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Yves Saint Laurent Potere Visionario

Yves Saint Laurent

Potere Visionario

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A cura di Alessandra Luporini

3 lettere, 3 iniziali che hanno abbagliato dagli anni ’60 tutto l’universo della moda. Genio dell’haute couture francese rivoluzionario, iconoclasta, destinato a cambiare per sempre il corso e i canoni della moda: Y S L.

“Oggi non si lavora più solo per rendere le donne più belle ma anche per rassicurarle. In molti soddisfano i fantasmi del loro ego attraverso la moda, mentre io ho sempre voluto mettermi al servizio delle donne, servire i loro corpi, i loro gesti, le loro stesse vite”.

YSL

YSL, scatto di Jeanloup Sieff, 1971

Come fosse una bambola…

I primi bozzetti erano perlopiù ispirati agli abiti della madre, una donna elegantissima, molto inserita nella mondanità dell’epoca. Si racconta, inoltre, che negli anni dell’infanzia si dilettasse a costruire teatrini con bambole di carta da lui vestite, allestendo vere e proprie pièce teatrali con le sorelle. Il teatro restò il suo grande amore e per il quale realizzò più volte costumi per le pièce di balletti.

“Se non fossi uno stilista, probabilmente mi sarei consacrato al teatro”

YSL

L’enfant prodige

Era il 1957 quando monsieur Dior comunica alla stampa che la maggior parte dei pezzi erano stati realizzati dal suo talentuosissimo assistente. Il mondo della moda comincia ad accorgersi di lui. Del lavoro di Yves presso la maison parigina non rimane impressa solo l’attività di designer, ma anche quella di direttore creativo. Il suo lavoro getterà le basi per la moderna idea di comunicazione come elemento fondamentale per la diffusione di un sistema di valori proprio di ogni brand.

Christian Dior 1957

“Credo di non aver mai tradito il ragazzo che mostrava i suoi schizzi a Christian Dior con il massimo della trepidazione ..ho vissuto per questo mestiere, l’ho sempre amato e rispettato fino in fondo; la moda non è un’arte ma ha bisogno di un artista per esistere, gli abiti sono sicuramente meno importanti di musica, architettura e pittura, ma era ciò che sapevo fare e che ho fatto, forse, partecipando alle trasformazioni della mia epoca.”

YSL

Il suo stile si distingueva da quello del suo predecessore per la sicurezza del taglio sartoriale e per le linee morbide ma essenziali, che evidenziavano la sua totale indipendenza nel panorama della moda francese e la sua marcata individualità.

YSL per Dior: Svetlana Lloya veste la collezione Trapeze, 1958

Nel 1955 è emblematico, in questo senso, il servizio fotografico Dovima with elephants, scattato da Richard Avedon. Queste immagini fanno la storia. Viene mostrato un vestito di uno stilista famoso, indossato da una modella famosa, inserita in un contesto fantastico e quasi onirico. Ciò porta, per la prima volta, la comunicazione verso un’idea di modello aspirazionale: il fatto di vedere quella donna bellissima e famosissima, in un vestito da sogno e in un set del genere porta chi guarda ad aspirare a quel mondo e quindi a possedere l’unica cosa che è consentito avere: il vestito. Questa è la femminilità per Yves Saint Laurent: sempre chic, bon ton, ma ribelle, comoda e progressista, in grado di andare ben oltre i limiti stabiliti dal buon gusto, andando addirittura a reimpostare nuove regole.

Arte e femminilità rivoluzionaria

La filosofia descritta da Mondrian rispecchiava la “retta via” della sua tormentata e affannosa ricerca nei confronti dell’ispirazione. Finito sulla copertina di Vogue Paris, venne definito “l’abito del domani”, ebbe così tanto successo che le imitazioni furono tantissime spingendo lo stilista francese ad aprire nel 1966 la boutique di Rive Gauche rendendo popolare il concetto di prêt-à-porter.

Gli abiti da cocktail, realizzati in lana e jersey, nascondevano la complessità della lavorazione dietro le linee della composizione. Un lavoro artigianale molto difficile che denota la maestria dello stilista francese nell’adattare uno stile grafico preciso alle forme del corpo femminile. Il richiamo alle cromie tipiche di Mondrian e al color-blocking non è una banalizzazione, bensì rappresenta un’eternizzazione di una ricerca che accomuna l’artista olandese e lo stilista francese: l’essenzialità e la geometria applicata all’estetica. Ma degne di nota sono anche le altre collezioni ispirate alla pop art, più in particolare alle opere di Tom Wesselmann. Inoltre, nel 1988 una collezione Yves SaintLaurent include giacche con raffinatissimi ricami di iris e girasoli realizzati da Maison Lesage, in omaggio al genio di Van Gogh.

Non mancano richiami letterari nelle sue creazioni, come gli omaggi realizzati a Shakespeare, a Flaubert, ad Aragon, Apollinaire e Cocteau. Una personalità imprevedibile, poliedrica, multiforme. Sembra che tutto potesse essere fonte di ispirazione per Yves. E come nel flusso di coscienza di James Joyce, anche nelle opere di questo noto stilista si riflette un’immaginazione che non ha limiti.

Musèe YSL Paris

Audacia e Liberatión

Yves Saint Laurent, primavera/estate 1968

“Saint Laurent disegna per donne che hanno una doppia vita.I vestiti del giorno aiutano la donna a stare in mezzo agli estranei; le permettono di andare dappertutto senza attirare un’attenzione non desiderata: grazie alla loro naturalezza un po’ mascolina, le conferiscono una certa forza, la equipaggiano per incontri che potrebbero dar luogo a conflitti: però per la sera, quando la donna può scegliere con chi stare, Yves la rende seduttrice”

Catherine Deneuve

Nuove regole definitivamente ridefinite nella P/E del ’68 quando, in piena rivoluzione sessuale, il nostro protagonista decide di vestire una sua modella con un cigaline (tessuto morbido, crespo realizzato mixando chiffon e organza) trasparente, e niente più. La donna per la prima volta in passerella mostra il seno, portando la dignità del corpo femminile al pari di quello maschile. Una donna quanto mai contemporanea che è davvero libera e può mostrare i capezzoli e le nudità non per generare scandalo e sdegno ma per affermare la propria libertà e la fiducia in sé stesse. Ha inventato i pantaloni a palazzo. Stretti in vita e larghi in fondo, Saint-Laurent riteneva che fosse la silhouette perfetta per mettere in risalto le gambe femminili e per allungarne la figura. Ebbe l’idea di utilizzare in chiave femminile alcuni capi del guardaroba maschile quali lo smoking (nel 1966 si inventò il tailleur-pantalone da allora divenuto un classico), il blazer, il trench, il giubbotto di pelle, la sahariana, il pea coat.

“Nella moda non vi sia mai nulla di veramente “nuovo” ma che al contrario tutto sia già stato realizzato centinaia di volte. Quel che veramente conta è dare la possibilità alle nuove generazioni di vestire degli abiti che evocano anni lontani da quelli che esse stesse stanno vivendo.”

YSL

Muse e ispirazione

Naomi Campbell con la famosa pelliccia Yves Saint Laurent della collezione del 1971

L’ispirazione è energia, è la sensazione che un’idea sia possibile. La musa è colei che crea l’atmosfera e per un couturier che è l’anima eletta, coincide spesso con la modella, cioè con colei che oltre a stimolarlo, incarna la sua ispirazione, nel senso che la rende fisica. Aspettando la mostra evento che celebrerà il 60° anniversario della maison francese e il talento del suo fondatore in sei musei di Parigi: “Yves Saint Laurent Aux Musées”.

“Una vera modella può anticipare la moda di dieci anni”

YSL

Saint Laurent P/e 2020 L’iconica -Loulou-bag

Yves Saint Laurent e le sue muse, Loulou de la Falaise e Betty Catroux

“Chanel ha liberato la donna, Saint Laurent le ha donato potere”

Pierre Bergé

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