Vivi Consapevole n 31

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ViviConsapevole, Macrolibrarsi, trimestrale, Nov. 2012-Gen. 2013, n.31, Poste Italiane SPA, Sped. in Abb. Post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB ForlĂŹ

Numero 31 - Novembre/Gennaio 2013

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che cos’è ViviConsapevole Vivi Consapevole novembre 2012/gennaio 2013 Anno IX– numero 31

Questo numero è stato stampato in 30.000 copie e sul sito internet “viviconsapevole.it“potrai scaricare gratuitamente la rivista in formato pdf.

Cara lettrice/lettore, benvenuto al nuovo appuntamento con “Vivi Consapevole”. “Vivi Consapevole” è il frutto della passione di Macrolibrarsi nel comunicare informazioni che pensiamo possano migliorare il mondo in cui viviamo. Con “Vivi Consapevole” e altre attività del gruppo quali “La Fattoria dell’autosufficienza” e “Diapason”, “Macrolibrarsi” porta avanti la propria Mission che puoi leggere per intero alla pagina precedente. La rivista, dopo che per un po’ di anni è stata a pagamento, è divenuta dal 2012 free-press, in maniera che ne possano beneficiare il più alto numero di persone possibili.

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Se invece vuoi essere sicuro di riceverne sempre una copia cartacea, puoi abbonarti, sempre sul sito internet e pagare il solo costo di gestione della spedizione. Per questo numero speciale che esce prima del Natale abbiamo deciso di allegare direttamente alla rivista anche un breve estratto del catalogo Macrolibrarsi grazie al prezioso contributo di alcuni fra i nostri migliori fornitori. Potrai sfogliarlo direttamente partendo dalla quarta di copertina. Ci piacerebbe molto ricevere suggerimenti da parte tua su possibili miglioramenti o sugli argomenti che vorresti leggere sulla rivista. Scrivi a info@viviconsapevole.it: ogni tuo suggerimento è prezioso! Buona lettura! La redazione

Editore Macrolibrarsi di Golden Books Ideatore Giorgio Gustavo Rosso Direttore Responsabile Marianna Gualazzi redazione@viviconsapevole.it Responsabile di Redazione Romina Rossi info@viviconsapevole.it In Redazione Angelo Francesco Rosso f.rosso@viviconsapevole.it Massimiliano Cirielli m.cirielli@viviconsapevole.it Grafica e Uff. Abbonamenti Editing , Casa Editrice & Servizi Editoriali - Cesena (FC) abbonamenti@viviconsapevole.it Ufficio commerciale Francesco Rosso commerciale@viviconsapevole.it 3358137979 Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Associazione Paea Maria Gabriella Bardelli Biancarosa Grazia Cacciola Lisa Casali Nicola Conenna Luca Fortuna Luigi Foschi Andrea Leone Simona Oberhammer Valerio Pignatta Matteo Salvo Eugenio Serravalle Silvia Strozzi Teresa Tranfaglia Vincenzo Valesi Pierpaola Volpones Immagini www.sxc.hu www.shutterstock.com Copertina: www.istockphoto.com Collezione Vetta, JacobH Stampa Grafica Editoriale Printing Bologna


Editoriale

Vivere con l’energia

della Terra

L

a società attuale e il modo di vivere di gran parte della popolazione sono basati sullo sviluppo e sul consumo di energie non rinnovabili: carbone, petrolio, metano e uranio. L’uso di queste fonti è causa di conseguenze sull’ambiente, sul clima e sull’uomo: la combustione del carbone provoca le piogge acide per non parlare dei pericoli durante l’estrazione, la raffinazione del petrolio provoca danni ambientali che difficilmente vengono riparati – le famigerate maree nere distruggono fauna e flora con le quali il petrolio viene a contatto – il metano, pur essendo meno inquinante del petrolio, ha un sistema di trasporto troppo costoso; l’uranio e l’energia nucleare hanno un basso costo di produzione ma i danni che possono provocare a livello ambientale e sull’uomo sono apocalittici, e il processo di smaltimento delle scorie è molto costoso. Mentre la Natura ha impiegato milioni di anni per creare queste fonti, l’uomo le ha esaurite in circa 200 anni: gli scienziati calcolano che l’ultimo barile di petrolio verrà consumato nel 2040. Sebbene da più parti si parli da tempo

di cercare soluzioni alle fonti non rinnovabili, le grandi compagnie petrolifere continuano ad affannarsi per cercare nuovi giacimenti, andando persino a trivellare nell’Artico, approfittando del fatto che gran parte della superficie è ormai libera dei ghiacci che caratterizza questa regione. Possibile che davvero l’uomo del 2000 non sia in grado di concepire la propria vita senza energie non rinnovabili? Possibile che non riusciamo a immaginare un mondo con energia pulita? Eppure il passaggio da una società basata su energie non rinnovabili a una basata su energie rinnovabili sta avvenendo in modo sempre più massiccio. Quello delle energie pulite è un mondo in espansione, che sta facendo passi avanti giorno dopo giorno, e che permette lo sviluppo di uno stile di vita più sostenibile. Grazie alla forza del sole, dell’acqua, del vento, delle biomasse e della geotermia, l’uomo moderno può disporre di tutti i comfort di cui ha bisogno, con in più un sostanzioso risparmio in termini di spese sulle bollette e di impatto sull’ambiente. Oltre al fatto di essere inesauribili, queste fonti si trovano a tutte le latitudini

pulita

del mondo in modo più o meno omogeneo; usandole potremmo sfruttare l’energia pulita della Terra senza arrecarle danno, ma vivendo e sviluppandoci in armonia con essa. Nelle pagine del nuovo numero di «ViviConsapevole» troverete tante idee e soluzioni per vivere in modo più sostenibile all’insegna del risparmio energetico: non si deve pensare a soluzioni estreme o a chissà quali rinunce, al contrario, sono soluzioni che talora sembrano talmente semplici che viene da chiedersi perché non ci abbiamo pensato prima! A volte sono esperienze di singole persone, oppure esperienze di comunità che cercano una qualità della vita migliore per se stesse e per le generazioni future. In entrambi i casi sono soluzioni vincenti, che offrono la via verso un mondo migliore. Con il numero 31 di «ViviConsapevole» chiudiamo anche l’anno e visto l’approssimarsi del Natale trovate, all’interno della rivista, il catalogo Macrolibrarsi, con suggerimenti e consigli regalo per voi stessi e per le persone care. Buona lettura e buon inverno con «ViviConsapevole» 31! Romina Rossi

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Indice Self help Indice lCome rendere lo studio divertente con le tecniche

l Intervista a Thomas Krause Una casa energeticamente autosufficiente Valerio Pignatta

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l Focus: Risparmio energetico Riscalda la casa senza sprechi di energia e di denaro!

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Luigi Foschi

di memoria

Matteo Salvo

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Esercizi per allenare la memoria Matteo Salvo 57

Solvis: la fabbrica a zero emissioni Associazione Paea 22 L’idrogeno: energia pulita come in natura Nicola Conenna Le comunità smart che non inquinano! Romina Rossi

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29

l Autoproduzione non alimentare Bicicletta elettrica solare fai da te Estratto da «Permaculture Magazine» 35 l Curarsi naturalmente Affronta l’inverno con gli oli essenziali Luca Fortuna 38 Terapie alternative Febbre? Niente paura

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Vincenzo Valesi

l Risveglio del corpo Torna in contatto con il corpo con il Rolfing Movement Pierpaola Volpones 46 l Bambini e genitori Vaccinazioni? No, grazie! Eugenio Serravalle

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l Pianeta donna L’alimentazione in menopausa: la dieta per il benessere Simona Oberhammer

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RUBRICHE Finalmente piove!

La cucina delle stagioni Sfiziose ricette da tutto il mondo Silvia Strozzi 8 Cucina naturale Un menù 100% vegetale Lisa Casali 10 Pranzo di Natale senza glutine Teresa Tranfaglia 12 A.A.A. piccoli cuochi cercasi Marianna Gualazzi 14 La rubrica dei lettori L’esperto risponde: Dottoressa Bardelli

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Fiori di Bach Impatients e il tempo per un sorriso Biancarosa 42 Calendario degli eventi

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Angelo Francesco Rosso

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Stufe e dintorni

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Finalmente

piove!

La crescente siccità che sta interessando anche il nostro Paese sarà uno dei problemi maggiori da affrontare nei prossimi anni Angelo Francesco Rosso

È

quasi buio anche se sono le 10:00 di mattina: il cielo è carico di nuvole scure che portano pioggia. Siamo alla fine di agosto e in Fattoria è freddo, la temperatura si è abbassata sensibilmente nel giro di poche ore; forse ieri è finita l’estate più torrida della storia della Fattoria. Non abbiamo praticamente mai smesso di innaffiare negli ultimi 3 mesi per tenere in vita il nostro lavoro. Ringrazio e sono felice per questa pioggia: è una vera benedizione anche per un luogo caratterizzato da una grande ricchezza d’acqua. 1400 mm di acqua all’anno è la media storica di precipitazioni annue a Paganico dove si trova la Fattoria dell’Autosufficienza, nell’Appennino romagnolo al confine con il Parco delle Foreste Casentinesi. Uno dei luoghi più piovosi di tutto il centro Italia. Ma non quest’anno. Viviamo sempre più agli estremi climatici. Dove è finito il clima temperato?

Un anno di instabilità climatica

L’inverno passato non è mai piovuto fino a febbraio, quando è nevicato ininterrottamente per 2 settimane, portando nelle nostre zone fino a 3-4 m di neve. Quando lo dico le persone sono incredule, ma quando faccio vedere le foto

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partono le esclamazioni perché è qualcosa di difficilmente immaginabile e allo stesso tempo di straordinario nella nostra epoca. Io amo la neve. Sono nato con la neve e tutti gli inverni vado in montagna: sono abituato ad andare in snowboard con 2-3 m di neve ma vi assicuro che quando aprivo la porta di casa e mi trovavo un muro di 3 m era una scena veramente incredibile anche se molto divertente. Sono seguiti, da marzo a fine maggio, 3 mesi di pioggia quasi ininterrotta per poi passare a 3 mesi di caldo africano e neanche una goccia di pioggia all’orizzonte. Fortuna vuole che in Fattoria c’è sempre venticello in quanto siamo a 750 metri di altitudine. Ma in periodo di siccità il venticello peggiora la situazione dei vegetali, che oltre a non avere l’acqua nelle radici, traspirano l’acqua che conservano nelle foglie, finendo per seccarsi. E mi riferisco alla sofferenza di piante che hanno 30 – 40 anni e apparati radicali enormi, non di piante giovani o erbacee. I dati della Coldiretti parlano di 20-30% della produzione agricola estiva andata perduta: eppure viviamo in un mondo così strano che quasi non ci accorgiamo di questa perdita. Ma cosa vuol dire 20-30% della produzione

agricola? Provate un attimo a pensarci: è una notizia da prima pagina sui giornali, perché la produzione agricola è il nostro sostentamento, senza la quale non possiamo sopravvivere. Non a caso gli Stati Uniti volevano addirittura chiedere lo stato di calamità naturale per la siccità che ha colpito una parte del Paese, mentre l’altra parte è colpita dal fenomeno opposto: uragani che devastano tutto ciò che incontrano.

L’acqua è la risorsa principale

Quando io e la mia famiglia decidemmo di acquistare il terreno della Fattoria, una delle cose in assoluto che ci piacque maggiormente fu l’abbondanza di acqua e il fatto che il luogo fosse già autosufficiente grazie a sorgenti che approvvigionano la Fattoria solo per caduta, quindi senza pompe. E le sorgenti hanno retto benissimo a questa ondata di caldo. Non è mai mancata l’acqua con la quale potevamo innaffiare anche diverse ore al giorno. Una ricchezza per la quale ringrazio! In ogni caso c’è ancora tanto da fare. I laghetti realizzati ancora non sono sufficienti e senza telo impermeabile non riescono a trattenere a sufficienza l’acqua. Vogliamo creare altre zone di accumulo, perché l’acqua è troppo


Vita in fattoria importante per trascurarla. Ho tanti amici in giro per l’Italia che non hanno avuto questa fortuna e hanno perso tutto il raccolto. So che molte persone che mi leggono hanno intenzione di trasferirsi in campagna. Mi sento di darvi alcuni consigli basilari che sono quelli che ho seguito io e ringrazio chi, a sua volta, li ha dati a me. Cercate un posto che sia ricco di acqua, ma senza avere l’abitazione troppo vicina a un fiume/torrente. Andiamo verso un periodo che sarà caratterizzato sempre da maggior instabilità climatica. L’acqua sarà l’oro dei prossimi anni ma può essere anche una grande tragedia se non è gestita adeguatamente, quindi possibilmente non andate in una valle. L’ideale sarebbe che il terreno

I dati della Coldiretti parlano di 20-30% della produzione agricola estiva andata perduta; eppure viviamo in un mondo così strano che quasi non ci accorgiamo di questa perdita

avesse anche una certa stabilità idrogeologica, ma ottenere questa condizione nell’Appennino è molto difficile quindi dovrete stabilizzarlo voi con opere di regimazione e piantumazione. Evitate anche il cucuzzolo di una collina o di una montagna perché la vostra abitazione sarà esposta a tutti i fattori atmosferici. A chi volesse poi approfondire l’argomento, consiglio di leggere Introduzio-

Angelo Francesco Rosso Francesco, 27 anni, divide il proprio tempo fra Macrolibrarsi, azienda che si occupa, attraverso libri e prodotti, di trasferire una cultura legata al benessere di corpo, mente e spirito della persona e La Fattoria dell’Autosufficienza, sogno che vive fin da quando aveva 13 anni.

Un altro anno in fattoria La Fattoria dell’autosufficienza è ancora un progetto, un piccolo embrione, un grande sogno. Abbiamo appena iniziato a coltivare e a costruire qualcosa, ma chi viene ne è quasi sempre subito entusiasta. Come disse un nostro corsista: «Quando arrivi c’è poco più di qualche rudere, degli orti, qualche giovane frutteto in partenza e la foresta che si estende intorno. Ma quando poi inizi a sentire l’energia, a conoscere le persone che frequentano il posto e a immaginare il sogno, tutto cambia e non andresti più via». È stato così anche per i corsisti che hanno partecipato al secondo corso di Permacultura che si è tenuto in Fattoria ad agosto 2012. Fra partecipanti, organizzatori, docenti e volontari, per 2 settimane una quarantina di persone hanno vissuto insieme progettando la Fattoria con i principi della permacultura. Il corso si è concluso con la presentazione di 4 bellissimi progetti, uno diverso dall’altro, dei quali dovrò decidere quali

ne alla Permacultura di Bill Mollison, edito da Terra Nuova Edizioni.

Che situazione ci aspetta?

Probabilmente con la fine dell’estate comincerà la stagione delle piogge e chissà cosa succederà nei prossimi mesi dal punto di vista climatico. Quello che è sicuro è che nei prossimi anni dovremmo produrre sempre più cibo perché la popolazione aumenta, ma lo dovremo fare sia con sempre meno energia, perché i combustibili fossili si stanno esaurendo sia con sempre più instabilità climatica (ne abbiamo infinite dimostrazioni). Secondo un recente studio, il bacino del Mediterraneo – Italia compresa – nel 2030 sarà una delle principali aree maggiormente interessate dalla siccità, molto più di quanto lo sia già adesso. Abbiamo sfide enormi di fronte a noi da affrontare.

realizzare. Mi aspettavo che dopo 2 settimane di corso, i partecipanti non vedessero l’ora di scappare a casa e invece molti sono restati per tutto il pomeriggio, la sera e anche la mattina successiva. La fattoria attira splendide persone ed è sempre difficile poi salutarsi una volta che si è creato il gruppo. Quest’inverno, un po’ di tregua sui lavori agricoli ci darà tempo di continuare a progettare la Fattoria per poi ripartire a primavera con gran carica e diverse novità. Il sogno della Fattoria, di diventare un’azienda agricola autosufficiente dal punto di vista alimentare e un centro di autoproduzione e risparmio energetico, inizierà a farsi più concreto con l’inizio delle attività di ristrutturazione e autonomia energetica lasciate in secondo piano in questi primi due anni anche per via della lunga burocrazia.

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Sfiziose ricette da

tutto il mondo Un menù etnico buono e salutare

C

onoscere la cultura gastronomica di un Paese è uno dei modi migliori per venire a contatto con le tradizioni di una nazione diversa e magari lontana, un ottimo mezzo per avvicinarsi agli usi e costumi assolutamente peculiari, imparando ad apprezzare profumi, sapori e aromi. La cucina etnica è un viaggio tra le pareti della vostra cucina. Semplici e di facile esecuzione dagli antipasti ai dolci, le ricette sono state modificate anche in base alla reperibilità dei prodotti sul mercato. Una parte essenziale dell’arte di cucinare è la flessibilità: la cucina migliore è quella di si sa arrangiare con ciò che ha. • Cucina Africana Nella tradizione africana il cibo rappresenta un evento sacro e allo stesso tempo di allegria e unione. I piatti tipici della cucina africana sono assolutamente straordinari e si caratterizzano per gli intensi profumi e i sapori forti e decisi. La cucina africana si distingue anche per il grande utilizzo di spezie ed erbe aromatiche, che conferiscono alle preparazioni sapori e profumi del tutto particolari. La frutta è molto usata per comporre i dolci: cocco, ananas e banane sono spesso accompagnati da una sfoglia di farina di manioca, mais e miglio, oppure fritti.

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Silvia Strozzi

INSALATA ESTIVA DI COUS COUS Ingredienti per 4 persone 200 g di cous cous 2 cipollotti freschi 2 coste di sedano 6 pomodori perini 1 confezione di tofu 3 cucchiai di olio d’oliva extravergine - salsa di soia foglie di menta - fresca succo di limone 400 ml di brodo vegetale

In una pentola fate bollire il brodo vegetale, quindi unite il cous cous e spegnete, lasciandolo gonfiare per 10 minuti. Unite un filo d’olio in modo che i chicchi non si attacchino e lasciate raffreddare. A parte tagliate a dadini le verdure. Unite al cous cous il tofu sbriciolato, tutte le verdure, condite con un filo d’olio, il succo di limone e le foglioline di menta fresca. • Cucina Araba Meravigliosa terra di misteri e bellezze paesaggistiche, le nazioni del Medio Oriente si caratterizzano anche per la straordinaria bontà e incredibile curiosità, la gastronomia araba è fortemente legata e influenzata dai precetti della religione musulmana imposti dal Corano, come ad esempio il divieto di mangiare carne di maiale. Celebri le polpette di ceci, falafel, ma anche il cous cous, piatto tipico dei territori marocchini. Particolarmente diffusi e apprezzati sono i dolci,

preparati con miele, mandorle e acqua di rose, che si presentano con intensi profumi e aromi.

FALAFEL AI GERMOGLI Ingredienti per 15-20 fa­la­fel

250 g di semi misti ger­mo­gliati 1 ci­polla tri­tata, 1 spic­chio d’aglio 1 cuc­chiaino di cu­mino in pol­vere 400 g di len­tic­chie rosse 600 ml di brodo ve­ge­tale 500 g di ceci precedentemente cotti


200 g di semi di se­samo olio d’oliva, sale e pepe

Lasciate i semi in am­mollo per una notte, quindi metteteli nel ger­mo­glia­ tore sciac­quandoli e sco­landoli più volte al giorno, fin­ché non co­min­ ciano a ger­mo­gliare. Sof­frig­gere l’aglio e la ci­polla nell’olio e ag­giun­ gere il cu­mino non ap­pena la ci­polla co­min­cia a do­rarsi leggermente. Met­tete in una pa­della le len­tic­chie e il brodo ve­ge­tale e cuo­cere a fuoco lento per circa 25 mi­nuti fino a che il brodo non si sarà asciu­gato e le len­ tic­chie non ri­sul­tino tenere. Frul­late i ceci e ag­giun­gete la pu­rea ot­te­nuta alle len­tic­chie, as­sieme ai germogli. Con­dite a pia­ci­mento. La­sciate ri­po­ sare per 20 mi­nuti in un luogo fre­sco, poi ri­ca­varne delle pal­line. Ro­to­late le pal­line so­pra i semi di se­samo e frig­gerle fino a doratura oppure procedente con la cottura al forno. • Cucina Cinese Essendo una nazione profondamente agricola, la maggior parte dei piatti tipici cinesi ha come ingredienti principali le verdure e gli ortaggi, simbolo per altro di una cucina sana e genuina, assolutamente leggera. Si fa uno scarso uso di latticini e di grassi animali, mentre non mancano sicuramente spezie ed erbe aromatiche; la cucina per i cinesi è una vera e propria arte, alla quale va dedicato rispetto. Le pietanze cinesi si presentano agli occhi del visitatore e degli appassionati di questa cultura curate e preparate con attenzione a ogni minimo particolare, affinché il

piatto possa soddisfare sia il palato che gli occhi. All’estetica viene quindi data la medesima importanza del gusto e del sapore, in modo tale che si possa portare sulla tavola un cibo che sia perfetto sotto ogni aspetto; anche il piatto più semplice diventa quindi un trionfo di colori, di sapori e di aromi, e saprà certamente colpire e affascinare la persona che lo assaggerà.

ZUPPA DI MISO Ingrediendi per 4 persone

150 g di piselli 1/2 cipolla 2 carote 1 zucchina 50 g di spaghettini di soia 50 g di germogli di soia ben lavati 50 g di germogli di fagioli mung 60 g di miso

Affettate la mezza cipolla, pulite e tagliate a rondelle la carota e la zucchina. Sgranate i piselli. Mettete tutte le verdure in una pentola con un litro di acqua e cuocete per 30 minuti. Schiumate il brodo e unite gli spaghettini di soia e i germogli quindi cuocete per 2 minuti. Aggiungete il miso sciolto in poco di brodo caldo, spegnete dopo 1 minuto. Servite caldo. Leggi l’articolo completo su bit.ly/Ricette_Sane.

Silvia Strozzi

Naturopata ed esperta di cucina naturale, giornalista pubblicista, Silvia Strozzi cura per Macro Edizioni la collana di cucina “Cucinare NaturalMente… per la salute”. Ha scritto sempre per Macro Edizioni i libri di cucina per bimbi 100 baby pappe e 100 baby ricette. Tiene con continuità conferenze e corsi di cucina naturale per la famiglia.

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Un menù 100% Ricette per la salute

vegetale I

Lisa Casali

prodotti animali, soprattutto la carne, hanno un elevato impatto ambientale rispetto ai prodotti vegetali. Un’alimentazione prevalentemente vegetale, oltre a essere più sostenibile, è anche più salutare. Provate queste ricette che coniugano l’utilizzo di scarti vegetali e l’impiego di un classico sostituto dei prodotti animali, il seitan, e vedrete che non rimpiangerete carni e affini.

DOLMADES DI CAVOLO E RISO Ingredienti per 4 persone

le foglie di 2 cavoli rapa (circa 10 foglie) o in alternativa 4 foglie esterne di cavolo cappuccio 1 tazza di riso bollito avanzato 100 g di olive nere 10 foglioline di menta C

OSTO tra 1 e 3 €

Per la vinaigrette 100 g di foglie esterne e barbe di finocchio 1 cucchiaio di aceto di vino bianco 1 scalogno tritato 1 dl di olio extravergine di oliva sale e pepe Scottate per qualche secondo le foglie di cavolo in acqua bollente salata. Scolatele, immergetele in acqua fredda, quindi scolatele ancora e stendetele ad asciugare su un panno, cercando con delicatezza di aprirle bene. Nel caso del cavolo cappuccio, tagliate le foglie a metà. Togliete il nocciolo alle olive, tritatene la polpa finemente e unitela al riso, condite con un filo di olio, sale (se il riso non è

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già salato) e pepe. Unite anche metà della menta tritata (va bene sia fresca che secca) e mescolate. Disponete un cucchiaio di riso all’estremità di ogni foglia, ripiegate i lembi laterali verso il centro e arrotolate la foglia in modo da ottenere un involtino cilindrico. Proseguite in questo modo fino a completare le foglie. Disponete i dolmades in un cestello per la cottura a vapore e fate cuocere per circa 10 minuti. Per la vinaigrette frullate le foglie esterne e le barbe di finocchio con l’olio, l’aceto, lo scalogno, sale e pepe. Suddividete la vinaigrette in 4 ciotoline. Quando i dolmades sono pronti, lasciateli raffreddare, irrorateli con il succo di limone e riponeteli in frigorifero per almeno un’ora. Serviteli con la vinaigrette al finocchio e foglie fresche di menta.

SCALOPPINE DI SEITAN ALLA CREMA DI FINOCCHI E AGRUMI Ingredienti per 4 persone

400 g di seitan COST superiore O le foglie esterne a3€ di 2 finocchi la scorza e il succo di 1 arancia 1 scalogno 1 bicchiere di brodo vegetale 2 cucchiai di farina olio extravergine di oliva sale e pepe Tagliate finemente le barbe e le foglie esterne dei finocchi e lo scalogno. In una pentola fate rosolare lo scalogno con un filo di olio. Unite il finocchio e fate saltare finché non comincerà a rosolare. Aggiungete il brodo caldo e fate cuocere per 10 minuti a fuoco basso. Nel frattempo

affettate il seitan sottilmente e passate le fettine nella farina. Fatele rosolare in padella con un filo di olio e giratele dopo qualche minuto. Con un frullatore a immersione riducete i finocchi in purea. Regolate di sale e pepe e lasciate restringere ancora per qualche minuto se necessario. Grattugiate la scorza d’arancia sulla crema di finocchi. Versate il succo sulle scaloppine di seitan. Salate e pepate il seitan. Nei piatti singoli suddividete la crema di finocchi e disponetevi sopra le scaloppine. Completate con qualche ciuffetto di barbe di finocchio e servite.

CREMA DOLCE DI BUCCIA DI ZUCCA E PISTACCHI Ingredienti per 4 persone

300 g di buccia di zucca gialla 2 dl di latte vegetale la scorza di 1 limone CO meno dSTO 80 g di sciroppo di riso i1 € 20 g di agar-agar 1 manciata di pistacchi Lavate bene la zucca prima di sbucciarla.


Ricette per la salute

Mettete la buccia in pentola a pressione, copritela di acqua e cuocetela per 15 minuti dal fischio. Trascorso questo tempo, fate sfiatare la pentola, scolate la buccia e riducetela in crema con uno schiacciapatate. Scaldate il latte e, quando sarà bollente, unite la crema di buccia di zucca, la scorza grattugiata del limone e lo sciroppo di riso. Lasciate sobbollire per 10 minuti, quindi spegnete e fate intiepidire per qualche minuto. Unite l’agar-agar ammorbidito in acqua fredda, scolato e strizzato, mescolate e versate in uno stampo o in stampini monoporzione. Completate con i pistacchi grossolanamente tritati. Riponete in frigorifero e lasciate raffreddare per almeno 2 ore prima di servire.

Cosa leggere Lisa Casali Eco-cucina Azzerare gli sprechi, risparmiare ed essere felici Gribaudo Edizioni, 2012 Lisa Casali Cucinare in lavastoviglie Gusto, sostenibilità e risparmio con un metodo rivoluzionario Gribaudo Edizioni, 2011 Lisa Casali, Tommaso Fara La cucina a impatto (quasi) zero Scarti, avanzi e gustose ricette Gribaudo Edizioni, 2011 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Lisa Casali

Lisa Casali è una giovane eco-foodblogger con due grandi passioni: l’ambiente e la cucina. Laureata in Scienze Ambientali e con un Master in Management Ambientale, Lisa Casali lavora come specialista in rischi derivati dall’inquinamento e, nel tempo libero, come chef non professionista. Il suo blog ecocucina.org, dove l’autrice dispensa ricette e consigli per ridurre l’impatto ambientale in cucina e preparare ricette usando gli scarti, è un cult. Partecipa a programmi televisivi e collabora con diverse riviste e quotidiani.

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Pranzo di Natale

senza glutine H ANTIPASTO

Insalata di rinforzo

Questa insalata è tipica del napoletano e viene preparata proprio nel periodo natalizio. Ingredienti per 4 persone 1 cavolfiore di media grandezza, ben lessato in acqua salata 6 acciughe sotto sale 3 peperoni rossi sott’aceto o 5 cucchiai di giardiniera sott’aceto 5 cucchiai di olive verdi disossate 3 cucchiai di olive nere di gaeta disossate 1 cipolla media tagliata finemente 3 cucchiai di melanzane sott’olio, ben scolate sale q.b. - olio q.b.

Preparazione

Ponete in un’insalatiera il cavolfiore, tagliatelo a pezzi e unite la cipolla, le olive, le acciughe dissalate e tagliate a pezzetti, i peperoni mondati e tagliati a pezzi e le melanzane. Condite con olio e sale. Mescolate bene tutti gli ingredienti e servite

H PRIMO PIATTO

Involtini di verza con riso

Ingredienti per 4 persone 12 foglie di verza 600 g di riso integrale pesato cotto 300 g di ricotta di pecora 2 cucchiai di pecorino grattugiato 100 g di semi di sesamo 2 carote 2 cipolle medie 1 gambo di sedano

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Teresa Tranfaglia

300 g di passata di pomodoro 1/2 bicchiere di vino bianco olio extravergine di oliva q.b. sale q.b. - zenzero

Preparazione

Scottate le foglie di verza per due minuti in acqua salata. Stendetele aperte su un piano. Mondate, lavate e tagliate a pezzi le carote, le cipolle e il sedano. Ponete gli ortaggi in padella con olio, sale e tre cucchiai di acqua. Lasciate cuocere per 15 minuti. Unite i semi di sesamo, la ricotta, lo zenzero e il riso. Mescolate bene gli ingredienti e farcite le foglie di verza. Arrotolatele e fermatele con uno stuzzicadenti. Versate l’olio in una padella, unite gli involtini e ponete sul fuoco. Quando l’olio si è ben scaldato e gli involtini iniziano a dorarsi, versate il vino bianco e fate evaporare. Unite in padella l’aglio, la passata di pomodoro e un pizico di sale. Lasciate cuocere per circa venti minuti e servite con una grattugiata di pecorino.

H SECONDO PIATTO

Cotoletta di tempeh alla milanese Ingredienti per 4 persone 2 confezioni di panetti di tempeh sottovuoto al naturale 2 uova 150 g di farina di mais olio per frittura q.b. - sale q.b.

Preparazione

Tagliate il tempeh in senso orizzontale in modo da ottenere 4 rettangoli. Sbattete le uova con il sale. Immergete il

tempeh nelle uova, lasciandovelo per circa 10 minuti. Passate poi il tampeh nella farina di mais, poi ancora nelle uova e di nuovo nella farina di mais. Ponete una padella con olio sul fuoco, appena l’olio è ben caldo immergete il tempeh e fatelo dorare da entrambi i lati. Servite caldo.

H PRIMO CONTORNO

Broccoli lessati al limone

Ingredienti per 4 persone 700 g di broccoli di rapa mondati e lavati olio extra vergine di oliva q.b. sale q.b. limone q.b. 2 spicchi di aglio

Preparazione

H

H

Ricette per intolleranze e allergie

Fate bollori i broccoli per circa 4 minuti in abbondante acqua salata. Scolateli e fateli raffreddare. Unite olio, aglio, sale, limone e servite.

SECONDO CONTORNO Purè di patate

Ingredienti per 4 persone 4 patate medie bollite e pelate 3 cucchiai di olio ½ confezione di panna di soia per ricette salate sale q.b. - noce moscata q.b. un trito di prezzemolo

Preparazione

Schiacciate le patate, unite l’olio, il sale, la noce moscata e la panna di soia. Amalgamate molto bene tutti gli ingredienti fino a ottenere una crema densa. Servite con un trito di prezzemolo.


Cosa leggere Teresa Tranfaglia Celiachia, Intolleranze, Allergie Alimentari 800 ricette naturali senza glutine, uova, latte vaccino, lievito Macro Edizioni, 2012 Stephen Wangen Più Sani senza Grano Nuove prospettive e conoscenze su: allergie ai prodotti derivati dal grano, celiachia e intolleranza al glutine Macro Edizioni, 2012

H

DESSERT Roccocò napoletani

Questo è un dolce natalizio che appartiene alla tradizione partenopea. Il roccocò è conosciuto perfino oltre oceano, ha origini antichissime e ancora oggi è molto apprezzato.

Ingredienti per 4 persone

H

500g di farina di riso integrale 250 g di zucchero di canna polverizzato 100 g di miele 400 g di mandorle sgusciate, tostate e ridotte a farina 1 cucchiaino di bicarbonato 1 cucchiaio raso di pesto (cannella, noce moscata, vaniglia, chiodi di garofano pestati, pepe) 2 bucce di arance grattugiate 80 ml di acqua tiepida 2 torli d’uovo per pennellare i roccocò prima di infornarli

Teresa Tranfaglia Golosità senza Glutine 140 ricette naturali per sorridere alla celiachia Macro Edizioni, 2008 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Preparazione

Unite tutti gli ingredienti e lavorate fino a formare un panetto alquanto uniforme. Tagliate il panetto in tante fette di 2 cm. Formate delle piccole ciambelle schiacciate con un buco al centro. Lo spessore delle ciambelline schiacciate non deve superare il centimetro. Adagiate i roccocò su carta forno e pennellateli con il rosso dell’uovo. Infornate a 180 °C per 15-20 minuti. Sfornate appena i roccocò saranno dorati. Potete servirli accompagnati da una crema al cioccolato o da cioccolato caldo.

Teresa Tranfaglia È laureata in pedagogia e in vigilanza scolastica. Vive a Salerno. Esperta di alimentazione naturale di tipo macrobiotico, kusminiano, orto molecolare. Promuove l’alimentazione naturale per gli intolleranti al glutine, alla caseina, alle uova ecc. Ha approfondito, assieme al dottor Lorenzo Acerra, i problemi derivanti dai metalli pesanti odontoiatrici. È stata presidente dell’ADOM, una piccola associazione che si occupa delle persone intossicate dai metalli odontoiatrici (amalgama, alluminio, palladio, nichel ecc.). Ha svolto corsi di alimentazione naturale a Milano per la ERREDIEFFE, è stata relatrice per la stessa ERREDIEFFE di conferenze sull’alimentazione naturale. Ha scritto numerosi articoli sull’alimentazione naturale, sulle intolleranze alimentari e sull’autismo. È autrice per Macro Edizioni dei libri Celiachia, intolleranze, allergie alimentari; Golosità senza latticini; Golosità senza glutine.

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A.A.A. Le stagioni nell’o rto

piccoli cuochi cercasi

Marianna Gualazzi

Come coinvolgere i bambini nella preparazione dei pasti rendendo questo momento gradevole, divertente e ricco di stimoli per tutta la famiglia

È

ora di cena. La mamma o il papà sono soli in casa con due bimbi di 3 e 5 anni. Cosa fare per riuscire a preparare un pasto decente in tranquillità, ovvero senza avere i due pargoli urlanti attaccati alle gambe che reclamano attenzione? La scelta più facile è quella di accendere la TV, o nel migliore dei casi scegliere insieme un DVD, e piazzarvi davanti i bambini in modo da ritagliare tre miseri quarti d’ora per la preparazione del rancio e l’apparecchiatura della tavola. Chi di noi si riconosce di fronte a questo quadretto alzi la mano. Eppure c’è un’altra via che possiamo percorrere per arrivare al risultato di una buona e sana cena calda su una bella tavola imbandita: coinvolgere i bambini nella preparazione del pasto. Detta così, la cosa può sembrare difficile, impegnativa e stressante, ma con un pò di sforzo possiamo scacciare dalla nostra mente l’immagine negativa di una cucina da pulire con l’idrante dopo una sessione di «prepara la pappa con i pupi» e fare spazio a una visione

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in cui ognuno – grandi e piccoli – è impegnato con profitto e piacere in un’attività finalizzata alla riuscita dell’impresa. Certo bisogna mettere in conto un quarto d’ora di pulizia extra dopo cena, che sembreranno poca cosa in confronto dei goal che avrete realizzato coinvolgendo i bambini: - tempo di qualità speso insieme; - educazione all’alimentazione sana e alla preparazione del buon cibo; - gioia dei bimbi nell’essersi resi utili; - gioia e autostima dei grandi che sono riusciti a non delegare il compito educativo e di intrattenimento della prole alla tata TV.

W la pappa!

Chi ha già trascorso del tempo in cucina con i propri bimbi non può scordare la loro felicità nell’aiutare la mamma o il papà a pelare e affettare le patate, lavare le vongole (che delizia per quelle manine mescolare, rimescolare, travasare), pulire i fagiolini, impastare pane, pizze e focacce, rompere le uova, rimestare in una ciotola gli ingredienti per una torta deliziosa e poi

leccare la spatola. E che magia sbirciare il pane che lievita sotto il canovaccio e vedere la ciambella che si gonfia in forno! Mettere i bimbi in cucina e coinvolgerli nelle nostre faccende è più facile a farsi che a dirsi: basta una sedia o una scaletta ben salda per farli arrivare al piano di lavoro, le mani pulite e un grembiule a misura di bimbo. Mentre cuciniamo insieme possiamo spiegare loro la ricetta che stiamo ese-


Cucinare con i bambini

Ricette buonissime e consigli sui bambini in cucina www.ilpastonudo.it

blog di cucina consapevole, buonissime ricette da provare, soprattutto le pizze e i pani!

www.manineinpasta.com

un papà racconta la sua esperienza in cucina con la figlia di quattro anni. Consigli pratici, entusiasmo e voglia di condividere una bella e ricca esperienza insieme.

www.bambinonaturale.it

sito interessantissimo tout court, ha una rubrica espressamente dedicata ai “bambini in cucina” che raccoglie articoli sulla pulizia ecologica, sulle stagioni in cucina e tanti altri interessanti approfondimenti.

L’orto in cucina con i bambini

è un bellissimo libro di Amanda Grant (Il Castello, 2011) spiega ai bambini come seminare, curare e raccogliere frutti e ortaggi, nonché come preparare deliziose pietanze con questi prodotti della terra (puoi acquistare il libro su macrolibrarsi.it). Shutterstock - Copyright: Kuzmin Andrey

guendo passo passo e rispondere alle loro domande sugli alimenti e sui metodi di preparazione. Non siamo timidi, facciamogli toccare il pesce (i pesci interi sono molto affascinanti e possiamo mostrare loro tutte le parti dell’animale), esaminare la consistenza e il colore della carne, saggiare le farine. E quando affidiamo loro un compito spieghiamo sempre quanto è importante e prezioso l’aiuto che ci stanno dando.

Tutti a tavola

Il contributo dei bambini può essere fondamentale anche nella preparazione del menù e della tavola. La preparazione di un menù settimanale è una carta vincente nell’organizzazione familiare che ci permette di eliminare lo stress da “aiuto cosa preparo stasera”, di pianificare pasti salutari e bilanciati, di fare una spesa adeguata, senza sprechi di alimenti e denaro. Possiamo coin-

volgere i bambini nella preparazione del menù cercando, dove possibile, di accontentare anche le loro richieste e di venire incontro ai loro gusti, tenendo però presente che i bambini hanno bisogno di stimoli culinari sempre nuovi per non fossilizzarsi sui soliti “facili” sapori (leggi pasta al pomodoro, pasta in bianco). I bimbi più grandi che sono già in grado di scrivere e leggere potranno occuparsi della stesura del menù su un bel cartoncino rigido da appendere in cucina di settimana in settimana e decorandolo a loro piacimento. Ecco altre attività che possono piacere ai bimbi: - apparechiatura della tavola; - decorazione della tavola con elementi naturali che sono stati precedentemente raccolti insieme in giardino o al parco e che possono essere utilizzati come segna posto, oppure come ghirlanda per una candela da accendere all’inizio del pasto; - creazione del menù della giornata da tenere sulla tavola; - creazione di segna posto colorati con il nome delle persone che sederanno a tavola o con dei simboli; - sparecchiatura della tavola; - lavaggio dei piatti e delle stoviglie (i bambini lo adorano, soprattutto se adattiamo le spugne alla misura delle loro piccole mani). Divertimento, condivisione, educazione al saper fare e gustare sono le “regole” che vi guideranno durante il tempo speso in cucina con i vostri figli: buon appetito!

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Una casa

energeticamente autosufficiente Ecco tutti i consigli e le soluzioni più all’avanguardia per avere un’autonomia completa È possibile avere una casa totalmente green, compatibile con l’ambiente, che oltre a non inquinare, garantisca tutti i comfort delle moderne abitazioni? Lo abbiamo chiesto a Thomas Krause, che da anni lavora nel campo delle energie rinnovabili, e la risposta sembra proprio essere positiva Sappiamo che sei un tecnico professionista installatore di impianti energetici basati sulle energie rinnovabili e che sul campo hai acquisito negli anni una notevole esperienza. Secondo te è possibile per una famiglia oggi autoprodursi energia in modo sufficiente? Sì, oggi è più semplice di una volta, in campo energetico abbiamo raggiunto grandi progressi negli ultimi dieci anni. Sono disponibili sul mercato tanti esempi di apparecchi che consumano meno di una volta: frigoriferi di classe A++, lavastoviglie e lavatrici di classe A++ con attacco di acqua calda sanitaria (ACS), lampadine a LED ecc. In parallelo anche l’efficienza dei pannelli fotovoltaici (FV) è cresciuta tantissimo: mantenendo le

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stesse dimensioni di un tempo, oggi un pannello produce il 30-40% in più (per esempio un panello di 1x1,68 produceva 180 Watt e oggi 260 Watt). E anche i pannelli solari termici sono ora più efficienti! La cosa fantastica è che oggi i pannelli FV costano meno, il prezzo è diminuito drasticamente a un terzo rispetto ad alcuni anni fa! Tu hai una casa-esposizione che mostra i vari tipi di impianti di produzione energetica o di risparmio (idrico, elettrico, termico ecc.) che è possibile attuare. In quali ambiti sei autosufficiente e come l’hai raggiunto? Quando abbiamo acquistato il nostro podere qui in Toscana 14 anni fa, io lavoravo già nel settore delle energie rinnovabili e per poter vivere in questo posto bellissimo, lontano da tutte le reti pubbliche, era nostro desiderio creare un sistema autosufficiente. Tutto è iniziato con il bisogno di avere acqua dal nostro pozzo per innaffiare il primo giardino di mia moglie. Così ho iniziato a costruire il nostro sistema di irrigazione con energia solare e acqua del pozzo; ho creato altre cisterne di acqua piovana con filtri autopulenti, ho cercato pompe adeguate a un sistema solare

Valerio Pignatta che consuma poco ecc. Poi, nella fase di ristrutturazione della nostra casa abbiamo usato una casa piccola come appoggio, dove ho installato il mio primo sistema di alimentazione al 100% da fonte rinnovabile: luce, doccia solare (all’aperto), acqua. Abbiamo realizzato anche un bagno ecologico. Abbiamo restaurato la nostra casa principale, dove il consumo è più alto, realizzando un impianto a isola per un’utenza da 230 V con impianto da 1 kWp, 4 batterie, un inverter da 2,3kW e abbiamo vissuto così per diversi anni, riscaldando la casa con riscaldamento a pavimento e termosifoni, solare termico, una caldaia a condensazione e una stufa a legna. Abbiamo creato il nostro showroom con una caldaia a legna, una a pellet e ampliato l’impianto FV con un’aggiunta di 2,5 kW, cambiando l’inverter per una potenza utile di 6 kW, con delle batterie per l’accumulo di nuova tecnologia, con una vita media di 12 anni. Per avere più autonomia sulla parte idrica abbiamo realizzato altre cisterne di raccolta dell’acqua piovana e un pozzo con una trivellazione a 60 m di profondità, per il quale utilizziamo un pompa solare che consuma solo 250 W anziché 1200 W.


Intervista a Thomas Krause

Per i piccoli spostamenti, abbiamo uno scooter elettrico con un’autonomia di 90 km e tempo di carica di 3 ore. Quali sono secondo te i pro e i contro di un’autoproduzione energetica svincolata dalla rete pubblica? Con l’impianto a isola sono completamente autonomo, ma con un costo elevato, perché non posso consumare tutta l’energia prodotta in estate, mentre in inverno c’ è sempre poca energia disponibile. Con la rete pubblica sono più libero sul mio consumo, perché c’è sempre la rete e, non servendo le batterie, l’impianto è più economico, anzi la mia corrente prodotta in più, la immetto in rete e mi viene pagata. L’importante è sapere che gli impianti collegati alla rete non funzionano senza di essa. Adesso è in fase di sviluppo una nuova generazione di impianti FV da collegare alla rete, che si appoggiano anche alle batterie di accumulo, così è una via di mezzo tra un impianto a isola e un impianto collegato alla rete, unendo i vantaggi di entrambi i sistemi. La mia energia in eccesso, durante il giorno, viene accumulata nelle batterie e quando non c’è più sole sufficiente utilizzo prima la corrente che ho accumulato e poi quella della rete. Così in caso di un blackout, ho ener-

Il mondo delle energie rinnovabili ha creato molti posti di lavoro sia in Europa che in Italia. Io considero ciò una piccola rivoluzione energetica. Adesso siamo milioni di produttori di energia

gia dalla batteria. In più nel futuro è previsto che la rete può utilizzare la mia energia quando c’è un sovraccarico di consumo. Con questo nuovo sistema, abbiamo fatto un grande passo avanti verso l’autonomia completa. Per il primo impianto pilota siamo disponibili per informazioni. Molti ecologisti puntano il dito sulle batterie per la conservazione del surplus di energia che servirebbe a coprire ore della giornata in cui non c’è produzione diretta. Quali sono le migliori (dal punto di vista ecologico ed energetico) e che risultati si possono oggi conseguire? Attualmente la migliore batteria è quella solare, che ha una struttura interna diversa dalle batterie standard delle auto. Una batteria solare, di buona qualità, può avere una garan-

zia di 10 anni. Per permettere questa durata di vita è importante trattare la batteria secondo le seguenti modalità: n n n n n

ai scaricare la batteria sotto al M 30% della capacità. M ai sovraccaricare con tensione troppo alta per diverse ore. F are una miscelazione interna dell’acido una o due volte all’anno. I l livello del liquido deve essere controllato regolarmente. L a potenza dell’impianto FV deve essere adatto alla batteria e la batteria deve essere adatta al consumo dell’utente.

Tutte queste caratteristiche sono da impostare sul caricatore della batteria. A breve saranno disponibili nuovi tipi di batterie al litio che hanno una durata di vita maggiore di 5000 cicli al 100% (più di 15 anni).

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Intervista a Thomas Krause

Attualmente la migliore batteria è quella solare, che ha una struttura interna diversa dalle batterie standard delle auto Questo nuovo tipo sarà presentato a breve dalla ditta ECC, rappresentata in Italia dalla ditta Schletter. Ci sono alternative alle batterie? Un’alternativa alla batteria per i piccoli impianti non la conosco, ma ritengo che le nuove batterie al litio siano una buona soluzione. Inoltre, si punta molto sul FV, tralasciando fonti rinnovabili come il solare termico e le biomasse. Ci sono esempi realizzati in cui un cliente sostituisce uno scaldabagno collegato alla caldaia a gas, con uno scaldabagno

Abbiamo intervistato Thomas Krause Ingegnere meccanico di origini tedesche, Thomas Krause ha lavorato per molti anni – e tuttora continua a collaborare – per la Solvis. Dal 1996 vive in Toscana, dove ha acquistato e ristrutturato Il Podere dei Salci, con 18 ettari di terreno e una casa in sasso naturale che ha interamente restaurato con impianti fotovoltaici a isola. Oggi all’interno della sua casa si può visitare lo showroom; mentre l’ufficio si trova a Santa Caterina (GR). Il suo sito è www.energiaesole.eu; per contatti: info@energia-e-sole.it.

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elettrico perché ha il FV sul tetto, per il cliente è una soluzione, ma a livello globale è meglio realizzare un impianto solare termico e avere ACS gratuita direttamente dal sole, senza utilizzare l’elettricità perché: n L ’efficienza del pannello solare ter-

mico è più alta, l’ energia utile che esce da 1 mq installato è 3 volte più alta in confronto alla stessa quantità fotovoltaica; n L o stoccaggio dell’acqua calda è più semplice dell’accumulo di energia elettrica, costa di meno ed è possibile avere un’autonomia maggiore. Esistono già impianti pilota (un impianto lo abbiamo installato per un agriturismo vicino a Massa Marittima) dove si utilizza il calore dei pannelli termici per fare raffreddamento, tramite una macchina di assorbimento, senza sostanze tossiche: l’energia solare termica viene accumulata in grandi accumulatori e utilizzata sia per ACS, che per riscaldamento e per raffreddamento. Così sostituendo parte dell’impianto elettrico con un sistema di acqua calda, la batteria è meno importante. Chi volesse lanciarsi nell’avventura dell’autosufficienza energetica da dove deve cominciare? È utile l’in-

stallazione preventiva di una stazione meteorologica? Il primo passo è monitorare il proprio consumo energetico il più dettagliatamente possibile. Il secondo passo è ridurre questo fabbisogno, consultando un esperto per avere consigli che facciano diminuire tale consumo. Il terzo passo è sviluppare con l’esperto un concetto energetico autosufficiente. Quarto passo: FARLO! Oggi esistono database sull’irradiazione solare e velocità dei venti molto precisi per ogni zona del mondo, prima di realizzare un progetto è sempre utile far fare un sopralluogo da uno specialista per trovare il posto giusto per i posizionamenti dei pannelli e delle pale. In caso di dubbi si può trovare aiuto installando una stazione meteorologica. Il futuro energetico è dunque nelle energie rinnovabili? Sì, e sotto molti punti di vista. Il mondo delle energie rinnovabili ha creato molti posti di lavoro sia in Europa che in Italia (un esempio concreto è la Solvis che, negli ultimi anni, è passata da 25 a 300 dipententi). Io considero ciò una piccola rivoluzione energetica. Adesso siamo milioni di produttori di energia. Ritengo questo aspetto molto positivo. Leggi l’intervista completa su: bit.ly/intervista_thomas_krause

Valerio Pignatta Laureato in Scienze Politiche all’Università di Pavia e laureato in Storia all’Università di Genova, lavora come traduttore, redattore e collaboratore di riviste e case editrici, fra cui il Gruppo Editoriale Macro. Ha pubblicato diversi articoli su periodici nazionali inerenti il rapporto salute/ambiente e testi divulgativi di medicina naturale. Ha scritto inoltre testi di storia per l’editoria scolastica, nonché ricerche storiche per istituti universitari. Attualmente prosegue la sua attività di ricerca e studio dedicandosi alla storia delle religioni e della medicina.


Riscalda la casa senza sprechi di

energia e di denaro!

Riscaldare adeguatamente la casa è spesso un problema per le famiglie, soprattutto a livello economico. Esistono però diversi interventi intelligenti che possono aiutarci a riscaldare in modo adeguato gli ambienti, ottenendo più comfort e risparmio

B

uona parte degli edifici in Italia si trova in pessime condizioni dal punto di vista energetico. Questo oltre ad incidere negativamente sul bilancio di chi vi abita, incide negativamente anche sul clima. Al solo settore residenziale va imputato dal 12 al 15% di gas serra prodotti nel mondo. Le ultime stime sulla questione sono evidenti e indicano che, intervenendo sugli edifici esistenti in tutta Europa, si arriverebbe a un risparmio annuale di 260 miliardi di euro in termini di energia. E a un miglioramento della vita in casa nei mesi invernali: visto i costi lievitati del gas spesso, infatti, si riscalda meno di quello che si dovrebbe pur di risparmiare sulle bollette, senza però soddisfare i reali fabbisogni familiari. Nonostante il tentativo di tenere sotto controllo la bolletta sia per fini economici che ambientali, il sistema di riscaldamento tradizionale è causa di elevati consumi che, uniti all’utilizzo quasi esclusivo di fonti energetiche di origini fossili, fanno sì che le emissioni di CO2 delle costruzioni esistenti incidano in modo considerevole sull’inquinamento del pianeta. Le risorse energetiche – quali petrolio e gas naturale sono in costante

Luigi Foschi diminuzione e concentrate solo in alcune aree della Terra: l’Italia, per esempio, non ne ha ed è costretta a importare più dell’80% di energia. Eppure, nonostante questo quadro poco idilliaco, i consumi di petrolio e gas superano tuttora il 70% contro appena il 10% di consumi derivati da energie rinnovabili: le persone infatti

un fabbricato già esistente apporta vantaggi (non solo economici) già nell’immediato futuro. La spesa iniziale di un intervento energetico può essere elevata rispetto a una normale manutenzione, ma va considerato che negli anni si ripaga grazie al notevole risparmio sui consumi e inoltre oggi esistono

Al solo settore residenziale va imputato dal 12 al 15% di gas serra prodotti nel mondo. Le ultime stime sulla questione sono evidenti e indicano che, intervenendo sugli edifici esistenti in tutta Europa, si arriverebbe a un risparmio annuale di 260 miliardi di euro in termini di energia

sono ancora scettiche sulle energie alternative e soprattutto poco informate sul rapporto beneficio/costi di un’intervento di ottimizzazione energetica. Eppure se pensiamo che tutte le spese per riscaldamento, acqua calda, raffreddamento e manutenzione superano l’80% di quelle computate per l’intero immobile del suo ciclo di vita complessivo, va da sé che il risanamento energetico di

agevolazioni fiscali che rimborsano il 50% delle spese dell’intervento. Il risanamento energetico di un edificio non incide positivamente solo sull’ambiente esterno (meno emissioni di CO2) o sull’aspetto economico, ma anche sull’aspetto indoor di un fabbricato: minor inquinamento acustico, migliore qualità dell’aria e miglior comfort termico. Inoltre, va sottolineato che un edificio energeti-

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Risparmio energetico camente ottimizzato matura sicuramente un valore aggiunto rispetto a un altro.

Come risanare un edificio esistente

Come detto in precedenza, per determinare correttamente i costi/benefici delle opere da effettuare nel proprio edificio è consigliabile appoggiarsi a un tecnico esperto che possa valutare le condizioni attuali del fabbricato per poi creare un piano d’intervento con obiettivi di risparmio energetico secondo le esigenze del proprietario. Dobbiamo entrare nell’ottica in cui l’isolamento termico non è una caratteristica passiva degli edifici, è invece una delle inaspettate, ma principali fonti, di energia attiva. Grazie all’isolamento si crea un clima più salubre negli ambienti e può portare enormi vantaggi dal punto di vista economico, per questo la sua scelta è molto importante. In generale comunque un risanamento energetico deve passare da questi punti: 1) Isolare le pareti: Se fuori la temperatura è sottozero, indossare un cappotto ci aiuta a sopportare meglio il freddo; lo stesso concetto può essere applicato a un fabbricato. L’isolamento termico delle pareti e del tetto permette di ritardare il brusco raffreddamento dei muri, mantenendo così più caldi gli ambienti interni, mentre l’isolamento della copertura elimina contemporaneamente la dispersione di calore. In base alla scelta del tipo di isolante (in commercio ne esistono svariati tipi) e allo spessore usato, cambia la trasmittanza delle pareti (cioè il flusso di calore che attraversa una superficie), e si verificherà la seguente equazione: PIÙ QUALITÀ DELL’ISOLANTE = MENO TRASMITTANZA = PIÙ COMFORT ABITATIVO

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Emissioni di CO 2 dei diversi sistemi di riscaldamento (grammi per kW/h) Cippato 35 Pellet 42 Legna in ceppi 55 Gas Metano 249 Gas GPL 263 Olio combustibile 303 Corrente elettrica 647

Naturalmente non tutti gli isolanti faranno al caso nostro, per la scelta del materiale giusto vanno valutate diverse caratteristiche dell’edificio e le performance dell’isolante stesso come il comportamento termico, al fuoco, in presenza di acqua e in compressione. I materiali che compongono i pannelli isolanti possono essere derivati dal petrolio (polietilene, eps…), da materiali inorganici o minerali (lana di roccia, fibra di vetro…) o derivanti da materie prime rinnovabili (fibra di legno, canapa, lana di pecora, sughero…). Questi ultimi, naturali, sono quelli che consiglio di solito ai miei clienti. 2) Isolare il tetto Le coperture sono più soggette a sollecitazioni termiche quindi il materiale isolante deve essere performante sia per le condizioni estive che invernali. Va considerato uno spessore isolante minimo che dovrà essere di 14/16 cm e il materiale dovrà essere ad alta resistenza termica. Dal mio punto di vista un coibente adeguato è la fibra di legno. 3) Contenere le dispersioni Le dispersioni nell’involucro edilizio possono essere attribuibili alle pareti, al tetto, alle finestre, alle

porte e al solaio contro terra, verso un volume non riscaldato o verso l’esterno. Anche l’infisso quindi ha una grande importanza per ridurre le dispersioni. La finestra, composta da telaio, vetro e da componenti accessori, ha vari punti che ne determinano l’isolamento termico e il valore di trasmittanza termica. Andrà quindi scelta con cura. Molta attenzione andrà fatta anche nella posa, controllando bene le eventuali dispersioni e azzerando i ponti termici (punti di collegamento tra diversi materiali). Inoltre molto importante è l’orientamento e il dimensionamento delle finestre, infatti le aperture più grandi dovrebbero essere rivolte a sud, riducendo al minimo quelle verso nord. Andrebbe inoltre evitato il surriscaldamento estivo dei vetri quindi consiglio sempre l’uso di porticati o frangisole che possono aiutare in tal senso. 4) Aerazione Per evitare la formazione di muffe e la concentrazione di inquinanti nell’aria degli ambienti chiusi, è bene aerare la stanza, ma ciò significa aprire le finestre e quindi disperdere calore. Un impianto di “ventilazione confortevole” può essere la


Risparmio energetico

La Active House, Lystrup, Danimarca. E’ un edificio a uso abitativo ecologico e a zero emissioni. È stata dichiarata “Casa Attiva”, perchè supera addirittura gli standard di “Casa Passiva” grazie all’altissima efficienza energetica che la rende una fra le migliori d’Europa. Dobbiamo entrare nell’ottica in cui l’isolamento termico non è una caratteristica passiva degli edifici, è invece una delle inaspettate, ma principali fonti, di energia attiva

soluzione perché permette di avere aria pulita in casa senza il bisogno di aprire le finestre. Con questo sistema l’aria esausta viene aspirata dai locali più inquinanti (cucina, bagno…) mentre contemporaneamente un’uguale portata d’aria filtrata viene immessa nei

locali dove la produzione di inquinanti è minore (salotto, camere da letto…). L’aria immessa passa attraverso un recuperatore di calore nel quale si scalda, in modo che la sua temperatura in entrata sia prossima a quella ambientale.

La mia esperienza personale Stanco di pagare bollette altissime per il gas, ho deciso di intervenire sulla modalità di riscaldamento della mia casa. Dopo diverse ricerche e tanti calcoli ho sostituito la vecchia caldaia a gas con una più moderna (e bella) a pellet, risparmiando, così, sulle bollette in maniera considerevole. Ora tutti i termosifoni della casa vengono riscaldati con l’acqua calda che produce la caldaia a pellet e possiamo persino tenerne alcuni spenti perché la caldaia emana calore diretto (oltre che la bellissima luce del fuoco acceso). La stanza dove è stata posizionata è diventata il focolare preferito di tutta la famiglia, la

sua presenza infatti ha migliorato notevolmente l’atmosfera e il comfort! Ora l’unico momento nel quale consumo gas è quando cucino anche se a breve sostituirò la cucina a gas con quella a luce per noi più conveniente visto che ne produciamo con i pannelli fotovoltaici. Siccome la caldaia in estate rimane spenta abbiamo ovviato al problema della produzione di acqua calda sanitaria, montando due pannelli solari termici con accumulo da 200 litri che garantiscono acqua calda da marzo/aprile a settembre/ottobre per tutta la famiglia. Con grande soddisfazione, da circa 2 anni, apro le bollette con il sorriso sulle labbra!

Luigi Foschi Geometra e arredatore d’interni, appassionato di bioedilizia e costruzioni a impatto zero, da circa 15 anni lavora nel settore dell’edilizia. Avendo sperimentato diversi sistemi di risparmio energetico e bioedilizia nella propria casa, propone ai suoi attenti clienti soluzioni ideali per il vivere naturale. Recentemente ha completato il corso “Costruire intelligente” di Eco Education in collaborazione con CasaClima (Bolzano), iniziando così il percorso da Consulente CasaClima. Riceve nel suo studio a Cesena (FC). Per informazioni e consulenze: geom.foschi@libero.it Cell. 339 5733261

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Solvis: la fabbrica

a zero emissioni

L’azienda tedesca è un esempio di responsabilità senza compromessi A cura di Associazione Paea

L

a responsabilità, etica e ambientale, a volte è solo una bella parola, perché nel mondo aziendale si parla poi della necessità di scendere a compromessi, fare i conti con la realtà e via dicendo. Esistono invece pratiche di ecologia radicale che si rivelano vincenti, anche sotto il profilo economico. È il caso della Solvis, la fabbrica di pannelli solari tedesca costruita con standard di casa passiva, diventata la più grande fabbrica europea a emissioni zero. Il suo successo e la sua capacità di collocarsi nel mercato derivano proprio dalla decisione di abbattere completamente le emissioni di CO2. La Solvis – che ha un nome molto esplicativo: è l’unione delle due parole latine sol, sole, e vis, forza, quindi “la forza del sole” – oggi è un’azienda d’avanguardia nella produzione di solare termico, dalle soluzioni di collettori per usi familiari ai grossi impianti per il teleriscaldamento a corto raggio, alle caldaie a condensazione (che si trovano in commercio anche in Italia). Ha realizzato più di 20 mila impianti e installato 120 mila m2 di pannelli solari soprattutto in Germania e Austria, ricevendo vari premi per l’affidabilità del prodotto, la facilità di montaggio e per le innovazioni tecnologiche. Ma oltre alle garanzie che

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offrono i prodotti Solvis per la qualità e l’efficienza anche il modello lavorativo rappresenta un sistema d’avanguardia, grazie alla responsabilità condivisa e al metodo della cogestione. I lavoratori partecipano alle decisioni riguardanti le forme lavorative e i cicli produttivi. Inoltre tutti coloro che vi lavorano, dopo tre anni possono acquistare una quota fissa del capitale sociale, diventando comproprietari dell’azienda nella stessa misura dei soci fondatori.

La fabbrica che pensa all’ambiente

Sembra incredibile che esista un’azienda del genere, eppure è così. Il libro La fabbrica a zero emissioni, tradotto e curato da Paea, racconta in modo chiaro e lineare come tutto questo sia stato possibile. Grazie a un ottimo isolamento termico e all’applicazione di impianti a basso consumo lo stabilimento produttivo della Solvis è alimentato completamente con fonti energetiche rinnovabili e rigenerative. Una produzione di energia elettrica fotovoltaica di 60 kW di picco (45 MW/h all’anno!). Valori limite di 40 kWh/m2 per il riscaldamento e di 20 kWh/m2 per la corrente elettrica. Tutto è studiato nei minimi particolari nella fase progettuale, dall’involucro in legno alla perfetta tenuta all’aria (con la verifica


Risparmio energetico

Esistono, invece, pratiche di ecologia radicale che si rivelano vincenti, anche sotto il profilo economico. È il caso della Solvis, la fabbrica di pannelli solari tedesca costruita con standard di casa passiva, diventata la più grande fabbrica europea a emissioni zero

inflessibile del Blower Door Test!), ai ricambi d’aria gestiti meccanicamente da impianti che scambiano il calore dell’aria in entrata con quella in uscita. Il cogeneratore ad alto rendimento è alimentato a olio di colza, proveniente da coltivazioni limitrofe, e gli scarichi sottovuoto riducono il consumo d’acqua dell’80%. Il libro documenta anche come, attraverso questi accorgimenti, siano stati incrementati i posti di lavoro in un mercato orientato al futuro, imperniato appunto sul solare, con la realizzazione di costruzioni che rispettano i canoni della sostenibilità. È il caso quindi di dire che l’ecologia fa l’economia.

Cosa leggere

Visitare la Solvis L’Associazione Paea ogni estate ad agosto organizza il corso per italiani su “Energia - Ambiente - Lavoro” presso il Centro per l’Energia e l’Ambiente con visita alla fabbrica Solvis. Per maggiori informazioni: www.paea.it.

Associazione Paea

Architetti Banz + Riecks Solvis. La fabbrica a zero emissioni Paea Edizioni, 2008 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

L’associazione nasce al fine di promuovere lo sviluppo, la crescita e lo scambio personale e culturale perseguendo finalità di tutela ambientale e utilità sociale. Da oltre dieci anni Paea svolge attività di promozione, informazione, educazione e realizzazione di progetti relativi al risparmio e all’efficienza energetica e idrica, all’uso delle energie rinnovabili, alla bioedilizia, e alla tutela ambientale e collabora con Centri europei per le energie rinnovabili esistenti da più di trent’anni, quali il C.A.T. (Centre for Alternative Technology) in Galles e l’E.u.Z. (Energie und Umweltzentrum) in Germania. Per contatti: www.paea.it.

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L’idrogeno: energia pulita come in Natura Oltre a permettere di costituire un nuovo modello di società durevole e più equa, la combinazione di idrogeno e rinnovabili permette la salvaguardia del pianeta

I

l sistema energetico della Natura è organizzato quasi tutto su base cellulare, quindi è privo di centrali energetiche, e si alimenta, sia in mare che in terra, con la fotosintesi clorofilliana. I fotoni, provenienti dalla luce solare, sono intercettati e, attraverso un complesso meccanismo biochimico, utilizzati per rompere il legame chimico delle molecole d’acqua, ottenendo idrogeno e ossigeno. L’ossigeno viene liberato e l’idrogeno si lega con l’anidride carbonica presente in aria, formando sostanze chimiche quali gli zuccheri. Questo è quello che fa una foglia o, in mare, il fitoplancton. Tutti sappiamo che le piante hanno bisogno di acqua e della luce del sole.

Imitare la Natura

Se noi, esseri umani, vogliamo disporre di un sistema energetico in grado di durare nel tempo senza far danni, dobbiamo imitare il meccanismo della natura appena descritto. L’idrogeno è molto adatto per questo. Noi disponiamo già del fotovoltaico, sistema energetico abbastanza simile alla funzione clorofilliana, anzi, molto più efficiente. Questo va bene per catturare i raggi del sole, ma non è sufficiente: abbiamo ancora bisogno

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Nicola Conenna

del ciclo dell’acqua. L’idrogeno, il “generatore d’acqua”, è quello che ci serve per chiudere il cerchio. L’energia solare è la fonte primaria di energia ed è immensa, oltre diecimila volte quella che attualmente utilizziamo. È necessario però accumularla, perché di notte non la riceviamo. Attualmente, come accumulo dell’energia solare, utilizziamo gli idrocarburi fossili, che sono anch’essi originati dalla fotosintesi clorofilliana, ma attraverso processi della durata di centinaia di milioni di anni, quindi sono praticamente non rinnovabili. Bruciandoli, i loro prodotti di combustione creano diversi problemi a livello locale (nocività per la salute) e a livello globale (riscaldamento del pianeta: il carbonio finito sottoterra ritorna in atmosfera). Molto meglio utilizzare l’acqua come accumulo. Con il fotovoltaico la radiazione solare diventa corrente elettrica. Con la corrente elettrica, mediante gli elettrolizzatori, possiamo scindere le molecole dell’acqua per ottenere idrogeno e ossigeno; l’idrogeno accumulato costituisce un accumulo di energia potenziale: ossidato di nuovo restituisce corrente elettrica quando

serve. Per fare questo si utilizzano le celle a combustibile, che corrispondono a un elettrolizzatore fatto funzionare al contrario. Il principio di funzionamento è molto semplice: pensate a un bicchiere d’acqua con due elettrodi dentro, e l’aiuto di un catalizzatore. Nel caso di un elettrolizzatore daremo corrente elettrica agli elettrodi, ottenendo idrogeno dall’acqua, nel caso della cella a combustibile daremo, invece, idrogeno, per ottenere corrente elettrica fra gli elettrodi. L’ossigeno è in scambio con l’aria. Non ci sono combustioni, l’ossidazione avviene a bassa temperatura, di solito una cinquantina di gradi. A queste temperature l’azoto dell’atmosfera non si ossida, quindi il nostro sistema rimane nel ciclo dell’acqua, a emissioni zero. Non è proprio come in Natura, ma ci somiglia molto. L’efficienza però è molto maggiore e ci fornisce l’elettricità con cui noi siamo abituati a lavorare: illuminazione, motori elettrici, televisori, computer, telefoni, che in natura non si utilizzano.

Villaggio a idrogeno

Questo stesso sistema si può adattare ai nostri edifici (abitazioni e unità produttive), che devono


Focus: efficienza

produrre più energia di quella che consumano. Per fare questo abbiamo bisogno di un buon isolamento termico, di un orientamento adeguato e di apparecchiature elettriche, dall’illuminazione agli elettrodomestici, ad alta efficienza energetica. E di fonti di energia primaria rinnovabili, che possono variare secondo le caratteristiche del territorio. Il sistema di accumulo a idrogeno, che andiamo a installare, fa le funzioni di una batteria ricaricabile. Con gli edifici è meglio lavorare in termini di villaggio, piuttosto che di singola abitazione, perché è molto più facile ed economico realizzare il modello precedentemente descritto, ripartendo i carichi su più edifici. Sarà molto importante il ruolo delle reti; gli edifici vanno collegati fra loro, con una rete intelligente che gestisce il funzionamento delle celle a combustibile, presenti nelle unità abitative e produttive, consentendo

L’energia solare è la fonte primaria di energia ed è immensa, oltre diecimila volte quella che attualmente utilizziamo

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Efficienza energetica un’efficienza energetica maggiore e l’installazione di celle a combustibile di minore potenza, quindi più economiche. Con l’utilizzo di un idrogenodotto potremo mettere in rete anche l’idrogeno, oltre che l’elettricità. L’intero villaggio potrà essere completamente autosufficiente. La copertura fotovoltaica, che dovrà essere integrata con gli edifici, potrà essere diseguale, secondo le caratteristiche delle costruzioni. Nel complesso il villaggio disporrà di energia sufficiente. Il villaggio, nel suo insieme, produrrà idrogeno con un elettrolizzatore, che potrà essere di quartiere o di condominio, con un deposito di idrogeno in comune e delle tubature di collegamento. Abbiamo così introdotto dei concetti importanti, che sono l’autoproduzione di energia (fotovoltaico e cella a combustibile) e la condivisione (reti dell’elettricità e dell’idrogeno). L’intero sistema potrà essere in isola, o collegato a reti più vaste. Il modello è quello di Internet, anche per le reti elettriche.

Auto a idrogeno

Accadia, dove sorgerà l’ecovillaggio

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Vediamo ora come il nostro sistema energetico può alimentare anche le autovetture, e i mezzi di trasporto in genere, utilizzando il surplus di energia che produce, sostituendo i carburanti tradizionali, benzina e gasolio, con idrogeno e miscele di idrogeno e biogas prodotti da fonti rinnovabili. L’ideale sarebbe utilizzare veicoli a motore elettrico alimentati a idrogeno mediante celle a combustibile, che sono già esistenti, ma ancora molto costosi. In attesa di svilupparne di accessibili, si possono usare i veicoli già esistenti, con motori a combustione alimentati a miscela di idrogeno con biogas, o idrogeno con biodiesel. In entrambi i casi potremo ricaricare le nostre autovetture con l’energia del villaggio, o delle singole unità


Efficienza energetica abitative, utilizzando energie rinnovabili. Ammettiamo di poter disporre subito di autovetture a trazione elettrica alimentata da cella a combustibile a idrogeno. In questo caso disporremmo di una vera e propria centrale elettrica montata su quattro ruote. La potenza elettrica di un’autovettura corrisponde, circa, a quella di venti appartamenti. Nel nostro villaggio potremmo disporre di box di parcheggio, nei pressi della propria abitazione, dotati di compressore per ricaricare i serbatoi dell’autovettura durante la sosta e di attacco elettrico. Quindi, nel corso della notte, il nostro veicolo sarebbe rifornito per gli spostamenti del giorno successivo, entro i limiti della capacità del serbatoio, e potrebbe funzionare da centrale di produzione elettrica, utilizzando l’idrogeno proveniente dall’idrogenodotto locale. Si tratta della stessa funzione che può svolgere la cella a combustibile di casa, ma quella dell’automobile sarà almeno dieci volte più potente. Così l’autovettura lavora anche durante la sosta e si ripaga del suo costo vendendo energia. Si tratta poi di bilanciare bene il sistema energetico, basato sulle energie rinnovabili disponibili sul territorio, ma è possibile effettuare delle scelte progettuali in grado di assicurare l’autosufficienza energetica del villaggio, garantire il rifornimento dei veicoli e generare un surplus in

Se baseremo la nostra energia su rinnovabili e idrogeno non ci sarà più il carbonio nel nostro ciclo energetico, e potremo, finalmente, iniziare a mettere freno al mutamento del clima della Terra

grado di alimentare attività produttive pulite. Questo sarà possibile se l’efficienza energetica sarà molto alta, l’utilizzo dell’elettronica bilanci bene la rete intelligente e il posto scelto sia adatto. Queste attività andrebbero integrate con un’azienda agricola biologica, in grado di produrre buona parte del cibo a km zero, e contribuire alla produzione di energia, in linea con la propria vocazione tradizionale, dal momento che anche il cibo è energia.

Vivere meglio rispettando la Terra

Progetto affascinante ma poco realizzabile? La buona notizia è che lo stiamo già facendo. In Puglia abbiamo già iniziato la progettazione, finalizzata alla realizzazione, di due villaggi basati su questi principi. Uno in montagna ad Accadia sui Monti Dauni, l’altro sul Gargano a Vico, vicino al mare. Il criterio di progettazione sarà open source tramite i nostri siti internet. Sarà possibile partecipare

alla realizzazione dei villaggi, sempre contattandoci tramite i siti internet. Sarà possibile partecipare a un azionariato diffuso per la realizzazione dei villaggi. Nella Foresta Umbra sta nascendo la Scuola Garganica della Nuova Energia, nel cuore della foresta, dal momento che vogliamo fare riferimento alle strategie fondamentali della natura. Chi lo desidera potrà partecipare ai corsi. L’idrogeno è il complemento necessario delle energie rinnovabili, la sua versatilità ci consentirà di metterlo alla base di un nuovo modello di società, dove l’autoproduzione e la generazione diffusa porteranno a un nuovo modello economico decentrato, cui Internet ha già aperto la strada. Se baseremo la nostra energia su rinnovabili e idrogeno non ci sarà più il carbonio nel nostro ciclo energetico, e potremo, finalmente, iniziare a mettere freno al mutamento del clima della Terra.

Nicola Conenna Nicola Conenna, fisico, è Presidente dell’Università dell’Idrogeno (Fondazione H2U – The Hydrogen University). Si interessa principalmente di energia e di mare. Si occupa da oltre trent’anni di energie rinnovabili, politiche energetiche, idrogeno. È stato un dirigente di Greenpeace, come responsabile nazionale della campagna “Per un futuro libero dal nucleare”. È stato oceanografo fisico, si è occupato di conservazione della natura e dell’ambiente marino e, in particolare, di cetacei. Ha realizzato la “Cittadella dell’Idrogeno”, primo impianto dimostrativo fra i più completi. Sta ora realizzando H2M, impianto sempre dimostrativo ma questa volta mobile. Ha appena finito di scrivere un libro su Taranto e la nuova rivoluzione industriale. Per chi volesse avere maggiori informazioni sui progetti può consultare i siti: www.unihydrogen.eu, www.accaduenet.com e www.cambiamento.tv.

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Le comunità smart

che non inquinano!

L

a prima e più famosa comunità indipendente dal punto di vista energetico è stata l’isola danese Samso, che è diventata un esempio di comunità ecosostenibile grazie all’impiego di energia alternativa come un parco eolico offshore, l’installazione sui tetti delle abitazioni sia di muschio (per evitare dispersione di calore) che di pannelli fotovoltaici per beneficiare di energia solare e l’impiego di caldaie con pompe di calore geotermico o di stufe a pellet. Non si deve però pensare che Samso sia l’unica: anzi, negli ultimi 10 anni gli esempi di comunità che si sono impegnate per sviluppare energie rinnovabili e diventare indipendenti dal petrolio e dalle emissioni di CO2 si sono moltiplicate in tutto il mondo. In queste pagine vi mostriamo l’esempio di alcune comunità sparse per l’Europa che sono già una solida realtà e altre che lo saranno per le generazioni a venire.

Eigg

Romina Rossi

Eigg: l’isola scozzese che sfrutta vento, sole e acqua

Al largo delle coste della Scozia esiste una piccola isola con una grande reputazione. Eigg, il suo nome, è infatti rinomata per essere in grado di generare e fornire energia rinnovabile rendendo l’isola e gli isolani completamente indipendenti da altri Paesi per la fornitura di energia e di petrolio. Come ci riescono? Grazie a una rete elettrica del costo di 2 milioni di euro che da poco più di 10 anni genera energia verde ricavandola dagli elementi della natura: sole, acqua e vento. Un sogno che è diventato realtà grazie al contributo di tutti gli abitanti dell’isola, i quali, stanchi di dover dipendere da forniture di energia insufficiente, inadeguata e inquinante, nel 1996 hanno deciso di comprare la propria isola e di diventarne i padroni svoltando verso la sostenibilità. Il progetto ha finora coinvolto un centinaio di persone suddivise in 45 famiglie e 20 imprese. L’unica rete elettrica esistente sull’isola fornisce a ogni famiglia un massimo di 5 kW di energia in ogni momento – 10 kW per le aziende – tramite l’utilizzo di pannelli fotovoltaici, turbine eoliche e generatori idroelettrici sparsi su tutta l’isola. Questo sistema è in grado di fornire oltre il 95% dell’energia annuale necessaria all’isola; in caso di emergenza viene usata parte dell’energia prodotta sull’isola immagazzinata in

accumulatori e solo quando nemmeno questa scorta è sufficiente vengono attivati 2 generatori diesel.

El Hierro: l’isola autonoma delle Canarie

El Hierro La splendida isola di El Hierro, fino a qualche secolo fa considerata l’ultima frontiera del mondo antico, è la più piccola delle isole che compongono l’arcipelago delle Canarie. Grazie a un nuovo impianto la piccola isola diventerà entro il 2015 il primo esempio di isola completamente autonoma dal punto di vista della produzione di energia elettrica con tecnologie a zero emissioni. Da 10 anni l’isola è andata verso il graduale abbandono dei combustibili fossili e l’utilizzo di energie rinnovabili per rifornire i mezzi di trasporto e le abitazioni. Un finanziamento da parte dello stato spagnolo ha permesso la costruzione di una centrale idroelettrica all’interno di un vulcano inattivo da millenni: una volta che sarà completamente funzionante sarà in grado di fornire

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Risparmio energetico fino a 10 MW di energia, mentre l’impianto eolico trasporterà l’acqua ai bacini di riserva. Questo sistema combinato permetterà di avere costante energia elettrica nonostante l’irregolarità del vento o in caso di picchi di fornitura, come nel periodo estivo, quando l’isola si riempie di turisti, attraverso turbine da 11 MW, mentre 2 desalinizzatori useranno l’energia prodotta in eccesso. Con questo sistema entro la fine del 2012 El Hierro sarà in grado di soddisfare l’80% del proprio fabbisogno energetico, mentre il restante 20% verrà impiegato dall’utilizzo dei parchi fotovoltaici, per arrivare a un’autoproduzione completamente autonoma entro il 2015. Allo stesso tempo, sull’isola si sta portando avanti la conversione dell’agricoltura tradizionale in agricoltura biologica e la conversione delle auto a carburante in auto elettriche, dimostrando in questo modo una sensibilità a tutto tondo verso la sostenibilità.

necessità della comunità. Il la iniziale è stato dato 14 anni fa dall’allora nuovo sindaco Arno Zengerle, desideroso di trovare una soluzione al debito pubblico della cittadina e di poter dare avvio a nuovi investimenti nel sociale. Così l’amministrazione comunale si è impegnata nella ricerca e nello sviluppo di nuove fonti di energia rinnovabile, nell’impiego di materiale ecologico per la costruzione di edifici e nella gestione delle acque

è nata a Wildpoldsried la prima scuola internazionale della green economy, specializzata sull’uso delle energie derivanti da fonti rinnovabili.

Prato allo Stelvio: energia fatta in casa

In provincia di Bolzano, all’interno della Val Venosta, c’è un paese che da qualche anno viene additato a livello europeo come modello di comune virtuoso. I numerosi impianti

Wildpoldsried: è in Baviera il paese più ecosostenibile del mondo

La ridente cittadina tedesca dal nome impronunciabile e circa 2500 abitanti

Wildpoldsried: è una comunità energeticamente indipendente grazie all’uso sia di risorse rinnovabili e naturali sia di smart grid, cioè la rete di gestione intelligente della distribuzione elettrica. Un connubio perfetto che permette a Wildpoldsried di produrre addirittura il 321% di energia in più rispetto alle

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Prato allo Stelvio che fosse compatibile con l’ambiente. Il progetto è piaciuto talmente tanto che oggi è finanziato da 94 investitori, che stanno già pensando all’attuazione di nuove misure che renda il paese ancora più virtuoso, come l’uso di LED per l’illuminazione stradale e la sostituzione di veicoli tradizionali con quelli elettrici. Da qualche mese

idroelettrici e fotovoltaici, la centrale di teleriscaldamento a biomassa, l’impianto di biogas permettono la fornitura di energia rinnovabile ai 3500 abitanti di Prato allo Stelvio, mentre quella prodotta in esubero viene venduta alla rete elettrica nazionale. La particolarità di questo piccolo comune è quella di utilizzare la varietà di


Risparmio energetico tecnologie che sfruttano le diverse risorse disponibili localmente: così le abitazioni sono riscaldate attraverso un impianto di teleriscaldamento composto da una rete di tubazioni sotterranee in cui scorre acqua alla temperatura di circa 80 °C. Il calore viene prodotto sia da una caldaia con combustione di cippato, sia da 4 motori che producono sia energia elettrica che energia termica. Questi motori sono alimentati con biocombustibili, biogas e, in piccola parte, nei momenti di picco della domanda, con gasolio. L’intero processo di produzione di energia elettrica è gestito dalla Cooperativa Energetica di Prato allo Stelvio, costituito dalla maggioranza di liberi cittadini del comune. Prato allo Stelvio non è l’unico esempio di comune virtuoso: anche Terenzo (BZ) e Torre San Giorgio (CN) si dimostrano amministrazioni attente alle rivoluzioni energetiche, preferendo l’uso di energie pulite e solari alle fonti fossili.

l’energia che consuma attraverso lo sfruttamento eolico, solare e dei rifiuti. Si tratta di un progetto ambizioso che mira a rendere la comunità a emissioni zero, grazie alla realizzazione di 7 vette, con la tipica forma di monti dell’Azerbaigian, collegate da binari, cinture verdi e sentieri di trekking costellati di campi da golf, e circa 300 abitazioni. Il tutto nel pieno rispetto dell’ecosistema al posto del petrolio saranno usati pannelli fotovoltaici e impianti eolici installati sulle montagne circostanti che faranno da canali per l’acqua, il calore, l’energia e l’aria pulita. Così l’acqua del mare che circonda l’isoletta sarà usata per riscaldare e raffreddare gli edifici, mentre quella piovana e le acque reflue saranno riciclate con appositi trattamenti che trasformeranno gli scariche delle fogne in fertilizzante. Il vento, che sull’isola è di casa, verrà sapientemente sfruttato per la fornitura di energia elettrica da una turbina

Isola di Zira

Isola di Zira: la futura comunità verde in Azerbaigian

Situata nella baia del Mar Caspio, Zira, un’isola di 100 ettari, molto presto diventerà un esempio di comunità totalmente indipendente e green, grazie alla realizzazione di un progetto ecosostenibile che permetterà all’isola dell’Azerbaigian di produrre

eolica. Esperimenti simili si stanno portando avanti anche a Logroño Montecorvo, una città nella provincia spagnola di La Rioja, a Dongtan, a un’ora di traghetto da Shangai e a Masdar, nei dintorni di Abu Dhabi, tutti con l’obiettivo di creare comunità verdi indipendenti dai combustibili fossili e autosufficienti.

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L’esperto risponde:

dottoressa Bardelli

Ringrazio i lettori che seguono la Rubrica e che mi scrivono. Offrono l’opportunità ad altre persone di sperimentare la correlazione tra sintomi e corpo. Per esigenze editoriali mi sarà possibile dare solo alcuni spunti nell’intento di offrire un nuovo punto di vista della cosiddetta malattia. NOTA: le indicazioni e quanto scritto nella Rubrica non sostituiscono in alcun modo la diagnosi e/o il trattamento di un medico qualificato.

Dottoressa Maria Gabriella Bardelli

Vorrei comunicare con la dottoressa

Bardelli per un consulto privato e comunque poter partecipare a un suo convegno. È possibile? E., Torino Per consulti con la dottoressa Bardelli potete scrivere a info@ gabriellabardelli.it oppure telefonare al 388 1285579 (il martedì dalle 10.00 alle 12.00 e il giovedì dalle 18.00 alle 19.00). Per qualsiasi altra informazione su eventi e seminari della dottoressa si può consultare il suo sito www.gabriellabardelli.it.

Sono Marilena, ho 34 anni e vivo a Venezia, sposata con un bambino. Ho sofferto per 4 anni di laringite cronica: da quando ho eliminato i formaggi dalla mia alimentazione, la laringite non è più cronica, ma continuo spesso a soffrire di gola sopratutto quando mi sposto con la bici con il brutto tempo e sudo. Anche oggi ho mal di gola e, avendo trovato per caso una sua recensione su una rivista, dove si proponeva l’invio di domande a lei per eventuali sintomi e la guarigione attraverso le emozioni, colgo l’occasione per chiederle nel mio caso cosa posso fare. Marilena Russo, Venezia Cara Marilena, quando la laringite si manifesta la domanda che ci si può porre è la seguente: «È possibile che abbia vissuto uno spavento

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improvviso che mi ha lasciata senza fiato?». Il fatto che, dopo anni di laringite cronica, ultimamente i sintomi compaiano solo quando suda in bici sotto pioggia e vento mi porta a chiederle: «È possibile che lo spavento che lei vive sia proprio il fatto che la laringite possa ripresentarsi?» In questo caso non parleremmo più di laringe delicata, quanto di un’equazione che si è registrata nella memoria emozionale: in bici sotto pioggia e vento = laringite. Lavorando a livello di quell’equazione potrebbe sperimentare che la sua laringe si è finalmente rafforzata. Mio figlio di 9 anni si sveglia tutte le notti (non ne ha mai saltata una) dopo circa 90 minuti dal momento in cui si è addormentato, arriva nel lettone e dorme fino al mattino. Lui dice di non ricordare niente. Questo è cominciato da quando ha iniziato la prima elementare, che per lui è stato un vero trauma. Dopo circa 10 giorni dall’inizio della scuola la notte si svegliava urlando, chiamandomi e mi correva incontro spaventato. Questo è successo 5-6 volte. Poi è iniziata la paura del lupo e quindi il voler essere sempre accompagnato anche nelle stanze della nostra casa. Le difficoltà che il bambino ha incontrato a scuola sono state, secondo me, la causa scatenante delle sue paure, oltre all’ambiente

nuovo. Lui ripeteva spesso di non essere capace, di non capire e quindi non si sentiva all’altezza dei suoi compagni e delle richieste delle maestre, con conseguente calo dell’autostima. Con alcuni cicli di psicomotricità la paura di restare solo è scomparsa, a scuola gli è stata affiancata una insegnante di sostegno per alcune ore, ma secondo me mio figlio non ha mai superato il trauma iniziale. Alla fine della seconda elementare ha anche iniziato una lieve forma di balbuzie, cessata durante le vacanze estive e poi ricomparsa con l’inizio della terza elementare. Naturalmente anche questa legata all’ansia della scuola. È stato seguito da una logopedista, ma senza risultati. Io credo che se mio figlio riuscisse a superare il trauma iniziale ogni


La rubrica dei lettori aspetto della sua vita potrebbe migliorare. Avevo anche pensato all’ipnosi regressiva, di cui ho letto alcuni libri, ma non credo sia praticabile sui bambini. Cosa mi consiglia? Grazie. L.Z. Cara L., l’ansia della scuola nei bambini così come l’ansia da prestazione negli adulti parla di una paura: quella che se non riesco, se non sono perfetto non sono amato. Personalmente aiuto i bambini a superare le loro paure attraverso il racconto di una storia in cui il protagonista vive una situazione simile a quella che sta vivendo il bambino e trova un modo per stare meglio. Storia che poi scrivo e consegno ai genitori affinché gliela leggano la sera prima di dormire. C’è una cosa molto potente che lei e suo marito potete scegliere di attuare da subito per vostro figlio: la sera quando lo salutate prima di dormire gli rivolgete le seguenti parole nel vostro cuore senza che lui le senta: «…, qualunque cosa tu faccia nella tua vita, mamma e papà ti amano così come sei». Buongiorno, mi chiamo A., 40 anni, vivo a Conegliano. Leggendo l’ultimo numero di «Vivi consapevole», mi ha molto colpito l’articolo su Domenico, il ragazzo celiaco guarito dopo solo una seduta di LME. Io soffro ormai da molti anni di colite cronica, che nei giorni peggiori

è molto debilitante, costringendomi a molte sedute in bagno e a una qualità della vita che ne risulta intaccata (soprattutto quando mi devo spostare per gite, viaggi, lavoro ecc.). Vorrei un consiglio su come fare per risolvere questo problema, anche perché sono pienamente convinto della relazione tra mente, corpo e spirito e sono persuaso che un disturbo fisico non sia altro che il segno evidente di un malessere dell’anima. Cosa posso fare? A.G. Caro A., un processo di guarigione inizia a partire dalla risposta ad alcune domande a cui può seguire un lavoro di Liberazione della Memoria Emozionale o il cominciare a fare nella propria vita delle piccole cose che ci permettano di stare meglio. Nel mio libro La Guarigione è dei pazienti propongo una scheda di auto ascolto per guidare le persone in questa direzione. La domanda che il corpo invita a porsi quando i sintomi sono quelli di una colite cronica è la seguente: «È possibile che viva ripetutamente una situazione che sento ingiusta, un “boccone” che non riesco a digerire o di cui vorrei liberarmi?».

Cosa leggere Gabriella Bardelli La guarigione è dei pazienti Con la mappa di Hamer e l’ascolto di Claudia Rainville

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Cerco, affitto, vendo Mi chiamo Claudia e sono la responsabile amministrativa della Associazione Namas presente a Torino da molti anni. Ci occupiamo di numerose attività olistiche che vanno dallo yoga alle terapie del respiro. Purtroppo nel mese di luglio abbiamo dovuto lasciare la nostra sede a Torino Centro a causa del costo elevato e attualmente siamo alla ricerca di uno spazio, anche condiviso, dove effettuare le nostre attività. I nostri corsi e le nostre iniziative si tengono esclusivamente in orario serale dalle 19 alle 22 massimo e qualche volta nei fine settimana. Stiamo cercando una associazione, un ente o un circolo possibilmente in zona centrale a Torino che disponga di questo spazio serale, libero, da affittare o da includere in qualche forma di collaborazione da verificare. Se siete interessati o se conoscete qualcuno che potrebbe essere interessato, per favore contattateci a questo indirizzo email: claudiaparelli@ yahoo.it lasciando un recapito telefonico. VENDO causa trasferimento casa autonoma con ampio giardino zona tra Torino e Asti. Ottima occasione. Abitabile subito, dotata di acqua potabile, pozzo di raccolta, fosse biologiche nuove e a norma, impianto termico in tutta la casa e nuova caldaia a pellets. Richiesta: euro 35.000 contanti più mutuo. Se interessati scrivete a: repetto.federica@yahoo.it. Annuncio e foto: http://berucco.6te.net/.

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Bicicletta elettrica solare fai da te Micheal Daniek spiega come trasformare il vostro umile destriero in una bici elettrica a energia solare

N

Estratto da «Permaculture magazine» n. 71 traduzione di Romina Rossi

on è forse vero che tutti quanti usiamo molto l’auto per percorrere brevi tragitti? Solo per fare un salto in città, fare qualche compera, vedere un amico, o andare al lavoro. Spesso mi sento in colpa per la pigrizia che mi impedisce di usare la bicicletta per questi brevi viaggi. È strano perché odio essere dipendente dalla benzina e dalle auto e la mia bici è sempre lì in garage che mi aspetta. Immagino che la mia pigrizia sia più grande del mio senso di colpa. Un sentimento che si potrebbe comprendere meglio se aveste pedalato sugli impervi tragitti che abbiamo qui dove vivo, sulle montagne spagnole. Poi mia moglie ha avuto davvero una buona idea: perché non trasformare la mia bicicletta in una bici elettrica, una E-BIKE!? Avrei potuto aggiungere alla mia 12 volt un congegno solare per la ricarica… Una BICLETTA ELETTRICA SOLARE. All’improvviso il sogno che avevo da tempo diventava realtà, mobilità silenziosa con energia verde autoprodotta! Tutti quelli che la provano ritornano con un sorriso sulle labbra; può essere davvero contagioso! Anche voi potete sbarazzarvi del vostro senso di colpa ed essere indipendenti, liberi e easy rider, e magari un giorno potreste ispirare altri a fare lo stesso. Il primo passo da fare è cambiare la vostra vecchia bici (se

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Autoproduzione non alimentare ne avete una) in una E-BIKE moderna usando un kit di conversione. In seguito potete aggiungerci un sistema a energia solare, o un sistema solare e una turbina eolica per ricaricarla, in modo da trasformarla in una BICICLETTA ELETTRICA SOLARE.

Convertire la bicicletta

Molta di questa tecnologia arriva dalla Cina, dove è ampiamente usata da molti anni. Forse proprio perché la usano anche i cinesi stessi, la qualità sembra essere migliore di quella che viene costruita nella nostra regione. Le parti necessarie possono essere trovate in un buon negozio di articoli di biciclette, o su internet. È possibile convertire quasi tutte le biciclette, ma è meglio usarne una resistente e stabile, con freni che funzionano! I kit di conversione sono pre-fabbricati molto bene, quindi adattarli in genere non è troppo complicato e dovrebbe richiedere una piccola quantità di strumenti. Il prezzo per il kit già fabbricato va da € 350 a € 700 (dipende dalle dimensioni del motore e della batteria). E se non siete in grado di farlo da soli, dovreste mettere in preventivo da € 150 a € 500 per un aiuto professionale (dipende dal tipo di bicicletta che avete e dal meccanico). Per evitare delusioni, le dimensioni del motore, della batteria e del sistema di ricarica dovrebbero essere scelti attentamente in modo che soddisfino le vostre necessità personali.

nm otori

Motori

Batteria

Ci sono diversi tipi di motore disponibili, come ad esempio: nm otori da 250 W, che vanno bene per le persone sportive che vogliono pedalare sempre e richiedono solo il 50% di supporto; nm otori da 500 W, che possono offrire fino al 75% del supporto. Questi motori possono essere abbastanza potenti da funzionare da soli in aree pianeggianti;

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Sopra: Le batterie possono essere montate sia sul portapacchi posteriore che sul telaio. Sopra a destra: Stazione di ricarica.

da 1000W, che significa che non avete bisogno di pedalare, persino se siete sulle colline!

L’ultimo tipo di motore è raccomandato se volete trasportare bambini o materiali pesanti. Fate attenzione perché questi motori possono spingere la bicicletta a una velocità di 50 km/h! In alcuni Paesi, per andare in bicicletta così forte bisogna richiedere un permesso speciale, in alternativa potete prendere un controllore di velocità puntandolo su un limite massimo di 25 km/h. La batteria può essere sistemata sia sul portapacchi che da qualche parte nel telaio. C’è una grande varietà di moderne batterie al litio disponibili sul mercato, ma le Li-Fe-PO4 al momento sono le migliori per le E-BIKE. Ce ne sono di diverse misure. Vi raccomando di usarne una che sia compresa fra i 36 V/7 Ah e i 48 V/20 Ah. La dimensione migliore dipende molto dal tipo di motore di

cui avete bisogno, dalla distanza che volete percorrere, la diversa pendenza che dovete affrontare, il vostro peso e last but not least lo stato delle strade che percorrete. Di solito il motore è in grado di funzionare con 24 V, 36 V o 48 V ma avranno diverse uscite di potenza che dipendono dalla tensione della batteria. Per esempio, un motore da 1000 W (in genere su 36V) produce 1333 W su 48 V. Considerate attentamente, prima di scegliere le dimensioni della batteria. È possibile avere un range fra i 5 km e gli 80 km, che dipende dalla misura della batteria, dal motore, dal paesaggio, dal peso e dalle strade. Per quello che mi riguarda, uso un motore da 1000 W con una batteria da 12 V, 12 Ah. Questo mi permette di andare a 15 km/h su strade non molto buone in montagna, persino con uno dei miei figli sul sedile posteriore. Con un motore da 250 W e la stessa batteria, potreste percorrere anche 60 km/h se pedalate. La velocità in genere viene controllata da un comando a gas, come nelle


Autoproduzione non alimentare mountain bike (ma è legale solo in alcuni Paesi) oppure da un interruttore sensibile per aiutarvi solo quando pedalate. La batteria smetterà di funzionare automaticamente grazie al suo BMS (Battery Management System, Sistema di monitoraggio della Batteria) quando è scarica, perciò è una buona idea munirsi di un indicatore di carica di batteria per vedere quanta carica avete rimasto.

Ricarica

Le batterie al litio Fe-PO4 non hanno effetto memoria e possono essere ricaricate in qualsiasi momento. Le celle della batteria sono programmate per 4000 ricariche, ma realisticamente potete ricaricarle solo 1500 volte. Come primo passo potete ricaricare la vostra batteria usando l’elettricità con il caricabatteria da 230 V, che in genere viene dato insieme al kit di conversione. È una cosa sensata farlo, così potete rendervi conto quanto spesso usate la vostra E-BIKE. Con questa informazione è possibile calcolare la giusta dimensione dell’impianto a energia solare (se già non ne avete uno), per ricavarne una E-BIKE e renderla davvero ecologica.

Ricaricare con l’energia verde

Come secondo passo potete scegliere fra un sistema di ricarica solare diretto e/o uno eolico. Avrete bisogno della luce del sole ovviamente e/o di buon vento per la ricarica. Tutto ciò di cui avete bisogno è un generatore eolico e/o 2 o 4 pannelli solari e di uno speciale regolatore di carica di tensione per la batteria della E-BIKE.1 Oppure potete decidere di usare un sistema di ricarica solare e/o eolico indiretto. Questo sistema dovrebbe avere una propria batteria di backup, un controllore e un invertitore da 230 V per permettervi di usare la normale unità di rete del caricatore. Con questo sistema potreste ricaricare la vostra

bici persino di notte o nei periodi di brutto tempo.

Costi

Il prezzo per un sistema solare di ricarica diretto, con 2 o 4 pannelli, sarà di circa € 600 fino a un massimo di € 1200. Il prezzo corrente per un sistema solare di ricarica indiretto, con il proprio backup di batteria, il regolatore e l’invertitore da 230 V è fra € 1000 e i € 30002. Quindi una BICLETTA ELETTRICA SOLARE vi costerà fra € 350 e € 3700! Ma si può dire che con € 1750 avrete un mezzo di trasporto davvero ecologico con energia verde! Non è lo stesso prezzo di una vecchia auto di seconda mano? Se usate la E-BIKE ogni giorno la batteria vi durerà 3 o 4 anni (le batterie per biciclette costa-

Cosa leggere Micheal Daniek Do it Yourself 12 Volt Solar Power Permanent Publications, 2011 Prezzo £ 12,95 – in lingua inglese Acquistalo su www.green-shopping.co.uk

no da circa € 25 a € 100 all’anno). Quindi insieme ai costi della batteria di backup che dura tutta la vita nell’impianto a energia solare (se scegliete questo sistema) questi sono gli unici costi che avrete. In tempi di picco del petrolio penso che sia intelligente avere almeno una forma alternativa di trasporto. Se il prezzo della benzina sale alle stelle d’improvviso, sarete grati di avere una BICICLETTA ELETTRICA SOLARE per risparmiare benzina e denaro!

E infine

Tutte le biciclette elettriche sono un pò sensibili alla pioggia pesante, per via degli apparecchi elettronici, così è meglio se le tenete all’asciutto da qualche parte quando non le usate. Potete costruire un piccolo garage per biciclette, che possa tenere anche i pannelli solari e/o il generatore eolico, il caricatore e la batteria di backup. Mia moglie e io vi auguriamo tanto divertimento con la BICICLETTA ELETTRICA SOLARE e molti sorrisi lungo il tragitto… Solar Michel

Note: 1) Potete mettervi in contatto con me, scrivendo (in inglese) a: solarmichel@hotmail.com 2) Per dettagli su come costruire un impianto a energia a solare si veda: Do it Yourself 12 Volt Solar Power.

Michel Daniek Alias SolarMichel, è nato nel 1964 a Giessen, in Germania. Al compimento dei 30 anni si scoprì totalmente insoddisfatto del modo di vivere tedesco, si comprò un camion e se ne andò in cerca di altri modi di vivere. Durante i suoi viaggi ha sperimentato un piccolo impianto a energia solare nel camion e da allora ha sempre usato tale tipo di energia solare. Nel 1997 si sistemò finalmente in una casa nuova presso un villaggio alternativo nel soleggiato Sud della Spagna. Ora è sposato, padre di due piccole bambine e lavora a molti progetti ecologici e sostenibili a Orgiva e dintorni, in Spagna.

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Affronta l’inverno

con gli oli essenziali Rimedi per vincere raffreddore e influenze ma anche per rinvigorire lo spirito e avere un ambiente più sano in cui vivere

L

e temperature in costante diminuzione e la riduzione delle ore di luce annunciano l’avvicinarsi dell’inverno. Dopo gli slanci della primavera, gli entusiasmi dell’estate e la trasformazione autunnale, giunge la fase del riposo e del raccoglimento. Passaggio obbligato per la Natura che deve riprendere le forze, ricostruire le riserve energetiche e prepararsi al nuovo ciclo. Il termine inverno deriva dall’aggettivo latino hibernum che accompagnava il sostantivo tempus: la stagione del maltempo, del freddo, della neve e della pioggia. I mesi invernali sono dedicati al sonno, alla quiete e alla calma. Simboleggiano la notte del mondo, la purificazione e il rinnovamento. La morsa del gelo avanza inesorabilmente, è il periodo più freddo dell’anno, che per molti coincide con il tempo di ritirarsi e prendere contatto profondo con se stessi. L’uomo moderno, per raggiungere il vero benessere, deve riscoprire l’antica sintonia con i ritmi delle stagioni, che tende a essere dimenticata e ignorata dalle regole della società tecnologica. L’inverno è tempo di bilanci, di riflessione e di analisi. Il buio ed il silenzio offrono la possibilità di guardare alle nostre spalle, meditare su quello che si è “seminato” durante la bella stagione. I colori si affievolisco-

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Luca Fortuna no, i suoni vengono ovattati, le distrazioni sciamano e lasciano il campo al pensiero, che può dispiegarsi senza limiti e ostacoli. Ma l’inverno è anche tempo di feste, di racconti, di carnevale, di banchetti, perché nel cuore più nero e freddo si cela il germoglio della nuova vita. l In alto le difese L’arrivo del freddo segna la comparsa delle tipiche malattie invernali: rinite, mal di gola, influenza e bronchite. Il raffreddore è causato da un virus molto comune ed estremamente contagioso, che di solito spiana la strada alle altre patologie più gravi e debilitanti. Per prima cosa vanno rafforzate le difese, stimolando il sistema immunitario con un composto antisettico e protettivo, molto utile soprattutto nei luoghi in cui transitano diverse persone: 2 parti di olio essenziale di tsuga, 2 parti di olio essenziale di eucalipto globulus e 1 parte di olio essenziale di noce moscata. Per decongestionare le mucose nasali sono efficaci le inalazioni con l’olio essenziale di mirto rosso, basta versarne alcune gocce su un fazzoletto di carta. Infine una tisana calda, da sorseggiare la sera, composta da parti uguali di foglie di eucalipto e di menta. Aromatizzarla aggiungendo un cucchiaino di miele, su cui

si è emulsionata una goccia di olio essenziale di niaouli. L’influenza si manifesta quando c’è debilitazione sia fisica che psichica, come confermato da studi e ricerche. Una corretta prevenzione deve pertanto considerare entrambe le componenti, questa è una miscela adatta allo scopo: 2 parti di olio essenziale di tsuga, 2 parti di olio essenziale di limone e 1 parte di olio essenziale di ajowan. Un olio da massaggio particolarmente indicato si ottiene miscelando 10 gocce di olio essenziale di mirto rosso, 5 gocce di olio essenziale di eucalipto radiata, 5 gocce di olio essenziale di solidago, e 50 ml di jojoba. Usato tutte le mattine infonde vigore e aiuta ad affrontare la giornata, basta frizionare con poche gocce le piante dei piedi e massaggiarlo lungo la colonna vertebrale. l Fragranti soluzioni Per molte persone l’arrivo dell’inverno coincide con un calo del tono dell’umore, che apre la strada alla depressione, all’ansia, alla tristezza e allo sconforto. La mancanza di luce modifica numerose funzioni biologiche: il cervello ed in particolar modo una ghiandola, l’epifisi, secerne più melatonina, che induce uno stato di sonnolenza. Contemporaneamente diminuisce la serotonina, che fa aumentare il bisogno di zuc-


l Rituale aromatico Un bagno caldo e fragrante, il modo migliore per concludere una giornata intensa, fatta di lavoro e mille impegni. Per ottenere i migliori risultati una giusta ambientazione è fondamentale. La luce di alcune candele è preferibile a quella elettrica, più morbida e discreta, conferisce alla stanza un’atmosfera magica. Per evitare interruzioni ricordarsi di inserire la segreteria telefonica e spegnere il cellulare. Una musica stimolante o rilassante, a seconda delle sensazioni che si vogliono provare. Riempite la vasca di acqua e preparate una ciotola contenente 250 g di sale marino, amalgamatelo con 1 cucchiaio di olio di jojoba e 20 gocce di oli essenziali. Immergetevi e rovesciate il composto nell’acqua, le note fragranti si sprigioneranno nell’ambiente stimolando l’olfatto, mentre le molecole aromatiche penetrano nella pelle per svolgere il loro effetto. Rimanete nella vasca per circa 20 minuti, poi sciacquate il corpo con una breve doccia rinfrescante, tamponate con un morbido asciugamano di spugna e spalmate un olio o una crema nutriente. Per un bagno rilassante, che concilia il sonno e scioglie le tensioni si può ricorrere a: neroli, lavanda, geranio, ylang ylang e camomilla. Per un bagno stimolante, preludio a una notte di passione, sono indicati: gelsomino, patchouli, sandalo e cannella foglie.

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cheri, soprattutto dolci e cioccolato. Il morale va a terra, ci si sente svuotati, privi di forze e incapaci di reagire. Nei casi più gravi si parla di depressione invernale, che colpisce sia uomini che donne, in prevalenza nella fascia di età compresa tra i 20 e i 50 anni. Diamo battaglia alla malinconia impregnando la casa di aromi sensuali e vivificanti, quali sandalo, patchouli, mirto, legno di cedro e tsuga canadese.

Diamo battaglia alla malinconia impregnando la casa di aromi sensuali e vivificanti, quali sandalo, patchouli, mirto, legno di cedro e tsuga canadese

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Curarsi naturalmente l Balsamo per il cuore e lo spirito Inizia il lungo sonno invernale che attende il primo sole. La vegetazione e molti animali sono in letargo, è giunto il tempo del meritato riposo dopo le fatiche e gli sforzi della primavera e dell’estate. Abbondanti nevicate favoriscono il rafforzarsi delle radici nel terreno caldo, la linfa ha ormai quasi fermato il suo scorrere negli alberi privi di foglie. Nel cuore dell’inverno si accendevano grandi fuochi a simboleggiare il prossimo ritorno della luce, allo stesso modo si possono impiegare le essenze profumate. Avvolgersi con le note calde e speziate per riscaldare il cuore e sentirsi bene con se stessi: diluite in 50 ml di olio di jojoba 7 gocce di olio essenziale di bergamotto, 5 gocce di olio essenziale di copaiba, 3 gocce di olio essenziale di angelica e 1 goccia di olio essenziale di ajowan. Massaggiate delicatamente sul corpo, con movimenti dolci e circolari, per facilitare la circolazione e tenere lontano il freddo pungente. l Tempo per meditare Nei momenti di meditazione e raccoglimento, quando è importante ristabilire un contatto con la parte più profonda del nostro essere, risultano di grande aiuto gli oli essenziali di incenso, elemi, mirra e legno di cedro. Quando si spengono i rumori del mondo è possibile ascoltare la voce interiore. Fuori dai circuiti ingannevoli e dai giri logici che ci fanno perdere di vista il nostro nucleo. La pratica meditativa purifica il pensiero dai vari inquinanti psichici, che come catene trattengono il nostro spirito. Diffondete nell’ambiente le essenze prescelte o versatene una goccia su un fazzoletto di carta da inalare delicatamente. l Il calore che fa bene Contro il freddo che avanza possiamo ricorrere al potere riscaldante di alcune essenze dal cuore incan-

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Uno degli impieghi meno noti degli oli essenziali è il loro utilizzo in cucina per la preparazione di alimenti e bevande. Il sistema più immediato e intuitivo consiste semplicemente nel loro uso come aromatizzanti

descente: pepe, ajowan, cannella e zenzero. Si possono mescolare al bagnoschiuma (10 gocce in 250 ml), diffondere nell’ambiente (bastano poche gocce) e utilizzare per preparare oli da massaggio (10 gocce in 100 ml di olio di jojoba o mandorle dolci). Per preparare un pediluvio corroborante emulsionate 2 gocce di olio essenziale di zenzero e 2 gocce di olio essenziale di copaiba con 1 cucchiaio di sale marino da sciogliere in circa 5 l di acqua calda, ma non bollente. l Sinfonie invernali La diffusione è una delle tecniche principali di aromaterapia, consiste nella volatilizzazione o evaporazione dei componenti aromatici di un olio essenziale nell’ambiente. In commercio esistono diversi accessori che si possono impiegare come i diffusori elettrici o a candela, le fontane aromatiche, i contenitori porosi di terracotta non smaltata e alcune apparecchiature costruite par facilitare la dispersione delle essenze. I diffusori a candela o con lampadina riscaldano gentilmente una miscela di oli essenziali facendoli librare nell’aria insieme al vapore. I dispersori elettrici hanno una piccola pompa e una camera di nebulizzazione in cui si mescolano aria e oli essenziali che vengono poi liberati. Le fontane aromatiche, apprezzate dai cultori del feng shui, sfruttano il gorgheggiare dell’acqua per disperdere le essenze nell’ambiente. Infine si può ricorrere a piccoli oggetti in ceramica, legno o stoffa che assorbono gli aromi

e li rilasciano gradualmente. Conviene iniziare sempre con un numero non eccessivo di gocce, da 10 a 15, per una stanza di medie dimensioni, adattando poi la quantità in base al proprio naso. Alcune ricette da provare, studiate per i mesi invernali: Gioia invernale consigliata durante il giorno, dalle proprietà vivificanti e stimolanti, si ottiene con 5 gocce di olio essenziale di limone, 3 gocce di abete bianco, 2 gocce di tsuga e 1 goccia di cannella. Stella d’Inverno adatta a qualsiasi momento della giornata, dona allegria e serenità, composta da 5 gocce di tsuga, 5 gocce di legno di cedro e 2 gocce di cassia. Canto Notturno è ideata per la sera, rilassante e defaticante, capace di allentare lo stress e rimuovere le tensioni, a base di 4 gocce di cassia, 4 gocce di arancio e 1 goccia di ylang ylang. l Aria pulita Quando le temperature si abbassano è il momento di accendere i termosifoni per riscaldare case e uffici. Per rendere l’aria meno secca è opportuno utilizzare degli umidificatori o delle semplici vaschette in ceramica da applicare sui caloriferi. Gli oli essenziali si rivelano molto utili sia per facilitare la respirazione, sia per purificare l’aria da virus e batteri. Sono tutti antisettici, profumano gradevolmente e migliorano la qualità dell’aria che si respira. Particolarmente indicati risultano: eucalipto radiata, abete siberiano, mirto e issopo. Nei periodi freddi la purificazione dell’a-


Curarsi naturalmente ria è particolarmente salutare. L’aria stagnate è un ambiente ideale per lo sviluppo dei batteri, ricordate di aprire sempre le finestre per favorire il ricambio e purificare l’atmosfera, diffondendo oli essenziali dalle ben note proprietà antimicrobiche. l Stop all’inquinamento Uno dei grandi problemi connessi con l’arrivo dell’inverno è l’innalzamento dei livelli di inquinanti. L’azione combinata delle auto, degli impianti di riscaldamento e dei sistemi produttivi innesca un processo perverso che incide gravemente sulla salute. Le persone più facilmente esposte sono gli anziani, le donne in gravidanza e i bambini, ma nessuno è immune. Il grande incremento di allergie e malattie dell’appartato respiratorio ne è la prova. Un olio essenziale è particolarmente utile in questi casi, giunge dal grande nord e si ricava da un albero maestoso, la tsuga canadensis, che ha dimostrato di poter contrastare gli effetti di numerosi inquinati e di detossinare bronchi e polmoni. Diffusa nell’aria o semplicemente inalata è preziosa per chi vive in un ambiente particolarmente esposto, come le grandi aree metropolitane o in prossimità delle zone industriali. Studi condotti in Canada e in Germania hanno evidenziato la sua azione di scudo difensivo. l Fragranti tentazioni Uno degli impieghi meno noti degli oli essenziali è il loro utilizzo in cucina per la preparazione di alimenti e bevande. Il sistema più immediato e intuitivo consiste semplicemente nel loro uso come aromatizzanti. Per preparare un miele aromatico aggiungere dalle 5 alle 10 gocce di olio essenziale (limone, arancio, menta) a 500 g di miele liquido. Per realizzare un ottimo tè aromatico basta acquistare 500 g di tè nero, versarlo in un contenitore di ceramica o latta, aggiungere 10 gocce di essenze (bergamotto,

lime, vaniglia), chiudere bene e lasciare riposare per una settimana. Una bevanda deliziosa, sana e naturale si prepara con la sapiente combinazione di erbe e spezie. Non contiene teina, va gustata lentamente ed è particolarmente adatta contro i rigori dell’inverno. Procuratevi in erboristeria i seguenti ingredienti: 10 g di cannella, 10 g di noce moscata, 10 g di cardamomo, 10 g di zenzero, 5 g di chiodi di garofano, 5 g di finocchio, 5

g di galanga, 5 g di pepe nero e 5 g di curcuma. Per ogni tazza di bevanda è sufficiente un cucchiaino di miscela, da versare direttamente nell’acqua fredda. Portate a ebollizione, lasciate bollire 5 minuti, spegnete e lasciate in infusione 10 minuti. Per dolcificarla usate del buon miele in cui avrete sciolto una goccia di olio essenziale a piacere tra: curcuma, cannella, zenzero, pepe e chiodo di garofano.

Nuove fragranze per l’inverno La linea di oli essenziali Essenthya ha creato da poco nuove fragranze e miscele a base di oli essenziali ottime per combattere il freddo e i disagi che l’inverno può creare. Bastano poche gocce di queste miscele nel diffondiaroma per sprigionare aromi e profumi con proprietà benefiche sia per la persona che per l’ambiente in cui viviamo. Per combattere la malinconia dei giorni invernali: Sulla via degli agrumi con i suoi sentori fruttati e frizzanti, è perfetta per contrastare la malinconia che spesso ci assale nei bui giorni invernali. Bastano una decina di gocce al giorno nel diffusore per risollevare l’umore. Balsamo per il cuore e per lo spirito: molto utile la miscela ambientale Serendipity, che con le sue note profonde e avvolgenti scaccia stress e tensione. Per purificare l’aria di una stanza: una perfetta miscela è Inno all’inverno. Per profumare la casa: Wisdom Scent è la miscela di oli essenziali puri che infonde benessere e sicurezza, agisce in maniera molto delicata e dona conforto e serenità. Basta far diffondere la miscela per almeno 20 minuti al giorno nell’apposito diffondi aroma. Perfetta per il giorno, sia per la casa che per i luoghi di lavoro, sostiene negli sforzi prolungati e infonde buon umore.

Luca Fortuna Esperto di medicine naturali, è una riconosciuta autorità nel campo dell’Aromaterapia. Ama scrivere e ha pubblicato numerosi libri di successo su diverse tematiche legate alle discipline verdi. Creatore di prodotti e trattamenti venduti in oltre trenta nazioni del mondo, collabora con diverse aziende ed è impegnato in più progetti di ricerca e sviluppo. Insegna Aromaterapia a più livelli (corsi di base, specializzazioni, seminari intensivi) ed è impegnato in una fitta attività di divulgazione, per diffondere la cultura aromatica. Riceve su appuntamento per consulti individuali e consulenze professionali.

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Impatiens

e il tempo per un sorriso Il fiore della pazienza e della cooperazione

È

stato il sorriso di mia figlia a dirmi perché, anzi, come funziona Impatiens… Non sono i perché quel che conta: sono solo speculazioni mentali, in realtà sono i “che” quelli che importano, le esperienze vissute, con consapevolezza… Andavo di corsa, lasciandomela alle spalle quasi incurante, come ho fatto negli ultimi mesi, pur di non fermarmi a scrivere questo articolo, pur di non fermarmi ad apprendere una lezione che devo imparare… Nel frattempo, ho sperimentato in varie occasioni, attraverso anche un ginocchio scassato e il corpo dolorante, come la vita ti pone sempre davanti proprio a quelle alle lezioni, costringendoti a volte a rallentare.

Tutti siamo Uno

Mi piaceva intellettualmente unire l’energia di Impatiens al concetto della solitudine – Bach riunì Impatiens, Water violet e Heather come essenze per chi ne soffriva –, mi piaceva associare il concetto del Perdono e dell’Ho’oponopono all’effetto positivo di questo rimedio floreale e ancora relazionarla alla Cimatica di Chladni e Jenny con le onde che strutturano la materia, alle vibrazioni simpatiche di Keely e ai concetti della fisica quantistica di David Bohm, soprattutto all’Undivided Wholeness e cioè al concetto che tutto è Uno… Ed ecco quel grande sorriso, quando finalmente mi sono fermata ad aspettarla e voltandomi indietro le ho porto la mano, che mi ha illuminato, di gioia in primis e di chiarezza poi. Ecco cosa si perde a correre e a scappare: l’unione e l’amore! Perché, e

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questa volta ci sta, nulla è paragonabile al sorriso di un bimbo che si sente finalmente riconosciuto e accolto, nulla è paragonabile a sentirsi Uno! Tutto è semplice se vogliamo apprendere, se vogliamo approfittare di questa esperienza che è la vita, non serve la fisica dei plasmi e l’ordine implicato di Bohm, ci basta gioire di un sorriso. Penso che sia per questo che Bach abbia bruciato tutti suoi scritti: basta con le speculazioni mentali che ci allontanano dal nostro proprio sentire, dai dettami della nostra Anima, basta con le teorie; Impatiens e tutti noi abbiamo bisogno di “vivere”, qui e ora, vivere ogni istante della vita nel modo più pieno e più intenso possibile, amorevolmente coscienti, senza essere sempre un passo più avanti.

Il rimedio per la pazienza

Impatiens viene considerata una pianta infestante e invasiva, si potrebbe anche dire guastafeste e invadente. Sappiamo già bene come finisce quella vecchia barzelletta, ma perché anticiparne la fine o rubare il mestolo dalle mani di un cuoco dilettante, visto che per Bach anche solo questi gesti sono un peccato contro l’Unità. «Il primo errore consiste nel permettere la dissociazione tra l’anima e la personalità; il secondo errore consiste nel fare un torto agli altri o permettere crudeltà». In questo nostro moderno tempo accelerato ecco perché la generosa Impatiens, proveniente dall’Himalaya, si offre “infestando ed invadendo” i bordi dei nostri fiumi. Impatiens, dice Bach, è: «Per coloro che sono veloci sia nel pensiero che nell’azione, e che desiderano che ogni cosa avvenga senza esitazioni

Biancarosa né ritardo. Quando sono malati sono ansiosi di ristabilirsi al più presto. Per costoro è molto difficile essere pazienti con chi è lento perché ritengono che ciò non sia giusto e sia inoltre una perdita di tempo. Quindi tentano in ogni modo di vivacizzare le persone pigre. Spesso preferiscono pensare e lavorare in solitudine, per poter fare le cose secondo i loro ritmi». Diceva anche che Impatiens è un rimedio che calma il dolore, meglio della morfina. In effetti, è il dolore il vero problema di Impatiens, la fuga nella velocità è la soluzione per evitarlo e il più grande dei dolori è la separazione. Questo fiore dona il giusto ritmo e la capacità di sopportare il dolore, di vivere il dolore, instilla la coscienza dell’Undivided Wholeness e aiuta a stabilire una relazione d’amore con l’altro da noi. La pazienza che insegna è la qualità interiore propria di chi accetta il dolore, le difficoltà, le avversità, anche la morte, con animo sereno… con un sorriso.

Biancarosa Produciamo fiori di Bach e altre essenze floreali da più di vent’anni, raccogliendo con amore e ammirazione i fiori dell’appennino Tosco-Romagnolo. Teniamo corsi di formazione sulla Floriterapia Biancarosa Essenze Floreali via Chiesina 3 47021 Selvapiana FC Tel. / fax: + 39 0543 912147 +39 329 2651129 www.biancarosa.it info@biancarosa.it Puoi ordinare i prodotti Biancarosa su macrolibrarsi.it o chiamare il numero verde 800 974 001


Febbre?

Niente paura Quando, se e come fronteggiarla con i rimedi naturali

L

a febbre non è una malattia, ma un sintomo oggettivo, consistente in un aumento della temperatura corporea al di sopra dei 37°, quale è possibile misurare col termometro clinico come ogni altra grandezza fisica. A seconda della sua entità e della sua causa può accompagnarsi ad altri sintomi sgradevoli, quali mal di testa, senso di debolezza, sonnolenza, riduzione dell’appetito, nausea, vomito e/o diarrea, dolori muscolari e articolari. Tre sono i motivi per cui i pazienti si rivolgono al medico: il dolore, l’emorragia, la febbre. Ma perché questo terrore che tanto allarma le persone e soprattutto le mamme di figli in età più o meno tenera? Io credo che il motivo di quello che spesso assume le caratteristiche di vero e proprio panico sia da ricercarsi nel fatto che la febbre è uno dei sintomi principali di gravi malattie infettive, memoria di un passato non molto lontano: tifo, peste, vaiolo, tubercolosi, polmonite; per le quali, prima della scoperta degli antibiotici, si guariva con le proprie risorse o si moriva. Senza trascurare quanto

Vincenzo Valesi

Una intempestiva soppressione della febbre con farmaci chimici cosiddetti antipiretici, oltre agli effetti collaterali che tali farmaci possono determinare (danni epatici, renali, reazioni allergiche anche gravi) può comportare reazioni anomale del sistema immunitario

fosse elevata la mortalità infantile anche per malattie virali. Osservando i fenomeni della Natura nell’uomo e negli altri esseri viventi si arriva alla conclusione che ogni fenomeno biologico ha sempre un senso, e che un’intelligenza profonda ispira, coordina e assiste ogni aspetto della vita. Basta considerare l’enorme numero e la velocità delle reazioni chimiche che avvengono all’interno di ogni cellula, sempre secondo schemi precisi e mai casuali.

Che funzione ha la febbre

Quando un virus o un batterio viene intercettato dalle cellule sentinella del nostro sistema immunitario, si innesca un combattimento in conseguenza

del quale le nostre cellule immunitarie (macrofagi, monociti, linfociti natural killer) liberano nell’ambiente extracellulare e nel sangue alcune proteine chiamate citochine, fra le quali in prima battuta l’ INTERLEUCHINA 1 (IL 1). Questa proteina ha due funzioni importantissime: 1 ) attraverso il circolo sanguigno raggiunge una struttura del cervello chiamata ipotalamo determinando: - attivazione del centro termoregolatore, con conseguente aumento della temperatura corporea; - riduzione del senso della fame; - sonnolenza: tutte azioni finalizzate a migliorare la risposta del sistema di

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Energia

La febbre è un sintomo che dovrebbe essere osservato e controllato, e in linea di massima rispettato nella sua evoluzione, senza intervenire con farmaci per stroncarla

difesa. L’aumento della temperatura corporea serve per accelerare le reazioni chimiche intracellulari migliorando l’efficienza del sistema immunitario, e l’infiammazione associata ripulisce la matrice extracellulare (cioè il mezzo ambientale in cui vivono le cellule) da tutti i fattori tossici che normalmente sono in essa depositati. La riduzione del senso della fame, e la sonnolenza che induce al

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riposo, sono finalizzate a concentrare il massimo delle risorse energetiche contro l’aggressore esterno, sia esso virus o batterio. 2) La IL 1 è anche l’iniziatrice di una cascata di reazioni biologiche che porta alla produzione e immissione programmata nell’ambiente extracellulare di altre CITOCHINE, quali la INTERLUCHINA 2 (IL 2), l’INTER-

FERON GAMMA (IFN gamma), per terminare con la INTERLUCHINA 10 (IL 10), la quale chiude la partita e comunica al sistema immunitario che “la guerra è finita”. Nei limiti del possibile è necessario che queste reazioni siano lasciate fluire, soprattutto per quanto riguarda la causa della maggior parte delle febbri, che riconoscono un’origine virale: gli antibiotici infatti sono efficaci solo se la causa è batterica. Inoltre se è vero che gli antibiotici possono uccidere i batteri cattivi responsabili dell’infezione, essi non sono in grado di distinguere i batteri buoni che popolano il nostro tubo digerente e la pelle, i quali vengono pertanto sterminati: con conseguente proliferazione di forme


Curarsi naturalmente fungine delle specie di Candida e orientamento verso la produzione di malattie allergiche.

Quando e come abbassarla con i rimedi naturali

Una intempestiva soppressione della febbre con farmaci chimici cosiddetti “antipiretici”, oltre agli effetti collaterali che tali farmaci possono determinare (danni a fegato, reni, reazioni allergiche anche gravi) può comportare reazioni anomale del sistema immunitario: recentemente è stato scoperto che quando nell’ambiente extracellulare c’è un livello troppo basso di alcune citochine, come quando se ne sopprime intempestivamente la produzione con farmaci, i linfociti cosiddetti “nativi”o vergini (quelli che non sono mai venuti a contatto con un virus o con un batterio) si orientano verso una specializzazione tipica delle malattie autoimmuni, nelle quali l’organismo aggredisce e produce anticorpi rivolti verso se stesso. Pertanto, nei limiti del possibile – qualora non siano presenti malattie del sistema nervoso quali l’epilessia, in cui l’aumento della temperatura corporea può facilitare lo scatenamento di una crisi convulsiva, o situazioni particolari in cui è proprio una “troppo” buona reattività del soggetto che porta a eccessive elevazioni della temperatura corporea – la febbre è un sintomo che dovrebbe essere osservato e controllato, e in linea di massima rispettato nella sua evoluzione, senza intervenire con farmaci per stroncarla. L’uso dei

Vincenzo Valesi

farmaci antipiretici quali il paracetamolo, l’acido acetilsalicilico e alcuni FANS (i comuni antiinfiammatori), fino ad arrivare addirittura al cortisone, andrebbe riservato solo a quei casi in cui la febbre sale altissima (IPERPIRESSIA) diciamo sopra i 39° nel bambino e i 38,5° nell’adulto. La medicina naturale, che parte sempre dal concetto di modulare, e mai di stroncare, propone numerosi rimedi per agire sulla febbre: n

farmaci omeopatici unitari:

n

farmaci omotossicologici:

ACONITO, BELLADONNA, FERRUM PHOSPHORICUM, BRYONIA; ACONITUM HEEL, BELLADONNA HOMACCORD, R6, SIN 45, INVER OTI; n

vivace nei confronti di agenti infettivi. Nel caso di bambini molto piccoli, non è tanto la febbre che deve preoccupare, quanto il fatto che se è molto alta e il bambino non si alimenta e non beve, si possono verificare particolari situazioni metaboliche quali un aumento dell’acidità corporea rivelato dall’aumento dei corpi chetonici nel sangue e nelle urine (il cosiddetto “acetone”) i quali causano vomito e aggravano uno stato di disidratazione – perdita di sali che va prevenuto e curato. Pertanto, oltre a un più attento controllo del sintomo “febbre”, si dovrà avere cura di migliorare lo stato di idratazione con opportuna introduzione di liquidi, e lo stato di acidosi con farmaci sintomatici sia convenzionali che naturali, oltre che con un’adeguata assunzione di lipidi e zuccheri.

oligoelementi:

MANGANESE-RAME quando è opportuno diminuire la vivacità della reazione febbrile; RAME OLIGOELEMENTO: quando invece è opportuno aumentarla. Infatti, e non paradossalmente, ci sono situazioni in cui la febbre andrebbe addirittura provocata.

La febbre nei bambini

Bambini e soggetti giovani e vitali – al contrario degli anziani e dei soggetti adulti debilitati, che possono avere persino una polmonite senza manifestare modificazione alcuna della temperatura corporea – producono quasi sempre una risposta febbrile molto

Laureato in medicina, svolge la sua attività professionale in qualità di medico di famiglia, integrando nella pratica clinica di tutti i giorni le conoscenze e gli insegnamenti delle medicine non convenzionali con quelle della medicina accademica classica. Da quasi trent’anni si dedica allo studio e alla pratica delle medicine non convenzionali.

Cosa leggere Vincenzo Valesi I Rimedi Naturali del Medico di Famiglia Consigli e terapie per le malattie più diffuse Macro Edizioni, 2011 Un prontuario di emergenza da tenere in casa per ogni famiglia, un repertorio terapeutico naturale, un testo che affronta in modo naturale i numerosi problemi e disturbi comuni che in uno studio medico di base sono all’ordine del giorno.

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Torna in contatto con il corpo con

il Rolf Movement Attraverso piccoli gesti possiamo ritrovare il giusto equilibrio posturale

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na volta completato il ciclo di sedute di Rolfing ci chiediamo come possiamo mantenere e consolidare i benefici che abbiamo ottenuto. Oppure, mentre riceviamo le sedute di Rolfing, ci accorgiamo di respirare o camminare in modo diverso, nuovo e vorremmo scoprire cosa sia successo. Questo è il momento opportuno per avvicinarci al Rolf Movement. «Quando il corpo lavora in modo appropriato, la gravità può fluire; quindi spontaneamente il corpo guarisce se stesso». Con queste parole Ida Rolf, l’ideatrice del Rolfing Structural Integration, ci invita a riconoscere la funzione della forza di gravità, di cui perdiamo la percezione poiché è sempre con noi. La forza di gravità ci attrae e ci tiene collegati alla terra, e quando siamo ben allineati, ci sostiene e ci alleggerisce.

atteggiamenti consolidati e per natura, sono azioni automatiche che non ci costringono a pensare; abbiamo bisogno di abitudini proprio per fare il minimo sforzo mentale per agire nella vita quotidiana. Talvolta però sono proprio le abitudini, o le cattive abitudini, a creare problemi nel corpo. Ogni giorno respiriamo circa 14.000 volte; provate a immaginare cosa succede all’interno del vostro corpo per tutte quelle ripetizioni vitali e necessarie e cosa succede se il corpo assume una posizione diversa da quella solita.

La giusta postura può cambiare la vita

Facciamo subito un esempio pratico. Molto probabilmente sarete seduti mentre leggete quest’articolo. Portate l’attenzione alla vostra posizione, senza cambiare nulla, e seguite queste domande:  I piedi sono appoggiati a terra?  Le gambe sono accavallate?  Le spalle sono chiuse in avanti o trattenute indietro?  Il tronco è disteso o afflosciato?  Com’è la direzione del vostro sguardo?  Avete la percezione del vostro respiro? Se si, cosa avvertite mentre respirate?

L’allineamento non significa solo “stare dritti” mantenendo una postura controllata; il controllo produce facilmente rigidità mentre la ricerca dell’allineamento dovrà avvenire con il minimo sforzo e con il minor coinvolgimento delle masse muscolari, per favorire sia la stabilità sia la flessibilità. Con il Rolf Movement possiamo esplorare la qualità dei movimenti che compiamo nella vita quotidiana, evitando quelli che ci procurano fastidio e favorendo quelli che ci danno leggerezza. Le abitudini sono

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Un esempio pratico

Piepaola Volpones

Una volta presa coscienza della posizione del vostro corpo, vi chiedo di cambiare qualcosa: appoggiate bene i piedi a terra, basculate il bacino un poco avanti e indietro fino a sentire che le due ossa sul dietro (le tuberosità ischiatiche) sono appoggiate sul sedile ma non premono, fate un respiro profondo in modo che possiate riempire bene il torace in tutte le sue parti e che il respiro possa scendere anche un poco verso l’interno dell’addome. Lasciate che la testa trovi la sua posizione sulla sommità della colonna e aprite lo sguardo immaginando di essere davanti a un ben panorama che si apre proprio davanti a voi. Mentre espirate rilassatevi e mantenete l’appoggio dei piedi a terra e la visione del bel panorama davanti a voi. Come vi sentite ora che avete portato più presenza nel corpo rispetto a quando avete iniziato l’esercizio? Che cosa avete scoperto di voi?


Risveglio del corpo

Armonizzare i gesti quotidiani

Attraverso sessioni individuali o di gruppo di Rolf Movement ognuno può riconoscere le caratteristiche del proprio modo di muoversi, scoprire come diminuire lo sforzo, evitare la fatica, e trovare quell’armonia di movimenti quotidiani che produce benessere. Parliamo proprio dei gesti che compiamo quotidianamente: camminare (da una stanza all’altra, per strada…), alzarsi / sedersi, usare le braccia e le mani (guidare l’auto, lavorare al computer, eseguire lavori domestici e non, trasportare piccoli o grandi pesi...), ma anche respirare, mantenersi “dritti” senza sforzo, parlare, cantare, gridare, ascoltare, guardare... Il modo in noi cui interagiamo con l’ambiente e con gli altri plasma la nostra struttura corporea. È risaputo che l’ambiente esterno e il modo in cui ci orientiamo nel suo spazio influenzano e formano il nostro modo di agire: se ci sentiamo minacciati o a disagio, saremo guardinghi e tesi nel corpo; quando percepiamo l’ambiente come “benevolente”, possiamo aprirci a esso in maniera disinvolta e rilassata. Attraverso il corpo, infatti, manifestiamo e conteniamo i sentimenti e le emozioni. A volte li esprimiamo, a volte li teniamo a distanza; altre volte non li riconosciamo, ma sentiamo un certo disagio, o un certo piacere. Gradualmente e dolcemente allora, con il Rolfing Movement si ritornerà in contatto con l’intero corpo. Durante le sessioni s’impara a “sentire” il proprio corpo nelle sue parti e nel suo insieme; si comprende come identificare le zone del corpo dove il movimento si esprime

con troppa tensione oppure è “congelato”. Si scoprirà così come lasciare andare le tensioni superflue che rendono il movimento faticoso e provocano disagio, dolore nel corpo.

Il Rolf Movement nella pratica

I vari strumenti di cui il Rolf Movement Practitioner dispone sono: gli esercizi (di movimento attivo, di rilassamento, di percezione, di respirazione…), il tocco, la verbalizzazione e l’ascolto. Ogni volta perciò sceglierà gli strumenti più opportuni per accompagnare il cliente verso la riscoperta di un modo di agire che esprima armonia, grazia e facilità di espressione. Il Rolf Movement si può praticare in sedute individuali o in piccoli gruppi; il lavoro in gruppo permette di confrontarsi con gli altri e condividendo somiglianze e differenze.

Corso per imparare il Rolfing Movement

a

Da ottobre 2012, la dottoressa Volpones tiene corsi di gruppo di Rolf Movement così organizzati: un seminario al mese per cinque mesi (il corso si terrà il sabato mattina). Ogni seminario tratterà un tema e avrà la durata di 4 ore. Chi fosse interessato e volesse maggiori informazioni può scrivermi alla mail: pvolpones@gmail.com o telefonare allo 347 4278 409 o al fisso 0541 626630 lasciando un messaggio nealla segreteria telefonica.

Pierpaola Volpones È membro del Rolf Institute dal 1986; è Advanced Rolfer, Rolf Movement Practitioner e insegnante di Rolfing e Rolf Movement. Tiene corsi di formazione di base e di aggiornamento in Italia e in Germania per il Rolf Institute e pratica regolarmente l’attività di Rolfer, da cui trae spunto per l’insegnamento. «Posso solamente insegnare agli studenti ciò che ho imparato dai miei insegnanti e dai miei clienti, nella mia pratica professionale». Per maggiori informazioni il suo sito è: www.rolfing-movement.org.

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Vaccinazioni? No, grazie! Cosa fare se non si vuole vaccinare il proprio bambino

L

a libertà di scelta delle vaccinazioni non è che all’inizio. Una riflessione critica sull’efficacia, la sicurezza, l’incidenza delle reazioni avverse e le strategie di marketing dell’industria farmaceutica non sono nell’agenda della comunità scientifica. Alcune voci, timidamente, sono favorevoli al superamento dell’obbligo, nella convinzione comunque che «la vaccinazione rappresenti uno degli interventi più efficaci e sicuri a disposizione della Sanità Pubblica per la prevenzione primaria delle malattie infettive. Tale pratica comporta benefici non solo per effetto diretto sui soggetti vaccinati, ma anche in modo indiretto, inducendo protezione ai soggetti non vaccinati (herd immunity)» (http://www.governo.it/backoffice/ allegati/67507-7587.pdf). Il passaggio dall’obbligatorietà all’adesione volontaria delle vaccinazioni sarà il simbolo di un sistema di condivisione delle finalità del sistema sanitario, conferendo una nuova legittimazione sociale al “sapere medico”. Infatti, l’obbligo vaccinale, quale strumento per l’introduzione di nuovi vaccini, è stato abbandonato dal 1991 (epatite B), mentre tutti i vaccini che si sono resi disponibili in seguito sono entrati nel calendario vaccinale

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come raccomandati. La distinzione tra vaccini obbligatori e raccomandati non ha alcuna base scientifica ed è fonte di confusione per i cittadini, che sono portati a considerare i vaccini obbligatori come importanti, efficaci e sicuri, e quelli non obbligatori come di secondaria importanza, scarsamente efficaci e poco sicuri. L’obbligo vaccinale attualmente vigente è visto come un ostacolo al raggiungimento di elevate coperture dei vaccini raccomandati. Dall’altra ci sono i cittadini, i genitori che vogliono sapere e capire, per poi decidere in piena autonomia. Non sono più riconosciute fonti di conoscenza incontaminate e certe, e pertanto l’obbligo vaccinale che scaturisce da una legge dello Stato non è sufficiente. Pochi genitori hanno un atteggiamento ideologico di opposizione a priori, la maggior parte tra quanti si pongono il problema leggono, studiano, navigano in internet, scaricano documenti, acquistano libri, alla ricerca dell’informazione. La correttezza delle informazioni è il punto centrale. La campagna contro l’influenza A/H1N1 è ancora viva nella memoria di tutti, esempio evidente di come sono state diffuse notizie in palese contrasto con l’evidenza e la realtà.

Eugenio Serravalle Una riflessione profonda sulla libertà vaccinale non può essere disgiunta da quella sulla medicina, su un sistema di salute che non ha più al centro il paziente, ma gli interessi di chi specula e guadagna inventando nuove malattie, nuovi farmaci e nuovi vaccini.

Le vaccinazioni pediatriche in Italia

In Italia sono obbligatorie per i nuovinati le vaccinazioni contro la difterite dal 1939, la poliomielite dal 1966, il tetano dal 1968 e l’epatite B dal 1991. Il Piano nazionale vaccini per il biennio 2012-2014 (pubblicato nel Supplemento ordinario n. 47 alla Gazzetta Ufficiale n. 60 (Serie generale) del 12 marzo 2012) oltre a riproporne l’obbligatorietà, e a confermare l’offerta attiva dei vaccini contro haemophilus influenza di tipo B, pertosse (presenti nell’esavalente), e il rafforzamento del piano di eliminazione di morbillo, parotite, rosolia, ha introdotto il vaccino contro il papilloma-virus, il meningococco e lo pneumococco e rinviato al 2015 l’introduzione in tutte le Regioni di quello contro la varicella, dopo che saranno disponibili i risultati dei programmi-pilota in Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e nella Pro-


Una riflessione profonda sulla libertà vaccinale non può essere disgiunta da quella sulla medicina, su un sistema di salute che non ha più al centro il paziente

vincia autonoma di Bolzano. Il superamento dell’obbligo è subordinato al raggiungimento e mantenimento delle coperture vaccinali nei confronti delle malattie per le quali è prevista l’eliminazione o il significativo contenimento per altre, e all’informatizzazione delle anagrafi vaccinali, come strumento fondamentale per la politica vaccinale. Nel Piano sono citate le scelte di alcune realtà regionali (Veneto, Piemonte, Lombardia) che hanno avviato percorsi per passare gradualmente dall’obbligatorietà alla adesione consapevole.

Obbligo e diritti

Nessuno può imporre le vaccinazioni con la forza. In Italia non è più prevista la sospensione della patria potestà per i genitori che rifiutano di vaccinare i propri figli per scelta consapevole. Niente Carabinieri a casa, quindi, e chi ancora agita questa minaccia mente sapendo di mentire. Le leggi prevedono due iter sanzionatori, separati l’uno dall’altro: - la sanzione amministrativa, cioè una multa che è emessa dall’ASL, contro la quale si può fare ricorso al Sindaco (tranne che nelle Regioni a Statuto

Speciale). Il Sindaco può accogliere il ricorso o rigettarlo. Se l’iter procede, si può ricorrere al Giudice di Pace competente. L’importo della multa è di 200 euro. Sono poche le provincie e le regioni che continuano a erogare questa sanzione. La Provincia di Bolzano è la capofila, ma con scarso successo, poiché le coperture vaccinali sono più basse che in altre realtà dove le multe non sono corrisposte; - il ricorso al Tribunale dei Minori: sempre l’ASL segnala la non avvenuta vaccinazione del bambino al Tribunale, che può decidere di non pro-

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cedere, o di procedere con una “audizione” dei genitori, per conoscere le ragioni della loro decisione. Quello che è importante da definire è la motivazione della mancata vaccinazione: se si tratta di una scelta consapevole e informata (e non di trascuratezza o negligenza) i giudici, anche in assenza di normative regionali, non sanzionano la scelta dei genitori di non far vaccinare i figli.

Obiezione attiva

Credo che posticipare a dopo l’anno di età l’inizio delle vaccinazioni possa ridurre il rischio di reazioni avverse importanti

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Oggi praticare l’obiezione di coscienza, alla luce delle Leggi regionali è semplice, soddisfacente e doveroso, per il bene dei propri figli. Per praticarla è sempre necessario prendere posizione formalmente nei confronti delle istituzioni sanitarie, presentarsi ai colloqui quando richiesti e non nascondersi, o ignorare gli inviti delle ASL: tutto questo non sarebbe obiezione, ma una semplice fuga o una pericolosa inerzia. Nelle Regioni che hanno deliberato la sospensione delle sanzioni (e, di fatto, agevolato l’obiezione), la firma del modulo del dissenso informato è l’ultimo atto di un iter che prevede una serie di comunicazioni con l’ASL. Le Regioni che non hanno disciplinato il dissenso o adottano delle strategie di tolleranza dell’obiezione non procedendo con la segnalazione al Tribunale, o si limitano alla sanzione pecuniaria. Le Associazioni che da anni si battono per la libertà vaccinale (Comilva, Corvelva, Vaccinareinformati) offrono valido sostegno e patrocinio legale gratuito nel percorso di obiezione. L’obiezione di coscienza è un comportamento “attivo” dal punto di vista etico e civico, serve a manifestare regolarità genitoriale (altrimenti potrebbero sostenere che i genitori “non si preoccupano” della salute dei figli), e a diffondere sempre più la consapevolezza su queste problematiche così difficili da affrontare serenamente. Praticare l’obiezione serve a dare alle Aziende Sanitarie la dimen-


Bambini e genitori sione del dissenso sul territorio: spesso queste istituzioni si fanno forza del fatto che gli obiettori sono dei “casi isolati”, in alcuni territori vengono anche perseguiti “per dare l’esempio”. Tutto ciò diventa molto più difficile e politicamente rischioso se i genitori si alleano, formano gruppo e, in sintesi, movimento d’opinione: allora si forma “opinione pubblica” e il peso di ciascuno aumenta considerevolmente, non si è più soli.

Suggerimenti pratici

Nelle Regioni in cui è prevista la pratica del dissenso è opportuno comunicarlo per iscritto e motivarlo, integrando, correggendo, modificando o anche solo sottoscrivendo il modulo del dissenso informato già predisposto. È necessaria la firma di entrambi i genitori. Può essere recapitato, consegnato all’ASL in occasione di un colloquio (ma va protocollato), o spedito con raccomandata AR. Anche nelle Regioni in cui non è ancora previsto il dissenso, è comunque necessario comunicare e motivare la propria scelta. All’invito alla prima vaccinazione, è opportuno rispondere al mittente con raccomandata AR segnalando la volontà di non voler vaccinare i propri figli, per una o più delle seguenti motivazioni: nm ancata allegazione dei foglietti

illustrativi, mancata indicazione del nome commerciale, del lotto, della data di scadenza, tutti dati identificativi dei vaccini che si intenderebbero somministrare;

n i nformazione insufficiente per

mancata indicazione dei rischi alla salute conseguenti alle reazioni avverse provocate dai vaccini;

n i nformazione insufficiente per

assenza di comunicazione della legge 210 del 1992 in materia di danno da vaccino, che deve essere obbligatoriamente portata a conoscenza delle famiglie prima della

profilassi vaccinale;

n r ichiesta di somministrazione dei

vaccini monovalenti;

n r ichiesta di esecuzione di test

preventivi di tipo genetico, immunitario, allergologico e di ricerca d’intolleranze alimentari su genitori e bambino, indispensabili per verificare una possibile idiosincrasia ai vaccini.

Sono solo degli esempi, naturalmente, da integrare con le riflessioni e i dubbi personali. Lo scopo è manifestare che la mancata vaccinazione non è dovuta a incuria ma a convinzioni culturali.

Calendari vaccinali alternativi

Molti genitori che esprimono perplessità sulla pratica delle vaccinazioni di massa, a volte per esperienze personali di reazioni avverse, altre per la semplice paura di queste, decidono di vaccinare i propri figli quando sono più grandi, verso l’anno di età, magari soltanto contro alcune malattie. È una pratica osteggiata e ostacolata dalle ASL, che fanno riferimento al Calendario Vaccinale in vigore. L’esavalente non è obbligatoria (sono solo 4 i vaccini obbligatori) e recentemente il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei Conti, denunciando lo spreco di denaro pubblico per una somministrazione di questo genere a tutti i neonati. Credo che posticipare a dopo l’anno di età l’inizio delle vaccinazioni possa ridurre il rischio di reazioni avverse importanti. Non ci si riferisce tanto a quelle che insorgono a breve distanza dalla somministrazione, ma alle reazioni a lungo termine, alla possibilità che i vaccini alterino il sistema immunitario del bambino in modo permanente e/o irreversibile, favorendo l’insorgenza di patologie allergiche o di malattie auto-immuni. A fronte di un rischio pressoché nullo, per un lattante di tre mesi, di contrar-

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Acquistalo su Macrolibrarsi.it re polio, difterite, tetano ed epatite B. I vaccini singoli contro queste malattie esistono, le ASL devono metterli a disposizioni dietro richiesta dei genitori. Sono reperibili comunemente in tutte le farmacie, tranne quello contro la difterite che dev’essere richiesto specificamente, e importato dalla Danimarca. Non esiste un vaccino tetravalente contro le vaccinazioni obbligatorie (quello disponibile è contro polio, difterite, tetano e pertosse), né è più in commercio la formulazione pediatrica contro difterite

e tetano. Esistono vaccini bivalenti (contro difterite e tetano) e trivalenti (contro difterite, tetano e polio) per adulti, o comunque per bambini di età superiore ai 6 anni. Questo perché contengono una quota minore di antigene (non maggiore come molti credono), e sono indicati per chi ha già eseguito precedenti immunizzazioni. Secondo alcuni studi, anche dosi inferiori di antigeni, quali quelle contenute in questi preparati, possono essere efficaci nel determinare immunità.

Eugenio Serravalle Eugenio Serravalle, pediatra, è un qualificato studioso degli effetti delle vaccinazioni nella prima infanzia. Laureato alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Pisa, corso di laurea in Medicina e Chirurgia, nel 1980. Specializzato in Pediatria Preventiva, Puericultura e Patologia neonatale all’Università degli Studi di Pavia. Specializzato in Omeopatia Classica. Iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Pisa. Sul suo blog eugenioserravalle.com si trovano informazioni, pensieri e riflessioni che nascono dalla sua attività di pediatra.

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Roberto Gava, Eugenio Serravalle Vaccinare Contro il Tetano? Indicazioni, non indicazioni e controindicazioni della vaccinazione Salus Infirmorum, 2010 Eugenio Serravalle Bambini Super Vaccinati Saperne di più per una scelta responsabile Il Leone Verde, 2009 Eugenio Serravalle Tutto Quello che Occorre Sapere Prima di Vaccinare il Proprio Bambino Edizioni Sì, 2009 Roberto Gava, Eugenio Serravalle Vaccinare contro il Papillomavirus? Quello che dobbiamo sapere prima di decidere Salus Infirmorum, 2009 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001


L’alimentazione in menopausa: la dieta

per il benessere Consigli per combattere i traumi legati alla fine dell’età fertile con il cibo Simona Oberhammer

U

n momento di cambiamento e trasformazione: questa è la menopausa. Non necessariamente problematica, se si conoscono le giuste direzioni. La Naturopatia offre diverse soluzioni, tutte naturali. La principale riguarda l’alimentazione. Una dieta sana è infatti un elemento fondamentale per vivere bene questa fase e affrontare i disturbi tipici: le vampate, l’aumento di peso, la ritenzione idrica, la difficoltà di dormire, la tachicardia…. L’alimentazione è inoltre una grande alleata della bellezza: mantiene tonica la pelle, combatte la cellulite, migliora l’aspetto di capelli e unghie. Ecco quindi alcuni consigli importanti per trasformare il cibo in una fonte di benessere.

Deacidificare l’organismo per stare bene

Un primo aspetto fondamentale, spesso trascurato in menopausa, è l’alcalinizzazione dell’organismo.

Se il pH organico è troppo acido il corpo cerca di compensare la situazione utilizzando i minerali presenti nelle riserve del corpo e, se questi sono scarsi, li preleva dalle ossa, dai denti e dalle unghie. L’alimentazione spesso è ricca di acidi: c’è l’acido urico derivato dallo smaltimento delle proteine animali, l’acido acetico prodotto dal consumo di dolci e grassi, l’acido ossalico di cacao e spinaci, l’acido tannico del caffè e del tè nero e così via. Un eccesso di questi acidi è una delle cause dell’osteoporosi. I denti inoltre si cariano

maggiormente, i capelli sono meno sani e le unghie più fragili. Come si può correggere questa situazione? Con un’alimentazione alcalinizzante, abbondante in frutta e verdura, e povera di cereali raffinati, zucchero bianco e dolciumi. Una particolare attenzione va inoltre agli alimenti animali: devono essere consumati con moderazione. Se infatti una certa dose proteica è necessaria per mantenere i muscoli tonici e il sistema immunitario efficiente, un eccesso di proteine ha invece un’azione fortemente acidificante. Solita-

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Pianeta donna mente si assumono molte più proteine del necessario, un’abitudine che invecchia precocemente l’organismo. Si consiglia inoltre di consumare i cereali in forma semintegrale: quelli raffinati sono poveri delle preziose vitamine del gruppo B e di numerose altre sostanze; quelli del tutto integrali, invece, sono troppo ricchi di fitati, degli acidi che inibiscono l’assimilazione dei minerali a livello intestinale. È necessario bere anche molta acqua per portare all’esterno le scorie acide. Un effetto particolarmente alcalinizzante si ottiene assumendo centrifughe fresche di frutta e verdura, meglio se lontano dai pasti.

Una risorsa preziosa da dosare nel modo giusto: i fitoestrogeni

Ci sono degli alimenti naturalmente ricchi di fitoestrogeni che possono integrare le esigenze del corpo femminile in menopausa. La loro azione è estrogeno-mimetica, cioè agiscono a livello fisiologico in modo analogo agli estrogeni. Quasi tutti i vegetali, la frutta e i cereali contengono fitoestrogeni ma i cibi più ricchi di queste sostanze sono i legumi, per esempio le lenticchie, i ceci e in particolar modo la soia. Se a livello intestinale la flora batterica è equilibrata, convertirà gli isoflavoni, una classe importante di fitoestrogeni, in sostanze ad azione estrogeno-simile, anche se questi non sono ormoni. La soia può essere consumata sotto forma di latte, tofu, chicchi e farina. È importante però dosarne le quantità: non va cioè consumata in eccesso perché è comunque un cibo a cui il nostro apparato digerente non è tradizionalmente abituato. La dose di fitoestrogeni necessaria durante la menopausa, utile anche per alleviare le vampate, è di circa 45 mg di cibo a base di soia, o simili, al giorno. Diversi studi hanno dimostrato che con questo accorgimento si riducono del 40% le vampate e si ottiene anche

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un effetto protettivo sulle patologie mammarie e sul livello del colesterolo. Inoltre l’inclusione della soia nella dieta delle donne affette da osteoporosi modula il turnover osseo, migliorando la densità dell’apparato scheletrico.

Zuccheri e grassi: sceglierli bene

Gli zuccheri più indicati sono quelli complessi, cioè quelli dei cereali e dei legumi, da preferire rispetto agli zuccheri semplici, per esempio quelli dei dolci. Un rapido assorbimento degli zuccheri causa un brusco innalzamento della glicemia. La frutta, tra gli zuccheri semplici, è la più indicata, meglio però se consumata con un piccolo apporto proteico, abbinandola per esempio alla ricotta o al tofu. I grassi più indicati sono gli EFA, gli acidi grassi essenziali. Dopo i fitoestrogeni, sono la seconda categoria di sostanze più importanti per la donna in menopausa. Esercitano un’azione antinfiammatoria, proteggendo il cuore e i vasi sanguigni. Tra i più importanti ci sono gli omega 3: provengono da fonti vegetali come l’olio di semi di lino, un olio da integrare al classico olio d’oliva, dai vegetali a foglia verde, dalle alghe e dal pesce grasso. La carenza di omega 3 si manifesta con la pelle secca, i capelli senza vitalità, le unghie fragili, la secchezza oculare, la difficoltà a perdere peso, tutti sintomi spesso attribuiti alla menopausa ma che, in realtà, possono dipendere da una carenza alimentare. Mangiare frequentemente i semi di lino è un ottimo modo per assumere gli omega 3, migliorando contemporaneamente la funzionalità intestinale.

È consigliabile assumere i semi di tipo dorato, non quelli marroni, nella dose di uno o due cucchiai al giorno, da mescolare allo yogurt o ad altri cibi. Oppure si possono macinare i semi con un macina caffè e usare la polvere per cospargere insalate, minestre e cereali.

Le vampate della menopausa: si riducono così

Ci sono alcuni accorgimenti efficaci per contrastare le vampate della menopausa e migliorare la regolazione della temperatura corporea. nB ere molto, acqua naturale o succhi

freschi di verdura, per idratare l’organismo. nE vitare bevande e cibi troppo caldi e speziati. n Fare piccoli pasti, cinque o sei al giorno, anziché tre più abbondanti. n Limitare l’alcol e la caffeina. nS alare al minimo ed evitare i cibi inscatolati e i dadi, perché ricchi di sodio. n F are una colazione abbondante, un pranzo medio e una cena leggera. Si evitano così le sudorazioni notturne, spesso accentuate dalla cattiva digestione. Qualsiasi intervento naturale riguardo alla menopausa, alimentare o di altro tipo, ha i suoi migliori risultati se la donna affronta questa fase vivendo bene il proprio femminile. Spesso sono proprio i problemi di relazione con se stesse a causare i disturbi della menopausa.

Simona Oberhammer È naturopata, ricercatrice e autrice di numerosi libri e articoli sul benessere. Ha ideato Olofem, un programma di crescita personale al femminile. Organizza corsi e incontri per le donne. Il suo sito è: www.olofem.com.


Come rendere lo studio divertente e creativo con le tecniche di memoria Applicando poche regole si può memorizzare tutto in pochi minuti

I

l penultimo aereo che ho preso ha avuto un decollo con dei bruschi sobbalzi. Quello che mi ha colpito è stata la reazione diversa delle persone. C’era un ragazzo che aveva un’espressione entusiasta e divertita per il divertimento che stava provando, sembrava fosse sulle montagne russe. La maggior parte, invece, aveva sul volto una chiara espressione di paura. Di fronte a un testo di studio può succedere per alcuni aspetti una cosa analoga. Alcuni proveranno un’emozione di disorientamento e noia, altri di piacere perché sanno che stanno per imparare cose nuove. Molte persone non sapranno da che parte iniziare; solo qualcuna va dritto al punto, elabora i concetti, memorizza i punti chiave e in poco tempo ha concluso il suo lavoro.

Il piacere di studiare

Tutto succede fondamentalmente per mancanza di metodo. Dal momento che tutti abbiamo il costante bisogno di acquisire nuove informazioni, vediamo come possiamo fare per rendere il percorso il più piacevole possibile. Cercare di associare un’emozione piacevole allo studio Se lo studio rappresenta uno sforzo o una fatica sarà sempre qualcosa che si vorrà evitare di fare o appena se ne avrà la possibilità ci si dedicherà ad altro. Penso a un bambino e

viene naturale adottare questo tipo di approccio per fargli fare le cose che non gli piace fare. Quando non vuole mangiare lo si imbocca facendo finta di fare l’aereo col cucchiaio mentre quando non si vuole lavare si va a trovare la paperella nel laghetto. Per ciò che concerne lo studio innanzitutto possiamo lavorare su diversi aspetti per rendere questo percorso più piacevole. Iniziamo dal prenderci cura della nostra postazione. Dove studiamo è un posto in cui ci piace stare e trascorriamo del tempo volentieri oppure è un posto che non ci piace e non vediamo l’ora di andarcene? La scrivania è stracolma di qualsiasi tipo di oggetto, libri e carte che non ci fa neanche venire voglia di sederci oppure c’è solo il libro che ci serve? Immaginiamo l’emozione diversa, che può nascere nella mente, di fronte a due situazioni del genere. Nel primo caso viene voglia di andarsene perché ci si sente sopraffatti prima di iniziare mentre nel secondo si ha la consapevolezza che abbiamo solo una cosa a cui dedicare la nostra attenzione e quindi sarà sicuramente più facile. Curare il materiale Anche il materiale che usiamo ha un ruolo fondamentale. Se ci considerassimo dei professionisti dello studio vorremo avere tutto gli strumenti migliori per svolgere al meglio il nostro lavoro. Un esempio semplice ma significativo è la scelta della penna

Matteo Salvo

Vedo e dimentico, sento e ricordo, faccio e comprendo. Confucio con la quale scriviamo. Se è una penna che ci piace per la scorrevolezza che ha sul foglio, per l’impugnatura, la forma e il colore vorremo usarla il più possibile e quando abbiamo un foglio bianco di fronte probabilmente inizieremo a fare degli scarabocchi oppure la nostra firma. Per i bambini (ma anche per gli adulti) questo aspetto è fondamentale e purtroppo troppo spesso trascurato. Dedichiamo quindi un po’ di tempo per capire quali sono gli strumenti migliori per noi. Fare in modo che ci piaccia studiare. Se il contenuto proprio non ci coinvolge rendiamo la forma di apprendimento diversa. Se ad esempio ci piace molto il cinema e la televisione, ma quando si tratta di aprire il libro del prossimo esame di anatomia sentiamo di avere un rifiuto, chiediamoci se possiamo acquisire la maggior parte di quelle informazioni in un modo che sia

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Self Help

Dopo 2 settimane ricordiamo

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studiare con in mente l’immagine di noi stessi che veniamo interrogati per dimostrare il nostro livello di compe10% di ciò che LEGGERE tenza a qualcuno che ne sapeva di più LEGGIAMO di noi. Quando studiamo qualcosa con in testa l’idea di doverla spiegare in 20% di ciò che ASCOLTARE pubblico, daremo per scontato di aver ASCOLTIAMO capito e interiorizzato tutto al meglio e il nostro pensiero andrà su come 30% di ciò che VEDIAMO VEDERE rendere quei concetti il più immediati e chiari possibile. Osserviamo lo stuGUARDARE UN FILM, 50% di ciò che VEDIAMO dio sul cono dell’apprendimento fatto UNA MOSTRA O UNA ESIBIZIONE, VEDERLO E SENTIAMO da Edgar Dale nella figura accanto. È SUL POSTO evidente che leggere, che è il sistema 70% di ciò che usato dal 95% delle persone per impaPARTECIPARE A UNA DISCUSSIONE DICIAMO rare qualcosa, non serva praticamente TENERE UNA CONFERENZA a nulla. Il segreto è spiegare quello 90% di ciò che che vogliamo imparare a qualcuno che FARE UNA PRESENTAZIONE DICIAMO non ne sappia nulla. SIMULARE UNA ESPERIENZA REALE E FACCIAMO Usare le tecniche di memoria, le più consono al nostro stile di apprenConvertire tutto in immagini! mappe mentali e la lettura veloce dimento. Potrebbe essere guardare un La nostra memoria lavora per immaPenso che non conoscere ancora quedocumentario interessante sul corpo gini e quindi non ha senso cercare di ste metodologie al giorno d’oggi sia umano oppure degli interventi sull’or- ricordare delle informazioni senza come voler attraversare un lago con gano che stiamo studiando. Una cosa attribuire a queste un’immagine. Qualuna canoa senza avere la pagaia. Fareche può aiutare è quella di immaginare siasi concetto, anche se astratto può mo molta più fatica e nonostante quedi essere noi il chirurgo in modo da essere in qualche modo trasformato in sto sarà la corrente ad avere la meglio. coinvolgere l’aspetto emotivo. Questo immagini e più queste sono paradosaiuterà sicuramente nell’apprendimen- sali, più diventa semplice ricordare il to. Se invece stiamo studiando storia concetto. Le immagini che scegliamo immaginiamo di essere il protagonista non devono necessariamente rappredelle vicende narrate. Se l’argomento sentare il concetto ma possono essere Matteo Salvo è la scoperta dell’America immaginia- qualcosa che in qualche modo ci aiuti mo l’emozione di essere al comando a rievocare il concetto. È diventato Campione italiano di delle caravelle, la solitudine e lo sconmemoria e medaglia d’argento al UK forto dopo molti giorni di navigazione Acquisire informazioni non per Memory Championship nella discie la gioia di vedere finalmente la terra imparare ma per spiegare plina Marathon Numbers avendo dopo tutte le fatiche attraversate. In In questo modo la mente si pone su memorizzato 644 cifre nel tempo di questo modo i ricordi si imprimeranun piano completamente diverso. Il 30 minuti. no decisamente meglio nella nostra grande problema è che fin da quando La medaglia d’oro è andata all’8 memoria. andiamo a scuola abbiamo imparato a volte campione del mondo Dominic

Segnalato per te! Per avere un’idea dei risultati che si possono ottenere con le tecniche di memoria guardate il filmato al link bit.ly/impara_le_tabelline e vi renderete conto di come una cosa come la memorizzazione delle tabelline, che per molti ha richiesto molto tempo, sia fattibile in un paio di minuti. 56 ViviConsapevole - Inverno 2012

O’Brien con 668 cifre. È autore di diversi best seller sull’apprendimento tra cui Il segreto di una memoria prodigiosa e Impara l’inglese in un mese. Da poco è uscita l’ultima sua opera che è un libro corredato di DVD sulle Mappe Mentali. Da anni tiene corsi sull’apprendimento rapido per studenti e professionisti.


Esercizi per allenare la memoria!

Quando metti alla prova la tua capacità mnemonica, prima di partire è opportuno che ti renda conto del tuo personale punto di partenza, in modo che, alla fine, possa sentire la soddisfazione per i risultati ottenuti, e, soprattutto, per la grande differenza che si sarà verificata nella performance mentale Matteo Salvo

Come memorizzare i pianeti

Ecco un piccolo esercizio che consiste nel memorizzare un elenco di parole attraverso un’associazione creativa di immagini. Le parole sono:

Mercurio Vena Terra Marziano Giovane Satana Ragno Nettare Immagina di prendere del MERCURIO. Hai presente quello che si trova dentro al termometro per misurare la febbre? Esattamente quello! Prendilo e mettilo sopra una tua VENA.

A un certo punto la VENA ti fa impressione e quindi decidi di coprirla con della concimatissima TERRA.

Dalla TERRA vedi che salta fuori un velocissimo MARZIANO... probabilmente lo avevano seppellito prematuramente.

Il MARZIANO vuole divertirsi e per farlo va in giro con tanti GIOVANI.

Questi GIOVANI però sono un po’ strani ed eleggono come loro capogruppo una persona non troppo affidabile... si chiama SATANA.

SATANA, per quanto se ne dica, è una brava persona e per spaventare le ragazze e far divertire i ragazzi si trasforma in un RAGNO.

A un certo punto vediamo il RAGNO che è stanco e ha fame e quindi si siede davanti a un fiore che gli prepara un po’ di NETTARE

Bene, adesso rivivi ancora una volta la sequenza e dopo riscrivi queste 8 parole nello spazio sottostante nella colonna di sinistra. ________________ ________________ ________________ ________________ ________________ ________________ ________________ ________________

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Come probabilmente avrai già intuito dietro a questa semplice storiella c’è qualcos’altro. Queste parole servono per memorizzare gli 8 pianeti del sistema solare: in questo modo non hai memorizzato solo i pianeti ma anche l’ordine dal più vicino al più distante dal Sole. Nello spazio della colonna di destra scrivi quindi i pianeti che corrispondono a ogni parola e che hai memorizzato con questo esercizio (se non ti venissero in mente, sono: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Uranio e Nettuno).

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Calendario degli Eventi Inverno 2012/2013 Eventi

23-25 Novembre Seminario Empower your voice now! Con Ciro Imparato Colorare di emozioni la tua vita e quella degli altri

Organizzatore: La Voce.net Milano http://diapasonbooking.com/

1-2 dicembre Corso Mappe mentali dal vivo “mindmapping Live” con Matteo Salvo

Organizzatore: Diapason Roma – Hotel Bristol http://diapasonbooking.com/

25-27 gennaio Seminario Cambia diagnosi! 1° convegno del Gruppo Editoriale Macro sul check up olistico

Organizzatore: Gruppo Editoriale Macro e Diapason Bellaria (RN) Palazzo dei Congressi http://diapasonbooking.com/

15-16 marzo Seminario Gregg Braden

Organizzatore: Diapason Bellaria (RN) Palazzo dei Congressi http://diapasonbooking.com/

Fiere - Corsi

30 nov. – 2 dicembre Fiera – Biolife La fiera dell’eccellenza regionale biologica

26 gennaio – 10 marzo Corso Naturopatia olistica

5-6 dicembre Mostra CompraVerdeBuyGreen Forum internazionale degli acquisti verdi

2-3 febbraio Seminario di primo livello Reiki Metodo Usui

Bolzano fiera http://www.fierabolzano.it/ biolife/

Milano Palazzo delle Stelline www.forumcompraverde.it

9 dic. – 20 gennaio Corso RPO Analisi Visiva

Docente: Tiziana Bianco Lumen – Istituto di medicina naturale Piacenza www.naturopatia.org

9 dicembre Corso Le piante per non ammalarsi

Relatore: Laura dell’Aquila Fattoria didattica Il giardino di Pimpinella Luminasio (BO) www.pimpinella.it

13 gennaio – 3 marzo Corso di progettazione in permacultura 72 h Docenti: Elena Parmiggiani e Anna Bartoli Via Marighetto 30 – Trento www.ilquintosigillo.it, sabina@ilquintosigillo.it

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Docenti: Milena Simeoni, Enrico Lambri, Lucia Gnecchi Lumen Istituto di medicina naturale - Milano www.naturopatia.org

Relatori: docenti della Città della Luce La Città della Luce Ripe (AN) http://lacittadellaluce.org/

2-23 febbraio Corso Fiori di Bach

Docente: Elena Soldi Lumen – Istituto di medicina naturale Piacenza www.naturopatia.org

8-10 febbraio Corso Tornio e Ceramica Raku Tecniche di base avanzate

Docente: Giovanna Bellini La Città della Luce Ripe (AN) http://lacittadellaluce.org/

10 febbraio Open Day Presentazione della Scuola di Naturopatia Lumen Lumen Istitiuto di medicina naturale Milano www.naturopatia.org

24 febbraio Seminario Fitocosmesi Cosmesi naturale

Docente: Laura dell’Aquila Fattoria didattica Il giardino di Pimpinella Luminasio (BO) www.pimpinella.it

25-27 febbraio Fiera Natural Expo

Forlì – Centro fieristico www.naturalexpo.it

2 marzo – 12 maggio Corso Iridologia olistica Docenti: Danile Rainieri, Paolo Premori Lumen Istituto di medicina naturale Padova www.naturopatia.org

15 – 17 marzo Fiera Fa’ la cosa giusta

Milano – Fiera MilanoCity http://falacosagiusta.terre.it/

24 marzo Laboratorio Le piante per disintossicarsi e depurarsi

Docente: Laura dell’AquilaFattoria didattica Il giardino di Pimpinella Luminasio (BO) www.pimpinella.it


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Editoriale

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