MAI PIù - PER NON DIMENTICARE

I.C. Carbonera (TV) Scuola Primaria “Battisti”

Laboratorio di geostoria A.S.2012 - 2013

RETE DELLE GEO STORIE A SCALA LOCALE

Ins. S. Moro

Shemà Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo, Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi: Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi.

10 gennaio 1946 (P. Levi, Ad ora incerta, Garzanti)

Introduzione generale al periodo storico della II Guerra Mondiale

Una prima testimonianza La storia di Gelindo Marcuzzo prigioniero di guerra - 1 -

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LA SHOAH

Un documento ufficiale

Domande per comprendere

Le leggi razziali “illustrate�

La carta dei luoghi delle persecuzioni e dello sterminio

RACCONTI FILM TESTIMONIANZE

Leggiamo racconti e testimonianze in forma narrativa

da Il diario di Anna Frank da Ultima fermata Auschwitz, di Frediano Sessi da Si chiamava Friedrich, di Hans Peter Richter da Lettere a Barbara, di Leo Meter

Guarda la voce MATERIALI http://www.retegeostorie.it/node/109

Abbiamo visto un film: LA VITA Ăˆ BELLA - 1 -

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A me è rimasta impressa questa scena del film “LA VITA È BELLA”

Il racconto dei testimoni - 1 Incontro con Giovanni e Teresa Campagnolo Venerdì 15 febbraio sono venuti in classe nostra i fratelli Campagnolo, Giovanni e Teresa, di Pezzan di Carbonera per parlarci dell’esperienza vissuta dalla loro famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale.

Appena entrati, il signor Campagnolo ci ha fatto vedere due foto: una del 1944, che rappresentava tutta la sua famiglia: lui era il più piccolo, mentre sua sorella Teresa aveva 18 anni; la seconda, invece, era di una bambina di 3 anni: Diane.

La storia si svolge in una casa di campagna dove non c’era la luce e i servizi igienici si trovavano a 50 mt dalla casa.

Solo da alcuni anni si è venuto a sapere ufficialmente che una famiglia di Pezzan durante la Seconda Guerra Mondiale aveva nascosto degli Ebrei nella propria casa.

Il signor Giovanni comincia a raccontare così la storia.

“I protagonisti sono Esther Bergman con sua figlia Diane Grunewald, Don Giovanni Simioni che curava i rapporti con gli ebrei rifugiatisi a Firenze, Don Angelo Dalla Torre che era amico di nostro padre. Poi c’era anche il vescovo di Treviso che era d’accordo con questi sacerdoti, perché in quel momento era un po’ difficile “lavorare”: c’era la guerra e la guerra portava alla fucilazione e a morire se veniva scoperto qualcosa.

-2Il protagonista principale è nostro padre Gioachino Giuseppe Campagnolo, da tutti conosciuto come Bepi, trasferitosi a Pezzan il 2 marzo 1930 come mezzadro (lavorava nove ettari di terra) in una proprietà dell’Ospedale Civile di Treviso, sperduta in via Boschi 24.

In famiglia c’erano dieci persone: otto figli e i due genitori e, quando è arrivato in paese, pochi lo conoscevano.

Questa storia è accaduta tra i primi di ottobre del 1943 e il 25 aprile 1945.

Nostro padre, che era da poco in questo territorio, è stato contattato da Don Angelo Dalla Torre, forse su suggerimento di nostro zio Don Gaetano, cappellano a S. Maria del Rovere, il quale aveva garantito a don Angelo che nostro padre era una persona fidata. Don Angelo chiese a nostro padre se poteva rifugiare due ebree; il problema era che non doveva parlarne con nessuno: lo nascose anche a nostra madre (le disse che erano parenti francesi che provenivano dall’Alsazia).

Don Angelo procurò, tramite il signor Marton di Treviso, i documenti falsi e riuscirono poi anche a registrarle in Comune a Carbonera.

Mentre queste due persone si recavano a casa nostra, il signor Bergman venne catturato e deportato ad Auschwitz (ancora oggi Diane non si vuole recare in questo campo di sterminio).

Teresa aggiunge che “ogni tanto Esther, quando eravamo sole in casa, mi prendeva per le spalle e per scaricarsi mi scuoteva violentemente dicendomi:

-3“Se potessi dirti quello che provo dentro! Ho un segreto…” e si fermava.”

Queste persone condividevano con la nostra famiglia la povera casa di cui disponevamo. Per loro non è stato facile, ma si sono adattate, pensando che la rinuncia alle comodità significasse avere salva la vita. A Parigi disponevano della donna di servizio, avevano i servizi igienici in casa, la televisione… mentre da noi il gabinetto era fuori, l’acqua era quella che sgorgava dal pozzo artesiano in cortile. Abbiamo saputo dopo che Esther era una cantante di teatro e conosceva quattro lingue.

La signora non sapeva far da mangiare, non sapeva lavare i piatti, però si è subito adattata e ha cercato di imparare. Sicuramente sono riuscite ad adattarsi alla vita di campagna grazie all’accoglienza che da noi era di casa.

Tant’è che nostro padre, pur avendo una famiglia numerosa, ospitava anche profughi dalla città o da Carbonera.

Essendo ebree, c’era anche il problema della religione: per non destare sospetti recitavano le preghiere come noi, andavano a Messa (a volte ricevevano anche la Comunione) e avevano perfino imparato a memoria il Rosario.

Come detto prima, la famiglia non sapeva niente, solo nostro padre dovette mantenere il segreto. Non l’aveva detto a nessuno, proprio perché nessun altro fosse coinvolto in questa storia e quindi nessuno rischiasse.

-4Sapeva benissimo che se fosse trapelato qualcosa, lui e tutta la sua famiglia sarebbero finiti appesi ad un albero o fucilati.

Infatti nel 1944 alle 4 di mattina, le SS hanno bussato a casa nostra e si sono portate via nostro padre, giù lungo il canale della Vittoria, tra la località Boschi e Lazzaretto, dove c’era a segnare il confine tre grossi “selgheri”, salici, eliminati con la costruzione dell’autostrada.

Qui gli hanno chiesto su quale volesse essere impiccato e lui scelse quello centrale, dove appesero il cappio. Lo interrogarono per dodici ore, minacciandolo in vario modo, ma lui continuò a dire che non sapeva niente.

Nostro padre allora credeva che avessero sospettato qualcosa delle ebree ed invece dopo qualche giorno seppe che al Lazzaretto era stato ucciso un tedesco. Alla fine tolsero il cappio e verso le sei di sera lo riaccompagnarono a casa, convinti che uno con otto figli da mantenere e due parenti non potesse aver fatto nulla di male. Nostro padre, che ci ha sempre insegnato a non odiare, ha continuato a ripetere che i tedeschi in quell’ occasione gli avevano salvato la vita.

La storia si è conclusa il 25 aprile 1945: il giorno della Liberazione; le campane hanno suonato a festa.

Sono poi arrivati gli Americani che hanno portato molti pacchi di viveri per le due ebree e per tutta la famiglia: la tavola era imbandita con ogni genere alimentare: zollette di zucchero, scatolame vario e caschi di banane: era la

-5prima volta che le vedevamo e non sapevamo come si mangiassero.

Qualche giorno dopo Esther e Diane sono partite per Firenze. Qui Diane si rifiutava di prendere cibo e dovettero riportarla fino a settembre da noi.

Considerava la nostra casa la sua casa e nostro padre suo padre. Non voleva più andarsene, anche perché seppe che suo padre era finito nei forni crematori di Auschwitz. Al di fuori della nostra famiglia nessuno seppe la storia fino agli anni sessanta: la paura dei fascisti, alcuni dei quali ancora in circolazione, aveva lasciato il segno. Qualcosa cominciò a trapelare quando i due preti ricevettero la medaglia dei Giusti di Israele per aver strappato tanti ebrei alla Shoah.

Dopo Firenze Esther e Diane, ormai convinta che da noi non poteva restare, si trasferirono a Parigi e dal 23 gennaio 1947 a New York.

Esther ha continuato a scrivere a Teresa fino alla sua morte .

Diane è tornata in Italia e a Treviso dopo cinquant’anni l’8 novembre 1993, quando a Ca’ dei Carraresi è stato presentato il libro di Louis Goldman “Amici per la vita”. In quell’occasione c’è stato un incontro con tutta la famiglia Campagnolo e sono ripresi più intensi i rapporti epistolari. E’ tornata il 9 settembre 1997 per un’altra settimana e poi ancora nel 2000.”

Pezzan di Carbonera, 21 febbraio 2008

Carissimi ragazzi della classe 5 di Vascon, siamo stati molto contenti di avervi conosciuto e di avervi raccontato l’esperienza della nostra famiglia durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Abbiamo visto che eravate molto interessati alla storia di queste due persone ebree che hanno vissuto con noi per circa due anni e per questo abbiamo pensato di inviarvi ulteriore materiale che speriamo possa servirvi.

ALLEGATI •Il libro “Angeli in terra” •La relazione di don Angelo Dalla Torre •La Memoria scritta da Diane Grunewald

Buon lavoro Giovanni e Teresa Campagnolo

Un documento per ricostruire la situazione di un gruppo di ebrei rifugiatisi a Treviso

“DALLA RELAZIONE DI DON ANGELO DALLA TORRE CIRCA L’ASSISTENZA PRESTATA AD EBREI A TREVISO DURANTE LA GUERRA 1940- 1945”

Guarda la voce FONTI http://www.retegeostorie.it/node/109

Il racconto di Diane Grunewald Horowitz

PERCHÉ MEMORIA RESTI

Diane Grunevald al tempo della II guerra mondiale Guarda la voce FONTI http://www.retegeostorie.it/node/109

Le fonti orali

La parola ai testimoni del tempo a noi pi첫 vicini

INTERVISTA AI NOSTRI NONNI

Leggi le interviste nel secondo libro sfogliabile http://www.retegeostorie.it/node/109

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