4. Dall’età giulio-claudia all’età flavia lentemente sul consenso e sulla paura. La conseguenza di ciò sul piano culturale fu il formarsi di schiere di letterati condizionati da intenti adulatori e acquiescenza al regime accanto ad altri che, al contrario, espressero opposizione nei suoi confronti. Una smaccata adulazione
Per esempio le dediche a Tiberio contenute nelle opere storiche di Velleio Patercolo e Valerio Massimo contengono chiari elementi adulatori, così come quella al medesimo degli Astronomica di Manilio. Allo stesso modo si può ravvisare in alcune delle Ecloghe di Calpurnio Siculo un intento laudativo nei confronti di Nerone, visto addirittura come colui che riporterà a Roma l’età dell’oro: toni, questi, che non mancano neppure nel De clementia di Seneca o nella prima parte del poema di Lucano.
L’opposizione senatoria
Invece episodi quali il processo allo storico Cremuzio Cordo, sotto Tiberio (25 d.C.), e le accuse a Seneca, Petronio e Lucano dopo la «congiura dei Pisoni» ai danni di Nerone (65 d.C.) sono, a tutti gli effetti, emblematiche testimonianze del clima illiberale dell’epoca, che fece le sue vittime soprattutto tra i membri dell’ordine senatorio, i cui sentimenti di nostalgia per la libertas perduta della res publica erano ancora vividi. Inoltre, tutti costoro reagirono alle persecuzioni imperiali suicidandosi, in accordo con i princìpi della filosofia stoica di cui erano seguaci. Si può dunque dire che il rimpianto per l’età repubblicana e una convinta adesione allo stoicismo furono i due forti nuclei ideologici dell’opposizione senatoria in età giulio-claudia.
Dall’oratoria politica a una retorica scolastica
Un altro aspetto che caratterizzò questa prima fase dell’età imperiale fu la decadenza dell’oratoria latina, ormai lontana dai vertici raggiunti in età repubblicana. Nel Dialogus de oratoribus, opera scritta forse da Tacito sul finire del i secolo d.C., si afferma che tale fenomeno fu la conseguenza della progressiva perdita della libertà politica. Pertanto l’arte del parlare – abbandonati il senato, i comizi e i tribunali – si rinchiuse all’interno delle scuole, dove i maestri obbligavano i loro allievi a esercizi sempre più virtuali, detti declamationes, documentati dall’attività letteraria di Seneca padre. Le declamationes, distinte in suasoriae, cioè discorsi atti a convincere qualcuno, e controversiae, vere e proprie simulazioni di controversie giuridiche, venivano conosciute solo attraverso la recitazione durante qualche pubblica lettura: l’oratoria finì così per privilegiare l’aspetto formale su quello contenutistico e, abbandonate le finalità politico-giudiziarie, divenne pertanto una manifestazione puramente artistico-letteraria.
Peculiarità dell’età di Nerone Velleità artistiche dell’imperatore
Nerone, ultimo esponente della dinastia giulio-claudia, manifestò spiccati interessi culturali e anche velleità artistiche. Svetonio ci tramanda che fu autore del poema epico Troica (i cui versi furono declamati durante l’incendio di Roma nel 64 d.C.), di tragedie, epigrammi e di un poemetto mitologico.
Anticlassicismo e gusto «barocco»
La produzione letteraria dell’età neroniana segna una profonda novità nella tradizione latina. La prosa nervosa e irregolare dei Dialogi di Seneca, l’epica di Lucano (così lontana dalla compostezza dell’Eneide virgiliana), il Satyricon di Petronio (che contamina al suo interno generi letterari diversi) rappresentano un distacco sensibile dall’equilibrato classicismo dell’arte di età augustea. Si è dunque parlato, per l’età di Nerone, di anti-classicismo, quando non di una vera e propria tendenza «barocca» che mira a meravigliare, confondere, talora turbare il pubblico.
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Particolare da un affresco pompeiano, i secolo d.C. (Napoli, Museo Archeologico Nazionale).