ora pro nomi(s)

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Ora pro nomi(s) di Loredana Semantica Uno squarcio sul presente.


Io

ci sono direte. Io ci sono e poi ancora. Presente io sono. Qui coram populo sono. Immancabilmente esistente. Chiamatemi sempre. Io ci sono e poi ancora. Io accorro e dilago. Dentro limiti angusti. Io mi espando e mi allargo. Io domino il niente. Il quadrato le stanze. Io colmo ogni iato. L’angolo e l’oltre. Acuto del lato. Labbra io sono e le braccia che muovo. E le gambe ondulate all’interno. I fianchi io sono che roteando di meno. La bocca che alle corde percuoto. La dirigo la incanto la incanalo la strozzo. Io megafono e voce. Io microfono e scena. Mi vedete saluto. Con la mano alle spalle. Io ci sono. Nel riquadro lo schermo. Nel visore l’impatto. Mi compiaccio. Mi guardate decollo. Ho una sete di estremo. Bevo il nulla del mentre. Ogni vuoto del dopo. Mangio luci e ribalta. Forse cancro che esalta. Devo svegliarmi. Essere e dire. Per tempo. Immancabilmente morire.



Tu che per le lame tue accese. Sia un baratto di voli. Tu che perduto l’ amavi. La sorella dell’uomo. O la sposa perduta. Tu che hai l’anima uccisa e un bagaglio di affronti. All’impronta arrecati ingoiati irrisolti. Sei negli occhi un ricordo. Tu che ora moduli il canto. Per un uomo mai visto. Una donna impazzita. Per un figlio mai avuto. O dato. O rubato. Tra le stelle sepolto. Cosa a forma d’erranza. Femmina grigia. Uomo canuto. Se l’approdo è il declino. Superare è un in contro. Tu che negli uomini hai visto l’indicibile esposto. E le strie hanno un rosso impossibile crocifisso nel cuore. Come cani azzannanti e mostri mai detti. Neri d’abisso dannati. Neri più neri del crudo. Buio nei denti. E la gola pervasa. Un gridare interiore mai espulso abbastanza. Senza pace la pena. Poi la quiete che giunge. Sia per morte la piena. Sia per sola pietà del supremo che viene. Tu che senz’ali. Conformato appiattito. Deposto dal suolo. Affranto affamato. Croce vento e delizia. Ape insistente alle orecchie. Tu che cavallo al galoppo hai smarrito le staffe. Altro immondo che dici. Verme che nel senno riposto ha nel sesso radici. Il massacro del ventre. E la nausea a furore. Del muco del seme d’odore. Ogni lancia fendente ogni spina infilzata. Ogni orrore. Si rimargina forse introflette. Sopravvive nel sangue a parole.



Lui

ha un segreto a scomparsa. Lei ne raccoglie le gocce. Piove stanotte. Sui fiori le cosce. Nude sui fianchi Penduli seni ondeggianti. Le radici frementi hanno un nucleo vitale. Sulla neve una macchia. C’è del rosso nel sangue. Un ricamo sfolgorante di brina. Filigrana di sangue e velluto. Forse un sasso che sboccia. Di petali e luce. Fa la gara col sole. Lei lo avverte. Fa la mira più alta. Lui ha uno sguardo preciso. Verso un punto diretto del cielo. Non nasconde la bocca. E’ che lei non la vede. Ha la guardia serrata. Più dura che chiusa. Solo gli occhi a brillare farina. Lui ha le mani blindate un esempio di muro. Non fa doni. Pressa sempre bisogni. Lei li vede e soccombe. Lui ambisce di tutto. Lei di star bene. Non si vedono oltre. Lei parla piano piega sempre la testa. Non s’arrende. Lui parla forte alza sempre la testa. Non s’arrende. Si sorridono al buio. La promessa del fuoco. Un anello che lega. E’ un battesimo il primo. Si attendono al varco . La foce del delta. Si chiamano a volte svettando distanza. Allusioni nel vuoto senza nomi.



Noi che viviamo compatti. Blaterando contratti nel vuoto. Noi litighiamo ogni volta abbaiando per poco. Nelle stanze seminiamo vestiti. Le cinture le scarpe i capelli. Noi che aggrappati restiamo. Resistendo alla piena. Con gli ombrelli alla pioggia all’estremo. Sempre uniti o distanti. Instupiditi o distratti. Sopraffatti. Conduciamo in coraggio il percorso. Alla fine alla curva all’incrocio. La salita il fosso l’abisso. La montagna a scalare. Ogni colpo lasciato ogni treno. Ogni sogno o speranza perduta. Ogni uomo per strada. Ogni donna. Con un gancio legato a una corda. Noi solleviamo ogni giorno. La trincea dell’assalto e la guerra. Noi che laviamo lenzuola. E stiriamo le pieghe gli stracci. Salutiamo educati il vicino. Cuochi ai fornelli. Operai incolonnati. Studenti. Come tanti impiegati. Massa amorfa del nulla. Macerata dal quando. Che poi suona. Per tutti. Alle cinque la sveglia. Ci leviamo ogni giorno. Mentre l’alba rosseggia. Assonnati. Gli occhi bassi all’asfalto. Mani in tasca e la nebbia. Ogni volta daccapo. Come il fumo il vapore. Una ruota di pozzo. La ghiera dell’ora. Crepitare d’inverno. La neve. Afa che asseta d’estate. Olio giallo a inondare. Noi che per l’ultimo soffio. I remi a vogare. Affogati navigando nel mare. Saccheggiamo. L’infinito del niente a echeggiare.



Voi

che dal petto ruggite. Sorrisi e potere. Imperando il denaro. Giocolieri di carte lanciatori di dadi. Amanti del trono. Voi che sui scranni intarsiati. Seduti guardate. Che la folla sia quieta. Che l’umano sia sotto. Disceso più in basso. Più in basso ancora il suo posto. Voi che siete morti. Voi tutti in blocco vi aggirate. Per le stanze del vento vi aggirate. E vi inchinate per poco. Per poco prezzo v’inchinate. Servi piegati, schiavi piagati. Siete appagati. Spenti voi siete. E dalla bocca del fumo soffocati. Siete e non siete. Sarete. Corpi freddi affogati. Senza ardore toccati. Senza credo o risposte senza legge interiore. Affondati. Voi che la donna an negate. Che le tette lisciate. Per la sua pelle di luna. E per il culi l’amate. Voi che l’amate e pagate. Per la sua grazia pagate. Che non ha peli. E comprate calore. La gentilezza comprate. E il piacere. E voi che lo rubate. Innominabili vermi. Depredando le labbra. Le bianche labbra di sale. Crocifiggendola al male. Voi che vi offrite. Sul mercato vi offrite. Per soldi o per arrivare. Come merce vi offrite. Al migliore. E per tesoro voi avete. E sfrontate lo dite. Tra le gambe e le scarpe. Un vano carnale. Voi che colate. Nell’acqua a picco del fiume. Di oli colate. E di rifiuti. E ci ammazzate. A poco a poco ci ammazzate. Bevendo veleni. E nel mangiare pollame. Voi che arraffate. A sacchi pieni intascate. Rapaci di pietra. Per tutti gli alberi e l’erba. Per tutti i fiumi. Per le acque del mare. E la natura. Per i fiori e le api. Per gli animali. Che strisciano o volano. Che sulle zampe camminano. Per tutti o Signore sulla terra. Viventi e impotenti. Per la salvezza. Per l’intera salvezza. Invochiamo o Signore. Benedetta la tua mano sugli occhi.



Essi

seminano impossibile. Nel veleggiare presente. Raccolgono poligoni pazienti. Cascami di perimetri, menzogne esatte, ineluttabili preghiere. Sforbiciano ritagli dalla carne. Come guerrieri, come scudi, come bianchissimi bisogni. Alti fieri enormi. Come addosso al muro nel preciso punto dove spicca ogni decollo. Dove il piede stacca il colpo. Lascia il peso a terra e incredibilmente vola. Vibra d’aria e d’infinito. Spumeggiante fra le nuvole. Uno slancio lungo e bianco. Uno spazio aperto al senso. Nello orecchie il rombo di un silenzio immenso. L’incredibile orizzonte del meno che niente. L’ irrealtà dei senza. Senza buio, senza male. Soprattutto senza. Il fondo amaro che reclama ineluttabile. L’esodo residuo. L’esilio complessivo del presente. Una vacuità abissale. Qualcosa resta tuttavia. Profuma di leggero. Insiste nonostante. Regge la tensione oltre misura. La tenacia di un filo sottilissimo. Sostiene indefinibile. Come appeso al vero resistente. All’albero d’amianto. Capovolto alle radici. Penetrando interno. Pietra roccia scoglio. Tutto spaccando. Infiltrato ago in fondo. Il fulcro che la leva alza. Nella zolla e rompe. I piani verticali, le pareti in ghiaccio, le montagne immobili, l’iceberg durissimo dell’ergo. Come impatto eroico del sempre. Come impianto che resiste all’orlo. Nello sfascio dei cunicoli. Innesto al gancio d’imperdibile.



Testi, immagini, editing Loredana Semantica

Foto 1 di copertina Maschera dal Carnevale siracusano 2010 Foto 2 Maschera femminile in cartapesta Foto 3 Fotocomposizione di maschere femminile e maschile in cartapesta Foto 4 Luci in Via Riviera Dionisio il Grande - Siracusa 2008 Foto 6 Carro allegorico dal Carnevale siracusano 2010 Foto 7 Festa di S. Lucia nell’omonima piazza - Siracusa 2008 Foto 8 Luminarie natalizie - Siracusa 2008

Siracusa, 27 marzo 2010


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