PROPOSTE PER UN LAVORO SULLA DISLESSIA dr. Giuliano Agostinetti, insegnante, rieducatore psicomotorio e psicoterapeuta
Si propone un metodo atto a migliorare le capacità di lettura in alunni con problematiche di dislessia, nella scuola dell'obbligo. Il metodo presentato si articola in schede raggruppate secondo le difficoltà affrontate. Attraverso il lavoro di spunta o di lettura su tali schede, seguendo le regole ed indicazioni via via esposte, l'allievo viene portato ad ottenere i risultati auspicati. Gli esercizi proposti si riferiscono ad uno spettro abbastanza vasto di abilità e relative difficoltà, in quanto i fenomeni dislessici possono differire tra loro, dipendere da più cause, o quantomeno esprimersi attraverso modalità anche assai distanti l'una dall'altra. In effetti, l'unico test dell'esame psicomotorio classico che appaia significativamente correlato nei risultati con la capacità di lettura sembra essere quello delle "strutture ritmiche". Anche in questo caso, tuttavia, non basta una semplice rieducazione psicomotoria delle capacità chiamate in causa da questo test per migliorare qualità e velocità della lettura. La figura dell'insegnante è necessaria, ma ha solo una funzione di propositività e di controllo In tal modo il metodo si adatta alla reale situazione scolastica, in cui ogni insegnante è in grado di dedicare a ciascuno dei propri alunni, per un lavoro individualizzato, solo una frazione del proprio tempo. L'attivazione volontaria da parte dell'alunno è, s'intende, elemento imprescindibile: egli deve avere libera scelta se utilizzare o meno il metodo ed i suoi esercizi. In questo caso, come in molti altri, è necessaria una certa coscienza delle proprie difficoltà, nonché la volontà di superarle. Infine, si ricorda che non tutte le cattive letture derivano da dislessia, e che una cattiva comprensione può dipendere da fattori intellettivi, per esempio, e non funzionali, così come la decifrazione può esser ostacolata da deficit percettivo - sensoriali, ecc. Qui di seguito sono presentate, a titolo esemplificativo, alcune delle oltre cento schede, raggruppate per tipo di difficoltà; le accompagna un succinto commento, con l'indicazione, volta per volta, degli aspetti teorici e degli scopi che si intendono raggiungere. Il tutto, nel metodo definitivamente redatto, è destinato ad essere spiegato in profondità: qui si tratta solo di dare un'idea sintetica dell'insieme. ________________________ Un lavoro preliminare viene fatto attraverso un grande numero di schede in cui l'allievo viene invitato a riconoscere e sottolineare in mezzo a molte altre una o più lettere inizialmente proposte. Viene qui seguito (e variato) il metodo La Spisa - Sartori (Treviso 1979). Le differenze sono dovute ad un motivo teorico, in quanto, con Silvio Ceccato, si ritiene che non siano tanto le caratteristiche obiettive delle lettere ad essere confrontate e riconosciute, quanto le operazioni mentali - attenzionali fatte dal lettore. Pertanto viene favorita la coscienza di tali operazioni piuttosto che la ripetizione passiva, in modo da aumentare la sicurezza di lettura. (Rif: SCHEDE PRELIMINARI, da N°1 a .....) ________________________ Un secondo esercizio nasce dall'osservazione (Stanley, Sartori) che nei dislessici la permanenza sensoriale visiva è maggiore che nei non dislessici: per tale motivo si crea una sovrapposizione nel lavoro analitico di riconoscimento di due o più lettere successive, poi di gruppi di lettere, interferendo così con la modalità sintetica evoluta di riconoscimento (si potrebbe anche ipotizzare che la maggiore permanenza dello stimolo dipenda da un continuo alternarsi dei due emisferi cerebrali nel guidare l'attenzione, in concomitanza con il fatto che nei dislessici l'emisfero sinistro, pur dominante per compiti linguistici, è pari al destro nei compiti di tipo spaziale; una difficoltosa o imperfetta alternanza nell'azione genererebbe confusione nei risultati. Possiamo inoltre, riferendoci a W: Holtzapfel - Widar ed. VE 2002 - ricordare che nel dislessico operano ancora le leggi organiche della specularità ma in ambito non adatto). Comunque sia, poiché il movimento verticale degli occhi è più lento di quello orizzontale, facendo leggere all'allievo le parole scritte in senso
1