Onstage Magazine marzo-aprile 2015

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76 MARZO APRILE

2015

STREETWEAR

CARMEN CONSOLI

La felicità esiste, basta sapere dove trovarla

NEGRITA L’equilibrio tra istinto e ragione era la sfida da vincere. Ce l’hanno fatta

Blackhat

Michael Mann e i rischi delle armi informatiche, sempre più pericolose

Dove, come e quando nasce lo stile della strada

NOEL

GALLAGHER A 25 anni avrei odiato quello che sono diventato oggi

Bali last call Gli ultimi istanti di una bellezza che svanisce

Tutti i vincitori dell’edizione 2015

+

CAPAREZZA JOVANOTTI VERDENA MICHELE PLACIDO GIORGIA FARINA

LIGABUE >

SONO UN TOSSICO DA LIVE (NON UN ESIBIZIONISTA)

Euro 3

ISBN:2421-0781 50001

9 772421 078005









EDITORIALE DANIELE SALOMONE

@DanieleSalomone

A

utunno 2008. Cesare Cremonini ha appena pubblicato il suo terzo disco solista. Ha 28 anni. Ci sono stati i Lùnapop, ok. Ma della sua prima parte di carriera, con nome e cognome come ragione sociale, non conosco che qualche ritornello ascoltato distrattamente alla radio. In realtà Cesare ha già scritto tanto e bene, canzoni della cui forza mi accorgerò di lì a breve. E sta pian piano costruendosi una certa credibilità sul palco. Ma è ancora lontano dal successo di oggi, con le hit e i tour nei palazzetti sold out. Il primo bacio sulla luna mi ha inizialmente incuriosito, poi mi è piaciuto e infine è diventato uno di quegli album dei quali conosci le canzoni a memoria. Sono sorpreso. Succede raramente che un disco o un artista cui mi avvicino per questioni professionali diventi una “questione personale”. Decido di dirgli che fino a quel momento non ne sapevo nulla della sua musica e lui, che avrebbe anche potuto prenderla male, mi risponde così: «Ottimo, è la conferma che il mio lavoro paga. Ho sempre ragionato pensando al futuro. Mi piace se un album raggiunge più pubblico possibile sul momento, ma non è mai stato l’obiettivo principale. Tra giocarmi tutto subito e fare le cose con calma, preferisco la seconda opzione. Ho deciso tempo fa di conquistare la gente passo dopo passo, portandola a credere in me

senza fretta. È un modo per rendere più solido il legame». Rileggendo quell’intervista uscita su Onstage a dicembre 2008, torna tutto. Meno di sette anni dopo Cesare è tra gli artisti più rilevanti del nostro Paese - e non è che all’inizio, con i suoi 35 anni - perché non ha sacrificato il suo talento in nome di chissà cos’altro. Ha scelto, udite udite, la coraggiosa strada della gavetta, ripartendo da zero dopo un disco da oltre un milione di copie (...Squérez?). Quanti altri avrebbero avuto il coraggio di farlo? Un progetto di lungo periodo e ampio respiro, rischiosissimo. Insieme agli altri recenti successi e traguardi, i tre premi (su tre nomination) che si è aggiudicato agli Onstage Awards 2015 dicono che Cremonini ha vinto la sua scommessa: Migliore artista italiano, Miglior Tour e Inno live dell’anno con Logico #1. Nei 12 mesi che hanno visto sui palchi tutti o quasi i principali protagonisti della musica italiana, con i grandi tour di Vasco e Ligabue, di Negramaro, Elisa e Subsonica, Cesare ha fatto l’en plein. Abbiamo deciso noi le nomination e sia chiaro che non abbiamo tifato per nessuno. Ma le vittorie di Cesare ci fanno particolarmente piacere. Perché abbiamo molte cose in comune, noi e lui. Ci siamo entrambi guadagnati le luci della ribalta con un percorso coraggioso. E i risultati sul lungo periodo ci hanno premiato. Noi esultiamo per i

525mila voti degli #OSA2015 e il grande evento che li celebra, per il rilancio del magazine - quello che avete tra le mani ha una carta migliore, più pagine, più contenuti - e per una presenza online sempre più rilevante. Lui festeggia con i premi, gli oltre 100mila biglietti dell’ultimo tour, le canzoni costantemente in heavy rotation nelle radio e i numeri sul web. E, questione fondamentale, entrambi ci siamo riusciti mettendo d’accordo tutti. Gli Onstage Awards sono un successo di pubblico che varrebbe meno se il mondo della musica, artisti in primis, e dei media non ne riconoscesse il prestigio e l’autorevolezza che invece gli attribuiscono. Cesare ha un seguito da big perché scrive benissimo ed è un ottimo perfomer, e gode della stima di colleghi e critica - non a caso è stata la giuria degli Awards a dargli la spinta decisiva per vincere i tre premi - perché ha raggiunto certi traguardi senza scendere a compromessi. Qualche giorno dopo l’uscita di quell’intervista Cesare mi scrive una mail. Poche parole per dirmi «grazie». Sono di nuovo sorpreso, come qualche settimana prima quando avevo capito che quel suo disco mi piaceva davvero. Che io sappia, è stata la prima e unica volta in 8 anni di Onstage che un artista abbia ringraziato qualcuno di noi in privato. C’è un'altra cosa importante che ci accomuna: non diamo mai nulla per scontato.

onstage marzo - aprile 09


INDICE

18. CELEBRATION

21. JUKE BOX

Angus Young

21. Verdena 22. Art & Food

#ioleggoperchè

23. Jack Savoretti 24. Cinecittà 26. Kurt Kobain

30. FACE TO FACE

30. J-Ax 32. Giorgia Farina

34.

42.

44.

52.

SPECIALE ONSTAGE AWARDS

CARMEN CONSOLI

LIGABUE

NOEL GALLAGHER

Tutti i vincitori

La ricerca della felicità

L'America è qui

Io sono io

58.

60.

66.

70.

CAPAREZZA

NEGRITA

MICHELE PLACIDO

JIM MARSHALL

Le dimensioni non contano

Da qualche parte tra Beatles e Stones Siamo messi male

10 onstage marzo - aprile

L'artista invisibile



INDICE

72.

74.

80.

AI WEIWEI

LUOGHI

STYLE

Terre di mezzo

Bali, poco a poco

L'origine dello streetwear

87. WHAT’S NEW

87. Musica 90. Cinema 92. Serie Tv 94. Games 96. Tech

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@ONSTAGEmagazine

98. COMING SOON Kiss

instagram.com/onstagemagazine

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© Roberto Panucci

ONSTAGEWEB.COM

12 onstage marzo - aprile

NEGRITA E LIGABUE Centinaia di concerti e decine di artisti: marzo e aprile segnano la grande ripresa della stagione dei live con numerosi tour nei club e nei palazzetti. Noi, come sempre, li seguiremo tutti con recensioni, report fotografici e pubblicando in anteprima le scalette. Ma dedicheremo una particolare attenzione a Ligabue, che dopo la tournée mondiale si ripresenta ai suoi fan per l’ultima parte del Mondovisione

Tour, e ai Negrita, che tornano a suonare negli impianti sportivi a tre anni dal Dannato Vivere Tour. E proprio la band toscana sarà la grande protagonista dell’evento Onstage Awards - The Party, in scena il 20 marzo al Fabrique di Milano, con un’esibizione esclusiva durante la quale Pau, Drigo e Mac presenteranno per la prima volta dal vivo il singolo Il gioco, tratto dal nuovo album 9.


THE

TRASE

THE ORIGINAL. SINCE NOW.


OSPITI N° 76 MARZO/APRILE 2015

Anton Corbijn

Cesare Cremonini

Chico de Luigi

Lorenzo “Il Cile” Cilembrini

Pensate a una rockstar e potete essere (quasi) certi che lui l’abbia ritratta. Fotografo e regista, Anton Corbijn è uno di quei nomi che chiunque lavori nella musica conosce. Le foto di Noel Gallagher sono sue.

Il 2014 di Cremonini è stato un anno da incorniciare, tra disco di platino e concerti sold out. Anche scrittore, Cesare ha ripreso in mano la penna e scritto per noi un bellissimo commento su Noel Gallagher.

Il suo mantra è «osa sempre, ogni volta che scatti» e lui realizza ritratti che mostrano il lato umano e imperfetto dei soggetti, come la foto di Luciano Ligabue che trovate in questo numero.

Cantautore toscano, ha pubblicato nel 2014 il suo secondo album In Cile Veritas, al quale è seguito un tour in tutta Italia. Da anni è amico dei Negrita, dei quali ci ha parlato nella cover story di questo numero.

Michele Lugaresi

Jim Marshall

Dara Munnis

Tommaso Riva

Scomparso nel 2010, è considerato uno dei padri della fotografia musicale. Con la sua Leica ha fotografato tutti i più importanti artisti del rock, sin da quando era stato fotografo ufficiale a Woodstock.

Musicista lui stesso, Dara è un fotografo molto apprezzato in Irlanda, dove ultimamente ha scattato per due astri nascenti del pop-folk britannico come Ed Sheeran e Hozier. Anche i Negrita hanno scelto la sua lente.

Fotografo e music lover. Ama viaggiare, sempre in compagnia del suo fidato 50mm. Prima della fotografia si è dedicato per sbaglio all’economia. Da settembre 2014 vive a Bali. La sua vera forza sta nel baffo.

Classe ’76, nome d’arte Maikid, sono già alcuni anni che Lorenzo “Jovanotti” Cherubini si affida al suo obiettivo. Gli scatti del tour Lorenzo negli Stadi erano suoi e ha girato i video di Ora e L’alba.

14 onstage marzo - aprile


* Born in St-Tropez in 1971

Né à St-Tropez en 1971* www.vilebrequin.com


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ROMA

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BOLOGNA Aeroporto Marconi Mondadori Bookstore Via de’ Ginori Stazione Centrale

16 onstage marzo - aprile

Mondadori Bookstore Via del Pellegrino Mondadori Multicenter Cola di Rienzo Hudson News - Aeroporto Fiumicino Hudson News - Stazione Termini



© Rob Verhorst - Redferns

60 ANNI FA

nasceva Angus Young (31 marzo 1955). Originario di Glasgow, in Scozia, dove ha vissuto per qualche tempo prima di trasferirsi a Sidney, in Australia, è insieme al fratello Malcolm il fondatore degli AC/DC. Angus è l’anima della band e uno dei chitarristi più iconici di sempre, grazie al completo da scolaretto, alla Duck Walk e all’incontenibile energia.

18 onstage marzo - aprile


onstage marzo - aprile 19



JUKEBOX

ATTITUDINE LIVE I VERDENA TORNANO IN TOUR CON IL LORO ULTIMO ALBUM ENDKADENZ VOL. 1. E CI SPIEGANO PERCHÉ SUONARE I NUOVI BRANI DAL VIVO IN FONDO, PER LORO, NON CAMBIERÀ MOLTO.

Testo di ALVISE LOSI Foto di PAOLO DE FRANCESCO

I

Verdena sono alieni. Se li vedi da lontano l’aspetto è quello di ogni altro artista, ma quando ti avvicini ti rendi conto che con la maggior parte dei loro colleghi non hanno molto a che fare. Non amano i giornalisti e le loro domande fuori tema. Stanno bene a casa loro, lontani dal rumore dell’Italia, in un paesino della bergamasca che si chiama Albino, dove loro sono solo «quelli che fanno musica». I Verdena sono così. Genuini e un po’ sfocati. Vanno dritti al punto, anche se il loro punto è magari lontano anni luce da quello che ti aspetteresti. O forse è solo un modo per mantenere intatta la loro identità di artisti. Come quando rispondono «Syd Barrett» a chi gli chiede chi vorrebbero come Presidente della Repubblica. Ma quando si parla di musica, tornano perfettamente a fuoco. «Stiamo lavorando molto perché dal vivo i nuovi pezzi siano il più possibile fedeli alla registrazione su album», spiega Roberta (la bassista, ndr). «Ovviamente senza quella mole di arrangiamenti: stiamo selezionando solo quelli più importanti». Non sarà facile, perché Endkadenz vol. 1 è un album splendido anche per la sua complessità, ma Alberto (il cantante e chitarrista, ndr) assicura che non ci saranno grandi differenze. «I brani sono stati scritti dal vivo, tutti insieme in sala prove», spiega, «e quasi tutti quei suoni distorti che si sentono arrivano direttamente da una pedaliera che ho usato in studio: or-

mai ci mixiamo da soli direttamente suonando. Noi non pensiamo a scrivere un album, quando entriamo in sala l’unico obiettivo è sempre uscirne con qualcosa di nuovo rispetto al passato. Nei concerti ci saranno le stesse distorsioni, gli stessi riverberi. E poi abbiamo preso una quarta persona che ci aiuterà con una seconda chitarra».

«Non pensiamo mai a scrivere un disco, quando entriamo in sala prove l’unico obiettivo è uscirne con qualcosa di nuovo rispetto al passato» Il tour si snoderà per più di venti date in tutta Italia tra marzo e aprile. Concerti in club più o meno grandi che consentono un contatto diretto con il pubblico. «Credo che i nostri pezzi spesso migliorino dal vivo: con il prossimo album potremmo pensare di registrarli solo dopo averli rodati in concerto», scherza Alberto. «In questa prima parte di tour suoneremo soprattutto le tracce del vol. 1, mentre in estate all’aperto quando Endka-

denz vol. 2 sarà già uscito (si parla di maggio o giugno, ndr) faremo più brani del secondo capitolo, anche se noi lo consideriamo un unico disco. E infatti almeno due o tre canzoni del vol. 2 le proporremo già a marzo e aprile». Non è facile capire cosa aspettarsi davvero da un live dei Verdena se non li si è mai visti dal vivo. Le certezze sono due: rock e spontaneità. Oltre alla possibilità (ormai unica di questi tempi) di assistere a un concerto spendendo solo 12 euro. «Non ci sembra giusto far pagare di più: in fondo noi ci limitiamo a suonare, non abbiamo impianti scenografici con luci ed effetti come invece altri colleghi», commenta Roberta. «Non vorremmo fare più di due ore di concerto», aggiunge Alberto, «però sarà dura perché abbiamo tanto materiale». E anche se i loro brani tutto sono meno che «classici singoli strofa-ritornello», Luca (il batterista, ndr) interviene, un po’ sorridendo e un po’ no, per ricordare che «mio fratello Alberto per me è sempre stato un “canzonaro”». A voi i Verdena, signore e signori. onstage marzo - aprile 21


JUKEBOX

HOTLIST

IL L’ASTRONAVE SENSO DEL GUSTO IN CAMPAGNA In occasione di Expo 2015 apre alla Triennale di Milano una mostra su come sono cambiati i costumi culinari nell’ultimo secolo e mezzo. Testo di FRANCESCA VUOTTO

C

ome siamo passati dalla tavola impeccabilmente imbandita allo street food? Come è cambiato il modo di cucinare e mangiare? A illustrarci i molteplici mutamenti che riguardano il mondo del cibo ci pensa dal 10 aprile e durante tutta l’Expo di Milano il padiglione Arts & Foods, unico avamposto in città della manifestazione. Allestito alla Triennale, ospita centinaia di opere, documenti e oggetti da tutto il mondo. «Arts & Foods copre il periodo dal 1851 (data della prima esibizione universale) a oggi, attraverso la creazione di ambienti dedicati ai luoghi e agli spazi del convivio - dalla sala da pranzo alla cucina, dal bar al cibo da viaggio - dove arredi, elettrodomestici e opere d’arte creano una narrazione di forte impatto visivo e suggestione sensoriale», spiega il curatore del padiglione Germano Celant. Pittura, scultura, fotografia, pubblicità, design, architettura, cinema, musica, letteratura: sono chiamate a raccolta tutte le arti per raccontare a 360 gradi momenti che, sommati, nell’arco della nostra vita ci fanno passare ben quattro anni in cucina e sei e mezzo a tavola.

UNA SPECIE IN VIA D’ESTINZIONE Sempre meno italiani dedicano il loro tempo ai libri. Nasce un’iniziativa per stimolare amici e parenti alla lettura.

È

arrivato il momento di lanciare l’allarme. I dati più recenti ribadiscono una tendenza dell’ultimo periodo: oltre la metà degli Italiani legge poco o non legge affatto. A cercare di dare una scrollata alla situazione ci pensa quest’anno #ioleggoperché, iniziativa nazionale che si propone di stimolare alla lettura chiamando in prima linea chi invece ha per i libri una vera passione. I cosiddetti Messaggeri - che si possono già candidare sul sito www.ioleggoperche.it, unendosi a testimonial d’eccezione come Linus (nella foto mentre fa la L di libro/lettura), Saturnino o Carlo Crac22 onstage marzo - aprile

co - riceveranno 24 titoli (Baricco, De Carlo, Pennac, Sepúlveda tra gli altri) da distribuire ad amici, parenti o semplici conoscenti il 23 aprile, giornata clou della manifestazione, proprio nella speranza di spingerli a leggere. Ma non solo: in università, scuole, librerie, biblioteche ci penseranno attività come Crossa un libro (bookcrossing) e Piazza un libro - spazi ad hoc per leggere, incontrarsi, condividere - a sensibilizzare i non lettori. E poi la sera librerie aperte fino alla mezzanotte e un grande evento a cielo aperto a Milano che sarà trasmesso su RaiTre. F.V.

I 10 BRANI PIÙ ASCOLTATI IN REDAZIONE DURANTE LA LAVORAZIONE DI QUESTO NUMERO CARMEN CONSOLI LA NOTTE PIÙ LUNGA [L’abitudine di tornare, 2015] NEGRITA IL GIOCO [9, 2015] AC/DC THUNDERSTRUCK [The Razors Edge, 1990] BENJAMIN CLEMENTINE CORNERSTONE [At Least For Now , 2015] JOVANOTTI SI ALZA IL VENTO FT. BOMBINO [Lorenzo 2015 CC., 2015] GINO PAOLI UN UOMO CHE VALE [L'altra faccia di Gino Paoli, 1971] IRON MAIDEN THE TROOPER [Piece Of Mind, 1983] ZIBBA & ALMALIBRE SENZA DI TE [Senza pensare all’estate, 2014] BALTHAZAR THEN WHAT [Thin Walls, 2015] JAMES BAY HOLD BACK THE RIVER [Chaos And The Calm, 2015]


IERI È GIÀ DOMANI Jack Savoretti pubblica il quarto album e torna in concerto in Italia ad aprile. Fresco della vittoria agli Onstage Awards come miglior nuova proposta internazionale, il cantautore sta già pensando al futuro. Testo di JACOPO CASATI

«o

gni album è un dopo partita, un’analisi di quanto è stato prima, di ciò che è accaduto nei mesi precedenti alla sua effettiva pubblicazione». Jack Savoretti va sempre dritto al punto. «Ora sono già in una fase differente rispetto a quella che ho attraversato mentre scrivevo Written In Scars, non ho più i vuoti da riempire con idee e melodie di quel periodo, la mia vita è cambiata: sta per nascere il mio secondo figlio, sto lavorando con la band in modo diverso e tra breve inizieremo un nuovo tour. Sono sempre proiettato al futuro». Un futuro che diventa anno dopo anno sempre più luminoso per il cantautore britannico, anche nel Paese che ama e del quale è figliol prodigo. In Italia è tornato per farsi conoscere dopo anni in Regno Unito, dove è cresciuto artisticamente, arrivando ad aprire i concerti di star come Bruce Springsteen e Neil Young: «È una grande soddisfazione essere riusciti ad arrivare in così poco tempo a così tanta gente. Abbiamo un fan club qui in Italia che si dà da fare tantissimo, negli ultimi due anni siamo stati fortunati a venire così spesso». La conferma di quanto Savoretti sia amato dal pubblico italiano è arrivata anche con il suo successo agli Onstage Awards nella categoria Migliore Nuova Proposta Internazionale, grazie ai voti di pubblico e giuria. «È il primo premio che ricevo, sono contentissimo ed è la migliore conferma del fatto che questo Paese ha voglia di novità e di musica diversa». Jack tornerà con la sua band proprio in Italia per sette appuntamenti: il 17 aprile sarà a Treviso (New Age Club di Roncade), il 18 a Trieste (Teatro Miela), il 22 a Milano (Blue Note), il 23 a Torino (Hiroshima Mon Amour), il 24 a Genova (Teatro della Tosse), il 26 a Salerno (Marte di Cava dei Tirreni) e il 28 a Roma (Auditorium Parco della Musica). Savoretti ha le idee chiare anche relativamente al tour. «In questa prima leg sarò insieme alla mia band, i Dirty Romantics», spiega. «Voglio presentare al pubblico uno show d’impatto e fare ascoltare le

nuove canzoni esattamente come sono nate su disco. Più avanti, se sarà possibile, voglio tornare a suonare in Italia ma da solo: molto spesso i miei concerti si trasformano in un dialogo tra me e il pubblico, è qualcosa di molto stimolante che non voglio perdere. Sicuramente la data al Blue Note di Milano sarà più intima delle altre e voglio preparare qualcosa di davvero speciale. E poi non vedo l’ora di esibirmi ancora all’Auditorium a Roma: quello del novembre 2014 è stato uno dei mieimigliori show di sempre, una serata perfetta».

Con quattro dischi alle spalle, inizia a diventare difficile anche compilare una scaletta che accontenti tutti i fan. Le hit iniziano a essere diverse, basti pensare a Changes e Breaking The Rules o alle recenti Home e Tie Me Down: «Suoneremo sicuramente pezzi nuovi, ma non dimentico i vecchi amici: tutte le canzoni significative ci saranno». Ma qual è il pezzo irrinunciabile, il brano migliore che Jack ritiene di aver composto? «Sono della scuola di pensiero di Paul McCartney, la migliore canzone della mia vita non l’ho ancora scritta». onstage marzo - aprile 23


JUKEBOX

CALENDARIO CONCERTI

LA FABBRICA DEI SOGNI

MARZO/APRILE

A Cinecittà per tutto il 2015 una mostra per entrare nel mondo del cinema italiano e internazionale, tra passato e futuro. Testo di FRANCESCA VUOTTO - Foto di ANNA GALANTE

U

n luogo per sognare e insieme toccare con mano una fetta della nostra storia recente. Ricco di suggestioni passate e che, soprattutto ultimamente, torna a guardare al futuro. Sono gli studi di Cinecittà, che in quasi 80 anni di vita hanno visto passare divi e registi del cinema nostrano e internazionale e che da qualche anno a questa parte hanno aperto i battenti anche al pubblico. Perchè Cinecittà e Backstage sono gli allestimenti permanenti che si possono ammirare, ai quali il 24 gennaio si è aggiunto Girando a Cinecittà, otto nuovi ambienti che ospitano oltre 300 foto, un’inedita selezione di costumi di scena e le proiezioni di clip tratte da oltre 120 film. Ammirare da vicino i preziosi ornamenti di uno degli abiti di Liz Taylor in Cleopatra, osservare la ridondante eleganza dell’uniforme di Totò in L’oro di Napoli o respirare la polvere che trasudano poncho, pantaloni e stivali usati da Clint Eastwood in Per un pugno di dollari sono solo alcune delle esperienze che regala il nuovo percorso espositivo, che copre l’arco

temporale tra il 1937 - anno di apertura degli studi - e il 1989. C’è spazio per divi e dive, ma anche per i generi più disparati, dai grandi colossal americani - oltre a quello sulla regina d’Egitto, anche Ben Hur e Quo Vadis? - ai film di propaganda del Ventennio fascista, dal Neorealismo di Vittorio De Sica alla commedia all’italiana, fino allo spaghetti western di Sergio Leone. Scenografie, ricostruzioni, abiti, immagini, video rendono possibile un tuffo nel passato, per capire dove affondano le radici di un nome, quello di Cinecittà, che «è il terzo brand italiano più conosciuto nel mondo», come sottolinea Giuseppe Basso, direttore generale di Cinecittà Studios. I fasti di quel che è stato quindi, ma non solo: la location negli ultimi anni ha visto crescere sempre più il numero di visitatori - di recente ha toccato quota 500mila - ma anche un importante salto nel futuro. Da qualche settimana Ben Stiller ha iniziato qui le riprese di Zoolander 2 ed è in arrivo il cast del remake di Ben Hur. Ciak, si gira.

BIAGIO ANTONACCI 10/04 EBOLI - 11/04 CASERTA 13/04 BARLETTA - 14/04 TARANTO 16/04 ACIREALE - 19/04 CATANZARO 22/04 PESCARA - 27/04 MILANO 28/04 MILANO ASAF AVIDAN 09/04 TREVISO - 11/04 ROMA 12/04 MILANO BENJAMIN CLEMENTINE 13/04 BOLOGNA - 14/04 MILANO FRANCESCO DE GREGORI 20/03 ROMA - 23/03 MILANO 25/03 FIRENZE - 27/03 PORDENONE 28/03 BOLOGNA - 03/04 NAPOLI FEDEZ 21/03 MILANO - 22/03 MILANO 27/03 ROMA - 02/04 NAPOLI 07/04 FIRENZE - 14/04 BOLOGNA 17/04 TREVISO - 29/04 MODENA FKA TWIGS 07/03 MILANO LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA 14/03 PERUGIA - 20/03 TRIESTE 21/03 FIRENZE - 26/03 MILANO LITFIBA 12/04 ROMA - 13/04 ROMA 20/04 FIRENZE - 22/04 MILANO 23/04 MILANO ROYAL BLOOD 29/03 MILANO SPANDAU BALLET 24/03 MILANO - 26/03 TORINO 27/03 PADOVA - 28/03 FIRENZE 30/03 ROMA STING + PAUL SIMON 30/03 MILANO JAMES TAYLOR 18/04 TORINO - 19/04 ROMA 21/04 FIRENZE - 22/04 TRIESTE 24/04 PADOVA - 25/04 MILANO THE SCRIPT 28/03 MILANO TOKIO HOTEL 17/03 MILANO

24 onstage marzo - aprile



JUKEBOX

IL MITO CHE VOLEVA ESSERE UOMO Esce a marzo il documentario dedicato a Kurt Cobain, il primo a raccontare la storia dal suo punto di vista e a contare sul supporto della famiglia. Dentro anche inediti e una versione di And I Love Her dei Beatles. Testo di CAROLINA SAPORITI

N

on aspettatevi un documentario sulla Generazione X e nemmeno sul grunge di Seattle. Kurt Cobain: Montage of Heck (nelle sale italiane il 24 e 25 marzo), a detta del regista Brett Morgen, è l’adattamento cinematografico della vita della rockstar. Non è una celebrazione del mito e nemmeno un’accusa nei confronti di Courtney Love - entrambe le cose sono già state fatte -, è solo la storia della ascesa e della fine di un ragazzo di Aberdeen. È la storia di un uomo. È stata Courtney Love, nel 2007, a chiedere a Morgen di “fare qualcosa” con tutto il materiale a disposizione su Kurt, dopo aver visto The Kid Stays In The Picture (Morgen ha diretto anche Crossfire Hurricane, docufilm sui Rolling Stones). Sono serviti otto anni di lavoro per selezionare e scegliere cosa inserire, tra 4mila pagine di note, centinaia di demo, ore di video privati, backstage e interviste. Il risultato è una biografia che ha l’ambizione di essere, anche e soprattutto, un regalo per la figlia di Cobain,

26 onstage marzo - aprile

Frances Bean, che ne è anche produttore esecutivo. Montage Of Heck prende il nome da un mixtape, un po’ delirante, che il cantante realizzò nel 1988 con un registratore a quattro tracce mettendo insieme demo, bozze e suoni che amava: un collage come lo è questo documentario che combina video di repertorio e clip privati (dell’infanzia e della vita di famiglia), audio inediti, ma anche disegni che Kurt ha realizzato per tutta la sua vita e che Morgen ha animato come fossero il flusso di coscienza del cantante. La breve vita del leader dei Nirvana è ripercorsa in 132 minuti, dalla sua infanzia fino a qualche settimana prima della sua morte. Qui il documentario si interrompe bruscamente perché «chi è interessato alle ultime ore di vita di Cobain non è un fan, ma un becchino», sostiene Morgen. E in effetti la discesa nel buio era ormai compiuta, il fondo già toccato. Una scelta non facile quella di tralasciare le ultime ore di vita, ma che ha permesso di mettere l’accento su altro: sul costante inseguimento di Cobain dell’a-

more, lui che era rimasto così scottato dal divorzio dei genitori, e del successo, ossessionato com’era a diventare la più grande rock star del mondo, nonostante fingesse il contrario e si concedesse con fatica ai media. Il risultato è un lavoro grezzo, intimo, che riporta l’icona di un’intera generazione a un livello umano: ne escono il lato migliore di Cobain, quello del genio creativo, del compagno innamorato e del padre di famiglia. Senza però celare il peggiore, quello del tossicodipendente che non riesce a tenere in braccio la figlia neonata per quanto è fatto,e che non sopporta l’idea di un tradimento da parte di Courtney Love. Kurt Cobain: Montage Of Heck è insomma la storia di un ragazzo che diventò grande inseguendo un sogno e che per quello morì. Probabilmente non è ciò che i fan si aspetterebbero di vedere sul loro mito (e molti noteranno l’assenza di Dave Grohl tra le testimonianze) ma, dice Morgen, «è un film su Kurt: doveva essere onesto».



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XX Amanda Hopkin amandahopkin@jkr.co.uk +442074288000

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a musica deve avere un messaggio. È il pensiero di Marco Mengoni, che ha chiaro in mente il percorso che vuole seguire. Parole in circolo, il suo nuovo album, è il primo passo in questa direzione. Il secondo è un tour che l’artista sta preparando da più di un anno, prima ancora di aver finito di registrare il disco. Perché l’attitudine di Marco è quella del performer. È sul palco che Mengoni dà il meglio di sé. Ed è così che riesce a trasmettere il messaggio che le sue canzoni racchiudono. Guerriero, il primo singolo estratto dal disco, ha registrato numerosi record di vendita e di ascolto in streaming. Per il video il cantante si è anche calato nei panni di regista, curando personalmente la sceneggiatura e le inquadrature di quella che negli ultimi mesi è stata una delle clip più visualizzate su YouTube per un artista italiano. E la necessità di dare un naturale sfogo alla propria creatività Marco l’ha espressa contribuendo attivamente al disegno del palco sul quale si esibirà e che, parole sue, sarà fondamentale. «La parte grafica ed estetica serve a rafforzare il messaggio delle canzoni». I dieci concerti che compongono il #MengoniLive2015 saranno l’occasione per ascoltare dal vivo le canzoni contenute in Parole in circolo, ma anche per celebrare la definitiva consacrazione di un artista che in pochissimi anni è passato dalla vittoria di X Factor a un tour nei più importanti palazzetti italiani: da Mantova (5 maggio) a Treviso (23), passando per Milano (7 e 8), Torino (10), Firenze (12), Roma (14), Napoli (16), Bari (19) e Bologna (21). E proprio il contatto con i fan è ciò che più anima il giovane cantante laziale. Un contatto che

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potrà diventare ancor più diretto e ravvicinato grazie a un evento unico che avrà luogo poco dopo la fine del tour. È Twix Onstage Private Show. Un concorso indetto da Twix, lo snack a base di due croccanti biscotti, ricoperti di un sottile strato di caramello e delizioso cioccolato al latte, che mette in palio la possibilità di assistere a un’esclusiva esibizione: Marco canterà insieme alla sua band solo per un fan accompagnato da cinque amici, che avranno così l’occasione di incontrare e conoscere da vicino l’artista italiano. Per partecipare e provare a vincere, è sufficiente acquistare almeno un prodotto a scelta tra Twix, Mars Bounty, Snickers e M&M’s e seguire (entro il 10 aprile) le istruzioni spiegate sul sito del concorso (www.twix.it). Poi basterà descrivere tramite 160 caratteri la propria passione per Marco Mengoni e inviare il proprio contributo che verrà vagliato dalla giuria di Mars Italia e Onstage Magazine. Il fortunato vincitore, insieme ai suoi 5 amici, potrà godersi l’esibizione di Marco Mengoni a pochi metri da lui, comodamente seduto su un divano della redazione di Onstage Magazine. La scaletta sarà scelta dallo stesso cantante appositamente per lo show. Per estendere a più persone la possibilità di vincere un premio legato alla musica, Twix Onstage Private Show prevede inoltre una vincita giornaliera di gift voucher TicketOne che darà la possibilità a 100 vincitori di spendere un buono del valore di 50 euro per un concerto a scelta del 2015. Sarà possibile partecipare all’iniziativa fino al 10 aprile 2015. Il vincitore individuato dalla giuria sarà informato tramite e-mail entro sette giorni dall’assegnazione.

CONCORSO VALIDO DAL 1/01/15 AL 10/04/15. VERBALE DI GIURIA, ASSEGNAZIONE ED ESTRAZIONE RISERVE ENTRO IL 30/04/15. TOTALE MONTEPREMI 9.600 EURO IVA ESCLUSA OVE PREVISTA. REGOLAMENTO COMPLETO SU WWW.TWIX.IT

PER PARTECIPARE

www.twix.it


FACE TO FACE

J-AX SIAMO ALLA TERZA VITA ARTISTICA. DOPO GLI ARTICOLO 31 E LA PRIMA PARTE DELLA CARRIERA SOLISTA, J-AX SI È AFFERMATO ANCHE IN TELEVISIONE CON THE VOICE OF ITALY. L’ESPERIENZA SI RIPETE, INSIEME A UN TOUR CHE È GIÀ UN SUCCESSO. Testo di JACOPO CASATI - Foto di MAX & DOUGLAS

S

I PUÒ PARLARE DI UNA NUOVA, ENNESI-

MA, GIOVINEZZA PER TE? Possiamo definirla come vuoi, di certo si può parlare di un J-Ax che finalmente è riuscito a scrollarsi di dosso il passato. Ero ancora in lutto artistico per la fine degli Articolo 31, inutile girarci intorno.

È molto cambiato il modo nel quale vedo ciò che mi è successo in precedenza. Vivevo ogni uscita discografica come fosse una questione di vita o di morte. Alla lunga tutto ciò mi logorava e non mi faceva apprezzare fino in fondo ciò che stavo facendo. Ora ho tutto più chiaro, ho ascoltato i

miei dischi solisti e ho capito cosa avrei dovuto mettere nel nuovo album Il bello d’esser brutti. È stato un percorso lungo, che però mi ha permesso di acquisire serenità e una grande lucidità. IN PIÙ TI CONOSCONO PERSINO LE FAMIGERATE CASALINGHE DI VOGHERA. E non puoi immaginare quanto questo processo sia stato favorito dalla Rai. Chiamandomi a The Voice Of Italy 2 e lasciandomi libero di essere me stesso in tutto e per tutto, mi hanno permesso in sei mesi di farmi conoscere e apprezzare anche da chi non sapeva chi fossi.

«A The Voice volevo portare sotto le luci della ribalta un looser come me, uno di quelli che sembrano svantaggiati alla partenza ma che poi arrivano al traguardo da trionfatori»

no al traguardo da trionfatori. Si sono innescate altre dinamiche indipendenti dal mio volere e anche dal corso della trasmissione stessa. Lei è diventata un fenomeno mediatico incontenibile, io ho portato al termine il mio compito cercando comunque di darle la mia impronta. È stata sempre molto ricettiva e si è impegnata. E dopo tutto son sempre riuscito a far cantare Like A Virgin a una suora! MOLTI DEI TUOI FAN NON L’HANNO PRESA

Ho un rapporto fortissimo con i miei fan. Qualcuno si incazza a prescindere perché “non sono più quello di una volta”, molti altri avevano paura della mia partecipazione a The Voice. Credevano sarei stato ingabbiato dentro un personaggio ammorbidito e costruito ad hoc per la TV. Ma si sono ricreduti e me lo hanno scritto pubblicamente. Per il resto è normale che sia così, negli ultimi tempi sono tornato ad avere molti hater, il che è cosa buona e giusta. PROPRIO BENE.

PERCHÉ? Perché

E ADESSO?

E POI HAI PORTATO ALLA VITTORIA UN PERSONAGGIO POPOLARE COME SISTER CRISTINA.

Parliamoci chiaro: io a The Voice volevo portare sotto le luci della ribalta un looser come me, un perdente, uno di quelli che sembrano svantaggiati alla partenza ma che poi arriva-

chi non ha commenti negativi vuol dire che non ha successo. Chi non è odiato non funziona e viene tutt’al più compatito. Io sono sempre stato tra i più detestati, ed è un ruolo che ho sempre accettato con grande entusiasmo. I

NUMERI

DEL TOUR

SEMBRANO

DARTI

Onestamente non ho nemmeno più voglia di fare la gara a chi vende più biglietti. Sono ovviamente molto soddisfatto delle repliche che continuiamo ad annunciare all’Alcatraz di Milano e del fatto che la gente abbia ancora voglia di venirsi a divertire ai miei concerti. RAGIONE.

A PROPOSITO: PERCHÉ SETTE ALCATRAZ E

Intanto perché l’Alcatraz è vicino a casa mia. Poi perché come acustica e qualità del suono non c’è paragone tra le due strutture. Inoltre sono tanti concerti, è una cosa molto americana come concetto, che mi appaga mille Volte di più che una singola data con diecimila persone presenti. NON DUE VOLTE IL FORUM DI ASSAGO?

E POI? E poi perché probabilmente mi porta male. Ogni volta che sono arrivato al Forum ho perso il controllo su ciò che stavo facendo. E una cosa del genere non deve accadere mai più.

30 onstage marzo - aprile



FACE TO FACE

GIORGIA FARINA LA GIOVANE REGISTA ROMANA (CLASSE '84) CI RACCONTA IL SUO SECONDO FILM HO UCCISO NAPOLEONE (DAL 26 MARZO AL CINEMA). E, DICE, NON ACCETTA LA CLASSICA RAPPRESENTAZIONE ITALIANA DELLA DONNA E DELL'AMORE. Testo di LORENZO LAMPERTI Foto di ANTONELLO & MONTESI

D

ONNA, GIOVANE E REGISTA. GIORGIA, COME CI SEI RIUSCITA? Sono

figlia unica e sono cresciuta da sola, rifugiandomi nei film. A 10 anni ho girato un remake di Psyco col mio cane e la telecamerina di mio padre. Da grande sono andata all'estero, per mantenermi alla scuola di cinema ho fatto qualsiasi tipo di lavoro sui set. Poi ho vinto una borsa di studio in sceneggiatura alla Columbia. Sono uscita da lì con dei cortometraggi, che sono andati in tanti festival, e con un gruzzolo di storie che mi ha aiutata a farmi produrre il mio primo lungometraggio, Amiche da morire. Un film girato da una giovane con meno di 30 anni: poteva andare malissimo.

E INVECE È ANDATA BENE. QUANTO È DIFFICILE

ANCHE AMICHE DA MORIRE ERA UNA BLACK

FARSI STRADA PER UNA RAGAZZA NEL MONDO

COMEDY, CON UNA COMMISTIONE DI GENERI

È difficilissimo. In Italia c'è molto cinismo, sia da parte dei grandi che guardano con sospetto ai giovani sia da parte degli stessi giovani. In più essere donna complica le cose. Purtroppo è ancora strano vedere una donna che dà ordini. Bisogna applicarsi, e arrabbiarsi, il doppio. Sembra quasi che essere una donna incazzata nera vada bene, essere una donna e basta no.

INUSUALE PER IL CINEMA ITALIANO. Nella vita si ride o si piange e basta? Ecco, il cinema deve essere un po' come la vita: tutte le componenti, serie e leggere, si devono dosare nalla maniera giusta. Le buone idee ci sono ma non si sa come svilupparle perché mancano scuole di sceneggiatura e così spesso si scrivono le solite storielle. E la crisi ha portato la paura di rischiare. Io ho potuto lavorare per più di sei mesi sulla sceneggiatura con Federica Pontremoli. Mi ha presa per mano e mi ha permesso di raccontare una storia diversa.

DEL CINEMA?

«È ancora strano vedere una donna che dà ordini. Bisogna applicarsi, e arrabbiarsi, il doppio. Sembra quasi che essere una donna incazzata nera vada bene, essere una donna e basta no» COME DEFINIRESTI IL TUO NUOVO FILM, HO

UCCISO NAPOLEONE? Sicuramente

non è una ricostruzione storica sulla vita del grande generale Napoleone Bonaparte (ride, ndr). È piuttosto una commedia nera che tratta in maniera leggera tematiche serie come il lavoro, il licenziamento e l'ipocrisia. È una commedia seriamente leggera o pesantemente divertente.

E IN CHE COSA È DIVERSO IL PERSONAGGIO DI MICAELA RAMAZZOTTI? Interpreta

una manager di successo che dopo aver scoperto di essere incinta perde il lavoro e vuole vendetta. Ho voluto descrivere una donna moderna, emancipata, gioiosamente cattivella. Insomma, una donna vera. Basta con la solita scissione tra la donna angelicata e quella seducente e demoniaca. Sono un po' stanca, in quanto donna, di essere sempre descritta come una madonna o come una prostituta. È DAVVERO ANCORA COSÌ FORTE IN ITALIA

È fortissima, in fondo abbiamo una concezione fortemente patriarcale. Piano piano le cose stanno cambiando e spero che il personaggio di Micaela possa fare un po' da apripista per cambiare il modo di raccontare le giovani donne. QUESTA IDEA DI DONNA?

IN AMICHE DA MORIRE, IN CONTROTENDENZA, NON HAI AFFERMATO L'AMORE STABILE COME VALORE IN SÉ. SEI RIMASTA SU QUESTA

Assolutamente. Uno dei punti deboli della protagonista era l'amore, però non mi andava di raccontare un amore scontato dove tutto deve alla fine andare bene. Per raccontare la solita storia d'amore non c'è bisogno di me, basta guardarsi Harry ti presento Sally. Io sul tema ho un punto di vista volutamente storto. STRADA?

QUALE CONSIGLIO DARESTI A UN RAGAZZO O UNA RAGAZZA CHE VUOLE FARE CINEMA IN ITALIA? Preparatevi. Sembrerò una vecchia signora ma è la verità: se non si studia non si va da nessuna parte. E poi bisogna essere pronti a sentirsene dire di cotte e di crude, il set è un battaglione di guerra. Ci vuole carattere e magari alla fine vedi la luce.

32 onstage marzo - aprile



Š Francesco Prandoni

30 onstage novembre - dicembre


SPECIALE OSA 2015

È

servito un anno di lavoro per arrivare a queste poche pagine. Un anno di teatri, club, palazzetti, festival e stadi. Un anno di musica dal vivo per decretare i vincitori degli Onstage Awards 2015, i prestigiosi riconoscimenti dedicati ai migliori performer ed eventi live dell’anno passato. Gli #OSA2015 hanno coinvolto fan, artisti e addetti ai lavori che per oltre due mesi (dal 2 dicembre 2014 al 15 febbraio 2015) hanno potuto votare per tutte le 16 categorie dei premi. Un grande successo, che ha superato ogni aspettativa, con 522.551 voti raccolti sul sito ufficiale degli Awards e una partecipazione emotiva di tutti che, ancora una volta, dimostra quanto i live siano la dimensione più rilevante - per tutti - della musica. E per celebrare i premi che uno dei vincitori di quest’anno, Cesare Cremonini, ha definito «i più stimolanti della musica in Italia» venerdì 20 marzo al Fabrique di Milano si esibiscono artisti italiani e internazionali per un grande show pensato per festeggiare i vincitori degli #OSA2015 e l’intero mondo della musica live italiana. Ecco i vincitori dei 16 premi.

come migliore dell’anno al Medimex di Bari, il singolo Logico #1 in vetta alle classifiche e tra le hit più cantate dell’estate e, soprattutto, un tour sold-out nei palazzetti di tutta Italia. Cesare è ormai una grande realtà della musica italiana, una di quelle che mette d'accordo pubblico e critica. E se possibile, con gli ultimi concerti ha mostrato di essere cresciuto ancora nell'attitudine live, sfoderando una padronanza del palco che solo i più grandi possono vantare.

infatti caratterizzato da una scaletta scelta e votata dal pubblico online prima dell’esibizione. Le 30mila persone accorse all’Ippodromo delle Capannelle hanno potuto assistere allo show di una band ancora in grande forma, desiderosa di regalare ai propri fan un concerto memorabile. E quando si parla di volumi, i Metallica non hanno rivali. Affermazione senza discussioni, secondo pubblico e giuria.

MIGLIORE ARTISTA ITALIANO MIGLIORE ARTISTA INTERNAZIONALE:

ALTERNATIVE: CAPAREZZA

PAOLO NUTINI

Il cantautore scozzese trionfa in una categoria dove la concorrenza era agguerritissima: in nomination c'erano mostri sacri del palco come Depeche Mode e Rolling Stones. Nutini ha iniziato l’anno ospite al Festival di Sanremo, quindi in aprile ha lanciato il suo terzo album, Caustic Love, ma è con le tre date estive dal vivo (Genova, Padova e Roma) e il concerto di Milano a novembre che il pubblico italiano ha conosciuto le sue qualità come performer. Una voce come la sua non è comune, e questo premio è ampiamente meritato.

Un altro importante riconoscimento per l'artista pugliese, dopo aver vinto la Targa Tenco con l'album Museica. Il tour estivo che ha seguito la pubblicazione del disco ha confermato l'unicità dei live di Capa, con quella sua interpretazione del teatro-canzone che è ormai il suo marchio di fabbrica. Gli spettatori continuano a crescere e non a caso a breve partirà il suo primo tour nei palazzetti. Il pubblico l'ha portato a un testa a testa emozionante con i Bluvertigo, ma i voti della giuria sono stati decisivi per premiarlo - meritatamente - come Migliore Artista Italiano Alternative.

MIGLIORE ARTISTA HARD ROCK:

MIGLIORE ARTISTA INTERNAZIONALE

MIGLIORE ARTISTA ITALIANO:

METALLICA

ALTERNATIVE: LINKIN PARK

CESARE CREMONINI

Il 1 luglio 2014 è stata una data indimenticabile per i fan del gruppo americano e per i Metallica stessi. Il concerto di Roma è stato

In pochi avrebbero creduto che la band americana potesse radunare 35mila spettatori, dopo le "sole" 10mila presenze del

Il 2014 è stato un anno da incorniciare per il cantautore bolognese: un album premiato

onstage marzo - aprile 35


© Roberto Panucci

2011. E invece i Linkin Park hanno riempito oltre ogni limite l’Ippodromo del Galoppo di Milano. Era il 10 giugno 2014, un concerto talmente riuscito che i californiani l'hanno immortalato nel video (girato con i filmati amatoriali dei fan) di Until It's Gone, anch'esso in nomination agli #OSA2015. Chester e compagni sono abituati ai premi, ma l'Italia - pubblico e giuria - non aveva mai mostrato tanto affetto nei loro confronti. MIGLIOR TOUR: CESARE CREMONINI

Altra importante affermazione di Cesare, che mette in bacheca il secondo premio agli Onstage Awards 2015. Il Logico Tour, un giro d'Italia con 16 date totali (buona parte delle quali sold-out) è stato acclamato dai fan ed è piaciuto moltissimo alla giuria. Un riconoscimento che premia tutto quello che ha reso speciale la tournée: numero di date, scaletta, scenografie, luci, band e lui, Cesare, sempre più animale da palco. Un premio impor36 onstage marzo - aprile

tante, uno dei più prestigiosi degli Onstage Awards, ottenuto superando un altro grande protagonista della stagione dei concerti, Biagio Antonacci. MIGLIORE ARTISTA RAP: EMIS KILLA

Il trionfo agli Onstage Awards 2015 è il sigillo su un'annata che ha definitivamente consacrato Emis Killa nel panorama rap italiano. L’album Mercurio ristampato in versione deluxe e il singolo Maracanã inciso per le trasmissioni di Sky sui Mondiali di calcio hanno fatto da traino dei live estivi per un tour quasi sempre sold-out. Ciliegina sulla torta, la performance al compleanno di Hip Hop TV: quando è salito sul palco lui, si è capito per chi era accorso gran parte del pubblico presente al Forum di Assago. Premio strameritato. EVENTO DELL’ANNO: THE ROLLING STONES LIVE AT CIRCO MASSIMO

Chi temeva sarebbe stato un grande evento

"solo" per la splendida cornice si è dovuto ricredere: gli Stones sono ancora una perfetta macchina da palcoscenico e Mick Jagger è ancora il più grande frontman del mondo. I 70mila che il 22 giugno hanno affollato la magica location di Roma hanno vissuto una serata storica. Un evento unico, irripetibile e indimenticabile. Primi nei voti sia del pubblico sia della giuria, con una maggioranza "bulgara". Non avevamo dubbi, nonostante in nomination ci fossero anche i Pearl Jam a San Siro. MIGLIORE CONCERT SERIES: HYDROGEN FESTIVAL

Padova sta diventando un centro rilevante per la musica live in Italia: i nostri artisti e le grandi star internazionali vi fanno capolino con frequenza. Merito soprattutto dell'evento di Piazzola sul Brenta, che da diversi anni a luglio offre una programmazione di grande qualità in una cornice suggestiva. Il fiore all'occhiello dell'edizione 2014 è stato l'uni-


Š Francesco Prandoni

onstage marzo - aprile 37


© Cristina Checchetto

co concerto italiano degli Scorpions, ma in cartellone c'erano anche Negramaro, Robert Plant, James Blunt, Paolo Nutini, Emma ed Elisa. Non è un caso se anche giornalisti e addetti al settore abbiano premiato la kermesse. MIGLIORE ARTISTA ELETTRONICO: APPARAT

Una data in estate e tre in autunno per il musicista e producer tedesco Sascha Ring. Apparat ha presentato la sua elettronica con contaminazioni dance, techno, beat che non disdegna la musica classica a Corridona (MC) in agosto, a Bologna nell’ambito del rOBot Festival, a Roma in ottobre e a Torino nel festival ClubToClub in novembre. L'af38 onstage marzo - aprile

fermazione come Miglior Artista Elettronico è il riconoscimento a un artista poliedrico, capace di performance di alto livello sia dietro ai piatti che con i live set.

luto tra le 16 degli Onstage Awards 2015, è stata davvero serrata. Cremonini ha prevalso per pochissimo sui Negramaro, sommando i voti della giuria a quelli del pubblico.

INNO LIVE DELL’ANNO: LOGICO #1 DI

MIGLIORE FAN BASE:

CESARE CREMONINI

ALESSANDRA AMOROSO

Non c'è due senza tre. Cesare fa il suo personale Triplete e si porta a casa anche l'altro premio per il quale aveva ricevuto una nomination. Logico #1 è un brano che gli ha indubbiamente portato fortuna, visto che l'ha scelto sia per lanciare il nuovo album che per aprire i concerti del tour. Ed è indubbiamente un gran pezzo, capace di funzionare benissimo anche dal vivo. La competizione, all'interno della categoria più votata in asso-

Il primo tour nei palazzetti e una seconda tranche estiva in location suggestive come la Reggia di Caserta o il Teatro Antico di Taormina hanno confermato la crescita di Sandrina, che ormai vanta un pubblico di dimensioni molto ampie. E proprio il legame con i fan è il segreto della sua affermazione dal vivo. La vittoria in questo premio conferma Alessandra Amoroso come una delle cantanti più amate in Italia, se non


© Roberto Panucci

proprio la più amata. MIGLIORE YOUTUBE LIVE VIDEO:

UN AMORE COSI' GRANDE TOUR 2014 @ LECCE NEGRAMARO

Nonostante siano oramai quattro gli anni di silenzio discografico (Una storia semplice è del 2012, ma l’ultimo album di inediti Casa 69 risale al 2010), la band salentina ha continuato a suonare in giro per tutta Italia ricevendo sempre un grandissimo affetto da parte del pubblico. Undici tappe nell'estate 2014 hanno permesso ai pugliesi di suonare anche all'aperto dopo il tour autunnale dell'anno precedente, e fra tutti i concerti quello allo stadio di Lecce, a casa loro, è stato senza dubbio il momento più

emozionante. Non a caso i Negramaro hanno deciso di girare l'unico video ufficiale della tournée proprio al Via del Mare: una clip molto apprezzata da fan e giuria, che ha permesso loro di aggiudicarsi un premio agli #OSA2015. MIGLIORE NUOVA PROPOSTA ITALIANA: ZIBBA

Dopo una lunga gavetta, durata la bellezza di 15 anni, Zibba (alias Sergio Vallarino) ha incontrato l'interesse del grande pubblico. Merito di una Targa Tenco all'attivo come Album dell’anno nel 2012 e una partecipazione al Festival di Sanremo 2014 come finalista nella sezione Nuove proposte, con Senza di te. Ma sono i concerti seguiti al

Festival ad avergli permesso la definitiva affermazione. Riconoscimento meritato, che premia la tenacia dell'artista ligure. MIGLIORE NUOVA PROPOSTA INTERNAZIONALE: JACK SAVORETTI

Sangue genovese da parte di padre, Savoretti è stato scoperto dall’Italia a Sanremo, dove è stato ospite di un evento svoltosi a latere del Festival 2014. Il cantautore italo-britannico è reduce da una grande annata, che lo ha visto calcare palchi prestigiosi come quello di Hyde Park (in apertura a Neil Young) e tornare in Italia in più occasioni. È lui la Migliore Nuova Proposta Internazionale dell'anno, sia per il pubblico sia per la giuria degli Onstage Awards 2015. Bravo Jack! onstage marzo - aprile 39


Years & Years

GARANTISCE LA BBC Nuova iniziativa sulle pagine di Onstage Magazine. Grazie alla collaborazione con DC Shoes, brand innovatore nel campo dello streetwear, vi proponiamo i migliori nuovi talenti del panorama internazionale. Onstage Pulse! parte con i vincitori del pi첫 prestigioso contest britannico per band emergenti, organizzato dalla BBC, che molto presto saranno lanciati anche sul mercato italiano. Conosciamo da vicino gli Years & Years attraverso le parole del leader Olly Alexander. Testo di MARCO RIGAMONTI - Foto di MIKE MASSARO

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DC SHOES presenta ONSTAGE PULSE!

In realtà chi è dotato di pollice lesto potrebbe avere già shazamato la loro collaborazione con The Magician. La voce di Sunlight - hit della scorsa estate - appartiene a Olly Alexander, leader della band e volto noto per gli appassionati di serie televisive (ha interpretato Jakob nella serie tv Skins). «E’ successo quasi per caso» mi spiega Olly. «Un giorno il nostro manager - che gestisce anche The Magician - ci ha chiesto se avevamo voglia di fare una jam con lui, che era in cerca di ispirazioni varie per il nuovo album. Sunlight è nata in una ventina di minuti, non di più. Poi c’è stato tutto il lavoro di campionamento e stesura, ma il pezzo era pronto in qualche ora». Non esattamente il metodo di lavoro che gli Years & Years prediligono, ma il risultato è stato comunque stupefacente. «Solitamente i nostri brani nascono da una linea melodica che scrivo al pianoforte. Poi Emre (Turkmen, l’addetto ai synth, nda) si occupa dell’arrangiamento, e rifiniamo il pezzo tutti insieme. E’ un approccio meno improvvisato rispetto a quello utilizzato con The Magician, ma nemmeno troppo: resto convinto del fatto che le cose migliori nascano in fretta, diciamo nell’arco di un’ora. Mi capita spesso di sedermi al

piano e di aspettare quel momento magico da cogliere al volo».

Magia che i tre ragazzi sanno anche ricreare dal vivo: la versione di Memo registrata per Google Play lo scorso settembre è di una dolcezza infinita. L’interpretazione del brano fa quasi pensare al soul elettronico proposto da gente tipo Sohn e Chet Faker, stile in netto contrasto con la spensieratezza balearica di Sunlight. Se a ciò aggiungiamo che le influenze dichiarate dalla band vanno da Flying Lotus a Diplo e dai Radiohead a Jai Paul, subentra un po’ di confusione: personalmente li catalogherei nella cartel-

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Facciamo pop elettronico con contaminazioni pseudo-soul. Musica per ballare e a volte per piangere. Funziona nei club, ma anche in camera da letto

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on Sound Of la BBC non sbaglia mai un colpo. Ogni anno, intorno a dicembre, il più autorevole media britannico nomina una quindicina di artisti promettenti e un mese più tardi, con il voto di una selezione di critici musicali ed esperti dell’industria discografica, stabilisce il vincitore. Ossia l’artista che ha maggiori probabilità di fare il botto nel corso dell’anno. Per intenderci, nel 2014 il riconoscimento è andato a Sam Smith (che ha recentemente messo in tasca 4 Grammy), in passato sono finiti al primo posto artisti che come minimo hanno mantenuto le promesse (Haim, Little Boots, Corinne Bailey Rae) e in alcuni casi si sono trasformati in gigantesche star (Adele, 50 Cent, Keane, Ellie Goulding). Quindi, anche se ora come ora il moniker Years & Years non vi dice granché, sappiate che con tutta probabilità sentirete parlare moltissimo dei vincitori di Sound Of 2015.

la “alternative pop”, ma per sgombrare il campo da equivoci ho chiesto direttamente a Olly di descrivere il suono degli Years & Years. «Siamo una band pop elettronica con contaminazioni pseudo-soul. Facciamo musica per ballare, e a volte per piangere. Musica che funziona nei club, ma sta benissimo anche in camera da letto. E per quanto riguarda i nostri riferimenti musicali, pensiamo che sia meglio averne tanti e diversi piuttosto che pochi e focalizzati su un unico genere». Però.

Nonostante l’attività degli Y&Y sia cominciata nel 2010, la loro prima release ufficiale vede la luce solo due anni più tardi. Cominciano ad attirare l’attenzione con il secondo singolo uscito su Kitsuné, etichetta francese

indipendente con una predisposizione naturale a illuminare il cammino di band che non hanno paura di mostrare la loro personale visione del pop. Sia I Wish I Knew che Traps mettono in mostra un’attitudine leggermente meno elettronica rispetto al suono dei nuovi brani, forse anche perché in origine la formazione era composta da cinque elementi. Presto i ragazzi trovano l’equilibrio in tre: i già citati Alexander e Turkmen insieme al bassista Mikey Goldsworthy. Ma Olly specifica che «quando suoniamo dal vivo siamo sempre accompagnati da altri musicisti: vogliamo che il nostro show sia il più possibile live». Dopo la splendida Real, arriva la firma con Polydor: i singoli Desire e Take Shelter e il nuovo EP escono per la storica label che oggi fa capo alla Universal. I tempi sembrano maturi per un album. «Posso finalmente dirti che il disco è pronto! Necessita ancora di qualche ritocco, ma la data di uscita è prevista per giugno. Raccoglierà molti dei brani che sono già in circolazione e ovviamente conterrà pezzi nuovi. La produzione è stata seguita dal nostro amico Mark Ralph, che ha fatto un lavoro splendido. È una persona squisita e un musicista di livello, che ha lavorato con gente come Hot Chip e Clean Bandit. Non vediamo l’ora di presentare il nostro debutto in giro per il mondo!».

Anche senza un album, le date non sono un problema per gli Years & Years. Concerti in UK, Nord Europa e Stati Uniti, e la loro presenza è già confermata ai festival estivi di Reading e Leeds e al Wild Life di Brighton. Si esibiranno al fianco di artisti del calibro di Metallica, Mumford & Sons, Bastille, Disclosure e Sam Smith, e a questo proposito la domanda è obbligatoria: con quale artista sognano di potere collaborare un giorno? «Ogni volta che devo citare qualche musicista tiro fuori un nome diverso, perché mi piace davvero tutta la musica. A te dico Beyoncé!». Forse dovrei spostare i file degli Years & Years nella cartella “Pop”, ma le catalogazioni sono fini a se stesse: quello che conta è che i ragazzi continuino a seguire il proprio istinto, ché la strada è quella giusta.

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CARMEN CONSOLI

LA RICERCA DELLA FELICITÀ Dopo una lunga pausa dovuta (anche) alla maternità, Carmen Consoli torna sul palco con un tour nei palazzetti. Il naturale seguito di un album bellissimo, L’abitudine di tornare (uscito il 20 gennaio), nel quale racconta storie di un’Italia in difficoltà. Ma non è un disco pessimista - assicura lei - perché una vita felice è possibile. E ci spiega come raggiungerla. Testo di ALVISE LOSI

L‘

ABITUDINE DI TORNARE È UN ALBUM DI OSSIMORI, SIA A LIVELLO DI SCRITTURA SIA A LIVELLO MUSICALE.

DA DOVE NASCE QUESTO GIOCO DI CONTRAP-

Ho sempre provato sentimenti bizzarri nei confronti delle cose, delle situazioni o delle persone: per esempio, quando mi accade qualcosa di molto bello, mi emoziono e alla felicità estrema del primo impatto segue subito una sorta di nostalgia perché penso già a un futuro quando questa cosa svanirà. I contrasti sono due elementi che prima o poi devono incontrarsi e credo sia questo la linfa del vivere: lottiamo per allungare la nostra vita, ma poi ci lamentiamo dell’invecchiamento. E siamo fatti anche di lati oscuri che possono diventare luce, ma che devono convivere. Pirandello scrisse che noi siciliani abbiamo la dote dell’umorismo, cioè il «sentimento del contrario»: è la felicità del sorriso unita alla drammaticità che ne segue, come quando vedi una donna di 70 anni vestita da ragazzina, ma che dopo ti rattrista perché pensi alla tragedia che c’è dietro. Noi siciliani, a livello culturale, siamo agrodolci. POSIZIONI?

non sono sostenute dallo Stato: lavorano a spese proprie e si mantengono da sole. Oggi invece fa notizia il dolore, ma siamo veramente sicuri che certe notizie poi non vadano a solleticare la fantasia di un possibile femminicida? O ci interessa solo l’audience? HAI DESCRITTO DIECI BELLISSIME STORIE, ANCHE SE A VOLTE TRAGICHE, DI QUESTA ITALIA

Io credo che bisogna attraversare i mondi oscuri per raggiungere l’illuminazione. Mettere da parte le cose negative e dire che la mafia non esiste, che la crisi non esiste e che siamo tutti belli e felici fa sì che non siamo consapevoli IN DIFFICOLTÀ. NESSUNA SPERANZA?

«Parlo di una bellezza caotica che vuole sorprenderci. E allora scendiamo in strada, perché è vero che c’è tanta bruttezza, ma la bellezza ama nascondersi e serve impegno per trovarla nelle cose»

LA SIGNORA DEL QUINTO PIANO PARLA DI FEMMINICIDIO E DI UNA CERTA SPETTACOLARIZZAZIONE DEI MEDIA SULLA QUESTIONE. O INVECE LA CRITICA È ALLA SOCIETÀ IN GENERALE? È più importante la denuncia di una donna prima che accada qualcosa di brutto o la denuncia della televisione una volta avvenuto il fatto solo perché fa notizia? Se vogliamo agire, se lo Stato vuole fare qualcosa, bisogna aiutare associazioni come il Telefono Rosa (telefonorosa.it, ndr), che ha una sede anche in Sicilia, a Bronte, dove le donne, facendo uno sforzo davvero incredibile, trovano la forza di denunciare le violenze domestiche. E invece queste associazioni

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del problema. Invece secondo me la felicità è dettata anche da questa consapevolezza dell’idea dei disagi, dell’oscurità, della morte: quando accetti l’oscurità, quando conosci il tuo male, puoi affrontarlo. Io ho fatto un elenco delle bruttezze che mi circondano non per fare una critica sterile, ma perché devo vederle per poterle cambiare. E una volta che le vedo, capisco che tutto si può sistemare e la felicità può fare parte della vita. DOVE E COME POSSIAMO TROVARLA QUESTA FELICITÀ? San Valentino non è una canzone d’amore come suggerisce il titolo, ma una

canzone d’amore per la vita e la voglia di vivere: parlo di una bellezza caotica che vuole sorprenderci. E allora non nascondiamoci, scendiamo in strada, perché è vero che c’è tanta bruttezza, ma la bellezza ama nascondersi e serve impegno per trovarla nelle cose. La bellezza della cultura sta nello studio, la bellezza di una carriera sta nella costanza. E qui mi viene da parlare del ruolo oggi dei social network: tutto si consuma in un istante e non si ha il tempo di poter costruire una carriera. Invece servono la pazienza e il tempo. Una goccia non scava la roccia in un giorno. Ormai sono vecchia (ride, ndr), ma ai miei tempi questa cosa aveva un nome e si chiamava “gavetta”. Oggi invece è tutto usa e getta. E quindi oggi serve molta pazienza per trovare la bellezza. Anche perché dobbiamo ricostruire, dopo vent’anni di disastro. CON ELETTRA HAI VINTO LA TARGA TENCO COME MIGLIOR ALBUM, PRIMA DONNA A RIUSCIRCI. PERCHÉ SECONDO TE NESSUNA TUA COLLEGA CI ERA RIUSCITA PRIMA E, SOPRATTUTTO, PENSI CHE LE COSE STIANO CAMBIANDO? Non so perché altre donne italiane non abbiano vinto la Targa Tenco. Da appassionata di musica, so bene che ci sono grandi autrici come Elisa o Cristina Donà o Gianna Nannini o Marina Rei che hanno scritto canzoni meravigliose, ognuna con la sua particolare sensibilità. Spero che questa mia fortuna possa essere apripista per altre mie colleghe dopo di me. Anche se, va detto, c’è sempre una piccola discriminazione nei confronti delle donne nel mondo della musica. Qual è il numero di turniste donne in Italia, batteriste o bassiste o chitarriste? Le puoi contare sulle dita di una mano. Ma non è che non ci siano musiciste donne: io per esempio quest’anno ho aumentato le


Tutta l’Italia potrà vedere Carmen dal vivo in aprile: sono undici le tappe del suo L’abitudine di tornare Tour. Partenza da Fermo (il 9), poi Roma (11), Milano (13), Torino (14), Modena (16), Firenze (18), Venezia (22), Rimini (24), Bari (27), Napoli (28). Grande chiusura nella sua Catania il 30 aprile.

quote rosa nella mia band e avrò una sezione ritmica tutta al femminile. AFFRONTI PER LA PRIMA VOLTA I PALAZZETTI: CON QUALE SPIRITO? Ho un’attitudine più rock quest’anno. Ho ripreso in mano la chitarra elettrica e quando usi l’amplificatore valvolare non puoi pensare di metterlo a meno di sette, se no non suona. Nei teatri questo spettacolo non poteva starci: sarebbero caduti gli stucchi. Allora mi sono chiesta: vado nei locali? E ho pensato che fossero troppo piccoli. Quindi i palazzetti sono stati

una conseguenza, ma non sono ancora sicura di farcela. Speriamo bene. In ogni caso suonare in un palazzetto non è mai stata una mia ambizione. Non lo avrei mai fatto, ma mi hanno assicurato che oggi la tecnologia permette un’acustica perfetta anche se il posto non è progettato per quello. Diciamo che i miei saranno concerti da cantautore in un posto che diventa un locale allargato, non uno stadio rimpicciolito. PASSIAMO AGLI ARRANGIAMENTI: VA BENE IL ROCK, MA PROPORRAI QUALCHE CANZONE

Penso proprio di sì. Io ho due anime: quella teatrale e poi quella rock. E le mie due anime si completano se faccio sia l’acustico sia l’elettrico. A me non basta solo il rock. E ti dirò di più: io ho bisogno del teatro, perché ho bisogno dei silenzi necessari per esaltare la parola. La parola ha bisogno della sua dimensione per diventare protagonista. Quindi oltre a qualche inclusione acustica nei palazzetti, sicuramente farò anche un secondo tour teatrale. E poi la parola può essere molto rock, anche solo chitarra e voce.

ANCHE IN ACUSTICO?

onstage marzo - aprile 43


Ligabue

L'AMERICA Ăˆ QUI 40 onstage novembre - dicembre


Il 2014 si è chiuso con un tour in Canada e Stati Uniti e il 2015 si è aperto con un giro di concerti in Sudamerica, Australia e Asia. Posti lontani, dove non era mai stato e dai quali ha ricevuto un’accoglienza inaspettata. L’esperienza si è rivelata entusiasmante e i benefici si proietteranno sui concerti nei palazzetti di marzo e aprile, nuova tranche di quel Mondovisione Tour partito un anno fa. Di questo e molto altro ci ha parlato Ligabue pochi giorni dopo il rientro in Italia. Testo di DANIELE SALOMONE - Foto di CHICO DE LUIGI

L

a signora dietro al bancone fa un cenno di approvazione, allargando un sorriso. Sa bene che non spenderò più dei due euro che servono per una mezza naturale e un caffè, eppure mi permette di mangiare il panino senza glutine che mi sono portato da casa. È quasi stupita che le abbia chiesto il permesso. A Milano mi sarei fatto più di un problema, ma a Correggio sono già stato e conosco la gentilezza degli emiliani. Sfoggia una t-shirt attillata che, in evidenza sul seno a dir poco prosperoso, mostra la scritta “Trasporto eccezionale”. «Ne ha una collezione, di magliette così», mi dice sghignazzando Pietro, il gigante buono che gestisce Ligachannel.com. Ridiamo mentre mi racconta degli altri slogan incisi sulle maglie della signora del bar. E non possiamo fare a meno di pensare che sarebbe stata un personaggio perfetto per Radiofreccia. Negli uffici ci sono tutti gli altri collaboratori. Chi segue le produzioni video, il fotografo che è al fianco di Luciano da sempre, la redazione che si occupa di sito e social network. Durante l’intervista arriverà anche Claudio Maioli, lo storico manager e, soprattutto, il primo a credere nel talento di quel ragazzo di provincia che voleva portare le sue canzoni fuori da lì. Un mondo organizzato alla perfezione: Ligabue è prima di tutto un gran professionista. E qui dentro è il capo, un capo amico, buono, amato da tutti, ma pur sempre il capo. Quando arriva stiamo ancora scherzando ispirati dalle magliette della signora del bar, e si fa due risate anche lui. Ha un aspetto riposato, nono-

stante sia appena tornato dal lungo viaggio che lo ha portato - per la prima volta - a San Paolo, Buenos Aires, Sydney, Melbourne, Tokyo e Shanghai (dopo che in autunno era stato a Toronto, New York, Los Angeles, San Francisco, Miami). Un tour, mi racconterà, che gli ha dato tantissimo ma non lo ha distratto dalla sua realtà. Mentre ci sediamo per l’intervista mi chiedo cosa potrebbe volere di più di quello che vedo e percepisco un artista che è prima di tutto una persona, e solo in un secondo momento una star. Niente, penso. Non c’è un “di più”. PARTIAMO DAL TUO PRIMO TOUR MONDIALE: COM’È NATA L’IDEA E QUAL È IL BILANCIO? Il presupposto è che cerco di salire sul palco il più spesso possibile. Che si tratti di un club, un palazzetto o uno stadio, l’importante è

«Viaggiare e scoprire realtà così diverse, sapendo che tutto si sarebbe concentrato in un concerto pieno di gente che mi segue da posti lontanissimi è stato un godimento puro»

Francisco. Per non parlare dell’esperienza al Whisky a Go Go di Los Angeles. È uno spazio da 500 persone, il più piccolo dove abbiamo suonato, ma è stato un concerto particolarmente riuscito. E non solo perché è un luogo speciale, che ha ospitato tutti i più grandi di sempre. C’era un suono perfetto, come non siamo mai riusciti ad avere. AMERICA, TERRA PROMESSA DEL ROCK. E IN SUDAMERICA, AUSTRALIA E ASIA COM’È

Altra grande esperienza. Immaginavo che avrei suonato per gli italiani che non possono venirci a sentire altrimenti e invece ci siamo trovati davanti a tante persone del posto: in Brasile erano soprattutto brasiliani, in Argentina soprattutto argentini, in Giappone giapponesi. Ci ha stupito vedere gente che abita così lontano cantare le mie canzoni a memoria. In italiano! Senza dimenticare che è stato anche un giro di turismo sfrenato perché non avevo mai visto nessuna delle città dove siamo stati. Viaggiare e scoprire realtà così diverse, sapendo che la sera tutto si sarebbe concentrato in un concerto pieno di gente che segue la mia musica nonostante appartenga a culture diverse: godimento puro. ANDATA?

RIMPIANGI IL FATTO DI NON AVER TENTATO

Sono un po’ troppo in là con gli anni per parlare di rimpianti. Comunque, feci una scelta molto precisa subito dopo Buon compleanno Elvis (uscito nel 1995, ndr). Il boss di Warner Europa mi disse che erano pronti lanciarmi all’estero con un progetto di promozione internazionale, a patto che cantassi in inglese. Avevo 36 anni ed ero molto pignolo sul mio linguaggio. Le parole che finiscono nelle mie canzoni sono molto pesate e decise per LA VIA INTERNAZIONALE PRIMA?

farlo. Detto ciò, ai concerti all’estero siamo arrivati quasi per scherzo. Ci siamo guardati in faccia io e Maio e ci siamo detti «dai, l’album si intitola Mondovisione, è il momento di fare il giro del mondo». Mi piaceva molto l’idea che non ci fosse alcuna aspettativa: qualsiasi cosa fosse arrivata sarebbe stata gradita. In America ci siamo goduti il fascino di suonare in città come New York e San

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tempo, traducendole si perderebbe il vero senso della canzone. Inoltre, mi sembrava di finire in un territorio che non potevo controllare. Quindi decisi di proseguire questa sfida assurda, che resta tale anche oggi: cantare un genere, il rock, in una lingua che non è assolutamente adeguata. Perché l’italiano non è ritmico. Scrivere testi in italiano per il rock significa farsi un gran culo. PRIMA HAI PARLATO DI SUONO, UN PROBLEMA IRRISOLTO DELLE NOSTRE VENUE DA CONCERTI. Il male assoluto in Italia sono i palazzetti, e lo dico proprio mentre sto portando uno spettacolo in queste strutture. Nonostante si usino soprattutto per i live e che questi rappresentino la maggiore fonte d’entrata per chi li gestisce, si sono costruiti e si continuano a costruire palasport senza attenzione per l’acustica. Sappiamo che sono contenitori nei quali il suono parte in défaillance: per

«Per la gratitudine che provo verso chi mi ascolta, non posso fare a meno di mettere tutto me stesso sul palco. Devo avere la sensazione di aver fatto quello che è nelle mie possibilità»

fortuna, abbiamo l’esperienza per risolvere il problema. È il frutto di tanto lavoro e tanti errori. All’inizio, per esempio, volevamo che un fonico avesse una mano particolarmente rock immaginando che potesse aiutarci a trovare il suono giusto, ma sbagliavamo. Perché un bravo fonico è un bravo fonico, e un bravo fonico è semplicemente quello che difende la fonte sonora che esce dal palco, non la modifica, e fa in modo che venga diffusa nella maniera migliore per il contesto nel quale si sta suonando. I CONCERTI ALL’ESTERO TI HANNO INSEGNATO QUALCOSA IN PIÙ DA QUESTO PUNTO DI VI-

Per poterci permettere quelle date, anche economicamente, ci siamo portati tutto il materiale tecnico con noi. Non era possibile fare un cargo. Significa che giravamo sia con il mixer del palco che con quello di sala e che ad ogni dogana dovevamo sempre stare tutti assieme. Quindi più che altro abSTA?

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biamo lavorato sull’affiatamento ed è questo che ci permetterà di proporre uno spettacolo speciale anche sotto l’aspetto acustico. Come sempre abbiamo una voglia matta di dare il meglio di noi e in più abbiamo uno show già rodato. Sono fiducioso. TANTE DELLE PERSONE CHE AFFOLLERANNO I PALAZZETTI HANNO GIÀ VISTO I CONCERTI DEL 2014. COME LE SORPRENDERAI? È vero che la base è lo spettacolo dell’anno scorso, ma siamo ripartiti cancellando un po’ di cose. Innanzitutto sarà diverso il totem, cioè lo schermo video, nella forma e nei contenuti: racconterà soprattutto quello che stiamo facendo sul palco. È totalmente diverso l’impianto luci, quindi sarà differente la convivenza luci-schermi. E poi cambierà parecchio la scaletta. Negli stadi l’album era centrale, ogni sera suonavo 11 delle 12 tracce di Mondovisione. In questo caso ne proporremo 5 o 6, i singoli, e il resto sarà una parata di pezzi che la gente conosce. Recuperiamo alcune delle canzoni più popolari che da qualche anno non suoniamo. E in più farò un brano voce e chitarra tra quelli meno noti, ogni sera diverso e ogni volta scelto in Rete. Organizzeremo una sorta di contest aperto in modo che la gente possa decidere quali canzoni ascoltare. QUALCHE CAMBIAMENTO NELLA BAND? Alla chitarra ci sarà Max Cottafavi, al posto di Niccolò Bossini. È in qualche modo un tuffo nel passato perché Max è il chitarrista dei miei primissimi album: è come se i riff di Balliamo sul mondo o Libera nos a malo o Salviamoci la pelle tornassero a casa, suonati da una mano che è unica da questo punto di vista. È venuto con noi all’estero, quindi siamo già affiatati. IL TOUR DELL’ANNO SCORSO AVEVA UN IMPRINTING AGGRESSIVO, FIGLIO DEI TEMI AFFRONTATI DA MONDOVISIONE. MI SEMBRA CHE QUESTO GIRO SIA INVECE PENSATO COME

Quel tipo di impatto lo danno o non lo danno le canzoni, e quelle che lo davano di più nei concerti del 2014 erano Il sale della terra e Il muro del suono, che ci saranno anche nei palazzetti. Ma non replicheremo gli aforismi sul potere proprio perché non vogliamo dare la sensazione del déjà vu.

UNA FESTA.

RIPETI SPESSO CHE NON PUOI SCENDERE DAL PALCO SENZA AVER DATO TUTTO. COME SAI DI


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Capisco che rischio di sembrare immodesto, ma mi viene naturale. Per me “dare tutto” significa cantare al meglio delle mie possibilità, esprimermi meglio che posso, far divertire, emozionare, far commuovere la gente più che posso. Ma per mia fortuna è una cosa naturale che viene da sé. Ed è anche un fatto di gratitudine nei confronti delle persone che mi seguono. Chi fa lo sforzo di comprare un biglietto, affrontare un viaggio, subire gli inevitabili disagi che questo comporta, e alla fine torna a casa più o meno stanco, deve aver ricevuto il massimo. Se poi questo gli basta o meno lo decide lui di volta in volta, ma io devo avere la sensazione di aver fatto tutto quello che è nelle mie possibilità. Ma per ottenere questo obiettivo non cerco performance fisiche alla Bruce Springsteen… Non ci provo nemmeno a fare tre ore di live! ESSERCI RIUSCITO, A FINE CONCERTO?

EPPURE IL BOSS SEMBRA ESSERE UN TUO RIFERIMENTO, IN QUANTO A GENEROSITÀ.

Springsteen ha un grado di intensità fisica ineguagliabile. Non solo fa concerti lun-

PERCEPISCI SUL PALCO SE C’È EMPATIA COL

«Sono affascinato dal mistero delle canzoni, dal fatto che possano scardinare porte nel nostro inconscio e produrre emozioni così violente da far sì che uno le ascolti tutta la vita»

ghissimi, ma è sempre al centro dell’attenzione: se non canta fa un assolo, se non fa l’assolo suona l’armonica. Ha bisogno di un certo tipo di presenza. Ma ogni artista ha

VENTI (+2) DI PASSIONE. Sono 22 in totale i concerti del tour che porterà Ligabue nei palazzetti. Si comincia da Padova (13 e 14 marzo), poi doppia data a Milano (17 e 18) e Rimini (21 e 22). Quindi Ancona (24), due volte Livorno (27 e 28) e Genova (30 e 31). Aprile vedrà Luciano protagonista a Torino (2 e 3), Acireale (10 e 11) e Caserta (13 e 14) prima della tripletta a Roma del 16, 17 e 18. Sei giorni dopo (il 23 e 24 aprile), a Cagliari.

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il suo modo di vivere i concerti e a me sul palco piace vivere anche di pause. Voglio, per esempio, che salgano alla ribalta anche i chitarristi con gli assoli.

PUBBLICO O SEI TALMENTE RAPITO CHE CI RIPENSI UNA VOLTA SCESO DA LÌ? Credo di essere abbastanza ricettivo, ma la cartina al tornasole sono i volti delle prime file. Forse mi sono talmente abituato a ragionare così che rischio di darlo per scontato, ma in genere la partecipazione che vedo in loro coincide con quella di tutti gli altri. E in effetti i dvd mi hanno sempre confermato questa sensazione. Nel tour all’estero ogni sera dovevo guadagnarmi la pagnotta perché non tutti partivano pronti per la festa come in Italia. Durante i concerti vedevo ragazzi e ragazze - persino i giapponesi - che passavano dalla loro compostezza di tutti i


giorni alla partecipazione fisica, man mano che il concerto andava avanti. Li vedevo quasi tutti in faccia e sentivo questo loro abbandonarsi. In fondo non cambia poi molto quando suono in posti più grandi.

tenerezza pensare a come mi muovevo sul palco. Ero uno buttato lì di colpo che cercava di esprimere quello che stava provando. Come cantante avevo meno frecce nel mio

lo decido e non per questo perde determinazione. Il sale della terra è l’esempio del fatto che posso esprimermi con decisione senza bisogno della voce roca o di urlare. TI SEI MAI POSTO IL PROBLEMA DI AVERE UN

LIBERARE L’ISTINTO E LA FISICITÀ DEL PUBBLICO È PROBABILMENTE LA MIGLIORE SODDISFAZIONE CHE UN ARTISTA POSSA PROVARE. È uno dei motivi per cui sono un tossico da live: l’idea di produrre una bellezza di quel tipo mi rende felice. Una persona che si lascia andare fisicamente durante un concerto sta dimenticando il suo bisogno di essere composto in mezzo agli altri come invece fuori di lì non può fare. È per questo che voglio salire sul palco il più possibile: non sono un esibizionista, semplicemente ho bisogno del piacere che questa dinamica produce. A PROPOSITO DI ISTINTO, COSA PENSI DEL LIGABUE PERFORMER DI 25 ANNI FA?

Mi fa

L'EROE SEMPLICE di ENZO GENTILE

«Non credo che YouTube possa davvero misurare le passioni musicali del pubblico. Il video di Gangnam Style l’ha visto chiunque, ma non per questo andremmo tutti a un concerto di PSY»

arco per quel che riguardava l’espressività. Il sistema era uno: urlare. Ma mi facevo del male e non potevo continuare così, avevo bisogno di poter contare su me stesso e l’esigenza artistica di usare la mia voce senza che fosse sempre roca. Adesso lo diventa se

PUBBLICO CHE CONTINUI A RIMANERE CRITI-

Sono convinto che gli effetti della musica sulle persone siano imprevedibili. Per questo non penso alle reazioni del pubblico. Quello che posso fare io è dare il meglio di me sempre: quando scrivo, in studio, sul palco. Ho visto molti cinquantenni smettere di seguirmi da un giorno all’altro, ma anche tanti quattordicenni cominciare ad ascoltare le mie canzoni. Mi concentro soprattutto su quest’ultima possibilità. Perché sono affascinato dal mistero delle canzoni, dal fatto che possano scardinare porte nel nostro inconscio e produrre emozioni così violente da far sì che - lo dico anche da appassionato di musica - uno le ascolti tutta la vita. CO, NEL SENSO DI CONSAPEVOLE?

profondità: Balliamo sul mondo, Bar Mario, Non c'è

Anche chi non lo ha amato particolarmente, o lo ha

tempo per noi saranno la patente per viaggiare sino

accettato senza vibrazioni, gli riconosce il merito di aver

a oggi.

mantenuto la barra dritta, di restare fedele a se stes-

Nella traiettoria di Ligabue ritroviamo movimento e

so, evitando di inseguire l'aria frizzante del mercato,

l 2015 è un anno tondo, di quelli che suggerisco-

radici, sogno e passione, etica e sudore, in un affla-

le sirene e le scorciatoie delle quali sono disseminate

no e invitano alle celebrazioni, ai festeggiamenti,

to di muscoli e idealità che potranno aleggiare anche

nelle strategie di chi fa musica pensando unicamente

o anche semplicemente a un brindisi. Con Ligabue

negli anni a venire. Ma a quella stagione di esordio

al successo. Ligabue non ha mai ceduto e il pubbli-

per esempio, che esattamente 25 anni fa partiva per

- ecco una delle differenze sostanziali con i colleghi

co, ma anche la critica, se ne sono accorti. Trattasi di

la sua avventura professionale, un tragitto che tuttora

che nuotano nella stessa vasca - Luciano arriva con

virtù esemplari, soprattutto oggi che di eroi semplici,

mantiene intatte le sue prerogative più solide e sane.

un bagaglio di conoscenze, di ascolti, di letture che

di bandiere vere, di autenticità e rigore si sente la man-

Un rapporto ideale di quantità/qualità come si vede

entreranno di prepotenza nelle canzoni, dalla scrittura

canza. Dalla sua Correggio, con il contorno di amici,

difficilmente nelle storie rock, italiane soprattutto.

all'esecuzione sul palco, che fosse un club lungo la via

musicisti, collaboratori spesso cresciuti, o invecchia-

Emilia o il pellegrinaggio negli stadi, Campovolo, sino

ti, insieme a lui, Luciano ha raccontato una grande

alle ultime trasferte intercontinentali.

provincia, l'Italia, che è cambiata meno, e meglio, del

I

Molti di quelli che frequentano l'ambiente da tanto tempo se lo ricordano bene all'epoca del primo album, quando, mescolato a una piccola folla di “abso-

In questo quarto di secolo, ogni azione di Ligabue

paese reale: fuori da rivalità, scandali, polvere alzata

lute beginners”, fece capire a tutti di avere una marcia

ha puntato dritta al cuore della gente, senza diluire la

inutilmente per creare lo scalpore di tanti, hit “mordi

in più degli altri, o semplicemente diversa. Rispetto

tensione emotiva né abdicare agli infingimenti e ai co-

e fuggi”.

ai tanti ragazzi entrati nella mischia in quel periodo,

mandamenti delle mode. Quando lo abbiamo trovato

E anche quando lo abbiamo ritrovato con il look

Luciano era il più adulto, con i suoi trent'anni che lo

al cinema, con due film da regista che si ricordano

cambiato, il taglio di capelli di un cinquantenne, inve-

distanziavano nettamente dalle esperienze, dalla cul-

così volentieri da essere diventati un piccolo ma solido

ce che pensare alla gioventù perduta della rockstar

tura di base dei colleghi affacciatisi insieme a lui. Ma

cult, oppure tra le pagine dei libri e delle poesie, con

tutta autografi e videoclip, ci siamo convinti che non è

a colpire fu quel tipo di impasto tra linguaggio, suono,

le parole che accompagnano la sua vita, Luciano non

necessario fingere per avere successo. Mondovisione

identità che daranno poi il senso alla coerenza, alla

ha mai deluso, annoiato, tradito le attese. Semplice-

è stata la risposta, Certe notti resta il principio attivo,

tenacia, alla robustezza coriacea di tutta la sua carrie-

mente ha saputo prolungare il suo linguaggio, ha dato

l'amato Neil Young - che quest'anno ne compie set-

ra. In quel primo disco che nel titolo portava sempli-

una differente estensione alla sua anima, ha articolato

tanta, auguri! - il guru di riferimento.

cemente il suo nome c'erano già tutti i prodromi che

un pensiero, una suggestione senza lasciare l'amaro

in un debuttante valgono a riconoscerne il valore e la

in bocca.

Viva la vida, Luciano, e ben ritrovato: resistere, resistere, resistere!

onstage marzo - aprile 49


PARLANDO DI ASCOLTI, C’È QUALCOSA DI NUO-

Non tantissimo a dire la verità. Ma non credo che oggi vengano per forza prodotte canzoni inferiori rispetto al passato, i problemi sono altri. C’è troppa musica e non è veicolata bene. Forse è un modo di pensare un po’ vecchio, ma finché si è ragionato in termini di possesso le cose andavano diversamente. Uno lo difendeva quel possesso. Chi doveva sudarsi l’acquisto di un disco poi era portato a dargli l’attenzione che meritava. VO CHE TI HA STUPITO?

TI STAI EVIDENTEMENTE RIFERENDO ALLO STREAMING. Io per primo ascolto la musica in quel modo, ma fatico ad orientarmi. È così tanta che mi faccio prendere dalla frenesia. Il problema è che con questo tipo di fruizione non permetti ai dischi di avere il tempo che gli serve per entrarti dentro, per fare il lavoro che devono. La musica ha bisogno di tempo. Chi produce un album ci mette un tot di mesi, anche se lo confeziona in casa. E il fatto che quel lavoro venga poi ascoltato in maniera di-

50 onstage marzo - aprile

stratta, magari come sottofondo, è spaventoso. Penso soprattutto a chi ha bisogno di farsi conoscere.

ma il tuo lavoro di contemplazione dell’opera. Vale la stessa cosa per un film o un libro e deve valere anche per la musica.

COME VEDI IL FUTURO DELLA MUSICA? Credo e spero che ci saranno cambiamenti. Trovo incoraggiante che l’anno scorso, negli Stati Uniti, il vinile abbia visto crescere il fatturato del 50 per cento. La quota di mercato non è ancora importante ma gli analisti dicono che i ragazzi cominciano a stufarsi di ascoltare l’impalpabile, qualcosa che è nell’aria e non ha valore economico e neppure affettivo. Mi piacerebbe che fosse davvero così. È un discorso che mi riguarda naturalmente, perché voglio che i miei dischi ricevano attenzione, ma riguarda soprattutto chi dovrà fare musica in futuro e ancora di più chi deve fruirne. Cioè il pubblico. Perché gli ascolti distratti non ti arricchiscono, diventano una delle tante cose che fagociti. Mentre un album con il quale fai un certo tipo di percorso ti migliora come essere umano. Quando guardi un quadro, non è importante quello che vedi oggettivamente

YOUTUBE HA COMPIUTO 10 ANNI E TRA I 5 VIDEO PIÙ VISTI DAL 2005 A OGGI CI SONO 4 CLIP MUSICALI. MA DI ROCK NON SE NE PARLA. IL SOGNO È DEFINITIVAMENTE SVANITO? Non credo che YouTube possa davvero misurare le passioni musicali del pubblico. Perché molto spesso i video sono solo fenomeni che muovono curiosità. Gangnam Style di PSY l’ha visto chiunque, ma non per questo siamo tutti fan del coreano o andremmo a vedere un suo spettacolo. YouTube è gratis. Per carità, questo rende la Rete molto democratica, ma trovo riduttivo valutare il gradimento del pubblico attraverso un click che non costa nulla. Ho passato da un po’ i 50 e potrei sbagliarmi, ma penso che il segnale che mostra un evidente affetto o un evidente bisogno o un' evidente intenzione di ascoltare qualcosa sia l’acquisto di un album. E ancora di più, di biglietto per un concerto. l


onstage novembre - dicembre 47


NOEL GALLAGHER

Io sono io


A quasi 21 anni dall’uscita del primo album degli Oasis, il maggiore dei fratelli Gallagher pubblica il secondo capitolo della sua nuova avventura artistica, senza quella che per quasi due decenni è stata la sua ragione sociale (oltre che di vita). Un’ottima occasione per incontrarlo e chiarire una volta per tutte il dubbio che ci portiamo dietro da quando abbiamo ascoltato le note uscite dalla sua chitarra per la prima volta. Testo di Marco Rigamonti - Foto di Anton Corbijn

V

ado a Londra a intervistare Noel Gallagher in vista dell’uscita di Chasing Yesterday, suo secondo disco solista - quel “High Flying Birds” accostato al suo nome è solo una divertente divagazione. Poco prima di incontrarlo in albergo, ricevo una chiamata dal mio referente (un caro amico italiano di Gallagher). Ne approfitto per chiedergli se ci sono degli argomenti da evitare durante la chiacchierata, come per esempio gli Oasis. Con la fama che lo accompagna, non vorrei irritarlo. «No, tranquillo, chiedi pure quello che vuoi. Al limite ti manda a cagare». Appunto. Preparandomi per incontrarlo, mi soffermo sul comunicato con il quale nell’estate 2009 annunciava l’uscita dal gruppo con il quale è diventato una star. «È con un po' di tristezza e grande sollievo che questa notte lascio gli Oasis. La gente scriverà e dirà quello che vorrà, ma semplicemente non potevo lavorare con Liam un giorno di più». Due frasi per annunciare la fine di una band - a conduzione familiare - che ha fatto la storia del rock, occasione per la quale chiunque si sarebbe sentito in diritto/dovere di scrivere un poema strappalacrime. Due frasi che dicono moltissimo sul suo carattere. Sulla persona. Chi è davvero Noel Thomas David Gallagher? Uno capace di mostrare sentimenti diametralmente opposti come tristezza e sollievo nel breve volgere di due righe e quindi uno passionale, sensibile? O uno totalmente indifferente alle reazioni e ai commenti - di stampa e pubblico - dopo un gesto musicalmente drammatico come l’assassinio degli

Oasis e quindi uno strafottente? Di sicuro Noel ha uno stile diretto e non indugia ad autocelebrarsi. Ma del resto il suo valore come songwriter è incontestabile: persino Sir George Martin (il quinto Beatle) ha affermato che è il più bravo compositore della sua generazione. E ricordiamoci che se non fosse arrivato lui gli Oasis sarebbero stati con tutta probabilità archiviati nell'oceano dell'indierock sotto il trascurabile appellativo di The Rain. E dopo di lui sono diventati i Beady Eye, che per la cronaca si sono già sciolti. Ebbene, Noel Gallagher non è passionale esattamente come non è uno sbruffone, o comunque nessuno di questi aggettivi lo descrive completamente. Come avrò modo

«C’è la percezione diffusa che io cammini per casa canticchiando Yellow Submarine. Ma la verità è che ascolto tutta la musica, anche il jazz!»

di apprezzare durante l’intervista, è uno che dice quello che gli passa per la testa senza tentare di compiacere l’interlocutore, che sia un giornalista o una platea di fan. Non è un reato e nemmeno un difetto. Noel Ghallager è semplicemente un tizio schietto e molto sicuro di sé. Beato lui.

Importance Of Being Idle. Prima di allora avevo già cantato dei pezzi fantastici, ma ero stato costretto perché Liam non voleva farlo. Quando ho scritto quel brano ho capito subito che non ci sarebbero state discussioni: l'avrei cantata io. Era stupenda, non me la potevano portare via. SAPERE CANTARE, E DIVERTIRSI A FARLO, BASTA PER ESSERE UN FRONTMAN? Purtroppo no. Questa è la prossima sfida da affrontare. Non è un'arte che si apprende sui libri: si impara con l'esperienza, e io potrei non diventare un vero frontman anche per i prossimi dieci anni. Finora ho fatto un solo tour e tutto sommato credo di essermi comportato decentemente. Mi sono sentito più a mio agio nei locali piccoli, che rendono il dialogo con gli spettatori più semplice. Nei posti grandi invece mi è capitato di sentirmi fuori luogo, perché la lontananza rende difficile l'interazione con il pubblico. A volte mi chiedo se sia un mio limite, ma sinceramente non lo vivo come problema. E QUANDO DOVRAI ESIBIRTI IN UNO STADIO?

Non sono in pensiero, perché ho una grandissima fortuna: ho le canzoni. Il messaggio che voglio trasmettere - e qui mi rivolgo ai tuoi lettori nello specifico - è estremamente semplice: se venite a vedermi dal vivo, non c'è niente da vedere. Guardarmi mentre suono e canto è una noia: non succede praticamente nulla. Tutto quello che posso offrirvi sono delle bellissime canzoni. Se venite per cantare insieme a me, allora siete i benvenuti: passerete una serata fantastica.

A INIZIO CARRIERA NON TI SENTIVI UN CANTANTE, MA SEMBRA CHE TU CI STIA PRENDEN-

ALLA FINE DELL’ULTIMO TOUR NON AVEVI AN-

DO GUSTO. Decisamente.

CORA PENSATO A UN SECONDO DISCO SOLI-

In realtà sono anni che mi diverto a farlo. La svolta è stata The

STA. QUANDO HAI DECISO DI FARLO?

Non te

onstage marzo - aprile 53


lo so dire: non ho mai programmato nulla da quando sono nato. Io scrivo tutti i giorni, o almeno ci provo. Così a un certo punto mi ritrovo con moltissime canzoni pronte e comincio a pensare a un album. Il ritornello di Lock All The Doors risale a 23 anni fa e le strofe sono diventate Setting Sun, un singolo dei Chemical Brothers del '96. Da allora ogni volta che sono entrato in studio con gli Oasis ho ritirato fuori questo chorus che amavo alla follia, ma non sono mai riuscito a trovare una strofa che mi soddisfacesse. Una domenica sera, tornando dal supermercato, improvvisamente nella mia testa si è materializzato dal nulla quello che stavo cercando. Non immagini quante volte mi sia seduto con la chitarra in braccio pensando: «Ok, questo è il giorno giusto, tutti fuori, sto per completare questo dannato pezzo». Ma è stato sempre inutile, perché non sono fatto così. Io scrivo al supermercato o dal fottuto dentista. GENESI INTERESSANTE. CI SONO ALTRI BRANI

54 onstage marzo - aprile

NEL NUOVO ALBUM CON UNA STORIA ALTRET-

Ogni pezzo ha la sua. Io scrivo, poi il passaggio da bozza a canzone finita è influenzato da considerazioni emotive: il punto di partenza viene regolarmente stravolto da ciò che mi evocano gli accordi

TANTO CURIOSA?

«I giovani vogliono i soldi, l'autista e si sentono in diritto di ubriacarsi senza vergogna prima di avere scritto un cazzo di ritornello decente. Non andiamo d'accordo così»

o la melodia del pezzo. Riverman è partita come qualcosa di country/western acustico alla Bob Dylan e poi si è sviluppata in tutt'altro modo. The Right Stuff è il mio momento in assoluto più lontano da Supersonic. Quan-

do stavo con gli Oasis la sala d'incisione era piena di persone con le proprie idee da condividere e io mi sentivo soffocato, perché ero costretto a tenere in considerazione quelle idee - in una band funziona così. Oggi in studio siamo al massimo in tre, così mi posso concedere il lusso di ascoltare e aspettare. Di capire come si sta evolvendo il brano e ascoltare le mie idee. Nonostante ci sia questa percezione diffusa che io cammini per casa canticchiando Yellow Submarine, la verità è che ascolto tutta la musica. E siccome le note di The Right Stuff mi hanno fatto pensare al jazz, ho deciso che il pezzo avrebbe preso quella direzione. Ho dedicato del tempo all'ascolto di dischi jazz insieme al mio produttore, che in materia è molto competente, poi è stato tutto semplice. QUINDI IL TUO METODO DI SCRITTURA È LO STESSO DA SEMPRE. Assolutamente: io sono un servitore delle canzoni. Il mio ruolo è tradurre l'ispirazione in note. Non ho idea di come funzioni un sequencer: mi trovo


benissimo con carta e penna. Non ho preso lezioni, so solo suonare come ho imparato, cioè da solo. Quindi cerco di dare il massimo nei limiti delle mie possibilità. E quando hai il dono di sapere scrivere delle buone canzoni basta poco: ogni volta che salgo sul palco e suono Supersonic in versione acustica mi sembra tutto perfetto. Il resto è colore: l'arrangiamento può impreziosire, ma non rendere grande una canzone. Non m'importa nulla di quello che succede nel mondo! Chi se ne fotte di quel cazzone di Calvin Harris e della merda che produce David Guetta. Io posso essere di moda un anno e quello dopo no, ma la cosa non mi preoccupa. Perché alla fine tutto quello che conta sono le canzoni. E I TUOI BIMBI? LI DIFENDI DALL'ASCOLTO DELLA MUSICA CHE PASSA PER RADIO? Non credo che ci sia motivo per farlo, non mi ascolterebbero. Piuttosto spero che siano loro un giorno a farmi sentire qualcosa di interessante che io inevitabilmente mi perderò. Seguo la musica abbastanza per capire che il main-

stream è pieno di roba scadente, ma non diventerò un padre che impone l'ascolto forzato dei Beatles ai suoi figli. Però se in futuro i miei bimbi mi chiederanno chi fossero i Fab Four… Beh sarei un insegnante magnifico. ECCO, I BEATLES. QUANDO MILITAVI NEGLI OASIS, TUTTI LI TIRAVANO SEMPRE IN BALLO. ADESSO TUTTI RIESUMANO CON COSTANZA

soltanto un titolo. E considera che non esisterà mai un titolo peggiore di (What's The Story) Morning Glory? Solo perché è entrato nella storia. Altrimenti sarebbe passato inosservato. È una regola che si applica a tutte le cose che succedono a questo mondo. Fidati. A ME PIACE TANTISSIMO!

GLI OASIS. SEMBRA UNA MALEDIZIONE: IL PASSATO CHE HA SEMPRE LA MEGLIO SUL PRE-

HAI SENTITO DEI NUOVI TALENTI IN GRADO DI

SENTE. IN QUEST'OTTICA NON È STATO UN RI-

ENTRARE NELLA STORIA? MAGARI QUALCUNO

SCHIO INTITOLARE IL NUOVO DISCO CHASING

DA METTERE SOTTO CONTRATTO CON LA TUA

YESTERDAY («INSEGUENDO IL PASSATO»)?

ETICHETTA SOUR MASH? Sfortunatamente non ho abbastanza tempo per andare in giro ad ascoltare altri artisti. La mia label è attiva da una decina di anni e le due band che ho prodotto sono arrivate da sole. È questo il modo nel quale voglio lavorare. I Proud Mary e gli Shack hanno talento, sanno comporre e sono dei bravi musicisti. Non come la maggior parte dei giovani, che vuole i soldi, l'autista e si sente in diritto di ubriacarsi senza vergogna prima di avere scritto un

Sono due parole tratte da una frase di While The Song Remains The Same (settima traccia dell’album, ndr) che letta per intero significa «finiamola di inseguire il passato». Ma ovviamente chi non ha ancora ascoltato il disco non lo può sapere. All'inizio non avevo considerato questa lettura incompleta, poi me l’hanno fatto notare e qualche dubbio mi è venuto. Ci ho riflettuto un paio di minuti al massimo e ho smesso di farci caso: alla fine è

onstage marzo - aprile 55


cazzo di ritornello decente… Non andiamo d'accordo così. GIUSTAMENTE CERTE COSE TE LE DEVI MERITARE. MA ALLORA PERCHÈ INVECE DI FARTI

tunato dalle ragazze per strada quando hai 47 anni è assolutamente fantastico. Ma l'Italia, come il Giappone, è un posto particolare. In modo differente: gli Italiani ti saltano addosso, ti abbracciano e ti stritolano fino a

SCARROZZARE DA UN AUTISTA GIRI PER LONDRA IN METROPOLITANA COME UNO QUALUNQUE? Non so guidare, quindi non ho una macchina. E poi mi piace la metropolitana. Ti assicuro che gli Inglesi non la prendono sperando di incrociare qualche celebrità. Hanno la propria vita cui pensare. Se girassi bardato, nascosto dietro a occhiali da sole e con un enorme bodyguard al mio fianco attirerei l'attenzione. Invece così al massimo mi riconoscono, ma non mi importunano.

«Se tu fossi entrato in questa stanza e mi avessi trovato ubriaco e fumato, avresti pensato che sono un idiota. Guarda Steven Tyler... Nessuno gli dice che non è più un ventenne?»

PRENDERESTI LA METROPOLITANA ANCHE IN

Oh no! Da voi non azzarderei neanche una camminata dall'hotel a un negozio di scarpe, perché verrei letteralmente assalito dalle ragazzine.

farti male. I Giapponesi ti seguono silenziosi. Quando ti fermi e ti giri, si fermano anche loro. Mi mettono i brividi.

MI CONFERMI CHE SIAMO IL PAESE SBAGLIATO

VISTO CHE NON FAI PROGRAMMI, NON TI

PER CHI CERCA UN PO’ DI PRIVACY. “Sbagliato”

CHIEDERÒ SE HAI PROGETTI PER IL FUTURO.

non è la parola giusta, perché venire impor-

MA SONO CURIOSO DI SAPERE SE TI SENTI DI-

ITALIA?

56 onstage marzo - aprile

VERSO RISPETTO AL PASSATO. C'È QUALCOSA CHE RIMPIANGI, O CHE TI MANCA PARTICOLAR-

Non rimpiango nulla: non vedo il motivo di farlo, visto che il passato non si può modificare. È giusto che il tempo cambi le persone. Se tu fossi entrato in questa stanza e mi avessi trovato ubriaco e fumato, avresti pensato: che idiota. Guarda Steven Tyler... Nessuno gli dice che non è più un ventenne? Io ho avuto 25 anni, ed è stato bello. Ne ho avuti 35, ed è stato bellissimo. Ora ho quasi 50 anni, e voglio avere 50 anni. Fortunatamente non sono ingrassato troppo, non sento il bisogno di tingermi i capelli e ho una moglie bellissima e tre figli stupendi: cos'altro potrei desiderare? Se nel lontano '95 qualche fantomatico spirito venuto dal futuro mi avesse fatto ascoltare The Right Stuff dicendomi «tu tra vent'anni scriverai questa musica», probabilmente l'avrei massacrato di botte. Ma tant'è: eccomi qui, con un pezzo quasi jazz. E l'adoro. La lezione è molto semplice: invecchiamo tutti. E invecchieremo ancora di più. Vediamo quindi di affrontare la questione, perché nascondersi non serve a niente. l MENTE?


IL GIUSTO ALIBI di Cesare Cremonini

di Cesare Cremonini

Definitivamente forse: siamo ciò che ascoltiamo. Bene

nico. Paga sempre papà. E per chi come me voleva

(o forse male), io appartengo a quella generazione par-

fare il musicista nella vita? Le canzoni degli Oasis era-

ticolare che sapeva e sa tuttora recitare Wonderwall

no brutali, forse anche brutte alcune, ma vive. Come

al contrario, se ne ha voglia. Siamo persone a modo,

le nostre camerette tappezzate di poster. Eppure non

a domanda non è banale. É stata una fortunata

ma che sanno recitare meglio il testo di Some Might

avremmo mai potuto trovare qualcosa di profondo o di

catastrofe, o una dannata fortuna per noi della

Say piuttosto che il rosario. Amen. E non ci scanda-

oscuro nei loro testi. Nossignore. Aria fritta, la migliore.

generazione di mezzo (a metà tra il telefono di casa

lizziamo troppo per aver assaggiato tutte le droghe al

E pulirsi le dita sui jeans. Allora cos’è? Cerchiamolo.

e il cellulare, tra le audiocassette e il cd, il televisore e

mondo sospinti dall’idea stupida e insensata che per

Quale fu il nostro vantaggio? Cosa ci hanno portato

internet, i dvd porno e YouPorn), l’avvento dei fratelli

una rockstar sia un dovere bruciarsi il cervello. Questa

in dono Noel e Liam che a detta di chi venne prima di

Gallagher sulla scena musicale e quindi sulle nostre vite

in particolare era e resta una grande cazzata, ma non

noi nessuno aveva colto o ricevuto? Io dico questo. Il

a metà degli anni Novanta? Avevamo solo quattordici

meno volgare di quegli sfondi blu che facevano da al-

petto in fuori. Le spalle larghe. La fiducia in noi stessi.

anni, per carità! Brufoli e baffi incolti. Ce le siamo meri-

tare alla discesa in campo di Berlusconi in quegli stessi

Argomenti vasti ma certo così ben distribuiti lungo la

tate quelle vocali allungate alla meno peggio, l’imitazio-

anni. Importava a qualcuno se disturbavano il nostro

discografia del duo di Manchester. La voglia di scop-

ne all’acqua di rose dei “gorgheggi” di Johnny Rotten,

sacro “zappino” quotidiano alla ricerca di qualche nuo-

piare dal desiderio di prendere in mano una chitarra

o è stato un incidente evitabile? E che conseguenze

vo video su MTV? Non ci potevamo fare niente. La

e suonarle a tutti. La tentazione perenne, ossessiva,

ha portato un disco come (What’s The Story) Morning

calvizie era cosa ancora lontana e prematura. Faccia-

di lasciarsi travolgere dalla scia franosa di una super-

Glory? su ciò che siamo diventati oggi? L’adolescen-

moci dunque un bel caschetto con la frangia. Come

nova nel cielo. Anche fosse stata una cometa di due

za è un momento delicato, lo sappiamo tutti. Il primo

Liam. L’alibi per noi furono gli Oasis, così come per gli

accordi e una rima traballante. Ma è per questo che

amore, le prime botte prese e date, le prime fughe di

Oasis lo furono i Beatles. Così papà è contento. D’un

diciamo loro grazie. Hanno dato colore ai nostri sogni

casa, la prima veloce scopata maldestra. Ma anche

tratto volevamo fare interviste come loro, sì, mentre fa-

da ingenui. I migliori sogni possibili. La grande verità

la prima fila all’alba davanti a un negozio di dischi,

cevamo interrogazioni di chimica e latino. Cercavamo

che ci hanno trasmesso è che una rockstar è solo un

altroché, o il primo concerto vissuto tutto d’un fiato

di essere inglesi in tutto, ma alla pizzetta del sabato

uomo che vuole esserlo. E sa vivere come tale. Che il

assieme agli amici di sempre e di mai più. Non roba

sera no, a quella non potevamo proprio rinunciare.

momento dura un attimo. E quell’attimo scivola via. In

da poco. Io la vedo così: prima venne il detto “Siamo

Solo che innaffiavamo di Guinness sgasata la tavola.

fondo i compiti a casa da finire non ce li toglieva nes-

ciò che mangiamo”, poi si trasformò nel meno salutare

E poi il motorino, mamma mia. Bandito. Solo la Vespa.

suno, che cosa ci costava fare finta, per un attimo, di

“Siamo ciò che suoniamo”. Ma la verità sta a tre quarti.

Quella sì. Truccata e molesta ma sempre dal mecca-

essere degli eroi proletari?

L

onstage marzo - aprile 57


CAPAREZZA

LE DIMENSIONI NON CONTANO A un anno dall’uscita del suo ultimo album Museica, Caparezza ritorna a viaggiare per l’Italia con uno spettacolo totalmente rinnovato nella scaletta e nelle scenografie. Ma non tanto perché a ospitarlo saranno per la prima volta nella sua carriera i “veri” palazzetti, quelli più grandi come il Forum di Assago (Milano) o il Palalottomatica di Roma. La sua attenzione è tutta concentrata su altre questioni. Testo di STEFANO GILARDINO - Foto di DALOISO & D’ANDREA STUDIO

S

ARAI PRESISSIMO DALLE PROVE, CON IL TOUR CHE TI ASPET-

TA. Effettivamente siamo molto impegnati a preparare il nuovo spettacolo. Sarà completamente diverso da quello andato in scena nella prima parte del Museica Tour, rinnovato sia come scaletta che a livello scenografico. Io sono uno che sta in giro almeno un anno e mezzo dopo l’uscita del disco, che è più o meno lo stesso tempo che ci metto a comporlo, perché credo valga la pena di farlo ascoltare per bene ai miei fan o a chiunque sia interessato alla mia musica. Capisco che sia un pensiero in controtendenza, che il mondo giri molto più rapidamente, ma non considero le mie canzoni come qualcosa da usare e gettare nel giro di qualche mese. E poi, comunque, gli spettacoli dal vivo funzionano anche come metodo di reclutamento di nuovi appassionati, magari ragazzi che conoscono solo qualche pezzo o un singolo e vogliono capire chi sia davvero Caparezza. ORMAI HAI UN REPERTORIO PIUTTOSTO VASTO

un senso di stanchezza e bisogna essere bravi e onesti nel capire che una pausa è necessaria per ricaricare le pile e per ritrovare l’ispirazione. NON SEI UNO CHE SCRIVE E COMPONE I PROPRI ALBUM DURANTE I TOUR, VERO? Proprio per niente, le due cose sono completamente separate, si tratta di attività che non hanno punti di contatto, almeno per me. Quando sono in tour sono concentrato su ogni aspetto della faccenda e non c’è nessuno spazio per poter pensare a nuovi pezzi. Tra l’altro, io ho un controllo maniacale anche sulla parte artistica dello spettacolo e su tutto quello che

«Al Forum ci sono stato a vedere gruppi come Kiss e Depeche Mode. E ho sempre pensato che l’unica cosa a fare la differenza fossero le canzoni»

DAL QUALE ATTINGERE, QUINDI LA SCELTA SI FA SEMPRE PIÙ DIFFICILE. MA ANCHE PIÙ STIMOLANTE, NO? Assolutamente. E poi, cosa da

non sottovalutare affatto, io non sopporto l’idea di suonare tutte le sere la stessa canzone. A un certo punto si accende il campanello rosso della routine e quindi, per la mia sanità mentale, ma soprattutto per il bene del pubblico, devo cambiare scaletta e mettere in scena uno spettacolo differente e nuovo. Vado sul palco sempre con una voglia pazzesca di suonare e cantare e questa è la prima regola cui mi attengo scrupolosamente. Le pause tra i concerti invernali e quelli estivi, per esempio, me la fanno tornare prepotente almeno fino alla fine del ciclo naturale di un tour. Dopo un anno, è naturale avvertire 58 onstage marzo - aprile

portiamo sul palco. Il nuovo tour si chiamerà The Exhibition, sarà una sorta di esposizione di quadri e lascerà più spazio alla didattica, sempre dal punto di vista di chi non è un esperto di arte, ma un semplice appassionato come me. IL CONCEPT ATTORNO AL QUALE RUOTA IL TUO ULTIMO ALBUM, IN PRATICA. COME MAI

In linea di massima per colpa della mia ignoranza (risate, ndr). Ho 41 anni, una carriera musicale piuttosto particolare alle spalle, ho scoperto il rap nella tarda adolescenza e, prima di quello, per me PROPRIO L’ARTE?

esistevano solamente il rock e l’elettronica alla Kraftwerk. Tutto ciò ha fornito le basi per un mio stile personale, cui vanno aggiunti i testi, che hanno privilegiato sempre un certo tipo di contenuti, se vuoi influenzati dalla scuola italiana dei cantautori. Ecco, questi tre mondi sono quelli che hanno formato Caparezza, ma purtroppo molti altri sono rimasti totalmente esclusi per mancanza di tempo e voglia di approfondire. Ora, in un periodo della mia vita nel quale si cominciano a fare dei bilanci, mi sono ritrovato a pensare spesso a tutto ciò che ancora non conosco - il mondo dell’arte, per fare un esempio - e ho cercato di porre rimedio in qualche modo. Museica è un album che cerca di raccontare la creatività, prendendo spunto da un ambito che mi era sconosciuto e che mi ha offerto infiniti spunti di riflessione. LA VERA NOTIZIA, PERÒ, È CHE QUESTA SECONDA PARTE DEL TOUR SI SVOLGERÀ TUTTA NEI PALAZZETTI, UNA DIMENSIONE PER TE INEDITA. E sono solo palazzetti grossi! Come al solito, abbiamo seguito il nostro flusso d’incoscienza, con l’idea di fare qualcosa che non si era mai fatto in precedenza. L’anno scorso abbiamo organizzato un piccolo giro europeo che è andato benissimo, anche perché non avevamo particolari aspettative. Però, la data londinese al Koko era sold out, una cosa che mai mi sarei aspettato. Pensa che non avevo mai fatto un tour con quegli autobus giganteschi, dormendo nei loculi e girando cinque Stati in sette giorni! Ogni locale era una sorpresa, scoprivamo che ci avevano suonato gruppi pazzeschi… prova a immaginarti quando sono stato a Los Angeles a suonare al Whisky A Go-Go! Una volta entrato per me poteva anche finire la serata, senza neppure suonare, ero in un museo del rock, così ricco di storia da non crederci nep-


Dieci tappe per il Museica Tour II: The Exhibition. Dopo la partenza da Taranto (28 febbraio), Caparezza prosegue a Firenze (6 marzo), Perugia (7 marzo), Rimini (14 marzo), Napoli (20 marzo), Torino (28 marzo), Milano (31 marzo), Roma (2 aprile), Bari (4 aprile) e Modena (10 aprile).

pure. Un luogo sacro, per chi crede nella musica (ride), una sorta di pellegrinaggio laico. TORNIAMO AI PALAZZETTI… Giusto! Tieni con-

to che, in qualche modo, siamo già abituati a suonarci, magari in quelli di dimensioni ridotte, ma con un concetto di spazio identico. La produzione sarà quindi simile alla solita e terrà anche conto della mia volontà di mantenere basso il prezzo del biglietto per poter permettere a chiunque voglia venire di non spendere troppi soldi. Quindi niente laser, cannoni sputafuoco o altri effetti da

circo, ma uno spettacolo di Caparezza con tantissimi cambi d’abito, scenografie bizzarre e molte idee. Mi piace molto occuparmi di questo aspetto del tour, perché mi permette di mettere in pratica e in scena molte delle cose che mi vengono in mente. Spesso mi trovo a viaggiare per tutta Italia per andare a visionare materiali o oggetti teatrali e a sceglierli in prima persona. NESSUNA ANSIA DA PRESTAZIONE, DUNQUE?

Non più del solito, direi. Non credo che le dimensioni del palco o del palazzetto contino

poi troppo. Io sono stato parecchie volte da spettatore al Forum di Assago, per esempio, a vedere gruppi come Kiss, Depeche Mode e molti altri, e ho sempre pensato che l’unica cosa a fare la differenza fossero le canzoni. Io di quei concerti mi ricordo la gente che canta e si diverte, il resto passa in secondo piano, e così credo sarà anche durante le mie esibizioni. L’idea di suonare davanti a una marea di gente mi esalta ed è una sensazione che ho già provato nei concerti estivi, quindi sarà il carburante perfetto per le prossime date. onstage marzo - aprile 59


56 onstage novembre - dicembre


DA QUALCHE PARTE TRA BEATLES E STONES Testo di LUCA GARRÒ - Foto di DARA MUNNIS

onstage novembre - dicembre 57


A quasi quattro anni dall’uscita dell’ultimo e fortunatissimo album, i Negrita pubblicano 9, nono capitolo della loro discografia, e tornano sul palco (ad aprile) per un giro nei palazzetti italiani. Un nuovo progetto artistico che conferma la vecchia - e sana - attitudine dei toscani, costantemente impegnati a trovare un equilibrio tra l’amato istinto e la necessaria ragione. E stavolta sembrano proprio esserci riusciti.

N

on osate parlare ai Negrita di equilibrio, potrebbero arrabbiarsi. Eppure, con l’incredibile successo di pubblico dei tour che hanno seguito la pubblicazione di Dannato vivere, uno elettrico e uno (in due parti) acustico, Pau e compagni sono riusciti a trovare davvero quell’equilibrio tra apollineo e dionisiaco, Eros e Thanatos, Beatles e Rolling Stones che, anche attraverso l’estrema varietà della loro proposta musicale, erano sempre andati cercando. Pur senza aver perso un briciolo della loro attitudine stradaiola. I concerti alle porte sono tra i grandi eventi dell’anno e in 9 tutte le anime musicali dei Negrita convivono alla perfezione, in una sorta di caos totalmente razionale.

dal disco, come facevamo al liceo, ma puoi capire la difficoltà di un’operazione del genere con un album del ‘71: spesso i suoni erano così impastati da non riuscire a distinguere la chitarra dagli altri strumenti. Inoltre, studiavamo su tre versioni dell’opera. Quella originale, quella del film con Ted Neeley, con noi sul palco di Roma, e quella teatrale del ‘96, la prima a essere trasposta su pentagramma: prima nessuno ci si era mai messo, visto che ai tempi delle registrazioni erano tutti strafatti e la musica nasceva al momento. QUANDO AVETE CAPITO CHE POTEVATE FARCELA? Drigo: Per quanto mi riguarda, ma credo

un po’ per tutti, quando Ted Neeley durante la prova generale ha urlato «facciamolo di nuovo»: ha dato a tutti la carica giusta! Cesare: In realtà era uno stato d’animo che non riuscivamo mai ad assaporare appieno: essere

LA VARIETÀ DELLA VOSTRA PROPOSTA È SEMPRE SBALORDITIVA. DA CHE VIAGGIO NASCE

È vero, tra un pezzo e l’altro c’è una differenza abissale, come d'altronde succede in tutti i nostri album: è noto che ci piaccia esplorare. I nostri dischi nascono sempre da un viaggio, ma questa volta è stato metaforico. Un viaggio iniziato e conclusosi con la nostra partecipazione al musical Jesus Christ Superstar, che è coincisa con la genesi del nuovo album. Un’esperienza che ci ha fatto crescere anche come musicisti: Pau perché doveva fare l'attore cantando e noi perché ci siamo trovati a confrontarci con un capolavoro. Il fatto è che quando ce l’hanno proposto abbiamo accettato sull’onda dell’entusiasmo, ma poi abbiamo capito che non eravamo in grado di suonare una cosa così difficile: abbiamo scoperto che c’erano dei tempi che non conoscevamo e spartiti immensi. Inutili, perchè né io né Cesare sappiamo leggere la musica. QUESTA VOLTA L’ISPIRAZIONE? Drigo:

«I nostri album nascono sempre da un viaggio, ma questa volta è stato metaforico, iniziato e conclusosi con la nostra partecipazione al musical Jesus Christ Superstar» Drigo

UN PROBLEMA NON TRASCURABILE A POCHI

sempre impegnati a cercare il modo per strappare un applauso, il dover rifare ogni volta gli stessi esercizi come in palestra ci svuotava sia dal punto di vista fisico che da quello emotivo, perché tutte le sere vedevamo crocifiggere Cristo, ad esempio. Musicalmente, poi, ci siamo trovati a dover descrivere i sentimenti di Giuda o Pilato e un attimo dopo quelli della Maddalena. Questo sei giorni su sette, lavorando al nostro disco la mattina successiva.

Quasi un incubo, direi. Abbiamo imparato i pezzi direttamente

QUINDI, A LIVELLO DI SONGWRITING, 9 NON

MESI DAL DEBUTTO. Drigo:

62 onstage marzo - aprile

PUÒ CHE AVER SUBITO L’INFLUENZA DI UN’E-

Assolutamente sì e il primo pezzo a esserne influenzato palesemente è stato quello nel quale è presente proprio lo stesso Neeley, Ritmo umano. È il brano più spirituale dell’album ed è nato cercando proprio di sfruttare l’esperienza del musical, che ci ha spinti a scrivere qualcosa di diverso dai classici tempi 2/4, 4/4 o 6/8 con i quali abbiamo sempre composto la nostra musica. Quando ormai avevamo quasi concluso la registrazione e mi restava soltanto da affrontare la straziante coda del brano, ho pensato che l’uomo migliore per raggiungere l’apice della spiritualità fosse Ted, proprio come succedeva tutte le sere a teatro. L’incontro con lui è di quelli che ti cambiano la vita: ha sempre una parola buona per tutti, la parola giusta in qualche modo. Abbiamo assistito a scene allucinanti alla fine delle serate, con donne incinte che si facevano toccare la pancia o gente che gli baciava i piedi. La gente è folle, ma lui è così calato nella parte da non far sentire nessuno fuori luogo.

SPERIENZA COSÌ INTENSA. Pau:

GESÙ VI HA FATTO TROVARE ANCHE UN NUOVO

Esattamente. Frankie ci ha lasciato nel 2012 e per due anni siamo stati alla ricerca di qualcuno che potesse prenderne il posto. Dopo il tour ci siamo messi finalmente a fare delle audizioni, proprio mentre eravamo impegnati col musical. La provvidenza ha così voluto che nel cast fosse presente Giacomo Rossetti, con il quale per mesi abbiamo suonato solo pezzi scritti da altri. La cosa, tuttavia, è tornata utilissima quando ci siamo messi a comporre i nuovi brani, perché la nostra idea era quella di un disco “alla vecchia”, per così dire. Molto suonato, scritto e arrangiato dalla band e ricco di improvvisazioni: cosa che puoi fare solo quando un nuovo membro ha suonato con te per un certo lasso di tempo. Pau: Tutte le improvvisazioni che si sentono sull’album, le code lunghissime, le parti strumentali senza nemmeno una parola sono state possibili solo grazie all’alchimia che si è formata suonando tutte le BASSISTA. Cesare:


APRILE, DOLCE SUONARE. Il tour dei Negrita comincia il 10 aprile al Mandela Forum di Firenze, poi l’11 i Docs arrivano all’Unipol Arena di Bologna. Il 14 la banda si sposta a Padova (Palafabris), il 17 al PalaAlpitour di Torino, il 18 al Mediolanum Forum di Assago (MI), il 21 al PalaLottomatica di Roma, il 23 al Pala Giovanni Paolo II di Pescara. Infine, gran finale al Palasport di Pordenone il 25 aprile.

sere insieme e sono quindi figlie anch’esse del mood e del sound di quell’opera, un vento diverso che ci ha spinto ad un’altra velocità: un viaggio a vela, per così dire. Per quello crediamo che la storia che sta dietro a 9 sia proprio bella da raccontare. Poi è ovvio che abbiamo spaziato anche in altre direzioni, come è giusto che sia. UNA VOLTA COMPOSTI I BRANI, È STATO IL MOMENTO DI UN VIAGGIO NON SOLO METAFORICO, IN IRLANDA. Pau: Dai viaggi abbiamo sempre tratto ispirazione e consolidamento interno, perché ti portano lontano da tutte le cose della vita e ti permettono di concentrarti solo sulle tue sensazioni. Viaggiare in luoghi a noi sconosciuti ci consente di trovare influenze e idee inedite, compattando allo stesso tempo la band: essendo solo con i tuoi amici, hai modo di assimilare alla stessa maniera il percorso che stai facendo insieme a loro. Dopo un viaggio statico di quaranta

giorni al Sistina, abbiamo quindi deciso di andare in Irlanda. In pochissime settimane dovevamo mettere giù l’ossatura dell’album, quindi avevamo bisogno di un luogo ignoto

prove dall’albergo ci destabilizzava completamente. ASCOLTANDO LE CANZONI, LA SENSAZIONE È CHE SIANO STATE REGISTRATE IN PRESA DI-

Pau: Erano già pronte in Italia, poi in Irlanda, tutti insieme nella sala di ripresa, abbiamo inciso le basi: in alcuni casi abbiamo tenuto solo le batterie, ma quello che senti su disco è quasi sempre ciò che è avvenuto in quei quattro minuti. Poi ci sono dei brani che hanno avuto un trattamento più razionale, come per esempio quelli destinati al circuito radiofonico: un musicista moderno deve tenere in considerazione anche questo aspetto, ne va della tua sopravvivenza. Un conto è essere te stesso e creare la miglior musica che possiedi dentro l’anima, un altro discorso è sapere che la devi anche piazzare. RETTA.

«Un conto è essere te stesso e creare la miglior musica che possiedi dentro l’anima, un altro discorso è sapere che la devi anche piazzare. Ne va della tua sopravvivenza» Pau

ma che fosse anche residenziale, in modo da non perdere mai la concentrazione. Funzioniamo davvero solo in contesti di questo tipo: anni fa registrammo a Milano e ci rendemmo conto che il tratto urbano che separava la sala

INSOMMA, OGNI TANTO BISOGNA PENSARE ANCHE AL POSER DEL QUALE CANTATE IN 9 E

onstage marzo - aprile 63


RESTA RIBELLE

di Lorenzo “Il Cile” Cilembrini

S

ono passati tre anni da quando ho aperto il concerto di Firenze del Dannato Vivere Tour,

durante un nevoso e freddissimo febbraio. Un banco di prova importante per me e per chi mi stava producendo e stava investendo denaro ed energie sul mio progetto. Il pubblico dei Docs in parte mi conosceva già, perchè Pau, in alcune interviste, mi aveva indicato come coautore di alcuni testi di quel disco che stavano portando in giro, nei palazzetti. Ricordo bene l’emozione di trovarmi davanti a un Mandela Forum gremito, nella mia Toscana, a 120 metri dal mio vecchio ufficio - ero assunto a tempo indeterminato ma decisi di licenziarmi per inseguire i miei sogni. Ecco, quel tipo di emozione, così forte, la custodirò sempre dentro, con felicità incontenibile. Un po’ di tempo prima eravamo a una trasmissione televisiva insieme ad altre band. Io ovviamente ero l’unico al momento sconosciuto e stavo promuovendo Cemento armato. Alla cena dopo le registrazioni, Drigo mi disse: «Questa canzone non può non funzionare, ogni volta che la canti si crea una magia e le persone ne vengono rapite». Alcuni mesi dopo il mio brano partì in alta rotazione su Radio Deejay, e posso dire che iniziò ufficialmente la mia carriera musicale. Nella primavera del 2013, Pau mi dice via sms che

CHE VIENE A CANTARE I SINGOLI IN CONCERTO.

Pau: No, ogni tanto dobbiamo pensare al poser che c’è in noi in realtà (ride, ndr)! Drigo: Semplicemente ci siamo resi conto che quando per un disco riesci a creare tre hit, poi puoi davvero fare quello che ti pare in termini di esperimenti e libertà creativa e credo che al giorno d’oggi questa sia una cosa eccezionale in Italia. Pau: È una libertà conquistata col sudore. Forse nel nostro Paese non è mai stato così, ma anche fuori dall’Italia cose come queste si potevano fare negli anni Settanta e Ottanta, quando più una cosa era strana e lisergica più veniva accolta senza pregiudizi o condizionamenti di sorta, e magari segnava la storia della musica. Oggi viviamo in un mondo di format, quindi cose come queste sono fuori dal tempo e non potrebbero essere realizzate da band agli esordi o senza una credibilità guadagnata sul campo. PRIMA ANCORA DI CONOSCERE LA SCALETTA

giusto mix di emozioni: un po' te ne devi sbattere, visto che esistono problemi ben peggiori nella vita. Ma il fatto di avere del materiale nuovo e uno spettacolo completamente rinnovato fa sì che l'attenzione, la cura e di conseguenza anche le pressioni esistano, in particolare per la prima uscita. Non la prendiamo sottogamba, ma ci dormiamo, mettiamola così. Il segreto sta nel non far vincere uno stato d’animo sull’altro. Non scopriamo certo ora i palasport, visto che li frequentiamo da diverso tempo, ma effettivamente abbiamo avuto tutti la sensazione, tanto la band quanto il mondo esterno, che il tour di Dannato vivere sia stato qualcosa di diverso, un ulteriore passo in avanti della nostra carriera. Due Forum d’Assago non li avevamo mai fatti. In ogni caso l’ossatura dei nostri live è ben consolidata, i ragazzi che ci seguono sono sempre gli stessi, quindi l’astronave è conosciuta. Solo il tema è diverso: cercheremo di bilanciare vecchio e nuovo.

sta scrivendo una canzone nuova e che per il testo si è ispirato a me. Scorrendone i versi sullo schermo dello smartphone, mi resta piantata nel cervello una frase: «Resta ribelle, non ti buttare via». Mano a mano che la mia musica cominciava a espandersi, il mio rapporto con i tre rocker diventava umanamente più intimo e genuino. In special modo con Pau, col quale avevo trascorso più tempo: a mo’ di fratello maggiore, aveva subito inquadrato le mie fragilità, le mie debolezze, i pericoli nei quali un animo tormentato come il mio rischiava di incorrere. Non si è mai sottratto dal darmi consigli, dritte e suggerimenti al fine di non perdermi nel circo sedizioso del nostro lavoro. Ancora una volta ho avuto l’onore di potere collaborare attivamente a un disco dei Negrita, 9. Questa volta è stato tutto così naturale e sincero che davvero posso dire di essermi divertito, a maggior ragione se si considera che il mio essere “fan”, nonostante abbia intrapreso un percorso artistico, non si è mai spento o eclissato. Cesare, Dirgo e Pau sono un punto di riferimento umano, musicale e artistico. Posso serenamente

DEL NUOVO ALBUM, LE PREVENDITE DELLE OTTO DATE DEL TOUR AVEVANO GIÀ REGISTRA-

SEMBRA CHE ABBIATE TROVATO UN EQUILI-

dire che solo la musica può creare rapporti così vi-

TO CIFRE DA PRIMI DELLA CLASSE. INSOMMA,

BRIO TRA LA PARTE PIÙ ISTINTIVA E QUELLA PIÙ

scerali e produttivi. Saranno un grande disco e un

ORMAI SIETE DEI BIG. CON CHE ANIMO AF-

Oddio, siamo ancora molto lontani dall’essere delle perso-

fantastico tour.

FRONTATE IL PALCO?

64 onstage marzo - aprile

Pau: Diciamo con il

RAZIONALE DELLA BAND.. Pau:

Hey Negritaaaaaa!


ne equilibrate, ma di sicuro ci sono cose che sappiamo curare nei dettagli e altre dove possiamo liberare la fantasia e l’animalità. Sono entrambi elementi che non possono mancare in uno spettacolo. Se in studio talvolta può vincere la parte più beatlesiana, quella che non si preoccupa di come suonerà un brano dal vivo, per il nuovo show abbiamo invece guardato a chi da sempre ci guida: gli Stones. L’idea principale dei nuovi live dal punto di vista scenico nasce proprio dal concerto dello scorso luglio al Circo Massimo, dove erano presenti Drigo e Cesare, ma preferiamo che i dettagli si svelino solo dal vivo. Per la scaletta, vale un po’ quello che ti dicevo per i pezzi in studio: bilanciare tutto e probabilmente divedere i brani in compartimenti stagni, per non limitarci a buttare là una manciata di pezzi casuali solo perché sono conosciutissimi dalla gente. Vogliamo dargli una forma precisa, creare un habitat nel quale poterci muovere liberamente. UN PERCORSO COME IL VOSTRO OGGI SEM-

Probabilmente ci fermeremmo al primo album. Siamo riusciti a nascere e a vivere nell’ultimo vero fermen-

BRA IRRIPRODUCIBILE. Pau:

to creatosi in Italia a livello musicale prima della disfatta e dello smembramento in migliaia di sotto-gruppi incapaci di creare vere e proprie scuole. La nostra sostanzialmente è morta lì, purtroppo, e non è riuscita a figliare e a portare avanti un discorso che ai

«La rivoluzione grunge aveva unito la nostra generazione e ci aveva convinto che il rock avrebbe guidato le classifiche e fatto soffiare il vento della protesta. La morte di Kurt Cobain ha cambiato tutto» Drigo

tempi ci sembrava più che avviato. Da nord a sud, ovunque andassi trovavi delle scuole: dai Ritmo Tribale agli Afterhours, dagli UZ ai Fleurs Du Mal, dagli Almamegretta ai 99 Posse. Prima di noi c’erano stati dei padri riconosciuti come i CCCP o i primi Litfiba,

dopo nessuno ha sfruttato quel momento. Drigo: La frattura grossa è avvenuta con la morte di Kurt Cobain: prima la rivoluzione grunge aveva unito tutta la nostra generazione e ci aveva convinto che il rock avrebbe guidato le classifiche e riportato quel vento di protesta che ne aveva sempre caratterizzato l’essenza più pura e, per qualcuno, ingenua. Ma quell’evento fu devastante. DOPO PIÙ DI VENT’ANNI, VI SIETE CHIESTI QUALE SIA IL SEGRETO DELLA VOSTRA LONGEVITÀ E DELLA CONTINUA ASCESA DELLA QUALE SIETE PROTAGONISTI? Pau: Siamo rimasti delle pecore nere, degli outsider, soprattutto per quanto riguarda i generi che affrontiamo. E siamo gli unici a essere rimasti molto legati a un certo tipo di rock che da noi non si fa più da tanti anni. A volte rischi di essere giudicato per quel tipo di cultura, ma è anche quella che ti permette di avere una trasversalità che alla fine paga. Inoltre, rimanere nelle nostre terre, in questo ambiente particolare che non vive le mode e le direttrici del momento, alla fine ci ha preservato. Come se, paradossalmente, la provincia ci abbia permesso di non ghettizzarci. l onstage marzo - aprile 65


SIAMO MESSI MALE Testo di LORENZO LAMPERTI


Michele Placido presenta il suo nuovo film La scelta e attacca il provincialismo culturale del nostro Paese. La censura c’è ancora, dice, ma non ci sono più gli autori: al cinema si fanno troppe commediole, e il coraggio si vede solo nel piccolo schermo. Ecco perché ha deciso di girare una serie tv, anche se il suo primo amore resta il teatro.

I

n Italia manca un cinema di denuncia. Non si trattano mai temi come la massoneria o la corruzione politica. Bisognerebbe fare subito un film su Mafia capitale. Ma lo sai perché non si fanno film così? Perché c'è una censura, se presenti un progetto del genere non trovi una grande accoglienza». Michele Placido non ha mai avuto peli sulla lingua e forse per questo ha pagato qualcosa presso parte della critica e persino della politica. Dopo un breve “esilio” in Francia, dove ha diretto Il cecchino, torna in Italia con La scelta, nelle sale dal 2 aprile con la distribuzione di Lucky Red. Una storia più intima rispetto ai vari Romanzo criminale e Vallanzasca ma che affronta un tema molto delicato e scardina un tabù legato alla maternità. Un testo di Luigi Pirandello adattato ai giorni nostri, attualissimo perché siamo ancora più perbenisti e ipocriti di allora. Placido, che critica un certo provincialismo del cinema italiano, vede più coraggio nella televisione e non a caso ha deciso di girare una fiction sulla mafia dal dopoguerra a oggi. Ma non è tutto: a 68 anni non è ancora stanco di girare i teatri italiani.

«

MA TI DIVERTI DI PIÙ COL CINEMA O COL TEA-

A teatro. Quando hai la fortuna di lavorare e imparare con grandi come Giorgio Strehler, Luca Ronconi e Orazio Costa poi è difficile metterlo da parte. Oggi vedo che molti attori come Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi e Claudio Santamaria cominciano a fare teatro. Questo è un trend che fa bene sia al teatro sia al cinema. TRO?

MA LA CAUSA DI QUESTO VUOTO È LA MAN-

Se parliamo di Cinema con la C maiuscola non stiamo mica molto bene. Oltre a Matteo Garrone, Paolo Sorrentino e l'eterno Nanni Moretti c'è un vuoto. Ogni tanto c'è qualche exploit autoriale ma purtroppo sono veramente rari. Negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta il panorama era molto più florido. Se penso che grandi registi come Pietro Germi e Damiano Damiani erano considerati COME STA OGGI IL CINEMA ITALIANO?

«Fellini e Monicelli facevano film che erano insieme autoriali e popolari. Dovrebbe essere questo lo sforzo da fare, girare film importanti in grado di arrivare a tutti»

HAI APPENA FINITO IL TUO NUOVO FILM LA

SCELTA E SEI SUBITO IN TOURNÉE CON IL RE LEAR A TEATRO. COME FAI A FARE TUTTO? Io ho sempre fatto così. Il cinema e la televisione prendono più spazio sui giornali ma il teatro lo faccio da tantissimi anni. Ho sempre frequentato i palcoscenici dei piccoli teatri oltre a quelli più importanti, mi considero un attore di provincia perché per certi aspetti lì si trova più entusiasmo. La passione per il cinema mi è venuta tardi, ben dopo aver cominciato a recitare nei film.

pubblico. E allora a che serve gridare al capolavoro? Lo trovo un gioco un po' sterile. Dostoevskij scriveva capolavori per tutti, dagli intellettuali al popolo. Fellini e Monicelli facevano film che erano insieme autoriali e popolari. Dovrebbe essere questo lo sforzo da fare, girare film importanti in grado di arrivare a tutti.

autori minori... Incredibile. Averne oggi di autori così. Persino Mario Monicelli veniva messo in coda ai vari Federico Fellini e Michelangelo Antonioni. Ora purtroppo regna la commediola. Non ho niente in contrario alla commedia, per carità, anche io ne ho preso parte. Però si sente la mancanza di percorsi veri, pungenti. C'è poi un cinema autoriale in senso stretto che però non ha

CANZA DI AUTORI O VA CERCATA ALTROVE? Un po' è il meccanismo produttivo e distributivo che non aiuta a realizzare storie di un certo tipo. Per esempio non incoraggia la produzione di genere. Manca un filone giallo, un filone storico e tutto il resto. A me piacerebbe trovare un produttore che mi mettesse a disposizione un piccolo capitale per girare un giallo o un thriller. Non dico un western perché dopo quello che ha fatto Sergio Leone è un genere inavvicinabile. Invece ci si impegna solo a scrivere in modo dignitoso e popolare. Forse è dovuto al fatto che troppo spesso si pensa soltanto al botteghino e così tutti si accodano a fare le cosiddette commedie che però da qualche anno stanno dando risultati scarsi. Una volta si producevano film europei che poggiavano però su basi prettamente italiane. Penso alle opere dei fratelli Taviani, di Marco Bellocchio o di Luchino Visconti. Ora c'è chi va all'estero a girare film in inglese, come Giuseppe Tornatore, lo stesso Sorrentino o altri. È una cosa giusta, però sarebbe bello se si riuscisse a guardare all'Europa girando in italiano. NEL CINEMA ITALIANO C'È TROPPO PROVINCIALISMO? Vediamo deliziose commedie francesi che vanno all'estero e fanno ottimi risultati. Noi invece addirittura le copiamo le commedie francesi... Dov'è la nostra cultura cinematografica? Comunque non è solo colonstage marzo - aprile 67


pa degli autori: in Italia la gente capace c'è, solo che magari un giovane sceneggiatore per tirare avanti si adatta a scrivere quello che gli viene chiesto. Io credo che se riuscissimo a scrollarci di dosso un po' di provincialismo potremmo ottenere grandi risultati. All'estero quando hanno saputo l'idea del mio nuovo film si sono incuriositi e infatti La scelta verrà subito distribuito in Francia, Germania e Inghilterra. CHE TIPO DI FILM È LA SCELTA? DOPO ROMAN-

ZO CRIMINALE, IL GRANDE SOGNO E VALLANZASCA SEGNA IL RITORNO A UNA DIMENSIONE

Sì, ma tratta un tema molto forte. Sul piano stilistico e narrativo si allaccia a Un viaggio chiamato amore con Stefano Accorsi e Laura Morante. Parla di una coppia che vede il proprio amore messo alla prova da un trauma subìto dalla donna. Si tratta dell'adattamento di una grande opera di Pirandello, L'innesto, una commedia drammatica scritta nel 1917. Io ho trasposto la storia al giorno d'oggi perché penso che affronti un tema adesso ancora più attuale di allora. All'epoca la censura bigotta si rifiutava di affrontare argomenti come la sterilità e la maternità frutto non della coppia ma di un fattore esterno. Ancora oggi, quando questo fattore esterno non è un mezzo tecnologico, c'è molto perbenismo e ipocrisia. Dal punto di vista etico la sfida di questo film è grossa.

Angiolini ha dato vita a una protagonista femminile molto complessa e diversa dal solito. ALCUNI TUOI FILM, COME VALLANZASCA, SONO STATI DA QUALCUNO CRITICATI DAL PUNTO DI VISTA MORALE. COME TE LO SPIEGHI? C'è chi pensa che bisogna fare solo film gradevoli che mirano all'incasso e chi crede che si debbano girare solo film su santi o intellettuali. Ma la vita degli uomini è fatta anche di pancia e io credo che una figura come quella di Vallanzasca andasse raccontata. Mi sono arrivate critiche da destra e sinistra ma

DELLA DONNA RISENTE ANCORA DI QUALCHE

Certo, non è vero che sono cambiate le cose. Altro che quote rosa e tutto il resto. Basta vedere che cosa è successo per l'elezione al Quirinale. Perché non si è presa in considerazione una donna? Siamo una nazione ancora molto indietro. In questo film ho voluto invece raccontare una donna a tutto tondo: Ambra

AI TEMPI DI ROMANZO CRIMINALE AVEVI DETTO CHE SERVIVA UN CINEMA IMPEGNATO PER FARE USCIRE GLI SCHELETRI DAGLI ARMADI

PIÙ INTIMA?

LA RAPPRESENTAZIONE CINEMATOGRAFICA

l'aggressione americana in Vietnam, per difendere Salvador Allende e la rivoluzione cubana. Non eravamo antiamericani, eravamo contro la politica americana. Questa passione la vivo dentro, partecipo. Per questo sono un po' amareggiato se vedo che la Sinistra ha perso le sue origini. La politica è cambiata, non c'è più Berlinguer e anche la Sinistra pensa agli affari. In piazza contro le ingiustizie non ci si va più come una volta, non c'è più unione.

«Vediamo deliziose commedie francesi che vanno all'estero e fanno ottimi risultati. Noi invece addirittura le copiamo le commedie francesi. Dov'è la nostra cultura cinematografica?» d'altra parte questo è un Paese incredibile. Ci penalizzarono tantissimo, il Ministero non ci diede neppure un euro ritenendolo un film criminale quando poi si danno soldi alle prime commediole che passano. Fortunatamente venne molto premiata l'interpretazione di Kim Rossi Stuart, anche se al David di Donatello non lo presero neppure in considerazione.

MORALISMO DI TROPPO IN ITALIA?

IN PASSATO HAI AFFERMATO DI ESSERE DI SINISTRA. LO SEI ANCORA? E CHE COSA SIGNIFICA

Più che di sinistra io sono sempre stato vicino agli ideali del '68. Quella è un'avventura che se hai vissuto in prima persona non ti scrolli di dosso. Si andava in piazza per manifestare contro OGGI ESSERE DI SINISTRA?

DEL DOPOGUERRA ITALIANO. QUANTI CE NE SONO ANCORA DI SCHELETRI DA FARE USCIRE?

Tantissimi. Per il semplice fatto che ci mancano i film di Rosi o di Petri. Loro hanno raccontato, e denunciato, un'Italia corrotta. Ci manca quel tipo di cinema. Ma qualcosa sembra muoversi. La serie Gomorra per esempio entra in quel filone. In tv c'è più coraggio che al cinema e infatti probabilmente il mio prossimo lavoro non sarà cinematografico ma televisivo. Insieme a Giancarlo De Cataldo ho presentato alla Rai un progetto di una serie di sei puntate sulla storia della mafia italiana dal dopoguerra a oggi. Si chiama Il bene e il male e sarebbe un bel racconto popolare su una tematica importante. NELLA TUA CARRIERA HAI FATTO TANTE COSE IMPORTANTI. CREDI CHE UNA PARTE DELL'ITALIA, O DELLA CRITICA ITALIANA, NON TI CONSIDERI ABBASTANZA? Penso che il mondo della critica spesso decida di avere una lista di beniamini i cui film vengono sempre e comunque accolti come dei capolavori. Poi ci sono gli altri, che da questa lista rimangono fuori. Pazienza, io preferisco andare avanti per la mia strada e provare a raccontare le storie che credo meritino di essere raccontate. l

LA SCELTA di Michele Placido - Francia/Italia, 2015 IL CAST: Ambra Angiolini, Raoul Bova, Valeria Solari-

2 aprile, distribuito da Lucky Red) è ispirato al testo

no, Michele Placido.

teatrale L’innesto di Luigi Pirandello, un’opera che fece

Dopo la Banda della Magliana, il ’68 e Vallanzasca

ternità. Ambra Angiolini è una moglie che ama inten-

ecco Laura e Giorgia. Michele Placido, reduce dall’e-

samente il marito, interpretato da Raoul Bova, e che

sperienza parigina del thriller Il cecchino, torna in Italia

desidera un figlio che non arriva. Dopo un doloroso

con un film sull’amore con protagonista una coppia

trauma il suo desiderio può diventare realtà: ma quanto

qualunque che deve però affrontare una scelta diffici-

sarà disposta a sacrificare per ottenerlo? Quale scelta

le. Girato a Bisceglie, in Puglia, La scelta (in sala dal

faranno insieme i due per essere felici?

scandalo per il suo modo di trattare il tema della ma-

68 onstage marzo - aprile


GIUGNO

LUGLIO

20 TORINO

STADIO OLIMPICO

23 FIRENZE

STADIO FRANCHI

26 ROMA

T LD OU STADIOSOOLIMPICO

27 ROMA

STADIO OLIMPICO NUOVA DATA

1

BOLOGNA STADIO DALL ’ ARA

4

MILANO

OU T SOLD STADIO SAN SIRO

5

MILANO

DATA STADIO SAN SIRO NUOVA

8

VERONA STADIO BENTEGODI

TIZIANO

FERRO LO STADIO TO UR 2 0 1 5

TZN - The Best of Tiziano Ferro La sua prima imperdibile raccolta con tutti i successi, gli inediti, i duetti e le rarità.


JIM MARSHALL

1

1_ Peter Frampton / 2_ Mick Jagger Backstage 1972 Tour / 3_ Carlos Santana at Woodstock / 4_ Mick Jagger & Kith Richards - Exile on Main Street Studio Recordings 1972

L'ARTISTA INVISIBILE Dal 2 marzo all’11 aprile, la Leica Galerie di Milano ospita gli scatti di Jim Marshall, uno dei più grandi e riconosciuti fotografi di sempre in ambito musicale. Testo di FRANCESCA VUOTTO - Foto di JIM MARSHALL

70 onstage marzo - aprile

J

imi Hendrix che dà fuoco alla sua Stratocaster, Johnny Cash che suona nelle carceri di Folsom e San Quentin, Miles Davis al primo festival sull’isola di Wight, i Beatles al loro ultimo concerto e poi gran parte delle foto che vi vengono in mente se diciamo Woodstock e, last but not least, i Rolling Stones in una svariata quantità di situazioni e momenti della loro carriera. Se tutto ciò è iconograficamente passato alla storia lo dobbiamo al talento di Jim Marshall, fotografo del gotha della musica, attivo dagli anni Sessanta al 2010, anno della sua scomparsa.


2

3

Cresciuto nel Fillmore district di Chicago, a qualche isolato dal leggendario tempio della musica Fillmore West, fin da giovanissimo non ha potuto non farsi ammaliare dal fermento musicale che si respirava da quelle parti. Ha iniziato fotografando per qualche casa discografica e in breve la sua bravura lo ha catapultato al fianco dei big. Tutti lo hanno voluto accanto, in momenti salienti o in frangenti più intimi e rilassati, nei camerini, sopra e dietro ai palchi, negli aeroporti, in giro per le città, in studio. La sua qualità più apprezzata è

4

sempre stata la capacità di rendersi quasi invisibile, sia finché scattava sia nelle fotografie: non c’è traccia del suo ego, lo spazio è rigorosamente riempito dal protagonista dell’immagine. «Quando fotografo le persone non mi piace dare alcuna indicazione. Non ci sono parrucchieri né make-up artist in giro. Sono come un giornalista, solo che uso una macchina fotografica. Reagisco ai miei soggetti nel loro ambiente, e se va bene mi immergo a tal punto nella situazione da diventare un tutt’uno con la mia fotocamera». Si dice che avesse

sempre con sé almeno una delle sue Leica e proprio il brand tedesco gli rende omaggio a Milano con la mostra a ingresso gratuito Like a Rolling Stone - L’epoca d’oro del Rock nelle fotografie di Jim Marshall: alla Leica Galerie, dal 2 marzo all’11 aprile, si possono ammirare gli scatti del grande artista. Come s'intuisce dal titolo dell’esposizione, un posto d’onore lo occupano le foto che ritraggono Mick Jagger e compagni, che Marshall ha seguito in numerosi occasioni e tour, anche in nome dell’amicizia che lo legava alla band.

onstage marzo - aprile 71


AI WEIWEI

TERRE DI MEZZO

Una mostra con opere inedite celebra anche in Italia il genio del maestro cinese Ai Weiwei, artista noto più per la sua storia che per il suo lavoro. A Mantova l’occasione di scoprirlo. Testo di ALVISE LOSI

72 onstage marzo - aprile

A

bbiamo imparato a conoscerlo nel 2011, quando il suo nome finì in prima pagina sui giornali di tutto il mondo dopo l’arresto in Cina per il suo ruolo di opposizione al Partito Comunista. Originario della Terra di Mezzo (questo è il significato di Zhōngguó, termine mandarino con il quale i cinesi definiscono la propria patria), è diventato famoso a decine di migliaia di chilometri da casa sua per quello che rappresenta, prima ancora che per quanto è stato capace di fare. Pochissimi in Italia hanno avuto modo di vedere le sue opere, ma l’occasione


si presenta con una nuova mostra, inaugurata a Mantova il 7 marzo. Stiamo parlando di Ai Weiwei, uno tra i più importanti artisti cinesi, oltre che intellettuale, designer, architetto e molto altro. Palazzo Te, storica residenza dei Gonzaga nella città lombarda, è la sede scelta da Ai per esporre 46 opere inedite. Le creazioni concettuali del maestro di Pechino, pensate appositamente per questi spazi, accompagnano il visitatore in un percorso di scoperta e riflessione attraverso le bellissime stanze dell’edificio. L’artista ha voluto

confrontarsi per la prima volta con il Rinascimento italiano: la sua tensione creativa è da sempre in bilico tra rispetto della tradizione e spinta verso la modernità e non a caso in patria, giocando sull’assonanza con il suo nome, gli è stato dato il soprannome di Ai Weilai, che in mandarino significa «Amare il futuro». La mostra, intitolata Il giardino incantato, sarà aperta fino al 6 giugno e darà la possibilità di entrare nel mondo di provocazione, impegno e denuncia di Ai Weiwei. L’obiettivo delle sue opere concettuali è

spiazzare e far riflettere senza però condizionare. L’incanto del titolo si mostrerà infatti solo come una grande illusione che, svelata, condurrà al disincanto del visitatore, stimolato a confrontarsi con i concetti di etica ed estetica nella società contemporanea. Ideata da Origini e organizzata in collaborazione con il Comune di Mantova, la mostra è curata da Sandro Orlandi Stagl e Mian Bu. Accanto alle creazioni di Ai saranno esposte anche le opere di due suoi colleghi artisti che da anni lavorano con lui, Meng Huang e Li Zhanyang.

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Bali, poco a poco Testo e foto di TOMMASO RIVA


BALI

A Batu Bolong tutti guardano.

Non vedi l’ora di entrare in acqua e cavalcare quelle meravigliose onde con la stessa eleganza dei surfisti che eri incantato a osservare. Sembra tutto così semplice. Ti lanci di corsa imitando quel gesto esperto che tante volte hai sognato di compiere, ma il tuo tempismo è completamente sbagliato. Rimani incastrato tra il potente risucchio della risacca e una nuova onda che come una valanga ti sbatte a terra senza badare alla tua graziosa faccina da città della moda. Ti rialzi spaventato, insabbiato, con il costume alle ascelle. Riprendi fiato, ti ricomponi e ci riprovi. Questa volta con grande esitazione. Poi ti giri un istante. Tutti guardano.

Mi ci sono voluti due mesi per cominciare. Il primo tentativo è finito male: costola incrinata, difficoltà a respirare; fermo un mese. La seconda volta non è andata meglio; altra costola incrinata. Ho pensato, sono fragile come Petrucciani. No! Non è possibile! Per un momento almeno voglio essere come loro! Come quelli di Batu Bolong! Cast Away / hipster / barba lunga / maglietta strappata / moto custom / longboard nove piedi / single fin / nose riding / tutti quei termini lì che fanno molto surfer. Almeno per una volta.

Non potevo pensare di lasciare Bali senza aver prima imparato a surfare, non me lo sarei mai perdonato. Solo a quel punto avrei potuto continuare serenamente il mio viaggio. Che ingenuo.

Ho aspettato un altro mese e sono entrato di nuovo in acqua, piano piano questa volta; con cautela, ma con preparazione e costanza. Ogni giorno, per trenta giorni. La prima settimana imparando a muovermi in acqua in coda agli altri surfisti sicuri dei loro movimenti, veloci e certi nell’invisibile danza tipica dell’attesa. Poi, improvvisamente, il mio corpo ha cominciato a rispondere; e ogni giorno con un piccolo e ora percettibile miglioramento. Mi sentivo più forte, reattivo, agile, soddisfatto. Un orango*, una gazzella, un delfino.

Per la prima volta non ero più in balia delle onde. Ero centrato. In equilibrio. Ero bambino. Ero animale. Ero pura energia. Stavo diventando acqua. Ero drogato. O follemente sano di mente.

* Orangotango deriva dall’indonesiano, orang=uomo + utan=foresta

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BALI

“Bali, paradiso del surf, mi hai incastrato. Non eri nei miei piani. Solo un punto di passaggio. Dovevo viaggiare il mondo io. E invece sono passati cinque mesi e sono ancora qui. Mi hai incastrato. Mi ha incastrato la tua eleganza nel muoverti mentre mi massaggi. Hai calmato il mio spirito con i tuoi sorrisi. Mi hai ridato la vista con i tuoi tramonti magenta e le tue albe di fuoco. Mi hai incastrato tra le risaie dove non posso che perdermi per ore, fradicio di pioggia mentre mi ipnotizzi con il tuo gamelan. Le cerimonie, i demoni e le offerte. I vulcani e le cascate. La luna piena e le maree. Cosa farei senza il cocco, la pannocchia, il mango e i frangipani? Bali, centro energetico della terra, cosa mi hai fatto? Bali, centro energetico della terra, cosa ti ha fatto l’uomo? Sei diventata corrotta e trafficata. Mi parlano di quanto eri bella vent’anni fa. Pura e sensuale. Ora le spiagge sono ricoperte di spazzatura. Le risaie stanno sparendo a vista d’occhio, mangiate dal cemento. Vedo gli ultimi istanti della tua bellezza svanire davanti ai miei occhi e cerco di catturarla. Mi dispiace non averti incontrato prima, ma non posso fare altro che incontrarti adesso. Comunque vada sappi che è stato bello conoscerti durante il mio viaggio. Non smettere mai di sorridere”. “Quando pensa di tornare?” Il giovane sorrise e disse, “se lo sapessi non partirei” **

** (cit, da L’apicoltore di Maxence Fermine).

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Foto archivio Gamma-Keystone


STYLE

LO STILE DELLA STRADA Parlano tutti di streetwear, oggi. Ma non tutti conoscono l’origine di questa parola, il luogo, i tempi e le modalità che hanno generato un concetto di stile così forte da influenzare le strategie dei brand internazionali. È facile immaginare che ci sia di mezzo la musica. Meno immediata è invece l’associazione alla cultura che l’ha realmente definito, quella skinhead. Testo di MICHELE BISCEGLIA - Foto GETTY IMAGES

Nel 1969 avevano tutti la testa sulla luna. Anche i protagonisti di Skinhead Moonstomp, brano dei Symarip. Era la stessa band che aveva inciso una rivisitazione di These Boots Are Made for Walking, dove gli stivali non erano certo quelli sexy di Nancy Sinatra e neanche gli scarponi degli astronauti che lasciavano le proprie impronte sul satellite della Terra, ma un bel paio di anfibi anti-infortunio. Calzature da operaio insomma, preferibilmente Dr. Martens. Perché alle origini del movimento e dello stile skinhead, ben prima delle derive paramilitari e razziste, c'erano - e ci sono - meticciato culturale e identità working class. Ragazzi bianchi, ragazzi neri, uniti dalle stesse difficoltà e dalle stesse passioni nell'Inghilterra a cavallo tra anni Sessanta e anni Settanta. È questo il tanto decantato spirito delle origini, quello spirit of '69 caro ai cosiddetti “skinhead original”.

Levi's Sta-Prest), ai piedi Dr. Martens. Questa la divisa degli skinhead di giorno, dato che di notte cambiano ambiti, si lasciano alle spalle le 8 ore di lavoro, sfoggiando una fiera eleganza: completi a tre bottoni, scarpe brogues oppure mocassini lucidi accecanti.

Capelli corti, anzi cortissimi, ma mai a zero. Camicie a quadretti o tartan (preferibilmente Brutus o Ben Sherman), polo (magari Fred Perry), bretelle, giacca e jeans in denim (e i pantaloni sono quasi sicuramente

Tanto per intenderci, in principio, a nessuno skinhead sarebbe mai passato per l'anticamera del cervello un concetto come la purezza della razza: c'erano i ragazzi del proletariato britannico - e che fossero

La sottocultura skinhead, infatti, discende direttamente da quella mod (prettamente inglese) e da quella dei rude boy (i ragazzacci jamaicani degli anni Sessanta) e, in qualche modo, ha fatto da trait d'union tra i due movimenti e annessi stili appena citati e il punk di fine anni Settanta, periodo nel quale non solo è nato l'“Oi!”, ossia – passateci la semplificazione – il punk rock degli skinhead, ma sono sorti anche i primi grossissimi problemi e le ormai eterne contraddizioni della scena skinhead, ben rappresentate dal film di Shane Meadows This Is England.

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STYLE

inglesi da sempre o figli di immigrati caraibici non aveva alcuna importanza - che ai deliri hippie e alle operette di rock progressivo dell'epoca preferivano i pezzi in levare della Trojan Records, forza propulsiva di reggae, rocksteady e ska nel Regno Unito del secolo scorso.

Al di là di codici estetici e generi musicali, è importante ricordare che la primavera skinhead ha partorito anche vera e propria letteratura, ancora, di strada. Lo scrittore Richard Allen – pseudonimo di James Moffat - ha pubblicato negli anni Settanta una serie di racconti di vita londinese che vedeva come protagonisti proprio loro, gli skinhead (Rabbia Skinhead, il

Foto archivio Popperfoto

Se permettete un’ulteriore semplificazione, lo stile skinhead altro non era che una moda di strada: ne è una prova il fatto che gli stessi Iron Maiden, raccontando la loro gioventù, ricordino di avere adottato un look simil skinhead e aver ballato musica jamaica-

na negli anni della loro adolescenza. E molti gruppi glam rock inglesi avevano in realtà uno stile da bootboy amante del binomio stadio/pub e non un costume tutto piume e brillantini alla Ziggy Stardust.

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POTEVANO ESSERE EROI

Teddy boy, rocker, rude boy, mod, punk, new romantic, skinhead. Sottoculture giovanili che dalla seconda metà del XX secolo a oggi si sono incontrate e magari anche scontrate, dando agli adolescenti, e non solo, un

MUEHLBAUER Il trilby è un dettaglio immancabile per un look made in UK: questo è in paglia. 168 Euro

mondo cui appartenere, e al fashion system un universo da saccheggiare. Il libro Skinhead: An Archive (edito da Ditto Press, disegnato da Jamie Reid - noto ai più come grafico dei Sex Pistols - curato da Toby Mott e arricchito dalle parole di Gary Bushell) è un bellissimo viaggio nella cultura di strada, tra Dr. Martens e teste più o meno rasate, dalla fine degli anni Sessanta a oggi. E alla Photographers' Gallery di Londra, fino al 12 aprile, c'è We Could Be Heroes, una mostra fotografica dedicata alle origini del concetto stesso della parola “teenager”. Tra i lavori esposti (Weegee, Bruce Davidson, Anders Petersen, etc.), fenomenali i ciuffi impomatati ritratti da Chris Steele Perkins per la serie Teds.

BARACUTA Lo speciale giubbotto G9 celebra la Britishness riproponendo lo storico tartan in blu e verde. 399 Euro

primo romanzo di Allen, è uscito in Italia per Shake Edizioni). Garry Johnson, invece, è considerato il poeta di quel periodo: «This could be the story of anyone, just like your daughter, just like your son, up against the wall, up against the law, whose only crime is being poor», sono i primi versi della sua Land of Hope and Glory (non a caso titolo di uno degli inni patriottici più amati in terra d’Albione), che vede al contrario il Regno Unito come terra di speranze inevitabilmente deluse. Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta, da una parte c'è l'avvento dell'Oi! - celebrato da due compilation curate dal giornalista Gary Bushell - Oi! The Album e Strength Thru Oi!, con gruppi come Cock Sparrer, 4 Skins, Last Resort, Cockney Rejects ed Exploited – e dall'altra la prima ondata di revival dello ska, guidata dall'etichetta 2 Tone Records di Jerry Dammers degli Specials insieme a band come Madness, Selecter e Beat. Se queste ultime band sono composte da membri di diverse etnie che - vestiti con camicia bianca,

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STYLE

RAC, RASH, SHARP sono le sigle che racchiudono alcuni dei filoni politici della sottocultura skinhead cresciuti nel corso del tempo. Rock against communism il primo, ossia i nazi con le derive di rock identitario. Red and anarchist skinhead, dunque skinhead comunisti e anarchici. Skinhead against racial prejudice gli ultimi, contro tutti i pregiudizi. Fatto questo elenco, val la pena ricordare che il movimento delle origini era sostanzialmente apolitico e in questa posizione si inquadreranno sempre quelli che si dichiarano “skinhead original”. Tenuto conto delle fazioni appena elencate, è il caso allora di citare due gruppi chiave, uno per parte. Gli Skrewdriver erano un ottima band punk rock che, purtroppo, all'inizio degli anni Ottanta ha svoltato a destra, abbracciando il white power. Sul leader della band, l'ormai deceduto Ian Stuart, girano parecchie leggende, ma la più divertente è quella di una sua presunta

DR. MARTENS Modello a otto buchi 1460 in pelle Core Pascal con motivi in rosso, verde e navy. 179 Euro

84 onstage marzo - aprile

© John Downing - Hulton Archive

cravatta nera e cappello pork pie – riprendono classici del decennio precedente come la stessa Skinhead Moonstomp e rispolverano la musica jamaicana mischiandola con pop e punk rock, il giro Oi! (che, tra l'altro, significa “hey” in dialetto cockney) deve vedersela con l'avanzata del British Movement e dell'estrema destra. Ed è a questo punto che spuntano quelli che sono comunemente noti come naziskin, teste pelate nonché vuote, appoggiate su bomber neri e pantaloni mimetici.

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storia d'amore con l'attore River Phoenix. Gli Sham 69, invece, sono una band icona skinhead e hanno scritto l'inno, sbraitato dal loro cantante Jimmy Pursey, If the Kids Are United... they will never be divided. Un invito ai ragazzi a restare uniti, indipendentemente da tutto e da tutti. Finora abbiamo parlato dell'Inghilterra, ma in Italia? Da noi la sottocultura skinhead è arrivata all'inizio degli anni Ottanta ed è cresciuta all'ombra del punk: ci sono stati gruppi che si sono subito spostati verso l'estrema destra e band che sono andate dritte per la loro strada, senza cedere a imbarazzanti sbandate. La perenne confusione che porta all'equazione skinhead uguale nazi ha portato a numerosi fraintendimenti: è emblematico il caso della canzone Frana la curva, inno di un gruppo di sinistra, gli Erode, fi-

nito nel documentario di Claudio Lazzaro NaziRock perché urlato a squarciagola da una band di estrema destra. E, lasciando perdere la politica, tra le novità musicali più interessanti degli ultimi anni ci sono i Giuda, un gruppo che dal punto di vista stilistico sposa in pieno l'estetica e il suono dell'Inghilterra proletaria degli anni Settanta: sono ormai un culto tra punk e skinhead e, en passant, il loro frontman Tenda è di colore, romanissimo e romanista. I veterani sono Klasse Kriminale e Nabat il cui chitarrista, Riccardo Pedrini, prima di diventare un membro del collettivo di scrittori Wu Ming (lui è Wu Ming 5), ha pubblicato verso la metà degli anni Novanta (per Castelvecchi Editore, poi ristampato da NdA Press) un ottimo libro sull'argomento. Basta il titolo a raccontare questa epopea: Skinhead. Lo stile della strada.

SCONOSCIUTI SPECIALI Gelati, automobili e compagnie telefoniche. La loro musica è

scoprire la storia del gruppo di punta della 2 Tone Records,

finita in spot pubblicitari di ogni sorta e quei piacevoli tormento-

l'etichetta fondata dal leader degli stessi Specials, Jerry Dam-

ni sono ormai sedimentati nelle orecchie di chiunque. Eppure il

mers, che alla fine degli anni Settanta ha spinto il revival dello

grande pubblico della tv italiana non ha la più pallida idea di chi

ska. Oltre ai pezzi già citati, vale la pena sottolineare la forza

siano gli Specials, la band inglese che canta It's You, A Messa-

di Ghost Town, colonna sonora ipnotica del desolato Regno

ge to You, Rudy e Monkey Man. Le ristampe speciali - inevita-

Unito governato da Margaret Thatcher, e Free Nelson Mandela,

bile il gioco di parole - dei loro primi tre album (Specials, More

canzone dedicata al leader anti-apartheid ai tempi detenuto dal

Specials e In the Studio) sono dunque un'ottima occasione per

governo sudafricano.

FRED PERRY Le sneakers Kingston ereditano dalle celebri polo del brand dettagli di solito riservati a collo e polsini. 85 Euro

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onstage marzo - aprile 85



WHAT’S NEW

UN’ASTRONAVE SENZA PILOTA JOVANOTTI CON LORENZO 2015 CC. DIMOSTRA ANCORA UNA VOLTA DI ESSERE L’ ARTISTA ITALIANO PIÙ INNOVATIVO. È LA SUA SCOMMESSA PIÙ GRANDE, MA RISCHIA DI NON ESSERE APPREZZATA QUANTO MERITA. Testo di ALVISE LOSI

JOVANOTTI Lorenzo 2015 CC. (Universal)

C'

è una differenza fondamentale tra un artista vero e un grande artista. Jovanotti è entrambe le cose, ma soprattutto la prima. Perché ha un dono raro quanto prezioso: è capace di stimolare alla riflessione. L’uscita di un suo album è un fatto rilevante per questo, prima ancora che per le sue nuove canzoni. Lorenzo è sempre due o tre passi più avanti dei suoi colleghi. Ragiona sul domani, anticipa i tempi. Capire i suoi album è quasi più interessante che ascoltarli. Jova ha precisato che Lorenzo 2015 CC. non è un disco rotondo, forma con la quale sin dai tempi del vinile siamo abituati a “vedere” la musica. Lo ha paragonato invece alla campana del gioco che fanno i bambini quando con i gessetti disegnano un insieme di caselle per terra. Quindi non un flusso di canzoni da ascoltare consecutivamente, ma un percorso da scegliere saltando sulla casella dove si è lanciato il sassetto. Insomma, ha capito a fondo quanto lo streaming abbia cambiato il modo di fruire la musica. Ecco lo stimolo da artista vero. Lorenzo 2015 CC. è probabilmente il primo album italiano pensato davvero per un mondo (non solo

musicale) governato da Internet. Eppure ci sono sempre dei “però”, delle note dolenti, in questo caso principalmente due. Il primo è la qualità dell’ascolto. Lorenzo sa bene che le informazioni sonore trasmesse online (ma anche via radio) non reggono il confronto con un cd, per non parlare del vinile. E se è vero che l’ascoltatore medio è sempre più distratto, è innegabile che per convincerlo servano brani in grado di attirare la poca attenzione rimasta. La prima contromisura è stata limare la produzione, evitando di creare troppi strati sonori, mossa peraltro apprezzabile anche per un “normale” album. La seconda, puntare su singoli ritmati, che uscissero più facilmente dagli auricolari. L’altro “però” è aver pubblicato in un colpo solo 30 canzoni. In Lorenzo 2015 CC. c’è di tutto, dall’edm al rock, dal rap al blues africano, spesso nella stessa canzone (si pensi a Musica con Manu Dibango): la conseguenza è una compilation di singoli più che un album. Jovanotti ha rispolverato le sue doti da deejay e creato la sua personale playlist. È un pregio, ma anche un limite che si collega all’aspetto della qualità dell’ascolto. È vero

che si accontentano i gusti di tutti, ma così l’immagine di «un’astronave senza pilota» che c’è in Sabato rischia di vedersi concretizzata per lo stesso album: potenzialità enormi e canzoni bellissime che potrebbero perdersi lasciando a chi ascolta la libertà di guida. È la scommessa più grande per un artista. E un atto di estremo coraggio. La verità è che quanto più Lorenzo 2015 CC. si allontana dall’idea classica di album, tanto più ci si avvicina. L’italiano è una lingua difficile e per quanto ci piaccia difenderla è innegabile che sia molto meno musicale di inglese o francese. Lorenzo è capace come pochissimi altri di ricamarle intorno un vestito musicale convincente. Proprio per questo la conseguenza più grave di pensare a Lorenzo 2015 CC. come a un prodotto per lo streaming è sminuirne il valore. E impoverirne il significato. Provate ad ascoltare i primi due singoli L’alba e Sabato come ogni altro disco su uno stereo. Via radio o Internet sono due pezzi che funzionano, via casse sono due belle canzoni che mostrano testi importanti e scelte musicali interessanti. E non è una differenza da poco. onstage marzo - aprile 87


MUSICA

DANNATO ROCK Testo di LUCA GARRÒ - Foto di DARA MUNNIS

NEGRITA 9 (Universal)

A

differenza di altre band salite alla ribalta nel corso degli anni Novanta, i Negrita sono tra i pochi gruppi non impegnati ad autocelebrarsi o a ricordare a tutti di essere stati famosi per un brano o un album in particolare, magari da ripubblicare con la presenza di super ospiti. Potrebbero benissimo farlo, come dimostra il best of di qualche anno fa, ma non avrebbe molto senso, perché all’apice creativo e della fama sono arrivati solo nel corso dell’ultimo lustro. Amati alla follia sin dagli esordi da un numerosissimo zoccolo duro, gli aretini hanno raccolto fino in fondo quanto di buono avevano seminato solo dopo l’uscita di Dannato vivere, con tutti i pro e i contro che riempire i palazzetti di tutta Italia può portare in termini di rapporto col proprio pubblico. Insomma, questo è forse il primo album che vede Pau e compagni attesi da una pressione che compete ai big della canzone italiana, come è giusto che sia. Anche

perché se la grandezza di una band si misura sul palco, i Negrita questo posto lo avrebbero dovuto possedere già da diverso tempo. Che sentano o meno questa pressione, il bagno di folla degli ultimi anni non ha modificato di una virgola l’attitudine che da sempre ne caratterizza le produzioni discografiche. Se siete dunque tra quelli che li hanno sempre amati per il loro eclettismo musicale e per i testi spesso così personali da diventare paradossalmente universali, non potrete che amare questo nuovo attesissimo lavoro. 9 ha tutte le caratteristiche che un album dei Negrita dovrebbe avere e basta l’ascolto delle prime tre tracce per capire che è dannatamente rock. L’iniziale Mondo politico è un calcio nello stomaco che si candida ufficialmente ad aprire gli show del nuovo tour. La successiva Il gioco, primo singolo estratto dal disco, si fa notare per un sound più radiofonico (il che non significa avere un testo da canzonetta),

mentre Poser è un altro brano che dal vivo funzionerà alla grande: musicalmente a metà tra Black Sabbath e Black Keys e con un testo tra l’ironico e l’acido che mette alla berlina una categoria nota a tutti - la stessa che Kurt Cobain aveva sbeffeggiato con In Bloom. Nonostante il mood generalmente rock, la vera forza del disco sta nella varietà di stili presenti: con una ballad totalmente atipica come Se sei l’amore, che ha un testo in bilico tra rassegnazione e disillusione; oppure con le lunghissime code che ricordano gli Who. O, ancora, con sonorità space rock (sì, avete letto bene) e quella spiritualità di fondo che traspare in più di una traccia (Ritmo umano su tutte) e ci ricorda come 9 sia un lungo viaggio all’interno della coscienza dei suoi autori. Piccola nota finale per la conclusiva Non è colpa tua, dedica spassionata e divertita a Shel Shapiro, altro grande outsider della musica italiana.

Micro-reviews JACK SAVORETTI Written in Scars (BMG)

Il cantautore italo-britannico dalla voce roca e inconfondibile torna con un nuovo album composto da ballate intime e pezzi di impatto immediato. Il salto di qualità definitivo. #classico

88 onstage marzo - aprile

IBEYI Ibeyi (XL Recordings)

Due giovani gemelle franco-cubane, il ritmo nel sangue, la cultura #Yoruba e una musica nuova per l’Europa ma che viene da lontano. Buena Vista Social Club trasportato nel pop del Duemila.

BALTHAZAR Thin Walls (Play It Again Sam)

Elettronica, pop e rock. Francese e inglese. Due cantautori come frontmen. Questo giovane gruppo belga si è già fatto apprezzare all’estero con il precedente album Rats. #scommessa

NEK Prima di parlare (Warner)

Secondo posto al Festival di Sanremo (ma vale come il primo) e un singolo che ha convinto tutti. Nek ha rinfrescato le sonorità, sporcandole di Coldplay e ha fatto centro. #sicurezza


NOEL GALLAGHER'S HIGH FLYING BIRDS di MARCO RIGAMONTI

Chasing Yesterday (Sour Mash/Universal)

JAMES BAY di LAURA RITAGLIATI

Chaos And The Calm (Universal)

L'

età agevola la maturazione. Non si tratta di una legge universale: certi personaggi - avvolti nella bambagia protettiva del successo - non ne sentono il bisogno, perché sanno che qualsiasi cosa combineranno verrà accolta con clamore fintanto che riusciranno a ipnotizzare i fan con la magia delle loro note. Oltretutto maturare significa cambiare, e il cambio comporta sempre dei rischi: spesso devi ammettere i tuoi errori, o avere l'umiltà di accettare che in passato non eri sufficientemente aperto mentalmente. E se sei un musicista, ti tocca prestare attenzione anche al delicato concetto di coerenza. Probabilmente nemmeno Noel avrebbe mai pensato di scrivere un pezzo jazzy, oppure di includere uno strumento come il sassofono in una sua composizione. Ma il suo istinto e la libertà di non dovere più chiedere opinioni a nessuno (filosofia sottolineata dal suo nome in bella vista davanti a quello della sua band) lo hanno condotto a tale scelta. Senza paura, ma con qualche compromesso:

a fare da contraltare ai livelli di profondità mai raggiunti prima toccati con l'immensa Riverman ci pensano ballad più confortevoli come la toccante The Girl With The X-Ray Eyes. A bilanciare un esperimento riuscito come The Right Stuff ci sono i primi singoli, vere e proprie estensioni dell'Oasis-pensiero in tempi nei quali gli Oasis non esistono più. E non è un caso che non esista più nemmeno il Noel che ironizzava sulla voglia di sperimentare di Damon Albarn ai tempi dei primi vagiti dei Gorillaz. Oggi i due sono amici, ma chissà cosa sarebbe successo se In The Heat Of The Moment (con quel «na na na» che ammicca a Charmless Man dei statisticamente eterni secondi Blur) fosse uscito 20 anni fa. Il passato che ritorna, cerchi che si chiudono. La gigantesca telenovela del Britpop che sopravvive, relegando Liam al ruolo di semplice spettatore. Forse per continuare a recitare il ruolo di protagonista nel grande show bisogna fare come Noel: trovare il coraggio di diventare grandi.

P

da quando a undici anni ne trovò una nascosta nell’armadio del padre) si percepisce fin dal primo ascolto del disco: quando non è protagonista, è comunque fidata compagna che fa da sfondo a canzoni come la delicata Move Together. Con la sua musica e i suoi testi James Bay è in grado di dipingere situazioni tipiche della vita di tutti i giorni, come nel caso di Scars. Tra gli artisti che hanno influenzato il giovane cantautore britannico, oltre al già citato Bruce Springsteen e ai Rolling Stones (dei quali ha aperto il concerto evento nell’estate 2013 ad Hyde Park) ci sono anche i Kings Of Leon e la prova l’abbiamo ascoltando Get Out While You Can. Rock and roll vecchia maniera condito con ballad dal sapore pop, questo è Chaos And The Calm. Il talento c’è e si fa sentire, anche (e forse soprattutto) live: è raro che un artista tanto giovane non tradisca l’emozione dal vivo e anzi sia capace di incanalarla per dare ulteriore respiro alle sue canzoni.

er la critica è una delle promesse musicali di questo 2015, per altri solo l’ennesimo belloccio che tenta di farsi strada nel music business. Ascoltando Chaos And The Calm, album di debutto di James Bay, sposiamo la prima ipotesi. Classe 1990, inglese, capelli lunghi che incorniciano il viso da bravo ragazzo, James ha scalato le classifiche di mezzo mondo con Hold Back The River, singolo che gli è valso la vittoria del prestigioso Critics’ Choice ai Brit Awards (premio in precedenza assegnato ad artisti come Adele e Sam Smith). Il titolo del disco racchiude in sé l’essenza dell’intero album, fatto da dodici canzoni dalle duplici anime. I ritmi incalzanti e frenetici di Craving, Fake Smile e Collide si alternano a ballad come Let It Go, brano che parla del coraggio di lasciare andare per la propria strada la persona amata. Le influenze springsteeniane si fanno sentire in When We Where On Fire. L’amore viscerale per la sua chitarra (che lo accompagna

onstage marzo - aprile 89


CINEMA

NON È PIÙ LA STESSA GUERRA Dal cyber attacco contro la Sony al sabotaggio di un'acciaieria tedesca, le armi informatiche diventano sempre più pericolose. Michael Mann ne racconta i rischi nel suo nuovo film. Testo di LORENZO LAMPERTI

BLACKHAT di Michael Mann, USA, 2015

90 onstage marzo - aprile

-

CAST: Chris Hemsworth, Viola Davis, John Ortiz, William Mapother, Manny Montana


G

ermania, dicembre 2014. Un'ac- tra il 2013 e il 2014 hanno attaccato testate ciaieria subisce un attacco infor- e aziende americane. Nel mondo degli hamatico. Un altoforno viene dan- cker i confini tra legale e illegale sono spesso neggiato e la catena produttiva si ferma. È confusi e labili, tema che è spesso centrale una delle prime volte che un cyber attacco nei lavori del regista di Heat e Insider. La causa dei danni fisici. Non è la trama di un figura emblematica di questa commistione film ma è la realtà. «La prossima Pearl Har- è l'hacker pregiudicato Nicholas Hathaway bor che dovremo affrontare potrebbe benis- (interpretato da Chris Hemsworth), che simo essere un cyber attacco». Lo ha detto viene fatto uscire di prigione con l'obietqualche anno fa l'ex direttore della Cia, tivo di catturare il gruppo di blackhat che Leon Panetta. Sembra davvero che si stia sta terrorizzando mezzo mondo. Nicholas, andando verso quella direzione. In princi- insieme a un improbabile team composto pio fu Stuxnet, il virus informatico creato da americani e cinesi, si mette sulle tracce dal governo americano e da quello israelia- della rete informatica che si muove da Los no per colpire la centrale nucleare iraniana Angeles alla Cina passando per Malesia e di Natanz. Nel presente è cronaca il cyber Indonesia. attacco di sospetta matrice nordcoreana Il film è stato girato in quattro diversi Paecontro Sony Pictures e il film di Seth Ro- si, per un totale di 74 location. Tra queste gen, The Interview, che prende in giro il le- anche Hong Kong, proprio dove la "talpa" ader supremo di Pyongyang, Kim Jong-un. Edward Snowden rivelò al The Guardian le Una vicenda che la Casa Bianca ha definito prime notizie che hanno poi portato allo una «questione di sicurezza nazionale». Nel scandalo del Datagate. D'altra parte, in un mondo regolato dalle futuro i rischi sono informazioni virtuaancora maggiori. E Michael Mann ha deli, la privacy sembra «È una situazione molto ormai un diritto anciso di metterli tutti pericolosa, anche se non sul tavolo in Blackhat, tiquato e difficile da lo sappiamo. Gli attacchi il film che segna il proteggere. Il film di suo ritorno dietro alla Mann dimostra che informatici dimostrano macchina da presa a viviamo in un esoquanto siamo vulnerabili» sei anni di distanza da scheletro invisibile Nemico pubblico. di dati e di interconStati Uniti-Corea del Nord, Gaza-Isra- nessioni e che tutto ciò che facciamo, tutto ele, ora anche Anonymous-Isis. Le guerre ciò che tocchiamo, è parte di quella rete. «È virtuali si moltiplicano. Bloccare un sito come se vivessimo in una casa con tutte le o un profilo social oggi può avere effetti porte e le finestre aperte», ha spiegato il reparagonabili a quelli che aveva un tempo gista. «Ed è una situazione molto pericolosa, occupare una base militare. Nello scontro ma noi non lo sappiamo. Gli attacchi inforvirtuale spesso azioni e conseguenze restano matici dimostrano quanto siamo vulneramascherate. Ma come dimostrano Stuxnet, bili. Chiunque, stando seduto sul proprio definito "il primo drone invisibile della sto- divano, con delle competenze informatiche ria", e il recente caso dell'acciaieria tedesca, sufficienti e abbastanza abile col computer, gli effetti possono diventare molto concreti. può potenzialmente causare una catastroImmaginiamo allora che una rete di crimi- fe». Le pistole e i fucili protagonisti dei film nali informatici di alto livello sia in grado di causare incidenti alle linee ferroviarie o alle di Mann lasciano spazio alle armi virtuali. centrali nucleari in qualsiasi posto del mon- Ma non è detto che queste siano meno pedo. Un'eventualità catastrofica che diventa ricolose, anzi. Come ha spiegato Commanrealtà nel film di Michael Mann. Non è un der X, hacker latitante di Anonymous, è qui caso che il regista abbia scelto di esplorare il che si giocano i destini del mondo: «Tutto mondo dei blackhat, gli hacker illegali che è controllato e gestito da piccoli e invisibili agiscono in modalità silenziosa per scopi bit 1 e 0 che circolano nell'aria e nei cavi terroristici o di spionaggio governativo. Tra che ci circondano. Quindi, se i bit controlloro si possono citare il team siriano pro As- lano il nostro mondo, chiedetevi: “Chi consad Electronic Army e gli APT1 cinesi che trolla 1 e 0?”».

MICRO-REVIEWS

FOXCATCHER

di B. Miller (Usa, 2014) La storia vera del campione olimpico di lotta Mark Schultz che entra nel team del miliardario John Du Pont per uscire dall'ombra del fratello maggiore. #Sport, #sangue e #droga in un dramma senza vincitori.

THE SEARCH

di M. Hazanavicius (Francia, 2014) L'accoppiata Hazanavicius - Bérénice Bejo ci riprova dopo The Artist. Quattro storie intrecciate nella seconda guerra in Cecenia del 1999. Un melodramma bellico di #denuncia e intriso di impegno #civile.

CENERENTOLA

di K. Branagh (Usa, 2015) Continua il ritorno alle favole con attori in carne e ossa. Dopo Biancaneve e La bella addormentata nel bosco tocca a Cenerentola. Cast di star per una fiaba romantica, divertente e #moderna.

CHI È SENZA COLPA

di M. R. Roskam (Usa, 2014) Un ex criminale di Brooklyn gestisce un bar insieme al cugino. Ma è difficile cancellare del tutto le #vecchieabitudini. Intenso dramma con Tom Hardy e l'ultima apparizione di James Gandolfini.

INTO THE WOODS

di R. Marshall (Usa, 2014) Viaggio nel mondo alternativo dei #Grimm creato da Stephen Sondheim. Meryl Streep nel #musical che prende in prestito personaggi da una moltitudine di #fiabetradizionali.

HUMANDROID

di Neil Blomkamp (Usa, 2015) Hugh Jackman e Sigourney Weaver provano a far fuori #Chappie, il primo #robotbambino senziente. Ambientazione sporca e urbana. Fantascienza sociale dai contenuti etici e morali.

MIA MADRE

di Nanni Moretti (Italia, 2015) Moretti trasferisce sullo schermo una vicenda personale, la #morte della madre. Il suo alter ego è Margherita Buy, #regista di successo autorevole sul set ma fragile nella vita privata.

AVENGERS: AGE OF ULTRON

di Joss Whedon (Usa, 2015) Nuovo capitolo della saga #Marvel. Lo #Shield è distrutto e gli Avengers restano soli a difendere la Terra. Tony Stark inventa #Ultron, un'intelligenza artificiale che diventa però una mortale minaccia.

onstage marzo - aprile 91


SERIE TV

NETFLIX ORA HA I SUPERPOTERI Debutta negli USA Daredevil, il primo di 5 show realizzati da Marvel e Netflix. L'accordo tra il colosso dell'entertainment e il network on demand di House of Cards apre una nuova frontiera per la tv. Testo di LORENZO LAMPERTI

D

aredevil sarà pure cieco, ma la Marvel ci vede benissimo. Il 10 aprile parte su Netflix Daredevil, la prima di quattro serie e una miniserie a far parte dell'accordo tra la "Casa delle Idee" e il colosso dello streaming. Proprio il tassello che mancava alla Marvel che, forte di un dominio ormai consolidato nel campo dei fumetti e dilagante nel cinema dopo l'accordo con Disney nel 2009, si getta verso l'ultima frontiera: la tv. L'accordo Marvel-Netflix vuole creare sul piccolo schermo un corrispettivo dark di quanto già accade sul grande schermo, dove Iron Man ha dato il via nel 2008 al cosiddetto Marvel Cinematic Universe. Daredevil è invece il primo passo di un nuovo universo televisivo nel quale avranno spazio i supereroi più underground della Marvel. I prescelti, oltre al Diavolo Rosso, sono Jessica Jones, Pugno d'Acciaio e Luke Cage. Al termine delle quattro serie da 13 episodi ciascuno si riuniranno tutti nella miniserie The Defenders, sull'esempio di quanto accaduto al cinema con The Avengers che riunisce i vari Iron Man, Capitan America e Thor. Gli ingredienti promessi da Ted Sanders, capo creativo di Netflix, sono eroi più terreni e atmosfere più cupe. E per cominciare chi poteva essere meglio dell'avvocato cieco che di notte diventa supereroe? Daredevil è da sempre considerato la versione marvelliana di Batman anche se Matt Murdock rispetto a Bruce Wayne ha il portafoglio un po' meno pesante e si muove nel malfamato quartiere newyorkese di Hell's Kitchen. I produttori hanno promesso che il nuovo Daredevil non

avrà nulla a che vedere con quello impersonato da Ben Affleck nel fallimentare film del 2003. Stavolta Matt Murdock avrà le sembianze di Charlie Cox (già conosciuto dagli appassionati di serie tv in Boardwalk Empire), mentre Vincent D'Onofrio sarà il boss del crimine Kingpin e Rosario Dawson la donna conosciuta come "l'infermiera di notte": il cast promette bene.

E promette bene anche il futuro di Netflix, che dopo essersi accreditata su scala planetaria con House Of Cards azzarda un ulteriore passo puntando ai fan dei supereroi Marvel. L'ambizioso progetto mira a una comune espansione sul piccolo schermo. Proprio con Matt Murdock, Marvel e Netflix potrebbero entrambi dimostrare di avere una vista lunga.

MICRO-REVIEWS

EMPIRE 1° stagione in Italia dal 3 marzo

(Sky) Lucious è un ex delinquente che ha costruito un colosso dell'#hiphop. Malato di Sla, deve affidare a uno dei figli il suo impero. #Talento, #invidia e #musica nella nuova serie #allblack di Lee Daniels.

92 onstage marzo - aprile

HOUSE OF CARDS 3° stagione in Italia dal 4 marzo (Sky)

Frank Underwood cura la campagna elettorale per la #CasaBianca mentre esplode una nuova Guerra Fredda con la Russia. Reggerà il matrimonio con Claire? Si compie il destino della fredda e spietata coppia.

BATTLE CREEK 1° stagione negli Usa dal 1° marzo (Cbs)

Due agenti agli antipodi sono costretti a collaborare per ripulire le strade di Battle Creek. Il creatore di #BreakingBad e quello di #DrHouse insieme per un #poliziesco che non si prende sul serio.

GAME OF THRONES 5° stagione negli Usa dal 12 aprile (Hbo) L'inverno sta arrivando davvero insieme agli #Estranei, reggerà la #Barriera? I draghi di #Khaleesi sono sempre più inquieti. Tanto #sangue e ancora più morti. Entra nel vivo la corsa al #TronodiSpade.


TOUR 2015 MAGGIO

2 MORBEGNO . POLO FIERISTICO (DATA ZERO) 4 FIRENZE . MANDELA FORUM 7 ROMA . PALALOTTOMATICA 10 ACIREALE (CT) . PALASPORT 12 NAPOLI . PALAPARTENOPE 15 MILANO . MEDIOLANUM FORUM 17 TORINO . PALA ALPITOUR 20 CONEGLIANO (TV) . ZOPPAS ARENA 21 PADOVA . PALAFABRIS 23 BOLOGNA . UNIPOL ARENA 24 MONTICHIARI (BS) . PALAGEORGE BIGLIETTI DISPONIBILI SU LIVENATION.IT - TICKETONE.IT E RIVENDITORI AUTORIZZATI


GAMES

DYING LIGHT Correndo tra gli zombie - Il parkour estremo di Techland Testo di MARCO RIGAMONTI

SVILUPPATORE:

Techland

/ GENERE: Action /

Survival Horror

/

DISPONIBILE PER:

Xbox One / PS4 / PC

H

o appena scoperto che i meriti di Danny Boyle vanno riconsiderati. Il suo contributo alla causa dei zombie-movie - sintetizzabile nell'introduzione della corsa degli infetti in 28 giorni dopo - non è del tutto originale: l'italianissimo Umberto Lenzi l'avrebbe preceduto in Incubo sulla città contaminata, una pellicola datata 1980. E il fatto che un morto vivente si possa muovere con agilità invece di trascinarsi penosamente a 3 km/h non è una componente da sottovalutare, perché corregge in maniera significativa il concetto di paura. Un tempo - smaltito il legittimo terrore di fronte alla silhouette di un non-morto che cammina e cerca istintivamente di addentarti - subentrava la consapevolezza che con un minimo di scaltrezza il pericolo potesse essere evitato o sconfitto; chiaramente se il suddetto non-morto possiede la freschezza atletica di Usain Bolt la questione cambia. In termini videoludici siamo abituati ad avere a che fare con zombie aggressivi da un pezzo; era esattamente quello che succedeva - per esempio - in Left 4 Dead o nel predecessore spirituale di Dying Light, ovvero Dead Island. Ma stavolta, cari i nostri zombacci affamati, non avrete a che fare con un insulso sopravvissuto standard: questa volta vi mandiamo un agente infiltrato con una laurea in parkour. L'elemento distintivo del nuovo titolo firmato Techland sta proprio in questa inversione di ruoli: il protagonista è in grado

di saltare, scivolare e arrampicarsi con velocità e leggerezza su ogni superficie umanamente calpestabile della città di Harran (tetro scenario dove si svolgono le vicende del gioco), mentre a dire il vero i morti viventi sono piuttosto impacciati (fatta eccezione per rari casi). L'ormai classico mix di elementi RPG,

esplorazione pseudo-libera e missioni secondarie giova alla varietà del titolo, che ovviamente giocato in cooperativa (fino a 4 giocatori) si fa gustare ancora di più. Parkour a parte, non siamo di fronte a un'opera rivoluzionaria; ma a quanto pare nemmeno 28 giorni dopo lo era, eppure ha sbancato i botteghini.

MICRO-REVIEWS

LIFE IS STRANGE – EP. 1

(Xbox One / Xbox 360 / PS3 - 4 /PC) L'avventura firmata dai francesi di Dontnod centellina gli eventi puntando tutto sull'emozione; se questo livello di qualità verrà mantenuto nei prossimi episodi si parlerà di opera d'arte. #thrilleresoterico

94 onstage marzo - aprile

THE LEGEND OF ZELDA: MAJORA'S MARK 3D (3DS)

Ad accompagnare il lancio dei nuovi modelli del 3DS ci sarà anche il remake di uno dei titoli più bistrattati della saga di Zelda; Majora's Mask meritava più attenzione, e questo restyle gli rende giustizia. #quindiciannifa

DUKE NUKEM 3D

Megaton Edition (PS3 / PS Vita) Non solo per gli inguaribili nostalgici: il capolavoro del 1996 è un acquisto obbligatorio per i possessori di Vita e PS3 che non hanno mai provato l'ebbrezza di vestire i panni del Duca. #maschilismoinprimapersona

DEATHTRAP

(Xbox One / PS4 / PC) Neocore Games ribadisce il suo amore per il tatticismo con un indovinato mix di azione, strategia e gioco di ruolo: Deathtrap si avventura con successo nei territori dei tower defense. #ondatesuondate



TECH

LA BUSSOLA SOCIAL Arriva un’applicazione che consente di controllare allo stesso tempo tutti i profili social dei personaggi che vogliamo seguire: uno strumento utile per orientarsi nel labirinto del web 2.0. Testo di LAURA RITAGLIATI

10:41 AM A

85%

Barack Obama 25/07/2014 10:30

LIVE: President Obama is talking about how strengthening retirement security is good for the middle class

Leonardo di Caprio 25/07/2014 10:27

Congrats to my fellow nominees, @JonahHill, Marty, Terry Winter and #WolfofWallStreet family for the #Oscar noms.

Lady Gaga 25/07/2014 Now

Create a new Viple!

S

iamo nell’era dei social network. In un mondo nel quale oltre il 70 per cento della popolazione adulta che utilizza Internet ha almeno un profilo social e oltre il 40 per cento ne ha più di uno sembra naturale che molte delle informazioni cercate in Rete vengano reperite tramite Facebook, Twitter e Instagram. Quanti al mattino, con gli occhi ancora intorpiditi dal sonno, come prima azione della giornata accendono il proprio smartphone (sempre che l’abbiano spento prima di addormentarsi) e accedono ai propri account social? Molti, forse quasi tutti. Esistono tante applicazioni per altrettanti linguaggi e rimanere costantemente aggiornati è diventato un vero e proprio lavoro. Con la fatica di dover accedere ogni volta a una nuova app, il rischio è andare in confusione e perdersi le novità più interessanti. La soluzione però sembra esserci e, naturalmente, è una nuova applicazione pensata per mobile. Il suo nome è Viple ed è nata

96 onstage marzo - aprile

per rispondere all’esigenza di rimanere costantemente informati sulle vicissitudini dei propri artisti preferiti senza dover aprire continuamente account diversi. Viple aggrega i contenuti social pubblicati dai vip sui propri profili Facebook, Twitter e Instagram. In questo modo l’utente con l’ausilio di un’unica schermata può accedere a tutte le pubblicazioni (aggiornamenti di status, video, foto) dei profili scelti in ordine cronologico. Tramite lo strumento “ricerca” è anche possibile scegliere e di conseguenza creare il proprio personale “viple”, le cui pubblicazioni andranno a formare l’homepage. Per quanto riguarda il numero di personaggi o delle aree tematiche scelte non c’è un limite: grazie all’applicazione è possibile non solo seguire, ma anche interagire tramite commenti e condivisioni con i più disparati personaggi, appartenenti al mondo dello spettacolo, della musica, del cinema, dello sport e di qualunque altro campo.

Le premesse sembrano esserci, sia per fan e utenti che non vogliono perdersi nemmeno un aggiornamento sulla vita dei propri beniamini sia per gli addetti ai lavori come giornalisti e web agency (ormai una pubblicazione social arriva più in fretta del caro vecchio comunicato stampa). Per poter scaricare Viple occorre però ancora un po’ di pazienza. Il lancio dell’applicazione (sviluppata da un team tutto italiano e under 35) sul mercato italiano è previsto per il 20 aprile, data nella quale sarà possibile scaricarla gratuitamente da tutti gli store digitali. Viple, il cui nome nasce dalla crasi tra le parole “vip” e “people”, sembra voler cogliere la sfida di mettere ordine in questo continuo flusso di pubblicazioni e informazioni che si generano dal proliferare di profili social. L’applicazione ha tutte le caratteristiche per diventare una bussola nell’oceano del 2.0, uno strumento indispensabile per orientarsi e non perdersi nulla.



COMING SOON

Kiss

CALENDARIO CONCERTI

STILL WANNA ROCK'N'ROLL

MAGGIO/GIUGNO

Testo di JACOPO CASATI - Foto di FRANCESCO PRANDONI

S

ono passati sette anni dall'ultima apparizione dei Kiss all'Arena di Verona. Il 13 maggio 2008 Gene Simmons e Paul Stanley (fondatori e nucleo storico della cosiddetta Hottest band in the World), insieme a Tommy Thayer ed Eric Singer, riempivano la storica location con un concerto dai volumi esagerati e dalle scenografie imponenti: fuochi d’artificio come a capodanno, pedane mobili, impianto luci hollywoodiano, Gene che sputa sangue a svariati metri di altezza dal palco e Paul che vola sul pubblico. Oltre a ciò, ovviamente, una scaletta fatta di hit immortali, brani che hanno scritto la storia del rock pesante come I Was Made For Lovin’ You, Rock and Roll All Nite e Shout It Out Loud. Tutto questo si ripeterà l’11 giugno 2015, per l’unica data italiana del 40th Anniversary Tour. Un traguardo, quello dei quarant’anni di carriera, che la band festeggia dallo scorso anno girando il mondo a suon di concerti. Gli show celebrano un gruppo che ha segnato in modo indelebile la scena hard & heavy sin dalle prime uscite

datate (appunto) 1974: l’album omonimo e il successivo Hotter Than Hell furono le avvisaglie di un uragano che, in meno di un decennio, rivoluzionò le regole non solo dello shock rock, ma anche (e soprattutto) quelle del merchandising associato a un gruppo musicale. Da allora i quattro hanno pubblicato 20 dischi di inediti, 7 live e ben 58 singoli, collezionando qualcosa come 24 dischi d'oro, 10 di platino e 2 multiplatino. Oltre ad aver venduto più di 100 milioni di copie dei propri lavori in ogni angolo del globo. I Kiss sono stati abili come pochi altri nel coniugare l’istintività e l’impatto dell’hard rock, con la semplicità e la linearità di ritornelli melodici, accattivanti e facilmente assimilabili anche da chi non fosse propriamente avvezzo a sonorità pesanti. Il loro pubblico nel nuovo millennio non è certo diminuito e, tantomeno, i fan storici hanno smesso di amarli. La Kiss Army italiana si riunirà all’Arena due anni dopo gli show di Udine e di Milano. Pronta, come sempre, a rockeggiare per tutta la notte.

ALT-J 14/06 ROMA JACKSON BROWNE 24/05 ROMA - 25/05 BOLOGNA 27/05 COMO - 28/05 TORINO FABI SILVESTRI GAZZÈ 22/05 VERONA TIZIANO FERRO 20/06 TORINO - 23/06 FIRENZE 26/06 ROMA - 27/06 ROMA INCUBUS 03/06 MILANO JOVANOTTI 20/06 ANCONA - 25/06 MILANO 26/06 MILANO - 27/06 MILANO 30/06 PADOVA MARK KNOPFLER 28/05 MILANO LIMP BIZKIT 11/06 MILANO - 12/06 MERANO (BZ) 13/06 FIRENZE MARILYN MANSON 17/06 MILANO MAROON 5 12/06 MILANO MARCO MENGONI 07/05 MILANO - 10/05 TORINO 12/05 FIRENZE - 14/05 ROMA 16/05 NAPOLI - 19/05 BARI 21/05 BOLOGNA - 23/05 TREVISO METALLICA 02/06 MILANO GIANNA NANNINI 04/05 FIRENZE - 07/05 ROMA 10/05 ACIREALE (CT) - 12/05 NAPOLI 15/05 MILANO - 17/05 TORINO 20/05 TREVISO - 21/05 PADOVA 23/05 BOLOGNA - 24/05 MONTICHIARI (BS) PLACEBO 20/05 VERONA SIXTO RODRIGUEZ 15/05 MILANO - 20/05 ROMA - 23/05 FIRENZE VASCO ROSSI 07/06 BARI - 08/06 BARI - 12/06 FIRENZE 13/06 FIRENZE - 17/06 MILANO - 18/06 MILANO - 22/06 BOLOGNA - 23/06 BOLOGNA 27/06 TORINO - 28/06 TORINO SLASH 23/06 ROMA - 24/06 MILANO SLIPKNOT 16/06 ROMA

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