Giganti protetti - Gli alberi monumentali dell'Emilia Romagna

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I S T I T U T O P E R I B E N I A R T I S T I C I C U LT U R A L I E N AT U R A L I D E L L A R E G I O N E E M I L I A - R O M A G N A

GLI A L B E R I M O N U M E N TA L I I N E M I L I A-R O M A G N A EDITRICE COMPOSITORI



Il presente volume è stato realizzato in occasione della mostra “Giganti protetti. Gli alberi monumentali in Emilia-Romagna” grazie al contributo di

Progetto grafico e impaginazione Francesca Frenda © 2002 Testi e immagini IBC Regione Emilia-Romagna © 2002 IBC Regione Emilia-Romagna via Farini 17 - 40124 Bologna www.ibc.regione.emilia-romagna.it © 2002 EDITRICE COMPOSITORI via Stalingrado 97/2 - 40128 Bologna tel. 051 3540111 - fax 051 327877 1865@compositori.it - www.compositori.it ISBN 88-7794-340-8 Finito di stampare nel mese di ottobre 2002 da Compositori Ind. Grafiche, Bologna


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ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI CULTURALI E NATURALI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

GLI A L B E R I M O N U M E N TA L I I N E M I L I A-R O M A G N A

a cura di Teresa Tosetti e Carlo Tovoli

EDITRICE COMPOSITORI


giganti protetti GLI A L B E R I M O N U M E N TA L I I N E M I L I A-R O M A G N A

8 novembre - 15 dicembre 2002 Sala Esposizioni “Giulio Cavazza” del Baraccano Via Santo Stefano 119, Bologna

Assessorato Agricoltura, Ambiente e Sviluppo Sostenibile Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali

Con il patrocinio di

Quartiere Santo Stefano COMUNE DI BOLOGNA

Il concorso fotografico e la mostra sono stati realizzati nell’ambito delle iniziative divulgative per la conoscenza e l’informazione naturalistica “Fondo per la conservazione della natura” (L.R. 24/1/1977 n.2). Dal 2002 la competenza in materia di alberi monumentali è stata trasferita all’Istituto Beni Culturali - Servizio Beni Architettonici e Ambientali Gruppo di lavoro dell’IBC: Teresa Tosetti (coordinamento e responsabilità del progetto), Alessandro Alessandrini, Andrea Dalla Casa, Gabriella Gallerani, Elisabetta Landi, Paola Stanzani, Carlo Tovoli, Sergio Venturi Giuria del concorso: Umberto Catalano, Vittorio Degli Esposti, Riccardo Vlahov Ha collaborato: Isabella Fabbri Coordinamento generale e organizzazione: Gabriella Gallerani Consulenza scientifica e testi: Alessandro Alessandrini, Ombretta Bergomi, Carlo Ferrari, Elisabetta Landi, Teresa Tosetti, Sergio Venturi Grafica e allestimento: Lizart, Bologna Consulenza tecnica: Silvia Morselli Strutture allestitive: ARBOS, Solagna (Vi) Ufficio Stampa: Valeria Cicala Pagine web: Maria Elena Tosi Mailing: Zeno Orlandi Si ringraziano per la collaborazione: Nevio Agostini, Ambra Bonazzi, Francesca Carbini, Luca Della Casa, Eros Merli, Nilla Odorici, Franco Siligardi, Lorenzo Zilli


sommario 7 Presentazione Vera Negri Zamagni, Guido Tampieri 9 La saggezza dell’albero Ezio Raimondi 10 I grandi alberi: un concentrato di risorse biologiche, ambientali e culturali Carlo Ferrari 15 Parliamo ancora di alberi Sergio Venturi 24 L’albero nell’arte figurativa emiliana. Proposte di lettura Ombretta Bergomi 38 Conoscere per proteggere Teresa Tosetti 41 Giganti protetti 55 Alberi singoli 79 Alberi in gruppo o in filari 93 Alberi e paesaggio 107 Alberi e architetture 125 Immagini premiate e loro autori 131 Alberi tutelati


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Presentazione

La Regione Emilia-Romagna ha sancito da lungo tempo, nell’ambito di una più generale attività di salvaguardia della flora regionale, l’obbligo di conservare e tutelare gli alberi monumentali presenti sul proprio territorio. È infatti la legge regionale n. 2 del 1977 che stabilisce la tutela delle «espressioni tipiche della flora regionale» e la promozione di azioni «volte ad impedire la totale estinzione di singoli esemplari di notevole interesse scientifico, ecologico e monumentale». Nella stessa legge si prevede che, con decreto del Presidente della Giunta, «possono essere soggetti a tutela esemplari arborei singoli o in gruppi, in boschi o in filari, di notevole pregio scientifico o monumentale» (art. 6). Per dare spessore a questo provvedimento, negli anni Ottanta e Novanta, l’Istituto regionale per i beni culturali ha effettuato un censimento degli alberi monumentali, sulla base di segnalazioni di associazioni e singoli cittadini e di rilevamenti e controlli sul campo. È apparso subito evidente che le ragioni della tutela affondano non solo nell’interesse naturalistico e scientifico di questi “patriarchi verdi”, ma anche nel legame culturale, affettivo e di identità che nel corso del tempo si è venuto a creare tra l’albero, il territorio circostante e la comunità che in esso ha vissuto e vive. Attualmente sono circa seicento gli alberi monumentali tutelati nella nostra regione: tra i primi esemplari sottoposti a tutela ricordiamo l’acero di Madonna dell’Acero (a Lizzano in Belvedere in provincia di Bologna), l’Olmo di Campagnola (in provincia di Reggio Emilia), il Cipresso della Scola (a Grizzana Morandi in provincia di Bologna). La Regione Emilia-Romagna ripropone oggi una riflessione sugli alberi monumentali, attraverso una mostra e il catalogo che l’accompagna. Entrambi sono per gran parte frutto di una ricerca attenta e sensibile con cui centinaia di cittadini, invitati a partecipare a un concorso fotografico, hanno saputo raccontare, attraverso le immagini, il “loro albero”. Un racconto che ci trasmette accanto ai dati oggettivi – la circonferenza di un tronco o l’ampiezza di una chioma – anche una trama di emozioni e di suggestioni tanto impalpabili quanto significative. Le fotografie raccolte, di cui il volume presenta una ricca selezione, serviranno ad ampliare e aggiornare il corpus iconografico delle banche dati esistenti. Riteniamo però che la loro funzione più importante sia quella di testimoniare con efficacia, anche per le generazioni più giovani, il valore di un patrimonio naturale e culturale che è immediatamente una risorsa di vita per tutti noi.

Vera Negri Zamagni Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna

Guido Tampieri Assessore all’Agricoltura, Ambiente e Sviluppo Sostenibile della Regione Emilia-Romagna

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La saggezza dell’albero Ezio Raimondi

«Oh dei! Perché mai non sono seduta all’ombra di foreste!» Così esclama Fedra, l’eroina raciniana, dal profondo della sua anima ardente, e sono le parole che ripete anche George Sand nel pieno dell’Ottocento, in un testo dedicato ai boschi e ai giardini italiani, osservando poi, nel suo viaggio nella penisola, che i grandi alberi, ispiratori muti di «un raccoglimento profondo e misterioso», stavano sparendo e che «il progresso industriale» avrebbe distrutto «sempre più le piante secolari» o non avrebbe permesso «per molto tempo a nessuna pianta coltivata il diritto di vivere oltre l’età strettamente necessaria al suo sfruttamento». E non vi è dubbio che, tra incanti e minacce della modernità, l’occhio introspettivo dell’intelligenza romantica vedeva lontano. Da allora è nato il dibattito sul nostro abitare il mondo e si è fatta più acuta e urgente la consapevolezza del destino comune che lega insieme il rispetto del patrimonio naturale, la «sollecitudine» del «vitale ammanto della natura» come diceva Novalis, e la sopravvivenza reale del nostro ecosistema, mentre viene meno l’orgoglioso mito razionalistico della perfettibilità e del progresso imperiosamente lineare. Anche la storia del rapporto tra uomini e boschi è una storia di distruzioni e devastazioni. Le antiche foreste che ricoprivano la superficie terrestre e con la loro trama di ombre rendevano invisibile la distesa del cielo sono scomparse nel corso della nostra civiltà occidentale con l’esercizio pertinace di un dominio territoriale e con la costruzione di uno spazio abitativo umano nelle “radure” spianate. Viene alla mente il vecchio Vico, l’antropologo solitario e geniale della Scienza Nuova, allorché scriveva: «L’ordine delle cose umane procedette: che prima furono le selve, dopo i tuguri, quindi i villaggi, appresso le città, finalmente l’accademie». E proprio sulle sue orme, alla confluenza di mito e letteratura, oggi Robert Harrison in un libro dotto e suggestivo interpreta le foreste come l’ombra perenne della civiltà, come il margine esterno e remoto ma necessario del centro in cui vive l’uomo e il suo ordine: uno spazio primordiale che anche quando viene incluso nella giurisdizione del governo pubblico, dalle riserve reali alle istituzioni forestali e ai parchi, rimane sempre vertiginosamente “altro”, luogo misterioso di una memoria ancora “selvaggia”. Non per nulla, se si interroga il repertorio dell’immaginario occidentale, nelle foreste trovano asilo eroi, santi, amanti, perseguitati, vagabondi, reietti, prima di ritornare, con una nuova pienezza, alle forme ordinate della vita civile. Chi non conosce la storia di Robin Hood e dei suoi compagni della foresta di Sherwood? Vero è che distrutte le grandi foreste l’uomo ne conserva la nostalgia, quasi un richiamo delle origini, e oggi si chiede come salvare ciò che ne resta. Allo stesso modo i grandi alberi centenari di cui si ragiona in questo nostro volume sono gli unici superstiti di antichi paesaggi perduti, i testimoni di una “natura vivente” che resiste ancora, placida e ostinata, a una furia nemica. E la loro forza silenziosa di adattamento diviene così quello che Novalis chiamava il «linguaggio più immediato del suolo», il segno visibile di una “fermezza” tenacemente piantata nella solida compagine della terra con la promessa di una rinascita ad ogni nuova primavera, la stessa che parla anche all’uomo, alla sua vitalità e alla sua speranza. In fondo proteggere i giganti secolari del mondo vegetale significa anche, in qualche modo, proteggere noi stessi, difenderci dall’insidia dell’inaridimento, sentire che il dialogo con la natura non è ancora spento, solo che si sappia ascoltare e soprattutto vedere. Anche per le immagini chiamate a raccolta nelle nostre pagine si può ripetere con lo Schama di Paesaggio e memoria che ciò che si vuole è un modo di vedere, di riscoprire quello che già possediamo ma che in un certo senso elude il nostro sguardo e la nostra comprensione. Alla fine conta soprattutto ciò che possiamo ancora trovare, e forse custodire e amare.

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I grandi alberi: un concentrato di risorse biologiche, ambientali e culturali Carlo Ferrari

…l’albero ha sempre un destino di grandezza. Tale destino lui lo propaga. L’albero fa più grande ciò che lo circonda. G. Bachelard, La poétique de l’espace.

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lla domanda “qual è l’essere vivente più grande del mondo”, i più scelgono la risposta generica “la balena” o, più in dettaglio, “la balena azzurra”. Si sbagliano. In realtà, le sequoie dell’America settentrionale (Sequoia sempervirens e Sequoiadendron giganteum) possono essere più grandi di qualsiasi balena. Nel “Parco delle sequoie”, in California, un esemplare di Sequoiadendron giganteum, soprannominato “Generale Sherman” è alto circa 83 m, ha una circonferenza (misurata, come è regola, ad un metro e mezzo dal suolo) di poco più di 24 m e il peso stimato è di 2030 tonnellate, venti volte il peso di una balena azzurra di dimensioni medie. Questa, però, non è la sequoia più alta: il primato appartiene ad un esemplare di Sequoia sempervirens alto poco più di 110 m, soprannominato “Howard Libby”. Questi giganti tra i viventi sono diventati tali perché hanno avuto il tempo necessario, protetti dai luoghi, inaccessibili per millenni. Identica fortuna non è toccata agli alberi delle foreste europee, e, in particolare, a quelli delle foreste italiane. Nelle terre che oggi fanno parte della regione Emilia-Romagna, l’antichità dell’insediamento umano e la fertilità delle alluvioni fluviali spiegano la perdita, ormai bimillenaria, delle grandi foreste di pianura e la trasformazione delle residue foreste montane in boschi cedui, in castagneti e in piantagioni di conifere. La funzione produttiva dei boschi non ha certo favorito la longevità degli alberi e, nello stesso tempo, gli alberi preferiti per una rapida ed elevata produzione di legno sono, per loro stessa natura, poco longevi. In più, le forme degli alberi superstiti, nei boschi ma, soprattutto, nelle aree agricole e suburbane, documentano un uso degli alberi proprio di un’economia povera per molti secoli, ed anche il suo persistente retaggio culturale: ceppaie, bassi tronchi capitozzati, alberi deformati da potature cui si dedicano con tenacia molti (troppi) nostri contemporanei. Gli alberi sono i simboli silenziosi della cultura di un popolo. I nostri pochi grandi alberi non possono quindi rivaleggiare con le sequoie nordamericane, ma sono anche loro, a scala locale, i più grandi tra i viventi. Il valore che viene percepito più facilmente nei loro riguardi è quello che potremmo definire genericamente “culturale”. I grandi e vecchi alberi sono, quasi sempre, i soli superstiti di paesaggi perduti e i soli protagonisti non effimeri dei nuovi paesaggi creati dall’uomo, dove l’instabilità e il mutamento sono la regola. Sono gli alberi che formavano le antichissime foreste: olmi, carpini e farnie in pianura, cerri e roverelle in collina e nella bassa montagna; faggi più in alto, sino al limite della vegetazione forestale. Ma ci sono anche alberi coltivati, come il castagno e il cipres-

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1. Il “Cipresso di S. Francesco”, presente nel chiostro del Convento Francescano di Villa Verucchio (Verucchio-Rn), è considerato tra gli alberi più vecchi e spettacolari d’Italia. La tradizione che lo fa risalire all’epoca di S. Francesco è attestata da varie fonti. Nella Cronistoria del convento francescano di Villa Verucchio di Nicola Voza (1963) viene riportato un testo storico del 1640 che racconta del passaggio di S. Francesco, nel 1213, nel luogo dell’attuale Convento «… dove è possibile vedere tre alberi, un lauro nel primo chiostro, un cipresso nel secondo chiostro e un olivo nell’orto, piantati per mano del Santo Padre …». Nodoso, forte, imponente e maestoso, il cipresso ha sfidato per ottocento anni l’ingiuria del tempo e degli uomini. Prima della caduta della cima, avvenuta nel 1980, raggiungeva i 32 metri di altezza; la circonferenza del suo tronco è di 5,15 metri e poco sotto i primi rami è di 7,37 metri. Incendiato nel 1798 dalle truppe napoleoniche, si tentò di abbatterlo per ben due volte nel 1810. Le intemperie e una malattia che ha colpito i cipressi hanno messo a dura prova “Frate Cipresso” (P. Francesco Marchesi, Chiesa e Convento Francescano di Villa Verucchio, Pazzini Editore, 1998). Risale al 1925 un decreto, presente nell’archivio del Convento, del Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale per le Antichità e le Belle Arti, che dichiara «… il notevole interesse pubblico del Cipresso detto di S. Francesco ai sensi dell’articolo 2 della legge 1922 n. 778».


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so. L’incontro con un grande albero, qualunque sia la specie, non può che destare ammirazione: il pensiero corre al tempo che è trascorso da quando era un piccolo seme appena germinato, alla straordinaria capacità di crescita e di accumulo di questi vegetali, ed è sempre spontaneo il confronto tra la nostra breve vita individuale e quella dell’albero che abbiamo davanti. È ben comprensibile il valore sacro che molti popoli, sin dall’infanzia della nostra specie, hanno attribuito agli alberi, alle foreste non toccate dall’uomo: i grandi alberi e i boschi impenetrabili erano i custodi di una forza vitale, di un mistero che si poteva sperare di attingere, per breve tempo e in piccola parte, solo attraverso la mediazione di un rito. Erano essi stessi le divinità primigenie, come lo erano le sorgenti e i fiumi. L’indescrivibile bellezza di questi luoghi segnati dalla sacralità della natura è stata perduta per sempre nel nostro mondo e, con loro, sono state perdute le emozioni profonde che essi provocavano nei nostri antenati, sino a guidare i loro pensieri. Un esempio, tra i tanti, ce lo forniscono le cattedrali gotiche. Come osservò Ralph Waldo Emerson «La chiesa gotica trasse origine, manifestamente da un adattamento degli alberi della foresta, con l’intrico dei loro rami, in arcate solenni e fantomatiche… Stando dentro un bosco, in un pomeriggio invernale, ognuno si renderà subito conto dell’origine delle vetrate istoriate che ornano le cattedrali…, osservando i colori del cielo al tramonto attraverso l’intreccio dei rami nudi»1. Il valore biologico dei grandi e vecchi alberi nasce dalla loro stessa vita, passata attraverso innumerevoli stagioni: calori estivi, geli invernali, turbolenze dell’aria. Un albero vecchio soltanto di tre secoli ha visto sorgere e tramontare il sole circa 110.000 volte. Ogni vecchio grande albero è la manifestazione estrema dell’ostinazione e dell’adattabilità (la seconda è necessaria alla prima) della vita vegetale. Di ogni stagione questi alberi serbano il ricordo lignificato nel profondo dei loro tronchi o nella chioma, modellata dai rami sopravvissuti agli schianti del vento e della neve. Il loro programma genetico è quello compendiabile nella frase “durare più a lungo possibile”. Per riuscirci, ogni albero trasforma ogni anno parte del suo corpo in biomassa di sostegno e produce nuove parti destinate alla nutrizione. Può farlo perché è una pianta, cioè una creatura “modulare”. La sua architettura è costruita attraverso la produzione ripetitiva di parti elementari simili tra loro. Goethe, naturalista e poeta, osservò «che una pianta o, se preferiamo, un albero, i quali ci si presentano come individui, non v’è dubbio che si compongano in realtà di parti uguali e simili tra loro e all’intero: basti pensare a quante piante vengono moltiplicate per propaggini. La gemma di un albero produce un ramoscello, che a sua volta produce un gran numero di gemme uguali…»2. Ogni parte elementare, ogni modulo, è formata da una foglia e dalla gemma che si trova alla base della foglia. Questo modulo è l’intima realtà dell’albero, quella che ne assicura la vita e la crescita. La sua formazione è influenzata dalle condizioni del momento e, per questo, ogni albero ha una forma altamente imprevedibile che dipende fortemente dall’interazione con l’ambiente. Lo aveva già osservato Leonardo da Vinci, nel suo Trattato sulla Pittura: «È tanto dilettevole natura e copiosa nel variare, che infra gli alberi della medesima natura non si troverebbe una pianta ch’appresso somigliasse all’altra, e non che le piante, ma li rami o le foglie o i frutti di quelle, non si troverà uno che precisamente somigli all’altro». I suoi moduli sono integrati in un sistema nutritivo ma, al tempo stesso, ogni modulo può essere perduto e rifatto da un’altra parte. Questa seconda caratteristica è, senza enfasi, la chiave per capire la straordinaria persistenza della vita sulla Terra, ali-

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1 R.W. Emerson, Natura e altri saggi, trad. di T. Pisanti, Rizzoli, Milano 1990, p. 75. 2 J.W. Goethe, La Metamorfosi delle Piante e altri scritti sulla Scienza della Natura, a cura di S. Zecchi, Guanda, Milano 1983, p. 44.


2. Un grande, vecchio albero, all’interno di un bosco o isolato, svolge un ruolo fondamentale di rifugio e nutrimento per molte specie animali. La ricchezza biologica che esso ospita è favorita dalla sua forma e dalle sue dimensioni, che creano numerose nicchie ecologiche. (Disegno di Antonio Busetto, realizzato in occasione della mostra “L’albero e l’uomo. Informazione e tutela”, 1988.)

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mentata dall’adattabilità delle piante verdi. Ogni grande albero è la più alta manifestazione di questo carattere: durare significa avere straordinarie capacità di risposta alla variabilità delle condizioni ambientali. Nelle situazioni di più grave degradazione ambientale, un grande albero può essere ormai il solo portatore di un genoma divenuto ormai raro (penso, soprattutto, ai grandi olmi, ai carpini e alle farnie della pianura). La propagazione è in questo caso una strategia altamente raccomandabile di conservazione biologica. Nello stesso tempo, i semi che un grande albero di una specie rara produce contengono nuove preziose combinazioni genetiche, sono il deposito della necessaria variabilità cui dovremmo attingere per conservare la specie stessa e utilizzarla nelle ricostruzioni ambientali. Resta da ricordare lo straordinario valore ambientale dei vecchi grandi alberi. Essi sono autentiche isole verticali che contengono un mosaico di habitat, in cui la natura dispone molte altre creature per vivere. Per limitarci soltanto ai vertebrati, si può ricordare che varie specie di uccelli usano i grandi alberi a diverse altezze dal suolo: i rami più alti, spesso disseccati, sono usati dai rapaci e dalla cornacchia come

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luoghi di osservazione e la ghiandaia li usa per nidificare. Poco più in basso trovano riparo per la notte molti piccoli uccelli e, di giorno, la cinciallegra e il picchio muratore percorrono rapidamente i rami nutrendosi di molti insetti. Nelle biforcazioni più riparate dei grandi rami costruisce il suo nido lo scoiattolo, che si scava tane nelle parti marcescenti del tronco, le stesse che i picchi raggiungono per estrarne larve di insetti. Nelle cavità del tronco trascorrono l’inverno il ghiro e il moscardino; l’allocco, che passa il giorno nascosto nel fitto fogliame, vi costruisce il proprio nido. Le cavità dell’albero forniscono, in generale, importanti siti di rifugio per i pipistrelli e l’albero trae verosimilmente beneficio dalla degradazione minerale dei loro escrementi solidi e liquidi, operata da invertebrati, funghi e batteri. Si sa, infine, che i rospi usano il legno marcescente e gli anfratti alla base dei vecchi alberi come luoghi di rifugio. Questo quadro di vita, sommariamente accennato, è tanto più ricco quanto meno degradato è il contesto ambientale in cui l’albero si trova: la vita legata ad un grande albero dipende in larga misura da ciò che gli sta intorno. Il valore dei vecchi grandi alberi per la biodiversità locale è, comunque, sempre molto alto: la loro conservazione è riduttiva del loro valore e, quindi poco utile, se li si considerasse soltanto “monumenti”, come fossero edifici, e si procedesse a “restauri” eliminando parti morte e deperienti. Su un vecchio e grande albero regna un’attività straordinaria, che percorre tutti i livelli della vita: dalla produzione di materia e di energia, al suo uso e alla sua degradazione. Questa trama di un antichissimo canovaccio è stata ed è recitata da molti protagonisti. Oggi, come tutti gli anziani, i grandi alberi hanno anch’essi bisogno di affetto, riposo e pace. Non potarli inutilmente, rispettare il terreno circostante per non danneggiare le radici, non accendere fuochi (o innescarli per stupidità) nelle vicinanze, sono le cose che possiamo fare per loro. In più, non dobbiamo lasciarli soli: piantare nuovi alberi, o favorire la naturale riconquista degli antichi spazi perduti dalle foreste, saranno i modi migliori per festeggiare i compleanni di questi patriarchi.

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Parliamo ancora di alberi Sergio Venturi

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linio il Vecchio ci ricorda come i tesori sotterranei, a lungo nascosti, fossero rappresentati dagli alberi e dalle foreste, che furono gli ultimi doni della terra all’umanità. L’origine ctonia dell’albero, il suo sprigionarsi dal suolo alimentandosi della terra e portando in superficie frutti e materie prime di grande utilità, non poteva che suggerirne una natura sacra. Pressoché ogni cultura è pervasa dal culto degli alberi che sono simbolo di potenza riproduttiva e di propagazione, e sinonimi, grazie alla longevità, di genealogia. L’albero è spesso silente testimone delle vicende umane e con la sua presenza riesce a comunicare a più generazioni. I luchi o boschi sacri, ed il delubro, primitivo santuario spesso rappresentato da un annoso tronco, erano le rappresentazioni tangibili delle divinità: come ebbe a dire Seneca «se ti si affaccia selva folta di piante annose e d’insolita altezza, che pel denso intreccio dei rami tolga alla luce del cielo di penetrarvi; quel luogo cupo e segreto, e l’ammirazione di quell’ombre protese ti fanno fede dell’esistenza delle divinità». Frequente è anche l’interpretazione antropomorfica: originariamente tronchi o travi simboleggiavano le divinità e Plinio rammenta come in antichità gli alberi fossero templi degli dei. Questi avevano una loro particolare dedicazione: il leccio era sacro a Giove, il lauro ad Apollo, l’ulivo a Minerva, il mirto a Venere, il pioppo ad Ercole mentre nelle querce dimoravano le mitiche Amadriadi, ninfe protettrici della foresta. Gli alberi inoltre custodivano le spoglie degli eroi che in qualche modo tornavano a vivere nutrendo le folte chiome. I Celti, che occuparono la Padania dal V secolo a.C. diffondendo una vera e propria cultura del legno che ancora si avverte nella nostra area regionale, già caratterizzata da ampi boschi di pianura i cui rari lembi sono giunti fino ai nostri tempi, attribuirono particolare importanza alle foreste e agli alberi. Abbiamo già scritto altrove su questo argomento (vedi “L’albero monumentale tra coltura e cultura”, in Alberi Monumentali dell’Emilia-Romagna. Censimenti e tutela, Bologna 1991). Ci limitiamo solo ad alcune ulteriori suggestioni nell’introdurre un repertorio di alberi fuori dall’ordinario raccolto in un suggestivo “libro delle meraviglie” curato da van Vert ed edito in Milano nel 1950. Gli alberi enormi suscitano rispetto ed ammirazione, se non altro per la loro longevità talmente spropositata rispetto ad altre forme di vita ed in particolare a quella dell’uomo. Forse l’unico mammifero longevo non gigantesco è proprio l’uomo; si pensi invece agli elefanti ed alle balene. Il gigantismo in genere si riscontra nelle genesi di quasi tutte la culture, perlopiù come fenomeno straordinario e, sovente nel caso antropico, come frutto del male o di aberrazione della norma. I giganti ed i ciclopi della teogonia esiodea, quelli nati dall’unione di angeli ribelli nell’apocrifo biblico del Libro di Enoc, le popolazioni cananee spiate dagli esplo-

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ratori di Mosé, Golia abbattuto da Davide fino ai giganti dell’epica norrena, hanno quasi sempre connotati negativi. La scoperta poi di ossi fossilizzati di straordinarie dimensioni contribuì alla diffusione di credenze relative a stirpi di essere giganteschi. Anche l’albero “monumentale”, quasi un caso di acromegalia vegetale, per l’intimo richiamo alla paganità e al demoniaco, fu ostracizzato dall’incipiente cristianesimo. Non sorprenderà quindi che il Cristianesimo abbia avuto notevoli difficoltà nel diffondersi, quasi un palinsesto su una società con un Olimpo vasto e variegato che privilegiava il culto degli elementi naturali, di cui dovette mediare le credenze fortemente radicate particolarmente presso le classi rurali. Il maestoso albero nei pressi della casa poderale oppure in posizione prospettica o panoramica prominente ci può far tuttora pensare all’esemplare che, secondo Plinio nella sua Storia Naturale, ed ancora ai suoi tempi, «… secondo un rito antico, la gente semplice di campagna consacra ad un dio …». Anche in età moderna pertanto l’albero è frequentemente legato al culto. L’apposizione di una icona sacra, di ex voto, significa sacralizzare la pianta, generalmente imponente, e tramandarne l’arcaica valenza di sacello. Il culto degli alberi ostacolò per lungo tempo la completa cristianizzazione delle popolazioni celtiche e longobarde. Pertanto nella patristica cattolica frequenti sono i riferimenti all’abbattimento di questi simulacri pagani. Sulpicio Severo, nella Vita di Martino, narra che dopo aver demolito un tempio, il santo si apprestava a tagliare l’albero sacrilego “dedicato al demonio”, incorrendo nell’ira del popolo. La condizione concordata per l’abbattimento, nell’intento di eliminare il distruttore dei templi, fu quella di legare Martino al lato dell’albero verso il quale, causa l’accentuata pendenza, esso sarebbe caduto. Inutile dire che l’intercessione salvifica interruppe lo schianto del Pino sospingendolo nell’altra direzione! Ricorda poi Willibaldo nella Vita di Bonifacio che il sant’uomo, scalfendo una grossa quercia detta “di Giove” alla presenza dei pagani, questa s’innalzò spezzandosi in quattro tronconi tra lo stupore generale. Il ripudio degli idoli, con il conseguente abbattimento dell’albero demoniaco, viene talvolta ottenuto tramite l’intercessione divina anche a scapito di militi cristiani. Barbato, vescovo di Benevento, promise al duca Romualdo la salvezza della città, assediata dai bizantini, qualora rinunciasse alla idolatria abbattendo anche l’albero detto del “Voto” che sorgeva presso le mura urbane. Nonostante fossero battezzati, i longobardi «con atteggiamenti bestiali» adoravano una vipera ed un albero «al quale sospendevano una pelle d’animale … (e) … voltando le spalle all’albero spronavano a sangue i cavalli e si lanciavano in una corsa sfrenata cercando di superarsi a vicenda». Ad un certo punto «… girando i cavalli all’indietro cercavano di afferrare la pelle con le mani e, raggiuntala, ne staccavano un piccolo pezzo mangiandolo secondo un empio rito». La situazione cambia alla metà dell’Ottocento con la scoperta delle sequoie giganti nella Yosemite valley in California. Augustus T. Dowd, cacciatore d’orsi nella primavera del 1852 s’imbatté in un albero gigantesco. Soddisfatta l’incredulità della gente, si iniziò un sfruttamento di questo legname che venne interrotto sul nascere ad opera di un certo turismo che richiamava dall’est curiosi che si definivano “pellegrini”. Thomas Starr King pastore bostoniano, ravvisò in questi “mammoth trees” una sacralità divina, pensando anche che questi fossero contemporanei del Cristo. Le sequoie californiane suscitavano, quindi, sentimenti diversi dal fascino paganeggiante degli alberi di età classica o della cultura germanica.

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Riscattato l’albero gigante, vogliamo concludere con un’altra piccola considerazione. Una bella fiaba natalizia L’ultimo sogno della vecchia quercia di Hans Christian Andersen, nel dialogo tra “effimera” e l’albero plurisecolare, ci induce a considerare la qualità e non la durata della vita ed il diverso modo di calcolare il trascorrere del tempo. Quello della mosca giuliva, la cui vita aveva la durata di un giorno, contro quello della quercia che era misurato in giornate di un anno in cui l’inverno rappresentava la notte. Ma il sogno porta il maestoso albero a sradicarsi e a volare tra le nuvole dove viene raggiunto dalle altre piante e dai fiori. Comprende solo allora la relatività del tempo e, abbattuto da una tempesta, muore provando la stessa gioia dell’effimera mosca. Vorremmo vedere tanti giganti arborei senza doverli considerare come straordinari esemplari del mondo vegetale e quali eccezioni o relitti di un mondo in cui la caducità naturale era la norma. Ma ci assale un dubbio quando pensiamo alla longevità crescente della specie umana ed al conseguente aumento di esemplari d’età patriarcale che ci richiamano al rispetto, all’autorevolezza e alla saggezza. Così ci chiediamo: chissà, forse i vegliardi erano saggi… perché erano pochi?

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Meraviglie arboree Tratto da: Dizionario delle Meraviglie della Natura e dell’Uomo di tutti i tempi e di tutti i Paesi, a cura di van Vert con la collaborazione di Enzo Vialardi, V edizione, Editoriale Ultra Milano, Bergamo 1950.

ACRE (Hevea di) È il più prezioso esemplare di albero da gomma ed anche una delle più redditizie piante esistenti nel mondo. Appartiene alla specie Hevea brasiliensis e si trova nell’America meridionale, ai confini fra la Bolivia ed il territorio di Acre. Misura ben 9 m di circonferenza alla base del tronco e produce annualmente 1200 kg di lattice per un valore complessivo di oltre 10.000 dollari. Rappresenta perciò, per il suo proprietario, una vera ricchezza ed è noto, nella regione, col nome di “Mucca di Acre” o “Mucca della gomma”. ALLOUVILLE (Quercia di) Quercia millenaria, nel tronco della quale è scavata una cappella. Sorge nel mezzo del cimitero di Allouville Bellefosse, località francese situata fra Rouen e Le Havre, e conta oltre 10 secoli di vita. In passato fu già nota per aver protetto, con l’ombra delle sue fronde, il riposo di Carlo II d’Inghilterra e di Luigi XV. Durante la rivoluzione francese venne strenuamente difesa dagli abitanti di Allouville contro i sanculotti che intendevano incendiarla. Nel XVII secolo diventò un vero e proprio santuario. Nel suo tronco, che misura circa 10 m di circonferenza, alcuni monaci scavarono infatti prima una cella provvista di un letto, poi, in alto, una cappella conica sormontata da una croce che sporge fra i rami ed è visibile anche dall’esterno. Oggi le chiavi della piccola porta che dà accesso al santuario sono affidate al “custode della quercia” che risiede ad Allouville. Ogni anno, in occasione della festa del paese, il parroco sale la scaletta interna che porta alla cappella e celebra, alla pre-

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senza di una ventina di persone, una speciale messa in suffragio dei morti sepolti nel cimitero. ANTEIN (Quercia di) Quercia millenaria ai rami della quale si impiccavano, durante il Medioevo, i ladri e gli assassini. Sorge all’incontro di Otto vie, nel mezzo del bosco di Senart presso Parigi, e conta, a detta dei botanici, almeno 12 secoli. Il suo tronco misura oggi oltre 6 m di diametro; la chioma, ancor verde, è molto irregolare e presenta tre grandi vuoti corrispondenti a 3 rami stroncati dal peso di tre giustiziandi che ebbero così, secondo una tradizione, salva la vita. «I tre innocenti» – si racconta ancora nel vicino villaggio di Champrosay – «furono appesi ai tre più grossi rami dell’albero; non appena però i loro corpi vennero abbandonati, precipitarono a terra assieme alle strane forche. Il fatto fu interpretato come un segno della giustizia di Dio: i tre giovani furono rimessi in libertà e la quercia ebbe da allora il nome di Albero del Giudizio». ARTEN (Abete di) Singolare albero fosforescente che terrorizzò, nel 1942, la popolazione di Arten, piccolo villaggio del dipartimento dell’Aisne (Francia). Il suo tronco emetteva, di notte, una luce piuttosto viva, visibile a oltre 200 m di distanza. Il fenomeno, comune negli alberi abbattuti e negli ammassi di legname in putrefazione, era dovuto alla presenza di batteri fosforescenti che, per le eccezionali condizioni di umidità, avevano invaso e coperto anche la corteccia di una pianta viva. Il popolino vide nella luce emessa dall’albero il segno di

una presenza diabolica «non estranea» – disse – «ad un misterioso delitto consumato poco prima in paese». L’abete fu perciò abbattuto e, poiché la sua luminosità aumentava per effetto della putrefazione, sepolto fra scongiuri e preghiere. AUTRAGE (Quercia di) Quercia millenaria, risalente ai tempi druidici e considerata la più grande d’Europa. Si trovava presso Autrage in Francia (dipartimento dell’Alto Reno) e venne abbattuta verso la metà del XIX secolo. La sua fama, già grande nel Medioevo, aumentò ancora dopo la sua morte. Nel cavo del suo tronco, chiuso da una porta a tutti sconosciuta, fu infatti rinvenuto un singolare monumento composto da una tavola di pietra sostenuta da quattro grosse colonne di legno. I primi archeologi accorsi supposero trattarsi di un dolmen o sepolcro preistorico, ma gli studi eseguiti in seguito stabilirono invece che la pietra era stata lavorata in tempi meno lontani. Si finì perciò per dar credito ad una leggenda che attribuiva all’albero ed alla cavità scavata nel suo tronco, la destinazione di rifugio e di fortilizio usato, durante le invasioni barbariche, per nascondere oggetti sacri e di valore. Secondo una tradizione infatti un santo monaco abitava un tempo presso la grande quercia e si sottraeva alle violenze degli unni e dei germani scomparendo misteriosamente «come ingoiato dalla foresta». BALAKLAVA (Noce di) Albero famoso per la sua enorme produzione che ascendeva annualmente a 100.000 noci. Si trovava a Balaklava, in Crimea e fu conosciuto in Europa

grazie al racconto dei soldati che si recarono in quella terra in occasione della guerra contro la Russia. La sua fama e il numero dei suoi frutti stupì tanto i botanici da indurre alcuni di essi (Perrottet, Martin ed altri) a recarsi sul posto per studiarlo. Si ebbero cosi notizie più particolareggiate: «Quest’albero – scrisse il primo dei succitati autori – rappresenta la ricchezza di cinque famiglie abitanti in un villaggio a pochi chilometri da Balaklava, che si suddividono ogni anno il prodotto ricavando ciascuna di esse 20.000 noci ed anche più». Misura non meno di 10 m di altezza e la chioma ne ha oltre 100 di giro. Nel tempo del raccolto i rami, pesanti per i molti frutti, piegansi fino a terra e quasi nascondono il tronco che tanta abbondanza ha tratto dalla madre terra. BOHD (Albero di) È uno degli alberi più vecchi del mondo. Ha infatti più di 2200 anni di vita; sorge a Anuradhapura, nell’isola di Ceylon. Fu piantato nel 288 a.C. da una sorella del santo indiano Mahindah, che mise a dimora un ramo dell’albero sacro sotto cui Budda aveva meditato. Dal 700 d.C. una comunità di monaci, stabilitasi nelle vicinanze della sacra pianta, ne curò per molti secoli la manutenzione. Durante la siccità, l’albero veniva innaffiato col latte, e la terra intorno alle radici veniva smossa con speciali riti. Oggi, per proteggerlo dalla curiosità dei pellegrini, l’albero è circondato da un doppio ordine di cancelli. BRA (Pruno di) Pruno selvatico, millenario, famoso perché fiorisce spesso in


inverno. Si trova a Bra, in Piemonte, ed è un gigante della sua specie; la sua chioma, di forma ovale, copre una superficie di circa cento metri quadrati. Secondo i botanici esso è soltanto un albero che, grazie alla posizione e alla natura del terreno, fiorisce spesso con anticipo sugli altri. Secondo una tradizione popolare invece, il pruno sacro alla Vergine fiorisce ogni anno in pieno inverno per ricordare un miracolo avvenuto il 29 dicembre 1336. «Quella sera» – narra la leggenda – «la giovane Egidia Mathis, sposa prossima a divenire madre, stava rincasando quando, al bivio ove è il pruno e la cappella con l’immagine della Madonna, incontrò due soldati che tentarono ghermirla; atterrita gettò un grido, vide la Vergine avvolta in un manto di luce abbagliante e cadde svenuta. Quando tornò in sé i soldati si erano allontanati e vicino a lei, sotto i rami improvvisamente fioriti del grande pruno, vagiva il suo bimbo appena nato. Da quel giorno l’albero fiorisce ogni anno il 29 dicembre e le sue bianche corolle durano, senza avvizzire, fino all’Epifania». BRIGNOLLE (Olmo di) Albero secolare, cantato dai poeti del XVI e XVII secolo e noto soprattutto per la grande danza campestre che si svolse, sotto le sue fronde, alla presenza di Carlo IX di Francia, il 25 ottobre 1564. Sorgeva nella piazza principale di Brignolle in Francia (dipartimento del Varo), misurava, secondo Michele de l’Hòpital, 30 m di circonferenza e la sua chioma «ricopriva con la sua ombra tutta la vasta piazza». Alla fine dell’Ottocento era ridotto ad un tronco cavo, rifugio di mendicanti. Fu distrutto dal fulmine al principio del secolo XX. BRUNO (Abete di San) Abete contorto che, a quanto asserisce una pittoresca leggenda, è diventato tale inginocchiandosi dinanzi a San Bruno. Si trova presso un laghetto vicino all’antica Certosa di Serra

San Bruno in Calabria. Il lunedì di Pentecoste, dalla Certosa si portano in processione sino all’abete le reliquie del Santo, lasciandole esposte in mezzo al bosco, dove conviene gran folla di fedeli trasportando i malati. Questi vengono bagnati con l’acqua del laghetto, ritenuta miracolosa. CALTHORPE (Quercia di) o di Guglielmo il Conquistatore Quercia gigantesca piantata, secondo la tradizione, da Guglielmo il Conquistatore. Sorge a Calthorpe, nella Contea di York, e misura oltre 45 m di altezza mentre il suo tronco ha un diametro di 25. Dichiarata monumento nazionale fin dal XVIII secolo, vede svolgersi sotto le sue fronde, da quasi un millennio, una caratteristica cerimonia. Ogni anno, in primavera, un piccolo esercito di un centinaio di persone, vestite coi costumi del tempo della conquista normanna, sfila dinanzi al grande albero per rendere omaggio alla memoria del primo re di Inghilterra. CAPRINO VERONESE (Platano di) È il più grande platano esistente in Italia; misura 25 m di altezza ed il suo tronco ha una circonferenza di 15,35. Si trova presso Caprino Veronese ed è famoso in tutta la regione per il suo splendido fogliame che, scendendo sino a terra, copre una superficie di circa 300 mq. Secondo i racconti degli abitanti del paese, nel 1937 nascose, fra le sue fronde, una intera compagnia di soldati che partecipava alle Grandi Manovre estive dell’Esercito Italiano. È perciò noto anche con il nome di “Platano dei cento bersaglieri”. CERES (Campanile di) È il più modesto e suggestivo fra i campanili; in esso infatti i muri sono sostituiti dal tronco di un albero millenario e la campana è sospesa fra i due rami più grossi. Si trova a Ceres, villaggio della Colonia del Capo (Sud Afri-

ca). Il fusto dell’albero misura 6 m di circonferenza e la sua chioma copre quasi completamente la piccola chiesa e la dimora del pastore. La cella campanaria si trova a 20 m di altezza e la squilla pesa oltre 30 kg. «Quando comincia a suonare» – scrive un giornale di Capetown – «il grande albero trema un poco e le sue foglie si muovono come quando soffia il vento; ma nessuno vede la campana nascosta fra le fronde e neppure l’uomo che, chiuso nel cavo del tronco, la fa oscillare. Il suono squillante sembra venire da lontano, discendere dal cielo, come un segnale misterioso che stupisce e commuove». CLIPSON (Quercia del parco) È la quercia più vecchia esistente oggi in Europa e nel mondo. Conta 2000 anni e si trova nel Parco Clipson in Inghilterra. Deve il nome di “Bastone del Duca” a Lord Portland, proprietario del parco, che soleva recarsi alla Camera, verso la fine dell’Ottocento, con una elegantissima canna costruita appunto con il legno del grande albero. Misura oggi oltre 40 m di altezza e circa 8 di diametro alla base del tronco. COO (Platano di) o di Ippocrate Platano gigantesco, piantato, secondo la tradizione, da Ippocrate nel 470 a.C. Sorge nella piazza principale dell’isola di Coo, nelle Sporadi, ed è anche noto per i ruderi di templi e di ospedali greci rinvenuti nel sottosuolo della piazza stessa e sotto le sue radici. Il suo tronco, ormai completamente cavo, misura oltre 6 m di diametro; la chioma, che urta “con le verdi estremità” i muri delle case, è sostenuta da numerose colonne di marino e copre una superficie di oltre 100 mq. Per le sue dimensioni era già noto ai tempi di Plinio; nel secolo XVII attrasse l’attenzione dei botanici che lo giudicarono vecchio di 3000 anni; nel 1902, in seguito agli scavi eseguiti intorno ad esso, subì

qualche danno; l’intervento dello Stato greco, che lo dichiarò monumento nazionale, valse però a salvarlo. Oggi il platano è di nuovo verde e magnifico, circondato dalla venerazione di tutti gli abitanti dell’isola, visitato, assieme ai ruderi dei grandi templi, da viaggiatori che giungono da ogni parte del mondo. CORTEZ (Cipresso di Fernando) Cipresso vecchio di 6000 anni famoso perché, secondo la tradizione, protesse con la sua ombra l’intero esercito del condottiero. È alto 43 m; il suo tronco, quasi completamente cavo, misura, subito sopra le radici, una circonferenza di 52 m che però si riducono a 33 a un metro dal suolo; la sua chioma, di forma ellittica, copre una superficie di oltre 1000 mq ed è tuttora meravigliosamente verde. Sorge sulla strada di Santa Cruz (Messico) ed è venerato dagli indigeni che lo chiamano lueuetl o Padre delle acque; sembra infatti che, a somiglianza dell’albero Santo dell’Isola del Ferro, «esso provveda il viandante assetato di limpida acqua che le sue alte foglie prendono dall’umida atmosfera e che cola poi lungo il tronco» (A.D. Humboldt). DELIANOVA (Pino di) Pino a chioma ombrelliforme dichiarato, per la sua bellezza e le sue dimensioni, monumento nazionale. Si trova a Delianova (Reggio Calabria); è alto 68 m ed il suo tronco ha un diametro massimo di 7,50 m. La chioma, perfettamente rotonda, copre una superficie di oltre 500 mq. DOLONNE (Abete di) Albero singolare, cresciuto su un pianoro quasi inaccessibile e chiamato “Stalla dei Camosci” appunto perché, secondo la tradizione, serve di rifugio a quelle agili bestiole. Sorge sopra Dolonne, nei Monti del Béqué, a oltre 1700 m sul livello del mare e conta circa 1200 anni. La sua cima raggiunge 36

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m di altezza ed il suo tronco misura quasi 3 m di diametro. Il fusto è completamente cavo e fu scavato, secondo una leggenda, dai camosci stessi, con le corna, in una notte di tormenta. «Da allora» si dice a Dolonne «tutte le bestie di quella specie, abitanti nei dintorni, allevano i loro piccoli nella grande stalla sul monte». DUNDENUNG (Eucalyptus di) È il più alto albero esistente. La sua cima si eleva infatti a 137 m dal suolo, superando non solo le sequoie della California ma anche tutte le costruzioni erette dall’uomo nel Nuovissimo Mondo. Sorge a Dundenung, in Australia, ed il suo tronco diritto misura, alla base, oltre 10 m di diametro. Appartiene alla specie Eucalyptus Amigdalina e conta, secondo i calcoli dei botanici, oltre 3000 anni di età. Le sue radici, grosse come il corpo di un uomo, si espandono su un cerchio che ha come centro il tronco e che misura oltre 50 m di raggio. La chioma comincia a oltre 100 m da terra, è meravigliosamente verde e visibile a parecchie miglia di distanza. ETNA (Castagno dell’) Si trova sull’Etna, presso S. Alfio la Bara; secondo la tradizione, la sua grande chioma servì a proteggere la regina Giovanna d’Aragona ed i suoi cento cavalieri dalla furia dell’uragano. Conta 4000 anni di età ed il suo tronco ha una circonferenza di 53 m. Appare come un assieme di tronchi nati sullo stesso ceppo, oggi coperto dalle ceneri del vulcano. Per questa speciale conformazione e per le enormi dimensioni era già noto ai tempi di Plinio. Da centinaia d’anni il tronco è quasi completamente vuoto; nel secolo scorso i contadini costruirono, nella cavità, una casa col forno per l’essiccazione di nocciole, mandorle e castagne. Ciononostante l’albero è tuttora verde e le sue fronde coprono una superficie di quasi 100 mq. Al

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confronto di questo, un altro castagno, chiamato “della nave” (pure sulle pendici dell’Etna), appare piccolo, malgrado una circonferenza di 37 m. FERRI (Larice di) o del Monte Bianco Larice secolare famoso per le sue dimensioni e per il meraviglioso spettacolo che si gode dall’alto dei suoi rami. Sorge sulle falde del Monte Bianco, verso mezzogiorno, nella parte alta della foresta di Ferri, e risale al X secolo. Documenti del 1200 accennano infatti al “maestoso albero” utilizzato come posto di vedetta già qualche centinaio di anni prima. Misura oltre 40 m di altezza ed il suo tronco ha una circonferenza di 10. Una scala a pioli, scavata nel suo fusto, permette di raggiungere agevolmente la prima biforcazione dei rami a oltre 15 m dal suolo: lo sguardo spazia allora sulla foresta circostante e, nelle giornate limpide, giunge a distinguere le case di Dolonne e di Prè S. Didier. FERRO (Albero santo dell’Isola del) Famoso albero dell’Isola del Ferro (Canarie), venerato dagli indigeni come una benefica divinità che provvedeva uomini e bestie di acqua dolce. Citato e descritto da quasi tutti gli scrittori europei, da Bacone (che ne parlò nel Novum organum) ai più grandi viaggiatori botanici del secolo XIX, apparteneva alla famiglia dei Lauri e fu stroncato dall’uragano, secondo un documento redatto appositamente per tramandare ai posteri la «pubblica calamità», il 28 settembre 1679. Abren Galindo, che lo vide personalmente, ne diede la seguente descrizione: «il suo tronco ha 12 palmi (m 2,50 circa) di circonferenza, 4 di diametro e 30/40 piedi di altezza (10/12 m). La testa, che è rotonda, ha 120 piedi di giro (oltre 35 m), i rami sono molto aperti e fronzuti; il suo frutto rassomiglia ad una ghianda col suo cappuccio; esso non spogliasi giammai delle sue foglie,

vale a dire che la foglia secca non cade se non quando é formata la giovine, e questa foglia è come quella del lauro, dura e lucente, ma più ampia e curva e discretamente larga. Attorno a quest’albero sta un grande roveto che attornia eziandio molti dei suoi rami, e nei dintorni sonvi alcuni faggi, pruni e cespugli. Sulla mattinata di ciascun giorno si elevano dal mare vapori e nuvoloni. Essi sono portati dal vento di levante, che è il più frequente in quel paese, contro le rocce che li trattengono. Questi vapori vengono assorbiti dall’albero, si radunano e si condensano sopra di esso, e colano in acqua, goccia a goccia, sopra le sue pulite foglie. Il grande rovo, i faggi, i cespugli e gli arbusti tutti che sono attorno, stillano nella stessa guisa. Tanto è maggiore il raccolto d’acqua quanto più soffia il vento d’est; allora, più di venti botti d’acqua dolce si mettono in serbo. Il guardiano dell’albero ne fa poi la distribuzione agli abitanti». FORTINGALL (Tasso di) È uno dei più vecchi alberi esistenti in Europa. Sorge a Fortingall, in Scozia, e conta oltre 3000 anni; vide quindi i primi abitatori dei monti scozzesi costruire, con rozzi strumenti, i Dolmen e i Men-hir. Oggi il suo tronco misura, alla base, 6 m di diametro e la sua chioma piramidale occupa un volume di circa 1000 mc. Le foglie, di color verde cupo, fra le quali spiccano in autunno i frutti rossi, han fatto nascere una lugubre leggenda: «Esso è l’albero della morte» si dice a Fortingall «molti anni or sono, sotto le sue fronde si offrivano, in sacrificio, esseri umani; il sangue delle vittime ha tinto di vermiglio i frutti dell’albero e bagnato le sue radici, ma ha reso più fosco il suo fogliame; nelle notti di tempesta un cupo lamento esce dal tronco e atterrisce chi vi passa accanto». FOULLBEC (Tasso di) Tasso millenario famoso per le rozze sculture rinvenute nella

cavità del suo tronco. Si trova a Foullbec, nel dipartimento dell’Eure (Francia) e costituisce una delle principali attrattive turistiche della regione. Misura oltre 20 m di altezza e nel suo tronco, di 5 m di diametro, è scavata ad arte una sala capace di 10 persone. In questo rifugio, che prende luce da una finestrella aperta a circa 2 m dal suolo, abitò, verso il 1200, un “Trovatore proveniente dall’Italia”. A lui, secondo la leggenda, si devono le rozze figure di cavalieri scolpite sulle pareti nonché i sedili e la piccola tavola costruiti col legno dell’albero. FRANCESCO (Pino di San) Albero miracoloso del quale si conservano gli avanzi nell’isoletta della Laguna veneta chiamata San Francesco nel Deserto. Tornando dalla Sono e dall’Egitto su una nave veneziana, san Francesco, dopo aver sedato una paurosa tempesta scatenatasi in pieno Adriatico, approdò per ristoro nell’isoletta disabitata. Qui pregò gli uccelli che cantavano di tacere, affinché potesse dire le lodi del Signore, insieme a frate Illuminato da Rieti che l’accompagnava nell’avventuroso viaggio. Costrusse quindi una capanna di giunchi, presso un oratorio già esistente e cominciò ad operare miracoli: fra l’altro conficcò in terra un bastone e questo si tramutò per incanto in pino marittimo, crescendo rapidamente. I resti dell’albero sono ancor oggi oggetto di culto tra la popolazione della Laguna. GOFFREDO DI BUGLIONE (Platani di) Meraviglioso gruppo di nove giganteschi platani d’oriente sotto le cui fronde, secondo la tradizione, Goffredo di Buglione piantò le sue tende ai tempi della prima Crociata. Sorgono in riva al Bosforo, presso la rada di Bujugdere e contano almeno 1000 anni di vita. Misurano 60 m di altezza ed hanno tronchi con diametri varianti da 3 a 4 m; il loro fogliame, che forma una sola immensa


cupola verde, copre una superficie di circa 3000 mq, uno spazio cioè uguale alla metà di un comune campo per il gioco del calcio. GRAND-GALLARGH (Baobab di) o Albero sepolcro Albero gigantesco, vecchio di 5000 anni, il cui tronco cavo veniva usato come sepolcro dagli indigeni del Senegal. Sorgeva presso il villaggio di Grand-Gallargh e fu così descritto da Adamson che lo vide personalmente: «Il tronco di questo baobab ha un diametro di quasi trenta piedi (circa 10 m) sì che quindici uomini a braccia tese potrebbero appena circondarlo, ed è contornato da una foresta di rami Buoi e di fogliame di 100 e più passi di giro (100 m di circonferenza). Nel suo cavo gli indigeni di Grand-Gallargh e di alcune tribù vicine seppelliscono musici e poeti ed anche gli stregoni i cui corpi si mummificano per effetto del liquido che impregna il legno. Non si creda però che ciò si faccia in segno di onore: quelle tribù, reputando questi uomini superiori in comunicazione coi geni, hanno per essi un superstizioso orrore cosicché non vogliono confidarli né alla terra che li nutre né alla corrente dei fiumi». Oggi il grande Baobab-sepolcro non esiste più; un uragano lo strappò dalle radici, verso la fine del secolo scorso, e lo fece ruzzolare in un vicino burrone. Gli indigeni lo ricordano però ancora: secondo una leggenda un mondo di morti si desta, nelle notti di luna, al fondo del precipizio; salgono allora fino alla foresta musiche lente e dolcissime che ammaliano il viandante e lo attraggono irresistibilmente verso l’abisso. KARASAKI (Pino santo di) Gigantesco albero piantato personalmente dall’imperatore del Giappone Jonai, nel 640 d.C. Si trova nel giardino del Santuario di Karasaki ed è ancora verde. Il suo tronco ha una circonferenza di 12 m ed il cono dei suoi rami e delle sue fronde occupa

un volume di oltre 2000 mc. Considerato sacro come dimora terrena dello spirito del grande imperatore, viene visitato annualmente da oltre 100.000 pellegrini ed è affidato alle cure di quattro custodi giardinieri che non hanno altra occupazione. KI-KA-KUJI (Pino del tempio di) Singolare pianta che, grazie all’opera dell’uomo ha assunto la forma di un piccolo battello. Si trova in Giappone, presso il tempio di Ki.ka.kuji a Kioto. Secondo la più probabile versione fu piantato circa 2 secoli fa ed era ancor giovane quando un vecchio monaco concepì l’idea di forgiarlo in quella strana forma, senza arrestarne lo sviluppo. Alla morte del religioso un altro monaco del tempio continuò l’opera come un pio dovere e cosi l’albero si sviluppò assumendo l’aspetto di una nave. Oggi il pino costituisce una delle maggiori attrattive turistiche della regione. LAMOTTE FEUILLY (Larice di) Albero millenario, celebre sotto il nome di “Larice del pianto” perché sotto le sue fronde lacrimarono Carlotta d’Albret, sfortunata consorte di Cesare Borgia, e Giovanna di Francia, ripudiata da Luigi XII. Sorgeva nel giardino del castello di Lamotte Feuilly in Francia (provincia di Berry), ma già alla fine del secolo XIX il suo tronco era per metà morto: misurava allora circa 8 m di circonferenza e la parte ancora verde colle sue foglie copriva una superficie di 200 mq. Secondo il Marion (Le Meraviglie della vegetazione) aveva assistito al passaggio delle legioni romane. MONTRAVAIL (Quercia di) È la decana delle querce europee, famosa anche per la grande “Sala da Pranzo” scavata nell’interno del suo tronco. Si trova a Montravail presso Saintes in Francia (dipartimento della Charente inferiore), e conta non meno di 2000 anni. Il suo tronco, completamente cavo, misura circa 10 m di dia-

metro e presenta, all’esterno, due aperture chiuse l’una da una inferriata, l’altra da una porta a vetri alta quasi 3 metri. Nell’interno una sala di 10 m di circonferenza e 4 di altezza contiene, oltre ad una grande tavola sistemata al centro, dodici sedili ricavati nel legno del tronco e due armadi per le stoviglie e le bottiglie di liquori. Nelle afose giornate estive visitatori e turisti giungono a Montravail da tutta la Francia. I più illustri, invitati dal proprietario del podere, consumano spesso un pasto frugale nella pittoresca sala, all’ombra fresca e riposante della magnifica chioma dell’albero. Nel libro d’oro della pianta, conservato esso pure in uno degli armadi interni, si notano infatti i nomi di Chateaubriand, Victor Hugo, Poincaré e del maresciallo Foch. NEUSTADT (Tiglio di) Tiglio millenario famoso per l’enorme estensione della chioma sostenuta da 106 colonne di pietra. Sorge a Neustadt, nel ducato di Wurttemberg (Germania) e conta oltre 1200 anni. Il tronco misura 33 m di circonferenza e si divide, al sommo, in due rami di cui uno fu rotto dalla grandine nel 1773, mentre l’altro, ancor verde e rigoglioso, si estende per 33 m. La pianta costituisce la principale attrattiva turistica della piccola città tedesca; alla sua cura sono addetti due giardinieri e di esso si occupa quotidianamente lo stesso sindaco. Anche i duchi del Wurttemberg, che sempre lo ebbero caro (nel secolo XVI il duca di allora fece dipingere il suo blasone sulle due colonne anteriori), non mancano di fargli visita ogni anno. NORIMBERGA (Quercia di) Quercia secolare piantata, secondo la tradizione, dall’imperatrice Cunegonda. Si trovava a Norimberga, nel cortile dei Pagani e sotto le sue fronde si svolgevano, a Pasqua, grandi feste danzanti alle quali spesso assistevano gli imperatori di

Germania. Quattro di questi, e precisamente Ottone III, Enrico il Bavaro, Carlo IV di Lussemburgo e Venceslao, erano effigiati in grandi statue poste, una per ogni punto cardinale, ai piedi del maestoso tronco. Secondo Edoardo Charton, la grande quercia misurava oltre 5 m di diametro e la sua chioma copriva una buona metà del cortile. Verso la fine del secolo XVIII fu stroncata da un uragano. OROTAVA (Dracena di) Dracena gigantesca ammirata e descritta come uno dei più maestosi “monumenti vegetali” da tutti i botanici dei secoli XVIII e XIX. Contava, secondo Humboldt, oltre 6000 anni; era alta 24 m ed aveva una circonferenza di 14. Sorgeva nel giardino del signor Franqui, a Orotava (Canarie) ed era venerata dagli indigeni come un albero sacro. Nel 1868 fu abbattuta da un fulmine; il fatto provocò grande impressione fra gli indigeni e fu accolto con tristezza dai dotti. I primi videro nell’incendio della pianta sacra un segno della collera divina e furono colti, secondo Perrottet, da superstizioso timore. I secondi definirono «luttuoso per la scienza e per la bellezza della natura», il giorno del disastro. PARTIGIANI (Quercia dei) Albero secolare, famoso come rifugio di rivoltosi durante la ribellione scoppiata sotto il regno di Filippo Augusto in Francia. Risale all’XI o XII secolo, misura oltre 35 m di altezza ed il suo tronco ha una circonferenza di 13. Si trova nella foresta a sud del dipartimento dei Vosgi ed è tuttora verde e vegeto. Nel cavo del fusto, già fortilizio dei partigiani che terrorizzarono la regione nel 1200, possono oggi trovar rifugio oltre 20 persone. La chioma immensa copre una superficie di quasi 300 mq. PERUGIA (Leccio di) o del Congresso Albero millenario famoso per le sue dimensioni e per il Con-

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gresso di vescovi tenuto, nel 1913, nel cavo del suo tronco. Si trova a Perugia, presso l’antica chiesa di S. Pietro, e conta oltre 12 secoli. È alto circa 30 m ed ha una magnifica chioma verde che copre non meno di 300 mq di superficie. L’interno del tronco, che prende luce da due finestre, può ospitare una trentina di persone sedute in circolo su panche di legno ricavate nello spessore dello stesso fusto. PIAZZA ARMERINA (Cipresso di) Dopo la morte del cipresso di Somma Lombardo è rimasto il più grande albero della sua specie esistente in Italia. Ha soltanto 400 anni ma misura già oltre 20 m di altezza; il suo tronco, perfettamente diritto, ha una circonferenza massima di m 5 e la chioma un diametro, alla base, di oltre 10 metri. Sorge a Piazza Armerina (Sicilia) nel giardino del dott. Trigono di Rocca Bianca e cresce ogni giorno, secondo i calcoli, di quasi 100 gr. Si prevede perciò che, fra altri 100 anni, potrà raggiungere un peso di 200 ql, 10 di più del suo sfortunato concorrente di Somma Lombardo. PICCIONI (Platano del) Albero secolare utilizzato come fortilizio, verso il 1760, da un celebre bandito che terrorizzò la regione di Ascoli Piceno. È un magnifico esemplare di platano di Oriente, vecchio di almeno sette secoli e sorge sulla Via Salaria, in prossimità della cittadina marchigiana. Il suo tronco misura una circonferenza di oltre m 8 ed ha un’altezza di 24. La pianta deve il nome al brigante Piccioni che, secondo una tradizione confermata da documenti conservati negli archivi di Roma, aveva organizzato a deposito di viveri e di armi il tronco cavo del platano; nella notte egli usciva dal suo rifugio e svaligiava i passanti che osavano avventurarsi senza scorta sulla via. POPE (Albero di) Vecchio faggio famoso perché

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sotto le sue fronde aveva spesso studiato e meditato il grande poeta inglese autore della Preghiera Universale e del Saggio sull’Uomo. Sorgeva, fino alla fine del secolo XIX, a sette miglia da Windsor (Inghilterra) ed era meta di un vero pellegrinaggio. Sulla sua corteccia si potevano leggere, secondo il Marion (Meraviglie della vegetazione), numerosi brani tratti dalle opere di Pope; fra l’altro il seguente frammento scritto a mano, secondo la tradizione, dal grande Darwin: «Tutte le cose non sono che parti di un tutto meraviglioso; di cui la natura è il corpo, Dio è l’anima; che si trasforma dappertutto, e dappertutto è lo stesso; grande sulla terra, grande nell’immensità del cielo; il suo calore irradia su noi nel sole, il suo soffio ci rinfresca nella brezza; esiste in ogni esistenza, si estende in ogni estensione spande senza dividersi, dona sempre senza mai perdere; respira nell’anima nostra, vive nel nostro essere mortale; completo, perfetto in un sopracciglio del nostro occhio quanto nel battito del nostro cuore; completo, perfetto nel poverello che geme, quanto nello sfolgoreggiante serafino che adora ardendo; per lui nulla di alto, nulla di basso, nulla di piccolo; esso riempie, esso limita, esso unisce, esso uguaglia tutto».

portata da Vespasiano Robin e donata da questi, nel 1635, al Giardino delle Piante di Parigi istituito lo stesso anno con editto di Luigi XIII, viveva ancora alla fine del secolo scorso ed era l’unico superstite di tutti gli alberi presenti all’inaugurazione del grande orto botanico. Secondo il «Moniteur» del maggio 1878 era però in cattive condizioni: «Dalla via Buffon» – scriveva il giornale – «si vede il suo tronco tarlato e screpolato, diligentemente coperto di calce e protetto da una armatura in ferro». Benché relegato all’estremità della Galleria Mineralogica era ancora meta di un vero pellegrinaggio di studiosi e di profani. Morì per disseccamento, nel 1892.

PRA D’ALBI (Tiglio di) Tiglio millenario, famoso per le dimensioni e perché, nel 1895, i suoi rami principali furono cinti di catene allo scopo di evitarne la caduta. Si trova a Pra d’Albi, in Val Lagarina (Rovereto), è alto m 30 con tronco di oltre 2,50 di diametro. La sua tarda età è attestata da una lettera inviata, verso il 1200, dal vescovo di Trento ad un altro prelato della diocesi: in essa si accenna ad una cappella situata «a poca distanza dal grande tiglio».

SANTA MARIA DI TULÈ (Cipresso di) È il più vecchio albero esistente; contava, quando lo vide Humboldt, 5760 anni e supera perciò, oggi i 60 secoli. Si trova nel cimitero di S. Maria di Tulè (Messico), è alto 50 m ed il suo fusto ha una circonferenza di 46, sì che per abbracciarlo non bastano 30 uomini. La sua chioma, malgrado il tronco sia completamente cavo, è verde e lussureggiante e copre una superficie di quasi 1000 mq.

ROBIN (Acacia di) Acacia storica, la prima importata in Europa e capostipite di tutte le robinie che vegetano oggi nel nostro continente. Im-

SANT’ORSO (Cipressi di) Gruppo di quattro cipressi millenari, alti oltre 30 m, che si ammira nel giardino della Vil-

RODI GARGANICO (Arancio di) Il più grande arancio d’Italia e forse del mondo. Deve il suo nome alle 7500 arance, di varietà bianca rotonda, prodotte nel 1936. Vegeta rigoglioso a Rodi Garganico, nel fondo valle Pietro e Paolo; è alto 7 m ed il suo tronco ha una circonferenza di 30 m. È noto in tutta la regione come un simbolo di abbondanza e di fecondità: I suoi fiori» – si dice a Rodi e nei paesi vicini – «portano fortuna agli sposi… e figli maschi».

la Cibi a S. Orso presso Schio. I tronchi hanno circonferenze che variano fra i m 3,20 e 4,80 e sono compresi in un circolo di 10 m di raggio; le grandi chiome perciò quasi si toccano e si confondono in un solo cono di circa 25 m di diametro. Il gruppo è anche noto col nome di “Cipressi della Vittoria”, perché ai piedi dell’albero più grande (alto 37 m), venne rinvenuta, verso il principio del nostro secolo, una Vittoria alata romana. SMIRNE (Platano di) Singolare platano formato da due grossi tronchi che si uniscono a 4 m di altezza e famoso anche perché, secondo una leggenda, Omero avrebbe scritto, sotto le sue fronde, i versi immortali dell’Iliade. Sorge a pochi km da Smirne, nel bel mezzo della pianura, vicino alla strada che conduce a Burnabat, e conta indubbiamente oltre 2000 anni di età. Nel corso del XVIII e XIX secolo fu studiato e descritto da numerosi viaggiatori europei che talvolta si recarono appositamente in Asia Minore per visitarlo; si ebbero anche polemiche fra i dotti in merito alla formazione dello strano arco naturale. Verso la fine dell’Ottocento una vera strada fu tracciata onde permettere il transito delle vetture sotto i due tronchi. Oggi il vecchio platano è ancora meta di visitatori e soprattutto di sposi in viaggio di nozze. Secondo una tradizione infatti il passare sotto l’arco vegetale porta fortuna agli innamorati. SOMMA LOMBARDO (Cipresso di) Gigantesco cipresso famoso per le sue dimensioni e perché sotto le sue fronde riposò, secondo la tradizione, Napoleone Buonaparte. Sorgeva a Somma Lombardo, presso il Castello dei Visconti e contava non meno di 1000 anni. Era alto 37 m, pesava 192 ql ed il suo tronco misurava m 6,50 di circonferenza a 4 metri da terra; la sua chioma conica, con un diametro massimo di m 18,60, occu-


pava un volume di oltre 3000 mc. Nel 1944 cresceva ancora di 89 grammi al giorno; il 2 settembre dello stesso anno fu però colpito dal fulmine mentre infuriava l’uragano. Nella rovina demolì un tratto del muro del castello e lo schianto fu udito in tutto il paese. TASSO (Quercia del) Quercia secolare, famosa perché, sotto le fronde, era solito riposare il grande poeta autore della Gerusalemme Liberata. Sorgeva nel giardino della chiesa di S. Onofrio a Roma e contava, già nel 600, parecchi secoli di vita. Dalla base del suo tronco si godeva uno dei più ampi e grandiosi panorami dell’Urbe; il luogo era perciò molto frequentato; vi si recava anche San Filippo Neri accompagnato dai suoi allievi. Secondo la tradizione il grande educatore si sedeva all’ombra (del maestoso albero e di là sorvegliava i giochi dei suoi fanciulli ripetendo, di tanto in tanto, il suo motto preferito: «Fermatevi se potete». Nel

1842 la grande quercia fu colpita da un fulmine e, nel 1891, danneggiata da una furiosa tempesta. Dato il suo valore storico, fu però sempre rimessa in piedi con vari accorgimenti; al principio del secolo attuale venne costruita, a sostegno del suo tronco ormai cavo, un’armatura di ferro. Si riuscì cosi a prolungare l’agonia del vecchio gigante ormai ridotto ad un pezzo di legno secco e senza foglie. Oggi anche le ultime vestigia sono scomparse. TRE CONTEE (Quercia delle) Quercia millenaria che costituisce il punto di incontro dei confini delle tre Contee di Nottingham, Derby e York in Inghilterra. È considerata la più grande pianta della specie Quercus peduncolata esistente in Europa; misura oltre 47 m di altezza e la sua chioma copre ben 780 mq di superficie. Data la sua speciale posizione, il fogliame dei suoi rami appartiene a tre

amministrazioni distinte, il tronco invece, che ha quasi 30 m di circonferenza, rientra interamente nella giurisdizione di York. Un atto pubblico in data 26 marzo 1786 stabilisce infatti che «i confini di detta Contea circondano il fusto della grande quercia».

gnore, e tu li hai fatti liberi». Nel 1910 il vecchio albero, creduto per molto tempo un platano (da ciò il nome di platano di Tron che si trova scritto in documenti del secolo XIX), fu stroncato da un uragano. La sua mole maestosa ci è però stata tramandata da molte incisioni.

TRON (Acero di) Albero secolare, famoso per le dimensioni e perché, nel 1424, sotto le sue fronde, ebbe luogo l’assemblea dei deputati dei comuni della valle di Surselva che portò alla costituzione della Lega Grigia superiore. Sorgeva in prossimità della città di Tron nel Cantone dei Grigioni (Svizzera) e il suo tronco misurava m 8,50 di circonferenza. All’ombra della sua chioma, nel 1824, fu inaugurata una cappella; sul portico di questa, a ricordo dell’antica riunione che aveva dato origine alla Repubblica dei Grigioni, venne scritto il seguente epitaffio: «Voi siete chiamati alla libertà: ove è lo spirito di Dio ivi à la liberazione; i nostri padri sperarono in Te, o Si-

VILLAILS-EN-MOING (Tiglio di) Dopo quello di Neustadt è il più grande e vecchio tiglio esistente in Europa. Sorge a Villars-en-Moing, presso Friburgo (Svizzera) e risale all’XI secolo; era già celebre infatti, “per il suo tronco maestoso” al tempo della battaglia di Morat (1476). Misura oggi 24 m di altezza ed il suo fusto, che ha un diametro massimo di m 5, si divide in due e successivamente in 5 rami che coprono, con le loro fronde, oltre 400 mq di superficie. Appartiene alla specie Tilia platiphylla; in primavera la sua chioma si ammanta di fiori profumati che raggiungono spesso il numero di parecchie migliaia.

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L’albero nell’arte figurativa emiliana Proposte di lettura Ombretta Bergomi

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li artisti emiliani da sempre hanno riservato particolare attenzione alla natura, spesso fonte di ispirazione per le loro opere. Secondo Francesco Arcangeli questo interesse risalirebbe alla remota radice contadina degli abitanti della pianura padana, che ha favorito un rapporto privilegiato con il mondo circostante, in una consonanza esistenziale profonda, caratterizzata secondo ritmi e modi unici. La popolazione di questa vasta provincia, che ha unità storico-culturale, nelle diverse epoche si sarebbe resa conto di trovarsi in una determinata condizione di spazio e di tempo, documentata nelle espressioni dell’arte1. Anche gli alberi, dunque, sono sta-

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F. Arcangeli, Natura ed espressione nell’arte bolognese-emiliana, catalogo della mostra, Bologna settembre - novembre 1970, Bologna 1970, pp. 17-20.

1. Wiligelmo, Il lavoro dei

progenitori, Storie della Genesi, seconda lastra, Modena, Duomo. 2. Vitale da Bologna, Storie

di S. Antonio Abate, particolare, Bologna, Pinacoteca Nazionale.

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ti oggetto di raffigurazione artistica fin dai tempi più antichi. Per varietà di forme e di colori hanno consentito i più diversi risultati estetici, caricandosi talora di valenze emotive e culturali che costituivano la proiezione del sapere dell’epoca o del sentire personale dell’artista. Figure familiari, amiche perché dispensatrici di cibo e di materiale utile alla vita quotidiana; punto di riferimento topografico durante i trasferimenti e ombroso riparo nelle assolate giornate estive, hanno simboleggiato il mondo stesso dell’uomo e il suo sentire più intimo e personale. Ancora oggi li privilegiamo, dando comunemente solo a loro il nome di “pianta”, una parola che in botanica indica tutte le specie vegetali, persino l’erba.

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Nelle espressioni dell’arte, dal Medioevo ad oggi, gli alberi hanno costituito documenti della nostra campagna, elementi topografici utili a suggerire località diverse, strutture formali con funzione architettonica o scenografica; talora, caricati di valenze allegoriche, hanno assunto la funzione di metafora. La loro lettura critica, perciò, consente osservazioni in più settori, che esulano dall’imprescindibile valore estetico, mostrando il rapporto instaurato tra l’uomo e la natura in una determinata epoca, il modo di vivere della popolazione, la cultura letteraria e scientifica del tempo. Nel passato più lontano per la loro forma, interpretata in chiave antropomorfica, erano considerati rappresentazione degli dei e trasformati in oggetti di culto. Una sacralità sopravvissuta nel collegamento a santuari ed effigi religiose2. Durante il Medioevo, quando le forme del cristianesimo convivevano con usanze tradizionalmente legate ai culti pagani il loro valore sacro doveva essere particolarmente sentito. Lo si scorge nelle sculture di Wiligelmo eseguite tra il 1099 e il 1106 per il Duomo di Modena, dove rami e foglie si intrecciano a figure fantasiose, umane ed animali, mentre in facciata alberi diversi compaiono nei fregi con le Storie della Genesi (fig. 1)3. Plastici e vigorosi, gli elementi vegetali utilizzati in funzione decorativa competono con l’uomo per altezza e per ingombro, e si fanno partitura architettonica che scandisce la composizione, ritmicamente cadenzata. Così un melo rigoglioso delimita l’episodio del Peccato originale; Adamo ed Eva si prendono cura di una pianta nel Lavoro dei progenitori e ai rami di un’altra si aggrappa Caino colpito da una freccia in Lamech uccide Caino4. Immagini che suggeriscono una stretta sintonia con il mondo vegetale ed animale, e la famigliarità con la musica5. Senza di-

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3. Artista padano del XIV secolo, Officium Beatae Mariae Virginis (ms. 853), Biblioteca Comunale “A. Saffi”, Forlì. 4. Simone Lamberti, Martirio di

San Pietro Martire, particolare di un polittico, Parma, Galleria Nazionale.

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S. Venturi, L’albero “monumentale” tra coltura e cultura, in Alberi monumentali dell’Emilia-Romagna. Censimento e tutela, a cura di AA.VV., Bologna 1991, pp. 143-152. 3 Per la lettura della simbologia negli ornati scolpiti sulla facciata del Duomo di Modena cfr.: J. Baltrusaitis, Medioevo fantastico: antichità ed esotismi nell’arte gotica, Milano 1993; Bestiario di Cristo, a cura di L. Charbonneau-Lassay, Roma 1994, I e II. 4 Cfr. Il Duomo di Modena, a cura di C. Frugoni e M. Armandi, Modena 1999. 5 Cfr. V. Santoli, Canto, voce in Enciclopedia Italiana, VIII, Roma 1949, pp. 789-803.


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Per la lettura dei significati simbolici cfr. Dictionaire des Symboles, a cura di J. Chevalier, A. Gheerbrant, R. Laffont, Paris 1982. 7 Cfr. C. Gnudi, Vitale da Bologna, in Pittura Bolognese del Trecento, Milano 1962; D. Benati, La pittura del Trecento in Emilia Romagna, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Electa, Milano 1986, I, pp. 193-232. 8 F. Arcangeli, Natura…, cit., p. 31. 9 Cfr. D. Benati, La pittura del Trecento…, cit., pp. 193-232. 10 Per il Quattrocento cfr. C. Volpe, Vicende pittoriche dal Gotico al Manierismo, in Emilia Romagna, a cura di AA.VV., Bologna 1975, pp. 269-270, ill. 282-283; R. Grandi, La pittura tardogotica in Emilia, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di AA.VV., Electa, Milano 1987, I, pp. 222-239; D. Benati, La pittura a Ferrara e nei ducati estensi, nel secolo Quattrocento. Parma e Piacenza, in Ibidem, I, pp. 256-271. 11 Cfr. Bologna, Biblioteca Comunale “Sala Borsa”, Parco regionale Boschi di Carrega, in “La Repubblica –

menticarne la lettura simbolica, a queste date fondamentale. Il melo, vecchio perché fruttato in basso, poteva alludere al tempo eterno del Paradiso terrestre mentre il suo frutto, caratterizzato all’interno dal pentacolo, era simbolo di conoscenza. L’albero coltivato dai progenitori, con il tronco robusto e le foglie lunghe e slanciate, potrebbe essere una palma, allusiva alla rigenerazione. Sembra invece un acanto dalle foglie spinate la pianta rappresentata nella scena di Lamech, allusiva alla terra vergine da dissodare: una prova sulla quale trionfare6. Pur nella generale intonazione simbolica, il naturalismo curioso e descrittivo dell’arte del Trecento documenta, con gli alberi, l’avvicendarsi delle stagioni e l’aspetto del territorio. Vitale da Bologna, intorno al 1347-48, nelle tavolette con le Storie di S. Antonio Abate (fig. 2) della Pinacoteca Nazionale di Bologna, suggerisce attraverso la vegetazione la topografia del luogo dove si svolge l’azione7. Si riconoscono, evocati con tocchi rapidi di pennello, i cereali coltivati in pianura, le fronde della quercia nel bosco, mentre le foglie pennate delle palme, dipinte accanto a due cammelli, suggeriscono un luogo esotico. Ambientare le piante nel modo giusto è quasi un primo passo verso la moderna ecologia, ma le verzure, rese da Vitale con tocco vivace, appartengono comunque alla dimensione del mito, come le storie narrate. I cereali alludevano alla morte e alla risurrezione, la quercia alla forza e alla divinità, la palma al martirio e alla rigenerazione dopo la morte. 4 Più realistico di Vitale è il ‘Pittore dell’Uffiziolo dei Mesi di Forlì’ dell’Officium Beatae Mariae Virginis (ms. 853) ora nella Biblioteca Comunale Saffi di Forlì (fig. 3 a, b, c, d). Identificato dall’Arcangeli con Andrea de’ Bartoli, questo artista «libero, spavaldo, feroce… che guarda crudamente e non rifiuta nulla della realtà»8, eseguì nel 1385 vivaci scene di vita contadina con alberi dal fogliame differente che evocano la varietà delle specie arboree presenti in Emilia9. Nella miniatura del Mese di Febbraio si osserva la classica potatura del frutteto, mentre in quella del Mese di Aprile si potrebbero riconoscere nei tre alberi, accanto all’uomo coricato sul prato fiorito, un giuggiolo, un pesco e l’albicocco che in primavera ha le foglie giovani di colore rosso. L’albero introdotto dall’Oriente dai Crociati è tuttora diffuso nel Forlivese. Nella prima metà del Quattrocento Simone Lamberti, autore del polittico con il Martirio di San Pietro Martire (fig. 4) della Galleria Nazionale di Parma, raffigura negli alberi ai lati della scena10 piante che per la forma del tronco e delle chiome parrebbero cerri parmensi, querce più leggere delle nostre, frequenti nei Boschi di Carrega, a Parma, territorio di caccia dell’omonima famiglia11. In una delle tavole poi, la notazione topografica si carica di valenze metaforiche che si leggono, al passaggio del martire, nel maturare dei frutti sui rami dei melograni, rinvio alla vitalità accordata dal Santo alla Chiesa. Del rimando simbolico tramandato dalla produzione artistica con crescente precisione ottica testimoniano, emblematicamente, i pittori ferraresi come Cosmè Tura che ha dipinto una natura freddamente impietrita. Ricordiamo il melo scarno e sofferente nella Pietà (fig. 5) del Museo Correr di Venezia, i rami fruttati del ciliegio nella Musa della National Gallery di Londra o del pruno nell’Annunciazio-

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5. Cosmè Tura, Pietà, Venezia,

Museo Correr.

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ne12. Un significato altrettanto ermetico avevano le forme delle chiome degli alberelli di bosso e di alloro, simboli di eternità, che decoravano i giardini dei palazzi e delle delizie rinascimentali. Essenze cui giardinieri abili conferivano profili elicoidali, a palloncino, a cono, a ripiani degradanti o forme ancora più bizzarre, documentate nei dipinti dell’epoca. Sembra scostarsi da questa maniera un brano di grande verità naturalistica affrescato intorno al 1471 da Francesco del Cossa (Mese di Marzo, fig. 6) nella Sala dei

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Supplemento Regione Emilia Romagna”; Ibidem, Boschi di Carrega, CDROM, 1998. 12 M. Molteni, Cosmè Tura, Milano 1999.


6. Francesco del Cossa,

Mese di Marzo, Sala dei Mesi, Ferrara, Palazzo di Schifanoia.

13 A. Bacchi, Francesco del Cossa, Cremona 1991. 14 Per il Cinquecento cfr. A. Buzzoni, La pittura a Bologna, Ferrara e Modena nel Cinquecento, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di AA.VV., Electa, Milano 1987, I, pp. 255-277; E. Riccomini, La pittura del Cinquecento nelle provincie occidentali dell’Emilia, in Ibidem, I, pp. 299-346; A. Colombi Ferretti, La pittura in Romagna nel Cinquecento, in Ibidem, I, pp. 278-287; Il Cinquecento La pittura in Emilia e in Romagna. Il Cinquecento, a cura di V. Fortunati, Electa, Milano 1995, I e II.

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Mesi del palazzo di Schifanoia, a Ferrara13. Contadini intenti a fissare i rami della vite su pali o su olmi e aceri abbassati con la potatura, per dar forma ad una pergola documentano un’antica consuetudine emiliana risalente ai romani e mantenuta fino ad anni relativamente recenti. Nella prima metà del Cinquecento il ferrarese Dosso Dossi dipingeva ancora piante dalle forme lucidamente cristalline, cariche di significati simbolici, come gli agrumi nella Storia di Pan del Jean Paul Getty Museum di Malibu14. Questi albe-

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ri, posti accanto a figure allegoriche, rimandano alla leggenda del Giardino delle Esperidi il cui mito, con l’Arcadia e il Parnaso, si collegava alla nascita del giardino rinascimentale. In quel luogo mitologico un drago custodiva i tre pomi dorati che Gea aveva donato a Hera. I frutti per il colore giallo si identificavano con gli agrumi, principalmente i cedri, le cui piante dal fogliame sempreverde e dalla fioritura continua simboleggiavano l’Età dell’Oro ed erano una straordinaria manifestazione della natura coltivata15. A Bologna invece pittori come Francesco Francia e Lorenzo Costa, agli inizi del

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Cfr. A. Tagliolini, Il Giardino “opra infinita..come le innumerabili stelle dell’ottava sfera” in Il Giardino delle Esperidi, a cura di A. Tagliolini e M.A. Azzi Visentini, Atti del V Colloquio Internazionale del centro Studi Giardini Storici e Contemporanei, Pietrasanta ottobre 1995, Firenze 1995, pp. 1-9; A. Segre, Alla ricerca dell’orto delle Espe-

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7. Lorenzo Costa, Conversione di Valeriano, particolare, affresco, Bologna, Oratorio di Santa Cecilia. 8. Niccolò dell’Abate, Matteo Maria Boiardo intento alla composizione delle sue opere, affresco, Modena, Galleria Estense.

Cinquecento dipingevano alberi scarni, eleganti e solitarie presenze che evocavano le forme della tipica vegetazione emiliana: il pino nero e l’olmo, ad esempio, riconoscibili nella Conversione di Valeriano (fig. 7), uno degli episodi delle Storie di Santa Cecilia affrescato dal Costa nell’omonimo oratorio. Ma è dalla metà del Cinquecento che il paesaggio, ormai protagonista, restituisce alle piante un ingombro naturale. Nelle vedute agresti dipinte da Nicolò dell’Abate nei fregi del palazzo Poggi compaiono boschetti alternati ad ariose pianure e a dolci colline tinte di un tenero verde primaverile, dove si ergono frondosi frassini dalla chioma

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ridi: un mito per i giardini d’agrumi, in Ibidem, pp. 19-40. 16 A. Mazza, Notizie storico-critiche, in Lo spazio e il tempo. Il catalogo del patrimonio culturale, a cura di A. Stanzani, O. Orsi, C. Giudici, catalogo della mostra, Bologna dicembre 2001 - marzo 2002, Bologna 2001, pp. 111-114. 17 G. Baglione, Le Vite de’ pittori, scultori et architetti dal Pontificato di Gregorio XIII del 1572 fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, (Roma 1642), Città del Vaticano 1955, I, p. 92, II, pp. XVI e III, pp. 66/23 e C. 81/42a. Per i Carracci cfr. D. Benati, La pittura nella prima metà del Seicento in Emilia e in Romagna, in La pittura in Italia. Il Seicento, Electa, Milano 1989, I, pp. 216-247; A. Brogi, Ludovico Carracci (1555-1619), Ozzano Emilia 2001.

leggera, mentre nel dipinto con Matteo Maria Boiardo intento alla composizione delle sue opere (fig. 8) due eleganti cerri svettano in primo piano, evocando la realtà delle nostre campagne, adeguate alle scorrerie galanti dei cortigiani. Negli stessi anni Pellegrino Tibaldi soleva esprimersi in modo ancora più naturalistico in un’epoca di crescente interesse per il territorio. In un episodio del fregio nel palazzo Poggi con I compagni di Ulisse che rubano i buoi del Sole compaiono infatti esemplari di Celtis australis, piante dette comunemente bagolari o spaccasassi e, nel dialetto bolognese, “perpignan”, dal nome della città francese dove anticamente erano coltivati. Poco più tardi, agli inizi degli anni Ottanta del Cinquecento, Lavinia Fontana dipingeva vedute particolarmente realistiche della campagna bolognese in una serie di tele, ora presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, che documentano l’aspetto del nostro territorio agrario e le attività inerenti le coltivazioni. Vi troviamo gli alberi tipici della pianura bolognese come i pioppi cipressini piantati in filari ai bordi degli stradelli che si incrociano ad angolo retto, delimitando i campi, e le querce frondose nei pressi delle case coloniche16. Se a Nicolò dell’Abate spetta anticipare la nascita della pittura di paesaggio intesa in senso moderno, soggetto a sé stante e carico di valenze emotive, toccherà ai Carracci riprendere «l’arte vera di dipingere paesi…»17. Si orientano in tal senso le prove giovanili eseguite a Bologna nei fregi del palazzo Fava (1580-85) (La leggenda degli Argonauti e Storia di Enea), e del palazzo Magnani (1592) (Storie di Romolo e Re-

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mo), dove si riconoscono alberi e brani di vegetazione tipici della campagna emiliana. Vedute agresti di grande suggestione che si sublimeranno nel Paesaggio con la fuga in Egitto (fig. 9) della Galleria Doria Pamphilij, a Roma, eseguito da Annibale. Nei dipinti carracceschi di soggetto religioso, poi, come il Battesimo di Cristo del Bayerischen Staatsgemäldesammlungen, la Visione di S. Antonio del Rijkmuseum di Amsterdam, entrambi opere di Ludovico, la Samaritana della Pinacoteca di Brera a Milano, di Annibale, e in altri quadri dove compaiono figure di santi, sono raffigurate grandi querce, piante robuste, frondose, che non si piegano sotto l’incalzare del vento, crescono spontanee e sono difficili da sradicare. Poste accanto alle figure più eminenti della cristianità, servivano a sottolinearne lo spessore morale, la fede vigorosa, salda e genuina, e la vicinanza alla divinità. Il naturalismo dei Carracci ha séguito nei fregi giovanili del Guercino, eseguiti a Cento in casa Panini (fig. 10): scene di vita rustica, storie mitologiche ed epiche, ambientate nella natura malinconica delle terre nel Basso Reno dove si riconoscono pioppi e querce della nostra terra, inseriti in contesti di vita contadina. Nel XVI secolo, peraltro, si era manifestato un generale interesse, anche scientifico, per le piante e per l’ambiente naturale. Lo studio della botanica e la raffigurazione degli alberi con le relative foglie, le infiorescenze e i semi, avevano trovato a Bologna un cultore di rango nel nobile Ulisse Aldrovandi, promotore di un’indagine documentaria articolata in due volumi di tavole, dei quali restano le matrici per la stampa nel locale Museo Universitario18. Anche la cartografia iniziava ad essere praticata dai periti agrimensori che redigevano mappe del territorio agricolo disegnate “a volo d’uccello”19. Vi si descrivevano la situazione edilizia e il paesaggio agrario con i campi di forma rettangolare e gli alberi posizionati in filari per sostenere le viti disposte a festoni. Si trattava della tipica “piantata padana”, le cui linee ortogonali convergevano sulla villa dalle case coloniche.

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9. Annibale Carracci, Paesaggio con la fuga in Egitto, Roma, Galleria Doria Pamphilj. 10. Guercino, Contadina che stende il bucato, Cento, Pinacoteca Civica.

18 Cfr.: E. Baldini e M.C. Tagliaferri, Matrici inedite dell’iconografia dendrologica di Ulisse Aldrovandi, Bologna 1990; L’erbario dipinto da Ulisse Aldrovandi: un capolavoro del Rinascimento, a cura di A. Maiorino, M. Minelli, A.L. Monti, B. Negrini, Ace International, Lecco 1995. 19 D. Righini, Le mappe rurali dell’Opera Pia: la formazione della raccolta, gli autori e le tecniche, in Antiche mappe bolognesi, a cura di D. Righini, Bologna 2001, pp. 27-42.


20 Cfr. C. Bacchelli, Terra emiliana, in Emilia Romagna, cit., pp. 5-7; G. Cuppini, Le ville e il territorio. L’architettura delle ville, in G. Cuppini e A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969, pp. 1-78. 21 Per la pittura del Seicento cfr. D. Benati, La pittura nella prima metà del Seicento…, cit., pp. 216-247; R. Roli, La pittura nel secondo Seicento, in Ibidem, I, pp. 248-278. 22 Cfr. A.M. Matteucci, Pittura e decorazione nelle ville bolognesi dal secolo XV al secolo XIX, in G. Cuppini e A.M. Matteucci, Ville…, cit. p. 93.

I poderi erano spartiti da cavedagne disposte a croce, alberate solitamente di pioppi o di salici, secondo una sistemazione fondiaria sopravvissuta alle centuriazioni della colonizzazione romana20. Le importanti strade sterrate, invece, generalmente avevano ai lati file di querce e frassini. Durante il Seicento, nonostante gli studi e la documentazione agraria abbiano manifestato atteggiamenti pragmatici, le espressioni dell’arte più spesso si orientarono verso un ideale classicistico, dando forma perfetta e colori vividi alle figure e alla vegetazione rappresentata. Le piante, inserite in una campagna amena e rigogliosa, costituivano quinte e fondali per gesta e giochi amorosi di eroi e di dei. Da Francesco Albani e dal Domenichino, fino a Marcantonio Franceschini, la cui attività si protrasse nel Settecento, diversi artisti rievocarono un paganesimo originale a mezzo tra sogno e realtà, cogliendo soprattutto l’armonia tra figure e paesaggio21. Fonte di ispirazione i contenuti letterari delle Accademie dell’Arcadia, fiorite nella seconda metà del secolo e diffuse soprattutto nel Settecento, intese ad ordinare il rapporto tra uomo e ambiente naturale secondo categorie estetiche precise. A Bologna la prima Colonia arcadica, inaugurata nel 1698 nella villa Belpoggio, tardi rispetto a quelle sorte in altre città, è rimasta unica per poco tempo. Alla fine del Settecento se ne contavano più di quaranta22. La loro diffusione procedeva di pari passo con il crescere dell’interesse economico per il mondo agricolo, divenuto fonte di ricchezza commerciale e con il fiorire della pittura di paesaggio che veniva realizzata su tela e su muro, nelle case e nelle ville. Così la natura al-

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l’interno degli edifici e nei cortili trasformati in berceaux, dava all’uomo l’illusione di vivere in un ambiente agreste. Un modo di restituirle la più giusta dignità di luogo della vita, controbilanciando l’interesse economico legato allo sfruttamento agricolo prevalente. Solo nell’«unità assoluta di arte e natura… che le tradizioni mitologico-religiose identificano nel Paradiso Terrestre… l’uomo – può infatti – ricavare piacere disinteressato»23. I paesaggisti bolognesi del Settecento come Carlo Lodi, Bernardo Minozzi (fig. 11) e Prospero Pesci non mancarono di raffigurare querce, frassini, aceri campestri, pioppi e vegetazione igrofila della nostra terra, che noi riconosciamo nei loro quadri al pari dei profili delle colline e dei monti dell’Appennino. Trasponevano però le immagini naturalistiche in una dimensione illusoria, evanescente, profondamente emotiva. Così le loro vedute rientrarono nelle categorie del gusto codificate in «bello grazioso», «pittoresco», «sublime»24. Con l’avanzare del secolo e il diffondersi dell’Illuminismo, negli ultimi decenni si ricercò una maggiore verità atmosferica, documentando l’aspetto degli alberi col variare delle stagioni. In quel periodo l’esponente più noto del paesaggismo bolognese fu Vincenzo Martinelli, au-

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11. Bernardo Minozzi, Paesaggio con chiesa, olio su tela, collezione privata. 23

R. Assunto, Il paesaggio e l’estetica, Napoli 1973, pp. 58-59. 24 R. Assunto, Stagioni e ragioni nell’estetica del Settecento, Torino 1973, p. 7. Per la pittura bolognese del Settecento cfr. G.C. Cavalli, Dalla “prospettiva” al paesaggio: evoluzione del temperismo bolognese nel ’700, in L’arte del Settecento Emiliano. Architettura,Scenografia, Pittura di paesaggio, a cura di AA.VV., catalogo della mostra, Bologna 1979, Bologna 1980, pp. 301320; R. Roli, La pittura in Emilia Romagna nella prima metà del Settecento, in La pittura in Italia. Il Settecento, Electa, Milano 1990, I,


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12. Rodolfo Fantuzzi, Stanza a paese, Bologna, Palazzo Hercolani.

pp. 252-275; D. Biagi Maino, La pittura in Emilia Romagna nella seconda metà del Settecento, in Ibidem, I, pp. 276-300. 25 A.M. Matteucci, La stanza travestita, in Da Mauro Tesi ad Antonio Basoli. La decorazione a Bologna tra Sette e Ottocento, Electa, in corso di stampa. 26 B. Vecchio, Il bosco negli scrittori italiani del Settecento e dell’età napoleonica, Torino 1974, pp. 194-201.

tore anche di suggestive “stanze paese” o “boscareccie”, interi ambienti sulle cui pareti si fingevano campagne e boschetti. Un particolare genere di decorazione, assai apprezzato dai bolognesi, che ebbe seguito nei primi decenni dell’Ottocento ad opera degli allievi del Martinelli, come Giuseppe Savini, Gaetano Burker e Rodolfo Fantuzzi, autore dell’intrigante veduta campestre dipinta sui muri di una sala al pian terreno di palazzo Hercolani (fig. 12), a Bologna, dove compaiono un frassino, un acero, un platano, alcuni pini e sofore insieme ad altre verzure25. A cavallo del secolo, dunque, mentre il patrimonio boschivo dell’Emilia Romagna veniva danneggiato per aumentare l’estensione delle aree coltivabili, per gli abusi dovuti all’instabilità politico amministrativa nel periodo napoleonico e per le attività belliche, gli alberi trovavano spazio nelle pitture delle stanze e nei quadri da cavalletto26. Si affermava allora un paesaggio di gusto ormai romantico, dai poetici scorci agresti dove gli elementi naturali, descritti con attenzione minuta, erano avvicinati in modo non casuale per suscitare emozioni visive. Ne sono esempi la Veduta della Madonna di San Luca (fig. 13) di Giambattista Bassi, un altro allievo del Martinelli, conservata nel Municipio di Massa Lombarda, dove si riconoscono pioppi cipressini, aceri campestri e un pino

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marittimo, e la Borgata Rivierasca con alti pioppi frondosi eseguita da Giuseppe Boccaccio, artista prediletto dalla duchessa Maria Luigia d’Austria27. Un intento documentario caratterizzava invece le vedute dipinte in quegli anni, come la Villa del Ferlaro di Giuseppe Naudin, nel Museo Glauco Lombardi di Parma. In primo piano una quercia, posta a ridosso della siepe che delimita la proprietà, fa da quinta scenografica, mentre sullo sfondo compare il parco alberato che circonda l’edificio padronale. Altrettanto suggestivo è il Parco ducale di Colorno con veduta del laghetto di Giuseppe Drugman, conservato nello stesso Museo, con salici piangenti e vegetazione igrofila ai bordi dello specchio d’acqua ; in secondo piano piante appena abbozzate e il prospetto retrostante la villa28. Le immagini di boschetti e di giardini italiani all’inglese, dove crescono alberi meravigliosi e si impiantano specie importate, ci sono familiari. Documentate in numerosi quadri, si propongono oggi nei parchi di città che sono isole di verde in mezzo alle case, ma che un tempo costituivano l’ambiente esterno delle ville patrizie o dei palazzi regi dei quali facevano parte integrante. Più lontana dal nostro immaginario, ora che siamo inurbati, è la vita contadina con i lavori agricoli e le vedute panoramiche del territorio emiliano, che catturarono l’attenzione degli artisti sul finire del secolo. A Reggio Emilia, nei Musei Civici, un bel quadro di Paolo Ferretti mostra Una campagna dopo la mietitura (fig. 14), dove le querce frondose delimitano la strada che corre in mezzo ai campi e le spigolatrici si chinano sulle stoppie. Nell’Alpe di Cusna di Alfonso Beccaluva, nelle medesime collezioni, un pioppo cipressino taglia verticalmente uno scorcio di campagna con case coloniche e fienili. Immagini ridenti e solari, nelle quali gli alberi costituiscono un arredo formale e un documento storico prezioso, espri-

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Il dipinto è pubblicato in Natura picta: paesaggi e immagini dell’Emilia Romagna nelle arti figurative, nelle fotografie e nel cinema, a cura di G. Adani e P. Orlandi, Milano 1992, p. 87, n. 16. 28 Cfr. Colorno, la Versailles dei duchi di Parma, a cura di F. Bozzi, Parma 1969; La villa ducale di Colorno, a cura di M. Pellegrini, Parma 1981.

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13. Giambattista Bassi, Veduta della Madonna di San Luca, Massalombarda, Municipio. 14. Paolo Ferretti, Una campagna dopo la mietitura, Reggio Emilia, Musei Civici.

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mendo un sentimento “panico”, che noi vorremmo recuperare, proveniente dalla consapevolezza di vivere gioiosamente in sintonia con la natura. Nelle vedute del Novecento il naturalismo ha più spesso accenti malinconici. La Rocca di Brisighella di Giuseppe Ugonia, una litografia della Pinacoteca Civica di Ravenna, mostra un paesaggio precollinare, sfumato e ricco di pathos. In primo piano si staglia un filare di gelsi con foglie autunnali ingiallite, mentre in lontananza s’intravvedono le sagome dei pioppi cipressini che delimitano la piana da cui s’inerpica l’erta con la rocca. In parte differente è l’approccio che Giorgio Morandi ha avuto con il paesaggio29. In molte sue vedute, disegnate, incise o dipinte, gli alberi sono raffigurati da soli o disposti in filari, nobilmente eretti, silenziose presenze sospese nel tempo, capaci di vivere per sé stesse, scontrose come era lui nella vita, uomo sensibile e solitario. Non è difficile intuire quanto egli vi traspose del suo animo e del suo modo di sentire dipingendo piante familiari, cresciute nel giardino di casa, in via Fondazza a Bologna, e nei prati di Grizzana, come è il caso del Paesaggio, inciso nel 1932, conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna30. Il breve excursus sugli alberi presenti nelle espressioni dell’arte, dal Medioevo ad oggi, non poteva che terminare con la fotografia e il cinema, che rappresentano il nuovo modo di comunicare di molti artisti moderni. La maggiore fedeltà dei mezzi tecnici consente di riconoscere l’identità dei luoghi, cui viene dato comunque un taglio interpretativo personale. Particolarmente suggestiva è, ad esempio, la foto notturna di Luigi Ghirri, del 1986, raffigurante un filare sulla Via Emilia, mentre una pianta secolare della campagna riminese è protagonista di una scena del film Amarcord di Federico Fellini. 29 Cfr. L. Vitali, Morandi, Milano 1983, I e II; Morandi. Incisioni, a cura di M. Cordaro, Milano 1991. 30 Morandi. Incisioni, cit. p. 109.

Ringrazio la dottoressa Marcella Minelli del Dipartimento delle Colture arboree dell’Università di Bologna che gentilmente mi ha aiutato a riconoscere le piante citate in questo testo.

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Conoscere per proteggere Teresa Tosetti

è

nel 1977 con la stesura della legge n. 2 “Provvedimenti per la salvaguardia della flora regionale” che la Regione Emilia-Romagna stabilisce, in specifico all’articolo 6, «particolare tutela degli esemplari arborei singoli in gruppi in boschi o in filari di notevole pregio scientifico o monumentale», per la conservazione di quegli elementi più significativi dell’ambiente e del paesaggio, e inoltre «promuove azioni volte ad impedire la totale estinzione di singoli esemplari di notevole interesse scientifico, ecologico e monumentale». Le iniziative attivate per la tutela e la valorizzazione di questo particolare aspetto del patrimonio naturale sono state numerose. Per dare concretezza al provvedimento legislativo è stato prima avviato negli anni Ottanta un censimento su tutto il territorio regionale; sono stati poi individuati e tutelati circa 600 esemplari arborei e ogni anno viene realizzato un programma di interventi per provvedere alla loro cura e manutenzione. La mostra “L’albero e l’uomo Informazione e tutela” del 1988 e la pubblicazione Alberi monumentali in Emilia-Romagna. Censimenti e tutela del 1991 hanno divulgato i risultati del censimento1. Il concorso fotografico “Giganti protetti. Gli alberi monumentali in Emilia-Romagna” promosso dall’Assessorato Agricoltura, Ambiente e Sviluppo Sostenibile e organizzato dall’Istituto Beni Culturali ha inteso riportare l’attenzione su questo prezioso patrimonio. Il concorso fotografico è stato bandito nel maggio del 2001. La partecipazione è stata notevole: sono pervenute oltre mille immagini di fotografi professionisti e dilettanti. Vogliamo perciò ringraziare tutti i partecipanti al concorso perché hanno saputo, con pazienza e non senza difficoltà, individuare gli alberi e cogliere il momento migliore per rappresentarli. Le loro fotografie rappresentano per la Regione e per la collettività un prezioso patrimonio di documentazione. Sono immagini che ci aiutano a conoscere meglio la bellezza e la grandezza dei “giganti protetti” della Regione Emilia-Romagna. Gli alberi monumentali hanno tutti qualcosa di speciale. Sono grandi e maestosi; la loro struttura unica e irripetibile si è forgiata nel tempo, frutto della natura, dell’ambiente e anche dell’opera dell’uomo. Sono spesso protagonisti di un evento, di una leggenda, di un miracolo, testimoni di un pezzo della nostra storia ed essi stessi storia, perché raccontano della nostra capacità di accostarci al patrimonio arboreo e più in generale alla natura. Come tanti alberi delle nostre campagne, dei nostri parchi e anche delle nostre città, sono però anche minacciati da potature selvagge e dalla morsa del cemento e dell’asfalto. La loro presenza è, da una parte, testimonianza di persone o comunità che hanno saputo, non senza sacrifici, proteggerli e mantenerli fino ad ora e, dall’altra, un invito a riconoscere che ognuno di noi deve diventare partecipe e artefice della necessità della salvaguardia di tale patrimonio. Ci auguriamo che l’iniziativa dedicata agli alberi monumentali diventi così un’occa-

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Alberi monumentali dell’EmiliaRomagna. Censimenti e tutela, Regione Emilia-Romagna e Istituto per i beni artistici, culturali e naturali, Bologna 1991.


sione di recupero di quella capacità, tipica di altre culture, ma anche delle generazioni che hanno preceduto la nostra, di avvicinarsi al mondo della natura con maggior rispetto e rigore. Vogliamo proporre a questo punto le parole di un capo della Tribù Stoney in Canada la cui saggezza può indicarci le modalità con cui rapportarsi agli altri esseri umani e alla natura: Sai che gli alberi parlano? Sì parlano l’uno con l’altro, e parlano a te, se li stai ad ascoltare. Ma gli uomini bianchi non ascoltano. Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della Natura. Io stesso ho imparato molto dagli alberi: talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito. (Tatanga Mani - Bisonte che Cammina)2

Alla saggezza del capo indiano si affianca con altrettanta efficacia lo scrittore Herman Hesse:

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La citazione è tratta da K. Recheis, G. Bydlinski, Sai che gli alberi parlano? La saggezza degli Indiani d’America, Edizioni Il Punto d’Incontro, Vicenza 1998, p. 13. 3 Hermann Hesse, La natura ci parla, a cura di M.T. Giannelli, Mondadori, Milano 1998, pp. 89-91.

Gli alberi sono sempre stati per me i più persuasivi predicatori. Io li adoro quando stanno in popolazioni e famiglie, nei boschi e nei boschetti. E ancora di più li adoro quando stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come eremiti che se la sono svignata per qualche debolezza, ma come grandi uomini soli, come Beethoven e Nietzche. Tra le loro fronde stormisce il vento, le loro radici riposano nell’infinito; ma essi non vi si smarriscono, bensì mirano, con tutte le loro forze vitali, a un’unica cosa: realizzare la legge che in loro stessi è insita, costruire la propria forma, rappresentare se stessi. Nulla è più sacro, nulla è più esemplare di un albero bello e robusto… Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità… Quando siamo tristi e non possiamo più sopportare la vita, un albero può dirci: sta calmo! sta calmo! guardami! Vivere non è facile, vivere non è difficile…3 Entrambi questi messaggi ci insegnano qualcosa. Sta a noi saper ascoltare con il cuore e con la mente la natura che ci parla e riscoprire le nostre responsabilità nei suoi confronti.

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giganti rotetti p GLI A L B E R I M O N U M E N TA L I I N E M I L I A-R O M A G N A


Con il concorso fotografico sono state premiate 12 fotografie; il territorio regionale è stato suddiviso in quattro ambiti territoriali, individuando per ciascuno, un primo, un secondo e un terzo premio. Gli ambiti territoriali corrispondono alle province di: 1) Piacenza e Parma 2) Reggio Emilia e Modena 3) Bologna e Ferrara 4) Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Le fotografie sono state premiate da una giuria composta da Umberto Catalano, Vittorio Degli Esposti e Riccardo Vlahov, esperti in materia di documentazione e rappresentazione fotografica del territorio e della natura. Il concorso ha invitato i fotografi a misurarsi con un tema che presentava una serie di difficoltà, dovute sia alla complessità della rappresentazione del soggetto, che alla precisa individuazione degli alberi sul territorio. La giuria ha preso in esame le singole fotografie valutandole: • per la qualità descrittiva, intesa come “leggibilità” dell’immagine e insieme delle scelte tecnico-metodologiche di una corretta ed efficace rappresentazione; • per l’attinenza alle finalità del concorso; cioè l’albero rappresentato in rapporto con il suo contesto ambientale e storico, naturale e non. Sono state scelte solo le fotografie che hanno ritratto l’albero nella sua interezza; • infine per la qualità estetica, cioè per la composizione degli elementi che entrano a far parte dell’immagine, il momento e la situazione in cui l’autore ha deciso di eseguire la ripresa, i giochi di luce e gli equilibri cromatici che arricchiscono la fotografia di valori, non solo formali, di notevole importanza ed efficacia. Il percorso fotografico inizia con le 12 immagini premiate. Seguono altre 60 fotografie selezionate tra le più significative e rappresentative. Queste ultime sono state suddivise per temi anche per evidenziare le motivazioni che hanno portato alla tutela del patrimonio arboreo.


Roverella, Quercus pubescens Morfasso (Pc) località Costa Sperongia I Pienamani tutela n. 418 del 1988 (h. 25, d. 1.25). Foto di Roberto Bertoni. 1° premio ambito 1 - province di Parma e Piacenza.

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Faggio, Fagus sylvatica Fiumalbo (Mo), località Versurone, tutela n. 112 del 1992 (h. 18, d. 1.01). Foto di Gianmarco Pedroni. 1° premio ambito 2 - province di Modena e Reggio Emilia.

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Gelso, Morus sp. Bondeno (Fe), Fondo Nasella, tutela n. 1194 del 1964 (h. 18, d. 1.56). Foto di Enrico Baglioni. 1째 premio, ambito 3 - province di Bologna e Ferrara.

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Gelso bianco, Morus alba Massa Lombarda (Ra), via del Signore 22, tutela n. 550 del 1990 (h. 15, d. 1.25). Foto di Paride Coatti. 1° premio, ambito 4 - province di ForlÏ-Cesena, Ravenna e Rimini.

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Farnia, Quercus robur Fontevivo (Pr), via Farnese, tutela n. 74 del 1989. Foto di Antonio Cosi. 2째 premio ambito 1 - province di Parma e Piacenza.

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Roverella, Quercus pubescens Scandiano (Re), località Rondinara via Del Monte, tutela n. 677 del 1989 (h. 20, d. 1.60). Foto di Mauro Iori. 2° premio ambito 2 - province di Modena e Reggio Emilia.

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Faggio, Fagus sylvatica Lizzano in Belvedere (Bo), accesso Baita del Sole, tutela n. 439 del 1980, (h. 23, d. 1.55). Foto di Maria Vittoria Galli. 2° premio ambito 3 - province di Bologna e Ferrara.


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Pino domestico, Pinus pinea Faenza (Ra), località Olmatello via Castel Raniero, tutela n. 641 del 1988. Foto di Nino Mini. 2° premio ambito 4 - province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini.

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Olmo campestre, Ulmus minor Villanova sull’Arda (Pc), via Statale 508, tutela n. 677 del 1989 (h. 30, d. 1.53). Foto di Ernesto Gobbi. 3° premio ambito 1 - province di Parma e Piacenza.

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Azzeruolo, Crataegus azarolus Albinea (Re), località Borzano via Franchetti, tutela n. 79 del 1991 (h. 12, d. 0.35). Foto di Giovanni Fontanesi. 3° premio ambito 2 - province di Modena e Reggio Emilia.

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Pero, Pyrus sp. Dozza (Bo), via Croce Conta, tutela n. 12202 del 1997 (h. 8, d. 0.70). Foto di Luca Gasparri. 3째 premio ambito 3 - province di Bologna e Ferrara.

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Roverella, Quercus pubescens Forlì, località S. Varano Villa Saffi, tutela n. 112 del 1992 (h. 22, d. 1.20). Foto di Iorio Amadei. 3° premio ambito 4 - province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini.

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alberi singoli


Il grande albero è una presenza che richiama l’attenzione e suscita rispetto e meraviglia. Con la sua presenza qualifica il territorio e svolge inoltre una insostituibile funzione ecologica, offrendo un ambiente di vita e di rifugio a numerose creature. Nati spontaneamente o piantati per ricordare un particolare evento, per abbellire un edificio o per proteggere una casa, i grandi alberi sono sopravvissuti alle trasformazioni operate dall’uomo sul territorio e ne testimoniano oggi il passato.


Roverella, Quercus pubescens Corte Brugnatella (Pc), localitĂ Pieve di Montarsolo, tutela n. 642 del 1987 (h. 87, d. 1.98). Foto di Paolo Carini.

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Roverella, Quercus pubescens Corte Brugnatella (Pc), localitĂ Pieve di Montarsolo, tutela n. 642 del 1987 (h. 87, d. 1.98). Foto di Giovanni Fuochi.

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Olmo campestre, Ulmus minor Villanova sull’Arda (Pc), via Statale 508, tutela n. 677 del 1989 (h. 30, d. 1.53). Foto di Ernesto Gobbi.

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Olmo campestre, Ulmus minor Villanova sull’Arda (Pc), via Statale 508, tutela n. 677 del 1989 (h. 30, d. 1.53). Foto di Giancarlo Pedretti.

Farnia, Quercus robur Montechiarugolo (Pr), localitĂ Basilicagoiano via Resga 4/a, tutela n. 112 del 1992 (h. 25, d. 1.14). Foto di Franco Schianchi.

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Olmo campestre, Ulmus minor Campagnola Emilia (Re), localitĂ Vettigano via Zuccardi 4, tutela n. 487 del 1981 (h. 27, d. 1.84). Foto di Francesco Ranieri.

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Olmo campestre, Ulmus minor Castelnuovo Rangone (Mo), via S. Lorenzo 11, tutela n. 79 del 1991, (h. 28, d. 1.10). Foto di Maria Grazia Rainone.

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Acero montano, Acer pseudoplatanus Fiumalbo (Mo), localitĂ Versurone via Versurone, tutela n. 112 del 1992 (h. 15, d. 1.43). Foto di Flavio Mirri.

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Farnia, Quercus robur Nonantola (Mo), via Sebenico, tutela n. 99 del 1989. Foto di Giampiero Serafini.

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Olmo montano, Ulmus glabra Pievepelago (Mo), localitĂ Torghide via Lagosanto (Casa Mordini), tutela n. 419 del 1988 (h. 18, d. 2.10). Foto di Roberto Mordini.

Cerro, Quercus cerris Serramazzoni (Mo), Pompeano via per Monteforco Casa Zanoli, tutela n. 644 del 1987 (h. 20, d. 1.52). Foto di Gianmarco Pedroni.

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Roverella, Quercus pubescens Montese (Mo), Ostello via Righi, tutela n. 516 del 1993 (h. 18, d. 0.60). Foto di Roberto Leoni.

Tasso, Taxus baccata Borgo Tossignano (Bo), via Chiusa, tutela n. 1078 del 1996 (h. 12, d. 0.73). Foto di Simonetta Manara.

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Quercia, Quercus sp. Castel Guelfo di Bologna (Bo), localitĂ Picchio via Picchio 14, tutela n. 216 del 1988 (h. 25, d. 1.45). Foto di Francesca Grandi.

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Cipresso, Cupressus sempervirens Grizzana Morandi (Bo), localitĂ Vimignano La Scola, tutela n. 962 del 1983 (h. 20, d. 2). Foto di Domenico Medici.

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Quercia, Quercus sp. Pianoro (Bo), localitĂ S. Maria Zena (Ghisia), tutela n. 216 del 1988 (h. 30, d. 1). Foto di Mirko Sita.

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Platano comune, Platanus hybrida Budrio (Bo), Vigorso via 36 Martiri 3, tutela n. 216 del 1988 (h. 30, d. 1.78). Foto di Fyodor Marchesan.

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Pioppo bianco, Populus alba Ferrara, Francolino (area golenale Po), tutela n. 550 del 1990 (h. 22, d. 1.40). Foto di Roberto Ghedini.

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Biancospino, Crataegus monogyna Brisighella (Ra), localitĂ Fontanamoneta Monte Romano, tutela n. 82 del 1983 (h. 10, d. 1). Foto di Marcello Baroncini.

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Platano orientale, Platanus orientalis ForlĂŹ, Carpinello via Cervese, tutela n. 112 del 1992 (h. 23, d. 1.40). Foto di Pierpaolo Longo.

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Leccio, Quercus ilex Portico e San Benedetto (FC), localitĂ Portico di Romagna via S. Benedetto, tutela n. 678 del 1989 (h. 10, d. 0.70). Foto di Giuseppe Saggese.

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a lberi in gruppo o in filari


La legge regionale n. 2 del 1977 prevede la possibilitĂ di tutela di esemplari in gruppo, in bosco e/o in filari. I filari qualificano il paesaggio, creando linee verdi che affiancano strade, canali, fiumi.


Faggio, Fagus sylvatica Morfasso (Pc), Oratorio S. Franca, tutela n. 418 del 1988. Foto di Roberto Bertoni.

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Pioppo bianco, Populus alba Salsomaggiore Terme (Pr), Ponte Scipione, tutela n. 677 del 1989. Foto di Antonio Cosi.

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Farnia, Quercus robur Reggiolo (Re), localitĂ Golina, tutela n. 601 del 1988 (h. 20, d. 0.50). Foto di Claudio Magnani.

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Pioppo nero, Populus nigra Nonantola (Mo), localitĂ Campazzo via Giorgina 2, tutela n. 112 del 1992 (h. 28, d. 0.95). Foto di Ivan Fini.

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Cerro, Quercus cerris Serramazzoni (Mo), localitĂ Faeto, tutela n. 500 del 1983. Foto di Francesco De Marco.

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Tiglio tomentoso, Tilia tomentosa Bologna, chiesa Beata Vergine del Carmine via Rigosa 15, tutela n. 1194 del 1994 (h. 23, d. 0.77). Foto di Fabrizio Falchi.

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Tiglio, Tilia argentea Dozza (Bo), via Bonora, tutela n. 678 del 1989. Foto di Maurizio Magnani.

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Farnia, Quercus robur Granarolo dell’Emilia (Bo), località Lovoleto via Chiesa 11, tutela n. 12202 del 1997. Foto di Claudio Volta.

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Pino domestico, Pinus pinea Faenza (Ra), localitĂ Errano via Firenze, tutela n. 641 del 1988. Foto di Luca Pirazzini.

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Pioppo bianco, Populus alba Lugo (Ra), via S. Andrea 40, tutela n. 550 del 1990 (h. 30, d. 0.80). Foto di Flavio Mirri.

Gelso bianco, Morus alba Bertinoro (FC), via Ponara 1762, tutela n. 12202 del 1997 (h. 11, d. 0.60). Foto di Gaia Bernardi.

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Cipresso, Cupressus sempervirens Dovadola (FC), Cimitero, tutela n. 420 del 1988 (h. 16, d. 0.80). Foto di Iorio Amadei.

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Gli alberi con la loro presenza qualificano il paesaggio. Le immagini proposte colgono questo aspetto, collocando il soggetto nel relativo contesto territoriale. Soprattutto in ambienti semplificati, come la pianura, la presenza di elementi arborei “crea� il paesaggio.


Quercia, Quercus sp. Bobbio (Pc), localitĂ Vaccarezza Stavello, tutela n. 12202 del 1997 (h. 21, d. 1.34). Foto di Sara Fava.

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Farnia, Quercus robur Fiorenzuola d’Arda (Pc), Strada Comunale S. Protaso, tutela n. 99 del 1989. Foto di Antonio Cosi.

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Olmo campestre, Ulmus minor Campagnola Emilia (Re) localitĂ Vettigano via Zuccardi 4, tutela n. 487 del 1981 (h. 27, d. 1.84). Foto di Francesca Grandi.

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Roverella, Quercus pubescens Casina (Re), localitĂ Giandeto (La Villa), tutela n. 601 del 1988. Foto di Antonio Tiziano Spelti.

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Farnia, Quercus robur Carpi (Mo), localitĂ Fossoli Stradello Fassi 2/a, tutela n. 677 del 1989 (h. 17, d. 0.65). Foto di Renzo Gherardi.

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Farnia, Quercus robur Nonantola (Mo), localitĂ Campazzo via Pioppi 4, tutela n. 112 del 1992 (h. 20, d. 1.29). Foto di Ivan Fini.

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Olmo, Ulmus laevis Nonantola (Mo), localitĂ La Grande via Guerginesca 24, tutela n. 112 del 1992 (h. 15, d. 0.80). Foto di Dante Cavicchioli.

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Farnia, Quercus robur Budrio (Bo), localitĂ Armarolo via Armarolo 34, tutela n. 216 del 1988. Foto di Claudio Volta.

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Cipresso, Cupressus sempervirens Pianoro (Bo), localitĂ Pian di Macina (Pellizzano), tutela n. 216 del 1988. Foto di Claudio Lorenzini.

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Farnia, Quercus robur Sala Bolognese (Bo), localitĂ Bonconvento via Donelli, tutela n. 216 del 1988 (h. 25, d. 1.17). Foto di Erica Regazzi e Saverio Zanella.

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Castagno, Castanea sativa Vergato (Bo), località Tolè via Basabue (Torre), tutela n. 12202 del 1997 (h. 14, d. 2.83). Foto di Flavio Mirri.

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Rovere, Quercus petraea Coriano (Rn), localitĂ Besanigo via Celletta, tutela n. 99 del 1989 (h. 21, d. 1). Foto di Sandro Cristallini.

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Spesso esiste una relazione tra gli alberi e gli edifici. In alcuni casi gli alberi guidano lo sguardo verso chiese o ville, oppure, isolati, segnalano la presenza di un edificio nell’ambiente rurale. La simbiosi è perfetta: i due elementi, l’uno naturale, l’altro costruito, si integrano con armonia.


Farnia, Quercus robur Montechiarugolo (Pr), localitĂ Monticelli Terme via Monte 2, tutela n. 112 del 1992 (h. 18, d. 1.16). Foto di Antonio Cosi.

109


Farnia, Quercus robur Montechiarugolo (Pr), localitĂ Monticelli Terme via Monte 2, tutela n. 112 del 1992 (h. 18, d. 1.16). Foto di Mariella Romanini.

110


Farnia, Quercus robur Montechiarugolo (Pr), localitĂ Basilicagoiano via Resga 4/a, tutela n. 112 del 1992 (h. 25, d. 1.14). Foto di Giovanni Attolini.

111


112


Platano comune, Platanus hybrida Montechiarugolo (Pr), localitĂ Basilicagoiano via S. Gemignano 75, tutela n. 112 del 1992 (h. 30, d. 1.46). Foto di Franco Schianchi.

Gelso bianco, Morus alba Salsomaggiore Terme (Pr), S. Nicomede, tutela n. 677 del 1989. Foto di Antonio Cosi.

113


Roverella, Quercus pubescens Varsi (Pr), localitĂ Rossi-Pessola via Rosi, tutela n. 112 del 1992 (h. 16, d. 1.01). Foto di Ilaria Manfredini.

114


Roverella, Quercus pubescens Scandiano (Re), localitĂ Rondinara via Del Monte, (h. 20, d. 1.60). Foto di Giovanni Badodi.

115


Cipresso, Cupressus sempervirens Formigine (Mo), località Colombaro via S. Antonio, tutela n. 419 del 1988. Foto di Dante Cavicchioli.

116

Cipresso, Cupressus sempervirens Grizzana Morandi (Bo), località Vimignano La Scola, tutela n. 962 del 1983 (h. 20, d. 2). Foto di Fabrizio Dell’Aquila.


117


Acero montano, Acer pseudoplatanus Lizzano in Belvedere (Bo), Santuario Beata Vergine, tutela n. 439 del 1980 (h. 22, d. 1.52). Foto di Enrico Pasini.

118

Cerro, Quercus cerris San Benedetto Val di Sambro (Bo), localitĂ Ripoli (Il Casone), tutela n. 99 del 1989. Foto di Michele Mazzuccato.


119


Ciliegio giapponese, Prunus serrulata Ferrara, via Gambone 17, tutela n. 12202 del 1997 (h. 7, d. 0.70). Foto di Enrico Baglioni.

120

Pioppo bianco, Populus alba Ravenna, localitĂ Borgo Masotti via Canale Guiccioli, tutela n. 80 del 1984 (h. 15, d. 1.30). Foto di Marcello Baroncini.


121


Gelso, Morus sp. Bagnacavallo (Ra), localitĂ Boncellino via Sottofiume 52, tutela n. 1194 del 1994 (h. 15, d. 0.40). Foto di Paride Coatti.

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Pino domestico, Pinus pinea Faenza (Ra), via Oriolo 5, tutela n. 641 del 1988. Foto di Luca Pirazzini.

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immagini remiate p e loro autori


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1° premio ambito 1 - province di Parma e Piacenza Roverella, Quercus pubescens, Morfasso (Pc), località Costa Sperongia, I Pienamani. Motivazione: «La foto esprime un giusto equilibrio tra le qualità tecnico-espressive e le esigenze espresse dal concorso, introducendo anche uno scorcio di lettura storica delle antiche classi agricole dell’area, espresse dalla presenza del filare di gelsi». Autore: Roberto Bertoni è nato nel 1944 a Podenzano (Pc) e vive a Fiorenzuola d’Arda. Dal 1997 svolge la professione di fotoreporter freelance lavorando soprattutto per l’editoria. Dopo 5 anni di lavoro sta per pubblicare un volume fotografico sull’Amdo e sul Kham, due regioni del Tibet settentrionale e orientale. «La partecipazione al concorso mi permette di contribuire alla valorizzazione e alla tutela del patrimonio arboreo regionale, un piccolo favore verso questi ‘amici sussurranti’, whispering friends, che sono gli alberi secolari».

1° premio ambito 2 - province di Modena e Reggio Emilia Faggio, Fagus sylvatica, Fiumalbo (Mo), località Versurone. Motivazione: «Il premio viene attribuito per la particolare qualità espressiva e formale dell’immagine non scevra da un buon livello tecnico-documentativo». Autore: Gian Marco Pedroni, nato a Montecorona (Mo) il 17 marzo 1947, vive a Vignola. Collabora a diverse riviste (“Atlante”, “La Bicicletta”, “Il giardino fiorito”); ha pubblicato diversi volumi, tra cui Il giro d’Italia in bicicletta (Mondadori) e Itinerari romantici in bicicletta (De Agostini). «Credo che abbiamo scoperto un modo nuovo di rapportarci con la natura, non sopra di noi, mitica, non più sotto di noi, sfruttata, ma con noi, compagna di vita».

1° premio, ambito 3 - province di Bologna e Ferrara Gelso, Morus sp., Bondeno (Fe), Fondo Nasella. Motivazione: «L’immagine è una perfetta esemplificazione dell’identità dell’albero attraverso una sapiente prassi operativa sia tecnica che espressiva». Autore: Enrico Baglioni nato il 5 giugno 1939 a Ferrara dove vive. È un imprenditore da sempre appassionato di fotografia, in particolare di natura e di architettura. «Le motivazioni che mi hanno indotto a partecipare al concorso sono la grande passione per la fotografia e la natura oltre a l’amore ed il rispetto di tutte le piante».

1° premio, ambito 4 - province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini Gelso bianco, Morus alba, Massa Lombarda (Ra), via del Signore 22. Motivazione: «Il premio viene attribuito per la capacità dell’autore di restituire una immagine altamente evocativa di un contesto reale attraverso una risoluzione espressiva fortemente artificializzata». Autore: Paride Coatti, nato il 3 aprile 1965 a Fusignano (Ra), vive a Voltana. Da una decina di anni si dedica alla fotografia a livello amatoriale; è iscritto al circolo fotografico di Voltana. «Le fotografie a carattere paesaggistico sono quelle che prediligo; l’albero è un elemento fortemente significativo che cattura lo sguardo e l’attenzione. I Grandi Alberi in più rappresentano una memoria storica naturale per il paesaggio e per gli uomini che in questo vivono, un riferimento concreto, spesso anche romantico, di tempi lontani».

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2° premio ambito 1 - province di Parma e Piacenza Farnia, Quercus robur, Fontevivo (Pr), via Farnese. Motivazione: «Il premio viene riconosciuto in funzione dell’ottima capacità documentativa dell’immagine anche in relazione al contesto ambientale» Autore: Antonio Cosi, nato a Rimini il 9 settembre 1938, vive a Fidenza. È un’insegnante di educazione fisica in pensione. Appassionato di viaggi e di fotografia, ha realizzato una serie di audiovisivi per i quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti. «Tra le principali motivazioni per le quali ho deciso di partecipare al concorso, oltre all’amore per la natura, c’è stata la curiosità di scoprire dove si trovano questi ‘giganti protetti’, alcuni dei quali dietro l’angolo, altri, rintracciati dopo una ricerca a volte laboriosa. Grazie al concorso ho scoperto questi monumenti alla natura, di alcuni dei quali, prima, ignoravo l’esistenza».

2° premio ambito 2 - province di Modena e Reggio Emilia Roverella, Quercus pubescens, Scandiano (Re), località Rondinara via Del Monte. Motivazione: «Il premio viene attribuito per l’ottimo equilibrio compositivo e cromatico oltre ad un efficace interpretazione fra naturalità e artificialità del contesto». Autore: Mauro Iori, nato a Reggio Emilia il 12 gennaio 1968, vive ad Albinea. È impiegato in una azienda di software come programmatore. Da qualche anno si è interessato alla fotografia e questo è il primo concorso fotografico a cui partecipa. «Mi ha particolarmente interessato il tema in quanto sono appassionato di natura e da tempo avevo intenzione di fotografare vari esemplari di alberi; la partecipazione ad un concorso rappresentava inoltre uno stimolo in più e mi offriva l’occasione di passare del tempo libero alla ricerca degli alberi segnalati».

2° premio ambito 3 - province di Bologna e Ferrara Faggio, Fagus sylvatica, Lizzano in Belvedere (Bo), accesso Baita del Sole. Motivazione: «Il premio viene attribuito per il ben risolto taglio d’immagine corredato da una notevole forza espressiva». Autore: Maria Vittoria Galli nata il 7 luglio 1973 a Bologna dove vive. Ha da sempre avuto un forte interesse per la fotografia e, per approfondirne gli aspetti tecnici, nel 1997 ha partecipato ad un corso organizzato dal Quartiere Santo Stefano di Bologna. La familiarità con Lizzano in Belvedere e i suoi dintorni l’ha spinta a fotografare gli alberi di quelle zone. «Partecipando al concorso ho avuto la possibilità di unire all’amore per la natura la mia passione per la fotografia all’aria aperta».

2° premio ambito 4 - province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini Pino domestico, Pinus pinea, Faenza (Ra), località Olmatello via Castel Raniero. Motivazione: «Il premio viene assegnato per la fortissima leggibilità dell’immagine raggiunta tramite una classicità compositiva unita a una buona qualità tecnica». Autore: Nino Mini, nato l’8 settembre 1950 a Ravenna dove vive. È un dipendente a riposo della Compagnia Portuale di Ravenna. È socio ANAF e partecipa alle attività del Circolo fotografico portuali di Ravenna. Ha partecipato a mostre e concorsi a livello nazionale e internazionale. «Ho partecipato al concorso perché risponde al mio desiderio di scoprire e valorizzare il territorio, documentandone il patrimonio naturale meno conosciuto, anche se vicino».

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3° premio ambito 1 - province di Parma e Piacenza Olmo campestre, Ulmus minor, Villanova sull’Arda (Pc), via Statale 508. Motivazione: «Il premio viene attribuito in funzione della originalità dell’immagine nella scelta di un caratteristico aspetto regionale». Autore: Ernesto Gobbi, nato a Fiorenzuola d’Arda il 31 gennaio 1947, pensionato, vive a Roveleto di Cadeo. «Ho deciso di partecipare al concorso perché amo la mia terra, la natura e ho l’hobby della fotografia. L’olmo di Villanova, per le sue dimensioni e per la sua storia ultracentenaria, emana un fascino del tutto particolare, soprattutto nelle giornate tipiche padane di nebbia o gelo».

3° premio ambito 2 - province di Modena e Reggio Emilia Azzeruolo, Crataegus azarolus, Albinea (Re), località Borzano via Franchetti. Motivazione: «Il premio viene attribuito per il buon effetto di drammaticità dell’insieme nell’ambito di un ben rappresentato contesto ambientale». Autore: Giovanni Fontanesi, nato il 4 marzo 1962 a Reggio Emilia, dove vive e lavora come educatore in un centro per disabili. Da sempre coltiva interessi naturalistici, ai quali dedica buona parte del suo tempo libero: osservazione di piante e animali selvatici, escursionismo, apicoltura, disegno e fotografia naturalistica. «Ho partecipato al concorso per cercare di dare un piccolo contributo alla conoscenza e tutela dei grandi alberi, simboli di un patrimonio naturale che non finisce mai di sorprendere ed emozionare chi vi si accosta con curiosità e rispetto».

3° premio ambito 3 - province di Bologna e Ferrara Pero, Pyrus sp., Dozza (Bo), via Croce Conta. Motivazione: «Il premio viene attribuito per la buona leggibilità generale sostenuta anche dalla efficace interpretazione dell’atmosfera invernale». Autore: Luca Gasparri, nato il 10 luglio 1968, vive a Imola. Fotografo per passione dall’età di 15 anni. Ha approfondito la tecnica dal 1995. Ha partecipato classificandosi 2° al concorso fotografico “Imola in musica” del 1998. «Ho partecipato al concorso ‘Giganti protetti’ in quanto ho una predilezione per la fotografia di paesaggio».

3° premio ambito 4 - province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini Roverella, Quercus pubescens, Forlì, località S. Varano Villa Saffi. Motivazione: «Ottima risoluzione tecnico-documentaristica che assolve appieno le finalità del concorso». Autore: Iorio Amadei è nato il 30 novembre 1954 a Ravenna dove vive. È impiegato presso la Associazione Commercianti di Ravenna. Si dedica alla fotografia da più di venti anni come fotoamatore. È socio del Circolo Fotografico Ravennate di cui è consigliere e redattore del giornalino interno. «La motivazione che mi ha spinto a partecipare è stata quella di confrontarmi con altri su un tema, come il paesaggio, che amo in particolar modo: questo non certo come sola ed arida documentazione, ma esaltazione di una sua componente che reputo, come puro valore etico, pari a quello di ogni essere vivente».

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alberi tutelati


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Alberi monumentali singoli o in gruppi, in bosco o in filari tutelati dalla Regione Emilia-Romagna

La Legge regionale n. 2 del 1977, all’articolo 6, prevede la tutela degli alberi monumentali con decreto del Presidente della Giunta Regionale. È qui riproposto l’elenco completo degli alberi tutelati, suddiviso per provincia, con l’indicazione del genere, della specie, il numero e l’anno del decreto di tutela, l’altezza e il diametro (in metri). La lettera “M” indica che l’albero è morto o è stato abbattuto. PROVINCIA DI PIACENZA Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

M

Alseno Bobbio Bobbio Bobbio Borgonovo Val Tidone Calendasco Caorso Carpaneto Piacentino Castel San Giovanni Corte Brugnatella Corte Brugnatella Farini d’Olmo Farini d’Olmo Ferriere Fiorenzuola d’Arda Fiorenzuola d’Arda Fiorenzuola d’Arda Fiorenzuola d’Arda Fiorenzuola d’Arda Gazzola Gazzola Gragnano Trebbiense Gragnano Trebbiense Gragnano Trebbiense Gragnano Trebbiense Gropparello Gropparello Lugagnano Val d’Arda Monticelli d’Ongina Morfasso Morfasso Morfasso Morfasso Morfasso Morfasso Morfasso Morfasso Ottone Pecorara

Stazione Podere Colombarola, Zanella piazza S. Francesco Vaccarezza Stavello viale S. Francesco Berlasco via Cascina Il Follo Pila Pinedo-Zerbio Cerreto Landi via Cerreto-Landi Strada vicinale Polesera Pieve di Montarsolo Pieve di Montarsolo Castello via Nord Ovest Castello via Sud Est Centenaro via Chiesa La Ruota Moronasco Parco de Mezzi (Lucca) Roccolo Strada comunale di S. Protaso Castelletto c/o cimitero Rivalta via Croara Campremoldo Sopra via Cascina Campagne Campremoldo Sopra via Cascina Campagne Campremoldo Sopra via Cascina Campagne Strada Agazzana c/o caseificio Gusano via Castagneti via Provinciale (Casa Contardi) Diolo Casa Croce Casazza Strada Isola Serafini Costa Sperongia Costa Sperongia I Pienamani Oratorio S. Franca Rabbini Rabbini (fronte scuola elementare) Rabbini (sotto cimitero) Ravazzoli Taverne Barchi Ovest Paese via S.P. Nibbiano-Pecorara Km. 6

Morus Platanus Quercus Aesculus Fraxinus Platanus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Morus Morus Quercus Quercus Quercus Ulmus Quercus Quercus Quercus Quercus Platanus Quercus Cedrus Ulmus Quercus Quercus Quercus Fagus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Castanea Populus

sp. hybrida sp. hippocastanum excelsior hybrida robur robur sp. pubescens pubescens sp. sp. sp. alba alba sp. sp. robur minor robur robur robur robur hybrida petraea deodara sp. robur pubescens pubescens sylvatica pubescens pubescens pubescens pubescens pubescens sativa tremula

550 12202 12202 12202 12202 12202 996 12202 677 642 642 12202 12202 12202 99 99 99 99 418 12202 12202 12202 12202 12202 12202 12202 418 12202 418 418 418 418 418 418 418 418 418 12202 12202

0 22 21 17 32 23 0 18 20 28 0 21 21 21 0 0 0 0 0 23 33 16 29 29 44 25 0 25 25 20 25 0 20 0 0 0 0 23 24

0 1.38 1.34 1.19 1.20 1.40 0 1.45 1.60 1.98 0 1.45 1.37 1.30 0 0 0 0 0 0.95 1.55 1.42 1.52 1.52 1.50 1.20 0 0.91 1.83 1.20 1.25 0 0.90 0 0 0 0 2.00 1.20

M

1990 1997 1997 1997 1997 1997 1984 1997 1989 1987 1987 1997 1997 1997 1989 1989 1989 1989 1988 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1997 1988 1997 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1997 1997

M

133


Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Piacenza Piacenza Piozzano Piozzano Piozzano Piozzano Piozzano Ponte dell’Olio Rivergaro Rivergaro San Giorgio Piacentino San Giorgio Piacentino Travo Travo Vigolzone Vigolzone

Borgoforte via Scalabrini 68 Fraz. Piozzano via Torre Rizzi 2 Fraz. Piozzano via Torre Rizzi 2 Stallara via di Stallara via Palazzo 1 via Torre Rizzi Ronco via S. Maria del Rivo Cisiano via Statale 45 Montechiaro via Castello Montanaro via Collegio Ronco via Viustino Bobbiano - S. Giorgio Bobbiano Sacchelli Brigo di Veano via di Albarola

Populus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Platanus Cedrus Quercus Quercus Quercus Cedrus

alba sp. sp. sp. sp. sp. sp. pubescens sp. sp. hybrida deodara sp. pubescens robur deodara

1194 1194 1078 1078 677 1078 12202 99 418 12202 418 418 677 677 112 418

1994 1994 1996 1996 1989 1996 1997 1989 1988 1997 1988 1988 1989 1989 1992 1988

20 18 22 20 20 20 25 18 25 24 30 20 0 25 20 30

1.60 1.46 1.00 1.10 1.33 1.00 1.48 1.30 0.95 1.80 1.62 1.50 0 1.16 1.26 1.48

Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Bardi Bardi Corniglio Corniglio Fidenza Fontevivo Medesano Monchio delle Corti Monchio delle Corti Monchio delle Corti Montechiarugolo Montechiarugolo Montechiarugolo Montechiarugolo Montechiarugolo Montechiarugolo Parma Parma Parma Sala Baganza Salsomaggiore Terme Salsomaggiore Terme Salsomaggiore Terme Soragna Varsi Varsi

Campello Ferrari Costa Geminiana (Costella) Ballone, Castagnino Graiana via Chiesa Canale Rovacchiotto (Crocetta) via Farnese Case Monica Trincera Valditacca Piagnola Vecciatica Basilicagoiano via 25 Aprile 22 Basilicagoiano via Resga 4/A Basilicagoiano via S. Gemignano 75 Monticelli Terme via Monte 2 Monticelli Terme via Montepelato Nord Tortiano via Solari 9 Pannocchia via Val Parma Stradella via Fontanorio via Filippo di Borbone 160 Talignano Ponte Scipione S. Nicomede S. Vittore Casa Casana 54 Canale Rovacchiotto Manganini Manganini Rosi-Pessola via Rosi

Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Crataegus Castanea Abies Castanea Quercus Quercus Platanus Quercus Quercus Cedrus Quercus Quercus Platanus Aesculus Populus Morus Quercus Quercus Quercus Quercus

petraea sp. pseudosuber cerris robur robur monogyna sativa alba sativa robur robur hybrida robur robur libanotica robur robur occidentalis hippocastanum alba alba robur robur petraea pubescens

112 74 550 550 550 74 112 550 550 550 112 112 112 112 112 112 74 12202 74 12202 677 677 677 550 112 112

1992 1989 1990 1990 1990 1989 1992 1990 1990 1990 1992 1992 1992 1992 1992 1992 1989 1997 1989 1997 1989 1989 1989 1990 1992 1992

25 18 15 20 0 0 9 22 17 18 18 25 30 18 20 26 26 20 25 28 0 0 30 0 15 16

1.24 1.36 0.90 1.14 0 0 0.43 2.30 1.50 2.10 1.27 1.14 1.46 1.16 1.18 1.56 1.35 1.43 1.38 1.32 0 0 1.10 0 1.03 1.01

Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Albinea Albinea Albinea Albinea Albinea Busana Busana Campagnola Emilia

Borzano via Franchetti Borzano via Mattaiano 7 Botteghe via Chiesa 58 Montericco via Garibaldi Montericco via Garibaldi 4 Frassinedolo Frassinedolo Vettigano via Zuccardi 4

Crataegus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Ulmus

azarolus cerris robur petraea petraea cerris pubescens minor

79 79 79 79 79 601 601 487

12 17 16 30 26 24 18 27

0.35 1.35 1.05 1.15 1.07 1.15 1.31 1.84

M M

PROVINCIA DI PARMA M

M M

M

PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

134

1991 1991 1991 1991 1991 1988 1988 1981

M


Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

M

Campegine Canossa Canossa Carpineti Carpineti Carpineti Casalgrande Casina Casina Casina Casina Casina Casina Castellarano Castellarano Castellarano Castellarano Cavriago Collagna Collagna Collagna Gattatico Gattatico Gattatico Gattatico Gattatico Gattatico Gattatico Gattatico Gattatico Ligonchio Quattro Castella Quattro Castella Quattro Castella Quattro Castella Quattro Castella Quattro Castella Quattro Castella Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggio nell’Emilia Reggiolo Reggiolo Reggiolo Reggiolo

Case Del Lago Borzano Cerezzola via Del Mulino Bonzano Rola S. Caterina Salvaterra via 1° Maggio 103 Giandeto (Canicchia) Giandeto (Croveglia) Giandeto (La Villa) Leguigno via Del Monte Paullo (chiesa) Paullo (chiesa) Casa de’ Panini Colombaia S. Valentino via Gavardo S. Valentino via Telarolo via della Repubblica 3 Valbona Via Fontana Valbona Via Fontana via della Fonte Corte Rainuzzo Corte Rainuzzo La Bertana Pantaro di Sotto Ponte d’Enza (Ortalli) Portone Praticello Torretta via Don Minzoni Vallone Piolo Bianello Montecavolo via Calatafimi 65 Puianello (M. Gaio) Puianello (Mucciatella) Puianello via Valentini via Marconi via Vecchio Cimitero Canali via Tassoni Casa Cocchi via Negri Casa Cocchi via Negri Codemodo via S. Pantaleone Fogliano via Bersane Gavasseto Madonna della Neve Ist. Neuropsichiatrico via Amendola 2 Pieve Modolena via Emilia Rivalta Strada della Cavalla Rivalta Strada della Cavalla Rivalta Strada della Cavalla Rivalta Strada della Cavalla Rivalta via Pascal S. Pellegrino via Donizone S.S. 467 Due Maestà S.S. 9 Villa Codè Torre Molino via Bandiera via Martiri Cervarolo via Martiri Cervarolo via Pestalozzi, via Cugini Berna-Argine Golina Vallicella via Berna

Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Platanus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Celtis Quercus Quercus Cedrus Populus Populus Quercus Acer Salix Quercus Quercus Morus Salix Aesculus Salix Tilia Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Populus Quercus Quercus Quercus Quercus Ulmus Quercus Quercus Quercus Quercus Platanus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus

robur pubescens pubescens pubescens pubescens hybrida robur pubescens pubescens pubescens pubescens pubescens pubescens pubescens australis pubescens pubescens atlantica nigra nigra cerris campestre alba robur robur alba alba hippocastanum alba cordata pubescens pubescens petraea pubescens pubescens pubescens pubescens pubescens robur petraea robur pubescens robur nigra robur sp. robur robur sp. robur robur robur robur hybrida robur robur robur sp. robur robur robur robur

677 677 677 677 677 677 601 601 601 601 601 601 601 677 677 677 677 601 601 601 601 601 601 601 601 601 601 601 601 601 677 601 1078 601 601 601 601 601 601 79 79 99 601 79 79 601 1194 1194 1194 1194 1194 516 601 601 601 79 79 601 601 601 601 601

22 16 14 0 22 22 0 0 0 0 0 18 0 20 18 18 22 35 25 0 0 12 0 24 24 0 0 0 0 25 15 20 20 0 0 0 18 18 20 17 18 11 18 26 25 0 0 0 0 0 0 0 24 0 20 30 30 0 21 20 0 16

0.84 1.28 1.21 0 1.08 1.32 0 0 0 0 0 1.28 0 1.18 1.08 1.47 1.31 1.50 1.18 0 0 0.60 0 0.95 1.03 0 0 0 0 0.86 0.99 1.27 1.42 0 0 0 1.12 1.30 1.28 1.04 0.99 0.83 0.92 1.09 1.26 0 0 0 0 0 0 0 1.22 0 0.90 1.06 1.15 0 0.92 0.50 0 0.68

M

1989 1989 1989 1989 1989 1989 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1989 1989 1989 1989 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1989 1988 1996 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1991 1991 1989 1988 1991 1991 1988 1994 1994 1994 1994 1994 1993 1988 1988 1988 1991 1991 1988 1988 1988 1988 1988

M

M M M

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Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Reggiolo Reggiolo Reggiolo Reggiolo Reggiolo Reggiolo Reggiolo Reggiolo Reggiolo Rolo Sant’Ilario d’Enza Sant’Ilario d’Enza Sant’Ilario d’Enza Sant’Ilario d’Enza Sant’Ilario d’Enza Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Scandiano Villa Minozzo Villa Minozzo

via Boschi via Caselli via Cattanea via Fantozza via Fantozza-Tullie via Gavello-S. Venerio via Gavello-S. Venerio via Rizza via Veniera Coccapana-Canalazzo Calerno via Martiri Calerno via Martiri S. Rocco via Montello via Podgora via Podgora Fellegara via delle Querce Fellegara via delle Querce 4 Fellegara via delle Querce 4 Rondinara via Del Monte Rondinara via della Riva Rondinara via S. Anna S. Ruffino via 3 Croci S. Ruffino via Larga Novellano via Costalta 7 Novellano via Roncomezzano 2

Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Acer Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Morus Quercus Quercus Acer Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Cupressus Quercus Quercus

robur robur robur robur robur campestre robur robur robur robur robur alba robur robur campestre robur robur robur pubescens pubescens pubescens pubescens sempervirens cerris pubescens

601 601 601 601 601 601 601 601 601 601 112 112 112 112 112 677 112 112 677 677 677 677 677 112 112

1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1992 1992 1992 1992 1992 1989 1992 1992 1989 1989 1989 1989 1989 1992 1992

20 22 20 15 19 0 25 12 20 0 16 0 0 15 0 0 0 0 20 0 0 22 0 18 14

0.78 1.16 0.90 0.48 0.55 0 0.81 0.32 0.56 0 0.89 0 0 0.87 0 0 0 0 1.60 0 0 1.65 0 1.10 0.96

Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Castelfranco Emilia Castelfranco Emilia Castelfranco Emilia Castelfranco Emilia Castelfranco Emilia Castelnuovo Rangone Castelnuovo Rangone Castelnuovo Rangone Castelnuovo Rangone Castelnuovo Rangone Castelnuovo Rangone Castelnuovo Rangone

Fossoli Stradello Fassi 2/A Gargallo c/o cimitero Gargallo Fossanuova 5 Gargallo via Beghetto 1 Gargallo via Geminiola 3 S. Martino Stradello Donella 4 Santa Croce via Bersana Santa Croce via Bollitora Esterna Santa Croce via Bollitora Esterna 19 Santa Croce via Bollitora Esterna 21 Santa Croce via Chiesa 29 via Cavata 18/20 via Corbolani 3 via Donelli 4 via Due Ponti 29 via Quattro Pilastri 16/18 via S. Giacomo 38 via Stradello Zuccoli 5 via Stradello Zuccoli 5 Gaggio di P. via Olmo Panzano via Bixio Panzano via Claudia Piumazzo via Fossa Vecchia via Gaidello Lingualunga via Canobbia 21 Montale via Piazza 3 Montale via Piazza 7 Montale via Quattro Madonne 18 Montale via Zenzalose 35 via Case Bruciate 45 via Cavidole 91

Quercus Quercus Quercus Fraxinus Quercus Quercus Quercus Morus Quercus Quercus Quercus Quercus Ulmus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Populus Aesculus Populus Platanus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus

robur robur robur excelsior robur robur robur alba robur robur robur robur minor robur robur robur robur robur robur nigra hippocastanum alba hybrida robur sp. robur pubescens robur robur robur robur

677 79 79 79 79 677 79 79 677 677 79 1194 79 677 677 677 677 677 79 99 99 419 99 99 79 79 79 79 79 79 79

17 25 24 26 25 16 15 11 21 23 16 0 19 15 15 18 22 22 16 21 0 27 35 0 20 19 26 25 28 28 25

0.65 0.95 0.20 0.95 0.90 0.65 0.55 0.65 0.90 1.01 0.70 0 0.74 0.50 0.90 0.73 0.89 0.85 0.50 1.33 0 1.10 1.25 0 0.50 0.55 0.88 0.27 0.80 0.86 0.50

M

PROVINCIA DI MODENA

136

1989 1991 1991 1991 1991 1989 1991 1991 1989 1989 1991 1994 1991 1989 1989 1989 1989 1989 1991 1989 1989 1988 1989 1989 1991 1991 1991 1991 1991 1991 1991

M


Comune

LocalitĂ

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Castelnuovo Rangone Castelnuovo Rangone Castelnuovo Rangone Castelnuovo Rangone Cavezzo Finale Emilia Fiumalbo Fiumalbo Fiumalbo Fiumalbo Formigine Formigine Formigine Formigine Formigine Formigine Formigine Formigine Guiglia Guiglia Modena Modena Modena Modena Modena Modena Modena Modena Montese Montese Montese Montese Nonantola Nonantola Nonantola Nonantola Nonantola Nonantola Nonantola Nonantola Nonantola Novi di Modena Novi di Modena Pievepelago Pievepelago San Cesario sul Panaro San Cesario sul Panaro San Cesario sul Panaro San Cesario sul Panaro San Cesario sul Panaro San Cesario sul Panaro San Cesario sul Panaro San Cesario sul Panaro Sassuolo Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro

via Pace 20 via Pace 77/79 via per Spilamberto 3 via S. Lorenzo 11 via Uccivello 9 Massa Finalese via Vettora Le Mandriole Rotari via Rotari Versurone Versurone via Versurone Colombaro via Castelnuovo Rangone 7 Colombaro via Castelnuovo Rangone 7 Colombaro via S. Antonio Colombaro via Vandelli Magreta via Marzaglia (Cantone) Magreta via Marzaglia (Casa Poli) via Cimabue via Gramsci Monteorsello - Guastadino Samone via Castello Freto via Ponte Alto 286/2 S. Damaso via Collegara S. Donnino via Grande S. Martino via Fontana 3 Saliceto Panaro Stradello Panaro Ss 623 S. Damaso via Contrada 348 via Scartazza 22 Castelluccio via Malalbergo Ostello via Righi via Righi via Righi 157 Campazzo via Pioppi 4 Campazzo via Giorgina 2 La Grande via Guerginesca 24 La Grande via Viazza 36 Rubbiara Stradello Rubbiara 3 Torrazzuolo via Provinciale Est via Provinciale Ovest 136 via Sebenico Coccapana - Resega Resega S. Andrea piazza S. Andrea 7 Torghide via Lagosanto (Casa Mordini) via Barozzi via Imperiale via Martiri Artioli 1864 via per Spilamberto 217 via Pioppe 177 via S. Gaetano 136 via Verdi via Vittorio Veneto 2 S. Michele via del Bacino 25 Mulino via Monticelli via Basilicata 8 via Basilicata 8 via Castello 22 via Claudia 2228 via Friuli 400 via Friuli 80 via Mombrina

Quercus Quercus Quercus Ulmus Quercus Quercus Quercus Acer Fagus Acer Populus Quercus Cupressus Quercus Quercus Quercus Quercus Populus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Castanea Quercus Quercus Quercus Quercus Populus Ulmus Quercus Ulmus Populus Quercus Populus Quercus Quercus Quercus Pyrus Ulmus Quercus Quercus Ulmus Quercus Quercus Populus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus

robur robur robur minor robur robur sp. pseudoplatanus sylvatica pseudoplatanus alba robur sempervirens robur robur robur robur alba pseudosuber pubescens robur robur robur robur robur robur robur robur sativa pubescens pubescens petraea robur nigra laevis robur minor sp. robur nigra robur robur robur pyraster glabra sp. robur sp. sp. sp. nigra robur robur robur robur pubescens sp. sp. robur pubescens sp. pubescens

79 79 79 79 419 677 1194 112 112 112 419 419 419 419 419 419 419 419 516 516 1194 419 419 1078 1194 419 1194 419 516 516 516 516 112 112 112 112 112 112 112 112 99 419 516 1194 419 79 79 79 79 79 79 79 79 79 1708 1078 1078 1078 1078 1078 1078 1078

20 25 26 28 20 25 18 14 18 15 30 20 0 25 25 25 30 30 10 20 30 22 25 30 30 0 20 25 15 18 16 25 20 28 15 18 17 20 0 18 0 0 0 14 18 28 23 22 21 23 25 21 26 28 25 25 28 28 26 28 25 27

1.00 0.85 0.34 1.10 1.12 1.00 0.90 1.02 1.01 1.43 1.30 0.90 0 1.08 1.28 1.00 0.75 1.10 0.50 0.95 1.00 1.05 1.01 1.40 1.35 0 0.70 1.03 1.60 0.60 0.50 1.52 1.29 0.95 0.80 0.96 0.97 1.29 0 1.06 0 0 0 0.96 2.10 1.36 1.05 1.01 1.36 1.21 1.46 1.05 1.13 0.85 1.60 1.02 1.11 1.05 1.15 1.05 1.34 1.18

1991 1991 1991 1991 1988 1989 1994 1992 1992 1992 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1993 1993 1994 1988 1988 1996 1994 1988 1994 1988 1993 1993 1993 1993 1992 1992 1992 1992 1992 1992 1992 1992 1989 1988 1993 1994 1988 1991 1991 1991 1991 1991 1991 1991 1991 1991 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1996

M

M

M M

M M

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137


Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro Savignano sul Panaro Serramazzoni Serramazzoni Serramazzoni Sestola Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Zocca Zocca Zocca Zocca

via Mombrina 17 via Monticelli 8 via Mostino via Mostino Faeto Faeto Prato Paradiso Pompeano via per Monteforco Casa Zanoli Serra Ventata Ss. 324 Appalto via S. Pellegrino 16 via Canale 182 via Canale 46 via Canale 55 via Canale 55 via Gambisa 79 via Grande Rosa 197 via Lametta via Montecuccoli 67 via Morello Confine 30 via Nasi Interno via Papotti via Per Limidi 772 via Serrasina 114 via Serrasina 570 via Serrasina 573 via Trivio, ex macello Montetortore via Fondazza Montetortore via Mavore Montetortore via S. Rocco Montetortore Via S. Rocco 990

Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Betula Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Ulmus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Acer Quercus

pubescens pubescens pubescens sp. cerris pendula cerris sp. robur robur robur robur robur robur robur minor robur robur robur robur robur robur robur robur robur robur pseudosuber pseudoplatanus petraea

1078 1078 1078 1078 500 500 644 419 419 419 419 419 419 419 419 419 419 419 419 419 419 419 419 419 419 516 516 516 516

27 25 28 27 0 0 20 25 18 0 20 0 0 0 20 15 16 0 0 15 15 15 25 20 15 20 12 20 20

1.30 1.11 1.30 1.11 0 0 1.52 1.16 1.14 0 0.73 0 0 0 1.05 0.76 0.60 0 0 0.50 0.60 0.87 1.00 0.85 0.60 0.90 0.50 0.92 1.07

1996 1996 1996 1996 1983 1983 1987 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1993 1993 1993 1993

M

M

M

PROVINCIA DI BOLOGNA Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Borgo Tossignano Borgo Tossignano Budrio Budrio Budrio Budrio Budrio Budrio Budrio Budrio Budrio Budrio Budrio Budrio Calderara di Reno Castel d’Aiano Castel d’Aiano Castel d’Aiano Castel d’Aiano

chiesa B.V. Carmine via Rigosa 15 S. Ruffillo via La Bastia 2 S. Ruffillo via La Bastia 2 S. Ruffillo via La Bastia 2 S. Ruffillo via La Bastia 2 S. Ruffillo via La Bastia 6 via Cavalieri Ducati via del Bordone 1/2 Campiuno (Ca’ Querceto) via Chiusa Armarolo Via Armarolo 34 Armarolo via S. Donato Bagnarola via Bagnaresa 10 via Mauro via Viazza in Destra 3 Cento via Zenzalino Sud 78 Maddalena Cazzano via Armiggia 57 Mezzolara proseguimento via Viazza Sud Mezzolara via Cavalle Vedrana via S. Leo Vigorso via Taruffo 7 Vigorso via 36 Martiri 3 Frazione Tavernelle, via Persicetana Bocca dei Ravari Casigno (Erbinosa) Casigno (Palazzina) Casigno (Serra)

Tilia Fraxinus Populus Quercus Quercus Quercus Platanus Quercus Quercus Taxus Quercus Populus Quercus Quercus Aesculus Platanus Quercus Alnus Quercus Quercus Ulmus Platanus Platanus Betula Quercus Quercus Quercus

tomentosa excelsior alba robur robur robur hybrida robur sp. baccata robur nigra robur robur hippocastanum orientalis robur glutinosa robur robur minor hybrida hybrida pendula pubescens pubescens pubescens

1194 516 516 516 516 12202 12202 12202 678 1078 216 216 216 79 216 216 216 516 216 77 216 216 1078 327 99 216 216

23 20 30 25 0 0 30 25 25 12 0 30 26 20 22 30 25 10 0 0 22 30 43 0 23 25 24

0.77 0.86 1.00 0.92 0 0 1.61 1.36 1.51 0.73 0 2.19 1.32 0.80 1.15 1.32 1.03 0.55 0 0 1.06 1.78 1.92 0 1.10 1.08 1.06

138

1994 1993 1993 1993 1993 1997 1997 1997 1989 1996 1988 1988 1988 1991 1988 1988 1988 1993 1988 1984 1988 1988 1996 1984 1989 1988 1988

M

M


Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Castel d’Aiano Castel d’Aiano Castel d’Aiano Castel Guelfo di Bologna Castel Maggiore Castel San Pietro Terme Castel San Pietro Terme Castenaso Castiglione dei Pepoli Crespellano Crevalcore Crevalcore Crevalcore Crevalcore Dozza Dozza Dozza Dozza Fontanelice Granarolo dell’Emilia Granarolo dell’Emilia Granarolo dell’Emilia Granarolo dell’Emilia Granarolo dell’Emilia Granarolo dell’Emilia Granarolo dell’Emilia Granarolo dell’Emilia Grizzana Morandi Grizzana Morandi Grizzana Morandi Imola Imola Imola Imola Imola Imola Imola Imola Imola Imola Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Malalbergo Marzabotto Medicina Minerbio Minerbio Monghidoro Monghidoro Monghidoro Monte San Pietro

Sassomolare via Sassomolare 61 Sassomolare via China (Ca’ Natalino) Villa d’Aiano (Monzone) Picchio via Picchio 14 Castello via S. Pierino Villa Ghisiola Villa Ghisiola Marano via Ciottitrentadue 16 Alberete di Mezzo via Savino 34 Bevilacqua via Provane Bolognina via Argini Nord Bolognina via Argini Nord via Bomporto Toscanella via Nuova Sabbioso 24 via Bonora via Croce Conta via Monte del Re Fornione (Ca’ Mattarini) Cadriano via Cadriano 50 Lovoleto via Chiesa 11 via Calabria Vecchia via Ghirardina 29 via Ghirardina 29 via Roma 73 via S. Donato Viadagola via per Castelmaggiore Monte Termine Pioppe Salvaro Camposena Vimignano La Scola Area ex limonaia Piratello via Busa 22 Piratello via Sellustra 3 Ponticelli via del Canale Sasso Morelli via Papotta 3 via Emilia Casa Selvatici via Emilia Levante via Emilia Levante 4 via Zappa 5 via Zello 1 Casa Selvatici Accesso Baita Del Sole Baita Del Sole Ca’ di Polighetto Ca’ Vighi Chiesina-Sega Poggiolforato Farnè Fosso dell’Acero Fosso dell’Acero Lizzano in Belvedere Lizzano in Belvedere Prossimità Fosso Acero Rocca Corneta-Montorso Santuario Beata Vergine via Pellicciani Monte Termine S. Antonio via di S. Antonio 7368 S. Martino Soverz. via Cantalupo 106 S. Martino Soverz. via S. Donato 58 Campeggio (La Martina) Casella via del Cimitero Casella via del Cimitero Bivio via Rasilio

Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Fraxinus Quercus Quercus Quercus Populus Quercus Quercus Quercus Tilia Pyrus Quercus Quercus Platanus Quercus Quercus Fraxinus Quercus Quercus Populus Platanus Pinus Quercus Cupressus Tilia Tilia Ulmus Populus Quercus Quercus Quercus Cedrus Quercus Quercus Fagus Fagus Ilex Quercus Fagus Fagus Fagus Fagus Fagus Fagus Acer Quercus Acer Quercus Pinus Platanus Quercus Populus Castanea Quercus Quercus Quercus

pubescens pubescens pubescens sp. robur pubescens pubescens oxycarpa pubescens sp. sp. nigra robur robur sp. argentea sp. ilex sp. hybrida robur robur oxycarpa robur robur nigra hybrida sylvestris sp. sempervirens cordata argentea minor nigra robur sp. pubescens atlantica sp. sp. sylvatica sylvatica aquifolium sp. sylvatica sylvatica sylvatica sylvatica sylvatica sylvatica pseudoplatanus pubescens pseudoplatanus robur sylvestris hybrida robur nigra sativa cerris cerris sp.

216 216 216 216 1194 643 643 216 12202 216 216 216 216 216 678 678 12202 678 216 12202 12202 12202 12202 12202 112 12202 678 298 1194 962 678 216 216 216 216 216 216 216 678 216 439 439 678 678 678 439 439 439 439 439 439 678 439 216 298 216 216 216 216 216 216 678

22 25 22 25 25 13 0 25 20 25 0 25 25 0 0 0 8 20 25 25 0 20 25 23 20 0 30 0 20 20 25 0 22 20 0 24 20 30 16 22 23 25 10 22 24 30 25 25 25 20 20 19 22 0 0 30 25 23 18 35 30 20

1.04 1.02 1.01 1.45 1.60 0.92 0 1.18 1.50 1.02 0 1.50 0.90 0 0 0 0.70 1.00 1.41 1.75 0 1.20 1.02 1.24 1.02 0 1.20 0 1.05 2.00 0.92 0 1.20 1.75 0 1.25 1.07 1.45 1.05 1.02 1.55 1.60 0.55 0.98 1.30 1.48 1.56 1.74 1.30 1.50 1.30 1.33 1.52 0 0 1.28 1.06 1.02 1.20 1.20 1.00 0.90

1988 1988 1988 1988 1994 1987 1987 1988 1997 1988 1988 1988 1988 1988 1989 1989 1997 1989 1988 1997 1997 1997 1997 1997 1992 1997 1989 1984 1994 1983 1989 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1989 1988 1980 1980 1989 1989 1989 1980 1980 1980 1980 1980 1980 1989 1980 1988 1984 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1989

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139


Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monte San Pietro Monterenzio Monterenzio Ozzano dell’Emilia Ozzano dell’Emilia Ozzano dell’Emilia Ozzano dell’Emilia Ozzano dell’Emilia Ozzano dell’Emilia Ozzano dell’Emilia Ozzano dell’Emilia Pianoro Pianoro Pianoro Pianoro Pianoro Porretta Terme Porretta Terme Porretta Terme Porretta Terme Porretta Terme Sala Bolognese Sala Bolognese Sala Bolognese Sala Bolognese San Benedetto Val di Sambro San Benedetto Val di Sambro San Giorgio di Piano San Giovanni in Persiceto San Giovanni in Persiceto San Giovanni in Persiceto Sasso Marconi Sasso Marconi Sasso Marconi Sasso Marconi Sasso Marconi Sasso Marconi Sasso Marconi Sasso Marconi Vergato Zola Predosa Zola Predosa Zola Predosa Zola Predosa Zola Predosa Zola Predosa Zola Predosa Zola Predosa Zola Predosa

Ca’ dei Cicchetti Ca’ dei Cicchetti Ca’ del Maestro Ca’ di Masi Faeda Faeda La Guarda La Guarda La Guarda Molinello Ponterivabella via Landa 47 Querzola S. Lorenzo in Collina via Landa 55 (Villa Peli) S. Benedetto del Querceto via Ca’ dei Masi Buca Vecchia via Valle Quaderna 6 Mercatale via Montearmato Ponte Rizzoli via Stradelli Guelfi 23 Ponte Rizzoli via Stradelli Guelfi 27 Settefonti via Pilastrino 3 Settefonti via Tolara di Sopra via dei Billi via Marconi Ca’ di Grotto Pian di Macina (Pellizzano) Rastignano via Buozzi 6 S. Maria Zena (Ghisia) S. Maria Zena (per Monte delle Formiche) Capugnano (Francioni) Castelluccio via Piave Castelluccio S. Maria Assunta Madonna del Faggio Pian del Rombicciaio (Faggiona) Bonconvento via Chiesa Bonconvento via Donelli Bonconvento via Donelli Bonconvento via Longarola 40 Madonna dei Fornelli (Rongrino) Ripoli (Il Casone) Gerghenzano via Gherghenzano Poggio via Bologna 118 c/o Villa Pia S. Matteo Decima via Reno Vecchio Villa Zambonelli Battedizzo (Villa Quiete) Borra Borra Mongardino via Montechiaro 65/67 Nugareto (Ca’ Grande) Pontecchio Fondo Chiù S. Lorenzo Corticella Vizzano (Ca’ Paretaro) Tolè via Basabue (Torre) Madonna Prati via Scuderie Madonna Prati via Scuderie Madonna Prati via Scuderie Madonna Prati via Scuderie Madonna Prati via Scuderie Madonna Prati via Scuderie Madonna Prati via Scuderie Madonna Prati via Scuderie Madonna Prati via Scuderie

Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Olea Quercus Quercus Quercus Acer Quercus Quercus Platanus Quercus Quercus Quercus Quercus Populus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Cupressus Cedrus Quercus Fagus Quercus Fraxinus Acer Acer Fagus Quercus Quercus Quercus Morus Fagus Quercus Platanus Populus Quercus Platanus Pinus Quercus Quercus Quercus Quercus Platanus Quercus Cupressus Castanea Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus

robur robur robur sp. robur robur europea robur robur robur negundo pubescens pubescens hybrida sp. sp. sp. sp. nigra sp. sp. sp. sp. pubescens sp. sempervirens atlantica sp. sylvatica sp. excelsior pseudoplatanus pseudoplatanus sylvatica robur robur robur alba sylvatica cerris hybrida alba robur hybrida pinea robur robur robur pubescens hybrida sp. sempervirens sativa robur robur robur robur robur robur robur robur robur

678 678 678 678 678 678 99 678 99 678 12202 678 678 678 216 216 678 678 678 678 678 678 678 678 216 216 678 216 216 216 963 963 216 216 216 216 216 216 99 99 678 216 216 216 216 678 678 1194 216 99 216 216 12202 641 641 641 641 641 641 641 641 641

23 20 25 0 19 20 20 20 20 20 15 0 30 35 25 25 23 20 25 19 26 0 24 0 30 0 28 30 30 20 26 14 0 23 0 25 0 13 18 0 33 30 25 25 12 20 20 20 25 0 30 0 14 25 0 0 0 0 0 0 0 0

0.97 0.98 1.01 0 0.92 0.85 2.86 0.90 1.24 0.95 2.00 0 1.04 1.27 1.01 1.01 0.96 1.05 1.60 1.10 1.05 0 1.27 0 1.08 0 1.84 1.00 0.92 1.40 0.78 0.70 0 1.34 0 1.17 0 0.82 1.22 0 1.91 2.20 1.00 1.70 1.27 0.80 0.85 1.14 1.38 0 1.33 0 2.83 0.98 0 0 0 0 0 0 0 0

140

1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1997 1989 1989 1989 1988 1988 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1988 1988 1989 1988 1988 1988 1983 1983 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1989 1989 1989 1988 1988 1988 1988 1989 1989 1994 1988 1989 1988 1988 1997 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988

M

M

M

M M


PROVINCIA DI FERRARA Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Argenta Argenta Argenta Argenta Bondeno Bondeno Bondeno Ferrara Ferrara Ferrara Ferrara Ferrara Poggio Renatico Poggio Renatico Poggio Renatico Sant’Agostino Sant’Agostino Sant’Agostino Sant’Agostino

Filo Case Selvatiche Il Trombone Strada Della Rovere (Ponte) Traghetto via Morgone Casumaro via per Ferrara 98 Fondo Nasella S. Bianca via per Finale Francolino (Area Golenale Po) Porotto via Catena 63 Quartesana via Ducentola 11 via Gambone 17 Viconovo via Ansa 9 (Possessione Bosco) via Chiesa Vecchia 45 via Molinazzo via XX Settembre 74 piazza Marconi S. Carlo via Frutteti 72 S.S. 255 (Villa Ludergiani) via 4 Torri 15

Morus Morus Quercus Populus Tilia Morus Populus Populus Platanus Quercus Prunus Ulmus Quercus Quercus Fraxinus Platanus Quercus Quercus Platanus

nigra alba robur alba sp. sp. canescens alba orientalis robur serrulata minor robur robur excelsior hybrida robur robur hybrida

74 1078 74 74 74 1194 74 550 112 12202 12202 12202 678 678 678 74 550 74 550

18 12 20 30 0 18 20 22 27 18 7 19 30 25 18 0 15 0 25

1.36 1.10 1.05 1.50 0 1.56 1.00 1.40 1.65 1.46 0.70 1.17 1.20 1.05 1.40 0 1.20 0 1.60

1989 1996 1989 1989 1989 1994 1989 1990 1989 1997 1997 1997 1989 1989 1989 1989 1990 1989 1990

M

PROVINCIA DI RAVENNA Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Bagnacavallo Bagnacavallo Bagnacavallo Brisighella Brisighella Brisighella Brisighella Brisighella Casola Valsenio Casola Valsenio Casola Valsenio Casola Valsenio Casola Valsenio Casola Valsenio Castel Bolognese Castel Bolognese Cervia Cervia Cervia Cervia Conselice Conselice Conselice Cotignola Cotignola Cotignola Cotignola Cotignola Cotignola Cotignola Faenza Faenza Faenza Faenza Faenza

Boncellino via S. Gervasio 13 Boncellino via Sottofiume 52 Strada Bagnoli Inferiore 1 Ca’ di Po Fraz. Monte Romano Fognano Valle di Ghiozzano Fontanamoneta Monte Romano Gebania di Monte Romano Serra di Croce Daniele Campoloro di Sotto Castagnolo (Pozzo) chiesa Settefonti La Ca’ via Senio 14 Val Sintria Podere Valgemiglia via Macello Campiano (Monte della Giovannina) Palazze via Serra Castiglione Cervia Canale del Duca Castiglione Cervia Canale del Duca Pisignano via Crociarone 8 via Catullo Lavezzola S.S. 16 via Selice (Ponte Rosso) via Selice 288 S. Severo via Barbiana 10 S. Severo via Montesa 1 via Canale 6 via Caraffa 6 via Gaggio 46 via Molinello 9 via S. Severo 34 Castelletto di Sarna via Borgo Tulliero corso Baccarini 15 Errano via Firenze Olmatello via Castel Raniero Olmatello via Castel Raniero

Fraxinus Morus Acer Ulmus Quercus Crataegus Sorbus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Platanus Quercus Quercus Populus Morus Fraxinus Populus Populus Populus Quercus Populus Quercus Populus Populus Populus Cedrus Taxus Pinus Pinus Quercus

excelsior sp. campestre minor pubescens monogyna domestica pseudosuber pubescens pubescens pubescens sp. pubescens pubescens pubescens hybrida robur robur alba sp. excelsior alba alba alba robur alba robur alba alba alba deodara baccata pinea pinea cerris

678 1194 678 81 83 82 85 84 417 417 417 417 417 417 417 417 323 964 550 1078 550 550 550 678 678 678 417 79 678 78 641 550 641 641 641

21 15 14 0 15 10 12 12 20 15 0 20 0 22 0 0 0 0 30 8 20 20 20 18 0 25 0 30 20 20 0 10 0 0 0

0.83 0.40 0.75 0 1.69 1.00 0.64 0.60 0.95 0.90 0 1.43 0 1.60 0 0 0 0 1.42 1.30 0.86 1.00 1.10 1.50 0 1.44 0 1.12 0.80 1.00 0 0.67 0 0 0

1989 1994 1989 1983 1983 1983 1983 1983 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1986 1983 1990 1996 1990 1990 1990 1989 1989 1989 1988 1984 1989 1984 1988 1990 1988 1988 1988

M

M

M

141


Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Faenza Faenza Faenza Faenza Faenza Faenza Faenza Faenza Fusignano Lugo Lugo Lugo Lugo Lugo Lugo Lugo Massa Lombarda Massa Lombarda Massa Lombarda Massa Lombarda Massa Lombarda Massa Lombarda Massa Lombarda Massa Lombarda Massa Lombarda Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Ravenna Russi Russi Sant’Agata sul Santerno Solarolo Solarolo Solarolo

Riva via Sarna S. Biagio via Cavaliera 3 S. Pier Laguna via Lugo 153 Sarna via Marazzi 5 via Borgo Tulliero Villa Gessi via Castel Raniero via Oriolo 5 via Pergola 34 via Fiume di Sotto Belricetto via Fiumazzo 384 Belricetto via Fiumazzo 403 Belricetto via Fiumazzo 437 via S. Andrea 40 Villa S. Martino Ronchetto Villa S. Martino Ronchetto Villa S. Martino via Rio Fantino 7 via Damano 2 via Damano 7 via Damano 7 via del Signore 16 via del Signore 22 via del Signore 24 via Merlo 19 via Selice Vecchia viale Ravenna 4 Borgo Masotti via Canale Guiccioli Borgo Montone via Fiume Abbandonato 441 Borgo Montone via Fiume Abbandonato c/o basilica S. Maria in Porto Coccolia via S.P. 53 Gambellara via Gambellara 110 Gambellara vicolo Pasolini 2 Mezzano via Reale 355 S. Marco via Viazza di Sotto 68 S. Michele via Viazza Sotto 43 S. Pietro Campiano via Sale 8 S. Pietro in Vincoli via Castello S. Pietro Vincoli via Bertaccini Via S. Vitale c/o basilica viale Randi 51 S. Pancrazio via Farini 24 S. Pancrazio via Libertà 1 via Bachelet via Cavina 2 via Donegallia 8 via Pritella 6

Quercus Quercus Platanus Quercus Quercus Quercus Pinus Quercus Populus Tilia Platanus Quercus Populus Populus Quercus Populus Quercus Quercus Quercus Populus Morus Populus Populus Morus Ulmus Populus Tilia Platanus Quercus Pinus Morus Populus Quercus Populus Quercus Populus Quercus Quercus Platanus Quercus Quercus Tilia Quercus Ulmus Quercus Populus

robur cerris hybrida pubescens pubescens pubescens pinea pubescens alba tomentosa sp. robur alba nigra robur alba robur robur robur nigra alba alba alba nigra minor alba tomentosa hybrida robur pinea sp. alba robur alba petraea alba robur robur hybrida robur robur tomentosa robur pumila robur alba

641 641 12202 641 641 641 641 641 678 417 417 550 550 550 678 550 550 550 550 550 550 550 550 1194 678 80 678 1194 550 1194 12202 678 1194 678 1194 1194 112 678 678 678 99 417 550 12202 1194 1078

1988 1988 1997 1988 1988 1988 1988 1988 1989 1988 1988 1990 1990 1990 1989 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1994 1989 1984 1989 1994 1990 1994 1997 1989 1994 1989 1994 1994 1990 1989 1989 1989 1989 1988 1990 1997 1994 1996

0 25 26 0 0 24 0 20 27 0 32 20 30 20 20 28 18 15 0 27 15 32 25 11 16 15 12 34 18 15 13 20 17 26 17 20 23 15 30 18 18 0 18 21 18 25

0 1.08 2.00 0 0 1.32 0 1.03 1.30 0 1.34 1.15 0.80 1.03 0.80 1.50 0.76 0.83 0 1.66 1.25 1.70 1.10 1.56 0.80 1.30 1.00 1.34 0.88 0.40 0.98 1.49 0.80 1.28 1.06 1.18 1.08 1.06 1.24 1.13 1.06 0 1.17 1.15 1.23 1.62

Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Bagno di Romagna Bagno di Romagna Bagno di Romagna Bagno di Romagna Bertinoro Bertinoro Bertinoro Cesena Cesena Cesena

Case Bruciate Fraz. Lago Pontini Fraz. Vessa Loc. Campo Savino Fraz. Poggio Lastra Podere Poggetto Dorgagnano via Consolare 968 Fratta Terme via Mascagni via Ponara 1762 Fraz. Lizzanovia Casalecchio 1900 Ponte Abbadesse via Francia 394 S. Andrea Bagnolo via Calabria 97

Quercus Salix Quercus Quercus Quercus Quercus Morus Quercus Prunus Populus

pubescens alba pubescens pubescens pubescens sp. alba pubescens dulcis canescens

678 1078 1078 1078 516 99 12202 1078 12202 12202

23 20 19 24 25 24 11 20 12 26

1.18 1.46 1.00 1.50 1.30 1.35 0.60 1.15 0.86 1.34

M

M

M

PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA

142

1989 1996 1996 1996 1993 1989 1997 1996 1997 1997

M

M


Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Cesena Cesena Cesena Cesena Civitella di Romagna Civitella di Romagna Civitella di Romagna Dovadola Forlì Forlì Forlì Forlì Galeata Longiano Longiano Meldola Modigliana Montiano Portico e San Benedetto Predappio Predappio Premilcuore Premilcuore Rocca San Casciano Roncofreddo Roncofreddo Sarsina Sarsina Sarsina Sarsina Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone Sogliano al Rubicone Sogliano al Rubicone Sogliano al Rubicone Sogliano al Rubicone Sogliano al Rubicone Sogliano al Rubicone Tredozio Verghereto Verghereto Verghereto Verghereto Verghereto Verghereto Verghereto Verghereto Verghereto

S. Carlo via Montegranella 1237 S. Giorgio via Melona 3401 S. Vittore via Romea 2208 (Villa Mami) via S. Carlo 2620 Badie Collina Strada Prov. per Cigno Podere Casina cimitero Carpinello via Cervese Roncadello via Barona 10a S. Tomè via Lughese 71 S. Varano Villa Saffi Galeata via Cenni 14 via Prato via Prato Meldola viale Roma 186 Miano via Trebbio Campopiano Frazione Montenovo via Chiesa 250 Portico di Romagna via S. Benedetto Monte Maggiore Berleta S. Marina Particeto Caselle Case Nuove di Montalto Vecchia Montalto Vecchio Tavernelle Vecchie Fraz. Montebora Loc. Casetta Fraz. Monteleone Loc. Castello Fraz. Montalto Loc. Badia Fraz. Montriolo Loc. Il Poggio Fraz. S. Martino c/o Il Piano Sorbano Alto via L. da Vinci c/o Rotonda Bagnolo via Farneto Bivio Montegelli via Statale 71 chiesa di Vignola Montecchio di Sopra (Ca’ del Cucco) Montecchio via S. Paolo Montegelli via Ca’ dell’Erre S. Benedetto in Vernano c/o chiesa Farneta Balze (Sorgenti Tevere) Castelpriore Strada per Pereto Fraz. Ca’ Monticino Fraz. Monte Fumaiolo Sentiero Sorgente Tevere Fraz. Nasseto Loc. Casanova Fraz. Monte Fumaiolo Monte Fumaiolo, Eremo S. Alberico Monte Fumaiolo, Sorgente Radice S. Alessio (Il Casale)

Quercus Morus Cedrus Pinus Quercus Quercus Quercus Cupressus Platanus Populus Populus Quercus Tilia Quercus Quercus Sorbus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Ulmus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Tilia Quercus Fraxinus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Fagus Quercus Fagus Fagus Quercus Fagus Fagus Fagus Fagus

pubescens sp. libanotica pinea sp. sp. pubescens sempervirens orientalis nigra alba pubescens cordata pubescens pubescens domestica pubescens petraea ilex pubescens pubescens pubescens pubescens pubescens minor pubescens pubescens pubescens pubescens pubescens platyphyllos pubescens oxycarpa pubescens pubescens pubescens petraea pubescens pubescens sylvatica sp. sylvatica sylvatica cerris sylvatica sylvatica sylvatica sylvatica

420 12202 420 1078 420 420 420 420 112 112 112 112 550 1078 1078 516 99 1078 678 12202 12202 12202 420 420 1078 1078 1078 1078 1078 12202 1078 112 1194 1078 112 112 112 1078 12202 420 420 1078 1078 1078 1078 1078 1078 420

1988 1997 1988 1996 1988 1988 1988 1988 1992 1992 1992 1992 1990 1996 1996 1993 1989 1996 1989 1997 1997 1997 1988 1988 1996 1996 1996 1996 1996 1997 1996 1992 1994 1996 1992 1992 1992 1996 1997 1988 1988 1996 1996 1996 1996 1996 1996 1988

18 12 18 28 18 15 18 16 23 30 30 22 25 23 23 12 20 21 10 25 25 16 18 18 26 24 19 25 22 20 30 18 16 17 22 18 30 17 18 15 24 11 22 19 18 17 22 13

1.10 1.10 1.63 1.00 1.05 1.06 1.03 0.80 1.40 1.45 1.60 1.20 1.00 1.05 1.08 0.30 1.15 0.98 0.70 1.73 1.67 0.90 1.37 1.05 1.18 0.99 1.08 1.02 1.33 1.11 1.23 1.10 1.05 1.07 1.40 0.90 1.10 1.24 1.35 0.94 1.62 1.15 1.40 0.99 1.76 1.27 1.86 0.83

Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Cattolica Cattolica Cattolica Cattolica Coriano Coriano Coriano Coriano

Cattolica piazza Mercato 24 Cattolica via Corridoni 38 Cattolica via Mazzini 103 Cattolica via Pascoli 1 Besanigo via Celletta Coriano Ca’ Chiarzi Coriano Monte Poggio Coriano Rio Puglia via Vigne

Taxus Ailanthus Taxus Tilia Quercus Quercus Quercus Quercus

baccata altissima baccata cordata petraea petraea robur pubescens

550 516 550 550 99 99 99 99

10 20 12 18 21 0 12 12

1.75 1.00 0.70 0.92 1.00 0 0.68 0.53

M

M

M

M

PROVINCIA DI RIMINI

1990 1993 1990 1990 1989 1989 1989 1989

M

143


Comune

Località

Genere

Specie

Dec. N° Anno

H

D

Coriano Coriano Coriano Coriano Coriano Coriano Coriano Coriano Coriano Coriano Coriano Rimini San Clemente San Giovanni in Marignano San Giovanni in Marignano San Giovanni in Marignano San Giovanni in Marignano San Giovanni in Marignano Torriana Torriana Torriana Torriana Verucchio

Coriano via Scuole Monte Tauro via Marano Monte Tauro via Montescudo Monte Tauro via Montone Monte Tauro via Riva Bianca Monte Tauro via Marano Mulazzano via Monte Mulazzano via Selve Ospedaletto via Vecciano 109 Vallecchio ex molino Vallecchio via Vallecchio Le Grazie S. Cristina 1 Castelleale Strada di Coriano via Casino Albini 820/A via Malpasso via Massaro via Resistenza 35 via Rossi Montebello Loc. Madonna di Saiano Montebello via Ca’ Madonna Montebello via Palazzo Marecchiese Montebello via Pian di Porta Villa Verrucchio via Passetto

Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Quercus Tilia Quercus Aesculus Quercus Quercus Morus Quercus Phillirea Quercus Quercus Quercus Quercus

petraea pubescens sp. pubescens pubescens robur robur robur petraea robur robur sp. sp. hippocastanum pubescens pubescens alba pubescens latifolia petraea petraea pubescens pubescens

99 99 99 99 99 99 99 99 99 99 99 420 420 516 516 516 516 516 12202 1194 1194 1194 12202

23 12 11 11 10 12 13 12 15 13 17 14 25 27 20 16 12 17 8 12 0 22 18

1.21 0.57 0.87 0.75 0.60 0.52 0.63 0.57 0.62 0.74 1.05 0.95 1.47 0.85 0.80 0.55 0.95 0.75 0.25 1.05 0 0.95 1.27

144

1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1989 1988 1988 1993 1993 1993 1993 1993 1997 1994 1994 1994 1997

M

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