MODULO
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Platone
La ricerca sulla virtù
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1. La ricerca sulla virtù
La centralità della virtù
Platone e Socrate L’influenza di Socrate
Platone è stato allievo di Socrate per meno di dieci anni, dal 408-407 a. C. fino alla morte del maestro, nel 399 a. C. Ma questo rapporto segna profondamente la sua filosofia. Anche la condanna a morte di Socrate da parte della città alla quale aveva dedicato la propria vita rappresenta per lui un’esperienza decisiva, orientandolo a fare del problema politico uno dei temi centrali della sua riflessione, nel tentativo di costruire le basi di uno Stato giusto che promuova la virtù.
La filosofia come ricerca
Della filosofia di Socrate, Platone conserva prima di tutto lo spirito di ricerca. La filosofia non è un punto di arrivo, ma un percorso verso la verità e il bene, rappresentati da Platone dal mondo delle idee verso cui il filosofo tende. Però il filosofo – secondo l’etimologia (philêin, «amare», e sophı́a, «sapienza») non è il sapiente, ma colui che ama la sapienza: non la possiede, ma la desidera e la cerca, come leggiamo nel mito di Eros nel Simposio. La filosofia di Platone, come vedremo, è una ricerca senza fine: negli ultimi dialoghi, scritti dopo i sessant’anni, si autocritica e si rimette in discussione, rivedendo in profondità le proprie concezioni precedenti, e probabilmente nelle «dottrine non scritte», insegnate nell’Accademia, è andato modificando e integrando ancora le proprie teorie.
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Il dialogo
Sarcofago romano con figura di filosofo seduto che legge da un rotolo, tra i suoi discepoli. II-III secolo d. C. (Città del Vaticano, Musei Vaticani).
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PROFILO
Anche molti dei contenuti della filosofia platonica si richiamano all’insegnamento socratico, specie quello della centralità della riflessione etica. Quasi tutti i dialoghi giovanili sono dedicati all’analisi di alcune virtù e della virtù in generale, ma anche nelle opere della maturità, in particolare nella Repubblica, quello etico è il tema centrale: lo Stato giusto realizza in se stesso la virtù e rende virtuosi i cittadini. Non bisogna poi dimenticare che l’idea di bene è quella suprema, quella che illumina tutte le altre, come fa il sole con le cose, secondo l’analogia stabilita nel mito della caverna, nella Repubblica. La virtù e il bene, come per Socrate, possono essere conosciuti mediante la ragione, superando gli aspetti individuali e tutto quello che ad essi ci lega, in particolare i sentimenti e le passioni. Platone condivide la fiducia socratica nella dimensione universale della ragione, che può stabilire verità valide per tutti gli uomini in quanto sostenute da argomentazioni razionali, superando il relativismo sofistico. Cosı̀ come le dimensioni apparenti di un oggetto cambiano da persona a persona, ma le sue misure matematiche sono le stesse per tutti, cosı̀ come un’opinione è soggettiva ma la dimostrazione di un teorema matematico ha una validità universale, allo stesso modo ciò che possiamo argomentare con la ragione è valido per tutti gli uomini, a differenza delle sensazioni, dei sentimenti e delle passioni.
Differenze
Ovviamente molte sono anche le differenze rispetto alla filosofia di Socrate; anzi, sul piano dei contenuti filosofici, sicuramente queste sono più numerose delle analogie, e le analizzeremo nel corso del Modulo. Senza entrare per ora nei dettagli, Platone ha costruito un vero e proprio sistema filosofico – anche se, come si è detto, sempre in fieri – e ha ricondotto il problema etico all’interno di una complessa metafisica incentrata sul mondo delle idee (il mondo intelligibile) e sulla sua alterità rispetto al mondo delle cose (il mondo visibile). In questo modo ha cercato di dare una risposta anche alle domande che Socrate aveva lasciato in sospeso o non si era poste, come quelle sul destino dell’anima dopo la morte, sulla nascita dell’universo, e altre ancora.
Il mito e il lógos
È significativo il fatto che, soprattutto per dare una risposta a queste domande, Platone faccia ricorso al mito, allontanandosi dal «ragionare» socratico. Come vedremo nel prossimo paragrafo, il mito svolge nel filosofare platonico più funzioni. Non sappiamo se Socrate ricorresse ai miti, anche se paiono estranei al suo modo di filosofare, basato sul dialogo e sulla scoperta comune.
Il Socrate dei dialoghi platonici
Nei dialoghi di Platone è spesso Socrate a narrare i miti, ma qui si apre un nuovo problema: in che misura Socrate protagonista della maggior parte dei dialoghi platonici corrisponde al Socrate storico e quanto è, invece, un’interpretazione platonica della sua figura? Molte delle informazioni sul pensiero socratico le ricaviamo proprio dai dialoghi platonici, ed è presumibile che in quelli giovanili, definiti appunto «socratici», Platone ne esponga fedelmente la filosofia, allontanandosene poi gradualmente in quelli via via successivi (è doveroso però ricordare che proprio la centralità della figura di Socrate è uno dei criteri per stabilire la cronologia dei dialoghi, rischiando cosı̀ un circolo vizioso). In ogni caso, le teorie filosofiche di Platone non sono riconducibili a quelle di Socrate, ma per molti aspetti nel filosofare platonico ritroviamo la finalità e lo stile di quello socratico.
Questa fedeltà al filosofare socratico trova espressione anche nella forma del dialogo, scelta per la quasi totalità delle proprie opere, che rende bene il senso non soltanto della ricerca, ma del cercare insieme, dialogando, sottoponendo alla critica della ragione tutti i presupposti, senza accettare nulla di non argomentato.
La scrittura platonica Il dialogo
Lo stile di Platone è molto particolare ed è una componente importante del suo modo di filosofare. Con la sola eccezione dell’Apologia di Socrate, tutte le sue opere sono scritte in forma di dialogo. Platone cerca di restare fedele a Socrate, che non scrisse mai nulla, convinto che la filosofia dovesse essere sempre dialogo reale, con interlocutori in carne ed ossa. Anche Platone condanna la scrittura: nel presentare il mito di Theuth sostiene che il testo scritto risponde alle domande sempre nello stesso modo. Il dialogo, invece, è ricerca, è
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