Lungarno n. 80 - gennaio 2020

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5 buoni propositi per un nuovo anno più

eco-sostenibile di Marianna Piccini

È

appena iniziato un nuovo anno ed è tempo di cambiamenti. Perché non usare questa scusa per cercare di trasformare le nostre abitudini in modo più eco-sostenibile? Gli scienziati ormai concordano sul fatto che rimangono veramente pochi anni per riuscire a contrastare il cambiamento climatico e quindi, visto che tutti noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa, eccovi una lista di buoni propositi “green” per il 2020. La prima cosa da fare è diminuire il consumo di carne. Questa industria è la principale causa delle deforestazioni ed emette all’anno più CO2 di tutti i mezzi di trasporto messi insieme. Anche l’industria della moda è responsabile di un enorme consumo di acqua ed energia, per non parlare dell’inquinamento di falde acquifere e terreni. Pensate che per una semplice t-shirt servono 2.700 litri di acqua, per poi essere venduta a pochi euro. La prossima volta cercate di evitare marchi di fast fashion, ovvero la

“moda usa e getta”; comprare nei mercatini dell’usato è un ottima ed economica alternativa! Usare meno la macchina, può sembrare banale ma prendere il bus o andare in bici fa davvero la differenza, risolvendo problemi sia di traffico che di inutili emissioni. Anche cambiare fornitori di energia, optando per uno che offre energia ricavata 100% da fonti rinnovabili, potrebbe essere un buon proposito per l’anno nuovo. Adesso quasi tutte le società offrono questo servizio, quindi perché non fare questo piccolo cambiamento? Ultimo ma non meno importante è cercare di ridurre imballaggi e oggetti di plastica. Solo una minima percentuale di plastica viene effettivamente riciclata e il resto finisce nel terreno dove si trasforma in microplastica che finisce per inquinare addirittura gli alimenti che mangiamo. Queste sono piccole azioni alla portata di tutti. Cambiamenti più grandi dovranno arrivare dai piani alti, ma noi non dobbiamo scoraggiarci perché anche singole azioni quotidiane, come queste fanno, la differenza.

Macedonie alla Fintocolta: frutta e giardini di Firenze di Walter Tripi

L

a mela di Biancaneve, l’arancia quando è meccanica, i “Tutti Frutti” che da gusto in gelateria dettero l’ispirazione per uno dei rock’n roll più famosi di sempre, oltre mezzo secolo fa. Di frutta se ne scrive quasi solo d’estate, per elevarne le proprietà salutistiche, dietetiche e un sacco di ulteriori aggettivi di cui non si capisce troppo il significato, ma suonano tanto proficui: antiossidante, abbronzante ed elasticizzante. Poiché però a noi ci garba andare controcorrente, inauguriamo il nuovo anno – in pieno inverno – con la frutta, ma di quella anti radicale (chic) libero, chiarificante per i polmoni e elasticizzante per la mente. Da queste parti la frutta è una fissazione da un sacco di tempo, in primis perché ne siamo stati dei grandi coltivatori e, in qualche caso, ne abbiamo pure conservate alcune varietà uniche al mondo: la Pesca Regina di Londa, prodotta al massimo in mille quintali l’anno, ne è un esempio di bontà con la sua polpa profumata e i suoi colori da bimbo a cui il nonno ha fatto assaggiare un dito di vino di troppo. Se però riprendiamo il percorso del Fintocolto nel Verde fiorentino, allora in questo gennaio la citazione è per Villa della Petraia, prima di tutto. Perché passeggiando tra i giardini ricchi di fiori d’ogni risma e la “Figurina” della Venere del Giambologna a dominare la fontana, si potrebbe mettere i piedi dove un tempo c’erano un giardino dedicato ai soli frutti nani, e uno dal loquace titolo “Fruttiera”. A breve distanza, il Giardino di Castello è il più antico parco mediceo ed è qui che, nel secolo scorso, un labirinto – ehi, Kubrick, ancora tu? - venne eliminato per espandere i cosiddetti stanzoni degli agrumi. Belli da vedere, buoni da gustare, utili per curare, gli agrumi sono un elemento distintivo dei giardini medicei e se ne trovano un quantitativo di varietà enorme. Tra questi, citiamone uno: la “Bizzarria”, ibrido tra cedro e arancia tutto fiorentino e di recente riscoperto. Bop bopa-a-lu’a whop bam boom.

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