Il nuovo pensiero plurale

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I sofisti e Socrate

I sofisti e Socrate

I sofisti

Socrate

Confronto tra idee

La virtù è universale?

No, infatti da quanto detto sopra consegue il relativismo etico: i valori cambiano da popolo a popolo.

La virtù è universale come la ragione, mentre le passioni sono individuali come le opinioni.

L’anima e il corpo

Spiegazioni di tipo sociologico della morale e del diritto: – la legge è lo strumento dei più forti per sottomettere i deboli; – per altri, la legge è lo strumento dei più deboli per difendersi dai più forti (è questa la finalità della «giustizia» considerata come virtù). Alcuni sofisti mettono in contrapposizione le leggi con la natura, individuando in questa un possibile fondamento di universalità.

La legge è espressione della razionalità comune. Le leggi educano l’individuo e ne rendono possibile l’esistenza. Nel Critone Socrate immagina che le leggi gli parlino in questi termini: «Noi […] ti abbiamo generato, allevato, educato e […] abbiamo fatti partecipi di tutti quei beni che erano in nostra facoltà te e tutti quanti gli altri cittadini» (Critone, 51c-d).

Qual è la funzione delle leggi?

Definizione

La parola «anima» deriva dal latino anima, affine al greco ánemos, «vento», e ha il significato di «soffio vitale»; corrisponde a pnêuma, che significa «respiro», «soffio animatore» e viene tradotto spesso con «spirito». In questo senso, si distingue dalla psyché nel significato di anima che costituisce l’uomo insieme al corpo (sôma). Il primo significato fa spesso riferimento a un principio universale, all’anima del mondo o simili, mentre il secondo si riferisce di solito all’anima individuale.

Tradizione orfico-dionisiaca

Secondo la mitologia, Dioniso nacque dall’unione di Giove con Semele, figlia del re di Tebe, Cadmo. Era, la moglie di Giove, inviò contro il piccolo Dioniso i Titani, che lo sorpresero mentre giocava in una grotta, lo sbranarono e si cibarono del suo corpo. Giove, accortosi dell’accaduto, incenerì i Titani, riportando in vita Dioniso. Dalle ceneri dei Titani nacquero gli uomini, che hanno in sé la scintilla divina (l’anima) e la natura animalesca dei Titani (il corpo). L’anima, come il dio, è immortale, ed è nel corpo come in una prigione.

Pitagora

Pitagora riprende la tradizione orfico-dionisiaca, affermando che l’anima può liberarsi dalla prigione del corpo durante la vita terrena con la purificazione e, infine, con la morte del corpo stesso. Se non è completamente purificata l’anima però torna a incarnarsi (metempsicosi) nel corpo di un essere tanto più elevato quanto più si è purificata nella vita precedente.

Democrito

Democrito afferma un rigido monismo: tutto è materiale, anche l’anima, che è composta da atomi particolarmente sottili, in grado di compenetrare tutto il corpo. La psyché, infatti, presiede anche alla sensazione, oltre che al ragionamento, e quindi essa è ovunque si estendono gli organi di senso. Essendo materiale, alla morte del corpo si dissolve e cessa di esistere come anima individuale, mentre i suoi atomi, come tutti gli altri, andranno a costituire altri esseri.

I sofisti

I sofisti considerano il problema dell’immortalità o meno dell’anima uno di quelli che non è possibile conoscere e quindi si dichiarano agnostici. Possiamo conoscere soltanto i fenomeni e l’anima non può essere osservata né percepita con i sensi, quindi non possiamo sapere neppure se esista o meno.

Socrate

Socrate condivide in una certa misura la prospettiva sofistica secondo la quale non possiamo conoscere ciò che va al di là dei nostri sensi. Egli afferma però la conoscibilità della virtù e in genere di tutto ciò che riguarda l’ambito etico. L’immortalità dell’anima sembra dunque da lui affermata come esigenza morale e come dimensione spirituale dell’individuo contrapposta al corpo e alle passioni. In alcuni dialoghi di Platone, in particolare nel Fedone, Socrate propone anche alcune prove per dimostrare l’immortalità dell’anima e parla esplicitamente della vita dopo la morte, ma non possiamo sapere in che misura questo dialogo riporti le idee di Socrate e quanto, invece, rifletta le tesi del suo autore, che fa dell’immortalità dell’anima uno dei capisaldi del suo pensiero.

3 Socrate e Anassagora Dopo un iniziale interesse verso la filosofia di Anassagora, Socrate se ne allontana, perché non trova in essa le risposte alle domande “di senso”, ma soltanto spiegazioni di tipo naturalistico. Meccanicismo e finalismo

Anassagora

Socrate

Esiste un fine nell’universo, oppure tutto è regolato da leggi meccaniche?

Parlando di un’Intelligenza (Noûs) come regolatrice del cosmo, Anassagora lascia pensare a un ordine della natura orientato in senso finalistico.

Sono importanti le cause finali, perché quelle efficienti da sole non spiegano il senso degli eventi. Ad esempio, il movimento dei muscoli non è la causa vera per cui Socrate è in prigione.

Quasi nessuna. Anassagora spiega gli eventi in termini meccanicistici (cause efficienti) e ricorre a spiegazioni finalistiche soltanto in casi eccezionali e non significativi.

Socrate cercava in Anassagora la spiegazione del senso degli eventi, ma si rende conto che egli propone soltanto spiegazioni di tipo meccanicistico.

Che funzione ha l’Intelligenza nella spiegazione degli eventi?

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PREPARARSI ALL’INTERROGAZIONE

La morale e il diritto

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