appena si mette piede nella gioiosa comunità di Ananda, una vera e propria Città di Luce, un luogo ispirante immerso nello splendido panorama e nella quiete delle colline umbre. Qui vengono accolte persone di ogni età, religione e livello culturale perché gli insegnamenti spirituali di Paramhansa Yogananda, portati avanti dal suo discepolo diretto Swami Kriyananda, esprimono una spiritualità autentica, non dogmatica, pratica, universale. Ananda in sanscrito significa “gioia, beatitudine infinita”, ed è proprio questa gioia che i ricercatori sinceri della verità aspirano a raggiungere, la realizzazione del Sé, ossia l’unione con l’infinito. È questo, in sintesi, il cuore della “filosofia” di Ananda; non una religione, ma un principio che abbraccia tutte le religioni e, soprattutto, tutti coloro che,

indipendentemente dal proprio credo, decidono di vivere un’esperienza personale di unione con il divino.

Semplicità e ricchezza spirituale nella città di San Francesco

“Vita semplice con ideali elevati” è uno dei motti della comunità. Immediatamente si percepisce che lo stile di vita di chi sceglie questo percorso spirituale è basato sulla semplicità, in aggiunta a una vita interiore ricchissima e in continuo contatto con Dio. E non è un caso che il centro si trovi proprio vicino ad Assisi, la città di San Francesco, uno

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dei grandi santi ai quali la filosofia di Ananda s’ispira, proprio per l’amore, la semplicità e il forte legame con Dio e con la natura. Yoga, meditazione, canti e preghiere sono le pratiche spirituali svolte quotidianamente nella comunità, sia dai residenti, sia da chi decide di trascorrere qui un breve periodo. Praticando queste tecniche ogni giorno è possibile raggiungere un perfetto equilibrio tra l’aspetto fisico, mentale, emozionale e spirituale; una consapevolezza sottile per affrontare gioiosamente tutte le attività della vita quotidiana. Vivere in vibrazioni più elevate ci permette di avere un’ottica


Spiritualità

Chi è Swami Kriyananda

Non una religione, ma un principio che abbraccia tutte le religioni e, soprattutto, tutti coloro che, indipendentemente dal proprio credo, decidono di vivere un’esperienza personale di unione con il divino diversa, più serena e più “alta”, e allo stesso tempo ci rende capaci di apprezzare maggiormente le piccole cose che la vita ci offre.

La vita ad Ananda

Non appena arrivi ad Ananda hai l’immediata sensazione di “essere a casa” ed è davvero facile rilassarsi ed essere se stessi insieme ad altre persone impegnate a migliorarsi e ad esprimere il proprio potenziale più elevato. “L’ambiente” diceva Yogananda “è più forte della volontà”. Per ambiente egli intendeva, soprattutto, la buona compagnia. La vita ad Ananda è semplice ed essenziale. La cucina è ottima, rigorosamente vegetariana, yogica e naturale. I pasti vengono consumati, insieme agli ospiti, nella grande sala da pranzo e una parte della colazione e della cena si svolgono in silenzio. Il cuore del centro è il magnifico Tempio di Luce. Non si vede

dall’ingresso principale, ma quando ci si addentra nel viale immerso nella pineta si comincia a intravedere la grande cupola blu, che richiama, nella sua bellezza, il fiore di loto. Ed è qui, in questo grande spazio sacro con ampie vetrate, che si tengono le lezioni di filosofia, meditazione, yoga, guarigione, sempre basate sugli insegnamenti di Yogananda, tecniche estremamente pratiche e scientifiche. Si respira un’atmosfera di unione tra Est e Ovest, tra spiritualità e scienza, tra Cristianesimo e Induismo e fra tutte le religioni. I membri della comunità applicano il principio della spiritualità nel quotidiano in molteplici ambiti: i corsi per gli ospiti, l’arte, la coltivazione della terra, lo sviluppo di energie solari e alternative, la distribuzione di prodotti per una nuova coscienza attraverso la

Insegnante spirituale, autore e compositore di fama internazionale, Swami Kriyananda (J. Donald Walters) è uno dei massimi esponenti dello yoga in Occidente. Divenuto discepolo nel 1948 di Paramhansa Yogananda, ha diffuso in tutto il mondo gli insegnamenti del suo maestro sulla realizzazione del Sé, mostrandone l’applicazione in ogni ambito dell’esistenza. È il fondatore delle otto comunità spirituali Ananda in America, Europa e India. Kriyananda tornerà eccezionalmente in Italia per presentare il suo ultimo libro, una biografia di Paramhansa Yogananda in tre appuntamenti nazionali: Roma, Teatro Valle (10 marzo), Bellaria, (RN) Convegno Internazionale di Parapsicologia (24 marzo), Merano Yoga Festival (21 aprile).

Chi è Paramhansa Yogananda

L’ispirazione alla base dell’opera di Ananda è Paramhansa Yogananda, il primo grande maestro indiano che trascorse la maggior parte della sua vita in Occidente, diventato famoso attraverso il classico spirituale Autobiografia di uno Yogi, pubblicato per la prima volta nel 1946 (www.anandaedizioni.it). Il suo amore, la sua profondità e l’universalità dei suoi insegnamenti hanno ispirato milioni di persone e hanno svolto un ruolo chiave nel diffondere lo yoga e la meditazione in Occidente. Egli sosteneva che ciò di cui il mondo ha bisogno è un compendio fra le migliori qualità di Oriente e Occidente: l’introspezione spirituale dell’Est e la pratica efficienza dell’Ovest.

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Spiritualità

Cosa leggere cooperativa InnerLife (www.innerlife. it), la pubblicazione di libri spirituali attraverso la casa editrice Ananda Edizioni (www.anandaedizioni.it). Inoltre, l’associazione organizza viaggi spirituali e pellegrinaggi nei luoghi sacri dell’India dove hanno vissuto i grandi Maestri, avventure in Himalaya, soggiorni di benessere in Kerala, sull’Oceano Indiano. Ad Ananda esiste anche una scuola, la Living Wisdom School Assisi, con classi dalla materna alle medie, basata sugli ideali di Yogananda, che Swami Kriyananda ha riunito nel

www.viviconsapevole.it Leggi sul nostro sito l’articolo integrale: bit.ly/ananda25

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sistema educativo “Educare alla vita”. Ananda è una testimonianza vivente: persone provenienti da oltre dieci nazionalità vivono qui in splendida armonia, come non abbiamo mai visto altrove, e ci auguriamo che sempre più persone possano vivere in questo modo.

Paramhansa Yogananda Autobiografia di uno Yogi Audiolibro + CD Audio Con CD letto da Enzo Decaro Ananda Edizioni, 2011 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

I corsi ad Ananda

Ad Ananda tutto l’anno vengono offerti corsi residenziali di cinque giorni o di un weekend con lezioni e pratiche di meditazione, yoga, guarigione, scienze vediche, arte, cucina naturale, e corsi di formazione per insegnanti nell’Accademia di Ananda Yoga e Raja Yoga. Per info: www.ananda.it Tel. 0742.813.620


Stufe e dintorni

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Un orto rigoglioso, sul tuo terrazzo

Stufe e dintorni

Coltivare orti, balconi e giardini ecologici è il manuale pratico per chi si avvicina all’agricoltura biologica e all’autoproduzione e vuole iniziare da subito, a casa propria, e con successo

F

rutto dell’esperienze e delle conoscenze di due grandi esperti di agricoltura biologica – Teo Gómez e Quico Barranco – il manuale Coltivare orti, balconi e giardini ecologici è davvero una manna per tutti colori che si vogliono avvicinare al mondo dell’autoproduzione e che hanno a disposizione spazi di diverse dimensioni e varia natura. Dai vari tipi di agricoltura ai principali metodi utilizzati, dagli utensili indispensabili al tipo di orto da creare, dalla carrellata di piante, frutti e ortaggi alla divisione delle semine mese per mese, dagli insetti e erbe infestanti ai principali metodi naturali per contenerli e combatterli, il libro è una vera e propria miniera di informazioni. Una grande attenzione è dedicata all’orto sul balcone, nella consapevoleza da parte degli autori che la maggior parte delle persone ha a disposizione solo un piccolo spazio per la produzione di ortaggi, frutta ed erbe aromatiche. Ma fare i conti con pochi metri quadri non significa dover rinunciare a priori ad alcune coltivazioni, limitandosi al classico rosmarino e basilico... Ecco di seguito alcuni suggerimenti tratti da Coltivare orti, balconi e giardini ecologici per rendere il proprio terrazzo una piccola, ma rigogliosa e produttiva oasi verde... Nel momento della verità, è possibile che il nostro spazio per un piccolo

orto casalingo si limiti a un balcone o a una terrazza. Non c’è problema. v Una piccola compostiera, in cui i resti organici della cucina e dell’orto si trasformeranno in compost. Le vermicompostiere sono relativamente piccole e i lombrichi evitano i cattivi odori.

v Un bidone per coltivare patate. In questo caso, l’agricoltura biodinamica raccomanda di collocare vari pneumatici sovrapposti, ma un bidone occupa meno spazio e da un solo cespuglio potete ottenere più di venti patate. v Appendere dei cesti nelle parti alte del balcone; se si tratta di una terrazza, potete già pensare a un’inferriata o a una grata di legno per coprire il tetto a mo’ di pergola. Nei cesti, potete fare dei semenzai o coltivare piante aromatiche.

v Coltivare viti e fare pergolati con qualunque pianta rampicante, come il cetriolo, sulle grate che collocherete alle pareti e sulle colonne che costruirete alle estremità della terrazza. v Tenere pomodori, peperoni e melanzane a pochissima distanza, sistemando i vasi a gradini, in modo da sfruttare meglio la luce.

v Ancora più facile è comprare sacchi di terra concimata e, senza romperli, praticando semplicemente un foro, seminarci sopra le fave, i pomodori o i peperoni.

v Utilizzate per l’orto tutti i recipienti che avete a portata di mano: un vecchio acquario, dei bidoni tagliati; persino una vasca da bagno può essere utile, se non volete comprare delle fioriere.

v Disseminare germinatoi sul davanzale delle finestre. v Costruire un angolo per le piante aromatiche.

v Raccogliere acqua piovana del tetto in uno o più bidoni da 200 litri, di quelli che le industrie chimiche buttano via. Potete chiederli direttamente ed è probabile che ve li regalino.

v Piantare degli alberi fruttiferi nani, che producano bacche o frutti.

Cosa leggere Teo Gómez e Quico Barranco Coltivare orti, balconi e giardini ecologici Come produrre ortaggi, frutti, erbe e spezie più sani e saporiti Arianna Editrice, 2011

Pagine 258 – € 18,50

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Calendario degli Eventi Primavera-Estate 2012

v Marzo 18 Marzo

Corso – Panificazione casalinga con lievito naturale San Donato (Mi)

v Aprile

13 – 15 Aprile

Corso – Piantiamo un giardino commestibile Monticelli (PR)

www.scuoladipratichesostenibili.it

www.laboa.org

18 Marzo

19 – 22 Aprile

Corso – Diagnosi energetica “fai da te” – Vezzano (RE) www.paea.it

24 – 25 Marzo

Corso – La digestione anaerobica e la produzione domestica di biogas San Donato (Mi)

www.scuoladipratichesostenibili.it

24 – 28 Marzo

Corso – Orto Sinergico San Nicandro (FG)

www.agricolturasinergica.it

30 Marzo – 1 Aprile

Corso – Trazione animale – Lavori agricoli con gli asini Torri Superiori (IM) www.torri-superiore.org

30 Marzo – 1 Aprile

Fiera - Fai la Cosa Giusta Milano www.falacosagiusta.terre.it

30 Marzo – 1 Aprile

Fiera – Vita in campagna Montichiari (BS)

www.lafiera.vitaincampagna.it/

Fiera – Tisana – Lugano www.tisana.com

26 – 28 Aprile

Corso – Introduzione alla permacultura Castellina Marittima (PI)

www.agricolalemacchie.weebly.com/

28 – 29 Aprile

Corso – Corso pratico per realizzare saponi e candele Bagno di Romagna (FC) www.autosufficienza.com

28 Aprile – 1 Maggio

Fiera – Officinalia Belgioioso (PV) www.belgioioso.it

28 Aprile – 1 Maggio

Corso – L’orto e il frutteto biodinamico Torri Superiori (IM) www.torri-superiore.org

27 Aprile – 1 Maggio

Fiera – Veganfest Seravezza (LU) www.veganfest.it

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v Maggio

6 – 18 Maggio

Corso – Progettazione in permacultura – Orvieto

www.zebrafarm.blogspot.com/

10 – 31 Maggio

Fiera – Rimini Wellness Rimini www.riminiwellness.com/ 12 – 13 Maggio Corso – Conversazioni con Dio con Neale Donald Walsch Bologna www.macrolibrarsi.it

20 Maggio

Open Day Fattoria dell’Autosufficienza Bagno di Romagna (FC) www.autosufficienza.com/

25 – 27 Maggio

Fiera – Terrafutura – Firenze www.terrafutura.info

26 – 27 Maggio

Corso – Tinture naturali per disegno e bioedilizia Torri Superiori (IM)

v Giugno

2 Giugno

Corso – Dolci e Salati con Frutti e Grani Antichi Lastra a Signa (FI) www.vivaibelfiore.it

3 Giugno

Corso – La difesa del frutteto, del vigneto e dell’oliveto familiare con prodotti naturali – Lastra a Signa (FI) www.vivaibelfiore.it

8 – 10 Giugno

Corso – Costruzione di muri in terra cruda - Torri Superiori (IM) www.torri-superiore.org

10 Giugno

Corso – Marmellate di Frutti Antichi – Lastra a Signa (FI) www.vivaibelfiore.it

21 Giugno

Corso – Amare ciò che è - di Byron Katie – Bellaria (RN) www.macrolibrarsi.it

www.torri-superiore.org

v Agosto/ Settembre

28 Maggio – 10 Giugno

3/12 Agosto

Corso – Progettazione in Permacultura Torri Superiori (IM) www.torri-superiore.org

30 Maggio - 3 Giugno

Corso – Orto sinergico – Bagno di Romagna (FC) www.autosufficienza.com

Corso – Energia, ambiente, Lavoro – Springe (Germania) www.paea.it

29/30 Settembre

Corso – Realizzare un forno in terra cruda – Bagno di Romagna (FC) www.macrolibrarsi.it


Editoriale

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