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1 MARZO-APRILE 2002 ANNO II

n.

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La storia, le storie

Quanta saggezza nell’agricoltura dei romani Nei secoli dell’Impero teorizzati e adottati i moderni principi della coltivazione Molti romani facoltosi che vivevano nelle città dell'Impero possedevano una tenuta agricola e talvolta una o più residenze di villeggiatura, lontano dai rumori e dalla vita convulsa della città, proprio come oggi accade con il fenomeno delle “seconde case”. La villa agricola era all'epoca una struttura piuttosto articolata, composta da più edifici. Situata solitamente nelle regioni più fertili, in prossimità delle vie commerciali, era di fatto un piccolo villaggio autosufficiente: derrate alimentari, carri, utensili di ogni tipo, abiti, tutto veniva prodotto e costruito sul posto. L’ampiezza della fattoria e delle varie costruzioni agricole di sua pertinenza non dipendeva unicamente dalla ricchezza del proprietario, ma anche da ciò che la fattoria produceva. Poteva ad esempio essere specializzata in una sola coltura o fornire prodotti vari. Nel periodo dell’Impero, il grano proveniva in prevalenza dall’Egitto. I produttori di oggi ritengono talvolta di essere grandi innovatori, gli unici o i primi a fare studi approfonditi sull’organizzazione e sulla gestione delle realtà produttive, del territorio o di un’azienda o del patrimonio pubblico. In realtà già nel I secolo d.C. l’agronomo Lucio Columella, nel suo “De Rustica”, fornisce preziose indicazioni circa la posizione in cui una fattoria dovrebbe sorgere e come dovrebbe essere costituita. Innanzi tutto, scriveva Columella, il luogo dev’essere carat-

terizzato dalla fertilità della terra e dalla mitezza del clima. I campi devono trovarsi in piano o sui fianchi orientali e meridionali delle colline. Quanto alla villa ideale, l’agronomo romano la intendeva composta da tre edifici: la “villa urbana”, l’abitazione del proprietario; la “villa rustica”, la fattoria vera e propria; la “villa fructuaria”, con i magazzini. Nella prima raccomandava che ci fossero stanze per l’inverno e per l’estate, e che i bagni fossero rivolti al sole per avere luce e calore. Nella seconda, una grande cucina, piccole stanze per gli schiavi, stalle coperte e vicine alle stanze dei pastori. Infine la “villa fructuaria” doveva comprendere granai, fienili, locali per l’olio e per il vino e magazzini per gli attrezzi. Era importante che la tenuta agricola, aggiungeva Lucio Columella, comprendesse orti irrigati, colture redditizie quali uliveti e vigneti, un frutteto, pascoli e praterie per il bestiame, campi e grano. In quei secoli il proprietario della tenuta aveva un sovrintendente, “il vilicus”, solitamente uno schiavo di fiducia, che dirigeva e sorvegliava l’andamento della tenuta, dove il duro lavoro veniva

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svolto dagli schiavi. Una funzione, quella del “vilicus”, assimilabile all’attuale manager, presente nelle moderne aziende agricole. La “vilica”, anch’essa una schiava, si prendeva cura di riassettare la fattoria e pulire il focolare. Vari trattati sull’agricoltura davano inoltre consigli su come alternare le colture per non sfruttare eccessivamente il terreno, su quale parte del raccolto conservare per la semina, come arricchire i campi con il concime, quale prodotto coltivare in funzione della tipologia del suolo. In lunghi secoli di storia dell’uomo, l’agricoltura si è sviluppata secondo principi atavici, derivanti dall’esperienza, dal rispetto e dalla simbiosi con la natura. Non molto di nuovo, dunque, sotto il sole… tranne, per nostra fortuna, oltre evidentemente all’abolizione della schiavitù, il grande aiuto che ci proviene dall’avvento della meccanizzazione in agricoltura. Una meccanizzazione che però dev’essere sempre in linea con quei principi fondamentali. E dato che le sane regole del passato sono sempre valide e attuali in agricoltura, proprio dal passato e dal contatto con gli insegnamenti e le esigenze degli agricoltori Laverda attinge l’esperienza per realizzare macchine che operano sul raccolto nel pieno rispetto della qualità e dell’ambiente, per garantire il futuro dell’umanità. Simonetta Lambrocco

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