Loci Scriptorum - Profilo storico della letteratura latina

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4. Dall’età giulio-claudia all’età flavia La presenza di una dedica a Tiberio – che sostituisce la preghiera a Zeus dell’originale greco – fa supporre che gli Aratea siano stati composti da Germanico dopo la morte di Augusto (14 d.C.). L’opera tratta dei principali temi astronomici e delle costellazioni, nella cui descrizione hanno largo spazio, secondo il gusto alessandrino, i miti rari e preziosi. Germanico aggiunge alcune nuove nozioni di astronomia, accennando ai catasterismi, cioè alla trasformazione in astri di personaggi umani (forte in questo caso l’influsso ovidiano). Lo stile dell’opera è sobrio e scorrevole; la lingua, aperta anche all’influsso greco, è distante dall’ampollosità retorica propria della prima età imperiale.

Calpurnio Siculo e le Bucoliche L’imitazione di Virgilio

Nei primi anni del principato di Nerone, Calpurnio Siculo, della cui vita nulla sappiamo, scrisse 7 ecloghe di imitazione virgiliana. Di esse alcune sono caratterizzate dall’esaltazione di Nerone e del suo principato visto come una nuova «età dell’oro»; le rimanenti ecloghe trattano temi più consueti della poesia bucolica, come l’amore e le gare di canto fra pastori. Calpurnio Siculo riprende da Virgilio molti aspetti contenutistici (i temi, i nomi dei pastori, l’ambientazione) e sviluppa la concezione allegorica della poesia pastorale già propria delle Bucoliche. Anche lo stile e il lessico sono di imitazione virgiliana.

Altre esperienze poetiche I Carmina Priapea

L’Ilias Latina

I Carmina Priapea sono costituiti da un’ottantina di componimenti anonimi, scritti in metri diversi (endecasillabi, distici elegiaci, coliambi) di argomento erotico. Si propende a datarli nell’età neroniana considerata la particolare diffusione che ebbe il culto del dio Priapo nella prima età imperiale.

Un fascio di spighe e l’iscrizione AESTAS (estate); particolare da un rilievo romano.

All’età neroniana risale anche l’Ilias Latina, una traduzione-riduzione dell’Iliade di Omero che ebbe il merito di divulgare nel Medioevo, quando la conoscenza del greco in Occidente era andata perduta, il contenuto del poema omerico.

La tradizione della favola e Fedro Nel i secolo d.C. si affaccia nella letteratura latina un genere minore e nuovo, quello della favola, che ha radici antichissime in ambito sia egiziano sia sumerico-babilonese. La favola nel mondo greco

Nel mondo greco, tanto Esiodo quanto il poeta lirico Archiloco inserirono nelle loro opere rielaborazioni letterarie di favole tramandate fino ad allora anonimamente. Ma è solo con Esopo, vissuto probabilmente nel vi secolo a.C. e autore di un corpus di circa 400 favole in prosa, che la favola assunse una propria autonomia letteraria.

I precedenti latini

Nella letteratura latina, abbiamo dei precedenti con alcuni spunti favolistici nelle Satire di Ennio, di Lucilio e di Orazio, ma si tratta di favole inserite all’interno di opere che appartengono a un genere letterario diverso. Fedro è invece il primo autore latino a scrivere un libro autonomo di favole.

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