Kainòn n°7

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N°7 Un magazine con cui vi racconteremo di noi, dei nostri studi e delle nostre passioni Magazine ufficiale del Liceo "F. Fiorentino" n° 7 A.S. 2023/2024 kainòn 1863-2023 Liceo Classico-Artistico "F. Fiorentino" 160 Anni

L'Editoriale

Al termine di questa mia reggenza al Liceo Classico-Artistico “F. Fiorentino”, sono diversi e contrastanti i sentimenti che provo, ma particolarmente quello che avverto con forza è un sentimento di gratitudine, per tutte le componenti che operano e frequentano questa gloriosa e storica scuola, nel 160° anniversario della sua fondazione. La mia presenza in questa scuola, seppure in un periodo di reggenza, è stata per me professionalmente ed emotivamente un’esperienza straordinaria.

Sono stati sette anni in cui ho avuto l’onore e il piacere di lavorare con la comunità scolastica del Fiorentino, una valida comunità: accogliente, disponibile, generosa nell’impegno e nella dedizione al servizio, tenace, aperta al cambiamento e alle sfide che abbiamo affrontato insieme e che ci hanno uniti e rafforzati umanamente e professionalmente, raggiungendo notevoli successi in ambiti diversi. Ringrazio veramente tutti, chi è già andato in pensione, chi è stato qui per brevi periodi, chi ho travato ed è ancora presente, tutti coloro che si sono prodigati, con competenza e disponibilità, senza limiti di tempo, per dare il proprio contributo all’arricchimento dell’offerta formativa di questa scuola, che ha ricevuto e continua a ricevere numerosi riconoscimenti da ogni parte, a livello locale, regionale e nazionale.

Ai docenti tutti auguro di saper sempre condividere e crescere come persone e come professionisti, che operano in una comunità educante che ha sempre più bisogno di interventi educativi e di esempi positivi, per maturare nei valori veri della vita. Spendersi, oggi, per i nostri alunni, significa sperare in un mondo nuovo e diverso, dove non esisteranno più soprusi, oppressioni, diversità e violenza. Insegniamo alle nuove generazioni l’umiltà, la tolleranza, l’uguaglianza, la pace, l’accettazione del “diverso”, e al disopra di tutto, il rispetto delle regole e delle norme del vivere civile.

anche a livello nazionale, per i progetti realizzati e per i successi ottenuti dagli studenti/esse.

goDalle pagine di questo nostro straordinario giornalino, voglio vivamente porgere il mio saluto e ringraziamento a tutti i docenti, al personale non docente e ai genitori, che hanno collaborato durante il mio mandato di Dirigente Scolastico Reggente. Il mio personale ringraziamento, per la collaborazione ed il lavoro svolto a tutti e ad ognuno di voi singolarmente! Avrei mille cose da dirvi, se penso al tempo trascorso con l’obiettivo comune di formare i nostri ragazzi. Non voglio fare elenchi di persone o di attività, finirei col dimenticare qualcuno o qualcosa. Ma con emozione e commozione ricordo il mio arrivo nel settembre del 2017, l’inaugurazione del Liceo Quadriennale, il Biomedico e le curvature scientifica, linguistica e giuridica, un nuovo indirizzo per il Liceo artistico, le Notti nazionali del Liceo Classico, gli ospiti illustri, le performance dei ragazzi, la notorietà acquisita,

Agli studenti/esse del Liceo Classico Artistico Fiorentino che hanno scelto questa scuola e che la sceglieranno, auguro “l’insaziabilità della conoscenza”, la “curiositas”, il desiderio e l’amore del conoscere, l’impegno e la dedizione allo studio per conquistare una solida base intellettuale e culturale che vi offrirà un’ampia possibilità di scelta, al termine degli studi liceali. Qui, oltre che la cultura umanistica, si apprende anche la cultura scientifica, la matematica, l’inglese, lo sport, nella varietà dei metodi d’insegnamento/apprendimento che si estendono fino alle forme più innovative. Qui l’antico e il nuovo, la tradizione e l’innovazione, si fondono nell’unica avventura del sapere, che non è semplice conoscenza ma diventa comprensione intellettuale e morale di se stessi e del mondo che abitiamo, dove è sempre più necessario costruire ponti: tra il passato, il presente, il futuro, le diverse culture, le lingue, le “diversità” che rendono ogni essere umano unico e irripetibile. Continuate e perseverate in esperienze di socializzazione, condivisione, feste, gare sportive, momenti di riflessione, visite guidate, viaggi d’istruzione, e tutto ciò che sostiene il senso di appartenenza alla comunità scolastica di cui voi studenti siete il “centro”, il “cuore pulsante”, il momento presente ma anche il futuro: i cittadini e le cittadine di domani, che dotati di un sano spirito critico, sapranno interagire in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso. A voi gli auguri per un futuro radioso!

LA NOSTRA VOCE SU...

“Faccia a Faccia”

a cura della VB Artistico

Il 14 Maggio 2024 si sono concluse le celebrazioni per i 160 anni del nostro glorioso Liceo, uno dei primi istituti nati dopo l’unità d’Italia.

Grazie all’impegno e alla collaborazione fra l’artista Leonardo Cannistrà, i docenti e gli studenti del Liceo Artistico, la facciata della scuola è stata sottoposta ad un’opera di restyling veramente strepitosa.

Divisa in tre parti, la facciata mostra ora, tre figure diverse: nella prima, partendo da sinistra, troviamo il busto del filosofo ottocentesco Francesco Fiorentino, a cui la scuola é dedicata. Autore che divenne famoso per aver pensato e elaborato un manuale sulla storia della filosofia, utilizzato per decenni nei licei meridionali, Francesco Fiorentino, viene inoltre, celebrato per i suoi studi filologici innovativi di stampo positivista. Il volto di F. Fiorentino è collocato in un contesto di colori e segni che indicano il connubio tra tradizione e innovazione che da sempre caratterizza la nostra scuola.

Al centro della facciata sono collocati due disegni che rappresentano: la figura mitologica di Icaro e l’ornitottero progettato da Leonardo Da Vinci.

La contrapposizione di queste due figure, vuole rappresentare la maturazione che noi studenti raggiungiamo nei cinque anni di scuola superiore, indicando come gli studi ci consentono di munirci di ali per poter volare lungo il sentiero della vita.

L’ultimo murales, rappresenta invece la Ninfa di Terina, dipinta con la tecnica del Line Art. La raffigurazione della Sirena Ligea, personificazione della città di Terina, presente sulle splendide monete coniate a Terina, considerate tra i capolavori più significativi dell’antica numi-

smatica. Il mito risulta rilevante per la città, poiché la salma della ninfa rimasta impigliata nella rete dei pescatori che affascinati dalla sua bellezza, cercarono di salvarla tirandola su, per poi abbandonarla sulla spiaggia del golfo lametino, dove ricevette degna sepoltura.

Sovrastante le due figure una lunga greca nel segno della tradizione classica. Dal passato, al presente e verso il futuro, all’insegna della conoscenza che ci rende liberi. “160 anni di pensiero libero”, così è stato scritto durante la suggestiva inaugurazione dell’opera, come monito per continuare su questa strada, per essere protagonisti del nostro presente e costruttori di un futuro migliore.

La collaborazione creatasi tra studenti e professionisti del mestiere ha dato vita ad un’esperienza formativa che ha ci ha portati ad ampliare le nostre conoscenze tecniche: teoriche e pratiche.

Durante le attività pomeridiane di progettazione e preparazione della facciata per la realizzazione dei murales, abbiamo avuto modo di sperimentare le tecniche e gli accorgimenti necessari all’esecuzione di un lavoro in larga scala, valutando questioni quali logistica, prospettiva e stesura del colore. Rimarrà impresso nella nostra mente l’attitudine e l’abilità pittorica del professore L. Cannistrà durante il corso di formazione “Faccia a Faccia”. É stato coinvolgente e interessante osservare il compimento dei murales che a lungo resteranno presenti sulla facciata della nostra scuola.

“Noi

LA NOSTRA VOCE SU...

ai Campionati delle Lingue e Civiltà Classiche”

di Stella Roperto e Pierfrancesco Senese VC Classico

L’8 Maggio 2024, dopo un lungo viaggio in treno, da Lamezia Terme siamo arrivati finalmente a Sulmona (AQ). Siamo in due a scrivere, Stella Roperto e Pierfrancesco Senese della 5C, perché entrambi abbiamo vissuto un’indimenticabile e straordinaria esperienza di crescita formativa e personale!

Dopo aver superato la fase regionale delle selezioni per i Campionati delle Lingue e Civiltà Classiche, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare alla Finale Nazionale della gara, che ha visto concorrere 79 studenti provenienti da tutta Italia! Il 9 Maggio mattina, con entusiasmo e timore, ci siamo recati presso il Polo liceale “Ovidio” di Sulmona per sostenere la gara, ognuno per la sezione a cui aveva partecipato! Grande curiosità e anche una certa ansia si percepivano tra noi partecipanti, soddisfatti però alla fine dei lavori portati a termine dopo ore di concentrazione ed impegno. Ma l’aspetto umano, fatto di conoscenze, di relazioni, di visite in giro per la città, di risate, di scambi di contatti e di amicizie nuove create, è stato sicuramente l’elemento più bello di questa nuova avventura che abbiamo condiviso con tanti ragazzi di regioni diverse. Abbiamo vissuto momenti significativi, con pranzi e cene in allegria, condivisione di camere nell’albergo, scambi di pensieri dopo la

gara e, infine, i saluti finali con la speranza di rivedersi ancora, magari per qualche altro viaggio insieme! Infine, ma non per ultima, l’emozione della cerimonia di premiazione la mattina del 10 maggio, tutti vestiti in modo più elegante e con la speranza di sentir pronunciare il proprio nome sul podio! E, per la nostra scuola, un nome si è sentito: “al terzo posto, per Lingua Greca, Pierfrancesco Senese del Liceo Classico-Artistico F. Fiorentino di LameziaTerme”!

Quanta emozione e che felicità! Indescrivibili!

Poi le foto fatte tutti insieme sul palco, con i visi stanchi ma felici, con i numerosi complimenti della Commissione che ha corretto gli elaborati, della rappresentante del Ministero dell’Istruzione e del Merito, dei rappresentanti della scuola organizzatrice e del Professore Montanari, insigne grecista di fama internazionale.

Dopo un altro lungo viaggio di rientro, siamo infine arrivati a casa con un senso profondo di bellezza e di emozione per tutto questo che abbiamo vissuto in tre giorni fantastici, certi di aver rappresentato la nostra scuola al meglio e di aver portato un pezzo dell’amata Calabria su quel prestigioso podio nazionale!

LA NOSTRA VOCE SU...

“Viaggio

a Bruxelles”

di Mariagrazia Fragale VA Classico

Quando i padri fondatori dell’Unione Europea diedero vita, con la speranza di costruire un futuro più roseo per i Paesi del Vecchio Continente, piagati nel secolo breve da due lunghe e disastrose guerre mondiali, ad un’alleanza politica ed economica tra quelle nazioni che accolsero di buon grado la proposta, non immaginavano che, a distanza di anni, tanti giovani avrebbero perso interesse nei confronti delle istituzioni europee, a tal punto da non considerarsi più parte di questa grande famiglia. È forse stato anche questo il motivo che ha spinto la Regione Calabria, che nutre il vivo desiderio di avvicinare le nuove generazioni al delicato mondo della politica, nonché di indurle ad una cura più consapevole di un territorio che ha tanto bisogno di essere liberato dalle catene opprimenti della sopraffazione, a finanziare un viaggio formativo a Bruxelles nei luoghi che reggono ogni giorno le sorti della nostra vita. Un’esperienza che ha permesso, insomma, di spazzare via una negatività ormai diffusa e di rinnovare fiducia nel futuro. Accompagnati da cinque docenti, provenienti da tutta la Regione, 50 studenti selezionati durante la cerimonia delle "Eccellenze Scolastiche calabresi”, nei tre giorni trascorsi in terra belga ci siamo arricchiti di conoscenze oltremodo utili, al fine di dar vita ad una più piena consapevolezza di quante possibilità l’UE ha da offrire a ciascuno.

Il primo giorno di viaggio, 9 aprile 2024, ci ha visti impegnati in un incontro presso le aule della European and Social Committee, nelle quali si è chiarito il ruolo svolto, a livello nazionale e internazionale, dal Comi-

tato Europeo delle Regioni. Il pomeriggio è trascorso visitando la città di Bruxelles e le sue meraviglie architettoniche, come il palazzo reale e i suoi eleganti giardini, le gallerie di Saint-Hubert, sino a giungere nelle vie che circondano la Grand Place, stupefacente per la sua grandezza e per la preziosità dei colori e dei dettagli aurei dei suoi palazzi.

Durante la seconda giornata, 10 aprile 2024, siamo stati ospitati dalla Belgian-Italian Chamber of Commerce. Qui un’interessante lezione sul funzionamento dei fondi strutturali che l’UE affida alle regioni è stata seguita da due workshops che avevano l’obiettivo di renderci protagonisti di una strategia economica importante: la distribuzione del denaro pubblico per la realizzazione degli obiettivi fissati dall’Unione. Nel pomeriggio la visita al Parlamentarium e alla mostra interattiva in esso custodita ci ha consentito di intraprendere un viaggio virtuale attraverso la storia del nostro continente, dalle origini sino ai tempi moderni, nonché comprendere più approfonditamente le dinamiche sottese alla democrazia che governa i nostri territori.

La terza giornata ha preso un taglio differente, difatti, è stata dedicata all’analisi delle opere pittoriche di uno dei più illustri rappresentanti del Surrealismo, René Magritte, esposte nel Museo dedicatogli dalla città belga. Il tutto si è concluso con la formativa visita alla Casa della Storia Europea, che custodisce una collezione unica di documenti e oggetti storici di grande valore.

Si dice che i bilanci si debbano redigere sempre alla fine dei viaggi (un po’ come nella vita), ad oggi, dunque, posso dire di essere grata di quanto quest’esperienza mi ha insegnato, se non altro perché mi ha dato occasione di approfondire argomenti a me poco noti. Non ho mai nutrito grande interesse nella politica, né tantomeno nelle questioni riguardanti l’economia degli Stati. Credo fermamente, tuttavia, che sia necessario armarsi di quanti più strumenti possibile per costruire una società più degna di esser definita “umana”.

In un mondo che impone il pensiero omologato, che mortifica il merito e non premia la costanza dei più volenterosi, occorre riscoprire la grandezza dei valori che ognuno di noi si porta dentro e la gratitudine nei confronti di quanti hanno lottato strenuamente, per fare in modo che i diritti umani siano riconosciuti e rispettati, che la scuola divenga un luogo di unione e rispetto, che le tavole di ogni famiglia siano colme di cibo, che gli ospedali abbiano medici istruiti, che la vera giustizia possa finalmente essere conquistata.

A noi spetta, quantomeno, tentare di non rendere vani i loro sforzi, battendoci per un’umanità nuova, che sappia farsi carico delle necessità degli ultimi e mettere a disposizione risorse e competenze come pilastri fondatori e stabili di concordia e rettitudine.

LA NOSTRA VOCE SU...

“Riflessioni di un Rappresentante della Consulta Provinciale, tra impegno e sfide” di Antonio Conte IVB Classico

Essere un rappresentante della Consulta Provinciale è un impegno che va al di là delle semplici responsabilità personali. È un ruolo che richiede dedizione, passione e un profondo desiderio di prestare un servizio alla propria comunità scolastica. Da quando ho assunto questo incarico, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza unica, fatta di incontri significativi, sfide stimolanti e anche la soddisfazione di poter contribuire allo sviluppo della vita degli studenti.

Uno dei principali aspetti che rendono il ruolo di rappresentante della Consulta Provinciale così gratificante è la possibilità di interagire direttamente con le persone. Essere il tramite tra gli studenti e le istituzioni, mi ha permesso di comprendere del tutto le esigenze, i desideri e le preoccupazioni del mio istituto e dei suoi membri. Ascoltare le loro storie, le loro idee, i loro suggerimenti e i loro problemi è stato illuminante e mi ha fornito una prospettiva più ampia delle cose. A questo ruolo, tuttavia, sono annesse anche sfide significative. Una delle sfide principali è stata quella di confrontare le diverse opinioni e esigenze della scuola, con una vasta gamma di interessi e punti di vista. Attraverso il dialogo aperto, la collaborazione e la ricerca di soluzioni inclusive, comunque, siamo riusciti a superare molte di queste sfide e a realizzare gli obiettivi prefissati. Un’altra sfida

importante è stata quella di assicurare che le voci di tutti fossero ascoltate e rappresentate equamente. Come rappresentante, infatti, ho sentito il peso della responsabilità di garantire che nessuno venisse lasciato indietro e che ogni membro dell’istituto avesse la possibilità di collaborare in ogni attività progettata e realizzata. È stato un lavoro impegnativo, ma estremamente gratificante, che ci ha permesso di realizzare: l’installazione della panchina rossa nel cortile della scuola, simbolo di solidarietà e sostegno per chiunque ne abbia bisogno; alcuni eventi di sensibilizzazione su temi importanti come la criminalità organizzata, la violenza contro le donne e i disturbi del comportamento alimentare, per promuovere una cultura della consapevolezza e del dialogo nella comunità scolastica; il merchandising e i gadget dell’istituto; tornei sportivi e altro. Nonostante le sfide, essere rappresentante di Consulta è stata un’esperienza incredibilmente arricchente e formativa. Mi ha permesso di crescere sia personalmente che scolasticamente, sviluppando competenze di leadership e coordinazione che mi hanno reso meno impulsivo e più riflessivo e attento. Quest’esperienza mi ha anche dato la possibilità di fare la differenza nella vita delle persone e di dare il mio contributo alla crescita della comunità scolastica, intessendo una fitta rete di relazioni, che diversamente non avrei potuto sviluppare. Un viaggio emozionante, fatto di alti e bassi, ma che mi ha arricchito in modi che non avrei mai potuto immaginare, poiché “è dando che si riceve” e quando pensi che sei tu a fare qualcosa per gli altri, scopri che ricevi molto di più. Sono grato per l’opportunità che ho avuto di servire la mia scuola, anche nella relazione con le altre scuole della città e della provincia, è un ruolo che consiglio vivamente a chiunque abbia a cuore il benessere della propria scuola e sia disposto a mettersi in gioco dedicando più tempo ed energia per “fare la differenza”.

LA NOSTRA VOCE SU...

"Fiorentino

d'autore e Fiorentino delle idee"

Anche quest’anno il nostro Liceo si impone come faro di cultura per noi studenti e per tutto il territorio, grazie agli innumerevoli appuntamenti della nostra rassegna “Fiorentino d’autore” che si affianca al “Fiorentino delle idee”. Come ogni anno, al centro dell’interesse comune, sono alcune figure di spicco del panorama culturale del nostro territorio, scrittori, giornalisti, intellettuali. L’anno scolastico corrente ha avuto un incipit tutto al femminile con il primo appuntamento della rassegna avvenuto nel mese di ottobre: le nostre due prime ospiti sono state la Prof.ssa Costanza Falvo D’Urso e l’Avv. Jenny Mauro che hanno dialogato insieme a noi studenti sull’opera omnia di Pina Majone Mauro, poetessa, scrittrice ed insegnante di sopraffina sensibilità; aperte in bellezza, dunque, le danze della nostra raffinata rassegna che è proseguita con altri ospiti d’eccezione come la Prof.ssa Michela Cimmino che è intervenuta in merito al suo libro “Lettera d’amore al di là del mare” e, ancora, un’altra figura eminente della città che ha contribuito a definirne la storia, il Prof. Vincenzo Villella che ha approfonditamente discusso con noi affrontando i temi più disparati, dalla microstoria, alla questione meridionale, fino ad approdare ai grandi quesiti della ricerca storica. Un incontro a dir poco proficuo e pregnante dal quale abbiamo tratto non solo conoscenze in ordine ad un territorio, il nostro, che conosciamo poco, ma anche numerose pillole di umanità e insegnamenti morali.

Giovani menti hanno impreziosito la nostra rassegna, come quella del brillante Paolo Ponzù Donato, autore del libro “Magog”, un viaggio lungo le rotte dei migranti di cui sono protagonisti due giovani che, come molti altri, sfuggono alla violenza della guerra e alla miseria diffusa nei tanti Sud del mondo, in un tempo in cui la globalizzazione

è stata un’opportunità per pochi e una disgrazia per molti. A dimostrazione della varietà tematica che distingue il nostro cartellone culturale, nel mese di aprile si è tenuto un incontro col giornalista Gianfranco Manfredi e con Vincenza Alessio Librandi in merito al libro scritto da Manfredi “Librandi, storia di uomini, vigneti e vini”. Anche in questo caso la discussione ha attraversato temi diversificati che hanno mantenuto alta l’attenzione dell’uditorio: la tradizione vitivinicola del territorio e le sue lontane origini, il modo in cui il vino veniva concepito dagli antichi e come, invece, viene interpretato oggi.

Non manca nel nostro Liceo un occhio attento all’attualità, alle tortuose dinamiche internazionali che dimidiano l’opinione pubblica; se n’è parlato in un altro coinvolgente appuntamento con la cultura che ha visto come ospite il giornalista Antonello Torchia, autore del libro “I rapporti tra Cina e Francia”, il quale ci ha arricchiti con la sua profonda conoscenza degli equilibri e dei disequilibri che regolano i rapporti tra stati e grandi potenze.

Ma ciò che abbiamo compreso realmente da queste esperienze quotidiane è la competenza comunicativa, la capacità di parlare davanti ad un uditorio stemperando le ansie e i timori, di focalizzare gli argomenti topici, di affrontare grandi temi, di allenare l’abilità espositiva, di vestire i panni di piccoli giornalisti, anche in vista di un futuro lavorativo neanche così lontano. Tutto questo è stato possibile grazie al nostro impegno, ma soprattutto grazie agli stimoli continui da parte nostri insegnanti che ci hanno offerto la possibilità di confrontarci con personalità di spicco e professionisti in vari ambiti e di crescere umanamente e culturalmente anche alla luce di questo confronto. Molti altri sono stati gli appuntamenti del “Fiorentino d’autore” e la lista è ancora in fieri; in vista della fine di quest’anno scolastico sono in preparazione altri eventi che riconfermeranno certamente la preziosità di questa rassegna per la nostra formazione e per la crescita culturale del nostro territorio.

LA NOSTRA VOCE SU...

A conclusione di questo importante anno scolastico le classi in uscita hanno partecipato al viaggio d’istruzione in Spagna. L’esperienza iniziata il 30 aprile e conclusa il 6 maggio ha visto come mete principali: Lloret de Mar in Costa Brava e Barcellona, cuore della cultura Catalana.

Dopo aver trascorso i primi due giorni in viaggio, prima in pullman poi a bordo della Grimaldi Lines, il tanto atteso arrivo in Costa Brava ha rincuorato noi ragazzi, i quali una volta sistemati presso l’hotel “Don Juan”, abbiamo iniziato ad esplorare la cittadina di Lloret de Mar a due passi dal mare. Il calore spagnolo, le lunghe passeggiate tra le palme del “Passeig d’Agusti Fon”, lo scintillio del mare e il rumore delle onde che irrompevano sugli scogli hanno costellato i primi momenti vissuti in Catalogna. “Niente limiti, solo orizzonti” - ricorda una studentessa, in merito alla giornata trascorsa. Nello stesso pomeriggio la tappa è stata Girona. Noi ragazzi accompagnati dalle rispettive guide abbiamo scoperto una nuova realtà e malgrado il cattivo tempo siamo riusciti ad apprezzare la bellezza di una città ricolma di storia e tradizione. Punto focale della visita è stata la Cattedrale di Santa Maria, edificata nel punto più alto del pueblo, un pregevole esempio di architettura religiosa della catalogna che vanta la più grande navata gotica

"La gita delle quinte" di Camilla

al mondo.

Latelli IVA Quadriennale

Il giorno seguente è stato dedicato interamente a Barcellona. Il primo giro ha incluso la parte storica della città, piena di vicoli stretti che fanno immergere chiunque in una stravolgente atmosfera medioevale, per poi continuare con una passeggiata sulla Rambla il viale caratteristico, pieno di turisti e artisti di strada, lungo un kilometro e quattrocento metri che collega Plaça de Catalunya con il Port Vell.

Dopo la visita allo “Stadio Olimpio Lluís Companys” ed aver ammirato il Castello di Montjuïc, tramite un tour in pullman poi si è passati dalla famosa Casa Batllò ideata da Gaudì come residenza esclusiva per Josep Batllo’ e dalle altre affascinanti strutture architettoniche che sorgono lungo Passeig de Gràcia.

Durante l’ultimo giorno la meta principale è stata la “Sagrada Familia”, intramontabile capolavoro architettonico in costruzione da ormai più di un secolo. Colma di allegorie e dettagli biblici simbolici, sorge nella parte una volta periferica della città, zona perlopiù industriale che oggi invece è diventata il cuore del posto. I lavori iniziarono nel 1882, sotto il regno di Alfonso XII. Gaudì intervenne in seguito nell’83 cambiando lo stile da neogotico a liberty, noto all’epoca anche come “modernismo catalano”. Il nuovo progetto dell’artista si evolve in uno stile naturalista, organico, adatto alla natura. Egli pur rappresentando un’ondata di novità e modernità non volle mai oltrepassare i limiti di chi stava sopra di lui, infatti affermò più volte: “Il lavoro non può superare quello divino, quindi la Sagrada Familia sarà alta 170 metri, tre metri meno dell’altezza della collina di Montjuïc”.

La chiesa avrà tre grandi facciate, due delle quali abbiamo avuto l’opportunità di ammirare: la facciata della Natività e la facciata della Passione. L’ultima sarà la facciata della Gloria la quale presenterà l’ascesi di Cristo e la beatitudine eterna.

Abbiamo in fine terminato l’esperienza arrivando al porto di Barcellona e salutando con malinconia quella città piena di contrasti, storia, passione, arte, ricercatezza del bello, modernità ma soprattutto tradizione. Descritta da Miguel Cervantes nel suo Don Chisciotte come “Fiore tra le belle città del mondo, onore di Spagna, timore e spavento di dichiarati e nascosti nemici, regalo e delizia dei suoi abitanti, rifugio per gli stranieri (…) esempio di lealtà e soddisfazione di tutto ciò che una grande, famosa ricca e ben fondata città può chiedere a un discreto e curioso desiderio”, ed è così che voglio ricordarla.

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"Noi finalmente in viaggio"

Nei giorni 8-9-10 del mese di Aprile 2024, insieme alle altre classi seconde del Liceo classico e artistico, abbiamo partecipato al viaggio di istruzione a Napoli/Pompei/Ercolano/Paestum. È stato un momento importante della nostra vita, poiché oltre ad aver avuto l’opportunità di scoprire le bellezze culturali di questi magnifici luoghi, è stato possibile anche avere momenti di condivisione tra noi ragazzi, per conoscerci meglio e fare nuove amicizie. Siamo partiti la mattina presto del giorno 8 Aprile, e caricate le valigie, siamo saliti entusiasti sul pullman, il viaggio non è stato per nulla pesante, anzi, è trascorso in un clima di allegria, canti e tanto divertimento. La nostra prima tappa è stata Pompei. Lì abbiamo visitato i magnifici scavi, la nostra guida ci ha fatto identificare in una tranquilla giornata degli abitanti di Pompei, abbiamo osservato i luoghi abituali dove i Pompeani trascorrevano le loro giornate, all’ insegna del lavoro, dello svago, e della cultura. Questo ci ha fatto capire che nonostante il tempo passa, le abitudini di noi esseri umani sono sempre le stesse. Ma, quello che più di tutto ci ha lasciato a bocca aperta, è stato il suggestivo ingresso nel Santuario della Madonna del Rosario. Una Chiesa grandiosa, ricca di affreschi, mosaici, sculture, opere in marmo, quadri. Soprattutto l’affresco della navata centrale: l’incoronazione della Vergine e la Gloria dei Santi, una meravigliosa opera d’arte che ci ha trasportato tutti con gli occhi verso l’alto. Ci ha stupito molto la grandezza e la magnificenza del luogo, l’Altare, la cupola, il giardino. Dopo queste due bellissime esperienze, siamo rientrati in hotel, situato nei pressi della reggia di Caserta.

Al mattino del secondo giorno, dopo aver fatto colazione in hotel, ci siamo preparati per andare a

visitare Napoli: in particolare il Museo di Capodimonte, dove è stato possibile ammirare la meravigliosa raccolta di dipinti, sculture, disegni e preziosità artistiche, da fine settecento e fino all’arte contemporanea, nelle eleganti stanze barocche.

La visita è proseguita con la parte monumentale di Napoli: Palazzo Reale, Piazza Plebiscito, Chiesa di San Francesco di Paola, Galleria Umberto I, teatro San Carlo, e Maschio Angioino. Al termine di ciò, abbiamo fatto una passeggiata libera in centro (via Toledo e Spaccanapoli) e nei quartieri Spagnoli, abbiamo visto il famosissimo murales e gli altarini in memoria di Maradona. Abbiamo cenato alla pizzeria “Solo Pizza” con la buonissima e famosissima pizza Napoletana.

All’indomani, dopo la colazione, ci siamo recati nei pressi di Ercolano, dove abbiamo visitato il MAV (Museo Archeologico Virtuale). All’entrata ci hanno fornito degli occhialini 3D per guardare un filmato sull’eruzione del Vesuvio che, nell’anno 79 d.C., distrusse Pompei ed Ercolano. Dopo aver pranzato, siamo giunti a Paestum, nella zona archeologica con i vari Templi dedicati alle divinità, tra cui spiccava quello dedicato alla dea Giunone, è stato bellissimo poterlo visitare, e, solo al pensiero che quello fosse un luogo di culto esclusivo, ci siamo sentiti veramente onorati.

Terminata la visita, eravamo sfiniti ma felici di questi tre giorni di viaggio. Il rientro è stato un pò sottotono, per la stanchezza e per il dispiacere di aver terminato questa magnifica esperienza che ci ha arricchiti dal punto di vista culturale, artistico e umano.

Bonaddio e Benedetta Caruso IIB Classico

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"Uno

spazio per l'interiorità"

di Paolo Russo IA Classico

Si è tenuta il 26 marzo 2024 la celebrazione di una Santa Messa prima delle vacanze pasquali, una tradizione del nostro Liceo consolidata ormai da diversi anni. Insieme abbiamo condiviso il desiderio di arricchire la nostra comunità scolastica di un momento di preghiera, che ci permettesse di spostare il nostro sguardo dalle diverse e talvolta tristi vicende personali, comunitarie e mondiali, per volgerlo “verso l’Alto”, e contemplare la bellezza di un Dio che accetta di soffrire e di morire per aprirci la strada della vita.

Quest’anno la S. Messa è stata celebrata alle 11.30 presso la Chiesa della Beata Vergine Maria del Rosario di Lamezia Terme da Don Luca Gigliotti, direttore del Servizio di Pastorale Giovanile.

Il tema centrale del Precetto 2024 è stato “Costruttori di Pace”, come richiamato nell’ immaginetta ricordo, dove si legge: “La luce della resurrezione si irradia su questo mondo fatto di angoli bui dell’esistenza personale e di intere popolazioni. Sia essa fonte di gioia e pace per questa umanità bisognosa di redenzione, affinché questo nostro mondo ritorni ad essere il luogo privilegiato per crescere nell’amore, nel confronto e nella condivisione. Sia essa fonte di gioia e di pace per ognuno di noi, affinché possiamo vedere oltre i nostri piccoli desideri il grande valore della vita e amarla, difenderla e custodirla. Sia essa la spinta ad andare dai nostri fratelli: familiari, parenti, amici, conoscenti, desiderosi di fare il bene. Insieme potremo vivere una vita nuova”. Come hanno sottolineato i rappresentanti d’istituto: “anche se la scuola, non è un luogo di culto, nel rispetto della libertà di ognuno, di aderire a questa iniziativa, noi qui presenti, siamo grati al Dirigente ed a quanti hanno condiviso questo desiderio e reso possibile questo momento di preghiera e di riflessione comune, che sicuramente porteremo nei nostri cuori e tra i nostri ricordi più cari. Abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a trovare il senso del vivere, qualcuno che non censuri la nostra domanda di felicità e verità e riteniamo che la scuola possa costituire uno spazio adatto per questa ricerca”.

L’atmosfera all’interno della chiesa, stracolma degli studenti della nostra scuola, era carica di emozione, soprattutto per noi che ci eravamo dedicati all’organizzazione della celebrazione, tra cui il coro e gli/le altri/e studenti/esse, che animavamo la liturgia. Dopo alcuni momenti dedicati alle prove e ai preparativi per i canti, le letture, le preghiere, l’offertorio,

siamo stati i primi a recarci in chiesa, per poi accogliere gli altri studenti, i docenti e il dirigente che ci hanno raggiunto. L’attiva partecipazione degli studenti e degli insegnanti ha reso quest’esperienza ancora più significativa. Durante l’offertorio, sono stati portati all’altare: calice, pisside e patena realizzati dagli alunni del Liceo Artistico. Inoltre, sono stati presentati pane, vino e una candela accesa mentre il celebrante pronunciava queste parole: “Il pane, compagno di viaggio del viandante, lo offriamo a te Signore con l’impegno di diventare pane di amore e carità per il fratello che incontreremo sulla nostra strada. Il vino, frutto di tanti acini d’uva e segno del tuo sangue versato per noi, ci aiuti ad essere operatori di pace nella nostra vita quotidiana. La candela accesa ci ricorda che ad ognuno di noi nel Battesimo, Cristo ha donato la luce della Risurrezione. Luce che dobbiamo alimentare affinché non si spenga, rimanendo fedeli alle promesse battesimali, ogni giorno della nostra vita, diventando per chi ci incontra fratelli pronti ad aiutare a portare la croce, e liberarci dal pericolo di addossare ad altre croci”.

La celebrazione si è poi conclusa con un commovente saluto del rappresentante degli studenti, che ha fatto anche riferimento alla fine del mandato di reggenza del nostro dirigente scolastico, Nicolantonio Cutuli, per poi concludere con un canto finale.

Quella vissuta è stata davvero un’esperienza speciale per la nostra scuola e per ognuno di noi, che magari non andavamo in Chiesa da tempo o che anche se andiamo non lo avevamo mai fatto con i nostri compagni di scuola. La riflessione sul tradimento di Giuda, l’ascolto delle letture, sul male della storia umana, le preghiere e l’intonazione dei canti ci ha uniti tra di noi e con i nostri insegnanti, nella condivisione della gioia della Santa Pasqua, segno della speranza di un mondo nuovo e diverso, in cui abita la pace tra gli uomini.

LA NOSTRA VOCE SU...

"Teosofia e Armonia"

In data 15 maggio ’24 presso la Biblioteca della nostra scuola, si è tenuto un incontro con Luigi A. Macrì Presidente Gruppo Teosofico Tetraktys di Catanzaro, Gaetano Mollo professore emerito dell’Università degli studi di Perugia, e Antonio Girardi presidente della società teosofica italiana. Dopo un saluto iniziale da parte del nostro dirigente scolastico Nicolantonio Cutuli, è stato avviato un laboratorio culturale che ha avuto come temi principali: la Cooperazione e la Condivisione, principi fondamentali della teosofia. Il presidente Macrì ha aperto la discussione presentando i cardini ideologici e morali sui quali si fonda la società teosofica, fondata il 14 novembre 1975 a New York su valori apolitici e areligiosi. Essa ha come scopi principali quelli di: formare un nucleo di fratellanza fra gli individui che ne fanno parte, incoraggiare lo studio comparato delle religioni, filosofie e scienze, e investigare le leggi naturali e le facoltà latenti nell’uomo. Ciò si può ottenere grazie al metodo teosofico, avente come principio la maieutica, la meditazione e ovviamente il servizio. Dopo l’introduzione del presidente Macrì ha preso la parola il professore Gaetano Mollo, che, con la collaborazione di noi studenti, ha sviluppato un discorso inerente tre tematiche: l’armonia, le relazioni con gli altri e l’esperienza. Le classi partecipanti sono state

divise in tre gruppi, con lo scopo di sviluppare una riflessione in merito a quanto stato presentato. Al termine del progetto un rappresentate per gruppo ha esposto il proprio elaborato.

Come scriveva Radha Burnier, Presidente mondiale della S.T. dal 1980 al 2013, “La Teosofia non è un genere di filosofia vuota, o una nuova setta o religione, ma ha a che fare con l’imparare qualcosa sulla vita e con la realizzazione della sua bellezza e del suo significato. Quelli che la lavorano in questo senso diventano una luce che irradia amicizia e armonia, gentilezza e amore in atto verso tutti. Se quello che studiamo non porta un tale cambiamento sulla qualità delle nostre relazioni e del nostro atteggiamento, allora c’è qualcosa che manca nel nostro modo di capire la Teosofia”.

Concetti posti in modo nuovo e interessante che ci hanno visti partecipi e attenti nell’ascolto ma anche nella riflessione e nella rielaborazione di pensieri che pur non essendo nuovi spesso ci sfuggono, in un mondo che corre veloce e che si concentra più sull’esteriorità che sull’interiorità, una concezione nobile dell’esistenza che la rende degna dei suoi aspetti propriamente umani.

LA NOSTRA VOCE SU...

"Sogna,

ragazzo, sogna"

“Sogna, ragazzo, sogna, tradotto in greco antico. Una classe di liceali di Lamezia Terme interpreta così il successo di vecchioni, rilanciato nel duetto con Alfa a Sanremo. … Ore 9.00 lezione di letteratura greca, Odissea sul banco, vocabolario alla mano. Adesso però immaginate la musica … “Sogna, ragazzo, sogna” gli studenti del Liceo Classico Fiorentino di Lamezia Terme, se lo ripetono lo fanno in greco, quasi un mantra che diventa anche videoclip…”

Con queste parole al Tg1 nell’edizione delle 20.00 del 13 Aprile, la VA appariva sugli schermi degli italiani. Quanta emozione! Un’esperienza indimenticabile, dalle riprese effettuate a scuola, alla sera quando, incollati allo schermo della televisione, aspettavamo che si parlasse di noi.

Questo particolare momento è nato dalla proposta del nostro prof. di greco, di tradurre in lingua greca la canzone di Roberto Vecchioni “Sogna, ragazzo, sogna”.

Il testo è stato tradotto in greco, facendo riferimento a parti della celeberrima “Odissea” di Omero, che tutt’oggi risulta un’opera a passo coi tempi.

L’interpretazione canora è stata affidata a Lorenzo Colistra, che, grazie al suo talento, è stato in grado di interpretare magistralmente la canzone in lingua greca.

Dal punto di vista musicale, l’arrangiamento è stato curato da Francesco Maione, proponendo un connubio tra le sonorità classiche e moderne.

É stato per tutti noi un momento di grande emozione, in quanto ci è stata data la possibilità di portare il materiale studiato al di là dei libri e di poterlo esprimere in una maniera del tutto innovativa

e stimolante.

L’esperienza fatta, sarà per noi ricordo, anche quando la memoria di questi anni potrebbe essere ormai assopita.

Il ringraziamento dello stesso Vecchioni che si è detto entusiasmato, mandandoci un abbraccio e definendo la nostra esperienza come “la bellezza”, la felicità di Alfa che ha apprezzato l’iniziativa, contento che noi ragazzi avessimo parlato di sogni, superando il cinismo e la disillusione tipica di alcuni giovani ci hanno emozionati.

E anche noi, mentre ci prepariamo agli esami di stato, a lasciare questa scuola, rivolgiamo a tutti l’invito: “E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte. Ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte. Io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero. E naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo. Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel che vedi dentro. Stringi i pugni, ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento. Copri l’amore, ragazzo ma non nasconderlo sotto il mantello. A volte passa qualcuno, a volte c’è qualcuno che deve vederlo. … Sogna, ragazzo, sogna. Ti ho lasciato un foglio sulla scrivania. Manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu”. Perché non possiamo consentire a nessuno di spegnere i nostri sogni e con il coraggio di Ulisse, dobbiamo percorrere il nostro cammino, superare le sconfitte, e raggiungere la meta.

PSICHE-SOMA

"L'autenticità di sé"

In un mondo pieno di affanni, paure, angosce e sfide da dover affrontare, il concetto di “autenticità” risulta una tematica di centrale importanza all’interno della nostra esistenza. “Essere autentici” non significa solo manifestare in modo trasparente ciò che ci accade, ciò che proviamo come parte integrante della nostra personalità più intima, ma significa soprattutto esprimere in modo diversificato e completo la nostra spontaneità, la nostra naturalezza, il nostro modo di essere unici, che è il principio su cui si fonda la nostra esistenza. Della scoperta del nostro “vero sé”, del diventare reali, concreti, autentici, consapevoli specie sotto il profilo conoscitivo, ne aveva parlato già Platone (V sec. a.C.) nell’affascinante mito con cui si apre il VII Libro della Repubblica, ovvero il Mito della Caverna, divenuto poi forse il più noto del filosofo greco, per gli spunti di riflessione che è capace di suscitare. L’inizio del mito è già di grande impatto: Platone ci presenta degli uomini che vivono da sempre rinchiusi in una caverna e impossibilitati anche solo a voltare lo sguardo indietro. Circondati da ombre grazie alla presenza di un fuoco che arde in fondo alla grotta, sono certi che queste siano la realtà vera delle cose. Uno di loro, però, riesce a liberarsi, a uscire dall’antro e a sperimentare il sole, la sua luce abbagliante e tutto ciò di cui fino ad allora non ha fruito. Gli altri, però, non gli rendono giustizia e non credono al racconto di quella nuova realtà, di quell’ intrigante “fuori”, a loro del tutto sconosciuto.

Un mito, insomma, capace di parlare al nostro presente, per essere così carico di profonde, quanto

scomode, verità sulla prospettiva futura, proprio come un distopico e lungimirante film risalente al giugno 1998, “The Truman show”, del regista Peter Weir con attore protagonista Jim Carrey.

Una narrazione del quotidiano che disegna la schiavitù del soggetto di fronte alla pressione dei media e alla tecnocrazia. Una metafora ante-litteram della Generazione X e Millenial, uno spietato spaccato della degradazione della nostra narrazione culturale.

E quanto mai attuale allora in tale direzione, il monito volto a raggiungere il “diventa ciò che sei”, attraverso lo svelamento e l’ascolto del proprio daimon socratico.

Abbiamo avuto l’opportunità di approfondire tale complessa tematica nel contesto di un Laboratorio di Filosofia insieme alla Scuola Media “Nicotera-Costabile” di Lamezia Terme: esperienza ricca, intensa e bellissima, che ci ha consentito di esplorare in modo più approfondito il concetto di autenticità e ricerca del vero sé.

Tornando allora al mito della Caverna, insieme al “Conosci te stesso” socratico, ci riappropriamo di una visione affascinante della condizione umana e della nostra ricerca di autenticità in riferimento alla complessità dei nostri tempi odierni. Le persone imprigionate nella caverna rappresentano la condizione di molti di noi, che spesso si lasciano influenzare dalle convenzioni sociali, dalle opinioni altrui e dalle illusioni che ci circondano e dai più o meno numerosi like social!

L’individuo che riesce a liberarsi e a uscire dalla caverna simboleggia colui che intraprende il cammino verso la scoperta della verità e della conoscenza. Ammirare per la prima volta la luce del sole rappresenta la vera comprensione della realtà e la manifestazione del nostro vero sé.

Insomma una riflessione sulla condizione umana, un interrogarsi sulla nostra autenticità, un vero input ad intraprendere il proprio personale percorso di ricerca interiore, foriero di riappropriazione del nucleo più ancestrale della nostra soggettività.

ARTE-FICIO

“Il Liceo Classico -Artistico "F. Fiorentino" incontra l'arte, la migrazione e l'umanità”

Voyage à Calais: inaugurazione dell’opera di Alessio Patalocco al MABOS.

Un’uscita didattica emozionante, quella degli alunni del Liceo Classico-Artistico “F. Fiorentino” di Lamezia Terme che, nelle giornate dal 21 al 23 Marzo, sono stati ospiti dell’Hotel Granaro sito in Sorbo San Basile (CZ) e dell’adiacente MABOS (Museo d’Arte del Bosco della Sila).

L’occasione di questo viaggio-studio è stata l’inaugurazione dell’opera Voyage à Calais dell’artista ternano Alessio Patalocco, architetto e PhD in Culture trasformazione della città e del territorio, nonché Professore di Comunicazione Visiva e Architettura presso l’Università per gli Stranieri di Perugia. L’opera, dalla travagliata vicenda, grazie ad Amnesty International, all’art manager Antonella Bongarzone, e su interesse di Mario Talarico ed Elisabetta Longo, rispettivamente fondatore e direttrice del MABOS, è approdata, con tanta caparbietà e sensibilità, nella Sila catanzarese. Un’installazione che racconta la sofferenza e il dolore dei migranti, che si insinua come monito imperante di umanità nella disumanità dei nostri tempi, rifiutata dalla stessa città di Calais, proprio per l’argomento trattato. Durante la mattina del 21, i ragazzi hanno potuto prendere parte ad un momento di confronto e dibattito sul tema della migrazione e dell’accoglienza,

con il presidente della sezione calabrese di Amnesty International, il dott. Antonio Grillea, e i ragazzi della cooperativa Jungi Mundu di Camini, esempio virtuoso di accoglienza ed integrazione dei migranti.

Momento conclusosi proprio con lo svelamento dell’opera di Patalocco che è stata raccontata, emozionando tutti i presenti e che ha ricevuto parole toccanti dal preside dell’istituto lametino, il dott. Nicolantonio Cutuli.

Nella giornata del 22, dopo una mattinata dedicata alla visita del MABOS e alle attrazioni di Alberolandia, i ragazzi del Liceo Artistico hanno realizzato opere legate ai temi affrontati in questa esperienza: dalla migrazione, alla condizione di esule, al proprio rapporto la natura, al viaggio esistenziale di ciascun uomo. I loro occhi e le loro menti hanno prodotto concetti raffinati e molto articolati. La loro manualità e la loro maestria, tramite l’utilizzo di materiali di recupero e di scarto di opere realizzate dagli artisti che, di volta in volta, animano il MABOS, hanno prodotto opere di una delicatezza e di una profondità, da aver lasciato a bocca aperta, non solo le docenti accompagnatrici, ma lo stesso Mario Talarico e altri ospiti presenti in albergo. L’esperienza si è conclusa con risultati eccellenti e tanto entusiasmo. Ancora una volta, il viaggio d’istruzione, più o meno lungo, si dimostra strumento indispensabile per rinforzare e, in parte, oltrepassare i valori che vengono insegnati sui banchi di scuola, come quello della responsabilità e dell’approccio con un nuovo mondo, della convivenza, del rispetto reciproco, dell’umanità.

I LUOGHI DELL'ANIMA

"L'Antico Mulino delle Fate"

Ai piedi del Castello Normanno Svevo di Nicastro, proprio tra i meandri del Torrente Canne (o Fiume della Serra), sotto il monte Reventino, si nasconde un luogo magico e unico: l’Antico Mulino delle Fate, un vero e proprio τόπος dove all’uomo è permesso di connettersi completamente con la natura più pura e incontaminata, ma soprattutto con sé stesso. Un luogo che crea spesso disagio all’uomo frenetico e abituato ad una quotidianità del “tutto e subito”, non allenato al contatto diretto con la natura vera. Come ci viene raccontato, la montagna del Reventino è una fusione tra mistero, storia e magia: l’elemento che infatti rende questo luogo incantato è la presenza dell’acqua del torrente, perché dove vi è acqua vi è vita.

I nostri antenati erano effettivamente soliti associare questi luoghi alla presenza delle ninfe, creature magiche che vigilavano sulle varie località. Queste ninfe, con l’arrivo del cristianesimo, si trasformano in fate, le quali saranno protagoniste di molteplici leggende. Proprio nella città di Nicastro nasce la leggenda della fata Gelsomina: secondo quest’ultima la strada che conduce nei pressi del Torrente Serra presenterebbe nel suo cessare il cosiddetto “Vullaru”, dove sfocia la cascata. Qui vi è quindi una vera e propria “tana” per le fate. Questo luogo è stato nutrimento vero e proprio per cuori assetati di storia, che non hanno esitato ad accogliere la richiesta della “fatina” di non abbandonare proprio il suo bosco.

L’antico mulino, dapprima un rudere, è stato completamente trasformato dalle mani di due ingegneri, dall’immenso ardore per ciò che un luogo così autentico e non contaminato possa donare giorno dopo giorno. Un luogo semplice, semplice e puro come questo mulino regala emozioni dal valore incommensurabile, grazie alla connessione che si ottiene con il paesaggio. Il mulino impiega una macinazione lenta poiché gira solo tramite la forza dell’acqua, che permette quindi di produrre circa 30 chili di farina ogni ora, a differenza di quelli moderni che ne garantiscono 1000. Il processo è interamente manuale, ma sofisticato e preciso: lo step finale impiega un pezzettino di legno chiamato “battona” che vibra e con la parte posteriore fa

cadere “il grano che serve” chiamato così, proprio perché considerato l’esatta quantità necessaria. Il mulino, oltre ad essere un luogo magico, è un luogo in cui viene rispettato qualsiasi elemento che la natura dona quotidianamente, proprio come i chicchi di grano che permettono la produzione della farina, dolcemente accompagnata verso un sacco rappresentante un “grembo materno”

Il mulino è sempre stato in passato un centro di aggregazione, luogo di festa anche quando avveniva la stessa macinazione del grano: infatti in Calabria erano presenti circa 2060 mulini ad acqua, di cui ora i rimanenti sono solo 9. L’Antico Mulino delle Fate è stato infatti l’unico a ricevere il riconoscimento proprio dall’Associazione Nazionale Mulini Storici per presentare tutti i requisiti di un Mulino Storico. Infatti questo è un vero e proprio esempio di ecologia industriale, capace di produrre cibo sano, senza inquinare. Anche l’UNESCO lo premia come primo premio internazionale “La Fabbrica nel Paesaggio”, ma nonostante ciò nella nostra città non è presente alcun tipo di indicazione che conduca al Mulino delle Fate. Ma questo posto non è solo un mucchio di descrizioni, non è un luogo nato da un imprenditore con la brama di ottenere un ritorno economico, non è una creazione come le altre poiché nulla è lasciato al caso.

Questo è un luogo dove all’uomo viene offerta l’opportunità di non avvertire un distacco con l’ambiente, ma di esserne parte integrante con la sua stessa anima. Infatti ci si mette a completa disposizione di un paesaggio incontaminato, rendendo possibile sottrarsi ad una realtà che lascia trasparire sempre di più la brama dell’apparire. La natura è un tramite fondamentale per l’uomo che la ama giornalmente, per quell’uomo che la rispetta e la salva, proprio come lei vigila sulla nostra vita, senza smentirsi mai. L’Antico Mulino delle Fate è un luogo magnifico, dove l’amore per la semplicità è l’ingranaggio che permette un contatto genuino con mondo.

Questo è il τόπος dove il cuore trova la sua pace, dove rinasce e in cui le mani creano tutto ciò che la psiche suggerisce con naturalezza e affezione viva. Noi giovani in particolare siamo tutti chiamati a conoscere e apprezzare questa magica opportunità di sentirci parte integrante di una natura meravigliosa.

VIAGGIO NEL CINEMA

“I Cineforum del Liceo Fiorentino”

Il giorno 26 marzo 2024, noi ragazzi della 3C, ci siamo ritrovati alle 15:00 nella sala biblioteca della scuola, per il nostro secondo appuntamento del cineforum. Questa volta la scelta è ricaduta sul celebre film di Franco Zeffirelli, “Fratello sole, sorella luna” del 1972.

La pellicola, incentrata sulla storia di Francesco d’Assisi, segue il grande successo mondiale che il regista fiorentino aveva ricevuto con il film “Romeo e Giulietta”, tratto dall’omonimo capolavoro di William Shakespeare nel 1968.

Per raccontare la vita di San Francesco dal momento della sua conversione fino al riconoscimento da parte della Chiesa, dell’Ordine monastico da lui fondato, i Frati Minori, Zeffirelli scelse come protagonisti due giovani esordienti sul grande schermo: Graham Faulkner nella parte di Francesco e Judi Bowker in quello di Chiara. Insieme a loro alcuni grandi del teatro e del cinema italiano come Valentina Cortese nella parte della madre del santo e Adolfo Celi in quella del Console, oltre alla grande star inglese Alec Guinness che interpretò Papa Innocenzo III.

Il film vinse il David di Donatello per la regia nel 1972 e venne candidato agli Oscar nel 1974 per la migliore sceneggiatura originale. Da ricordare anche le musiche composte da Riz Ortolani e le tre canzoni presenti nella colonna sonora e cantate da Claudio Baglioni: Fratello Sole Sorella Luna; Preghiera Semplice; Canzone di San Damiano, divenute sin da subito molto popolari e spesso utilizzate anche nelle celebrazioni liturgiche post-conciliari.

Nella sceneggiatura, scritta dello stesso Zeffirelli insieme a due grandi protagoniste del nostro cinema come la sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico e la regista Lina Wertmüller, Francesco, figlio di un ricco mercante di Assisi, ritorna a casa dalla guerra contro Perugia in uno stato di grave sofferenza fisica e spirituale. Proprio durante il periodo di convalescenza egli si converte, avvicinandosi sempre di più alla conoscenza di Dio e allontanandosi dalle sue abitudini mondane di potere e sfarzo. Ciò sarà oggetto di scalpore nella sua famiglia e in tutta Assisi. La storia della vita del Santo, vissuta all’insegna della povertà e dell’amore per il prossimo, si intreccia con quella di Chiara, futura Santa anche lei, che lo accompagnerà nel suo percorso. La vicenda si svolge agli inizi del ‘200, un periodo di numerosi mutamenti sociali, politici e religiosi per l’Italia. La nascita dei comuni e gli scontri che ne conseguono, l’affermazione della borghesia e la lotta fra Papato e Impero costituiscono il quadro storico in cui si inserisce Francesco.

Durante la visione del film, ognuno di noi, con carta e penna, ha centrato gli aspetti principali della storia per poi partecipare a un dibattito aperto a conclusione del film. I temi trattati sono stati la nascita degli Ordini mendicanti e la loro influenza nella società, il rapporto tra Papato e Impero e il loro potere, analogie e differenze tra la contestazione giovanile ai tempi di San Francesco e quella di oggi. Nel complesso, siamo stati tutti soddisfatti dall’esperienza e sicuramente segnati dalla storia di un personaggio rivoluzionario ed esemplare, quale è San Francesco d’Assisi.

NON SOLO LATINO E GRECO

“Un

viaggio di 5 anni nel mondo del Liceo

Entrare nel Liceo Classico è stato come aprire le porte a un mondo ricco di cultura, storia e sfide intellettuali, ma anche amicizia, divertimento, amori giovanili e tanto altro. Cinque anni che hanno segnato il mio percorso di crescita personale e culturale, forgiando la mia mente e il mio spirito in modi che mai avrei immaginato.

Il primo anno è stato un turbinio di emozioni e adattamento. Il passaggio dalle scuole medie al liceo è stato come varcare una soglia verso l’ignoto. Le materie classiche, come il latino e il greco, hanno rappresentato una sfida nuova e affascinante. Imparare a decifrare antiche lingue e a immergersi nelle opere dei grandi autori latini e greci ha aperto la mia mente a mondi lontani, ma sorprendentemente rilevanti.

Il secondo e il terzo anno sono stati caratterizzati da una maggiore familiarità con le discipline scolastiche e con l’ambiente tutto, una crescita significativa. Le capacità di analisi e critica si sono affinate attraverso la lettura di testi classici e la partecipazione a dibattiti e altre iniziative scolastiche ed extrascolastiche che mi hanno coinvolto. Le lezioni di storia mi hanno fornito una prospettiva più ampia sul mondo e sulle sue vicende, mentre la filosofia ha stimolato la mia mente a esplorare questioni profonde riguardanti l’esistenza umana e il significato della vita. La conoscenza della Fisica e della Storia dell’arte, materie nuove di cui ho subito il fascino della bellezza e della scoperta.

Il quarto anno è stato segnato dall’intensificarsi della preparazione per gli esami di maturità. Le lunghe ore trascorse a studiare, a preparare interrogazioni e a tradurre versioni hanno testato la mia determi-

Classico Francesco Fiorenino: Riflessioni e Ricordi”

nazione e la mia resilienza. Tuttavia, è stato anche un periodo di crescita personale, poiché ho imparato a gestire il tempo in modo più efficace e a lavorare in modo collaborativo con i miei compagni di classe.

Infine, questo quinto anno è stato il culmine di tutto il mio percorso al liceo classico. Gli esami di maturità rappresentano ora la prova finale delle mie competenze e conoscenze acquisite durante gli anni precedenti. Mentre affronto l’ansia e l’eccitazione di questo momento cruciale, rifletto sul viaggio che mi ha portato fin qui. Le lezioni, i professori, i compagni di classe, vecchi e nuovi, le esperienze extra-scolastiche (incontri con personalità del mondo della politica, del lavoro, dello sport, dell’impegno nel sociale, viaggi di istruzione, visite guidate, orientamenti, PCTO, Notti nazionali del Liceo Classico, feste studentesche, settimane dello studente, laboratori teatrali e artistici, partecipazione agli organi collegiali) hanno contribuito a plasmare la persona che sono diventato.

Guardando indietro nei cinque anni trascorsi al Liceo Classico Francesco Fiorentino, posso dire con certezza e anche fierezza, che è stata un’esperienza che mi ha arricchito in molti modi. Non solo ho acquisito conoscenze approfondite, ma ho anche sviluppato abilità di pensiero critico, capacità di problem solving e una maggiore consapevolezza del mondo che mi circonda. Sono grato per ogni momento trascorso in questa onorabile istituzione scolastica, per il suo contributo notevole al mio sviluppo personale e culturale.

Questa scuola rimarrà sempre un capitolo fondamentale della mia vita, un periodo di crescita, scoperta e preparazione per il futuro, che mi consentirà di affrontare le sfide che incontrerò nel mondo al di là delle sue mura.

1. ’U Zillùsu: chi sarà mai costui!?

DIALETTANDO

Saggezza Popolare" di Samuele Ruberto IVA

Innanzitutto partecipa il lessico della litigiositità: “zillusu” (Campania e Calabria) ha qualcosa in più rispetto a “litigatt” (Milano) o “liticanti” (Sicilia) e “begador” (Trentino Alto Adige). La parola forse incuriosisce rispetto alle altre due, se non altro perché i radicali di lite e di bega fanno da loro facile retrotesto interpretativo. Chi ha «zella», sostanzialmente, è una persona facile all’ira, un attaccabrighe, per intenderci, uno che è pronto a spaccare il cappello in quattro nella misurazione del torto che esplicita di aver subito: un permaloso, quindi, senza tirarle per le lunghe. Sull’origine etimologica l’ipotesi più aderente al vero è quella di una derivazione dal greco antico ζῆλος (traslitterato zèlos), che tra le molteplici voci semantiche contempla anche quella che indica rivalità ed animosità. Credo sia piuttosto inverosimile l’argomentazione di chi, ricorrendo al gr. ψιλός “psilòs”, calvo oppure a τίλλω “tillo”, “perdere il pelo”, metta in evidenza la nevrosi dello status di chi ne è affetto a metafora di questo particolarissimo tratto psicologico. Nell’antichità, per chiudere, non essere zazzeruti era una condizione fisiologica che, per il suo significato di senilità, mobilitava il rispetto e l’ascolto, tutto qui

2. «Si duna alli sgasci»

Espressione caratteristica del vernacolo lametino, che si adopera con riferimento ad una persona che, di fronte ad un pericolo presunto o reale, cerchi, con schiamazzi e gesti plateali, di attirare su di sé l’attenzione di chiunque possa prestargli un qualche aiuto (S. Sesto). Il mondo di Quark, in tutto questo, sembra solidale da tempi molto lontani: perché!? Rimembranze della Città eterna, seguitemi! E quali, direte!? Per quanto mi concerne, ravvedo una delle leggende più famose, legata all’assedio di Roma da parte dei Galli. La vicenda si svolge sul Campidoglio, all’incirca verso il 390 a.C., là dove sorgeva il tempio di Giunone e, più precisamente, nel luogo in cui si trovavano le oche sacre alla dea. I Romani, ormai sotto assedio, da molti giorni iniziavano a soffrire la fame, e benché la carne facesse «cichi cichi», come diciamo dalle nostre parti, non si lasciarono sopraffare dalla tentazione di ucciderle per sfamarsene. Una notte i nemici tentarono un attacco notturno contro la rocca del Campidoglio: con grandi strepiti le oche, vedendoseli all’altezza della cinta muraria, svegliarono i soldati, che li combatterono con grande energia fino a respingerli: il pericolo dei barbari fu sventato e Roma salvata dalle oche che, «mo’ ci vò», «si dèzeru alli sgasci» per la salvezza di tutti. D’ora in avanti non diamo a nessuno dell’oca, grazie! Sono un SOS storico, a ben vedere, eh già!

SCHOOL DAYS AND MORE...

"Our trip to Spain: an indelible memory in the mind and heart..."

On the first days of May, some classes of our school, those who will soon graduate, had the opportunity to visit one of the most fascinating cities in Europe, one of the most popular destinations for tourists from all over the world: Barcelona. An experience that we have awaited all year with great happiness, with the hope of spending days of serenity and joy in the company of our friends and our teachers.

On the day of departure, after taking the bus, we arrived at the port of Civitavecchia to embark on the journey with the “Grimaldi Lines” ferry which then took us to Barcelona. During navigation, some got ready to spend an evening dancing on the ship’s dance floor, others went to sleep in the assigned cabins to rest after the tiring journey faced that same morning. We spent our time in the areas dedicated to entertainment and relax and we then disembarked at the port of Barcelona on the following day (May 1st).

Our hotel was in Lloret de Mar, a city close to Barcelona which took our breath away with its singular beauty: its pleasant Mediterranean Sea and the sights of waves’ foam trembling against the reefs, its architecture variety and originality with different statues and even a little castle on the sea rocks. Notable as well is its vibrant night life with discos soaking the air in music and amusement especially for tourists that may find themselves to spend their time in bars drinking sangria.

On the first day on Spanish soil, we reached the city of Girona in the afternoon, and we had the opportunity to observe, despite the rain, which made it all more fun, from the Pont de Pedra and the Pont de Ferro, one of the most spectacular views of the city: the colorful houses of the Rambla de la Llibertat and the so called Via de la

Argenteria that stand out above the river, which are some of the most representative elements of the city.

At the highest point of Girona, we saw the majestic Cathedral of Santa Maria de Girona, built between the 11th and 18th centuries, which has the particularity of having various architectural styles since it has undergone changes over the centuries. The guides explained to us some popular beliefs such as the legend of the she-wolf, whose depiction is found in the oldest part of the city.

Our journey continued towards Barcelona, the capital of Catalonia, which displays its wonders in every centimeter of its soil, among monuments, buildings, characteristic streets, enchanting colors and unmistakable joy which illuminates the faces of those who populate it.

The basilica of the Sagrada Família, designed by the brilliant Antoni Gaudì, is surely the symbol of the city which makes it famous throughout the world and an undisputed tourist destination.

As well as the magnificence of the church, which still needs work to be completed definitively, also

Casa Batllò and Casa Milà struck us with their originality: the former is considered one of the most original creations of Barcelona and was declared a UNESCO world heritage site in 2005, the latter Casa Milà, known as La Pedrera is Antoni Gaudí’s last civil work, begun in 1906 and completed in 1912. The nickname “La Pedrera” derives from its external appearance, which sees great use of stone, mainly for the design of the facade and balconies.

We took a panoramic tour of the city together with the guide who revealed at each stretch of the road a curiosity about Barcelona that stunned us for its rich history of culture. In our free time, we walked along the Rambla, one of the most famous streets in the world, known as a great place for shopping. It is made even more enjoyable thanks to the vitality of people from all countries. We had the chance to try typical food in the city and the time of meals became an expected moment of the day to laugh together. The return trip on the ferry was not much different from the outward journey, indeed it was more relaxing, as we spent time talking about the funniest moments of the previous days. We observed the islands of Sardinia and Corsica from the external space of the ship, remaining fascinated by the landscape and the blue of the Italian sky that was welcoming us home. This experience made us understand, in a world that imprisons imagination and sociability, the fun that comes when you turn off the phone and simply enjoy life that is waiting to be discovered.

PILLOLE DI CLASSICI

"Anna dai capelli rossi: una Serie cult per i cultori dell'Antico. L'approccio ai Classici tra manga e cartoon

“Lei, se potesse scegliere, che cosa preferirebbe: essere divinamente buono, radiosamente intelligente o angelicamente buono?”

Un trinomio di scelta a risposte multiple caratterizza il personaggio più amletico della storia massmediatica. L’atrocità del dubbio investigativo, la sua splendida crudeltà. La scepsi che si fa dimora in una casa ospitale nella derivazioe del proprio sé in rivoli di domande. Le ellissi hanno il nome di Anna, propnrio così: la prima adolescente in eclissi! Eppure lo zenit della comprensione sta in tutta questa compressione: d’aiuto gli studia humanitatis, che la destano e destinano a voli di successo nel romanzo che ha reso celebre la canadese Lucy Maud Montgomery (1874-1942):

“Ma io studierò comunque Latino e Greco, signora Lynde”, rise la giovane, “Seguirò i corsi di Storia dell’arte proprio qui, ai Tetti verdi, e studierò tutto quello che studierei all’Università”.

Cosa aggiungere??!! Un Classico tempra in

temperanza ogni spirto guerriero, è manomissione missionaria e beneficio terapeutico per il ben-essere del cittadino; insomma, Resurrezione e Risorgimento: come sacralmente umano, è un Sacramento, inviolabile! La cura, e non è la canzone di Franco Battiato, ma potrebbe esserlo, parte proprio da lì, in quel lontanamente tangibile, che fa svettare l’animo di una piccola donna e di ogni essere umano in ricerca. Ecco perché bisogna educarsi all’Antico: questione di altezza e di profondità; di superficie s’imbambola solo il superficiale! La più adorabile e commovente bambina dai tempi di Alice, benché malvista per quei capelli rossi che ancora a fine Ottocento richiamavano le streghe, ci invita ad innamorarci della memoria, raccogliendosi lì in preghiera, per farsene m-Anna per il futuro. Come storia è, per concludere, la traduzione di un piccolo mondo, quello di chiunque, nel tesoro della tradizione, un dirsi senza tradirsi perché l’Antico serba tutte le parole In Bene e dette meglio.

MITO E FUMETTO

“Il Mito di Medusa e Perseo”

“La fortuna aiuta gli audaci”, il coraggio di Perseo viene premiato con l’aiuto divino che gli consente di compiere un grande compito.

Medusa, figlia di un dio del mare e di una ninfa, una delle tre sorelle Gorgoni, era la più bella tra le donne, ma nonostante la sua bellezza decise di diventare sacerdotessa di Atena. Una sera, mentre bruciava incensi nel tempio, Poseidone si mostra a lei e la profana. Medusa fu trasformata in mostro da Atena, come punizione per aver giaciuto con (o per essere stata violentata da) Poseidone: capelli di serpente, squame al posto della pelle, denti affilati, unghie lunghe e occhi che pietrificano.

Perseo, figlio di Zeus e Danae, per liberare la madre dalla prigionia del nonno, che temeva il futuro di Argo, doveva superare una prova: uccidere Medusa. Per scoprire il suo futuro decide di recarsi dalle Graie: donne- nate anziane-custodi delle terre in cui Medusa si nascondeva, che condividevano un solo occhio e un solo dente.

Mentre Perseo camminava verso il luogo in cui si nascondeva Medusa, gli si manifesta di fronte Ermesil messaggero degli dei- mandato dal padre per fargli dei doni: calzari alati, scudo di Atena, elmo di Ade per essere invisibile e sacca magica.

Grazie ai doni ricevuti, Perseo reso invisibile dall’elmo riesce a decapitare Medusa, si avvicina al mostro e guardando il riflesso dallo scudo la decapita.

Mozzata la testa, deve riporla nella sacca come consigliato da Ermes, ma il sangue genera Pegaso, il cavallo alato e Crisaore il gigante; la testa di Medusa verrà posta al centro dello scudo della dea.

POESIA E MUSICA

“Riferimento allo stato o condizione di essere madre, specialmente in relazione alla gravidanza, al parto e al periodo successivo al parto”. Questa è oggi una gelida definizione di maternità, una dimostrazione di freddezza razionale o verticalità intelligibile, mente che sperimenta la lettura di ciò che è crittografato in chiave sentimentale, ciò che è possibile decifrare solo con il cuore.

Mio padre è il mittente di questa mia influenzabile tensione amorosa nei confronti della madre, del materno riscontrabile ovunque. Diciassettenne cresciuta con la poesia di Totò, “A’ Mamma”:

Chi tene a mamma

è ricche e nun ‘o sape; chi tene a mamma

è felice e nun ll’apprezza pecchè ll’ammore ‘e mamma è ‘na ricchezza è comme ‘o mare ca nun fernesce maje.

Pure ll’omme cchiù triste e malamente

è ancora bbuon si vò bbene ‘a mamma.

A mamma tutto te dà, niente te cerca e si te vede ‘e chiagnere senza sapè ‘o pecchè… t’a stregne ‘mpiette e chiagne ‘nsieme a tè!

Voglio riparlare di questo amore consolatore fin dai nostri primi pianti nel rifugio collinare, l’avvallamento materno e nostro nutrimento. Quel dolce far niente in noce che attende di essere sgusciata, noi incapaci di vedere ma cullati dall’ infinito cordone terminante. Una poesia in cui ogni parola è scelta accuratamente.

Maternità

Mente che mente, madre che sente, pianto tagliente, sentimento tangente. Scaturigine d’amore, Maternità, serto consolatore di ventrale eternità.

Vita uterina, matrice pulsante, immune ferita, cecità cullante. Placenta di saggezza in liquido accogliente, inerme alienità, premura nascente.

Echeggiante ricchezza in madre da amare, puro miele in rifugio collinare. Due cuori a me se avesse potuto e alcun battito indietro avrebbe voluto.

Io figlia di stella in terra caduta, favilla che completa costellazione sconosciuta.

Innamorata sono, di sguardo fecondo, mesto e smarrito il passo se mancasse dal mondo.

Liceo Fiorentino ClassicoArtistico www.liceofiorentino.edu.it 160 anni

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