Lungarno n. 38 - marzo 2016

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PIAZZA DELLA SIGNORIA di mattia marasco

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http://www.lamiafirenze.mattiamarasco.it • mattia.marasco@gmail.com

leganza e potere, questo doveva raccontare Piazza della Signoria ed è quello che fa ancora oggi con la sua Loggia ricolma di genio e il suo Palazzo progettato come simbolo di cultura visionaria e politica sagace. Per fortuna è ancora presto quando scatto la foto, la Piazza è semideserta, riesco a percepirne a pieno la sua bellezza, è dominata dal silenzio in contrasto con i primi bandoni che si alzano, è attraversata solo da chi si sta dirigendo in bicicletta al posto di lavoro e da alcuni furgoni che scaricano la merce nelle strade adiacenti. Piazza della Signoria fu pensata per essere vissuta così, nel piacere e nella raffinatezza, non per essere invasa da orde di turisti in bermuda e bastoncini-selfie. Tuttavia ha dovuto adattarsi per continuare a raccontare la sua storia, così come anche la sua gemella Piazza del Duomo, dedicata non alla politica bensì alla vita spirituale, ha fatto altrettanto; come noi d’altronde anche i luoghi di una città si adattano ai cambiamenti per continuare il loro percorso e per preservare lo scopo per cui sono stati creati.

PALESTRA ROBUR - lezioni di ginnastica culturale per fiorentini

LA FESTA DE L’UNITÀ di leandro ferretti

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ome si fa a Firenze a capire che le vacanze sono finite? Perché c’è la Festa dell’Unità. Non si chiama più così, oggi, ma ha una valenza simile. Si torna dal mare e ci si tuffa nel dedalo di banchini, tra sciarpe andine, balli latini e effluvi di cibarie. Principia il culturale, e si torna al solito tran tran. Negli ultimi anni è ospitata alle Cascine, dove si tennero anche le edizioni più rimarchevoli, tra i Settanta e gli Ottanta. Quelle con i concertoni, i comizioni, i dibattitoni. Quelle dove suonavano i CCCP. Poi un anno

tutti a Campi, in quella landa desolata dove le zanzare erano così grandi che avevano la targa, un territorio flagellato da calura, maltempo e scordature di strumenti musicali, che alle prime gocce d’acqua si trasformava nell’Amazzonia. Non a caso di lì a poco cessò di esistere il piccì e venne il pidiesse. La storia cambiò, ma non cambiò il fatto che, per capire che è finita l’estate, a Firenze si va alla Festa dell’Unità, che si chiama comunque così perché ci si capisce.

I S C R I V I T I A R C I

ARCIFIRENZE.IT


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