In Campania

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benvenuti

nella nostra terra la

CAMPANIA

tutta da vivere


GIUGNO la PASTA

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Campania: un po’ di storia | 08 Vitalita’ napoletana | 14 Da Carminuccio | 18 Grand Hotel Sant’Orsola | 20 La Maccaroneria | 24 Amato Caffè | 38 Villa Palmentiello | 40 Nautica Stabiae | 52 Ristorante Al Caprì | 62 Il MAV di Ercolano | 66 Pulcinella | 76 Totò | 78 Eduardo | 80 Giffoni Film Festival | 82 La porcellana di Capodimonte | 88 L’intarsio sorrentino | 92 La ceramica artistica vietrese | 94 I coralli ed i cammei | 96 04

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i POMODORI


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la MOZZARELLA

l’OLIO

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il CAFFE’

la COSTIERA

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la CASSA ARMONICA

il MASCHIO ANGIOINO

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POMPEI

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la REGGIA di CASERTA

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l’OSPEDALE delle BAMBOLE

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DA CAMPANIA FELIX A CAMPANIA PHOENIX “Questa regione è così felice, così deliziosa, così fortunata, che vi si riconosce evidente l’opera prediletta della natura. Quest’aria vitale, la perpetua mitezza del cielo, la campagna così fertile, i colli solatii, le foreste sicure, le montagne perdute fra le nubi, l’abbondanza di viti e di ulivi…e tanti laghi, e dovizia di acque irrigue e di fonti, tanti mari e tanti porti! Una terra da ogni parte aperta ai commerci e che, quasi per incoraggiare gli umani, stende le sue braccia nel mare.” Nel I secolo d.C. Plinio il Vecchio descrive con parole piene di ammirazione quella che, già in epoca pre-romana, per la fertilità e prosperità dei suoi terreni, era chiamata Campania Felix. La Campania, infatti, è da sempre una terra famosa per gli ambienti naturali unici, le strutture architettoniche, archeologiche ed artistiche di impareggiabile bellezza e, non da ultimo, per il suo clima invidiabile. Le suggestioni millenarie della regione attraevano, già dall’antichità, numerosi turisti stranieri, basti ricordare su tutti l’imperatore Tiberio, che scelse l’isola di Capri per costruirvi ben dodici ville. Nel Settecento, invece, ebbe molto successo il Grand Tour, un viaggio di formazione che i giovani aristocratici nord-europei intraprendevano per arricchire il proprio sapere e che aveva come meta finale proprio l’Italia e soprattutto la Campania, regione ancora oggi amatissima dagli stranieri. Pompei, Napoli, Amalfi, Sorrento, Ravello, Caserta con la sua magnifica Reggia, Ischia, Capri, Positano sono luoghi che ci invidiano in tutto il mondo e che, ogni anno, vedono aumentare il numero di visitatori. La ricchezza culturale di una regione non è data solo dai monumenti o dalle opere d’arte ma anche dal patrimonio eno-gastronomico e quello della Campania è sicuramente tra i più interessanti d’Italia. Tra vini DOC e prodotti a marchio IGP e DOP, la Campania è una delle regioni con il maggior numero di prodotti agroalimentari riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, grazie alle sue particolari caratteristiche geo-morfologiche. In realtà, la Campania è una regione con notevoli potenzialità economiche: dall’agricoltura alla cantieristica navale, dall’industria meccanica all’artigianato artistico, oltre alle già citate bellezze storico-monumentali, motivo di consistenti introiti legati al turismo. Purtroppo amministrazioni poco attente e una forte presenza della criminalità organizzata hanno influito pesantemente sullo sviluppo della regione, frenandone la crescita economica e portando la Campania ad un progressivo impoverimento. I cittadini campani però non sono solo camorra e illegalità, come qualcuno vorrebbe insinuare per screditare le molteplici eccellenze del territorio e offuscare la grandiosità della storia della regione. Con InCampania abbiamo voluto mettere in evidenza ciò che di buono la regione Campania ha prodotto nei secoli e che continua ancora a produrre, dando voce ai tanti imprenditori e lavoratori onesti che, quotidianamente, si scontrano con la realtà di un territorio difficile, senza mollare e senza abbassare la testa. L’obiettivo di InCampania è quello di riportare la Campania ai fasti di un tempo, facendola rinascere dalle sue stesse ceneri, proprio come una fenice, per restituire l’adeguata dignità alla regione italiana che vanta il maggior numero di siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La nuova Campania Phoenix vuole affermare la propria identità con il contributo degli uomini e delle donne che, lavorando con passione, dimostrano che il vero cambiamento non può prescindere dalle radici e dal territorio.

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FROM CAMPANIA FELIX TO CAMPANIA PHOENIX In the first century AD Pliny the Elder describes, with words full of admiration, the region that, thanks to the prosperity and fertility of its soil, was called Campania Felix already in pre-Roman times. Campania, in fact, has always been a land known for its unique natural environments, the architectural, archaeological and artistic of unparalleled beauty and, not least, for its enviable climate. The thousand-year splendours of the region attracted, since ancient times, many foreign tourists, like the Emperor Tiberius, who chose the island of Capri to build twelve villas. In the eighteenth century, however, there was the Grand Tour, a journey of training that young northern Europeans aristocrats undertook to enrich their knowledge and which had as its final goal Italy and especially the Campania region, still beloved by foreigners. Pompeii, Naples, Amalfi, Sorrento, Ravello, Caserta with its magnificent Royal Palace, Ischia, Capri, Positano are places that all the world envies us and that see, each year, an increasing number of visitors. The cultural richness of a region is given by monuments and works of art but also from the gastronomic heritage and the Campania region has certainly among the most interesting heritage in Italy. With its DOC, DOP and IGP products, Campania is one of the regions with the highest number of food products recognized by the Ministry of Agriculture, thanks to its special geo-morphological characteristics. In fact, Campania is a region with significant economic potential: from agriculture to shipbuilding, from mechanical industry to artistic handicraft, besides the mentioned historical-monumental beauties, reason of substantial revenues related to tourism. Unfortunately unwary administrations and a strong presence of organized crime have weighed heavily on the development of the region, containing the economic growth and leading to a progressive impoverishment of the Campania. The citizens of Campania, however, are not only made of Camorra and lawlessness, as someone would suggest, discrediting the many local excellences and obfuscating the grandeur of the history of the region. With InCampania we want to highlight the good that the Campania region has produced over the centuries and continues to produce, giving voice to the many entrepreneurs and honest workers who every day collide with the reality of a difficult territory, and without backing down and without lowering their head. The goal of InCampania is to bring the Campania to the glories of the past, making reborn it from its own ashes, just like a phoenix, to restore the dignity to the Italian region with the largest number of World Heritage Sites Unesco. The new Campania Phoenix intends to strengthen its identity with the contribution of men and women, working with passion, showing that real change can not be separated from the roots and from the territory.


Il libro non è un ente chiuso alla comunicazione: è una relazione, è un asse di innumerevoli relazioni. Jorge Luis Borges, Altre inquisizioni, 1952

Pubblicazione editoriale a carattere promozionale Publishing publication of a promotional nature

Art director: Franco Boccia Contents: Maria Iniziato Photo/Web designer: Oreste Palmieri Graphic designer: Fabio Prosperi Logistic and delivery: Enzo Boccia.

Infoline: (+39) 081.8715840 www.logoscomunicazione.it info@logoscomunicazione.it

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sole

la terra

del

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Campania:

un po’ di storia Le origini della regione Campania risalgono alla metà del II millennio, quando era abitata dagli Aurunci e dagli Osci, nel VIII secolo a.C. ci fu l’invasione dei Greci con le prime colonie di Cuma, Palepoli (Napoli) e Paestum. Le zone interne furono occupate invece dagli Etruschi, che costituirono una lega di dodici città presieduta da Capua. Nella seconda metà del V secolo a.C. i Sanniti conquistarono sia Cuma che Capua, con le successive guerre sannitiche (343-290 a.C) la regione venne occupata dai Romani, che fondarono così le colonie di Cales, Suessa, Pozzuoli e Literno. Durante la seconda guerra punica, Capua fu l’unica ad allearsi con Annibale. L’Impero Romano regalò massimo splendore a tutta la regione, i patrizi romani costruirono ville lungo tutta la costa e sulle isole, dalle campagne, invece, ricevevano cereali, olio, agrumi, vino. Augusto operò una divisione amministrativa e formò la Regio I, insieme con il Lazio. Nel 570, con l’occupazione longobarda del territorio di Benevento, la Campania perde la propria unità: parte del territorio venne acquisito dal Ducato di Benevento, le province di Capua e Salerno furono accorpate, mentre il resto della regione è sotto il dominio bizantino. Amalfi, intanto, tra il IX e il X secolo diventò uno dei principali centri commerciali del Mediterraneo. Nel 1030, con la dominazione normanna e il primo nucleo dei loro possedimenti in Italia meridionale ad Aversa, la Campania viene compresa nel Regno di Sicilia e diviene prima possesso degli Svevi, tramite il matrimonio tra Costanza d’Altavilla e Federico Barbarossa, poi degli Angioini e infine degli Aragonesi. La Regione passa quindi sotto il dominio spagnolo, come Viceregno di Napoli, con una breve parentesi di interregno austriaco, dal 1707 al 1734. Il massimo splendore della regione lo abbiamo con il Regno dei Borbone, Carlo III elevò Napoli portandola al rango delle massime capitali europee.

Campania: history

The origins of the Campania region date back to the middle of the second millennium, when it was inhabited by the Aurunci and by Osci, in the eighth century BC there was the invasion of the Greeks with the first colonies of Cuma, Palepoli (Naples) and Paestum. Inland areas were occupied instead by the Etruscans, who formed a league of twelve cities chaired by Capua. In the second half of the fifth century BC the Samnites conquered Cuma, with subsequent Samnite Wars (343-290 BC), the region was occupied by the Romans, who founded the colonies of Cales, Suessa, Pozzuoli and Literno. During the Second Punic War, Capua was the only one to ally with Hannibal. The Roman Empire gave splendor to the whole region, the Roman patricians built villas along the coast and on the islands, from the countryside, however, received cereals, olive oil, citrus fruits, wine. Augusto worked an administrative division and formed the Regio I, together with Lazio. In 570, with the Lombard occupation of the territory of Benevento, Campania loses its unity: the land was acquired by the Duchy of Benevento, the provinces of Capua and Salerno were merged, while the rest of the region is under Byzantine rule. Amalfi, meanwhile, between the ninth and tenth centuries became one of the main commercial centers of the Mediterranean. In 1030, the Normans and the nucleus of their possessions in southern Italy in Aversa, Campania is included in the Kingdom of Sicily and became the first possession of the Swabians, by the marriage of Constance de Hauteville and Frederick Barbarossa, the Angevins and finally the Aragonese. The Region then passes under Spanish rule, as Viceroy of Naples, with a brief interregnum Austrian, from 1707 to 1734. The peak of the region we have with the Kingdom of Bourbon, Charles III raised Naples bringing it to the rank of the highest capital of Europe.

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La libertà non può amarsi per metà e non produce i suoi miracoli che presso i popoli tutti affatto liberi. Eleonora de Fonseca Pimentel - 1799

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Durante l’Illuminismo Napoli è, infatti, un’importante sede universitaria e un vivace gruppo di intellettuali come Antonio Genovesi e Gaetano Filangieri denunciarono i mali del sistema feudale che, all’epoca, imperava nelle campagne. L’esperimento della Repubblica Napoletana del 1799 non ebbe molto successo e nel 1806 la Campania fu conquistata dalle truppe napoleoniche. Dal 1808 al 1815 Napoli venne governata da Gioacchino Murat, che cominciò a smantellare l’antico regime con una serie di leggi anti-feudali.

During the Enlightenment Naples is, in fact, a major university and a lively group of intellectuals such as Antonio Genovesi and Gaetano Filangieri denounced the evils of the feudal system that, at the time, prevailed in the countryside. The experiment of the Neapolitan Republic of 1799 was not very successful and in 1806 the Campania was conquered by Napoleon’s troops. From 1808 to 1815 Naples was governed by Joachim Murat, who began to dismantle the old regime with a series of anti-feudal laws.

Con il Congresso di Vienna del 1815 vennero reintegrati i Borbone che, unificando i due Regni di Napoli e Sicilia, diedero vita al Regno delle Due Sicilie, che resisterà fino all’Unità d’Italia. Nel 1820, con un’insurrezione nell’esercito ebbero origine i moti liberali, che portarono all’esperienza della monarchia costituzionale, interrotta dopo solo un anno dall’esercito austriaco, che ripristinò l’assolutismo.

With the Congress of Vienna in 1815 were replenished the Bourbons that unifying the two kingdoms of Naples and Sicily, gave birth to the Kingdom of the Two Sicilies, that will endure until the unification of Italy. In 1820, with an uprising in the army originated the liberal movements, which led to the experience of the constitutional monarchy, stopped after only a year by the Austrian army, which restored absolutism.


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Negli anni successivi al 1861 la Campania vive anni di emergenza e crisi dovute al brigantaggio, al lento consolidamento della camorra e allo scoppio di una grave epidemia di colera nella città di Napoli nel 1884.

In the years after 1861 the Campania lives years of emergency and crisis due to banditry, the slow consolidation of the Camorra and the outbreak of a cholera epidemic in Naples in 1884.

Nei primi del Novecento si ebbe una graduale rinascita ed espansione economica, grazie anche alla costruzione del polo siderurgico di Bagnoli, nel 1904, anche se si comincia a parlare di “questione meridionale” e, quindi, dell’arretratezza economica del Sud rispetto al progresso delle regioni settentrionali dell’area Nord-Est.

In the early years of the twentieth century there was a gradual revival and economic expansion, thanks to the construction of the steel plant in Bagnoli, in 1904, even if you start talking about “southern matter” and, therefore, the economic backwardness of the South than in the progress of the northern regions, especially for the North-East.

Nella Seconda Guerra Mondiale la regione è teatro di aspri combattimenti e avvenimenti sanguinosi, tra cui lo sbarco sulle coste di Salerno, ad opera degli Alleati, il 9 settembre 1943, e le Quattro Giornate di Napoli (28 settembre - 1 ottobre 1943). Salerno fu anche capitale d’Italia fino alla liberazione di Roma, nell’agosto del 1944.

In World War II the region was the scene of fierce fighting and bloody events, including the landing on the coast of Salerno, at the hands of the Allies, September 9, 1943, and the Four Days of Naples (28 September to 1 October 1943). Salerno was also the capital of Italy until the liberation of Rome, in August 1944.

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i NUOVI EROI

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imprenditori

gli dell’

eccellenza CAMPANA Dopoguerra

Nel dopoguerra assistiamo all’impoverimento demografico dovuto all’emigrazione massiccia di forza-lavoro contadina verso il Nord e verso l’estero e, contemporaneamente, al consolidamento della criminalità organizzata, soprattutto nell’area napoletana. Il 23 novembre 1980 un forte terremoto con epicentro in Irpinia sconvolge l’intera regione, causando innumerevoli danni materiali e circa tremila morti. Solo dopo una decina d’anni dal cataclisma, a partire dagli anni Novanta, si assiste ad alcuni miglioramenti strutturali ma la regione rimane in balìa di sedicenti imprenditori e mecenati, avidi speculatori e politici dell’ultima ora, che stringono sempre più il cappio alla gola della terra del sole, portandola verso una lenta agonia, di cui viviamo gli effetti ancora oggi. Nonostante una gestione catastrofica e dissennata, alcune realtà riescono a fare la differenza, emergendo dal calderone del clientelismo e “di amici degli amici”, presentandosi come eccellenza regionale, nazionale e molto spesso internazionale. Esempi illuminati di imprenditori capaci, personaggi che si adoperano in prima persona a trainare un carro difficile, sul quale avrebbero potuto adagiarsi ed accontentarsi. Sono questi i nuovi eroi: gli imprenditori dell’eccellenza campana. After the war, we see the impoverishment of the population due to emigration massive rural labor force to the North and to other countries and, at the same time, the consolidation of organized crime, especially in the Naples area. On 23 November 1980, a strong earthquake with epicenter in Irpinia upsets the entire region, causing untold material damages and about three thousand deaths. Only after ten years from the cataclysm, since the nineties, we are witnessing some structural improvements but the region remains at the mercy of self-styled entrepreneurs and patrons, greedy speculators and extemporary politicians, tightening increasingly the noose to the throat of the land of the sun, leading to a slow death, the effects of which we live today. Despite a catastrophic management and senseless, some actually manage to make a difference, emerging from the cauldron of cronyism and “friends of friends”, posing as excellent regional, national and often international. Examples of enlightened entrepreneurs capable, people who work in first person to drive a difficult chariot, on which they could recline and settle. These are the new heroes: entrepreneurs of the excellence of Campania.

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VITALITA’

napoletana ome il tuo nome immediatamente suggerisce, sei Napoletano. Dunque, prima di andare avanti con la tua descrizione, poiché la domanda sorge impellente, dovrà spiegarti in poche parole perché ti ho voluto Napoletano. Io sto scrivendo nei primi mesi del 1975: e, in questo periodo, benché sia ormai un po’ di tempo che non vengo a Napoli, i Napoletani rappresentano per me una categoria di persone che mi sono appunto, in concreto, e, per di più, ideologicamente, simpatici. Essi infatti in questi anni - e, per la precisione, in questo decennio - non sono molto cambiati. Sono rimasti gli stessi Napoletani di tutta la storia. E questo per me è molto importante, anche se so che posso essere sospettato, per questo, delle cose più terribili, fino ad apparire un traditore, un reietto, un poco di buono. Ma cosa vuoi farci, preferisco la povertà dei Napoletani al benessere della repubblica italiana, preferisco l’ignoranza dei Napoletani alle scuole della repubblica italiana preferisco le scenette, sia pure un po’ naturalistiche, cui si può ancora assistere nei bassi Napoletani alle scenette della televisione della repubblica italiana.

L’altro è sempre infinitamente meno importante dell’io, ma sono gli altri che fanno la storia. Pasolini, Lettera a Giovanna Bemporad, 1947

Coi Napoletani mi sento in estrema confidenza, perché siamo costretti a capirci a vicenda. Coi Napoletani non ho ritegno fisico, perché essi, innocentemente, non ce l’hanno con me. Coi Napoletani posso presumere di poter insegnare qualcosa perché essi sanno che la loro attenzione è un favore che essi mi fanno. Lo scambio di sapere è dunque assolutamente naturale. Io con un Napoletano posso semplicemente dire quel che so, perché ho, per il suo sapere, un’idea piena di rispetto quasi mitico, e comunque pieno di allegria e di naturale affetto. Considero anche l’imbroglio uno scambio di sapere. Un giorno mi sono accorto che un Napoletano, durante un’effusione di affetto, mi stava sfilando il portafoglio: gliel’ho fatto notare, e il nostro affetto è cresciuto. Potrei continuare così per molte pagine e, anzi, trasformare questo mio intero trattatello pedagogico in un trattatello dei rapporti tra un borghese settentrionale e i Napoletani. Ma per ora mi trattengo, e torno a te [...] . Ma il fatto che tu sia napoletano esclude che tu, pur essendo borghese, non possa essere anche interiormente carino. Napoli è ancora l’ultima metropoli plebea, l’ultimo grande villaggio (e per di più con tradizioni culturali non strettamente italiane): questo fatto generale e storico livella fisicamente e intellettualmente le classi sociali. La vitalità è sempre fonte di affetto e ingenuità. A Napoli sono pieni di vitalità sia il ragazzo povero che il ragazzo borghese. Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane, 1976.

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Ristorante da Carminuccio Hotel degli Ulivi E’ il 1960 quando Anna e Claudio Sabatino, due giovani sposi, aprono una piccola trattoria sulle colline dei Monti Lattari, tra Gragnano e Agerola. La cucina proposta ai loro ospiti è semplice e genuina, preparata con i prodotti della terra, nel rispetto della tradizione.

It is 1960 when Anna and Claudio Sabatino, a young couple of spouses, opened a small restaurant in the hills of Mons Lactarius, including Gragnano and Agerola. The cuisine to their guests is simple and genuine, prepared with the products of the land, respecting tradition.

La trattoria comincia ad avere successo, grazie alla bontà dei piatti e alla gentilezza e cortesia dei due padroni di casa, diventando un vero e proprio ristorante col nome “Da Carminuccio”, come affettuosamente veniva chiamato Claudio.

The restaurant begins to succeed, thanks to the goodness of the dishes and the kindness and courtesy of the two hosts, becoming a real restaurant with the name “Da Carminuccio”, as was affectionately called Claudio.

Ha inizio così un periodo di forte ascesa, il ristorante si ingrandisce ma la cordialità e il garbo di Anna e Claudio rimangono inalterate nel corso degli anni, anche quando alla struttura viene annesso un albergo, l’Hotel degli Ulivi. Oggi, a distanza di oltre cinquant’anni dall’apertura della piccola trattoria, l’Hotel degli Ulivi e il Ristorante da Carminuccio sono un’importante realtà del nostro territorio, grazie alla gestione di Salvatore, Carmela e Giovanna, figli di Anna e Claudio. Il complesso alberghiero Hotel degli Ulivi e Ristorante da Carminuccio si è rinnovato nel corso degli anni ma la professionalità e il garbo dei padroni di casa sono rimasti inalterati. L’albergo dispone di trenta camere eleganti e silenziose per chi ama soggiornare in completa tranquillità, in più, la splendida vista sul Golfo di Napoli rende tutto più suggestivo. Ma l’Hotel degli Ulivi è soprattutto scenario ideale per festeggiare eventi e cerimonie esclusive, in una delle raffinatissime sale interne, dai nomi di splendide località della costa amalfitana come Positano, Ravello o Amalfi

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Thus a period of strong growth began, the restaurant is enlarged but the friendliness and politeness of Anna and Claudio are unchanged over the years, even when the structure is attached to a hotel, the Hotel of Olives. Today, after more than fifty years from the opening of the small restaurant, Hotel degli Ulivi and Da Carminuccio Restaurant are an important reality of our territory, thanks to the management of Salvatore, Carmela and Giovanna, sons of Anna and Claudio. The complex of Hotel degli Ulivi and Restaurant Da Carminuccio was renovated over the years but the professionalism and politeness of the owners are unaffected. The hotel has thirty elegant and quiet rooms for those who like to stay in complete tranquility, in addition, the views of the Gulf of Naples makes it more evocative. Hotel degli Ulivi is especially the ideal setting to celebrate events and exclusive ceremonies, in one of the refined interior rooms, named like the beautiful towns of the Amalfi coast such as Positano, Ravello and Amalfi,


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oppure sul terrazzo esterno, con la vista sul Vesuvio e i suoi caratteristici tavolini con il piano in ceramica decorata. La meravigliosa piscina illuminata rende ancora più incantevole l’atmosfera per sottolineare i momenti clou della cerimonia, come il taglio della torta nuziale o il brindisi per festeggiare un compleanno o un evento speciale. Il Ristorante ha mantenuto fede al concetto iniziale di cucina semplice e genuina, con richiami alla tradizione mediterranea e un occhio attento la qualità delle materie prime. Un matrimonio, un battesimo, una festa di laurea o semplicemente un pranzo tra amici, all’Hotel degli Ulivi diventa un’esperienza indimenticabile.

or outside on the patio, with views of Mount Vesuvius and its characteristic low tables with decorated ceramic. The beautiful lighted pool makes it even more charming atmosphere to emphasize the highlights of the ceremony, such as cutting the wedding cake or toast to celebrate a birthday or special event. The restaurant has kept faith with the initial concept of simple and genuine cuisine, with references to the Mediterranean tradition and a keen eye for the quality of raw materials. A wedding, a baptism, a graduation party or simply a dinner among friends, at the Hotel degli Ulivi is an unforgettable experience.

Hotel degli Ulivi - Ristorante da Carminuccio

SS Agerola, 202 - 80054 Gragnano (NA) Tel. (+39) 081.8012809 - Fax (+39) 081.5392240 www.dacarminuccio.com - info@dacarminuccio.com

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Hotel Ristorante

Sant’Orsola

la perla della costa d’Amalfi Organizzare il proprio matrimonio è uno dei momenti più belli ma anche più stressanti nella vita di una coppia ma quando ci si affida a mani esperte tutto diventa più facile. Sono tante le coppie che ogni anno scelgono di raccomandarsi allo staff del Grand Hotel Sant’Orsola per avere la garanzia di un’organizzazione impeccabile e di sicuro successo.

Ci troviamo ad Agerola, graziosa cittadina nei pressi dei Monti Lattari che domina su uno degli scenari più suggestivi del mondo: la Costiera Amalfitana. L’Hotel risale agli anni ‘30 e dispone di camere ampie e dotate di tutti i comfort, arredate con stile antico elegante e di gran classe. Chi ha la fortuna di soggiornarvi può godere del mite clima collinare e della cortesia e gentilezza del personale, oltre che della spettacolare vista mozzafiato. Festeggiare il matrimonio al Grand Hotel Sant’Orsola è come vivere un sogno, la cerimonia è perfetta in ogni dettaglio, dall’aperitivo sulla terrazza affacciata sul mare di Positano e Capri al pranzo vero e proprio. Le ampie sale sono molto lussuose ed eleganti e agli sposi viene riservato un tavolo curato in maniera impeccabile, in modo da farli sentire protagonisti assoluti di una splendida favola. La cucina del Ristorante è molto ricercata, i piatti sono la sintesi perfetta tra tradizione e innovazione; gli ingredienti freschi e di qualità uniti alla fantasia dello chef danno vita a sapori unici, inoltre, è possibile richiedere menu vegetariani o per celiaci.

Hotel Ristorante Sant’Orsola

Via Miramare, 28 80051 Agerola (NA) Tel. (+39) 081.8025662 www.grandhotelsantorsola.it info@grandhotelsantorsola.it

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Organise your wedding is one of the most beautiful but also the most stressful in the life of a couple, but when you rely on experienced hands, everything becomes easier. Many couples choose to entrust the staff of the Grand Hotel Sant’Orsola to have the guarantee of an impeccable and successful organization. We are into the lush, lovely town near the Lattari Mountains that dominates one of the most evocative places of the world: the Amalfi Coast. The hotel dates back to the 30’s and has spacious rooms with all amenities, furnished with elegant and classy antique-style. Those lucky enough to stay here can enjoy the mild climate of the hills and the courtesy and kindness of the staff, as well as the spectacular views. Celebrating the wedding at the Grand Hotel Sant’Orsola is like living a dream, the ceremony is perfect in every detail: the aperitif and the lunch on the terrace overlooking the sea of Positano and Capri. The spacious rooms are very luxurious and elegant and to the spouses is reserved an impeccably cared table, so make them feel protagonists of a wonderful story. The kitchen of the restaurant is very sophisticated, the dishes are the perfect synthesis between tradition and innovation; fresh and quality ingredients combined with the chef’s imagination to create unique flavors, also, you can request a vegetarian menu or for celiac.


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per la tua cerimonia scegli ATMO SFERE FIABE SCHE

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incampania|l’accoglienza Il Grand Hotel Sant’Orsola è una perla incastonata a metà fra la bellezza naturale dei Monti Lattari e il fascino della Costiera Amalfitana. Ogni anno, migliaia di visitatori lo scelgono, per sentirsi a casa.

un luogo davvero speciale

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Il Buffet di benvenuto viene servito su un’ampia terrazza che domina la Costiera Amalfitana, tra fontane e giochi di luce, che danno un tocco magico ad ogni evento. Pesce, salumi, fritti, mozzarelle fatte al momento da casari esperti, gli antipasti sono una gioia per gli occhi e per il palato. Ma l’unicità non termina qui: pesce freschissimo, frutti di mare, fritture e grigliate miste vengono serviti in una vera barca, per gustare i sapori del mare immersi in una cornice originale e suggestiva.

The Welcome buffet is served on a large terrace overlooking the Amalfi Coast, including fountains and light shows, which give a magical touch to any event. Fish, meats, fried, mozzarella made at the moment by experts cheesemakers, the appetizers are a feast for the eyes and the palate. But the uniqueness does not end here: fresh fish, seafood, fried and grilled meats are served in a real boat, to taste the flavors of the sea surrounded by an original and suggestive setting.

Tutti gli sposi che scelgono questo luogo incantevole per festeggiare il matrimonio possono decidere di passarvi anche la prima notte di nozze, nella splendida suite nuziale a disposizione, per vivere il giorno più importante della vita dentro un’atmosfera fiabesca.

All married couples who choose this lovely place to celebrate the marriage may also decide to spend their wedding night in the beautiful bridal suite available, to experience the biggest day of living in a fairytale atmosphere.


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Maccaroneria di Gragnano il tempio della pasta Per gli amanti della pasta esiste un solo posto al mondo dove acquistare o mangiare un prodotto di qualità eccellente: Gragnano. La pasta di Gragnano è “la pasta” per eccellenza, nota fin dall’antichità per essere unica, trafilata al bronzo, ruvida e con un’ottima tenuta in cottura. E a Gragnano troviamo lo storico Pastificio Afeltra che, dal 1848, non ha smesso di produrre pasta destinata a chi sa apprezzare la qualità.

Da qualche anno la pasta non si acquista soltanto ma si mangia anche: grazie alla collaborazione con la famiglia Pandolfi, ristoratori da sempre, nasce la Maccaroneria, un ristorante situato al primo piano dello storico pastificio, in via Roma a Gragnano, nel locale che una volta serviva per far asciugare la pasta. La sala è ampia e luminosa e può ospitare fino a 400 persone, entrando si ha l’impressione di essere in un posto raffinato ma allo stesso tempo familiare, grazie soprattutto alla gentilezza e all’accoglienza del personale. Alla Maccaroneria la protagonista è, chiaramente, la pasta, rivisitata in maniera originale e creativa. Il menu non è fisso ma ogni volta presenta qualche piatto nuovo, dopo aver gustato gli abbondanti antipasti con bruschette, fritture, salumi e formaggi selezionati, ci si può tuffare nella grandissima varietà di primi: paccheri ripieni di baccalà, spaghetti alla chitarra con alici e noci, pasta mista con ceci e porcini, conchiglioni ripieni di ricotta e melanzane sono solo alcune delle portate che è possibile gustare.

Maccaroneriadi Gragnano

Premiato Pastificio Afeltra dal 1848 Via Roma, 8 - 80054 Gragnano (NA) Tel. (+39) 081.8736760 www.maccaroneria.com info@maccaroneria.com

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For pasta lovers there is only one place in the world where to buy or eat a product of excellent quality: Gragnano. The Gragnano pasta is “pasta” par excellence, known since antiquity to be unique, bronze drawn, rough and with very good grip in cooking. And in Gragnano we find the historical pasta factory Afeltra that, since 1848, has not stopped producing pasta intended for those who appreciate quality. For some years you can buy but also eat pasta: in collaboration with the Pandolfi family, restaurateurs, it was born Maccaroneria, a restaurant located on the first floor of the historic pasta factory, in via Roma in Gragnano, in the local that a time was used to dry the pasta. The room is large and bright and can accommodate up to 400 people, entering one gets the impression of being in a refined but familiar place, thanks to the kindness and hospitality of the staff. At Maccaroneria the protagonist is, of course, pasta, revisited in an original and creative way. The menu is not fixed but it has some new dish every time: after enjoying the abundant appetizers with bruschetta, fried foods, selected meats and cheeses, you can dive into the great variety of first courses: paccheri stuffed with cod, spaghetti with anchovies and nuts, mixed pasta with chickpeas and mushrooms, conchiglioni stuffed with ricotta and eggplants are some of the courses that you can enjoy.


MACCARONERIA OF GRAGNANO: THE TEMPLE OF PASTA

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PREMIATO PASTIFICIO

AFELTRA dal

Tra i secondi regna sempre la semplicità e la genuinità: bistecca ai ferri, grigliate di pesce, entrecote con rucola, po^ modorini e scaglie di parmigiano tra le proposte. E il tripudio di sapori continua con i dolci, sempre freschi di giornata, tra cui merita una menzione particolare il tortino con ricotta e pistacchi. Quello che fa della Maccaroneria un ristorante diverso dagli altri non è solo la qualità della materia prima ma anche la possibilità di assistere a tutte le fasi della lavorazione della pasta, dall’impasto al confezionamento e, per ultimo, acquistarla nello showroom a piano terra. Simplicity and genuineness always reign in the second courses, grilled steak, grilled fish, rib steak with arugula, cherry tomatoes and parmesan cheese are some proposals. And the joy of flavors continues with desserts, fresh every day, including a particular mention to the ricotta and pistachios pie. What makes Maccaroneria a restaurant different from others is not only the quality of the raw material but also the opportunity to attend all phases of pasta processing, from doughing to packaging and, finally, buy it in the showroom on the ground floor.

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incampania|l’accoglienza

pasta

la

un prodotto speciale

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www.in-campania.it «E tu fosti infelice e malaticcio, o sublime Cantor di Recanati, che bestemmiando la Natura e i Fati, frugavi dentro te con raccapriccio. Oh mai non rise quel tuo labbro arsiccio, né gli occhi tuoi lucenti ed incavati, perché…non adoravi i maltagliati, le frittatine all’uovo ed il pasticcio! Ma se tu avessi amato i Maccheroni più de’ libri, che fanno l’umor negro, non avresti patito aspri malanni…e vivendo tra i pingui bontemponi giunto saresti, rubicondo e allegro, forse fino ai novanta od ai cent’anni…». Questi i versi di Maccheronata del poeta Gennaro Quaranta, composta per rispondere al “pessimismo cosmico” di Leopardi che visse a Napoli dal 1833 fino al giorno della sua morte, avvenuta il 14 giugno 1837. Le origini della pasta sono molto più antiche, già nel primo millennio a.C. abbiamo notizia di un foglio grande e piatto di pasta tagliata a strisce, chiamata laganon. Da laganon arriviamo al laganum latino citato anche da Cicerone nei suoi scritti. La prima data certa è il 1154, quando il geografo arabo Al-Idrin menziona “un cibo di farina in forma di fili” dal nome triyah, che si confezionava a Palermo e si esportava in tutta Italia. I primi ad essiccare la pasta per destinarla a una lunga conservazione furono gli Arabi del deserto, che cominciarono a produrre dei cilindri di pasta forati al centro, in modo da permettere una rapida essiccazione. Il clima di regioni quali la Liguria, la Sicilia e la Campania (soprattutto in città come Gragnano e Torre Annunziata) favorì la produzione di pasta, che veniva lasciata essiccare all’aria. Si inventò poi la giostra, un apparecchio di legno per asciugare la pasta, che girava con forza motrice idrica o animale. Nel 1500 abbiamo le prime corporazioni di pastai a Roma, Napoli, Savona e Palermo e cominciano a fiorire le botteghe di vermicellai. Inizialmente l’impasto veniva effettuato con i piedi ma intorno al 1870 cominciano a comparire i primi torchi idraulici, dobbiamo però aspettare il 1933 per avere la prima macchina in grado di compiere l’intero processo produttivo. Nonostante gli anni, la pasta è sempre il risultato di una miscela di grano duro e acqua. Per la pasta fresca si utilizza la farina di grano tenero, mentre per la pasta secca si utilizza esclusivamente grano duro, in modo da tenere la cottura e restare al dente. I principali produttori e consumatori di pasta al mondo siamo noi italiani, con una produzione di circa 3 milioni di tonnellate e un consumo di circa 28 kg di pasta pro capite l’anno. Ad oggi in Italia si registrano oltre 200 formati, per venire incontro alla naturale evoluzione dei gusti. La Campania è la regione che vanta una tradizione secolare nell’arte pastaia, la pasta di Gragnano è famosa in tutto il mondo e, dal 2010, è stata riconosciuta indicazione geografica protetta. La particolare posizione della cittadina napoletana, in cima ad una valle dove sfociano numerose fonti montane, che danno alla pasta un sapore particolare e il clima caldo e ventilato, che favorisce l’essicazione, fanno della pasta di Gragnano un prodotto di eccellenza della nostra regione.

These are verses of the poet Gennaro Quaranta, made in response to the “cosmic pessimism” by Giacomo Leopardi, who lived in Naples from 1833 until the day of his death on June 14, 1837. The origins of pasta are much older, already in the first millennium BC we have news of a large sheet of pasta cut into strips, called laganon. From laganon we have the Latin laganum quoted by Cicero in his writings. The first certain date is 1154, when the Arab geographer Al-Idrin mentions “a food of flour in the form of strings” named triyah, which is packaged in Palermo and was exported throughout Italy. The Arabs of the desert were the first to dry pasta to give it a long life, which began to produce cylinders of dough hollow in the center, so as to allow rapid drying. The climate of regions such as Liguria, Sicily and Campania (especially in cities like Gragnano and Torre Annunziata) favored the production of pasta, which was allowed to dry in air. Later it was invented the carousel, a unit of wood to dry pasta, which ran using hydropower or animal. In 1500 we have the first guilds of pasta in Rome, Naples, Palermo and Savona and begin to bloom shops of vermicelli. Initially, the dough was made with the feet but in the 1870s the first hydraulic presses began to appear, but we must wait for 1933 for the first machine capable of performing the entire production process of the pasta. Despite the years, the pasta is always the result of a mixture of wheat flour and water. Fresh pasta using wheat flour, while dried pasta using only durum wheat, so keep firing and remain “al dente”. Of course Italians are the main producers and, at the same time, consumers of pasta in the world, with a production of about 3 million tonnes and a consumption of about 28 kg of pasta per capita per year. Nowadays in Italy there are over 200 sizes of pasta, to meet the natural evolution of the tastes of the population. Campania is the region that boasts a secular tradition in pasta making, Gragnano pasta is famous throughout the world and, since 2010, has been recognized as a protected geographical indication. The specific location of the city of Naples, on top of a mountain valley where lead numerous sources, which give a special flavor to the pasta and the warm and windy climate, which favors the drying, make pasta from Gragnano a product of excellence in our region.

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San Marzano

il pomodoro squisitamente mediterraneo La forma allungata, il colore rosso vivo e il sapore agrodolce sono le caratteristiche inconfondibili del pomodoro San Marzano. Il clima mediterraneo e un suolo estremamente fertile, di origine prevalentemente vulcanica, sono gli elementi fondamentali per la crescita di uno dei prodotti di cui andare più orgogliosi nel mondo. Il pomodoro San Marzano prende il nome dalla città di San Marzano sul Sarno, nell’agro nocerino-sarnese, dove è nato e dove ancora oggi si produce in maniera consistente, ma si produce un ottimo pomodoro San Marzano anche nelle zone immediatamente limitrofe, come nelle aree pompeiana-stabiese, in quella acerrana-nolana e in alcuni comuni della provincia di Avellino, per un totale di 41 comuni e un centinaio di ettari di terreno. Per essere considerato un San Marzano DOP (denominazione risalente al 1996) il pomodoro deve avere delle caratteristiche precise, nella forma, nel colore, nella tecnica di coltivazione (di tipo verticale) e nella raccolta dei frutti, esclusivamente a mano. Il principale utilizzo del pomodoro San Marzano è sicuramente il pelato, la cui trasformazione avviene nelle numerose fabbriche della regione che producono oggi circa 39.000 quintali di pelati, destinati al consumo nazionale e internazionale. I pelati realizzati con pomodoro San Marzano sono i più richiesti, per la loro caratteristica di rimanere intatti nel barattolo, dovuta alla particolare consistenza del frutto. Impensabile oggi immaginare la cucina italiana senza il pomodoro e quella campana senza la “pummarola”, sebbene l’uso del prodotto in ambito gastronomico non sia antico come sembra, le prime documentazioni in Europa risalgono al XVII secolo, mentre in America si credeva che il pomodoro fosse tossico. Nell’Ottocento si comincia a inserire il pomodoro nei primi ricettari fino ad arrivare al primo piatto di pasta al pomodoro ad opera del napoletano Don Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino, nel 1839.

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The elongated shape, the bright red color and bittersweet taste: the hallmark of the San Marzano tomatoes. The Mediterranean climate and extremely fertile soil, mostly of volcanic origin, are the key elements for the growth of one of the products to be proud of into the world. San Marzano tomatoes take the name from the city of San Marzano sul Sarno, where they were born and where they are still produced, but excellent San Marzano tomatoes are producted even in areas immediately adjacent, as areas Pompeian-Stabia, in the Acerra-Nolan and in some municipalities in the province of Avellino, for a total of 41 municipalities and one hundred acres of land. To be considered a San Marzano DOP (name dating back to 1996), the tomato must have specific characteristics, in form, in color, in the cultivation technique (vertical type) and collecting the fruit, by hand. The main use of the San Marzano tomato is definitely the peeled tomato, whose transformation takes place in many factories in the region that now produce about 39,000 tons of tomatoes, for domestically and internationally consumption. The peeled made with San Marzano tomatoes are the most requested, for their characteristic to remain intact in the can, due to the particular texture of the fruit. Unthinkable today to imagine Italian cuisine without the tomato and Neapolitan cuisine without the “pummarola”, although the use of the product at restaurants is not as old as it seems, the first documentation in Europe date back to the seventeenth century, while in America it was believed that the tomato was poisonous. In the nineteenth century it begins to put the tomatoes in the first recipe until you get to the first plate of pasta with tomato sauce by the Neapolitan Don Ippolito Cavalcanti, Duke of Buonvicino, in 1839.

Come decantato dal grande Eduardo, la massima espressione del pomodoro, in Campania, è rappresentata da ragù, immancabile sulle tavole della domenica. Il ragù napoletano segue delle regole ben precise, sia per quanto riguarda gli ingredienti che per i tempi di cottura. La carne di manzo deve essere tagliata a pezzi grossi e condita con diversi aromi (pinoli, uvetta, noce moscata, prezzemolo) a cui si aggiungono le costine di maiale (tracchiulelle), involtini di cotica e, naturalmente, la passata di pomodoro. Molto importante è la cottura a fuoco lento, tant’è vero che si dice che, per preparare un ragù degno di questo nome, bisogna metterlo sul fuoco, bassissimo, dal giorno prima. A questo punto comincia quello che è un vero e proprio rito: le donne rimangono ai fornelli a rigirare ogni tanto il sugo, che deve “pippiare”, per usare una parola squisitamente onomatopeica. Quando il ragù si presenta con una consistenza cremosa ma non asciutta è pronto per condire maccheroni, lasagne o altri tipi di pasta al forno di cui la cucina napoletana è ricca. As praised by the great Eduardo De Filippo, the highest expression of the tomato, in Campania, is represented by ragù (meat sauce), a must on the tables of Sunday. The Neapolitan sauce follows very precise rules, both as regards the ingredients for cooking times. The beef should be cut into large pieces and seasoned with various spices (pine nuts, raisins, nutmeg, parsley) in addition to the pork ribs (tracchiulelle), rolls of pork rind and, naturally, the tomato puree. Most important is the slow cooking, so much so that it is said that, to prepare a sauce worthy of the name, you have to put it on the fire, very low, since the day before. Now begins what is a real ritual: women remain in the kitchen to turn over every so the sauce, which must “pippiare,” to use a word exquisitely onomatopoeic. When the sauce is presented with a creamy texture but not dry is ready for seasoning macaroni, lasagne or other types of pasta of the Neapolitan cuisine.


IL RAGÙ

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‘O rraù ca me piace a me m’ ‘o ffaceva sulo mammà. A che m’aggio spusato a te, ne parlammo pè ne parlà. Io nun songo difficultuso; ma luvàmmel’ ‘a miezo st’uso.

Sì, va buono: comme vuò tu. Mò ce avèssem’ appiccecà? Tu che dice? Chest’è rraù? E io m’ ‘o mmagno pè m’ ‘o mangià... M’ ‘a faje dicere ‘na parola?... Chesta è carne c’ ‘a pummarola! Eduardo De Filippo, ‘O rraù

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L’olio campano

il simbolo della dieta mediterranea La Campania è la quarta regione italiana per quantità di olio prodotto, dopo Puglia, Calabria e Sicilia, grazie soprattutto al clima mediterraneo e alla natura prevalentemente vulcanica dei terreni. La provincia di Salerno detiene il primato per quanto riguarda il numero di oliveti e, quindi, di produzione di olio, con due varietà insignite del marchio DOP: Cilento e Colline Salernitane. L’Olio Cilento DOP viene prodotto in 62 comuni, tra cui Palinuro, Paestum, Agropoli e Sapri, la zona è quella del Parco Nazionale del Cilento e il risultato è un olio fruttato con sentori di mela e foglie, dal gusto delicato e dolce e un retrogusto di mandorla e nocciole.

Campania is the fourth Italian region for the amount of produced oil, after Puglia, Calabria and Sicily, thanks mainly to the Mediterranean climate and the predominantly volcanic soil. The province of Salerno holds the record regarding the number of olive trees and, therefore, oil production, with two varieties awarded the DOP: Cilento and Colline Salernitane. Oil Cilento DOP is produced in 62 municipalities, including Palinuro, Paestum, Agropoli and Sapri, the area is that of the Cilento National Park and the result is a fruity oil with hints of apple and leaves, delicate flavor and sweet a hint of almond and hazelnut.

L’Olio Extravergine Colline Salernitane DOP, invece, ha un territorio di produzione molto ampio, ben 82 comuni compresi nelle zone della Costiera Amalfitana, dei Monti Picentini, degli Alburni, dell’Alto e Medio Sele, fino alle colline del Tanagro e buona parte del Vallo di Diano, si può considerare l’area più olivetata di tutta la Campania. Quest’olio ha un colore verde limpido con riflessi giallo paglierino, un profumo fruttato, con sentori di carciofo e mandorla amara, un sapore molto forte e deciso ed è indicato per piatti molto sostanziosi.

The Extra Virgin Colline Salernitane DOP, however, has a very large area of production, some 82 municipalities included in the areas of the Amalfi Coast, Picentini, Alburni, Upper and Middle Sele, to the hills of Tanagro and most Vallo di Diano, it’s the biggest area with olive trees of the Campania region. This oil has a clear green color with greenish yellow color, a fruity, with hints of artichoke and bitter almond, taste very strong and determined and is indicated for very hearty dishes.

Altro olio DOP è quello della Penisola Sorrentina, prodotto con ulivi di origine greca che, nel XVI secolo, vengono affiancati dalla coltivazione di agrumi. Proprio la combinazione con agrumi e piante aromatiche, su terreni scoscesi a picco sul mare, dà origine a un olio dal gusto amaro e piccante con sentori di menta e rosmarino. La produzione dell’olio Penisola Sorrentina Dop è particolarmente pregiata, grazie al clima mediterraneo e al terreno vulcanico della zona. Tanti altri gli oli della regione: Colline Caiatine, Irpinia Colli dell’Ufita, Terre Aurunche, Terre del Clanis, Terre del Matese. La Campania offre una grossa ricchezza in termini di biodiversità: si va dalle coste soleggiate della provincia di Salerno e della Penisola Sorrentina, agli uliveti dell’Irpinia, coltivati su terreno collinare a 700 m sul livello del mare.

Other oil DOP is the Sorrento Peninsula, produced with olives of Greek origin, in the sixteenth century, are flanked by the cultivation of citrus. Just the combination with citrus and herbs, steep terrain overlooking the sea, giving rise to an oil taste bitter and spicy with hints of mint and rosemary. The production of the Sorrento Peninsula Dop is particularly valuable, thanks to the Mediterranean climate and the volcanic soil of the area. Many other oils in the region: Colline Caiatine, Irpinia Colli dell’Ufita, Terre Aurunche, Terre del Clanis, Terre del Matese. Campania offers a huge wealth in terms of biodiversity, ranging from the sunny coasts of the province of Salerno and Sorrento peninsula, to the olive trees of Irpinia, grown on hilly terrain to 700 m above sea level.

L’olio extravergine d’oliva è un alimento fondamentale nella dieta mediterranea ma, negli ultimi anni, sono noti anche i benefici sulla salute dovuti all’uso di olio extravergine: l’uso quotidiano aumenta la percentuale di colesterolo “buono” e abbassa la pressione arteriosa, diminuendo la possibilità di infarto. Inoltre, grazie ai polifenoli e alla vitamina E, si ha una forte azione antiossidante, che contribuisce a rallentare l’invecchiamento delle cellule. Anche se in tanti pensano il contrario, l’olio extravergine d’oliva è il più indicato per le fritture, perchè resiste fino a temperature di 180°, mantenendo inalterate le sue proprietà.

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The extra virgin olive oil is a staple food in the Mediterranean diet but, in recent years, we known health benefits due to the use of olive oil: the daily use increases the percentage of “good” cholesterol and lowers blood pressure, decreasing the chance of heart attack. Moreover, thanks to polyphenols and vitamin E, it has a strong antioxidant, which helps to slow the aging of cells. Although many people think the opposite, the extra virgin olive oil is the most suitable for frying because it withstands temperatures up to 180°, while maintaining its properties.


la nostra amata TERRA RICCA di TESORI e BONTA’

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LA MOZZARELLA DI BUFALA

l’oro bianco Buffalo mozzarella: white gold

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Eccellenza

ITALIANA

“Ti fai dare mezzo chilo di mozzarella di Aversa, freschissima! Assicurati che sia buona: pigliala con due dita, premi la mozzarella, se cola il latte te la pigli, se no desisti!” Tutti ricordiamo la celebre scena di “Miseria e Nobiltà” in cui Totò viene mandato a fare la spesa e sappiamo bene cosa significa mangiare una mozzarella da cui “cola il latte”, garanzia di freschezza e genuinità.

“Take a pound of fresh mozzarella di Aversa, make sure it is good: take it in two fingers, press the mozzarella, if the milk drips, you can take it, if not...give it up!”. We all remember the famous scene of “Poverty and Nobility” where Toto is sent to the grocery store and we know what it means to eat a mozzarella from which “milk drips”, a guarantee of freshness and authenticity.

La mozzarella di bufala campana DOP è una delle eccellenze italiane più amate e apprezzate e vanta estimatori in tutto il mondo, grazie alla sua particolare squisitezza. Il famoso latticino viene prodotto soprattutto nelle province di Caserta, dove la mozzarella prende il nome di “aversana”, e di Salerno, per l’esattezza nei comuni della Piana del Sele, ma in tutta la Campania è possibile gustare un prodotto sublime.

The buffalo mozzarella DOP is one of the most loved and appreciated Italian excellence and it has fans all over the world, thanks to its special delicacy. The famous cheese is produced mainly in the provinces of Caserta, where it is called “Aversa”, and Salerno, to be exact in the municipalities of the Piana del Sele, but all over the area you can enjoy a sublime product.

La mozzarella prende il nome dal verbo “mozzare” che non è altro che l’operazione compiuta dai caseari nello staccare con le mani i pezzetti di pasta filata ancora calda e darle la classica forma tondeggiante. I primi documenti che attestano la presenza di questo tipo di alimento (chiamato all’epoca mozza) risalgono al XII secolo ma solo verso la fine del XVIII secolo le mozzarelle diventano un prodotto di largo consumo. Nel 1996 si è voluto stilare un disciplinare molto rigido per tutelare la qualità del prodotto, per cui può fregiarsi del titolo di “Mozzarella di Bufala Campana Dop” solo quella mozzarella prodotta con latte di bufala allevata in libertà e in zone specifiche. Tutta la filiera viene controllata in maniera rigorosa in modo da garantire il rispetto delle norme igieniche e offrire al consumatore un prodotto di qualità eccellente. La mozzarella di bufala è uno degli alimenti protagonisti della dieta mediterranea, per il suo alto apporto proteico e il moderato contenuto di grassi. Può essere consumata da sola ma anche come ingrediente principale di tanti piatti succulenti della tradizione, primo su tutti la pizza, simbolo della gastronomia campana per eccellenza.

The mozzarella is so named from the verb “mozzare (cut off)” which is the operation performed by the dairy in detaching with his hands the pieces of spun dough when it is still warm and give it the classic round shape. The first documents that attest to the presence of this type of food (at the time it was called mozza) date back to the twelfth century, but only towards the end of the eighteenth century the mozzarella become a consumer product. In 1996 it was decided to draw up a very hard procedural guideline to protect the quality of the product, so it can claim the title of “Mozzarella di Bufala Campana DOP” only the mozzarella made from milk of buffalos bred in freedom and in specific areas. Throughout the supply chain is controlled rigorously to ensure the hygiene standards and offer the consumer a very excellent quality product. The buffalo mozzarella is one of the protagonists of the Mediterranean diet, because of its high protein and moderate fat content. It can be eaten solo, but also as the main ingredient of many delicious dishes of the local tradition, first of all the pizza, symbol par excellence of the Campania gastronomy.

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Na tazzulella ‘e cafe’ (C. Mattone)

Na’ tazzulella e’ cafè e mai niente cè fanno sapè nui cè puzzammo e famme, o sanno tutte quante e invece e c’aiutà c’abboffano e’ cafè. Na’ tazzulella e’ cafè ca sigaretta a coppa pe nun verè che stanno chine e sbaglie, fanno sulo mbruoglie s’allisciano se vattono se pigliano o’ cafè. E nui passammo e uaie e nun puttimmo suppurtà e chiste invece e rà na mano s’allisciano se vattono se magniano a città. Na’ tazzulella e’ cafè acconcia a vocca a chi nun po’ sapè e nui tirammo annanz che rulore e’ panze e invece e c’aiutà c’abboffano e’ cafè. Na’ tazzulella e’ cafè ca’ sigaretta a coppa pè nun verè s’aizano e’ palazze fanno cose e’ pazze ci girano c’avotano ci iengono e’ tasse...

Una bevanda unica

A NAPOLI SI BEVE IL CAFFE’ PIU’ BUONO DEL MONDO Si dice che a Napoli si beva il caffè più buono del mondo e in tanti si sono affannati nel cercare il segreto della bontà del caffè napoletano, indicando nell’acqua o nell’aria della città partenopea la ragione dell’indiscutibile primato.

It is said that in Naples you can drink the best coffee in the world and many people have struggled in the search for the secret of the goodness of the Neapolitan coffee, indicating the reason of this indisputable primacy in the water or the air of Naples.

Più che elementi materiali, tangibili, siamo portati a credere che a fare del caffè napoletano una bevanda inimitabile sia soprattutto il motivo per cui si beve il caffè a Napoli: non per tirarsi su o per fare una piccola pausa nella giornata lavorativa bensì per socializzare.

More than material or tangible elements, we believe that the reason of an inimitable beverage is that in Naples we drink coffee to socialize, instead of to pull ourselves up or to take a short break in the workday.

A tutti è capitato di incontrare un amico per strada e invitarlo a prendere un caffè, di certo non per il bisogno di assumere caffeina ma semplicemente per scambiare due chiacchiere serenamente. A Napoli il caffè è il piacere di stare insieme, senza fretta e senza ansie. Napoletana è anche la tradizione del “caffè sospeso”: antica usanza che consiste nel pagare due caffè ma consumarne uno solo e lasciare l’altro “sospeso”, a disposizione delle persone più bisognose. Allora forse il segreto è proprio questo: il caffè a Napoli è più buono perchè c’é dentro il cuore e l’amore dei napoletani.

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To anybody happened to meet a friend and invite him to take a coffee, certainly not for the need to take caffeine but simply to chat peacefully. In Naples take a coffee is the pleasure of being together, without haste and without anxiety. In Naples there is also the tradition of the “suspended coffee”: ancient custom that is to pay for two coffees but consume only one and leave the other “pending”, available to people in need. Then maybe this is the secret: the coffee in Naples is so good because in it there is the heart and the love of the Neapolitans.


Curiosità | Curiosity Il paese dove si consuma più caffè è la Finlandia, con 12 kg l’anno pro-capite, mentre quello dove se ne consuma meno è Portorico con 400 gr. L’Italia è al dodicesimo posto della classifica, con 5,9 kg di caffè pro-capite, dopo Svizzera, Canada, Danimarca, Austria. La media di consumo mondiale è di 1,3 kg all’anno per persona. The country where you consume more coffee is Finland, with 12 kg per year per capita, while the one where it consumes less is Puerto Rico with 400 gr. Italy is the twelfth place in the rankings, with 5.9 kg of coffee per capita, after Switzerland, Canada, Denmark, Austria. The average world consumption is 1.3 kg per person per year.

nel mondo è la bevanda più diffusa dopo l’acqua

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ogni giorno si consumano

MILIARDI di tazze di caffè

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Il caffè come passione

AMATO CAFFE’ Pasquale e Simone Vitiello sono due fratelli con una smisurata passione per il caffè, tale da portarli, nel 2006, a ricercare la giusta miscela per realizzare un caffè dal gusto e dall’aroma inconfondibili. Gli esordi sono legati alla città di Pompei dove, in via Sacra, viene rilevata una piccola caffetteria, per testare il prodotto e comprenderne le potenzialità. Al crescere del consenso del pubblico, nasce l’idea di ampliare il mercato e commercializzare così la miscela.

Oggi Amato Caffè è un’azienda strutturata su una forte sinergia tra i fratelli Vitiello, coadiuvati da un team di giovani collaboratori. La parte manageriale viene svolta direttamente da Pasquale e Simone, mentre la parte operativa è affidata ad una squadra di persone motivate e con una professionalità elevata. Alessandro, Luca, Catello e Salvatore riescono a garantire l’innalzamento della qualità di caffè attraverso un lavoro metodico e costante. Il cliente, negli anni, è diventato sempre più esigente e la capacità di Pasquale e Simone Vitiello sta nell’offrire un prodotto sempre più performante, al fine di soddisfare ogni richiesta. Il sistema industriale di Amato Caffè prevede la selezione meticolosa della qualità del caffè: definita la miscela, la produzione viene affidata ad una torrefazione di fiducia, dove viene svolto un rigido controllo qualità su tutto il processo produttivo. La distribuzione è direttamente effettuata da Amato Caffè, senza intermediari commerciali, in modo da garantire assistenza e monitoraggio costante dei punti vendita. Il segreto del successo di Amato Caffè è la passione, che alimenta ogni fase dell’attività, a tal punto da rendere estremamente piacevole il lavoro. La qualità delle materie prime e del capitale umano sono gli ingredienti di un’azienda vincente, e i numeri stanno dando ragione a Pasquale e Simone.

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Pasquale and Simone Vitiello are two brothers with a huge passion for coffee, such as to take them, in 2006, to seek the right mix to make a coffee with unmistakable taste and aroma. The beginnings are tied to the city of Pompeii, where, in Via Sacra, there is a small coffee bar, to test the product and recognize its potential. The higher the consent of the public, they have the idea to expand the market and market so the mixture. Today Amato Caffè is a company built on a strong synergy between the brothers Vitiello, assisted by a team of young employees. The management part is performed directly by Pasquale and Simone, while the operating part is entrusted to a team of motivated and with a high professionalism. Alessandro, Luca, Catello and Salvatore can ensure improved quality of coffee through a methodical and steady work. The customer, over the years, has become more and more demanding and the ability to Pasquale and Simone Vitiello is to offer a product more and more powerful in order to satisfy every request. The industrial system of Amato Caffè provides the meticulous selection of coffee quality: defined mixture, the production is entrusted to a roasting of trust, where it is carried out a strict quality control throughout the production process. The distribution is carried out directly by Amato Caffè, without commercial intermediaries, in order to guarantee assistance and constant monitoring of the outlets. The secret of the success of Amato Caffè is passion, which feeds each stage of the activity, to the point to make the worh extremely pleasant. The quality of raw materials and human capital are the ingredients of a successful company, and the numbers are giving reason to Pasquale and Simone.


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Amato Caffè è un’azienda in forte espansione, i primi a dare fiducia e a credere al progetto di Simone e Pasquale sono stati Nunzio e Raffaele, che hanno aderito al franchising e sono diventati attualmente due punti di riferimento, rispettivamente, a Castellammare di Stabia, in via Alvino e a Scafati in via Martiri d’Ungheria. Il progetto di franchising Amato Caffè è stato fortemente voluto per soddisfare i consumatori che non si accontentano del solito caffè e offrire la possibilità a chiunque di sposare l’idea di fare della qualità un successo.

Amato Caffè is a booming company, Nunzio and Raffaele were the first to give confidence and belief in the project of Simone and Pasquale, they joined the franchise and have become currently two reference points, respectively, in Castellammare di Stabia, Via Alvino and Scafati Via Martiri d’Ungheria. The draft franchise Amato Caffè has been strongly desired to satisfy consumers who are not satisfied of the usual coffee and provide the opportunity for anyone to marry the idea of making quality a success.

Il contratto prevede la fornitura delle attrezzature (Macchina San Marco a tre leve, macinadosatore, scaldatazze, tazzine, depuratore) e della materia prima necessaria per primeggiare nel settore del caffè. Oltre all’assistenza quotidiana e al tempestivo intervento, viene messo a disposizione un tutor nella fase di start-up, affinché possa esser trasmessa la modalità di lavorazione di una miscela con elevati standard di qualità. Il risultato è un caffè cremoso, amabile e dal retrogusto persistente, che vanta sempre più estimatori e che si appresta a conquistare una fetta di mercato ancora più ampia.

The contract includes the supply of equipment (machine San Marco in three levers, grinder, cup warmer, cups, purifier) and the raw material needed to excel in the coffee sector. Besides the daily care and timely intervention, a tutor is made available in the start-up, so that it can be transmitted the processing method of a mixture with high quality standards. The result is a creamy coffee, sweet and lingering finish, boasting ever more popular and that is preparing to capture a slice of the market even wider.

Amato Caffè

Via Sacra, 10 - 80045 Pompei (NA) - Tel. (+39) 081.8506766 Via Alvino, 13 - 80053 C.mare di Stabia (NA) - Tel. (+39) 081.8712048 www.amatocaffe.it - info@amatocaffe.it

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Tra gusto e natura

VILLA PALMENTIELLO uno scenario AGRITURISMO davvero

MAGICO

Soggiornare in una camera con vista sul Golfo di Napoli e sul Vesuvio è un’esperienza indimenticabile, soprattutto se accompagnata da un ambiente confortevole, personale accogliente e ottimo cibo. Villa Palmentiello offre tutto questo e molto di più. Ci troviamo a Casola di Napoli, sui Monti Lattari, a due passi da Gragnano e dalla Costa Sorrentina, a 300 mt sul livello del mare, in una splendida casa colonica del ‘400 completamente ristrutturata, divisa in nove appartamenti. Villa Palmentiello nasce originariamente come Azienda agricola, con il recupero dei vecchi vigneti e uliveti abbandonati, poi si è deciso di trasformarla in struttura ricettiva.

Le camere sono arredate in perfetto stile sorrentino e sono adatte sia per coppie che per famiglie, essendo dotate di ogni tipo di comfort. Villa Palmentiello è un vero e proprio agriturismo, immerso nel verde e nella natura, pensato per chi ha voglia di una vacanza rilassante o anche di poche ore lontano dalla vita frenetica di tutti i giorni, complici un clima fresco e salutare e la vista su uno dei panorami più belli del mondo. L’agriturismo è pensato anche per chi ama gli sport all’aria aperta o le lunghe passeggiate nel verde, sono previste escursioni a cavallo o in mountainbike e c’è la possibilità di fare trekking nei sentieri della proprietà o in alcuni dei tanti percorsi dei dintorni come, per esempio, nelle splendide cornici della Baia di Jeranto o di Punta Campanella.

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Chi ha voglia di partecipare ai vari momenti di vita dell’azienda come la raccolta della frutta o delle olive o alla vendemmia, può prenotare una visita specifica, a seconda del periodo Agriturismo dell’anno, e vivere un’esperienza ancora più coinvolgente, grazie alla completa Villa Palmentiello disponibilità della famiglia Polese, che Via Gesini 80054 Casola di Napoli (NA) gestisce l’intera struttura. Villa Palmentiello è un’azienda totalmente biologica, Tel. (+39) 081.5392456 i terreni vengono concimati col letame www.villapalmentiello.it di cavallo e di asino, senza uso di alcun info@villapalmentiello.it prodotto chimico, e gli animali vengono allevati nel rispetto totale del loro benessere, con la supervisione del signor Agostino Polese, responsabile della fattoria e del fondo agricolo.

Staying in a room overlooking the Bay of Naples and Vesuvius is an unforgettable experience, especially if accompanied by a comfortable, friendly staff and great food. Villa Palmentiello offers all this and much more. We are in Casola di Napoli, Lattari Mountains, close to Gragnano and Sorrento Coast, 300 meters above sea level, in a beautiful farmhouse of the ‘400 completely renovated, divided into nine apartments. Villa Palmentiello was founded originally as a working farm, with the recovery of abandoned old vineyards and olive groves, then it was decided to turn it into a hotel. The rooms are furnished in Sorrento style and are suitable for both couples and families, being equipped with every comfort. Villa Palmentiello is a real farmhouse, surrounded by greenery and nature, designed for those who want a relaxing holiday or even a few hours away from the bustle of everyday, with the help of a cool climate and healthy and one of the most beautiful view in the world. The farm is also designed for those who love outdoor sports or long walks in the countryside, there are excursions on horseback or mountain bike, and there is the possibility of hiking the trails of the property or in some of the many paths surroundings as, for example, in the beautiful frames Bay Jeranto or Punta Campanella. Who wants to participate in the various moments of life of the farm, as fruit picking or olives or the harvest, can book a specific visit, depending on the time of year, and experience even more engaging, thanks to full availability of Polese family, which manages the entire structure. Villa Palmentiello is a totally organic, soils are fertilized with horse manure and donkey, without use of any chemicals, and livestock are reared in total respect of their welfare, under the supervision of Mr. Agostino Polese, responsible of farm and agricultural land.


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I prodotti biologici possono essere anche acquistati, in questo modo è possibile portare a casa olio, vino, marmellate, liquori, miele o salumi che si ha avuto il piacere di degustare sul posto. Inoltre, chi lo desidera, può prenotare anche l’acquisto di un pollo ruspante, un coniglio o di uova fresche. La moglie di Agostino, la signora Maria Cannavacciuolo, è la responsabile del ristorante, che propone i piatti tipici della cucina mediterranea, a seconda delle stagioni: i prodotti dell’orto, le carni e gli affettati sono di produzione propria e la disponibilità può variare da un periodo all’altro. Il menu spazia tra portate di terra e di mare, inoltre, qualsiasi richiesta di variazione dei piatti, dovuta ad allergie o intolleranze, viene subito soddisfatta per dare al cliente la possibilità di godere di un buon pasto senza rinunciare al gusto.

Organic products can also be purchased, in this way you can take oil, wine, jams, liqueurs, honey or sausage that you had the pleasure of tasting on the spot. In addition, those who wish it, can also book the purchase of a free-range chicken, rabbit or fresh eggs. Ms. Maria Cannavacciuolo, Agostino’s wife, is the manager of the restaurant, which serves traditional Mediterranean cuisine with the seasons: the garden products, meat and cold cuts are homemade and availability may vary from one period to another. The menu ranges from flow land to sea courses, in addition, any application for variation of the dishes, due to allergies or intolerances, is immediately satisfied to give the customer the opportunity to enjoy a good meal without sacrificing taste.

Ciro Polese, che dirige Villa Palmentiello con la moglie, racconta che nel corso degli anni il menu si è adeguato allo stile di vita degli ospiti, passando da una cucina tradizionale e molto più calorica a una più sana e intelligente. Villa Palmentiello è il posto ideale soprattutto per festeggiare un evento, sono tanti gli sposi che scelgono di celebrare il ricevimento di nozze in questa incantevole cornice, grazie alla perfetta organizzazione dello staff e alla cura maniacale di ogni particolare, così da rendere incancellabile il ricordo della giornata più importante nella vita di una coppia. Che sia un compleanno, una cena aziendale, un weekend romantico o una cerimonia, il magico scenario di Villa Palmentiello trasforma ogni evento in un momento indimenticabile.

Ciro Polese, who directs Villa Palmentiello with his wife, said that over the years the menu has adapted to the lifestyle of the guests, from traditional and much more calorific cuisine to a more healthy and intelligent one. Villa Palmentiello is the ideal place to celebrate a particular event, there are many couples who choose to celebrate their wedding reception in this lovely setting, thanks to the perfect organization of the staff and the meticulous care of every detail, so to make indelible the most important day in the life of a couple. Whether it’s a birthday, a business dinner, a romantic weekend or a ceremony, the magical setting of Villa Palmentiello turns any event into an unforgettable moment.

un’azienda

TOTALMENTE

vero

BENESSERE per UOMO e NATURA

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incampania|i sapori

I sapori di Stabia

i carciofi ed i biscotti

Flavors of Stabia: artichokes and biscuits

STABIAE Curiosità | Curiosity

Il 25 agosto del 79 d.C. un’inaspettata e violenta eruzione del Vesuvio fece scomparire sotto una fitta coltre di cenere, lapilli e pomici, insieme a Pompei ed Ercolano, la città di Stabiae. A causa dei frequenti terremoti che avevano preceduto l’eruzione, molte ville mostravano segni di cedimento o crepe e quindi si trovavano in fase di ristrutturazione: fu questo il motivo per cui a Stabiae ci fu un numero limitato di vittime. Tra le vittime illustri fu anche Plinio il Vecchio, che giunto a Stabiae per osservare più da vicino l’eruzione, morì avvelenato dai gas tossici sulla spiaggia.

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On 25 August 79 A.D. an unexpected and violent eruption of Mount Vesuvius did disappear under a thick blanket of ash, lava and pumice, along with Pompeii and Herculaneum, the city of Stabiae. Because of the frequent earthquakes that preceded the eruption, many houses showed signs of slowing or cracks and thus were being renovated: this was the reason why at Stabiae there was a limited number of victims. Among the illustrious victims was also Pliny the Elder, who arrived at Stabiae for a closer look at the eruption, was poisoned by toxic gases on the beach.


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Castrum ad mare Castellammare di Stabia sorge al centro del Golfo di Napoli, ai piedi del Monte Faito, proprio all’inizio della penisola sorrentina. La sua particolare posizione, tra Pompei e Sorrento, località tra le più rinomate e visitate al mondo, ha sempre conferito alla città un’importanza cruciale, in quanto centro commerciale, portuale e termale. Il particolare clima favorisce soprattutto l’agricoltura e la coltivazione di fiori. Tra i prodotti tipici per eccellenza vi è il peperone e una particolare varietà di carciofi, il carciofo di Schito, che prende il nome dalla frazione in cui viene coltivato.

Il carciofo di Schito (o Violetto di Castellammare) è ormai un Presidio Slow Food, se ne produce sempre meno ma la qualità resta eccellente. Questo particolare ortaggio non ha spine, è di colore molto chiaro e ha un gusto dolce e delicato. La fama del carciofo di Schito è dovuta anche alla tecnica colturale che viene praticata ancora oggi come nell’antichità: la prima infiorescenza apicale viene coperta con delle coppette di terracotta realizzate a mano dagli artigiani del posto. Queste coppette, posizionate a mo’ di cappellino, garantiscono la protezione dai raggi solari e preservano la tenerezza del carciofo. Castellammare è nota anche per i famosi biscotti, dall’antichissima galletta ai tradizionali biscotti a forma di sigaro. La galletta stabiese è chiamata anche biscotto di mare perché i marinai erano soliti portarle a bordo delle navi per le loro lunghe traversate e inzupparle nell’acqua di mare per consumarle. La consistenza della galletta e la particolare caratteristica di resistere alle muffe permetteva ai marinai di conservare grosse quantità di biscotti per lungo tempo. Il biscotto a forma di sigaro, invece, ha una storia ancora più affascinante. Inventato nel 1848 dalla famiglia Riccardi fa della semplicità degli ingredienti la sua forza: farina, zucchero, pasta lievitata, vanillina, “acqua della Madonna” e burro. La leggenda vuole che la signora Concetta Riccardi inserisse un ingrediente segreto nella ricetta poi tramandata agli eredi e pare che, a causa di questa riservatezza, sia stata avvelenata. Naturalmente non sappiamo quanto ci sia di vero in questa storia, quello che è certo è che il tradizionale biscotto a forma allungata o i tarallini ricoperti di glassa zuccherata sono prodotti solo nella zona e sono rinomati per la loro bontà.

Castellammare di Stabia is located on the Gulf of Naples, at the foot of Monte Faito, right at the beginning of the Sorrento peninsula. Its particular position, including Pompeii and Sorrento, two of the most famous and visited sites in the world, has always given the city a crucial role, as a trade, port and thermal center. The particular climate favors especially agriculture and the cultivation of flowers. Among the typical products for excellence is the pepper and a particular variety of artichokes, Schito’s artichoke, which takes its name from the village in which it is grown. The Schito’s artichoke (or Violet of Castellammare) is now a Slow Food Presidium, it produces less and less but the quality remains excellent. This particular vegetable has no thorns, is very light in color and has a sweet, delicate flavor. The fame of the Schito’s artichoke is also due to the cultivation technique that today is still practiced as in ancient times: the first apical inflorescence is covered with cups of earthenware hand made by local craftsmen. These cups, placed as a little hat, provide protection from sunlight and preserve the tenderness of the artichoke. Castellammare is also known for the famous biscuits, from the ancient “galletta” to the traditional shaped-cigar biscuit. The Stabia biscuit is also called Sea Biscuit because sailors used to bring them on board ships for their long journeys and immerse in sea water to consume them. The texture of the biscuit and the particular characteristic of withstanding the mould allowed sailors to store large quantities of biscuits for a long time. The shaped-cigar biscuit, however, has a even more fascinating story. It was invented in 1848 by the family Riccardi, and its strength is the simplicity of the ingredients: flour, sugar, yeast, vanillin, “water of the Madonna” and butter. The legend tells that Mrs. Concetta Riccardi put a secret ingredient in the recipe then passed down to heirs and it seems that, because of this confidentiality, she were poisoned. Of course we don’t know how much truth there is in this story, what is certain is that the traditional “biscotto di Castellammare” or tarallini covered with icing sugar are produced only in the area and are known especially for their goodness.

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Le strade del vino il turismo enogastronomico Il turismo enogastronomico è una realtà che muove milioni di persone, soprattutto nel nostro Paese, dove territorio e cucina sono sempre stati strettamente legati. Una legge del 1999 ha regolamentato le cosiddette “Strade del vino”, veri e propri itinerari enoturistici nati per promuovere il territorio attraverso percorsi di cantine visitabili, vigneti, ristoranti tipici, botteghe di artigianato. In Campania le Strade del Vino riconosciute sono 11 e includono tutte le 21 DOC campane: Strada del vino Campi Flegrei, Strada del Vino DOC Castel San Lorenzo, Strada del Vino Costa d’Amalfi, Strada dei vini e dei sapori d’Irpinia, Strada del vino e dei sapori Isola d’Ischia, Strade del vino e dei prodotti tipici della Penisola Sorrentina, Strada del Vino DOC Capri, Strade del vino in Terra di Lavoro, Strada dei vini e dei prodotti tipici Terre dei Sanniti, Strada del vino Vesuvio e dei prodotti tipici, Strada del vino Cilento sapori e storia. Sin dai tempi dei romani la Campania era conosciuta per la produzione di vino: il Falerno, che viene prodotto ancora oggi ai confini del Lazio, il Fiano, prodotto nei pressi di Avellino e l’Aglianico che deve il suo nome ai Greci (da Hellenici), che lo impiantarono in Campania attorno al VII° sec. a.C. Usato nel passato come vino da taglio, l’Aglianico viene oggi vinificato in purezza, in tutti i più importanti vini della Campania, tra cui il Taurasi, un vino particolarmente adatto a lunghi invecchiamenti. Altri vini celebri sono l’Ischia (sia bianco che rosso), prima DOC della regione, il Greco di Tufo, prodotto principalmente dal vitigno omonimo di importazione ellenica, e Fiano d’Avellino, l’antico bianco dell’Irpinia. Le zone a maggiore produzione sono quelle del Vesuvio, delle isole di Capri ed Ischia, della penisola Sorrentina, dell’Avellinese e del Beneventano. A fianco del’Aglianico trovano spazio il Sangiovese, il Barbera, il Piedirosso (in alcuni posti chiamato Per’e Palummo), la Guarnaccia, lo Sciascinoso, il Primitivo, il Gragnano (tra quelli a bacca rossa), il Trebbiano Toscano, la Malvasia Bianca, l’Aspirino, il Moscato Bianco, la Forastera, il Biancolella (questi due nell’isola di Ischia), il Greco di Tufo, il Coda di Volpe, la Verdeca, la Falanghina e il Fiano di Avellino (tra quelli a bacca bianca). Il vino è solo una delle punte di eccellenza dell’offerta gastronomica della regione, che negli ultimi anni ha raggiunto livelli altissimi, tornando a collocarsi sul mercato nella posizione che le spetta.

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Wine routes

Food and wine tourism is a reality that moves millions of people, especially in our country, where land and food have always been closely linked. A 1999 law has regulated the so-called “Wine routes”, real wine routes created to promote the area through paths of wine cellars, vineyards, restaurants, craft shops. In Campania the recognized Wine Routes are 11: Strada del vino Campi Flegrei, Strada del Vino DOC Castel San Lorenzo, Strada del Vino Costa d’Amalfi, Strada dei vini e dei sapori d’Irpinia, Strada del vino e dei sapori Isola d’Ischia, Strade del vino e dei prodotti tipici della Penisola Sorrentina, Strada del Vino DOC Capri, Strade del vino in Terra di Lavoro, Strada dei vini e dei prodotti tipici Terre dei Sanniti, Strada del vino Vesuvio e dei prodotti tipici, Strada del vino Cilento sapori e storia. Since Roman times the Campania Region was known for the production of wine: Falerno, which is still produced on the borders of Lazio, Fiano, product near Avellino and Aglianico, which owes its name to the Greeks (Hellenes), which planted in Campania around the seventh century. B.C. Used in the past as a blending wine, Aglianico is today vinified alone, in all the most important wines of Campania, including Taurasi, particularly suitable for long aging. Other famous wines are the Ischia (both white and red), first DOC in the region, the Greco di Tufo, produced mainly from the homonymous grape import Hellenic, and Fiano d’Avellino, the ancient white of Irpinia. The areas with the highest production are those of Vesuvius and of the islands of Capri and Ischia, the Sorrento peninsula, dell’avellinese and Benevento. Alongside Aglianico we can find Sangiovese, Barbera, Piedirosso (in some places called Per’e Palummo), the Guarnaccia, Sciascinoso, Primitivo, Gragnano (among those with red berries), Trebbiano Toscano, Malvasia Bianca, Aspirino, Moscato Bianco, Forastera, Biancolella (these two on the island of Ischia), Greco di Tufo, Coda di Volpe, Verdeca, Falanghina and Fiano di Avellino (including those in white grape). Wine is just one of the points of excellence of the gastronomic offer of the region, which in recent years has reached very high levels, returning to place on the market in its rightful position.


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il vino è una delle PUNTE di VERA eccellenza dei sapori campani

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Una bontà nata nel ‘500

LA STORIA DELLA PIZZA La pizza ha un’origine controversa: generalmente si fa coincidere la nascita di questo prodotto con l’inizio della tradizione napoletana che vede le prime pizze uscire dai forni partenopei intorno alla fine del 1700, anche se in veste diversa rispetto a quella attuale. Si hanno tracce di focacce cotte in forno a legna fin dal Medioevo in tutta Italia. Il nome pizza pare derivi da una storpiatura del termine pitta, una sorta di disco di pasta di pane schiacciato che era utilizzato nei forni per testarne la temperatura prima delle successive infornate.

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History of pizza

The pizza has a controversial origin: generally the birth of this product equates with the beginning of the Neapolitan tradition that sees the first Neapolitan pizzas around the end of 1700, although in different guise than at present. There are traces of flat breads baked in a wood oven since the Middle Ages in Italy. The name pizza apparently derives from a corruption of the term pitta, a kind of crushed hard bread dough which was used in ovens in order to test the temperature before subsequent batches.

La ricetta vera e propria è fatta risalire al momento in cui in Campania, alla fine del ‘500, le viene abbinato un condimento: la prima pizza prende il nome di mastunicola ed è condita con strutto, pepe e basilico. Il nome è una storpiatura del termine dialettale con cui si indicava il basilico, cioè vasunicola. Intorno al 1830 i dischi d’impasto cominciano ad essere conditi con il pomodoro, riuscendo così a sfamare le classi più povere; le pizze sono cotte dai fornai e vendute sulle bancarelle da venditori ambulanti.

The real recipe is traced back to the end of ‘500, when the flat bread is combined with a condiment: the first pizza takes the name of “mastunicola” and is topped with lard, pepper and basil. The name is a corruption of the term dialect with which indicated the basil, ie vasunicola. Around 1830 the disks of dough began to be seasoned with tomato, allowing them to feed the poorer classes; the pizzas are baked by the bakers and sold on the stalls of street vendors.

Solo verso la fine del XIX secolo si assiste alla nascita ufficiale della pizza Margherita: questo aneddoto è accomunato spesso alla vera origine della pizza moderna. Siamo nell’estate del 1889 e la storia racconta di un pizzaiolo, Raffaele Esposito, che, in occasione della visita a Napoli della regina Margherita di Savoia, dedica alla sovrana un disco di pasta condito con basilico, mozzarella e pomodoro e cotto nel forno a legna.

Only towards the end of the nineteenth century saw the birth of the official pizza Margherita: this anecdote is often joined to the true origin of modern pizza. We are in the summer of 1889 and tells the story of a pizza chef, Raffaele Esposito, who, during a visit to Naples of Queen Margherita of Savoy, dedicated to the sovereign a disc of dough seasoned with basil, mozzarella and tomato and baked in the oven firewood.

Il XX secolo vede la diffusione della pizza in tutta Italia e successivamente fuori dai confini nazionali: la città di Napoli è una delle prime in cui nascono pizzerie che ancora oggi sopravvivono e portano avanti una storica tradizione familiare. Il resto dell’Italia non offre pizzerie fino al secondo dopoguerra e le prime nascono solo nelle grandi città.

The twentieth century saw the spread of pizza in Italy and later outside the national borders: the city of Naples is one of the first in which there are pizzerias that still survive and carry on a historic family tradition. The rest of Italy does not offer pizzerias until after World War II.

Con il passare degli anni la pizza si diffonde in tutto il mondo grazie agli emigranti che portano lontano una tradizione tutta italiana. La pizza è attualmente uno dei cibi più consumati e diffusi al mondo, seppure con differenze sostanziali di stile fra nazione e nazione, ma anche tra le diverse regioni italiane.

Over the years the pizza is spreading all over the world thanks to the emigrants leading away Italian tradition. Pizza is currently one of the most consumed foods and widespread in the world, albeit with substantial differences in style between nation and nation, but also between the different Italian regions.


in onore della Regina Margherita di Savoia

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nasce la famosa

PIZZA

Margherita

SEMPLICE E DELIZIOSA

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incampania|il mare

paesaggi

Chi tene ‘o mare s’accorge ‘e tutto chello che succede po’ sta luntano e te fa’ senti comme coce chi tene ‘o mare ‘o ssaje porta ‘na croce. Chi tene ‘o mare cammina ca vocca salata chi tene ‘o mare ‘o sape ca è fesso e cuntento chi tene ‘o mare ‘o ssaje nun tene niente... Chi tene ‘o mare Pino Daniele 1979

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INCANTEVOLI


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MARE NOSTRUM La Campania presenta un’immensa varietà di paesaggi lungo tutta la costa: a nord le pinete e le spiagge di Baia Domizia, Mondragone, Castel Volturno, più a sud Varcaturo, Licola e tutta la zona dei Campi Flegrei; nei dintorni di Pozzuoli, dove è possibile assistere a fenomeni naturali come fumarole e solfatare, abbiamo le località di Capo Miseno e Nisida.

The Campania presents an immense variety of landscapes: along the coast to the north the pine forests and beaches of Baia Domizia, Mondragone, Castel Volturno, south Varcaturo Licola and the whole area of Campi Flegrei; near Pozzuoli, where you can witness natural phenomena such as fumaroles and sulfur mines, we have the town of Capo Miseno and Nisida.

Portici, Torre del Greco, Sorrento, Torre Annunziata, Castellammare di Stabia, Vico Equense sono solo alcune delle splendide e rinomate località costiere della regione, il cui vanto è rappresentato dalla costiera amalfitana, uno dei posti più conosciuti al mondo, con luoghi incantevoli come Positano, Amalfi, Ravello, Cetara, Vietri sul Mare, fino a Salerno.

Portici, Torre del Greco, Sorrento, Torre Annunziata, Castellammare di Stabia, Vico Equense are just some of the beautiful and popular coastal resorts of the region, whose pride is the Amalfi Coast, one of the most popular in the world, with lovely places like Positano, Amalfi, Ravello, Cetara, Vietri sul Mare, to Salerno.

Dalla città di Salerno fino a Paestum si estende la Piana del Sele, caratterizzata da enormi spiagge e ampie pinete, Agropoli invece dà inizio al Cilento che, con la costa rocciosa e la sua natura incontaminata, arriva fino al Golfo di Policastro, ai confini con la Basilicata. Ogni anno sono molti i turisti che scelgono la costa cilentana per le proprie vacanze, grazie anche alle acque cristalline di località come Acciaroli, Pollica, Castellabate, Palinuro, Praiano, Camerota. Non possiamo parlare del mare senza menzionare le tre isole maggiori del Golfo di Napoli: Ischia e Procida a nord e Capri più a sud, di fronte alla Penisola Sorrentina. Luoghi ricchi di fascino e di storia e meta di turismo internazionale, le isole campane sono tra le più celebrate al mondo da artisti ed intellettuali. Il mare però non è solo vacanza o fonte di ispirazione per poeti e cantautori, ma anche il luogo del duro lavoro dei pescatori, solo la costiera amalfitana vanta quasi un centinaio di specie ittiche: dal coccio allo scorfano, dal merluzzo al cefalo, non tralasciando il pesce azzurro che negli ultimi anni è stato notevolmente rivalutato, presente in considerevoli quantità soprattutto nella cittadina di Cetara, famosa per la “colatura di alici” e per la pesca del tonno rosso.

From the city of Salerno to Paestum the Piana del Sele extends, characterized by huge beaches and extensive pine forests, with Agropoli begins the Cilento, with the rocky coast and its unspoilt nature, comes to the Gulf of Policastro, bordering Basilicata. Every year there are many tourists who choose the Cilento coast for their holidays, thanks to the crystal waters of the resort as Acciaroli, Pollica, Castellabate, Palinuro, Praiano, Camerota. We can not speak of the sea without mentioning the three major islands of the Gulf of Naples, Ischia and Procida to the north, and to the south, opposite the Sorrento Peninsula, Capri. Places full of charm and history and international tourist destination, the Campania islands are among the most celebrated in the world by artists and intellectuals. The sea, however, is not only holiday or a source of inspiration for poets and songwriters, but also the place of the hard work of the fishermen, only the Amalfi Coast boasts nearly a hundred species of fish: the crock, the redfish, the cod, the mullet, and the bluefish that in recent years has been significantly revalued, present in considerable quantities, particularly in the town of Cetara, famous for “anchovy” and for fishing for bluefin tuna.

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Nautica Stabiae Passione mare dal 1999 Il mare non è mai stato amico dell’uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza. Joseph Conrad, Lo specchio del mare, 1906

L’azienda Nautica Stabiae nasce nel 1999, ad opera di Michele Sorrentino e Gennaro Sicignano, a Castellammare di Stabia, città che ha visto la nascita del più antico cantiere navale, nel 1783, sotto il regno di Ferdinando IV. All’inizio sorge come rimessaggio ed esposizione di piccole e grandi imbarcazioni, avendo a disposizione oltre 4000 mq di superficie, di cui 1000 mq scoperti. La professionalità del personale altamente qualificato e la passione dei due soci hanno fatto crescere l’azienda in brevissimo tempo, consolidando giorno dopo giorno l’immagine del cantiere nautico.

The company Nautica Stabiae was born in 1999, by Michele Sorrentino and Gennaro Sicignano, in Castellammare di Stabia, the city that saw the birth of the oldest shipyard, in 1783, under the reign of Ferdinand IV. Earlier it rises as storage and exhibition of small and large boats, with more than 4000 square meters a disposal, of which 1000 square meters outdoor. The professionalism of highly qualified personnel and the passion of the two partners have made the company grow in a very short time, consolidating day after day the image of the shipyard.

Oggi Nautica Stabiae non è solo uno spazio di rimessaggio o esposizione ma anche un cantiere specializzato in lavori di restyling di imbarcazioni in legno e vetroresina, di medie e di grandi dimensioni. Restaurare una barca richiede una specifica manualità e un’ottima conoscenza delle varie tecniche di costruzione e Nautica Stabiae si avvale della collaborazione di tecnici e artigiani esperti. Le certificazioni ed autorizzazioni ottenute sono la garanzia di un lavoro eseguito sempre nel rispetto delle norme e con elevati standard di qualità.

Today Nautica Stabiae is not only a space for boat storage or exposure but also a shipyard specializing in the restyling of wooden boats and fiberglass, also large. Restoring a boat requires a specific manual skills and an excellent knowledge of various construction techniques and Nautica Stabiae employs technicians and skilled craftsmen. Certifications and authorizations obtained are the guarantee of a job done while respecting the rules and with high quality standards.

Grazie al’utilizzo di strumentazioni avanzate, tra cui una moderna cabina di verniciatura, e alla minuziosa attenzione per i dettagli, Nautica Stabiae rimette a nuovo qualsiasi tipo di imbarcazione o motore. Le imbarcazioni in vetroresina possono andare incontro a processi di invecchiamento dovuti all’umidità ma con i trattamenti antiosmosi si riescono a ripristinare resistenza e permeabilità della carena e riportare la barca alle caratteristiche iniziali. Se, invece, si desidera acquistare una barca nuova, Michele e Gennaro sanno consigliare il cliente nella scelta dei materiali e delle dimensioni e rispondere in maniera efficace a tutte le richieste e necessità.

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Through the use of advanced instrumentation, including a modern paint booth, and the meticulous attention to detail, Nautica Stabiae refurbishes any type of boat or engine. Fiberglass boats may undergo aging processes due to moisture but with the osmosis treatments you can restore strength and permeability of the hull and bring the boat back to the initial characteristics. If, instead, you want to buy a new boat, Michele and Gennaro know advise the client in the choice of materials and dimensions and effectively respond to all requests and needs.


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Nautica Stabiae è specializzata nella vendita di imbarcazioni e gommoni nuovi ed usati, assistenza motori marini entrobordo, entrofuoribordo e fuoribordo, carpenteria in legno, pitturazione a gel coat, trattamento antiosmosi, lavorazioni in vetroresina, assistenza impianti elettrici ed elettronici. Inoltre, Nautica Stabiae dispone di una vasta scelta di imbarcazioni usate, in modo da venire incontro a ogni tipo di esigenza e possibilità , grazie a esperti consulenti commerciali che aiutano il cliente a valutare le migliori opportunità .

Nautica Stabiae specializes in the sale of boats and new and used rafts, assistance marine of inboard, sterndrive and outboard engines, wood carpentry, gel coat painting, osmosis treatment, work in fiberglass, electrical and electronic assistance. Moreover, Nautica Stabiae has a wide selection of used boats, to meet every need and possibility, thanks to expert business consultants who help the customer to evaluate the best opportunities.

Nautica Stabimare s.r.l.

Via Ripuaria, 8 - 80053 Castellammare di Stabia (NA) Tel. (+39) 081.8702712 - Fax (+39) 081.3623516 Cell. (+39) 335.7830717 - (+39) 335.7830716 www.nauticastabiae.it - info@nauticastabiae.it

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incampania|il mare Qui è il giardino che cerchiamo sempre e inutilmente dopo i luoghi perfetti dell’infanzia. Una memoria che avviene tangibile sopra gli abissi del mare, sospesa sulle foglie degli aranci e dei cedri sontuosi negli orti pensili dei conventi. Salvatore Quasimodo, Elogio di Amalfi, 1966

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La bellezza Tra i posti più affascinanti del mondo, la Costiera Amalfitana è una meta obbligata per chi visita l’Italia. Geograficamente si estende nel Golfo di Salerno ed è la naturale prosecuzione della penisola Sorrentina. Il paesaggio è caratterizzato da scogliere imponenti a picco sul mare, con vallate, promontori e terrazze coltivate ad agrumi, viti e ulivi. Positano è un borgo pittoresco a caratteristico, noto in tutto il mondo per la sua peculiarità di svilupparsi in verticale e i suoi colori pastello, un piccolo gioiello che le è valso il nome di “gemma della costiera”. Le case si raccolgono tutte intorno alla splendida Chiesa di S.Maria Assunta, risalente all’anno mille che, grazie alla sua cupola maiolicata, è visibile e riconoscibile da ogni angolo del paese. Positano è meta soprattutto di turismo d’èlite, grazie anche ai numerosi Vip che da sempre scelgono di soggiornarvi. Le strette stradine pullulano di botteghe colorate dove è possibile acquistare non solo ceramiche variopinte e altri oggetti di artigianato locale ma soprattutto abbigliamento: la Moda Positano è nota in tutto il mondo e ha dato vita a uno stile esclusivo e originale.

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Amalfi coast

Among the most fascinating places in the world, the Amalfi Coast is a must for those wishing to visit Italy. Geographically it extends into the Gulf of Salerno and is the natural continuation of the Sorrento Peninsula. The landscape is characterized by impressive cliffs overlooking the sea, with valleys, cliffs and terraces planted with citrus, vines and olive trees. Positano is a picturesque and characteristic village, known worldwide for its peculiarity to grow vertically and its pastel colors, a little gem that has earned her the name “pearl of the Amalfi Coast.” The houses concentrate all around the beautiful Church of Santa Maria Assunta, dating back to the year one thousand, its majolica dome is visible and recognizable from every corner of the country. Positano is visited mainly by elite tourism, thanks to the many VIPs who have always chosen to stay there. The narrow streets are full of colorful shops where you can buy not only colorful pottery and other local crafts but especially clothing: the Moda Positano is known around the world and has created a unique and original style.

Furore è un altro dei punti più caratteristici della Costiera, grazie al suggestivo fiordo incuneato tra le ripide pareti della costa. Praiano è famosa per essere stata la residenza estiva del Doge d’Amalfi e per le sue ‚“edicole votive”; Conca dei Marini, un tempo definita “città dei naviganti” è una cittadina affascinante per le case che dalla marina salgono fin sopra la strada, la tradizione vuole che nel Convento di S.Rosa, nel Settecento, sia nata la sfogliatella, denominata proprio per questo motivo Santa Rosa. Amalfi è il fiore della costiera, a cui dà il nome l’antica Repubblica Marinara, era ricca e popolata già nel X secolo, grazie ai continui scambi con l’Oriente. Simbolo della città è il Duomo, dedicato a S.Andrea Apostolo e risalente all’anno mille ma, a seguito di diverse ricostruzioni, contiene elementi appartenenti a diversi stili, dal romanico al barocco al rococò. Amalfi è famosa, oltre che per i suoi vicoletti e le sue scale, per la pregiata carta, ancora oggi utilizzata per pubblicazioni di lusso.

Furore is another of the most characteristic place of the Coast, thanks to the charming fjord wedged between the steep walls of the coast. Praiano is famous for being the summer residence of the Doge of Amalfi and its “shrines”, reflecting a strong popular devotion; Conca dei Marini, once called “the city of sailors”, is a charming town especially for its houses that rise from the sea over the road; according to tradition, in the Convent of Santa Rosa, in the eighteenth century, it was invented the sfogliatella, for this reason called Santa Rosa. Amalfi is the flower of the coast to which it gives its name, the ancient maritime republic was rich and populated as early as the tenth century, thanks to the constant trade with the East. Its hallmark is the Cathedral, dedicated to St. Andrew the Apostle, dating back more or less than the year one thousand, but, as a result of various reconstructions, it contains elements from different styles, from Romanesque to Baroque to Rococo. Amalfi is famous for its narrow streets and its stairs, and also for the high quality paper, still widely used for luxury publications.

Altre piccole gemme sono Atrani, Maiori, Minori, Tramonti, Cetara, Vietri sul Mare e le sue splendide ceramiche ma lo scettro della località più elegante va a Ravello, vera regina di questo piccolo pezzo di paradiso. Il giardino della Villa Rufolo è tra i più incantevoli dell’intera regione, con i suoi viali delimitati da tigli e cipressi e con un invidiabile belvedere sul Golfo di Salerno. Pare che proprio nello splendido giardino di Villa Rufolo venne l’ispirazione a Richard Wagner per il suo “Parsifal‚“. Non solo Wagner ma tanti altri artisti ed intellettuali nel corso dei secoli hanno scelto gli scenari e la tranquillità di Ravello per brevi vacanze o per stabilirvisi definitivamente.

Other little gems of the coast are Atrani, Maiori, Minori, Tramonti, Cetara, Vietri sul Mare and its splendid ceramics but the scepter of the most elegant goes to Ravello, true queen of this little piece of paradise. The garden of the Villa Rufolo is among the most beautiful of the entire region, with its avenues bordered by lime trees and cypresses and with an enviable belvedere over the Gulf of Salerno. It seems that just in the beautiful garden of Villa Rufolo Richard Wagner had the inspiration for his “Parsifal”. Not only Wagner but many other artists and intellectuals over the centuries have chosen scenarios and tranquility of Ravello for short holidays or to settle there permanently.

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resa immortale da poeti e cantanti

La Penisola Sorrentina THE SORRENTO PENINSULA

Comuni molto interessanti, soprattu eno-gastronomico, sono Agerola, Le questo territorio, infatti, si trovano ta gastronomia campana: dal provolon pasta di grano duro IGP, ai tanti vini

Neighboring towns are very interest food and wine: Agerola, Gragnano area, in fact, there are many excell of the Region: the cheese “Provolon pasta, the many DOC and IGT win

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“Vi muoverete a visitar tante altre città d’Italia, e vi verran negli occhi le dolci rive della mia Sorrento. Salutate quell’aure”. Così Torquato Tasso descrive la nostalgia della città natale, di cui avrà sempre un bellissimo ricordo e che accomuna chiunque abbia mai visitato Sorrento e la splendida penisola a cui dà il nome. Tra i posti più visitati al mondo, sia per i paesaggi incantevoli che per le tantissime specialità gastronomiche di cui questa terra è ricca, geograficamente la penisola sorrentina separa il Golfo di Napoli da quello di Salerno ed è attraversata dai Monti Lattari, che si protendono fino al mare terminando con Punta Campanella.

“You will move to visit many other cities in Italy, and the gentle shores of my Sorrento will come in your eyes.” So Torquato Tasso describes the nostalgia of the town, of which he will always have a wonderful memory, shared by anyone who has ever visited Sorrento and the beautiful peninsula that bears its name. Among the most visited places in the world, both for the beautiful landscapes that for many specialties of which this land is rich, geographically the Sorrento Peninsula separates the Gulf of Naples and Salerno and is crossed by the Lattari Mountains, which extend up the sea ending with Punta Campanella.

Di fronte a Punta Campanella si trova l’isola di Capri, un tempo attaccata alla terraferma. Il turismo si sviluppa prevalentemente nella stagione estiva ma il clima mite e asciutto fanno della penisola sorrentina una meta molto ambita durante tutto l’anno. Resa immortale da numerose poesie e canzoni, Sorrento è un centro molto tranquillo e meta turistica già dai primi dell’Ottocento, grazie alla bellezza degli scenari naturali, alle case circondate da aranceti, limonaie e uliveti. Numerosi i monumenti e gli edifici storici e religiosi presenti: dal Duomo, risalente al XV secolo, alla Chiesa di San Francesco, dal Museo Correale di Terranova alla statua dedicata al Tasso, dalla Chiesa del Carmine alle Mura Medievali, senza dimenticare la Villa Comunale con il suo giardino a picco sul mare.

In front of Punta Campanella is the island of Capri, once attached to the mainland. Tourism is developed mainly in the summer but the mild and dry climate make the Sorrento Peninsula a popular destination throughout the year. Immortalized by many poems and songs, Sorrento is a very quiet and tourist destination since the early nineteenth century, thanks to the beauty of natural scenery, the houses surrounded by orange, lemon and olive groves. Numerous monuments and historic and religious buildings are present: from the Cathedral, dating from the fifteenth century, the Church of San Francesco, the Correale Museum at the statue dedicated to Torquato Tasso, from the Chiesa del Carmine to the Medieval walls, not to mention the Villa Comunale with its garden overlooking the sea.


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prattutto dal punto di vista a, Lettere e Gragnano, in ano tante eccellenze della volone del Monaco alla ti vini DOC e IGT.

teresting, especially for nano and Lettere; in this excellence of the gastronomy volone del Monaco”, the T wines. Tante altre le località della penisola meritevoli di essere visitate: Sant’Agnello, grazioso e piccolo centro situato a 60 metri sul livello del mare, dall’origine antichissima, incanta con i suoi bellissimi agrumeti e le sue piante secolari; Meta, con il caratteristico centro storico formato da palazzi e cortili settecenteschi e le splendide spiagge di Marina di Meta e Alimuri; Vico Equense, il comune più vasto della penisola, è famoso soprattutto per la pizza a metro e per la Chiesa della Ss. Annunziata, unica chiesa gotica della costiera sorrentina, eretta su un costone roccioso a strapiombo sul mare. Piano di Sorrento è una terrazza naturale di roccia tufacea, con un clima mediterraneo che favorisce la coltivazione di agrumi ma anche di olive, noci e pomodori. Numerosi anche i monumenti e le chiese: dalla Basilica di San Michele Arcangelo alla Chiesa della Ss. Trinità, dal Castello Colonna alla Villa De Sangro di Fondi.

Many other places of the peninsula worth a visit: Sorrento, nice and small town located 60 meters above sea level, of very ancient origin, enchants with its beautiful orchards and its trees; Meta, with the quaint old town formed by eighteenth-century palaces and courtyards and the beautiful beaches of Marina di Meta and Alimuri; Vico Equense, the largest town on the peninsula, is most famous for pizza by the meter and the Church of the Ss. Annunziata, only Gothic church of the Sorrento coast, built on a clifftop overlooking the sea. Sorrento is a natural terrace of tuff rock, with a Mediterranean climate that favors the cultivation of citrus fruits (especially oranges and lemons), but also of olives, nuts and tomatoes. There are also many monuments and churches: the Basilica of St. Michael the Archangel, the Church of Ss. Trinita, Castello Colonna, Villa De Sangro di Fondi.

Il comune di Massa Lubrense, con la straordinaria Baia di Jeranto nei pressi dell’area marina protetta di Punta Campanella e la frazione di S.Agata sui Due Golfi, posizionata sui golfi di Napoli e Salerno, sono posti meno frequentati dal turismo di massa e conservano, quindi, una bellezza intatta ed incontaminata. Castellammare di Stabia, tra i comuni più popolosi della provincia di Napoli, è nota per i cantieri navali, per i biscotti e per le Terme, con 28 sorgenti di acque minerali differenti. Ricca di storia, di arte e cultura, Castellammare conta numerose chiese, monumenti e resti di tante Ville Romane, a testimonianza della predilezione dei patrizi romani per la splendida città di Stabiae come luogo di villeggiatura.

The town of Massa Lubrense, with the extraordinary Jeranto Bay near the marine protected area of Punta Campanella and the village of Sant’Agata sui Due Golfi, strategically positioned on the gulfs of Naples and Salerno, are places less frequented by mass tourism, and so they retain an intact and untouched beauty. Castellammare di Stabia, among the most populated of the provinces of Naples, is known for its shipyards, for biscuits and the Thermal baths, with 28 different springs of mineral water. Rich in history, art and culture, Castellammare has many churches, monuments and even the remains of many Roman villas, bearing witness to the predilection of the Roman patricians to the beautiful city of Stabiae as a holiday resort.

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Isola di Capri un luogo magico

Capri è senz’altro uno dei posti più famosi e affascinanti del pianeta. Nei secoli l’isola azzurra ha incantato scrittori, poeti, musicisti, pittori, artisti di tutto il mondo. Il primo a essere rapito da Capri fu l’Imperatore Tiberio, che se ne innamorò e vi fece costruire ben dodici dimore, trascorrendo qui gli ultimi anni della sua vita. La vocazione definitiva dell’isola venne alla luce alla metà dell’800, quando fu scoperta la Grotta Azzurra e visitatori di tutto il mondo la scelsero come meta. Il fulcro dell’intera isola, che vanta numerose bellezze naturali, è la piccola piazza Umberto I, ormai nota come “piazzetta”, dove si concentra tutta la vita turistica e mondana, soprattutto nella stagione estiva. Si giunge in piazzetta dalla terrazza della funicolare, da cui si gode un panorama mozzafiato. A dominare il “salotto del mondo” vi è la Chiesa di Santo Stefano, col suo prezioso pavimento romano proveniente da Villa Jovis, residenza di Tiberio. La Certosa di San Giacomo si affaccia sui Faraglioni e non molto distanti vi sono i giardini di Augusto, con una vista strepitosa su Marina Piccola, raggiungibile attraverso Via Krupp, un viottolo tortuoso che scende fino al mare. I Faraglioni sono un altro dei simboli di Capri, tre scogli (Stella, Faraglione di Mezzo e Scopolo) che emergono imponenti dal mare. La Grotta Azzurra, col suo antro incantato e i suoi scintillanti giochi di luce, offre uno spettacolo unico e suggestivo; vi si arriva solo in barca da Marina Grande. Ad Anacapri, altro comune dell’isola, troviamo Villa San Michele, in una posizione panoramica a strapiombo sul mare. La villa è elegante ed originale, ed ospita arredi settecenteschi e resti di epoca romana. Voluta da Axel Munthe, medico e scrittore svedese che visse oltre cinquant’anni a Capri, raccontati nel suo romanzo “Storia di San Michele”, ha un giardino di una rara bellezza. Ma Capri non è solo un posto dove arte e natura si incontrano: è soprattutto un’isola magica, dove il tempo si ferma per permettere a chi la visita di lasciarsi inebriare dall’atmosfera magnetica che si respira camminando per le sue stradine. Capri è, inoltre, piena di negozi sfavillanti, boutique e piccole botteghe artigiane, dove acquistare dal capo firmato al sandalo fatto a mano, dal profumo all’oggetto in ceramica artistica. Non si può lasciare l’isola senza aver assaggiato i famosi ravioli, una fetta di torta caprese e, a fine pasto, l’immancabile limoncello.

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Capri is undoubtedly one of the most famous and fascinating places on the planet. Over the centuries the blue island has enchanted writers, poets, musicians, painters, artists from around the world. The first to be kidnapped by Capri was the Emperor Tiberius, who fell in love with it and built twelve villas, spending here the last years of his life. The ultimate vocation of the island came to light in the mid-800, when it was discovered the Blue Grotto and visitors from around the world chose Capri as a destination. The centerpiece of the entire island, which boasts many natural, is the small Piazza Umberto I, known as the “piazzetta”, where all the tourist and worldly life is concentrated, especially in summer. You can reach the “piazzetta” from the terrace of the funicular, which offers a breathtaking view. Dominating the “living room of the world” is the Church of Santo Stefano, with its priceless Roman pavement from Villa Jovis, the residence of Tiberius. The Charterhouse of San Giacomo overlooking the Faraglioni and not far away there are the gardens of Augustus, with a breathtaking view of Marina Piccola, reached via Via Krupp, a tortuous path leading down to the sea. The Faraglioni are another symbol of Capri, three rocks (Stella, Faraglione di Mezzo and Scopolo) that emerge impressive from the sea. The Blue Grotto, with its enchanted cavern and his sparkling play of light, offers a unique and charming show; it can only be reached by boat from Marina Grande. In Anacapri, the other town on the island, we find Villa San Michele, in a panoramic position overlooking the sea. The villa is stylish and original, and it contains eighteenth-century furnishings and Roman remains. Built by Axel Munthe, a Swedish physician and writer who lived more than fifty years in Capri, recounted in his novel “The Story of San Michele”, has a garden of rare beauty. But Capri is not only a place where art and nature meet: it is, above all, a magic island where time stops to allow those who visit becoming inebriated from magnetic atmosphere that you breathe walking through its streets. Capri is also full of glittering shops, boutiques and small workshops, where to buy designer clothes, handmade sandals, perfumes, objects in ceramic art. You can not leave the island without tasting the famous ravioli, caprese cake and, after a meal, the inevitable limoncello.


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magnifica Capri incontro tra ARTE e NAURA qui il tempo si ferma

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Ischia

Ischia è la più grande isola della Campania ed è una meta popolarissima tra i turisti, accoglie, infatti, oltre 6 milioni di visitatori l’anno, grazie al clime mite e a un territorio morfologicamente molto variegato. Ischia attrae anche per le sue terme, famosissime per la qualità delle acque: possiede 29 bacini di acque termali, centinaia di sorgenti e fumarole, caratteristica che ha contribuito a diffondere la sua fama in tutto il mondo. I turisti sono affascinati dall’idea di potersi curare immersi nella natura, in un paesaggio splendido ed incontaminato. I comuni dell’isola sono sei: il principale è Ischia, diviso in Ischia Porto, piccolo borgo di pescatori, e Ischia Ponte, dal suggestivo centro storico con vicoli e botteghe antiche. A Ischia Ponte vi è il Castello Aragonese, e la Cattedrale dell’Assunta, con la cripta che custodisce affreschi della scuola di Giotto. Casamicciola Terme e Lacco Ameno sono altre due incantevoli cittadine, quest’ultima nota per il Museo Archeologico di Pithecusae, che custodisce reperti preziosi dell’antica Grecia. Forio è meno frequentata dal turismo di massa e conserva il carattere di borgo marinaro. Il centro è dominato da un Torrione quattrocentesco adibito a Museo Civico. Nell’entroterra troviamo Panza, Serrara Fontana e Barano d’Ischia. Ischia is the largest island of Campania and it is a popular destination among tourists, the island welcomes, in fact, more than 6 million visitors a year, thanks to the mild climate and a morphologically very varied territory. The island attracts not only for the landscape but also for its thermal baths, famous for the quality of water. Ischia has 29 basins of thermal waters, hundreds of springs and fumaroles, a feature that has helped to spread the fame of the island in the world. Tourists are fascinated by the idea of curing themselves immersed in nature, in a beautiful and unspoiled landscape. The municipalities of the island are six: the main Ischia, divided into Ischia Porto, a small fishing village, and Ischia Ponte, the picturesque town center characterized by narrow streets and antique shops. Here there are the most visited monuments of the island: the Aragonese Castle and the Cathedral of the Assumption, with the crypt containing frescoes of the school of Giotto. Ischia and Lacco Ameno are two picturesque towns, the latter well known for the Archaeological Museum of Pithecusae, which houses very precious relics of ancient Greece. Forio is less frequented by mass tourism and it retains the character of a fishing village. The center of town is dominated by a century tower at the Museum. Inland there are Panza, Serrara Fontana and Barano d’Ischia.

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Procida

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Seppur molto diverse tra loro, le tre isole principali dell’arcipelago sono una meta irrinunciabile per chiunque voglia immergersi in luoghi ricchi di storia e fascino. La più piccola e meno conosciuta delle tre è Procida, scelta spesso da grandi registi come sfondo per i loro capolavori. Collegata da un ponte sottile alla vicina isola di Vivara, Procida ha origine vulcanica ed ha conservata inalterata la sua identità mediterranea. Rispetto a Ischia e Capri, molto più turistiche, l’isola di Procida è tutta da scoprire, i vicoli e le chiese del suo territorio permettono di abbinare una vacanza di relax alla conoscenza di edifici storici. I traghetti e gli aliscafi arrivano a Marina di Sancio Cattolico, detta anche Marina Grande, con le sue coloratissime case dei pescatori allineate sul mare. Il borgo è dominato dall’Abbazia di S.Michele Arcangelo, che sorge sul promontorio di Terra Murata, a picco sul mare. Molto caratteristico il porticciolo di Marina di Corricella, con la sua meravigliosa architettura di casette intricate e ammassate una sull’altra. Le spiagge da visitare assolutamente sono due: la spiaggia del Pozzo Vecchio, diventata nota per essere stata protagonista di diverse scene del film “Il Postino” col compianto Troisi, e la spiaggia di Marina di Chiaiolella, una bella insenatura circolare chiusa dal promontorio di S.Margherita Vecchia. Although very different each other, the three main islands of Campania are a must for anyone who wants to immerse himself in places full of history and charm. Procida is the smallest and the least known of the three, often chosen by great directors as a backdrop for their masterpieces. Connected by a thin bridge to the neighboring island of Vivara, Procida has volcanic origin and has kept its Mediterranean identity unchanged. Compared to more turistic Ischia and Capri, the island of Procida is yet to be discovered, the characteristic alleys and churches of its territory allow you to combine a relaxing holiday to the knowledge of historic buildings. Ferries and hydrofoils arrive in Marina di Sancio Cattolico, also known as Marina Grande, with its colored houses that face the sea. The village is dominated by the Abbey of San Michele Arcangelo, which stands on the promontory of Terra Murata, overlooking the sea. The port of Marina di Corricella is very characteristic, with its wonderful architecture of intricate little houses, piled on each other. The beaches are absolutely to be visited: the beach Pozzo Vecchio, became known for being the protagonist of several scenes of the film “The Postman” with Massimo Troisi, and the beach of Marina di Chiaiolella, a beautiful and circular cove closed by the promontory of Santa Margherita Vecchia.

THE ISLANDS OF CAMPANIA

le isole dell’arcipelago CAMPANO

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Il sogno sull’isola azzurra

RISTORANTE AL CAPRI’ Da quest’anno l’offerta gastronomica di Al Caprì si arricchisce ulteriormente grazie al sodalizio con “Don Alfonso 1890”, storico ristorante della penisola sorrentina. Fondamentale è stato l’incontro tra Ernesto Iaccarino, chef del Don Alfonso, e Massimo Verde ed Enzo Iuele. La voglia di mettersi continuamente in gioco, unita alla passione e a una cucina basata sulla tradizione, hanno portato i due imprenditori capresi a intraprendere questa nuova avventura. Quindi, dopo il restyling del logo con l’aggiunta di “Don Alfonso Cafè” e del menu, da quest’estate si potrà assaporare la cucina di Don Alfonso nello scenario magico dell’isola azzurra. From this year the gastronomic offer of Al Caprì is enhanced further thanks to the partnership with “Don Alfonso 1890”, the historic restaurant on the Sorrento peninsula. Essentially, it was the meeting between Ernesto Iaccarino, Chef of Don Alfonso and Massimo Verde and Enzo Iuele. The desire to get in the game continuously, combined with passion and a cuisine based on tradition, brought the two entrepreneurs of Capri to embark on this new adventure. So, after the restyling of the logo with the addition of “Don Alfonso Café” and the new menu, this summer you can enjoy the cuisine of Don Alfonso in the magical setting of the Blue Island.

Ristorante Al Caprì

Via Roma, 38 80073 Isola di Capri (NA) Tel. (+39) 081.8377108 www.ristorantealcapri.it info@ristorantealcapri.it

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Pranzare in un ristorante con vista sul mare è un’esperienza davvero emozionante, cenare davanti al tramonto sul Golfo di Napoli, sotto la “luna caprese”, è uno di quegli eventi che si ricordano tutta la vita. Il ristorante Al Caprì, col suo terrazzo affacciato su uno scenario mozzafiato, offre una delle viste più spettacolari del mondo. Recentemente ristrutturato, Al Caprì esprime al meglio la sintesi tra tradizione e innovazione, sia nella cucina che negli ambienti. La sapiente fusione di hi-tech, legno wenghè e vetro rende l’atmosfera calda ed accogliente. I piatti della tradizione caprese, uniti alla passione con cui da anni Enzo Iuele e Massimo Verde amano coccolare il cliente, fanno di Al Caprì un punto di riferimento per chi soggiorna sull’isola e fanno sentire a casa propria anche i clienti di passaggio.

Lunch at a restaurant overlooking the sea is a really exciting experience, dine in front of the sunset over the Gulf of Naples, under the “Capri moon”, it is one of those events that you remember all your life. The Al Caprì, with its terrace overlooking the breathtaking scenery, offers one of the most spectacular views in the world. Al Caprì is a newly renovated restaurant and it expresses the synthesis between tradition and innovation, both in the kitchen and in the dining room. The clever blend of hi-tech, wenge wood and glass makes the atmosphere warm and welcoming. Traditional caprese dishes, combined with the passion with which for years Enzo Iuele and Massimo Verde love pampering guests, make Al Caprì a reference point for those staying on the island and make you feel at home even passing customers.

La cucina di Al Caprì si basa sui sapori della tradizione, fatta di semplicità e rispetto della cultura culinaria della regione Campania. Ogni giorno gli chef danno vita a piatti ricchi e gustosi, spaziando dai primi di pasta fresca o pasta di Gragnano, come spaghetti alle vongole o la calamarata con polpo, pomodorini e olive, ma anche i classici ravioli capresi o gli gnocchi alla sorrentina. Tra i secondi, fritture miste, grigliate di pesce freschissimo o di carni selezionate. Piatti della tradizione sapientemente rivisitati per offrire un menu in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.

The cuisine of Al Caprì is based on traditional flavors, made of simplicity and respect for the culinary culture of the region Campania. Every day the chefs create rich and tasty dishes, ranging from fresh pasta or Gragnano pasta, like spaghetti with clams or pasta with octopus, cherry tomatoes and olives, but also the classic Capri ravioli or gnocchi alla Sorrentina. Among the second courses, mixed fried, grilled fresh fish or selected meat. Traditional dishes and recipes are reworked to offer a menu that will satisfy even the most discerning palates.

Al Caprì è anche pizzeria con forno a legna: il pizzaiolo è napoletano DOC e lavora tutti gli ingredienti in modo tradizionale a lievitazione lenta, per creare una pizza croccante e leggera. Per esaltare ed accentuare i sapori dei piatti, il cliente ha a disposizione una fornitissima e selezionata cantina di vini, tra decine di etichette regionali, nazionali ed estere. Ed infine non può mancare il dessert: un invitante carrello dei migliori dolci della tradizione campana e di gelati preparati da maestri pasticcieri, per concludere il pasto deliziando il palato. La versatilità degli ambienti, la professionalità del servizio e la qualità della cucina sono al servizio anche per cerimonie, compleanni, banchetti, gala dinner ed eventi speciali. Da Al Caprì ogni dettaglio viene curato per creare l’atmosfera ideale per un pranzo o una cena in assoluto relax.

Al Caprì is also a pizzeria with a wood oven: the pizza is Neapolitan DOC and all the ingredients are cooked in a traditional way, to create a light pizza. To enhance and accentuate the flavors of the dishes, the customer has a well-stocked wine cellar and can select among dozens of types of regional, national and foreign wines. And finally the desserts: a tempting trolley of the best desserts of the local tradition and ice creams prepared by master pastry chefs, to end the meal delighting the palate. The versatile nature of the dining rooms, the professional approach of the staff and the quality of the cuisine make Al Caprì the perfect venue for every genre of celebration and special event whether it be a birthday party or gala dinner, wedding reception or working lunch. Meticulous attention to detail and superb customer care ensure that guests enjoy their meal in total relaxation.


la perfetta sintesi tra TRADI ZIONE e INNO VAZIONE

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MAV

Museo Archeologico Virtuale un viaggio nel passato A pochi passi dagli scavi archeologici dell’antica Herculaneum sorge il MAV, un centro all’avanguardia di cultura e di tecnologia applicata ai Beni Culturali e alla comunicazione. Il MAV è un luogo didattico e conoscitivo, dove il reale e l’immaginario si incontrano per dare vita a nuove modalità di apprendimento e di intrattenimento. Il museo sorge in una un’area di 5.000 m.q. su 3 livelli, ubicato nel cuore di Ercolano in prossimità delle principali attrattive turistiche della città: gli scavi archeologici, il famoso mercato vintage di Resina, il Parco Nazionale del Vesuvio e il Miglio d’Oro, il tratto di costa ai piedi del vulcano, lungo il quale sorgono le splendide ville settecentesche, pregevoli esempi del barocco napoletano. Al suo interno si trova uno spazio museale unico: un percorso virtuale e interattivo dove vivere l’emozione di un sorprendente viaggio a ritroso nel tempo fino a un attimo prima che l’eruzione del 79 d.C. distruggesse le città di Pompei ed Ercolano. Oltre settanta installazioni multimediali restituiscono vita e splendore alle principali aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Baia, Stabia e Capri. Attraverso ricostruzioni scenografiche, interfacce visuali e ologrammi, il visitatore è condotto in una dimensione virtuale, dove sperimentare in modo ludico ed interattivo le nuove opportunità che la tecnologia multimediale offre alla fruizione del patrimonio archeologico. Il viaggio inizia dopo aver oltrepassato una sorta di porta ancestrale che smaterializza i corpi nei flussi dell’intelligenza connettiva e che conduce alla scoperta dei nomi e dei volti degli antichi Ercolanesi, con i quali si viene a conoscenza della storia della comunità e del loro stile di vita. Si passa, quindi, attraverso una nube ardente, per scoprire le case e i monumenti delle antiche città vesuviane. Proseguendo il viaggio si entra nella biblioteca della Villa dei Papiri, che restituisce i frammenti ed i pensieri di filosofi e poeti ercolanesi.

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Tra voci, immagini e grida di mercato, ci si sposta in un ambiente dov’è posizionato un tavolo interattivo che mostra usi e costumi delle genti che abitarono il territorio. Un angolo buio si illumina successivamente con alcune tra le più belle pitture murali vesuviane, navigabili in formato ingrandito. L’ultima installazione è una ricostruzione animata del foro di Pompei, centro vitale della città, che suggerisce al visitatore una sintesi della trasformazione dei luoghi nel corso degli ultimi 2000 anni. Il museo è dotato, inoltre, di una galleria di circa millecinquecento metri quadrati, dove oltre allo svolgimento di mostre ed eventi, ospita anche una sala di proiezione con uno schermo di ventisei metri e tecnologia 3D, nella quale viene riprodotta l’eruzione del Vesuvio del 79, con l’aggiunta di una piattaforma vibrante per la simulazione di terremoti.

MAV Virtual Archaeological Museum: a journey into the past

A few steps from the archaeological excavations of Herculaneum there is the MAV, a center of culture and technology applied to cultural heritage and communication, among the most advanced in Italy. The MAV is a learning and knowledge place, where the real and the imaginary come together to create new ways of learning and entertainment. The museum is located in an area of 5,000 m.q. on 3 levels, situated in the heart of Herculaneum near the main tourist attractions: the archaeological excavations, Resina, the famous market of vintage, the Vesuvius National Park and the Golden Mile, the stretch of coast at the foot of the volcano, along which there are the beautiful eighteenth-century villas, fine examples of Neapolitan baroque. Inside there is a unique museum: an interactive virtual path where you can live the excitement of an amazing journey back in time to just before that the eruption of 79 AD destroyed the cities of Pompeii and Herculaneum. Over seventy multimedia installations return life and splendor to the main archaeological sites of Pompeii, Herculaneum, Baia, Stabia and Capri. Through scenic reconstructions, visual interfaces and holograms, the visitor is taken to a virtual dimension, where he can experience, in a captivating and interactive new media, the opportunities that technology offers to the fruition of the archaeological heritage. The journey begins after passing a sort of ancestral door which dematerialises bodies in flows and connective intelligence, that leads to the discovery of the names and faces of the ancient Herculaneum, with which you become aware of the history of the community and their style of life. Then you pass through a fiery cloud, to discover the houses and monuments of the ancient Vesuvian cities. Continuing the journey you enter the library of the Villa of the Papyri, which returns the fragments and the thoughts of Herculaneum philosophers and poets. Among voices, images and cries of the market, you move in an environment where it is positioned an interactive table that shows the uses and customs of the peoples who inhabited the area. Then a dark corner lights with some of the most beautiful Vesuvius murals, navigable in a larger size.The latest installation is an animated reconstruction of the forum in Pompeii, the vital center of the city, which suggests the visitor a summary of the transformation of places over the last 2000 years. The museum has also a gallery of about fifteen hundred square meters, where in addition to the holding of exhibitions and events, is also housed a screening room with a screen of twenty-six meters and 3D technology, on which the eruption of Vesuvius is played, with the addition of a vibrating platform for the simulation of earthquakes.


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tra passato e futuro il fascino MISTICO della TECNO LOGIA

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CASTEL NUOVO OR MASCHIO ANGIOINO

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il maschio angioino un simbolo di Napoli Tra i simboli della città di Napoli vi è il Castel Nuovo, più comunemente noto come Maschio Angioino, posizionato al centro della città, tra Piazza Castello, Piazza Municipio e il Palazzo Reale, si affaccia sul porto e sul mare. Fatto costruire nel 1279 da Carlo I d’Angiò, che nel 1266 salì al trono di Sicilia e trasferì la capitale da Palermo a Napoli, il Castel Nuovo andò ad aggiungersi ai due castelli già esistenti, Castel Capuano e Castel dell’Ovo. La residenza reale era stata, fino ad allora, proprio Castel Capuano, ma Carlo I volle una reggia che fosse anche fortezza e il nome “Castrum Novum” gli fu dato proprio per differenziarlo dalle precedenti costruzioni, la denominazione Maschio Angioino risale solo a fine Ottocento. Il castello rimase però inutilizzato fino al 1285, il nuovo re Carlo II lo zoppo ampliò ed abbellì la residenza regale, con importanti lavori di ristrutturazione. Roberto d’Angiò, detto il Saggio, fece ulteriormente abbellire la costruzione, facendo affrescare la Cappella Palatina da Giotto, che lavorò a Napoli dal 1328 al 1333. Purtroppo oggi tali opere non esistono più, forse distrutte dai tanti terremoti avvenuti nel corso degli anni. La Cappella Palatina è l’unico elemento superstite della costruzione trecentesca originale, anche se quella che vediamo oggi ha subito numerosi restauri. Giotto non è il solo artista ad essere presente a corte all’epoca, Roberto il Saggio amava circondarsi di letterati e uomini d’arte, come Boccaccio, Petrarca o Tino di Camaino. Alla morte di Roberto d’Angiò, il castello fu abitato da Giovanna d’Angiò, una donna dissoluta e dai costumi molto liberi che fece assassinare il marito Andrea d’Angiò, fratello del re d’Ungheria. Nel 1442 la corona passa ad Alfonso d’Aragona, che ordinò una ristrutturazione radicale del castello.

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Castel Nuovo, more commonly known as Maschio Angioino, is among the symbols of the city of Naples, it is situated at the center of the city, between Piazza Castello, Piazza del Municipio and the Royal Palace, overlooking the harbor and the sea. Built in 1279 by Charles I of Anjou, who in 1266 came to the throne of Sicily and moved the capital from Palermo to Naples, the Castel Nuovo went in addition to two existing castles, Castel Capuano and Castel dell’Ovo. The royal residence had been, until then, Castel Capuano, but Charles I wanted a house that was also the fortress and the name “Castrum Novum” was given just to differentiate it from the previous constructions, the name “Angioino” (Angevin) dates back only to the late nineteenth century. The castle remained unused until 1285, however, the new King Charles II “The Lame” enlarged and embellished the royal residence, with major renovations. Robert of Anjou, called the Wise, further beautified the building, making the Palatine Chapel fresco by Giotto, who worked in Naples from 1328 to 1333. Unfortunately, today these works no longer exist, perhaps destroyed by the many earthquakes over the years. The Palatine Chapel is the only survivor of the original fourteenth-century building, even if what we see today has undergone several restorations. Giotto was not the only artist to be present in court at the time, Robert the Wise loved to surround himself with scholars and men of art, such as Boccaccio, Petrarch or Tino Camaino. On the death of Robert of Anjou, the castle was inhabited by Joan of Anjou, a lascivious woman that had killed her husband Andrew of Anjou, brother of the king of Hungary. In 1442 the crown passed to Alfonso of Aragon, who ordered a radical restructuring of the castle.


Curiosità | Curiosity

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“Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto”. Così Dante, nel III canto dell’Inferno, descrive l’abdicazione di papa Celestino V, avvenuta proprio nella sala Maggiore di Castel Nuovo il 13 dicembre 1294. Sempre nelle sale del castello vi fu, dopo dieci giorni, l’elezione del successore di Celestino V, Benedetto Caetani, diventato papa col nome di Bonifacio VIII.

L’architetto Guglielmo Sagrera operò un miracolo architettonico, ancora oggi possiamo ammirare la sala maggiore, alta una trentina di metri, con una copertura a costoloni che si congiungono alle mura perimetrali. Alfonso, detto il Magnanimo, fece erigere anche l’arco di trionfo all’esterno del castello, ritenuto ancora oggi una delle più belle opere del rinascimento italiano. Il Castel Nuovo fu saccheggiato diverse volte nel corso delle tante guerre tra Francesi e Spagnoli e solo nel 1734, con Carlo I di Borbone, riacquistò dignità e nel 1799 i Francesi proclamarono la costituzione della Repubblica Partenopea proprio nelle sale del castello. Inizia quindi, coi Borboni, il declino della fortezza, diventata ormai presidio militare e non più residenza reale, con perdite davvero notevoli, come il Baluardo di S.Spirito, testimonianza dell’evoluzione dell’arte militare moderna. Dal punto di vista architettonico, il Maschio Angioino si presenta formato da cinque torri cilindriche, quattro rivestite di piperno e una in tufo, la pianta è trapezoidale ed è circondato da un fossato. Oggi il Maschio Angioino è sede del Museo Civico e della Società Napoletana di Storia Patria. Nel Museo Civico sono contenute opere dal XV al XVIII secolo, affreschi e dipinti di caravaggisti come Battistello Caracciolo e Fabrizio Santafede e di Luca Giordano, Francesco Solimena e Mattia Preti, importanti esponenti del barocco napoletano. La Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria conserva, invece, il primo libro stampato in Italia, il “De civitate Dei” di Sant’Agostino.

So Dante, in the third canto, describes the abdication of Pope Celestine V, which occurred right in the hall Maggiore of Castel Nuovo on December 13, 1294. In the rooms of the castle there was, after ten days, the election of the successor of Celestine V, Benedetto Caetani, who became pope under the name of Boniface VIII.

The architect Guglielmo Sagrera operated an architectural miracle, we can still admire the main hall, a hundred feet high, with a roof ribs that are joined to the perimeter walls. Alfonso, said the Magnanimous, erected even the triumphal arch outside the castle, still considered one of the finest works of the Italian Renaissance. The New Castle was sacked several times during the many wars between France and Spain, and only in 1734, with Charles I of Bourbon, it regained dignity and in 1799 the French proclaimed the establishment of the Neapolitan Republic just in the halls of the castle. The decline of the fortress begins with the Bourbons, when it become a military garrison, and no longer a royal residence, with losses remarkable, as the bastion of S. Spirito, testimony of the evolution of modern military. From an architectural standpoint, the Maschio Angioino consists of five cylindrical towers, four coated with piperno and one with tuff, the plant is trapezoidal and it is surrounded by a moat. Today the Maschio Angioino houses the Civic Museum and the Neapolitan Society of National History. The Civic Museum contains works from the fifteenth to the eighteenth century, frescos and paintings of Caravaggio, Battistello Caracciolo, Fabrizio Santafede, Luca Giordano, Francesco Solimena and Mattia Preti, important members of the Neapolitan Baroque. The Library of the Neapolitan Society of National History preserves, however, the first book printed in Italy, St. Augustine’s “De Civitate dei”.

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la cassa armonica

THE HARMONIC BOX

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Stile LIBERTY

Tra i monumenti più importanti della città di Castellammare di Stabia vi è la Cassa Armonica, progettata dall’architetto Eugenio Cosenza e consegnata alla città il 28 aprile 1900. Il padiglione artistico si trova nella villa comunale ed è in stile liberty di ispirazione ispanico-moresca, che conferisce alla struttura una raffinata eleganza. Nel 1909 una tempesta di vento la distrusse ma venne ricostruita, dallo stesso Cosenza, con un’altezza inferiore e una cupoletta sfiatatoio per renderla resistente alle intemperie. Dopo oltre un secolo dalla sua prima costruzione, è possibile ammirare ancora oggi la Cassa Armonica in tutto il suo splendore e, nonostante non sia più utilizzata per armonizzare ed amplificare i suoni, resta uno dei pochi podi bandistici d’Italia perfettamente conservati. The Harmonic Box is among the most important monuments of Castellammare di Stabia, designed by Eugenio Cosenza and delivered to the town on April 28, 1900. The pavilion is located in the artistic public garden, it’s art nouveau and Hispanic-Moorish inspired, which gives the structure a refined elegance. In 1909, a windstorm destroyed it but was rebuilt by the same Cosenza, with a lower height and a small dome breather to make it weatherproof. After more than a century after its first building, you can still admire the Harmonic Box in all its glory, and although it is no longer used to harmonize and amplify sounds, it remains one of the few and perfectly preserved Italian band podiums

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incampania|la cultura POMPEII, THE RISEN CITY

Pompei la città risorta “Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe poi in seguito che era il Vesuvio): nessun’altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la figura e la forma. Infatti slanciatasi in su come se si sorreggesse su di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami; credo che il motivo risiedesse nel fatto che, innalzata dal turbine subito dopo l’esplosione e poi privata del suo appoggio quando quello andò esaurendosi, o anche vinta dal suo stesso peso, si dissolveva allargandosi: talora era bianchissima, talora sporca e macchiata, a seconda che aveva trascinato con sé terra o cenere.” Così Plinio il Giovane descrive, in una lettera a Tacito, l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che seppellì le città di Pompei, Ercolano e Stabia sotto una coltre di cenere e lapilli che arrivò a superare i 26 km di altezza e che fece migliaia di morti. L’esplosione durò circa 25 ore e la maggior parte degli abitanti furono colpiti da morte violenta subitanea, a causa dell’alta temperatura, che li ha come “congelati” in azioni sospese. Queste teorie, avanzate dopo attenti studi, smontano le precedenti convinzioni che volevano gli abitanti di Pompei, Ercolano e Stabia morti per asfissia.

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L’immane tragedia ha però un risvolto positivo, l’esplosione del Vesuvio ci ha lasciato un patrimonio incommensurabile: a Pompei oggi è possibile fare un salto indietro nel tempo e passeggiare in un’antica città romana. I primi scavi furono autorizzati da Carlo III di Borbone, nel 1748 e tra il 1780 e il 1885 fu redatta la prima mappa dell’intera area pompeiana.

“It was not clear at that distance from which mountain the cloud was rising (it was afterwards known to be Vesuvius); its general appearance can best be expressed as being like an umbrella pine, for it rose to a great height on a sort of trunk and then split off into branches, I imagine because it was thrust upwards by the first blast and then left unsupported as the pressure subsided, or else it was borne down by its own weight so that it spread out and gradually dispersed. In places it looked white, elsewhere blotched and dirty, according to the amount of soil and ashes it carried with it.” Pliny the Elderer describes, in a letter to Tacitus, the eruption of Vesuvius in 79 AD, that buried the city of Pompeii, Herculaneum and Stabiae under a blanket of ash and lava that exceeded 26 km altitude, which made thousands of deaths. The explosion lasted about 25 hours and most of the inhabitants were affected by sudden violent death, due to high temperature, which has them as “frozen” in pending actions. These theories, advanced after careful study, dismantle the previous convictions who believed the inhabitants of Pompeii, Herculaneum and Stabiae died by asphyxiation. The tragedy, however, has a positive side, the explosion of Vesuvius left us an immeasurable heritage: in Pompeii is now possible to take a step back in time and stroll in an ancient Roman city. The first excavations were authorized by Charles III of Bourbon, in 1748 and between 1780 and 1885 the first map of the entire area of Pompeii was compiled.


Gli scavi si sono susseguiti continuamente nel corso degli anni, purtroppo ci sono stati anche numerosi crolli, il più importante nel 1980, a causa del forte terremoto che colpì l’Irpinia. Oggi le rovine di Pompei sono visitate da oltre due milioni di persone l’anno, turisti e studiosi da tutto il mondo si lasciano affascinare dall’atmosfera della vita romana di duemila anni fa. La particolarità degli scavi pompeiani è proprio questa: l’eruzione del Vesuvio ha seppellito l’antica città completamente, lasciando pressoché intatte le abitazioni sottostanti, compresi gli utensili e le varie suppellettili. In questo modo è stato facilissimo ricostruire scene di vita quotidiana e privata degli antichi romani. I Romani costruirono ville lussuosissime per le loro vacanze ma anche dimore più rustiche per sfruttare le terre fertili e i vigneti con cui producevano dell’ottimo vino. La popolazione cosiddetta “umile” rappresentava meno della metà della civiltà romana presente a Pompei, tra questi molti schiavi ma anche tanti artigiani e mercanti. La posizione geografica favorevole e la fiorente agricoltura permettevano di esportare in tutto il Mediterraneo i prodotti della terra, soprattutto vino e olio.

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The excavations have occurred continuously over the years, unfortunately there were also numerous collapses, the most important in 1980, because of the strong earthquake that struck Irpinia. Today the ruins of Pompeii are visited by over two million people a year, tourists and scholars from around the world are fascinated by the atmosphere of the Roman life of two thousand years ago. The peculiarity of the excavations of Pompeii is just this: the eruption of Vesuvius buried the ancient city completely, leaving almost intact the downstream dwellings, including hand tools and various ornaments. In this way it was easy to reconstruct scenes of everyday and private life of the ancient Romans. The Romans built luxurious villas for their holidays but also more rustic abodes to exploit the fertile lands and vineyards which produced excellent wine. The so-called “humble” population represented less than half of the Roman civilization present in Pompeii, including many slaves but also many artisans and merchants. The favorable geographical position and the flourishing agriculture allowed to export all over the Mediterranean land products, especially wine and oil.

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La Reggia di Caserta splendore senza tempo Curiosità | Curiosity La bellezza del Parco e del Palazzo Reale fanno della Reggia di Caserta un ambitissimo set per il cinema, anche di generi diversi. Le ambientazioni uniche e senza tempo hanno fatto sì che venissero girati all’interno della Reggia sia film storici come “Donne e briganti” di Mario Soldati, “Ferdinando e Carolina” di Lina Wertmuller o le fiction “Il Papa Buono Giovanni XXIII” (2003) e “Luisa Sanfelice” (2004) che i cult “La minaccia fantasma” e “L’attacco dei cloni” di George Lucas, della saga di Star Wars, senza dimenticare il discusso “Papocchio” del 1980 con Benigni e Abatantuono per la regia di Renzo Arbore. The beauty of the Park and the Royal Palace of Caserta are also a coveted set for cinema, even of different genres. The environments are unique and timeless and inside the Palace were filmed historical films such as “Of love and bandits” by Mario Soldati, “Ferdinando and Carolina” by Lina Wertmuller or fiction “The Good Pope - John XXIII” (2003) and “Luisa Sanfelice” (2004) or the cult movies “The Phantom Menace” and “Attack of the Clones” by George Lucas, the Star Wars saga, not to mention the controversial “Pap’occhio” of 1980 with Roberto Benigni and Diego Abatantuono directed by Renzo Arbore.

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THE PALACE OF CASERTA: TIMELESS SPLENDOR


La Reggia di Caserta, con una superficie di 47000 mq, è la più grande residenza reale del mondo. Voluta dal Re di Napoli Carlo di Borbone, che desiderava una reggia tale da reggere il confronto con quella di Versailles, fu costruita a Caserta per motivi di sicurezza e logistici: il re voleva un palazzo che fosse al riparo da eventuali attacchi e non troppo distante da Napoli.Per la costruzione del Palazzo venne incaricato l’architetto Luigi Vanvitelli, che terminò la progettazione nel 1751, mentre i lavori furono iniziati nel 1752. Nel 1759 Carlo di Borbone salì al trono di Spagna col nome di Carlo III e lasciò Napoli per stabilirsi a Madrid. I successori rallentarono la costruzione della Reggia e un ulteriore intoppo si ebbe nel 1773, con la morte di Vanvitelli. I lavori furono così affidati al figlio Carlo che, insieme ad alcuni validi collaboratori, riuscì a portare a termine il progetto del padre Luigi.

The Royal Palace of Caserta, with an area of 47,000 square meters, is the largest royal residence in the world. Commissioned by King Charles of Bourbon, who wanted a palace that bear comparison with that of Versailles, the Royal Palace was built in Caserta for security and logistics: the king wanted a building that was protected from attack and not too far away from Naples. The construction of the Palace was commissioned to the architect Luigi Vanvitelli, who completed the design in 1751, while the works started in 1752. In 1759 Charles of Bourbon came to the throne of Spain under the name of Charles III and left Naples to settle in Madrid . The successors slowed the construction of the Palace and a further hitch came in 1773, with the death of the architect Vanvitelli. The work was entrusted to his son Charles, who, along with some very capable staff, was able to complete the project of his father Luigi.

La Reggia fu ultimata interamente nel 1845 e il risultato fu un complesso maestoso di 1217 stanze dislocate su cinque piani. Si accede alle stanze attraverso un’imponente scala composta da 116 gradini, ai cui lati vi sono due leoni di marmo. Sulla cima della scala altre tre statue: la Maestà, il Merito e la Verità. La Cappella Palatina è ispirata a quella della Reggia di Versailles, mentre gli appartamenti reali sono tra le massime espressioni dell’architettura sette-ottocentesca. Numerosi gli artisti presenti, con dipinti o sculture: da Pietro Solaro a Paolo Persico, da Domenico Mondo a Antonio Dominici, da Giuseppe De Nigris a Francesco Podesti.

The Palace was completed entirely in 1845 and the result was a majestic complex of 1217 rooms spread over five floors. You enter into the rooms through a massive ladder consists of 116 steps, the sides of which there are two marble lions. On top of the ladder there are three other statues: the Majesty, the Merit and the Truth. The Palatine Chapel is inspired by that of the Palace of Versailles, while the royal apartments are among the finest examples of seven-nineteenth century. There are paintings and sculptures by Numerous artists: Pietro Paolo Solaro, Paolo Persico, Domenico Mondo, Antonio Dominici, Giuseppe De Nigris or Francesco Podesti.

Alla magnificenza della Reggia si aggiunge il grandioso Parco che si estende per 3 chilometri di lunghezza per 120 ettari di superficie, protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Lo splendido parco nasce da una variazione del progetto del Vanvitelli, ad opera di Maria Carolina, regina di Napoli, che volle ricreare un perfetto giardino inglese. Tra vialetti e boschi, si arriva alla Castelluccia e alla Peschiera Vecchia, due costruzioni adibite allo svago e perfettamente inserite nell’area del giardino all’italiana. Numerose le fontane presenti: la Fontana Margherita, posizionata in un’aiuola circolare; la Fontana di Eolo, con le sue cascate e le sue grotte; la Fontana di Cerere, la Fontana di Venere e Adone, la Fontana di Diana e Atteone.

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To the magnificence of the Palace you add the great park that extends for 3 kilometers long and 120 hectares of land, protected by UNESCO. The wonderful park stems from a change in the project of Vanvitelli, by Maria Carolina, Queen of Naples, who wanted to recreate a perfect English Garden. Between paths and woods, you come to the Castelluccia and Peschiera Vecchia, two buildings used for leisure and perfectly inserted in the Italian Garden. There are also numerous fountains present: the Margherita Fountain, positioned in a circular flower bed; Fountain of Aeolus, with its waterfalls and its caves; the Fountain of Ceres, the Fountain of Venus and Adonis, the Fountain of Diana and Actaeon.

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Pulcinella

la maschera di Napoli

ricordati di essere

felice!

Pigro, sempre affamato, gran chiacchierone, opportunista, furbo, arguto ma anche credulone e goffo, queste le caratteristiche di una delle maschere italiane più note: Pulcinella.

Lazy, always hungry, big talker, opportunistic, clever, witty but also gullible and clumsy, these are the characteristics of one of the most famous Italian masks: Pulcinella.

Nato nella seconda metà del Cinquecento ad opera dell’attore Silvio Fiorillo, che lo rappresentava con un cappello bicorno e con barba e baffi, Pulcinella in realtà ha origini molto più antiche: alcune fonti pensano che derivi da “Pulcinello”, un piccolo pulcino col naso adunco, altri invece credono che il nome provenga da Puccio d’Aniello, contadino di Acerra del Seicento dalla faccia scura e il naso lungo, un’altra corrente sostiene che il nome sia una storpiatura di Pulcinello o Polsinelli, un cognome molto comune nella Campania dell’epoca.

Born in the second half of the sixteenth century by the actor Silvio Fiorillo, who represented him with a cocked hat and beard and mustache, Pulcinella has more ancient origins: some sources say it comes from “Punchinello,” a small chick with hooked nose, while others believe that the name comes from Puccio d’Aniello, farmer of Acerra of the seventeenth century by the dark face and a long nose; another current claims that the name is a corruption of Punchinello or Polsinelli, a very common surname in Campania.

Qualunque sia l’origine, la maschera di Pulcinella è tra le più fortunate del teatro italiano ed è stata interpretata da numerosi attori nel corso dei secoli: da Andrea Calcese, considerato il primo Pulcinella della storia, al già citato Antonio Petito, il più famoso Pulcinella dell’800, dal grande Eduardo De Filippo, che negli anni ‘50 vestì spesso le vesti di Pulcinella, a Massimo Ranieri, che lo portò in scena nel 1986-87. Una speciale menzione va a Massimo Troisi e alla sua indimenticabile versione della maschera in “Capitan Fracassa” di Ettore Scola. Pulcinella incarna lo spirito napoletano nella sua vera essenza: è l’uomo che riesce a trovare il sorriso nonostante i problemi, l’uomo semplice che è una volta contadino, una volta oste, una volta ancora ladro. Il tratto caratteristico della maschera partenopea è proprio la furbizia, l’arguzia, la capacità di capovolgere a proprio vantaggio ogni evento. Inoltre, la sua proverbiale loquacità ha dato origine a un detto usatissimo ancora oggi: “il segreto di Pulcinella”, vale a dire qualcosa di dominio pubblico, impossibile da tenere nascosta.

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Whatever the origin, the mask of Pulcinella is among the most fortunate of the Italian theater and it has been interpreted by many actors over the centuries: from Andrea Calcese, considered the first Pulcinella of history, the aforementioned Antonio Petito, the most famous Pulcinella, by the great Eduardo De Filippo, who in the 50s often wore the robes of Pulcinella, Massimo Ranieri, who took the stage in 1986-87. A special mention goes to Massimo Troisi and his unforgettable version of the mask in “Capitan Fracassa” by Ettore Scola. Pulcinella embodies the Neapolitan spirit in its true essence: he is the man who can find a smile despite the problems, the simple man who is once a farmer, once host, once again thief. The characteristic feature of the Neapolitan mask is just the smarts, wit, the ability to turn it to their advantage every event. Moreover, his proverbial loquacity has given rise to a very much used proverb: (open secret in Italian is “Pulcinella’s secret”), that is to say something in the public domain, impossible to keep hidden.


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lo spirito di Napoli

TROVARE SEMPRE il SORRISO

nonostante tutto!

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incampania|la cultura “ll che m’indurrebbe a riflettere su come, in questo universo globalizzato in cui pare che ormai tutti vedano gli stessi film e mangino lo stesso cibo, esistano ancora fratture abissali e incolmabili tra cultura e cultura. Come faranno mai a intendersi due popoli di cui uno ignora Totò”. Umberto Eco “In this globalized universe where it seems that everybody’s watching the same movies and eating the same food, there are still abysmal and overwhelming fractures separating one culture from another. How can two peoples, one of which unknowing of Totò, truly understand each other?” Umberto Eco

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ARTISTA SENZA TEMPO


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Il Principe Antonio De Curtis Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo: sembra uno scioglilingua ma non è altro che il nome per intero del grande Totò, il comico italiano più famoso e più amato di sempre. Nato nel rione Sanità come Antonio Clemente il 15 febbraio 1898, fu riconosciuto dal padre naturale, il marchese Giuseppe De Curtis, solo nel 1933, prendendo il nome di Antonio De Curtis; nel 1946 il tribunale di Napoli sancisce il diritto a fregiarsi dei titoli nobiliari della sua casata. Da piccolo Totò (nomignolo datogli dalla madre) è un ragazzino molto vivace, con poca voglia di studiare e tanta smania di esternare la propria vocazione artistica. Fin da giovanissimo calca il palcoscenico con una dura gavetta, intervallata dall’arruolamento nell’esercito, dove si troverà molto male, fino a quando, nel 1922, si trasferisce con la famiglia a Roma. Nella capitale Totò comincia a riscuotere un discreto successo, grazie alla particolare mimica e alla tipica gestualità, che entusiasmano ed esaltano il pubblico. Nel corso degli anni alternerà sempre teatro, rivista e cinema, recitando con attori famosissimi come Vittorio Gassmann, Marcello Mastroianni, i fratelli De Filippo, Alberto Sordi, Anna Magnani, ricevendo numerosi riconoscimenti, tra cui due Nastri d’argento: il primo nel 1952 per l’interpretazione di “Guardie e ladri‚“ di Steno e Monicelli e il secondo nel 1966 per “Uccellacci e uccellini‚“ di Pier Paolo Pasolini. Totò non era solo un caratterista poliedrico ma anche un raffinato scrittore e paroliere, la sua “Malafemmena” è uno dei classici della canzone italiana più famosi nel mondo, mentre “A livella” è considerato, ancora oggi, un capolavoro della letteratura napoletana del Novecento. Nei primi anni ‘60 partecipa ad alcune trasmissioni televisive, duettando anche con Mina in una puntata di Studio Uno del ‘65. Nel frattempo Totò comincia ad avere problemi di vista in seguito ad una broncopolmonite virale e, il 15 aprile 1967 muore a Roma, dopo un susseguirsi di attacchi cardiaci. Come disse Nino Manfredi in un’intervista rilasciata al telegiornale in occasione della morte dell’attore “è morta l’ultima delle grandi maschere della commedia dell’arte”. L’eredità lasciata da Totò è enorme: dai modi di dire alla numerosa produzione cinematografica (quasi cento film in quarant’anni), inoltre, i doppi sensi mai volgari e i giochi di parole lo rendono sempre attuale, la straordinaria capacità di Totò è proprio quella di essere senza tempo e di riuscire a far ridere intere generazioni.

Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porphyrogenitus Gagliardi De Curtis of Byzantium, Imperial Highness, Count Palatine, Knight of the Holy Roman Empire, Exarch of Ravenna, Duke of Macedonia and Illyria, Prince of Constantinople, of Cilicia, of Thessaly, the Bridge of Moldova, of Dardania, the Peloponnese, Count of Cyprus and Epirus, Count and Duke of Durazzo and Drivasto: seems a tongue twister but is nothing more than the full name of Totò, the Italian comedian most famous and best-loved of all time. Born in the “Sanità” district as Antonio Clemente February 15, 1898, he was recognized by the natural father, the Marquis Giuseppe De Curtis, only in 1933, taking the name of Antonio De Curtis; in 1946 the court of Naples establishes the right to bear titles of nobility of his family. The little Totò (nickname given to him by his mother) is a very lively boy, with no will to study and so much will to externalize his artistic vocation. Since he was very young he was on the stage with a hard apprenticeship, interspersed from enrollment in the army, where he will be very bad, until, in 1922, he moved with his family to Rome. In the capital, Totò began to collect some success, thanks to the particular facial expressions and typical gestures, that excite and enhance the public. Over the years he alternates theater, magazine and film, starring with famous actors like Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, the De Filippo brothers, Alberto Sordi, Anna Magnani, receiving numerous awards, including two Silver Ribbons: the first in 1952 for the interpretation of “Cops and Robbers” by Steno and Monicelli and the second in 1966 for “The Hawks and the Sparrows” by Pier Paolo Pasolini. Totò was not only a versatile actor but also a fine writer and lyricist, his “Malafemmena” is one of the most famous classic Italian song in the world, while “’A livella”(The level) is considered, even today, a literary masterpiece of the Neapolitan twentieth century. In the early 60s Totò took part in several television shows, duetting with Mina in an episode of Studio One ‘65. Meanwhile Totò begins to have sight problems following a viral pneumonia, and died April 15, 1967 in Rome, after a series of heart attacks. As Nino Manfredi said in an interview on the news on the death of the actor “The last of the large masks of comedy died”. The legacy left by Totò is enormous: from idioms to numerous film production (almost one hundred films in forty years), moreover, never vulgar puns and word play make him timeless, the extraordinary ability of Totò is of being able to make laugh whole generations.

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“Sono nato a Napoli il 24 maggio 1900, dall’unione del più grandi attore-autore-regista e capocomico napoletano di quell’epoca, Eduardo Scarpetta, con Luisa De Filippo, nubile. Mi ci volle del tempo per capire le circostanze della mia nascita perché a quei tempi i bambini non avevano la sveltezza e la strafottenza di quelli d’oggi e quando a undici anni seppi che ero “figlio di padre ignoto” per me fu un grosso choc. La curiositaà morbosa della gente intorno a me non mi aiuto certo a raggiungere un equilibrio emotivo e mentale. Così, se da una parte ero orgoglioso di mio padre, della cui compagnia ero entrato a far parte, sia pure saltuariamente, come comparsa e poi come attore, fin dall’età di quattro anni [...], d’altra parte la fitta rete di pettegolezzi, chiacchiere e malignità mi opprimeva dolorosamente. Mi sentivo respinto, oppure tollerato, e messo in ridicolo solo perché “diverso”.

“I was born in Naples May 24, 1900, from the union of the greatest actor-writer-director and actor-Neapolitan of that time, Eduardo Scarpetta, with Luisa De Filippo, unmarried. It took me some time to understand the circumstances of my birth because in those days the children had no quickness and arrogance of those of today and when I was eleven I knew that I was “the son of an unknown father”, and for me it was a big shock . The morbid curiosity of the people around me did not help me to reach a certain emotional and mental balance. So, on one hand I was proud of my father, whose company I joined, altough sporadically, as an extra and then as an actor since the age of four years [...], on the other hand the dense network of gossip and malice oppressed me painfully. I felt rejected, or tolerated, and ridiculed just because “different”.

Da molto tempo, ormai, ho capito che il talento si fa strada comunque e niente lo può fermare, ma è anche vero che esso cresce e si sviluppa più rigoglioso quando la persona che lo possiede viene considerata “diversa” dalla società. Infatti, la persona finisce per desiderare di esserlo davvero, diversa, e le sue forze si moltiplicano, il suo pensiero è in continua ebollizione, il fisico non conosce più stanchezza pur di raggiungere la meta che s’è prefissata. Tutto questo però allora non lo sapevo e la mia “diversità” mi pesava a tal punto che finii per lasciare la casa materna e la scuola e me ne andai in giro per il mondo da solo, con pochissimi soldi in tasca ma col fermo proposito di trovare la mia strada. Dovrei dire: di trovare la mia strada nella strada che avevo già scelto da sempre, il teatro, che è stato ed è tutto per me”.

For a long time now, I realized that talent makes its way though, and nothing can stop him, but it is also true that it grows and develops more lush when the person who owns it is considered “different” from the society. In fact, the person ends up being really different, and his forces are multiplied, his thought is constantly boiling, the physicist knows no fatigue in order to reach the goal that hath been fixed. I did not know it and I weighed so much my “diversity” that I ended up leaving my home and school and I went around the world alone, with very little money in my pocket but with the firm intention of find my way. I should say, to find my way in the road that I had always chosen, the theater, which was and is everything to me”.


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Eduardo De Filippo un grande genio letterario del ‘900 Drammaturgo, attore, regista, poeta e sceneggiatore tra i più grandi del Novecento, Eduardo De Filippo nasce a Napoli il 24 maggio del 1900. Nel 1904, Eduardo debutta giovanissimo come giapponesino al Teatro Valle di Roma ne “La geisha”, firmata dal padre naturale, Eduardo Scarpetta. Dopo quella prima breve esperienza prende parte ad altre rappresentazioni come comparsa o in piccoli ruoli. A soli undici anni i genitori decidono di mandarlo nel collegio Chierchia di Napoli, per il suo carattere un po’ turbolento e per la scarsa propensione agli studi. Ma solo due anni dopo, quando è al ginnasio, interrompe gli studi e continua la sua istruzione sotto la guida del padre Eduardo. A quattordici anni, Eduardo entra stabilmente nella compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta, nella quale Eduardo fa di tutto, dal servo di scena, all’attrezzista, dal suggeritore, al trovarobe, e vi rimane fino a quando viene chiamato per il servizio militare, dal 1920 al 1922.

Playwright, actor, director, screenwriter and poet among the greatest of the twentieth century, Eduardo De Filippo was born in Naples on 24 May 1900. In 1904, Eduardo made his debut as a young Japanese girl at the Teatro Valle in Rome in “The Geisha”, signed by the natural father, Eduardo Scarpetta. After that first brief experience, he takes part in other representations as an extra or in small roles. When he was just eleven years old, the parents decide to send him to the Chierchia college in Naples, for his a bit turbulent character and his unwillingness to studies. But only two years later, when the middle school, he interrupted his studies and continued his education under the guidance of his father Eduardo. At fourteen, Eduardo enters in the company of the brother Vincenzo Scarpetta, in which Eduardo does everything, the propman, the prompter, the master, and remains there until it is called for military service, from 1920-1922.

Nel 1922 scrive e dirige un altro suo lavoro teatrale, “Uomo e galantuomo”. Nel 1928 conosce e sposa Doroty Pennington, un’americana in vacanza in Italia e recita anche in altre compagnie come quella di Michele Galdieri e di Carini Falconi. Con lo pseudonimo di Tricot nel 1929 scrive l’atto unico “Sik Sik l’artefice magico”. Insieme ai fratelli Peppino e Titina nel 1931 fonda la compagnia del “Teatro Umoristico I De Filippo”. In questo periodo, scrive come autore “Natale in casa Cupiello” (1931) e “Chi è chi felice ‘e me?” (1932) e allo stesso tempo inizia un’intensa attività cinematografica con “Tre uomini in frak” (1932) di Mario Bonnard, seguito da “Il cappello a tre punte” (1934) di Mario Camerini e “Quei due” (1935) di Gennaro Righelli.

In 1922 he wrote and directed another of his play, “Man and Gentleman.” In 1928 he met and married Dorothy Pennington, an American girl on vacation in Italy and also starred in other companies such as Michael Galdieri and Carini Falconi. Under the name of Tricot in 1929 he wrote the one-act “Sik Sik the magical maker”. Together with his brothers Peppino and Titina in 1931 he founded the company of “The Humor Theater De Filippo.” In this period, as the author writes, “Christmas at the Cupiello’s” (1931) and “Who’s Happier than Me?” (1932) and, at the same time, began an intense film with “Three Lucky Fools” (1932) by Mario Bonnard, followed by “The Three-Cornered Hat” (1934) by Mario Camerini and “Those two” (1935) Gennaro Rulers.

Nel 1945, scrive “Napoli milionaria” e rompe definitivamente il rapporto artistico con Peppino; per cui la loro Compagnia si scioglie. Così Eduardo dà vita alla “Compagnia di Eduardo”, che rappresenta nel 1946 “Questi fantasmi” e di lì a poco, con esiti trionfali, “Filumena Marturano”, destinato a divenire il cavallo di battaglia della grande Titina. Da qui è sempre un crescendo con altri capolavori come: “Le bugie con le gambe lunghe” (1947), “La grande magia” (1948), “Le voci di dentro” (1948), “La paura numero uno” (1951) che vanno ad arricchire un repertorio sempre più fuori dell’ordinario, contemporaneamente al cinema gira “Assunta Spina” (1948, di M. Mattoli), “Napoli milionaria” (1950), “Filumena Marturano” (1951), “L’oro di Napoli” (1954, di V. De Sica), “Fantasmi a Roma” (1960, di A. Pietrangeli). Nel 1958 viene rappresentata a Mosca, con la regia di R. Simonov, “Filumena Marturano” e, nel 1962, “Il sindaco del rione Sanità”. Il 1973 è un anno di grandi soddisfazioni: mette in scena “Gli esami non finiscono mai” e viene rappresentata “Sabato, domenica e lunedì”, con la regia di Franco Zeffirelli all’Old Vic di Londra con l’interpretazione di Laurence Olivier. A coronamento della sua incredibile carriera nel novembre del 1980, gli viene conferita la laurea in lettere honoris causa dall’Università di Roma e viene nominato senatore a vita nel 1981. Nello stesso anno aderì al gruppo della Sinistra Indipendente. Eduardo si spegne il 31 ottobre del 1984, nella clinica romana Villa Stuart dove era stato ricoverato pochi giorni prima, lasciando un patrimonio artistico incommensurabile.

In 1945, he wrote “The Millions of Naples” and finally breaks the artistic relationship with Peppino; so their Company melts. So Eduardo gives life to the “The Company of Eduardo”, that is in 1946 “These ghosts” and shortly thereafter, “Filumena Marturano” with triumphal results, destined to become the forte of the great Titina. From here it is always a crescendo with other masterpieces such as: “Lies with long legs” (1947), “The Great Magic” (1948), “The voices from within” (1948), “The number one fear” (1951 ) that enrich an out of the ordinary repertoire, at the same time at the cinema runs “Assunta Spina” (1948, M. Mattioli), “The Millions of Naples” (1950), “Filumena Marturano” (1951), “The Gold of Naples “(1954, V. De Sica),” Ghosts of Rome “(1960, A. Pietrangeli). In 1958 is represented in Moscow, directed by A. Simonov, “Filumena Marturano” and, in 1962, “Mayor of Sanità alley”. 1973 is a year of great satisfaction: he stages “Exams never end” and “Saturday, Sunday and Monday,” directed by Franco Zeffirelli at the Old Vic in London with the interpretation of Laurence Olivier. On top of his incredible career in November 1980, he was conferred the honorary degree in literature from the University of Rome and was appointed senator for life in 1981. That same year he joined the group of Independent Left. Eduardo died on October 31, 1984, in Villa Stuart clinic in Rome where he was hospitalized a few days before, 81 leaving an immeasurable heritage.


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il cinema dei ragazzi 82


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Giffoni Film Festival Il Giffoni Film Festival (GFF) nasce nel 1971 da un’idea di Claudio Gubitosi: promuovere e far conoscere il cinema per ragazzi, elevandolo dalla posizione marginale che occupava al tempo, ai ranghi di un genere di grande qualità e capacità di penetrazione del mercato. Più semplicemente l’allora diciottenne Gubitosi cerca di stimolare un ambiente povero di iniziative culturali e fare qualcosa di diverso per il suo territorio. Nel corso del tempo, il festival passa da manifestazione regionale a evento internazionale, il numero dei giurati è cresciuto fino a raggiungere quota 3000 e il ventaglio dei Paesi di provenienza si è attestato su quota 41, abbracciando tutti i continenti del Mondo. I ragazzi della giuria sono di età compresa tra i 3 e 18 anni e hanno il compito di vedere, giudicare, discutere, votare i film in concorso.

The Giffoni Film Festival (GFF) was founded in 1971 by an idea of Claudio Gubitosi: promoting the cinema for young people elevating the marginal position it had at the time to the ranks of a kind of great quality and ability to penetrate the market. More simply, the then eighteen Gubitosi tries to stimulate an environment poor of culture and do something different for his territory. Over time, the festival goes from regional event to an international event, the number of jurors has grown to reach the 3000 and the range of countries of origin was at a 41 share, embracing all the continents of the world. The boys of the jury are aged between 3 and 18 years old and have a duty to see, judge, discuss, vote for the films in competition.

Francois Truffaut, Robert De Niro, Oliver Stone, Meryl Streep, Jeremy Irons, John Travolta, Wim Wenders, Meg Ryan, Kathy Bates, Krzystof Kieslowsky, Roman Polanski, Danny de Vito: tra i tanti ospiti internazionali arrivati al GFF nel corso di oltre 40 anni di attività. Proprio Truffaut nel 1982 dichiarò che “di tutti i festival del cinema, quello di Giffoni è il più necessario”.

Francois Truffaut, Robert De Niro, Oliver Stone, Meryl Streep, Jeremy Irons, John Travolta, Wim Wenders, Meg Ryan, Kathy Bates, Krzystof Kieslowsky, Roman Polanski, Danny de Vito: these are among the many international guests arrived at the GFF in over 40 years of business. Truffaut in 1982 declared that “of all the film festivals, Giffoni is the most necessary”.

A caratterizzare il fenomeno GFF è soprattutto la sensibilità nella scelta dei film, atto finale di un processo di valutazione e analisi del panorama mondiale del cinema per ragazzi. Opere realizzate da grandi registi o autori emergenti, che trattano temi importanti e, talvolta, delicati, presentati attraverso discussioni a seguire la visione del film. Un’opera proiettata al GFF ha come un marchio di garanzia, un sigillo che ne attesta la qualità e la adeguatezza rispetto a un pubblico di teenager e famiglie.

The choice of the film characterizes the phenomenon GFF, the final act of a process of evaluation and analysis on the world of children’s films. Works by great directors or emerging authors, dealing with important issues, and sometimes delicate, are presented and discussed after the movie. A film in Giffoni has a hallmark, a seal that certifies the quality and appropriateness of an audience of teenagers and families.

Dal 2000, all’interno dell’evento, si è inserito il Giffoni Music Concept, un festival musicale con una giuria composta, come per la manifestazione ufficiale, unicamente da ragazzi. Giffoni Film Festival diventa Giffoni Experience nel 2009: non solo festival ma ben 250 giorni di attività all’anno, un’architettura creativa ed organizzativa che combina nel suo piano annuale il programma del festival, le tante attività durante l’intero anno e i nuovi progetti orientati all’innovazione.

Since 2000, within the event, has entered the Giffoni Music Concept, a music festival with a jury, as the official event, only formed by children. Giffoni Film Festival becomes Giffoni Experience in 2009: not only the festival but 250 days of activity per year, creative and organizational architecture that combines in its annual plan for the program of the festival, many activities throughout the year and new projects enterprising.

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ECCO LA CAMPANIA FELIX

una terra stupenda

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la porcellana di Capodimonte

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Per risalire alle origini della porcellana di Capodimonte è necessario risalire alle origini della porcellana. I primi oggetti in porcellana risalgono al Duecento e furono conosciuti in Europa grazie a Marco Polo che, di ritorno dai suoi viaggi in Cina, importò dalla Cina una sorta di proto-porcellana, ovvero una ceramica a pasta dura verniciata di bianco o marrone.

To trace the origins of Capodimonte porcelain it’s necessary to trace the origins of porcelain. The first porcelain objects date back to the thirteenth century and they were known in Europe thanks to Marco Polo who, returning from his travels in China, imported a sort of proto-porcelain, a hard paste painted white or brown ceramic.

Gli europei cercarono inutilmente di imitare questi oggetti, nella Firenze del Cinquecento, i laboratori di alchimia di Francesco I de’ Medici riuscirono ad ottenere un tipo di porcellana a pasta tenera, nota come porcellana medicea: decorata a motivi blu cobalto e vagamente ispirati alla produzione cinese.

Europeans tried to imitate these objects: in the Florence of the sixteenth century, the laboratories of alchemy of Francesco I de ‘Medici succeeded in obtaining a type of soft paste porcelain, known as Medici porcelain: decorated in cobalt blue motifs and vaguely inspired to the Chinese production.

Agli inizi del 1700 lo studioso sassone Johann Friedrich Bõttger ne scopre la composizione: si tratta di una fusione di caolino e feldspato. Nel 1710 nasce la fabbrica tedesca di Meissen sotto la tutela delle autorità sassoni che esercitano stretti controlli per evitare l’imprenditoria in concorrenza. Nel 1743 a Napoli, nei primi anni della nuova dinastia borbonica, il re Carlo e sua moglie, la regina Maria Amalia di Sassonia fondano all’interno della famosa Reggia di Capodimonte, oggi Museo, la Real Fabbrica dando inizio ad una tradizione che non è mai finita.

At the beginning of 1700 the Saxon scholar Johann Friedrich Böttger discovers the composition: it is a fusion of kaolin and feldspar. In 1710 the German factory Meissen comes under the protection of the Saxon authorities exercising strict controls to prevent entrepreneurship in competition. In 1743 in Naples, in the early years of the new Bourbon dynasty, King Charles and his wife, Queen Maria Amalia of Saxony founded the Royal Factory, inside the famous Palace of Capodimonte, today Museum.

La porcellana che si produce in questa zona ha delle caratteristiche che la distinguono dalla porcellana nord europea: l’impasto si compone di una fusione di varie argille provenienti dalle cave del sud miste al feldspato. Ne deriva un impasto tenero dal colorato latteo, che renderà questa manifattura unica nella storia della porcellana. La massima espressione dell’abilità plastica e pittorica degli artisti di Capodimonte è il Salottino di porcellana creato dallo scultore Giuseppe Gricci per la regina Amalia. Oltre al Museo di Capodimonte le porcellane prodotte da questa celebre fabbrica sono conservate in pregevole quantità anche al Museo Duca di Martina, presso la villa Floridiana, al Museo Filangieri e al Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes.

The porcelain of this area has the characteristics that distinguish it from the north European porcelain: the dough is made up of a fusion of various clays from the quarries of the south mixed with feldspar. The result is a soft dough from the milky colored, which will make this factory unique in the history of porcelain. The ultimate expression of the ability of the plastic and pictorial artists Capodimonte is the “Salottino” in porcelain created by sculptor Giuseppe Gricci for the Queen Amalia. In addition to the Museum of Capodimonte, porcelain produced by this famous factory are preserved in remarkable amounts also in Museum of Martina, at the villa Floridiana, in the Museum Filangieri and in the Museum Diego Aragona Pignatelli Cortes.

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THE MOST PLAYFUL HOSPITAL OF THE WORLD

L’Ospedale delle Bambole l’ospedale più giocoso del mondo In via San Biagio dei Librai, a Napoli, vi è una bottega molto particolare, con una targa sbiadita in ferro battuto con su scritto “Ospedale delle Bambole”. In effetti, parliamo proprio di un pronto soccorso, aperto tutto l’anno, dove si riparano non solo bambole ma anche cavalli a dondolo, pastori e qualsiasi tipo di giocattolo artigianale. L’Ospedale delle Bambole nasce alla fine dell’800, ad opera di Luigi Grassi, scenografo teatrale con la passione di aggiustare pupi di scena nel suo laboratorio a Spaccanapoli. Si racconta che un giorno una signora entrò nella bottega con la bambola rotta di sua figlia e implorò il signor Luigi di fare il possibile per aggiustarla. La bambola tornò come nuova e la voce della “guarigione” cominciò a circolare tra le mamme del quartiere, che si affidavano alle mani di Luigi per riparare le bambole delle proprie figlie e il laboratorio in pochissimo tempo si riempì di bambole smontate in attesa dell’intervento del “dottore”. Negli anni l’Ospedale della Bambole si è specializzato anche in restauro di arte sacra e la famiglia Grassi è intervenuta nel restauro di varie statue in diverse chiese di Napoli e provincia. Il restauro conservativo viene effettuato su diversi materiali: legno, cartapesta, gesso, cera, metallo, plastica. I giocattoli non vengono solo riparati ma anche abbelliti grazie a un’operazione di stylist degna dei più grandi saloni e una vasta scelta di tessuti con cui confezionare abiti su misura. L’Ospedale delle Bambole è famoso in tutto il mondo e ogni anno i turisti si lasciano incantare dalla particolarità di questa bottega, dove il tempo sembra essersi fermato.

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In via San Biagio dei Librai, in Naples, there is a very special workshop, with a faded wrought iron plaque with the words “Hospital of the Dolls.” In fact, it’s a real emergency room, open all year round, where they repair not only dolls but also rocking horses, shepherds and any kind of toy. The Hospital of the Dolls was born to the 800, by Luigi Grassi, stage designer with a passion to repair puppet of scene in his laboratory at Spaccanapoli. It is said that one day a lady came into the shop with the broken doll for her daughter and begged Mr. Luigi to do everything possible to repair it. The doll came as new and the voice of the “healing” began to circulate among the mothers of the neighborhood, who were entrusted to the hands of Louis to repair the dolls of their daughters and in no time the lab was filled with dismanted dolls pending the intervention of the “doctor”. Over the years the Hospital of the Dolls is also specialized in the restoration of sacred art and the Grassi family intervened in the restoration of various statues in various churches of Naples and province. The restoration is performed on different materials: wood, paper, plaster, wax, metal, plastic. The toys are not only repaired but also embellished thanks to an operation of stylist worthy of the greatest hair stylists and to a wide choice of fabrics to make tailored clothes. The Hospital of the Dolls is famous all over the world and every year tourists are enchanted by the uniqueness of this workshop, where time seems to stand still.


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il tempo

QUI SEMBRA ESSERSI davvero FERMATO

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SORRENTO’S INLAY

Intarsio sorrentino un’arte dalle origini antiche L’arte dell’intarsio consiste nel tagliare e assemblare piccoli pezzi di legno sagomati per riprodurre mosaici, motivi ornamentali e figure. Le origini sono molto antiche, in particolare, l’intarsio sorrentino risale all’epoca dei monaci benedettini che risiedevano nel monastero di S.Agrippino tra la fine del ‘500 e i primi del ‘600. Gli artisti, accostando pezzi di legno con tonalità e sfumature differenti, realizzavano falsi armadi con dentro nature morte, finestre illusorie che lasciavano intravedere inquadrature e vedute prospettiche, finte nicchie che ospitavano santi, personaggi religiosi e figure allegoriche. Quest’arte aveva un suo fascino e ancora oggi, dopo 4 secoli, la tarsia è una tecnica molto adoperata in penisola sorrentina. Gli artisti-artigiani continuano a produrre questi oggetti unici e preziosi, destinati ad un mercato soprattutto estero, lavorandoli secondo gli antichi metodi. Gli intagliatori sorrentini, con pazienza, passione ed inventiva e utilizzando diverse qualità di legni, riescono ad ottenere pannelli figurativi e oggetti d’arredo dagli effetti cromatici e prospettici inaspettati. Le tarsie che si producono oggi a Sorrento sono diverse da quelle secoli scorsi: le richieste del mercato sono cambiate, gli artigiani hanno spostato la loro produzione nel campo del design e dell’oggettistica. I disegni e le fantasie sono quelli di sempre: i classici “ornati floreali”, i paesaggi sorrentini e le figure tipiche locali. Cofanetti e scatole, cassapanche e cornici, lumi, armadi e tavolini, sono tutti oggetti prodotti artigianalmente, seguendo perciò due diverse linee di lavorazione: una che privilegia la conservazione del legno al suo stato naturale, opaco, come è richiesto dal mercato europeo; un’altra che invece prevede la rifinitura degli oggetti con del poliestere, per rendere i prodotti brillanti, come li preferiscono gli acquirenti americani, particolarmente affezionati alle tarsie di Sorrento. I legni utilizzati per la lavorazione sono ancora quelli di un tempo: il faggio e il palissandro, l’ ippocastano e l’Arancio, l’ Acero, il Pero, l’Ebano; e anche le sfumature e i giochi d’ombra si ottengono, come una volta, immergendo ogni singolo pezzetto di legno nella sabbia bollente. Da quasi due secoli l’intarsio è una delle maggiori attività economiche della Penisola Sorrentina. I maestri intagliatori si tramandano la loro arte di padre in figlio, per tutelare un prodotto antico e prestigioso.

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The art of inlay is to cut and assemble small pieces of wood shaped to reproduce mosaics, ornaments and figures. The origins are very old, in particular, Sorrento’s inlay dates back to the Benedictine monks who lived in the monastery of St. Agrippino between the end and the beginning of ‘500 - ‘600. The artists, putting pieces of wood with different hues and shades, created false inside cabinets with still lifes, illusory windows that revealed framing and perspective views, false niches that housed saints, religious figures and allegorical figures. This art had its own charm and even today, after four centuries, the inlay technique is a significant effort in the Sorrento peninsula. The artists-artisans continue to produce these unique and precious objects, intended for a particular foreign market, processing them according to the old methods. The carvers of Sorrento, with patience, passion and inventiveness and using different kinds of wood, are able to obtain figurative and decorative panels items by color effects and unexpected perspective. The inlays that are produced today in Sorrento are different from the ones of the past centuries: the market demands have changed, the artisans have shifted their production in the field of design and accessories. The designs and patterns are the same as always: the classic “floral ornate”, landscapes and typical local figures. Cases and boxes, chests and picture frames, lamps, wardrobes and tables are all handmade objects, but following two different production lines: one that favors the preservation of wood in its natural state, opaque, as is required by the European market; another one that provides for the finishing of the objects with polyester, to make products brilliant, as they prefer to American buyers, particularly fond of the wood inlay of Sorrento. The woods used for processing are still those of the past: the beech and rosewood, the horse chestnut and orange wood, the maple, pear wood, the Ebony; and the nuances and shadow play are obtained, as before, by dipping each piece of wood in the hot sand. For nearly two centuries the inlay is one of the major economic activities of the Sorrento Peninsula. The master carvers are handed down their art from father to son, to protect an ancient and prestigious product.


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INTARSIO da 5 secoli un’arte davvero MOLTO PRESTI GIOSA

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Vietri sul mare e l’arte della ceramica L’arte della ceramica a Vietri sul Mare ha tradizioni antichissime, è un artigianato fantasioso che coglie il fascino di tutti colori della costiera amalfitana: gli smalti e le decorazioni riportano il blu profondo del mare, il verde brillante della vegetazione, il giallo degli agrumi. La ceramica a Vietri è scritta nel paesaggio, nelle mattonelle inserite nelle murature esterne e interne delle case o incastonate nelle viuzze tortuose e nascoste dei paesi della costiera, che diventa così un museo all’aperto. Le origini si fanno risalire probabilmente ai Tirreni, fondatori di Marcina, come testimoniavano alcuni ritrovamenti avvenuti a Raito nel 1929-1930 andati distrutti. A Vietri sul Mare sono presenti numerose botteghe che, ancora oggi, testimoniano che l’artigianato artistico è ancora vivo: piatti decorati, vasi, pannelli murali, stoviglie, arredi per interni e per esterno, oggetti per abbellire la casa, fino alle piastrelle, la ceramica vietrese si adatta ad ogni contesto, sia classico che moderno. A dimostrazione dell’importanza della ceramica nella storia di tutta la costiera amalfitana, nel 1981 si è pensato di realizzare il Museo provinciale della ceramica, completamente dedicato alla salvaguardia dell’artigianato artistico vietrese. Il Museo si trova nella torretta Belvedere di Villa Guariglia a Raito e prevede un percorso espositivo che si sviluppa in tre settori: oggetti in ceramica a carattere religioso, vasellame di uso quotidiano e produzione di ceramica del “periodo tedesco” nel salernitano. Le ceramiche esposte provengono anche da altri siti della Campania, come Ariano Irpino e Cerreto Sannita, qualcosa arriva anche da altre regioni, come Puglia, Calabria e Liguria.

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Vietri sul mare and the art of ceramics

The art of ceramics in Vietri sul Mare has ancient traditions, it is an imaginative crafts that captures the charm of all colors of the Amalfi Coast: the glazes and decorations bear the deep blue of the sea, the bright green of the vegetation, the yellow of the citrus. The ceramic of Vietri is written in the landscape, in the tiles inserted into external and internal walls of the houses or embedded in the winding streets and hidden in the countries of the coast, which becomes an open air museum. The origins date back probably to Tirreni, founders of Marcina, as testified by some findings occurred at Raito, destroyed in 1929-’30. In Vietri sul Mare there are many shops that, even nowadays, show that the handicraft is still alive: decorated plates, vases, wall panels, dishes, furniture for indoor and outdoor objects to beautify the house, up to the tiles, the ceramics of Vietri fit any context, both classic and modern. As a demonstration of the importance of ceramics in the history of the Amalfi Coast, in 1981 it was implemented the Provincial Museum of Ceramics, completely dedicated to the preservation of artistic ceramics of Vietri. The Museum is located in the Torretta di Belvedere of Villa Guariglia in Raito and provides an exhibition divided into three sectors: religious ceramic objects, everyday pottery and ceramic production of “German period” in Salerno. The ceramics on display come from other sites of Campania, as Ariano Irpino and Cerreto Sannita, something comes also from other regions, such as Puglia, Calabria and Liguria.


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l’arte della ceramica BLU mare VERDE natura GIALLO agrumi

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G

ioielli

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del

Mediterraneo


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CORALLI E CAMMEI Il corallo è ricavato da colonie di polipi che crescono formando uno scheletro di carbonato di calcio che funge loro da sostegno e da protezione. I polipi sono a sei e a otto tentacoli, nelle lavorazioni di gioielleria si usano quelli a otto; infatti gli esacoralli (quelli delle barriere coralline) per le loro caratteristiche di scarsa compattezza non sono adatti a tale scopo. I coralli usati per la lavorazione si pescano principalmente nei mari giapponesi e in quelli mediterranei. Il corallo del Mediterraneo è della specie Corallium Rubrum, di colore generalmente rosso con tutte le sue varie gradazioni, dal rosso scuro al rosso vivo al rosa pallido. Torre del Greco è il principale centro della lavorazione del corallo d’Italia. Vi sono vari laboratori in cui si esegue la cosiddetta lavorazione “liscia” del corallo, mentre quella dell’incisione a cammeo è esercitata da esperti artigiani, la cui tecnica si trasmette di padre in figlio. Oltre al corallo si incidono le conchiglie, la lava vesuviana, la madreperla e l’avorio. A Torre del Greco la pesca del corallo veniva esercitata fin da tempi remoti e il guadagno dei corallari era così ingente che Ferdinando IV di Borbone chiamò la città “spugna d’oro” del suo regno. Già nel ‘500 i Torresi si spingevano a pescare nel mare della Corsica e della Sardegna e nel 1688 avevano oltre 400 barche adibite alla pesca. In gioielleria il corallo viene impiegato come una vera e propria pietra preziosa e segue diverse fasi di lavorazione, tutte importantissime: dalla scelta del corallo grezzo al taglio, dalla crivellatura alla lucidatura. Il risultato finale è diverso a seconda dell’impiego: possono essere frange, rocchielli, cupolini, cannettine, corpetti, filotti, maometti, codini o sciarpe. La lavorazione del cammeo invece comincia dalla scelta della conchiglia adatta, per poter poi sagomarla, aggarbarla nella classica forma tonda o ovale e di seguito inciderla con il soggetto scelto.

Coral and cameos

The coral is obtained from colonies of polyps that grow to form a skeleton of calcium carbonate which acts as a support and their protection. Polyps are six and eight tentacles, in the machining of jewelery are used those eight; indeed the hexacorals (those of coral reefs) for their characteristics of poor compactness are not suitable for this purpose. The corals used for manifacturing are caught mainly in the Mediterranean sea and in Japanese one. Corallium rubrum is the Mediterranean coral, usually red in color with all its various shades, from dark red to bright red to pale pink. Torre del Greco is the main center of the coral working in Italy. There are several laboratories in which they run the so-called “smooth” working of the coral, while the incision of cameos is exercised by skilled craftsmen, whose technique is transmitted from father to son. In addition to coral, shells, the lava of Vesuvius, mother of pearl and ivory can be carved. In Torre del Greco coral fishing was practiced since ancient times and the gain was so large that Ferdinand IV of Bourbon called the city “sponge of gold” of his reign. Already in the ‘500 the Torre del Greco inhabitants fished in the sea of Corsica and Sardinia in 1688 and had over 400 boats used for fishing. In jewelry, coral is used as a real gemstone and it follows various stages of processing, all very important: from the choice of raw coral to cut, by sifting to polishing. The end result is different depending on the application: can be fringed, rocchielli, domes, cannettine, corsages, Filotti, maometti, pigtails or scarves. Processing of cameos instead begins with the choice of the shell, to be able to shape it in the classic round or oval and then carve it with the chosen subject.

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arrivederci



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