ANNO LI - N. 4 - LUGLIO-AGOSTO 2011

NOTIZIARIO DI ROVASENDA - Bimestrale - Sped. in A.P. art. 2 comma 20 lettera c legge 19-7-97

LA TORRE

NOTIZIARIO DI ROVASENDA

ANNO LI - N. 4 - LUGLIO - AGOSTO 2011

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NOTIZIE, INDIRIZZI ED ORARI UTILI (*)

PARROCCHIA S. MARIA VERGINE ASS. TEL. 0161-856134 parroco: don CRISTIANO FORMAGGIO

• SANTE MESSE Feriali: 20,30 Sabato e pre-festivi: 20,30 Domenica: 11,30 • “Opera del Suffragio”: RITA CORRADINO e MARY BARILE UFFICI Lunedì 10,30-12,30; Martedì 10,30 -12,30 / 15,00-17,00; Mercoledì 8,30-12,30; Giovedì 10,30 -12,30 / 15,00-17,00; Venerdì 10,30-12,30.

Sig. SINDACO Riceve tutti i mercoledì dalle 10,30 alle 12,30 o in altri giorni previo appuntamento.

• SEGRETARIO Comunale Riceve il mercoledì ed il venerdì dalle 9,00 alle 11,00.

• UFFICIO TECNICO COMUNALE Consulente Arch. Alessandra Corradino Riceve il venerdì dalle 10,30 alle 12,30 • ASSISTENTE SOCIALE

Signora Stefani Maria Cristina Riceve il martedì dalle 14,30 alle 17,00

ed il giovedì dalle 10,30 alle 12,30 •

•

CARABINIERI Pronto Intervento: 112 SOCCORSO PUBBLICO DI POLIZIA: 113 VIGILI DEL FUOCO Pronto Intervento: 115 EMERGENZA SANITARIA Pronto Intervento: 118

NUMERI UTILI VARI UFFICIO POSTALE Piazza Libertà SCUOLA ELEMENTARE Piazza Libertà, 1 SCUOLA MATERNA Via Gattinara

0161-856131 0161-856364 0161-856233

SERVIZI SANITARI - OSPEDALI - EMERGENZE MEDICHE •

FARMACIA di Rovasenda 0161-856298 lunedì, martedì, giovedì e venerdì: 9,00-12,45 / 16,00-19,30 mercoledì e sabato: 9,00-13,00; domenica: chiusura totale

•

CASA DI RIPOSO BERAUD: 0161-856897

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OSPEDALI Biella: 015-35031 - Vercelli: 0161-5931 Borgosesia: 0163- 203111 - Gattinara: 0163- 822111 Santhià: 0161-9291

• AMBULATORIO di ROVASENDA –Via Garibaldi Dott. Antonio Eglione – cell. 338- 2613476 •

GUARDIA MEDICA, Arborio 0161-86384 - Prefestivo: 14 - 20; Festivo: dalle ore 8 alle ore 20; Notturno: tutti i giorni dalle 20 alle 8 anche per prescrizioni di farmaci, per le emergenze vale il 118

•

AMBULATORI della MEDICINA LEGALE

MAR. MER.

GIOV.

Borgosesia Via Marconi 30 14/15,30 Tel. 0163-203422 0163-203457 Varallo Via C. Battisti, 35 Tel. 0163-203818 Gattinara 9/10,30 C.so Vercelli, 159 (Ospedale)

9/10,30

IL CALL CENTER di TRENITALIA 892021 È ATTIVO 24 ore su 24 per informazioni sugli orari dei treni e per l’acquisto dei biglietti.

ORARIO TRENI PER NOVARA Giorni festivi Giorni feriali

Rovasenda(P) 6,52 7,22 8,00 11,11 pullman* 12,24 14,24 15,30 17,11 18,19 19,16 19,57 * sabato escluso

Novara(A) 7,27 7,52 8,36* 12,00 12,50 14,54 15,54 17,45 18,45 19,40 20,54

Rovasenda(P) 6,59 8,31 9,17 12,24 15,26 17,25 19,26

Novara(A) 7,29 8,55 9,44 12,50 15,52 17,50 19,52

ORARIO TRENI PER SANTHIà Giorni festivi Giorni feriali

NUMERI DI EMERGENZA

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 Presso il Servizio di Medicina Legale a Gattinara (Ospedale) si effettuano anche le seguenti prestazioni: patentino ciclomotore; patente A/B/C/D/E; patente nautica; idoneità porto d’armi; contrassegno parcheggio; cessione V stipendio; conduzione caldaie generatori di vapore e gas tossici; patente fuochino; idoneità autoriparatori; esenzioni cinture; collocamento obbligatorio; idoneità al lavoro; maternità obbligatoria; maternità anticipata; certificazioni varie.  Presso lo sportello “scelta e revoca del medico” dell’Ospedale di Gattinara è possibile consegnare le domande di invalidità civile, L. 104 etc, così da evitare di recarsi a Borgosesia presso la Segreteria. orario dei treni

MUNICIPIO DI ROVASENDA - TEL. 0161-856115

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VEN.

10/11,30

Rovasenda(P) 6,29 pullman 6,48 pullman 7,41 8,43 pullman 12,38 13,45 pullman 14,43 15,58 16,43 pullman 18,18 19,01 19,56 20,40

Santhià(A ) 7,01 7,20 8,00 9,15 13,00 14,17 15,03 16,14 17,15 18,34 19,18 20,24 20,55

Rovasenda(P) 7,41 8,30 9,17 12,01 12,24 13,37 15,58 18,18 19,56 20,40

Santhià(A 8,00 9,20 10,24 12,16 13,24 14,20 16,14 18,34 20,11 20,55

ORARIO TRENI PER BIELLA Giorni feriali Giorni festivi Rovasenda(P) 6,51 8,01 10,02 12,57 14,00 15,01 16,48 17,52 18,53 20,41 21,40

Biella(A) 7,27 8,26 10,27 13,22 14,25 15,30 17,12 18,24 19,18 21,06 22,05

Rovasenda(P) 8,30 10,31 13,31 16,31 18,34 20,32 21,40

Biella(A) 8,50 10,55 13,52 16,54 18,58 20,54 22,05

ORARIO TRENI PER ARONA Giorni festivi Giorni feriali

Rovasenda(P) 6,55 8,56 12,55 14,10 14,59 16,56 18,01 19,00 19,16 21,14 pullman

Arona(A) 7,41 9,38 13,38 15,00 15,45 17,44 18,43 19,44 21,07 22,23

Rovasenda(P) 8,56 9,25 14,10 18,01 19,00 19,46

Arona(A) 9,38 9,59 15,00 18,43 19,44 21,07

(*) La Redazione de “La Torre” non si assume responsabilità rispetto a variazioni di indirizzi, orari, o altro di cui non abbia avuto conoscenza.

conversazione

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LA TORRE NOTIZIARIO DI ROVASENDA

Periodico bimestrale ANNO LI - N. 4 luglio-agosto 2011

Redazione e Amministrazione

Rovasenda, Piazza Castello, n. 3 Telefono e Fax 0161 856134 DIRETTORE Don Cristiano Formaggio DIRETTORE RESPONSABILE Maria Grazia Calzoni REDAZIONE Dario Pansarasa

Registrato al Tribunale di Vercelli n. 194 del 24/10/1979 Stampa: Artigiana S. Giuseppe Lavoratore Coop. Sociale Via Tigrai, 1 - Vercelli Tel. 0161/502.906 - Fax 0161/267619 E-mail: grafica@arsgla.191.it Spedizione in A.P. art. 2 comma 20, lettera c, legge 19-7-97 Filiale di Vercelli

Sito internet: http://www.rovasendalatorre.it a cura di Saimone Zampieron

SOMMARIO CONVERSAZIONE............................................. 3 VITA PARROCCHIALE . ............................... 4-10 VITA CIVICA ............................................... 11-13 GIORNALISTI IN ERBA ............................ 14-15 VITA SCOLASTICA .......................................... 15 GEMELLAGGIO . ........................................ 16-23 QUA E LÀ...................................................... 24-28 LA PAGINA DEI GIOVANI............................... 28 LA PAGINA DELL’AGRICOLTURA............ 29-31 IL MIO HOBBY............................................ 32-33 LA PAGINA SPORTIVA..................................... 34 PONTCHARRA NEWS...................................... 35 LA PAGINA DELLA POESIA . .................... 36-38 ANAGRAFE.................................................. 39-45 In questo numero hanno collaborato: Valentina Barbero, Mary Barile, Arnaldo Colombo, don Cristiano, Vanna Fornara, Michela Gavinelli, Mariagrazia Goio, Dario Pansarasa, Federica Piccioni, Roberto Roggero, Ileana Vezzù, Saimone Zampieron, gli animatori dell’Oratorio, gli alunni della V classe elementare.

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Conversazione Carissimi Rovasendesi, giornata memorabile nella storia della Chiesa Cattolica, quella del 1° Novembre 1950, in cui fu proclamato il Dogma dell’Assunzione di Maria in cielo in anima e corpo.

In presenza del collegio cardinalizio e di ben 700 vescovi, davanti ad un’innumerevole folla, Pio XII interpretò con indovinate parole la solennità del momento: “Come scosse dai palpiti dei vostri cuori e dalla commozione delle vostre labbra, vibrano le pietre stesse di questa patriarcale basilica e insieme con esse pare che esultino, con arcani fremiti, gli innumerevoli e vetusti tempi, innalzati per ogni dove in onore dell’Assunta”.

L’argomento principale cui si richiama Pio XII per definire l’Assunzione è senza dubbio il fatto ecclesiale del consenso dei fedeli, espresso in molti modi dalla tradizione e verificato dal magistero della Chiesa. Dalla definizione del dogma dell’Assunta il Papa si attendeva grandi frutti spirituali: la persuasione del valore della vita umana, calpestata dal materialismo e dalle guerre e la convinzione del destino di gloria cui ogni essere umano è chiamato. “A tutti sembra che la Beata Vergine Maria, splendente nel suo trono di nuova luce tenda le materne braccia esortandoci a salire con coraggio la vetta della virtù, perché trascorso il terreno esilio, giungiamo a godere la somma beatitudine nella patria celeste”. È il mese di Agosto che tradizionalmente ci porta a vivere la bella festa dell’Assunta.

Quest’anno ci ha accompagnato quel motto così caro a papa Wojtyla “totus tuus” (tutto tuo, oh Maria).

Giovanni Paolo II è stato proclamato beato lo scorso 1° Maggio. Questo grande papa fu “delicatamente innamorato di Maria”, tanto che scelse subito quel motto come emblema di tutto il suo pontificato.

Anche noi Rovasendesi, lasciamoci coinvolgere da questo motto, sia spiritualmente che esistenzialmente.

Cerchiamo di ritrovare nuovi slanci nel nostro cammino, sia a livello personale che a livello parrocchiale. Questa festa ci stimoli a pregare meglio e con maggior zelo (come dice la nostra lode), ma soprattutto ravvivi la nostra fede e la nostra sensibilità religiosa per rintracciare il nostro dovere festivo (e magari feriale) seguendo volentieri e con slancio rinnovato le varie funzioni religiose così care alla Madonna.

La devozione a Maria, da tanti secoli così tradizionalmente cara a Rovasenda, ci aiuti a far nostro quel motto “tutto tuo”.

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vita parrocchiale

Come sarebbe bello se fossimo capaci anche noi di pronunciare con maggiore autenticità quella filiale promessa davanti alla nostra Mamma Celeste: “Sì, oh Maria, desidero anch’io esser tutto tuo, perché tu mi possa accompagnare con tenerezza, prendendomi per mano ed aiutandomi ad innamorarmi sempre più di Gesù tuo Figlio”.

Anche Benedetto XVI ci invita a volgere lo sguardo verso Maria Santissima Assunta nella gloria celeste: ci invita ad invocarla fiduciosi perché ci faccia apprezzare sempre più il va-

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lore della vita sulla terra e perché ci aiuti a volgere lo sguardo verso la méta vera cui siamo un giorno tutti destinati, “quella vita eterna che, come ci assicura Gesù, è già stata conquistata fin d’ora da quelli che ascoltano e seguono la sua Parola”.

Oh Regina Assunta, nostra celeste Patrona, ti chiediamo di continuare a posare affettuosamente il tuo sguardo materno e benefico su ciascuno di noi e su tutte le nostre famiglie.

Don Cristiano

PENSIERO SUL VANGELO «Il Regno dei cieli è simile ad un granello di senapa, il più piccolo dei semi, che seminato e cresciuto diventa un albero grandioso» (Vangelo di Matteo, capitolo 13).

Cari Rovasendesi, la nostra fede, seme divino gettato da Dio nelle nostre anime, è stata da noi alimentata e cresciuta in modo da dare frutti ed opere buone? Perché diciamo di credere in Dio e nelle verità da lui insegnate se poi nella pratica viviamo come se non avessimo la fede? Ravviviamo dunque in noi questa fede divina e sia essa così grande e profonda da produrre tante opere buone e da poterci meritare il Paradiso. « Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò.

Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi». (Vangelo di Matteo, capitolo 20). È l’immagine di Gesù che sempre ci chiama alla vita cristiana. Non è mai troppo tardi anche per l’indifferente, per il peccatore ostinato,

convertirsi e lavorare per la salute dell’anima.

Esaminiamo noi stessi: quante volte siamo stati oziosi… Quanto tempo perduto, oppure mal impiegato in cose inutili… Una cosa sola vale per l’eternità: la salvezza dell’anima; perduta la quale, tutto è perduto per sempre.

«Un seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; e gli uccelli vennero e lo mangiarono.

Un'altra cadde in un suolo roccioso dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; ma quando il sole si levò, fu bruciata e non avendo radice inaridì. Un'altra cadde fra le spine: le spine crebbero e la soffocarono ed essa non fece frutto. Altre parti caddero nella buona terra; portarono frutto, che venne su e crebbe, e giunsero a dare il trenta, il sessanta e il cento per uno». (Vangelo di Luca, capitolo 8).

Nella Parola di Dio, ben ascoltata e messa in pratica, sta la maggior ragione della nostra vita cristiana.

Di essa noi abbiamo una grande bisogno: S. Agostino, che pure aveva molto studiato, si convertì ascoltando la prediche di S. Ambrogio.

Gesù volle premunire i suoi discepoli contro le difficoltà che avrebbero incontrato nel mondo e perciò predicò loro la necessità di essere forti e costanti nel professare la loro fede. Anche a noi Gesù predice odio e disprezzo da parte del mondo e ci annunzia prove dolorose da affrontare per causa sua. Se vogliamo essere veramente cristiani, cioè seguaci di Gesù Crocifisso, dobbiamo sopportare con rassegnazione. Le cro-

ci sono il contrassegno delle anime elette, in altre parole sono la mistica scuola che ci conduce al Paradiso.

Dobbiamo essere forti e coraggiosi come lo furono gli apostoli, illuminati e fortificati dallo Spirito Santo che discese su di loro nel giorno di Pentecoste e li convertì in altrettanti martiri. Anche sopra di noi, per mezzo dei sacramenti, continua a discendere la grazia dello Spirito Santo, ma non sempre sentiamo la forza benefica dei suoi molteplici doni.

Per questo nel giorno di Pentecoste abbiamo invocato lo Spirito Santo di regnare su di noi illuminando le nostre menti ed i nostri cuori: veni Creator Spiritus. Dobbiamo essere forti e coraggiosi nel professare la nostra fede impegnandoci con ogni mezzo a rispettare e a far onorare la santissima Trinità.

E infine un ultimo pensiero sulla festa del Corpus Domini che abbiamo da poco celebrato. «Un uomo fece una grande festa ed invitò molta gente, ma nessuno, chi con una scusa, chi con un’altra, vi si presentò.

Allora quel padrone, amareggiato per il rifiuto dei suoi invitati, mandò i suoi servi per le strade dicendo loro: “Radunate tutti quelli che potete trovare e portateli da me a festeggiare, perché voglio che la mia casa sia piena”.» Oh se conoscessero gli uomini il grande Dono della Santissima Eucaristia, come sarebbero sempre piene le chiese!

Ricordiamoci di questo invito: Gesù ci aspetta. Soddisfiamo questo suo desiderio partecipando costantemente alla santa messa festiva e anche a quella quotidiana.

Don Cristiano

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vita parrocchiale

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Anche quest’anno il Centro estivo ha fatto “centro” Anche quest'anno, purtroppo, è terminato il centro estivo. Sono state tre settimane molto intense, durante le quali si sono alternati giochi, balli, lavoretti e compiti.

I bambini che hanno preso parte a questa avventura erano 22 ed erano divisi in due squadre: i furetti e i bradipi. Chiamate così perché quest'anno il tema principale era l'era glaciale.

Durante il centro estivo ci sono state anche alcune giornate in piscina e una gita al parco di Villa Pallavicino, a Stresa.

Il centro estivo è terminato con una festa il venerdì sera, dove sono stati premiati tutti i ragazzi e in particolar modo la squadra vincente dei bradipi. La sensazione che abbiamo avuto anche quest'anno è stata di un centro estivo molto spumeggiante ed entusiasmante, sia per i ragazzi che hanno partecipato, sia per noi animatori.

Speriamo in una grande partecipazione anche l'anno prossimo. Noi animatori teniamo a ringraziare tutti i genitori e le nonne che ci hanno aiutati in questa avventura. Ringraziamo anche la popolazione di Rovasenda per aver contribuito alla raccolta viveri che si è svolta durante il centro estivo e per gli aiuti delle singole persone.

Si ringrazia il Comune per il suo contributo e la Pro Loco per aver consentito l'utilizzo della cucina e per aver offerto un ingresso in piscina a tutti i ragazzi.

A ottobre comincerà l'Oratorio e, per tutti i dettagli, distribuiremo i volantini a scuola.

Gli animatori Federico, Valeria, Cristina, Edoardo ed Alessandro

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VITA PARROCCHIALE

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MEDITAZIONI LAICHE

LA SOFFERENZA Il tempo presente, il tempo che siamo chiamati a vivere, può essere segnato dall’esperienza del soffrire; è il tempo che sta tra la Pasqua e la Resurrezione di Cristo. È il tempo nel quale lo Spirito ci è dato come “caparra” (Cor.2. 1,22).

L’Eurcarestia è la parola di Dio fatta carne, il Verbo si fa nostro cibo e nostra bevanda, per alimentare e sostenere la nostra vita cristiana, anche nei momenti del patire.

L’Eucarestia è memoriale, ricorda il dono della vita fatta da Gesù, nella solitudine, nell’oscurità, nelle tenebre del Getzemani e del Golgota, e ci ricorda che anche quando ci sembra di essere soli, abbandonati da tutto e da tutti (anche da Dio), in realtà non è così.

Ci ricorda che la vita spesa per gli altri vale, contro ogni apparenza, e che ogni dolore non è assurdo.

L’Eucarestia “cibo spirituale” è il nutrimento, il viatico per l’uomo che può trovarsi nella notte, nel buio più completo, quando ogni speranza sembra infranta.

Anche nella lettura del Vangelo, al racconto della prima moltiplicazione dei pani, segue subito per i discepoli, il terrore di una notte sul lago in tempesta e all’ultima cena fanno seguito l’oscurità e la prova del Getzemani.

L’Eucarestia ci dice pure che nessun dolore del passato rimane senza redenzione e ci apre gli occhi sul presente ed è nell’atto dello spezzare il pane che i discepoli di Emmaus aprono gli occhi e riconoscono il Signore (Lc 24,31).

La cosa fondamentale che l’Eucarestia dimostra è la vicinanza di Dio in Gesù, la sua presenza, il suo essere con noi anche nella sofferenza, Lui è vicino a noi, è sempre presente nell’afflizione, nel dolore se ne cura ed è solidale.

L’Eucarestia ci invita ad essere vicini a chi soffre, agli afflitti da malattie inguaribili, agli incurabili, ai malati terminali, proprio perché si ha come prospettiva il CROCEFISSO. Si sa che pure il dolore più crudele non è senza senso;

unendolo alla Croce di Cristo, quel dolore riceve come sbocco la RESURREZIONE. Gesù nell’ultima cena offre se stesso come pane spezzato, come cibo per alimentare la vita dei suoi discepoli e con quel gesto estremo rivela, anche e soprattutto, la sua grande debolezza; Egli è sostegno per la loro vita.

L’Eucarestia rafforza la convinzione che il dolore e la morte saranno superati.

San Paolo dice: “penso infatti che le sofferenze del tempo presente non hanno un valore proporzionato alla gloria che si manifesterà in noi, l’attesa spasmodica delle cose create sta infatti in aspettativa della manifestazione dei figli di Dio” (Rom 8, 18).

Desidero chiudere questa meditazione con le parole del profeta ISAIA (49, 14-16): Sion ha detto: “Il Signore mi ha abbondonato, il Signore mi ha dimenticato.

Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo grembo?

Anche se questa donna si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai“.

MARY

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VITA PARROCCHIALE

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Maria Assunta, la protettrice dei dieci ostaggi rovasendesi durante la guerra È stata una piacevole sorpresa per i parrocchiani rovasendesi rivedere, qualche giorno fa, durante la Messa del 15 agosto, il dono votivo offerto da dieci abitanti del paese, in ringraziamento della loro liberazione dopo dieci giorni di prigionia nelle carceri di Biella, detenuti come ostaggi dal comando tedesco in seguito alla cattura in paese di un sottufficiale dell’esercito germanico.

Don Cristiano, dopo aver fatto vedere il bel “Sacro Cuore di Gesù” donato dai compaesani liberati, ha letto la scritta retrostante, riportante il nome degli offerenti. Ha letto anche una data, 10 agosto 1947, quella della donazione del quadro. Una data che rimanda a tre anni prima, 10 agosto 1944, quella della cattura degli ostaggi.

Un giorno nefasto per il paese, che merita di essere ricordato con la definizione “die nigro signanda lapillo”, come ha fatto, nel suo “Liber chronicus”, don Salvatore Ferraris, parroco di Roasio, per descrivere l’uccisione di undici parrocchiani sulla piazza del paese, avvenuta il giorno prima, 9 agosto 1944.

A Rovasenda le vittime della retata nazista furono due: Bellermina Abate e Charles Conti. Ad esse si devono aggiungere i dieci giorni d’incubo vissuti dalla popolazione locale, in continua ansia per la sorte dei congiunti e amici prelevati dai tedeschi. Ansia terminata solo col rilascio dei dieci prigionieri.

L’episodio dell’arrivo sulla piazza municipale di Rovasenda dei dieci ostaggi, alle ore 16 del 20 agosto, è descritto dal parroco di allora, don Pilade Garrone, nella cronaca sul bollettino “La Campana parrocchiale di Rovasenda”: “Sono tornati da Biella Piazzo, dopo un breve periodo di ritiro, per meditare i gravi problemi della vita, i parrocchiani: Massara Antonio, Delprino Carlo, Cantone Martino, Rolando Pietro, Ceffa Luigi, Verdoia Mario, Somera Giacomo, Gazza Primo, Monfermoso Marco, Cavagna Livio; commossi fino alle lacrime, sono stati accolti cordialmente da tutta la popolazione ed accompagnati in chiesa per la funzione di ringraziamento a Dio, con paterne parole del Sig. Pievano. Però, lassù, anche se non si sono trovati male, sembra che... non abbiano più intenzione di andare una seconda volta: fare gli esercizi spirituali sì, ma altrove, in una casa religiosa, sotto la guida di un bravo sacerdote, maestro di spirito. Così dunque e... coraggio!”.

La prosa scherzosa della cronaca sembra sdrammatizzare il fatto, mentre nasconde invece momenti

di trepidazione vissuti in prima persona da chi li ha poi descritti con vena velatamente ironica.

Don Pilade, oltre ad essere fra i promotori del comitato per la liberazione dei dieci ostaggi, fu colui che si assunse l’incarico di confortare i famigliari in preda allo sconforto. Varie volte, in compagnia di Riccardo Cerri, di Lenta, si recò alle prigioni biellesi del Piazzo, per parlare coi parrocchiani, incoraggiarli, invitarli alla calma e all’ottimismo, portando poi rasserenanti notizie ai congiunti. Quando il camion di Cerri depositò sulla piazza, sani e salvi, i dieci uomini, don Pilade potè finalmente dare sfogo alla sua soddisfazione, suonando a distesa le campane. I famigliari, anche in riconoscimento ai meriti del pievano nel condurre in porto la delicata operazione del rilascio, vollero che i reduci si recassero per prima cosa in chiesa.

A distanza di sessantasette anni dal fatto, è interessante notare tre date: 10, 20 e, al centro, il 15 agosto, giorno dedicato a Maria Assunta. È interessante notare come il prezioso cimelio storico sia ricomparso proprio il giorno dell’Assunta, quando si festeggiava la primitiva festa patronale. Il “Sacro Cuore di Gesù” è stato portato in processione dal predicatore concelebrante don Fabio De Lorenzo. Come si faceva anche in passato, fin che l’usanza è continuata.

Ora che è stata ripresa viene da chiedersi: perché il “Sacro Cuore di Gesù” è portato per le vie del paese con la statua di Maria Assunta?

Analizzando le tre date considerate prima, il 15 agosto perfettamente equidistante tra il giorno della cattura e quello del rilascio, risulta difficile pensare che alla Vergine, nel giorno a Lei dedicato come Patrona della parrocchia rovasendese, non vada un tributo di riconoscenza per la lieta conclusione della vicenda. E poi il “Sacro Cuore” esposto da don Cristiano proprio il giorno dell’Assunta? Considerazioni e riflessioni che si possono approfondire sulle ragioni della fede dei parrocchiani in merito ad episodi importanti sotto l’aspetto civile e spirituale, accaduti nel corso degli anni, come la tragica esperienza degli ostaggi rovasendesi nell’agosto 1944; quello che è certo ora è che un grande ringraziamento va a don Cristiano per l’impegno profuso, nella sua opera pastorale, nel riscoprire, tramandare, e dar valore alle tradizioni storico-religiose rovasendesi.

A.C.

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VITA PARROCCHIALE

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15 agosto 2011

FESTA DELLA MADONNA ASSUNTA, NOSTRA PATRONA Gli anniversari di matrimonio Certe volte, nella mente, mi scopro a fare paragoni tra l’ieri e l’oggi.

A proposito della Festa Patronale, i tempi sono radicalmente cambiati: tra l’ieri e l’oggi esiste un abisso.

Già dalla fine degli anni ’70, l’abitudine sempre più sentita, di fare le ferie d’agosto fuori paese, ha costretto don Mario, buonanima, e gli organizzatori della parte mondana, a spostare tale festa alla Madonna di maggio, stufi di dover fare i conti coi troppo pochi Rovasendesi rimasti in paese.

Anche quest’anno, malgrado la grande crisi, a Rovasenda, il 15 di agosto, si sono visti in paese i soliti quattro gatti.

In chiesa, infatti, se non fosse stato per le sette coppie che hanno festeggiato gli anniversari di matrimonio coi loro famigliari e parenti, la funzione delle 11,30 avrebbe visto ben pochi fedeli… contrariamente al passato che vedeva i fedeli sino davanti all’altare, occupare anche tutte le corsie.

Fortunata idea avuta a suo tempo, e favorevole circostanza che fa sì che il proverbiale Ferragosto rovasendese, malgrado tutto, riesca ancora a essere interessante se non altro per la parte religiosa dedicata alla Madonna Assunta, nostra patrona nei secoli.

Ad ogni buon conto, bisogna dire che il rito della benedizione ai partecipanti, ben svolto da don Cristiano, ha sopperito alla scarsità di fedeli presenti, ed è stata una emozionante cerimonia resa ancor più avvincente dalla partecipazione della nostra corale, che a dire di noi tutti, è ritenuta la migliore tra le tante che si sono esibite nella nostra chiesa.

Quest’anno le coppie invitate a partecipare alla cerimonia, sono state una quindicina; purtroppo solamente sette hanno accettato l’invito.

E qui entra in gioco il mistero del perché tante coppie non sentano più il piacere di parteciparvi. Ai primi anni dalla sua creazione da parte di don Mario, la cerimonia era accettata quasi all’unanimità: lo testimoniano le foto dell’epoca. Poco alla volta, mano mano che

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VITA PARROCCHIALE

scompariva una certa classe di età degli “sposi”, l’adesione si è sempre più ridotta, - tre anni orsono le coppie festeggiate furono solamente due - quasi a sottolineare una perdita di interesse o addirittura un menefreghismo nei confronti di tutto quanto puzza di chiesa o ancor peggio di matrimonio.

D’altro canto, o si è o non si è. O tra i coniugi da festeggiare, reciprocamente esiste amorevolezza, riconoscenza, gratitudine, armonia, concordia, benevolenza, comprensione e amore per la famiglia, oppure non esiste motivo per ricordare con gioia il giorno del matrimonio, anche se dopo tanti anni di vita insieme i tanti possibili spigoli che compaiono nella vita di coppia, oramai si sarebbero dovuti inevitabilmente smussare.

Ad ogni buon conto, la festa del ferragosto è stata un successo per la presenza di coppie veramente consapevoli della loro presenza in chiesa.

Poche, ma buone.

Dal monitor della macchina fotografica ho notato come al momento di stringersi reciprocamente la mano, queste fossero realmente strette con forza e non solo avvicinate per esigenze fotografiche.

Sulla bella pergamena che don Cristiano ha donato agli “sposi” si legge: ”La Parrocchia di Maria SS Assunta, in Rovasenda, esprime felicitazioni e auguri nella ricorrenza del loro (25°,50°,60°) anniversario, ai coniugi (Tizio e Caio) implorando la rinnovata Grazia del Sacramento per lunghi anni futuri, apportatrici di amore, felicità e benedizioni alla famiglia tutta”.

La foto di rito e il pranzo coi famigliari, hanno terminato in bellezza questa festa, che avrebbe tanti ottimi motivi per essere partecipata da tutte le coppie che avranno la fortuna di raggiungere tali interessanti traguardi.

Cari sposi,

oggi sono venticinque, cinquanta e sessant’anni che siete sposati, e i rovasendesi vi hanno visti sempre felici.

Non tutti hanno la fortuna di arrivare a questo traguardo:

OFFERTE PER LA PARROCCHIA Conto Corrente Bancario presso BIVERBANCA Intestato a:Parrocchia di Maria Santissima Assunta in Rovasenda Codice IBAN: IT 15C 0609048870 000000002678

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VITA PARROCCHIALE

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La Processione notturna della Vergine Assunta

è un privilegio che la vita purtroppo non concede tanto facilmente.

Avete affrontato con successo problemi e preoccupazioni perché vi siete voluti bene.

Il vedervi ancora così uniti dopo tanti anni di vita coniugale, ci insegna quanto sia importante il valore sacro del matrimonio.

Cinquant’anni di storia, d’amore, di liti, di cose dette e non dette, di presenze e di assenze, di giochi e di sorrisi, di lacrime e di conforto: siete stati sempre solidali l’un l’altra, vi siete rispettati e oggi festeggiate un grande evento: quello dell’unione familiare.

Tanti anni di matrimonio vissuti come voi sono veramente da invidiare: è un bel incentivo per proseguire tutti verso le nozze d’oro e di diamante che sicuramente raggiungerete altrettanto felicemente.

La vostra splendida unione desta in noi infinita ammirazione.

Una lenta, ma salda scalata, vi ha portati in vetta.

Ora godetevi questo stupendo panorama!

C’è chi per l’argento, l’oro e i diamanti, uccide: voi li avete avuti con l’amore e i vostri sono così tanto importanti, che molti vorrebbero raggiungerli come voi.

Vi giungano le più affettuose felicitazioni per l’anniversario delle vostre nozze d’argento, d’oro e di diamante, con la certezza che la vostra unione è ben più preziosa del metallo che la rappresenta, con l’augurio che la felicità che state vivendo non abbia mai fine.

I giovani rovasendesi

Buona la partecipazione dei fedeli alla fiaccolata in notturna della Vergine Assunta, Serata eccezionale, con un cielo splendente e una temperatura accettabile. Quasi tutta via Umberto era illuminata dalla lunga teoria di fiaccole multicolori. A renderla ancor più suggestiva, ci hanno pensato le priore: Anna Garavoglia e Teresa Menale. scritturando la Banda Musicale di Cossato, i cui suonatori per merito della loro età non più giovane, hanno suonato in modo impeccabile tutte le più belle lodi della Madonna.

Il sacerdote don Fabio De Lorenzo, amico di don Cristiano, ha portato in processione per le vie del paese, un magnifico cuore d’argento incorniciato, che tanti non ricordavano di averlo visto prima. Infatti è stato donato alla chiesa il 10 agosto del 1947, dai dieci ostaggi rovasendesi imprigionati a Biella dai nazisti, a seguito della loro cattura durante la rappresaglia avvenuta il 10 agosto del 1944, per ringraziare Dio e la Madonna per essere ritornati felicemente nelle loro famiglie.

P.D.

ALTRI MILLE EURO PER

LE NOSTRE CAMPANE Ci preme rendere noto che le Priore di Santa Rita e della Madonna, Maria Libera e Lorella, d’intesa con Don Cristiano, hanno devoluto alla Parrocchia la cifra raccolta di mille euro (al netto delle spese per le rose, gli addobbi floreali, la banda, il rinfresco, ecc.), finalizzandola al pagamento delle campane.

Con l’occasione rimediamo anche ad una dimenticanza tipografica: nell’edizione scorsa, infatti, è stato involontariamente omesso nei ringraziamenti indirizzati dalle Priore alle persone che hanno dato il loro aiuto nell’organizzazione dei festeggiamenti, il nome di Stefano Galli.

Rimediamo ora, scusandoci con Stefano e con le Priore.

La Redazione

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VITA civica

LINEA DIRETTA DEL SINDACO CON I CITTADINI Nonostante l’estate si sia fatta attendere parecchio quest’anno, è comunque arrivata, portando con sé anche la manovra del Governo per salvare il debito pubblico.

Il provvedimento, che nelle prossime settimane verrà sicuramente riveduto e corretto, prevede ulteriori tagli nei trasferimenti dallo stato agli enti locali e l’obbligo, per i comuni fino a mille abitanti, di gestire tutti i servizi e le funzioni amministrative in forma associata. Quest’ultima non è certo una novità per il nostro comune che da anni condivide i servizi di: vigilanza, trasporto scolastico, pulizia strade con la motoscopa e l’ufficio tecnico in unione con i comuni di Lenta, Ghislarengo ed Arborio.

A metà luglio il nostro paese è stato toccato da una notizia positiva: la Regione Piemonte ha infatti varato un programma di finanziamenti di 50 milioni di euro, ai sensi della legge 18, per la realizzazione o il mantenimento di opere pubbliche di interesse locale - strade, municipi, illuminazione pubblica, cimiteri - a circa settecento comuni. A questo proposito a Rovasenda sono stati destinati 40.000 Euro per la riqualificazione di strade e incroci.

Un‘ottima notizia che ci permette di proseguire il nostro programma di sistemazione della viabilità senza utilizzare fondi comunali. Infatti, oltre all’asfaltatura della Via della Madonnina, già prevista, verranno individuati altre porzioni di strada che necessitano di manutenzione.

Potrà essere inoltre sistemato il tratto di area comunale in Via della Valle, ancora incompleto, con la costruzione di un piccolo parcheggio.

Rimanendo sempre in tema di opere pubbliche, sono terminati i lavori di urbanizzazione dell’area Polivalente e proprio in questi

giorni è stato completato l’asfalto sull’incrocio tra il vicolo e la via Circonvallazione sino all’inizio di via Silla.

Un altro intervento che la nostra Amministrazione intende attuare, sempre in tema di sicurezza stradale, è l’installazione di impianti semaforici “intelligenti” da posizionare all’incrocio tra Via Gattinara e via Boraso e tra via Brusnengo e via dell’Artigianato, così da ridurre la velocità dei veicoli in entrata al paese. Nell’ultimo consiglio comunale è pertanto stata apportata una variazione al bilancio di Euro 40.000 destinati a quest’opera.

Nel prossimo mese di settembre sono previsti la realizzazione di un attraversamento pedonale sulla via Circonvallazione all’ altezza di via Torino ed il rifacimento del camminamento verde di via Umberto I. Per quanto riguarda quest’ultima, si era anche cercato di realizzare delle aree sopraelevate per regolare la velocità delle auto e dei motorini che transitano per il paese, ma il costo preventivo di questo lavoro è risultato troppo oneroso, per cui si è preferito prima realizzare i semafori. Se in futuro ci saranno le risorse necessarie, verrà comunque completato anche questo intervento.

Come promesso nel precedente numero, ci occupiamo ora di scuola, un tema che ogni anno in questo periodo ci troviamo a trattare. Quet’estate l’impegno da parte mia e di tutta l’amministrazione per fronteggiare il problema, è stato primario. Infatti hanno avuto luogo colloqui sia con il Provveditore che con la Regione Piemonte per cercare di affrontare la difficile situazione in cui verte la nostra scuola. Questi sforzi hanno portato ad un risultato positivo poichè proprio in questi giorni ci sono giunte notizie rassicuranti dal Provveditore il quale ha confermato che al nostro Istituto Comprensivo sono stati assegnati più insegnanti rispetto a quelle preventivate a giugno dal Dirigente scolastico. A ciò si aggiunge il fatto che anche la Regione ha messo a disposizioni delle risorse per garantire che le pluriclassi (alle elementari n.d.r.), che continueranno comunque ad esserci, possano essere sdoppiate durante le ore delle materie più importanti, privilegiando così la qualità dell’insegnamento. Ovviamente il Comune si impegnerà con ulteriori contributi, come ha sempre fatto finora, in modo che l’apprendimento didattico rimanga al primo posto e non venga squalificato.

Infine, voglio concludere questo articolo con un pensiero rivolto ai ragazzi dell’Oratorio che, coordinati da Stefano Galli, hanno saputo organizzare e gestire al meglio, volontariamente, ben tre settimane di Centro Estivo. A loro e a tutti coloro che si sono impegnati in questo progetto un grande grazie per il servizio che hanno dato ai ragazzi e alle famiglie del paese.

IL SINDACO

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VITA civica

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DELIBERAZIONI DEL CONSIGLIO COMUNALE ESAME ED APPROVAZIONE DEL RENDICONTO DELL'ESERCIZIO FINANZIARIO 2010 IL CONSIGLIO COMUNALE CONSIDERATO CHE il Conto consuntivo dell’esercizio finanziario 2009 si è concluso con un avanzo di Amministrazione di €. 89.424,56; CHE l’entità dell’Avanzo d’Amministrazione assicura un discreto margine di sicurezza ed una buona capacità di investimento; CHE si riscontra coerenza delle previsioni definitive iscritte nel Conto con le deliberazioni di variazione e storni adottate durante l’esercizio e con i documenti giusti-

ficativi allegati alle stesse; CHE non sono stati riconosciuti debiti fuori bilancio; CHE il Comune di Rovasenda dal calcolo dei parametri non si trova in condizioni strutturalmente deficitarie; CON VOTI favorevoli n. undici contrari e astenuti n. zero espressi per alzata di mano; DELIBERA Di approvare il Rendiconto dell’esercizio finanziario 2010 con il conto del bilancio, il rendiconto generale del patrimonio con allegata la relazione illustrativa dei dati consuntivi che viene qui di seguito riportata nelle seguenti risultanze finali:

CONTO DEL BILANCIO c/residui

c/competenza

F. Cassa Iniziale

Totale 286.406,86

Riscossioni

425.085,48

943.217,30

1.368.302,78

Pagamenti

471.554,19

900.348,91

1.371.903,10

F.Cassa al 31-12-2009

282.806,54

Residui attivi

126.362,16

922.106,68

1.048.468,84

Residui passivi

288.657,57

953.193,25

1.241.850,82

Avanzo d’amministrazione

89.424,56

Le risultanze patrimoniali denotano un patrimonio netto di €. 1.252.387,36 PROROGA CONVENZIONE CON LA COMUNITA' MONTANA – VALSESIA PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEI SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI IL CONSIGLIO COMUNALE CONSIDERATI i buoni risultati raggiunti e ritenuto conseguentemente di continuare nella gestione dei servizi socio assistenziali mediante convenzione con la Co-

munità Montana Valsesia; RAVVISATA la necessità di garantire la continuità del servizio; DELIBERA Di prorogare la durata della convenzione. tra la Comunità Montana Valsesia e il Comune di Rovasenda per la gestione associata dei servizi socio assistenziali, fino al 30/09/2011.

DELIBERAZIONI DELLA GIUNTA COMUNALE INSTALLAZIONE IMPIANTI SEMAFORICI LA GIUNTA COMUNALE PREMESSO, che si rende necessario migliorare le condizioni di sicurezza della viabilità in particolare nelle zone di ingresso all’abitato di Rovasenda sulle strade Provinciali; CHE a tal fine si ritiene opportuno installare degli im-

pianti semaforici da posizionarsi presso l’incrocio di Via Gattinara con Via Boraso (S.P. n. 3 “Saluggia-Gattinara”) e l’incrocio di Via Brusnengo con Via dell’Artigiantto (S.P. n. 3 “Saluggia-Gattinara”); DELIBERA Di disporre di disporre l’installazione di impianti semaforici di Via Gattinara e Via Brusnengo (per i quali occorre richiedere il nulla osta provinciale)

VITA civica

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DETERMINE CONTRIBUTO ALLA PARROCCHIA MARIA SS. ASSUNTA PER LO SVOLGIMENTO DEL CENTRO ESTIVO Considerato che In data 08/06/2011 la Giunta ha disposto di erogare alla PARROCCHIA MARIA SS. ASSUNTA di Rovasenda il contributo di €. 500,00 al fine di contribuire al sostentamento delle spese per il Centro

Estivo per i bambini delle scuole elementari ed i ragazzi delle scuole medie; Si DETERMINA dI erogare a favore della PARROCCHIA MARIA SS. ASSUNTA di Rovasenda, un contributo dell’importo di €. 500,00.= a sostegno delle attività citate in premessa.

DI MANUTENZIONE DI VIDEOSORVEGLIANZA: IMPEGNO DI SPESA. IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO DATO ATTO CHE il Comune di Rovasenda è dotato di un impianto di videosorveglianza, grazie ad un investimento dell’Unione dei Comuni della Baraggia V.se cui il Comune aderisce; RILEVATO CHE l’impianto di cui trattasi comprende nr. 9 telecamere di cui 3 in fase di installazione dislocati in vari punti del territorio comunale; CHE le stesse sono collegate ad un server centralizzato dove vengono registrate tutte le immagini, trasmesse dalle telecamere nel rispetto della normativa vigente in materia di privacy e sicurezza pubblica, a disposizione, in caso di sinistri e reati in genere, delle forze dell’ordine; DATO ATTO CHE l’impianto necessita di un controllo giornaliero circa la regolarità del funzionamento, l’effettiva registrazione, e che stante la strutturazione organica del Comune questo tipo di attività diventa insostenibile da parte del personale presente che già è incaricato di molteplici funzioni; RITENUTO per ragioni di efficienza ed efficacia, di utilizzare al meglio l’impianto realizzato, considerato l’investimento sostenuto e l’importanza del servizio in termini di controllo e quale azione deterrente nei confronti degli atti di vandalismo e dei furti sul territorio e eventuali altri reati; RILEVATA la disponibilità della ditta ITALGO SPA, che ha realizzato l’impianto, di fornire un servizio di manutenzione dell’impianto di cui trattasi che prevede: - il supporto tecnico di tipo telefonico per l’identificazione di guasti e/o anomalie; - l’intervento presso le sedi del cliente ed il ripristino delle funzionalità; - la sostituzione di tutti i componenti hardware e software necessari per il ripristino delle funzionalità; - la manutenzione preventiva di revisione dell’im-

pianto due volte all’anno, la cui procedura comprende il controllo hardware e software dell’intero impianto con il ripristino di eventuali anomalie e la pulizia delle telecamere; - l’assistenza a distanza del server, attuata accedendo da remoto e via internet tramite il sistema Teamviewer; DETERMINA 1) – di affidare alla ditta ITALGO SPA, il servizio di manutenzione dell’impianto di videosorveglianza del Comune di Rovasenda; 2) – didare atto che il servizio di manutenzione comprende: - il supporto tecnico di tipo telefonico per l’identificazione di guasti e/o anomalie; - l’intervento presso le sedi del cliente ed il ripristino delle funzionalità; - la sostituzione di tutti i componenti hardware e software necessari per il ripristino delle funzionalità; - la manutenzione preventiva di revisione dell’impianto due volte all’anno, la cui procedura comprende il controllo hardware e software dell’intero impianto con il ripristino di eventuali anomalie e la pulizia delle telecamere; - l’assistenza a distanza del server, attuata accedendo da remoto e via internet tramite il sistema Teamviewer; 3) - dioptare per il sistema VPN (virtual private network) che permette di realizzare un collegamento diretto tra la rete del Comune e l’Help Desk di ITALGO SPA senza che le informazioni transitino da altri server, dando atto che per realizzare questo tipo di collegamento è necessaria l’installazione di un dispositivo firewall modello CISCO ASA 5505; 4) – didare atto che il servizio viene affidato per un periodo di tre anni decorrenti dalla data di attivazione reale del servizio e relativa sottoscrizione del contratto e che, l’affidamento pluriennale da diritto allo sconto del 15% sul canone annuale; 5) – didare atto che il canone per la manutenzione di cui trattasi ammonta a €. 3.264,00 annui oltre IVA, totale €. 3.916,80

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giornalisti in erba

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EMMA Concorso “Fantacity Festival di Perugia”: La classe V della nostra scuola elementare partecipa al concorso “Fantacity Festival” di Perugia. Pubblichiamo la storia scritta dagli alunni ed inviata al concorso.

Emma scese in giardino dove c’erano i bambini, però non si sentiva di chiedere a loro di questo mistero. Così andò in camera sua per distrarsi un po’. Mentre guardava la tv interruppero tutti i programmi per il Tg MUKKA e dissero: “Strage di bambini nella regione dell’Emmentaler: stanno scomparendo continuamente bambini, gli investigatori non sanno chi o che cosa sia stato”.

Ad un tratto Emma sentì dentro di sé un brivido che non aveva mai sentito prima (era un senso di paura).

Il giorno dopo, appena sveglia, uscì in terrazza e vide i bambini che piangevano; spaventata, corse giù in giardino e disse: “Che cos’ è successo? Perché piangete?”

Essi risposero: “È sparita la nostra amica Alexa! Ma non solo, da qualche settimana nella nostra classe continuano ad esserci banchi vuoti”.

Emma chiese: “Chi è stato? Dove sono andati?”

I bambini risposero: “Chi è stato non lo sappiamo, ma si sono diretti verso la montagna Hohgant! Abbiamo tanta paura”.

A Emma venne un’idea: andare su quella montagna, ma lei non ce l’avrebbe mai fatta da sola e aveva bisogno del sostegno delle sorelle.

Esse non erano affatto d’accordo: “Questo è il lavoro degli investigatori, non nostro”.

Gli occhi supplicanti di Emma le convinsero.

Giunte sulla cima, Emma vide una grotta molto strana e per curiosità andò a vederla.

Arrivata vicino alla grotta sentì delle voci che dicevano: “Se non porteremo ancor più bambini il nostro regno andrà in mille pezzi! Il capo ci distruggerà!”

Emma si chiese: “Capo? E chi è questo capo?”

La voce le ricordò quel misterioso uomo, che l’ aveva avvisata del mistero, ma non solo, anche la voce di suo padre che le raccontava le storie quando era piccola, però lei suo padre non lo vedeva da undici anni.

Allora si chiese: “Perché questo uomo mi ha avvisato, se è cattivo; non sarà mica uno 007?”

Il giorno dopo Emma si svegliò in piena mattina e con il cuore in gola andò di nuovo a vedere la grotta; lì vide un nano particolare: era gigante!!!

Poi però vide che si trasformò in un essere mostruoso, che diceva: ”Se questi nani non porteranno più bambini dovrò per forza divorarli!”

Dopo spiegò il piano al suo aiutante: “I nani pensano che io sia il loro re, ma non è così, io voglio soltanto che portino sempre più bambini, in questo modo li trasformerò in nani, il loro regno diventerà sempre più grande e potrò imprigionarli nel cerchio!”

Emma si rese conto che questo “nano gigante” era un mostro malvagio!

Disse tutto alle sue sorelle ma loro non le credevano, allora le portò a vedere quella grotta; esse non ci potevano credere!

Purtroppo le due sorelle scapparono e la lasciarono da sola.

Emma andò a cercare i bambini, incontrò un uomo, lo guardò negli occhi e si ricordò gli stessi occhi di suo padre; l’uomo disse: “Figlia mia, ti ho ritrovata, però adesso fai presto, tua sorella minore che non hai mai conosciuto è in pericolo!”

Senza pensarci tanto Emma andò per liberare tutti i bambini, ma erano nani!

Cercò suo padre per chiedergli se sapeva dove era la formula magica per sciogliere l’incantesimo, ma non lo trovava!

Disperata, alzò gli occhi al cielo: vide un bagliore accecante che si avvicinava; vi scorse una busta, che si fermò a mezz’aria davanti a lei. Aprì le mani e la busta fluttuando vi si posò dolcemente.

Conteneva un messaggio: regno 14 Cerchio dei Nani da giardino, stai attenta, non voglio perderti di nuovo.

Sfortunatamente non aveva idea di dove fosse il regno.

La lettera, mentre Emma leggeva, cominciò ad allargarsi prendendo la forma di un cerchio fino a divenire un portale, con al centro la scritta “ASILO”. Poi la scritta svanì, Emma entrò e si trovò, sbigottita, di fronte ad un gruppo di bambini.

Chiese loro: “Regno 14?” I bambini risposero: “Sì, Sì, stiamo giocando ai nani da giardino”.

Per un momento pensò che non sarebbe mai riuscita a risolvere il mistero, ma prima di andarsene via delusa, vide una luce che si rifletteva sul soffitto della stanza; proveniva dalla piscina delle palline dei plastica, dove essi giocavano ogni giorno per ore.

Andò a vedere, prese le palline e le buttò fuori ma vide un cerchio simile al precedente. Prima di capire di cosa si trattava precipitò per alcuni metri chiudendo gli occhi per la paura. Quando li riaprì si trovò in un meraviglioso giardino. Un largo sentiero lo divideva in due grandi aiuole; in ogni angolo c’erano fiori vistosi, cespugli e nanetti di ogni tipo, con vestiti e cappelli dai colori vivaci.

Al centro del giardino c’era una imponente statua che le richiamava alla mente una cosa già vista: era il nano gigante!

Prima che essa potesse reagire, dal cappello della sta-

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GIORnalisti in erba

La Torre 4/2011

tua scaturì un raggio di luce verde, accecante. Emma fu costretta ad abbassare lo sguardo e fu in quel momento che il mistero si svelò; sul piedistallo della statua una scritta diceva: “Chi dal raggio colpito sarà, un nanetto diventerà e tale rimarrà finchè la formula non leggerà!“ Emma, ansiosa, cominciò a guardarsi intorno per scoprire dove fosse nascosta la formula.

Notò che uno scrigno di legno era appoggiato sulla mano destra della statua.

Si chiese se la formula potesse essere lì dentro. Arrampicandosi lentamente sul nano, raggiunse lo scrigno, lo aprì e vide che dentro c’era un foglio ingiallito con una breve scritta: “ERAU PITICI VOR FI COPII” (dal rumeno “Eravate nani tornerete bambini“) Lo afferrò, lo lesse ad alta voce e, guardandosi intorno, vide che lentamente tutti quei nani ritornavano bambini, mentre il raggio di luce si racchiudeva nello

scrigno, seguito, con un lungo e inquietante lamento dal nano gigante.

Ma nell’ombra c’era una bambina ed Emma sentì quel brivido, che però stavolta era d’amore: era la sua sorellina!

Emma disse ai bambini di seguirla perché li avrebbe riportati a casa. Ripercorsero tutta la strada senza incontrare nessun ostacolo perché i malefici del nano gigante erano svaniti con lui.

I bambini tornarono a casa e vissero tutti felici e contenti.

Anche Emma, che aveva accanto la sua sorellina e il padre che non aveva mai avuto.

“Sveglia!!!“ – L’urlo delle sue sorelle riportò Emma alla realtà. ERA SOLO UN SOGNO ! lavoro collettivo della V classe della Scuola Elementare

VITA scolastica

I diplomati del 2011

Come ogni estate si sono conclusi gli esami di maturità che quest’anno hanno visti impegnati a sostenere le tre prove scritte ed il colloquio orale.i giovani della classe 1992. I giovani rovasendesi che hanno ottenuto il diploma di maturità quest’anno sono tre: Cristiano Andreoletti, Christopher Fagnola e Simone Piccioni.

Cristiano Andreoletti Ha conseguito il diploma di maturità in Perito dei Trasporti Aerei presso l’”I.T.I.S. Faccio” di Vercelli ed ha deciso di iscriversi al Politecnico di Torino per frequentare il corso di laurea in Ingegneria Informatica.

Non si può certo dire che i nostri neo-diplomati manchino di iniziativa e di ambizione.

“La Torre” augura un futuro ricco di soddisfazioni accademiche a chi proseguirà gli studi e un avvenire prospero a chi intraprenderà subito un’esperienza lavorativa.

Christopher Fagnola Diplomato all’ Istituto tecnico per periti agrari “Vaglio Rubens” di Biella con una valutazione di 78/100

, lavorerà presso l’azienda agraria di famiglia alla Cascina Ligorina e successivamente si iscriverà a un corso per perito grandine per poter così eseguire perizie sui danni della grandine alle colture agricole..

Simone Piccioni Ha frequentato il liceo Scientifico P.N.I. “Amedeo Avogadro” di Biella e dopo aver ottenuto la maturità scientifica superando l’esame di Stato, ha deciso di proseguire gli studi iscrivendosi al corso di laurea in “Ingegneria Energetica” presso il Politecnico di Torino.

Federica

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gemellaggio

La Torre 4/2011

Echi della festa patronale vissuta in amicizia con i gemelli Carrapontini Quest’anno l’appuntamento con i gemelli Carrapontini era fissato per il primo pomeriggio di sabato 28 maggio direttamente a Buronzo. Così, poco prima delle ore 15 un pullman proveniente da Pontcharra è giunto a Buronzo per consentire ad una quarantina di persone, tra cui 13 giovani, di prendere parte alla visita guidata del Castello Consortile e della mostra ospitata all’interno.

Con la sapiente guida della sig.ra Silvana Tovo, ex sindaco di Buronzo, e di una giovane dell’Associazione “Castello Consortile” abbiamo potuto visitare le sale nobili, che presentano fascioni decorati risalenti alla seconda metà del Seicento e il loggiato settecentesco, dal quale si può spaziare con lo sguardo sulla campagna, sulle Prealpi Biellesi e sul Monte Rosa.

La mostra, ospitata all’interno, ci ha permesso di conoscere il territorio nel suo percorso storico fino ai nostri giorni e ci ha permesso di scoprire il Canale Cavour in tutta la sua bellezza.

Questa opera immensa, realizzata per impedire gli sprechi dell’acqua e permettere un’efficace crescita dell’agricoltura, ma anche lo sviluppo industriale di questi territori grazie alla disponibilità di energia idroelettrica, nacque dall’intuizione del crescentinese Francesco Rossi. In seguito l’Ing. Carlo Noè realizzò il progetto e traspose così nella realtà l’idea geniale di Francesco Rossi.

Il Canale Cavour venne costruito con le sole forze delle braccia e con strumenti rudimentali dal 1863 al 1866, in soli 3 anni, con una derivazione che parte dal fiume Po in comune di Chivasso e termina nel Ticino (in Lombardia) nei pressi di Galliate, dopo aver percorso ben 83 km.

Terminata l’interessante visita, eccoci pronti a raggiungere Rovasenda per incontrare le famiglie ospitanti, non solo di Rovasenda, ma anche di Arborio, Castelletto Cervo, Ghisla-

rengo, Mottalciata e Villarboit, comuni coinvolti nel nostro gemellaggio grazie agli scambi scolastici realizzati tra l’istituto Comprensivo di Arborio/Buronzo ed il Collège di Pontcharra.

Timidi sorrisi per i neo partecipanti, baci e abbracci per gli amici da lunga data, incontrarsi è sempre comunque piacevole.

Serata in famiglia e poi tutti alla festa in piazza, dove il “Cantasindaco” ha catturato l’attenzione di tutti.

L’esibizione dei primi cittadini e/o degli assessori dei comuni della Baraggia e della Bassa Vercellese ha coinvolto anche i Francesi. Sabrina Casciu e Francois Stefani hanno così dato prova di coraggio e di bravura cantando in italiano davanti alla folla dei presenti e ricevendo applausi e consensi.

Peccato che gli Amministratori di Pontcharra ci abbiano raggiunto soltanto domenica, a causa degli im-

pegni per il X anniversario della costruzione del Coléo, altrimenti anche loro avrebbero potuto partecipare allo spettacolo.

Domenica dopo la mattinata tranquilla trascorsa in famiglia o con visite e passeggiate a discrezione, la Pro Loco ci ha deliziato con il pranzo, preparato con la solita maestria, offerto dall’Amministrazione Comunale di Rovasenda.

Alle 16 la Santa Messa celebrata da Don Cristiano, seguita dalla processione con la statua della Madonna per le vie del paese ha visto la partecipazione anche dei nostri gemelli di Pontcharra.

L’incanto delle torte li ha visti come al solito protagonisti con l’acquisto di una torta al cioccolato quale spuntino per il viaggio di ritorno.

A presto!!!

Ileana

La Torre 4/2011

gemellaggio

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2 luglio… Una BELLA CENA A SORPRESA! Ebbene sì, il 2 luglio doveva svolgersi la “cena francese”a Rovasenda.

Poi, per tanti motivi che non sto ad elencare, è saltata la manifestazione, ma non l’incontro, perché incontrarsi è per noi sempre un piacere.

La giornata è stata tutta una sorpresa.

Secondo gli accordi i nostri amici francesi dovevano arrivare a Rovasenda alle ore 10, per recuperare gli Italiani desiderosi di unirsi a loro e trascorrere la giornata insieme. Ad aspettare il pullman ci siamo ritrovati in un gruppetto e, fra di noi, anche la guida per la visita a Milano.

Quale meraviglia!

Neppure nella migliore delle ipotesi, tenendo conto di tutte le variabili, si poteva immaginare di ritrovare come accompagnatrice una nostra concittadina, una rovasendese trapiantata a Milano: Alessandra Caviggia, guida ed interprete professionista, è entrata subito nella parte, deliziandoci con informazioni ed aneddoti già lungo il percorso in pullmann.

Dal fervore delle sue parole traspariva chiaramente la grande passione che nutre per il suo lavoro.

Giunti a Milano, dopo un pic-nic ristoratore, inizia la nostra visita guidata cominciando dal Castello Sforzesco, il museo d’arte antica dove, con un crescendo di bellezza, si arriva all’apoteosi con la “Pietà Rondanini”; poi un breve viaggio in pullman attraverso la città ed ecco il Duomo maestoso e splendente dopo il sapiente “maquillage“ che ha riportato il marmo rosa di Candoglia del rivestimento al suo antico fulgore.

La galleria, il teatro della Scala e la “grandeur” del suo interno.

La dovizia di particolari importanti richiederebbe una permanenza più prolungata, ma la visita è terminata e di essa vi racconterà direttamente la nostra guida nell’articolo che ci ha inviato.

Al rientro ci attendono le famiglie di accoglienza. Un rapido saluto e poi via, tutti a casa per ritemprarci con

una doccia veloce, il tempo stringe. Il rendez-vous per la cena è prossimo. E ci sono anche alcuni ospiti francesi da recuperare in albergo.

E così alle 20,30 circa ci siamo ritrovati all’agriturismo “Il Rosignolo” di Buronzo, dove ci attendeva un menù molto allettante.

In una “location” di tutto rispetto, in un ambiente allo stesso tempo familiare ma inusuale, intorno ad un tavolo imbandito abbiamo brillantemente risolto il problema della “mancata cena francese” con una “cena italiana”. I nostri gemelli d’oltralpe hanno apprezzato come sempre la buona cucina piemontese, preparata con prodotti locali e genuini.

Nella mattinata di domenica Giuseppe Tomasoni si è reso disponibile per aprire il suo studio dandoci così la possibilità di ammirare i suoi quadri.

Dopo la Santa Messa ci attendeva un pranzo comunitario nel salone del Castello, messoci a disposizione

dal presidente della Pro Loco. Grazie all’impegno di Anna e Gianni Tomasoni e di Carla Rubinetto abbiamo potuto offrire a tutti non un pic-nic, ma un vero pranzo: antipasto misto, pasta al ragù, rostbeef con insalata mista, macedonia con gelato.

Tutti noi abbiamo fatto onore a tanta bontà. Mentre i giovani francesi approfittavano del pomeriggio assolato per un bagno in piscina, offerto dalla Pro Loco, noi ci siamo attardati a chiacchierare amabilmente. E così, rinsaldata l’amicizia nata tra famiglie residenti a Rovasenda, Arborio, Mottalciata, Balocco e Pontcharra., abbiamo incominciato a tracciare il programma per il prossimo appuntamento in Francia il 27 e 28 agosto per la Festa della Rosière.

L’atmosfera serena ed amichevole, la buona cucina e la corrente di simpatia tra i presenti hanno reso molto piacevole e, credo, indimenticabile, questo week-end a Rovasenda.

Ileana

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La guida racconta Milano …. anche per i lettori de “La Torre” Sabato 2 luglio: la giornata si annuncia soleggiata ma non afosa, ideale per visite guidate e non.

Alle ore 10 il drappello di Rovasendesi, tra cui anche la guida, radunatosi ai piedi della Torre è già pronto a partire. Destinazione Milano.

Malgrado sia il primo giorno di saldi la città sembra deserta. Senza intoppi, dopo aver superato il quartiere fieristico della prossima Expo universale del 2015, arriviamo al castello Sforzesco. Antica fortezza costruita con scopi difensivi nella seconda metà del XIV secolo da Galeazzo II Visconti, rappresenta uno dei luoghi più visitati (insieme al Duomo e al Cenacolo) di Milano.

Occupa ancora gli stessi spazi su cui era stato edificato in origine, anche se nel tempo la destinazione d'uso è cambiata drasticamente, già a partire dal nome. Oggi parliamo infatti di castello Sforzesco e non Visconteo, perché il primo a ristrutturarlo, dopo una distruzione massiccia operata dai milanesi tra il 1447 e il 1450, sarà proprio Francesco Sforza (già marito di Bianca Maria Visconti, unica figlia, ancorché illegittima, di Filippo Maria Visconti), acclamato a gran voce nuovo duca di Milano proprio a partire dal 1450, quando la parentesi della cosiddetta repubblica ambrosiana si era ormai conclusa. Francesco e Bianca Maria avranno 8 figli di cui il primogenito, Galeazzo Maria, seguendo la tradizione di famiglia, avrebbe dovuto reggere le sorti del ducato alla morte del padre.

Questo avviene puntualmente nel 1466 ma dopo dieci anni di governo, caratterizzati soprattutto da continue guerre e imposte elevatissime, i milanesi lo elimineranno in un agguato tesogli all'uscita da messa il 26 dicembre 1476, lasciando la moglie, Bona di Savoia, e il figlioletto Giangaleazzo in balia delle ambizioni degli altri fratelli, tutti ugualmente interessati al ducato e al potere.

Tra questi il più pericoloso si rivela essere Ludovico Maria, a tutti noto come “il Moro”. Assunta la reggenza del ducato, ne diverrà di fatto il vero deus ex machina.

Siamo nel 1482 circa, data alla quale si segnala l'arrivo di Leonardo a Milano e che segna l'inizio del momento di massimo splendore della città e del castello.

Poi, dal 1499, il declino che si presenta sotto forma di guerra con la Francia e che apre le porte alle varie dominazioni straniere che occuperanno sia Milano sia la fortezza, facendone un uso di nuovo esclusivamente militare. Tanto che, dopo francesi, spagnoli, austriaci, napoleonici e di nuovo austriaci, a fine '800 il castello è ridotto a un cumulo di rovine.

Ecco allora che Luca Beltrami decide di ricostruire il ricostruibile (utilizzando, come per l'originale, i mattoni, materiale edile per antonomasia a Milano), e comincia a porre le basi per quello che, dopo la seconda guerra mondiale, diventerà un polo museale interamente dedicato alla storia della città.

Durante tutto questo excursus storico i nostri turisti, non per caso, si sono intanto concessi una pausa pranzo sull'erba del verdeggiante parco Sempione, un tempo terreno di caccia per i duchi e i loro ospiti e oggi unico polmone verde nel centro di Milano.

Alle 13,30 quindi riecco il gruppo compatto che affronta le tante sale del museo di arte antica, il più visitato del castello. Il ritmo è serrato ma, vista la ricchezza del programma della visita e soprattutto i vincoli imposti al conducente francese che non può superare le 14 ore di utilizzo del mezzo, a prescindere dalle soste, non si può fare altrimenti.

Si vedono comunque le cose fondamentali, tra le quali, ad esempio, la sala delle asse con lo splendido soffitto affrescato ideato da Leonardo che ne fa un geniale omaggio dedicato proprio a Ludovico il Moro, rappresentando un insieme unico al mondo di rami, fiori e foglie dell'albero del gelso, che in milanese si dice 'moron', probabile ragione del curioso soprannome del duca.

Alla fine di questo percorso cronologico tra i secoli milanesi si arriva all'ultima sala, dove, dietro a una discutibile parete grigia, si può ammirare la “Pietà Rondanini”, ultima scultura, mai finita, creata da Michelangelo probabilmente per la propria tomba. Acquistata dal Comune di Milano nel 1952 dai marchesi romani Rondanini, la scultura in marmo bianco di Carrara rappresenta un commovente testamento spirituale del grande genio rinascimentale che ci lavora a tarda età fino, così si dice, a tre giorni dalla morte.

Particolarmente toccante la fusione tra i corpi allungati della madre e del figlio che paiono sostenersi a vicenda e che si ritrovano in un ultimo, estremo, doloroso abbraccio.

Dopo tante emozioni il gruppo è pronto a lanciarsi, a bordo del pullman, alla conquista del centro storico.

Strade libere, semafori verdi, in un attimo si arriva ed è la volta del Duomo. Splendido esempio di gotico fiorito, edificato per volontà di Giangaleazzo Visconti, a partire dal 1386 su un suolo sacro che aveva visto la precedente presenza di almeno altre tre chiese cristiane e probabilmente di un tempio pagano. Il Duomo ci accoglie dall'abside, in realtà vero punto di partenza dei la-

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vori di costruzione, dove spiccano i tre splendidi finestroni che, come tutti gli altri della chiesa, hanno, oltre che un valore decorativo, soprattutto uno scopo educativo, illustrando, nella fattispecie, episodi dell'apolicasse, al centro, del vecchio testamento a destra e del nuovo testamento a sinistra.

Dopo aver percorso i 158 metri che ce ne separano, ammirando le tante statue di marmo rosa di Candoglia di cui il duomo è interamente rivestito, si arriva nell'omonima piazza, dominata dalla facciata che fu conclusa solo nel 1805, anno dell'incoronazione di Napoleone I a re d'Italia, avvenuta appunto in duomo.

Cinque porte bronzee, di cui l'ultima risale al 1965, ci introducono alla scansione interna suddivisa in altrettante cinque navate. Visto il quattrocentenario della canonizzazione di San Carlo, ancora in corso, la navata centrale è decorata dai cosiddetti ‘quadroni’ di san Carlo, dipinti dal 1610 in poi da una serie di artisti locali tra cui Cerano e Procaccini. Per lo stesso motivo, nel transetto destro è visibile il corpo di san Carlo, solitamente custodito nella cripta che, elevando l'altare maggiore, lo stesso san Carlo contribuì a far costruire nella seconda metà del XVI secolo.

Nella navata centrale, in alto, una luce rossa segnala invece la presenza di una preziosa reliquia che ci riporta ai tempi di Costantino: il sacro chiodo, rinvenuto, così vuole la tradizione, da Elena (madre del primo imperatore cristiano) insieme alla croce, e poi lasciato alle chiese che hanno preceduto il duomo. Sarà ancora una volta san Carlo Borromeo a rilanciarne il culto con una cerimonia ancora oggi officiata la seconda settimana di settembre quando il cardinale, a bordo della nivola, sale fino alla reliquia e la riporta a terra.

Il duomo da solo varrebbe tre ore di visita (magari anche con un salto alle terrazze, privilegiato punto panoramico su Milano), ma si sa, il tempo è tiranno e allora via verso la galleria Vittorio Emanuele II, iniziata nel 1865 e da subito trasformata in elegante luogo di incontro di tutta Milano.

Al centro, in corrispondenza con la corona sabauda, le lunette illustranti le allegorie dei quattro continenti conosciuti all'epoca, Europa, Asia, Africa, e America. La galleria, in restauro come buona parte della città che vuole presentarsi al meglio all'appuntamento con l'Expo 2015, sbocca su un'altra importante piazza che deve il suo nome a uno dei teatri lirici più conosciuti al mondo. E infatti ecco i nostri eroi al cospetto della Scala, con le sue eleganti linee neoclassiche scelte dall'architetto Piermarini che lo completa e inaugura nel 1778.

La semplicità della facciata però non deve trarre in inganno: una volta entrati nell'attiguo museo teatrale, divenuto tale nel 1913 per ospitare la collezione Sambon, ci si ritrova immediatamente circondati da sfarzose decorazioni dorate e lampadari scintillanti.

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Quando arriva il gruppo, sul palco si lavora all'allestimento di una scenografia di Attila di Verdi che andrà in scena di lì a poche ore. Il teatro ha mantenuto la sua forma originale anche se il soffitto è andato completamente distrutto durante i bombardamenti del 1943. Essendo però ormai un simbolo della vita culturale non solo milanese ma anche italiana, è stato il primo edificio pubblico ad essere restaurato e già nel 1946 Toscanini lo ha riaperto con uno storico concerto in cui ha esordito Renata Tebaldi, poi futura rivale di Maria Callas.

La visita a questo piccolo museo è resa, se possibile, ancor più interessante dalla presenza di veri costumi di scena presentati nelle sale adibite, dal 2010, a biblioteca.

Dopo tanta cultura i nostri, stanchi ma felici, si concedono una dolce pausa con il miglior gelato di Milano per poi avviarsi al pullman che li riporterà a Rovasenda e all'incontro con le famiglie ospitanti.

Per quanto breve, sembra però che la visita a Milano abbia raggiunto lo scopo: far cioè scoprire una città 'sconosciuta' che offre invece mille spunti di interesse che, in qualità di guida, spero potrò illustrare in qualche altra occasione.

Un mio ringraziamento personale agli organizzatori e alla Pro Loco di Rovasenda è poi d'obbligo per il piacevolissimo programma che ha fatto seguito alla visita, tanto sabato come domenica.

Da interprete, quale sono, mi permetto anche di ringraziare, a nome dei gemelli francesi, quanti, a vario titolo, hanno collaborato alla buona riuscita di questo bel fine settimana.

Alla prossima!

Alessandra Caviggia

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TESTIMONIANZE DELLO SCAMBIO SCOLASTICO Completiamo con queste testimonianze la pubblicazione delle interviste rilasciate a “ La Torre” dai ragazzi che hanno partecipato allo scambio scolastico dal 7 al 14 maggio scorso a Pontcharra.

Ci scusiamo con loro per essere stati costretti al rinvio. Causa la mancanza di spazio nell’edizione di maggiogiugno. ...“Che bella esperienza! Mi sono divertito ed ho conosciuto tanti ragazzi, anche italiani che frequentano la scuola ad Arborio, mentre io sono iscritto a Buronzo.

La famiglia mi ha accolto benissimo. A casa avevo modo di giocare sia con il mio corrispondente Charles-Marie che con le sue sorelle. Mi è piaciuto soprattutto lo stadio di Grenoble, forse perché anch’io gioco a pallone.

Mi piacerebbe poter ripetere l’esperienza dello scambio scolastico anche nei prossimi anni.

Ero a mio agio e avrei voluto fermarmi ancora”.

Andrei Barbulescu …“Sono stata benissimo. Mi è piaciuto tutto. Avrei anche desiderato fermarmi altre due settimane.

Avevo già partecipato due anni fa, per cui in questa occasione ho avuto meno difficoltà.

Mi sono divertita anche a scuola, perché ho conosciuto altri giovani”.

Lorena Jazoj …“ È stata la mia prima esperienza e sono molto contenta di essere andata in Francia.

Ho visto tanti posti nuovi e non siamo mai stati fermi. Mi sono di-

vertita ed ho avuto modo di fare amicizia con i giovani di Pontcharra, ma anche con i ragazzi che frequentano la Scuola Media di Arborio (io frequento la Scuola Media di Buronzo). È stata un’esperienza bellissima che voglio ripetere nei prossimi anni, perché mi ha dato la possibilità di sviluppare la mia conoscenza della lingua francese e di ampliare le mie amicizie”.

Giorgia Cavalli …“ Sono molto felice di partecipare per il secondo anno. Mi sono divertita. La mia famiglia d’accoglienza mi ha trattato come la loro figlia.

Avrei desiderato fermarmi qualche giorno in più. La gita di Chambery è quella che mi è piaciuta maggiormente perché abbiamo fatto spesa insieme divertendoci.

Ogni giorno ho avuto modo di conoscere cose nuove. I genitori della mia corrispondente hanno organizzato per me un pomeriggio alle giostre in compagnia di altre ragazze francesi e le corrispondenti italiane, così è stato ancora più piacevole.

Una magnifica esperienza, sicuramente da ripetere!”.

Alessia Cavalli …“La famiglia d’accoglienza è stata molto gentile con me. Mi ha

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La Torre 4/2011 sempre trattato bene. Spero di ripetere questa esperienza.

La gita che mi è piaciuta di più è Grenoble con lo Stadio delle Alpi.

Mi sono divertito molto durante tutta la settimana. Mi sarebbe piaciuto restare ancora un po’ con il mio corrispondente.”

Federico Cosentino …“È stato bellissimo! La mia prima esperienza si è rivelata molto divertente ed interessante.

Mi è piaciuto di più il “paradis du chocolat”, perché ho scoperto che con il cioccolato si possono realizzare anche vasi, statue, sculture.

Incredibile!

Secondo me i genitori del mio corrispondente sono molto severi.

Mi piacerebbe rifare lo scambio nei prossimi anni”.

Kevin Dama …“In occasione dello scambio scolastico dei miei fratelli Agostino e Letizia, negli anni scorsi avevo già vissuto l’esperienza di accogliere ragazzi francesi a casa mia, ma è molto più interessante e piacevole andare in Francia e vivere in prima persona questa esperienza bellissima.

Peccato che non potrò ripeterla l’anno prossimo, dal momento che termino la Scuola Media.

La famiglia che mi ha accolto è sta-

21 ta molto gentile e scherzava volentieri con me.

Le giornate a scuola sono state un po’ stressanti per me, che sono abituato a far poco. Le varie gite si sono dimostrate interessanti. La cosa più bella è che ho conosciuto molte persone, ho stretto nuove amicizie e spero di poter continuare l’amicizia rivedendoci ancora per la festa patronale di Rovasenda o per la “festa della Rosière” a Pontcharra.

Martino Giordani …“Tutto molto bello. Mi sono divertita ed ho fatto nuove conoscenze e amicizie. Peccato che duri poco!”

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Festa della Rosière 2011 Sabato 27 agosto siamo partiti alla volta di Pontcharra per raggiungere gli amici Carrapontini e partecipare con loro ai festeggiamenti organizzati per la Rosière. Quest’anno oltre al Sindaco Graziella Erbetta con il marito e ai soliti affezionati Ileana, Achille, Umberto, Alessandro, la famiglia Colombo, la delegazione di 30 persone comprendeva anche le famiglie dei ragazzi che hanno preso parte agli scambi scolastici organizzati con il patrocinio del comune di Rovasenda tra l’Istituto Comprensivo di Arborio/Buronzo ed il Collège Marcel Chène di Pontcharra. E così le famiglie Orlandini (Rovasenda), Trombini (Arborio), Calgaro (Arborio), Acquadro (Mottalciata), Zappa (Balocco) si sono ritrovati a Rovasenda per partire in gruppo.

Dopo un pic-nic ristoratore ai bordi di un laghetto (peccato che avesse appena piovuto) siamo arrivati puntuali all’appuntamento con il Sinda-

co e gli amministratori di Pontcharra per il brindisi di benvenuto nella sala consiliare. La città di Pontcharra era già animata nelle strade del centro da fanfare, gruppi in costume da clown, giocolieri, majorettes, equilibristi sui trampoli, oltre ai gonfiabili ed alle giostre fisse.

Con le famiglie d’accoglienza abbiamo preso parte alla cerimonia dell’incoronazione della Rosière: Lucie Goncalves, una bella ragazza di 19 anni che ha appena terminato le scuole superiori e che desidera continuare gli studi universitari per diventare infermiera; al momento lavora all’ospedale di Chambery e userà i soldi del premio come Rosière per finanziare i suoi studi.

Lucie ha già avuto l’opportunità di venire a Rovasenda in occasione del primo scambio scolastico, realizzato nel 2007, come pure la sua damigella d’onore Sandy Cecon, che ancora mantiene ottimi rapporti con

Gruppo all’arrivo davanti al comune

Serena Trombini di Arborio. Noi ci auguriamo che Lucie desideri ancora tornare a Rovasenda, dove saremo ben felici di ospitarla.

Intanto la festa è proseguita con tutti i suoi colori mentre noi eravamo ospiti dell’amministrazione comunale per la cena con la Rosière.

Alle 22,00 ha avuto luogo il grande spettacolo di fuochi d’artificio, ma totalmente diverso dai soliti; infatti un gruppo di giocolieri si è esibito tenendo in mano delle fiaccole accese e, destreggiandosi con il fuoco, roteavano le fiaccole realizzando così dei giochi di luce spettacolari, fino all’apoteosi con l’utilizzo dei fuochi d’artificio.

Uno spettacolo straordinario!

La domenica, subito dopo la S. Messa, celebrata dall’amico padre Christophe, ha avuto inizio la corsa dei “15 km della Rosière”.

Che sorpresa! Per la prima volta qualcuno della nostra delegazio-

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Bich incontra Rosière

Rosière con Bich

ne ha partecipato. Infatti Massimo Calgaro di Arborio ha gareggiato ed ha ottenuto anche un buon piazzamento per la sua categoria.

Dopo il pranzo campestre, offerto a noi Italiani dall’Associazione Amitié Pontcharra-Rovasenda, ognuno ha seguito la famiglia d’accoglienza in un giro di visita alla scoperta di nuove realtà.

Ed ecco già arrivata l’ora di ripartire. Peccato! A detta di tutti è troppo breve la nostra permanenza.

Per il futuro possiamo pensare di organizzare in modo diverso.

Comunque grazie a tutti per aver partecipato, grazie ai gemelli francesi che ci hanno ospitato e… À la prochaine!.

Ileana

Rosière alla cena con sindaci e consorti

Rosière e presidente associazione

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NOTIZIE, CURIOSITÀ E CONSIGLI UTILI a cura di Michela

Passaporto elettronico - prenotazione online Dal sito della Polizia di Stato è possibile trovare il nuovo servizio online per richiedere il rilascio del passaporto: "Agenda passaporto" è il rivoluzionario servizio online, totalmente gratuito, realizzato dalla Polizia di Stato in collaborazione con l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e il Ministero degli Affari Esteri, che renderà le file per la richiesta del documento solo un ricordo. Il cittadino con questo servizio può richiedere il passaporto compilando la domanda direttamente sul web, registrandosi sul sito https://www.passaportonline.poliziadistato.it: il sistema permette di scegliere il luogo (questura o commissariato), il giorno e l'ora per la consegna della documentazione e per la rilevazione delle impronte digitali necessarie per il rilascio del passaporto biometrico obbligatorio dal maggio scorso. Una volta conclusa l'operazione di inserimento dei dati, il programma consente sia di specificare eventuali urgenze nell'avere il documento d'espatrio che di avere la ricevuta della prenotazione con l'indicazione della documentazione da presentare. Per rendere agevole la prenotazione e la navigazione del sito "passaportonline" le procedure sono accompagnate da una guida di supporto.

Coloro che invece non dispongono di una connessione Internet, possono richiedere la prenotazione online attraverso i comuni di residenza o presso le stazioni dei Carabinieri, portando con sé un documento di riconoscimento e il codice fiscale.

Anche dopo aver fissato l'appuntamento è possibile cambiarlo, sempre attraverso il sito, annullando quello precedente. È possibile effettuare alla Questura di Vercelli la pre-

notazione del passaporto in via telematica, dal Lunedì al Venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 11.00 mediante il link: https://www.passaportonline.poliziadistato.it È necessario seguire le seguenti istruzioni: 1-Collegarsi al sito suindicato 2- Prenotarsi e stampare le 5 pagine. La domanda stampata deve essere poi completata con il numero di passaporto scaduto (in caso di rinnovo) e il numero della carta d’identità.

Inoltre per il genitore di un figlio minore, alla richiesta di rilascio del proprio passaporto, deve allegare la dichiarazione di figli minori, cioè un modulo in cui il richiedente dichiara il numero di figlio e le generalità dell’altro genitore. Tutto ciò è previsto dalla legge per la tutela dei minori. Queste indicazioni sono sempre valide a prescindere dalla stato civile del richiedente che ha figli minori. Quindi sono valide sia per genitori sposati, divorziati, separati, conviventi o altri.

Per quanto riguarda il rilascio del passaporto per minore di anni 12: 1 - Compilare la richiesta e i due genitori devono firmarla (le firme e la foto del minore devono essere autenticate da un pubblico ufficiale) ed allegare la fotocopia delle carte d’identità ed uno stato di famiglia.

Arriva la carta d’identità anche per i minori Con l'approvazione del Decreto legge 70/2011, è stata introdotta la carta d'identità anche per i minori da 0 a 15 anni. Anche gli stranieri potranno ottenere la carta d'identità che non sarà, ovviamente, valida per andare all'estero.

La carta d'identità per i minori è un documento di riconoscimento che può essere richiesto dalla nascita fino ai 18 anni. Sostituisce il certificato di nascita e cittadinanza con fotografia, che dal 27 maggio 2011 non sarà più

rilasciato dalla Questura. I certificati di nascita già in possesso sono comunque validi fino alla loro scadenza. I minori italiani possono richiedere il documento valido per l'espatrio se entrambi i genitori firmano il relativo assenso. I mino-

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La Torre 4/2011 ri stranieri possono ottenere la carta d'identità, ma senza validità per l'espatrio.

Alla luce delle disposizioni contenute nel Decreto Legge 13 maggio 2011, n. 70 il limite minimo di età per il rilascio della carta d’identità, precedentemente fissato in anni 15, è stato soppresso; in particolare è stata stabilita una validità temporale di tale documento in base all’età del minore: • validità di 3 anni per la carta d’identità rilasciata ai minori di tre anni; • validità di 5 anni per la carta d’identità rilasciata ai minori di età compresa tra i tre e i diciotto anni.

Per i maggiorenni la carta d’identità viene rilasciata con validità decennale.

Al tal fine si rammenta che l’art. 31 D.L. 112/2008 convertito in L. 133/2008 ha elevato da 5 a 10 anni la validità della carta d’identità. I cittadini che alla data del 26/06/2008 erano in possesso di una carta d’identità valida potranno recarsi presso l’ufficio anagrafe per far apporre il timbro di proroga per ulteriori 5 anni.

La carta d’identità deve riportare la firma del titolare che abbia compiuto il dodicesimo anno di età, salvo i casi di impossibilità a firmare.

Il documento, tranne che per i casi in cui via siano le cause ostative previste dall’art. 3 delle legge 1185/67, è valido per l’espatrio.

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Le nuove disposizioni prevedono che, per il minore di 14 anni, l’uso della carta d’identità ai fini dell’espatrio sia subordinato alla condizione che il minore viaggi accompagnato da almeno uno dei genitori o di che ne fa le veci, o che venga menzionato – su una dichiarazione rilasciata dalla questura – il nome della persona, dell’ente o della compagnia di trasporto a cui il minore medesimo è affidato.

Si suggerisce ai genitori di munirsi di documentazione idonea a comprovare la titolarità della potestà sul minore (estratto atto di nascita con paternità e maternità).

Se il minore non è accompagnato da un genitore è necessaria una dichiarazione, rilasciata da chi può dare l’assenso o l’autorizzazione, convalidata dalla Questura o dall’Autorità Consolare, con indicato il nome della persona, dell’ente o della compagnia di trasporto a cui il minore medesimo è affidato.

Dal sito http://img.poliziadistato.it/docs/documenti_validi_attraversamento_frontiere_28032011.pdf si possono verificare i paesi in cui è possibile espatriare con la carta d’identità. È possibile altresì verificare i paesi che non riconoscono la carta d’identità cartacea con il timbro di proroga della validità; per viaggiare nei suddetti Paesi i cittadini devono munirsi di altro documento di viaggio (nuova carta d’identità o passaporto).

Calendario venatorio 2011/2012 La Giunta regionale ogni anno pubblica il calendario valido per l'intero territorio regionale e le disposizioni relative alla stagione venatoria.

Il calendario venatorio, relativo all'intera annata venatoria, riguarda i seguenti oggetti: a) specie cacciabili e periodi di caccia; b) giornate e orari di caccia; c) carniere giornaliero e stagionale; d) ora legale di inizio e termine della giornata venatoria; e) periodi, modalità per l'addestramento dei cani da caccia e loro impiego durante la stagione venatoria.

Anticipazioni e posticipazioni esercizio venatorio ATC e CA La Giunta regionale, sentito l'ISPRA, può, per determinate specie, in relazione alle situazioni ambientali delle diverse realtà territoriali, modificare i periodi dell'esercizio venatorio compresi tra il 1° settembre e il 31 gennaio, e comunque nel rispetto dei limiti dell'arco temporale massimo indicati nel comma 1°.

La stessa disciplina si applica anche per la caccia di selezione agli ungulati; l'esercizio venatorio a tali specie può essere autorizzato dal 1° agosto, con esclusione delle giornate di domenica nel mese di agosto, nel rispetto dell'arco temporale previsto all'articolo 18, comma 1 della legge 157/1992.

Maggiori informazioni sono reperibili collegandosi al sito della Regione Piemonte: http://www.regione.piemonte.it/caccia_pesca/caccia/calendario.htm

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Memorie della 1a Guerra Mondiale

Angelo Abbate soldato sull’altipiano di Asiago Tra i luoghi più famosi legati alla guerra del ’15 -18 vi è senz’altro l’altipiano di Asiago. È la patria di un grande scrittore, come Mario Rigoni Stern, che pur essendo diventato celebre con il “Sergente nella neve” e la ritirata dalla Russia nel ’42, ha sempre dedicato amorosa attenzione nelle sue opere alla terra d’origine.

Nello stesso luogo montano è poi ambientato il romanzo che maggiormente testimonia la durezza e la crudeltà della Grande Guerra, vale a dire “Un anno sull’altipiano” di Emilio Lussu. Sono i posti in cui ha combattuto il soldato rovasendese Angelo Abbate, figlio di Serafino e di Lucia Guala, con un fratello maggiore, Giacinto, e tre sorelle, Orsola, Giovanna e Rosa. Angelo è partito dal paese non più in età di giovane recluta. ma quando ormai compiva ventisette anni e si era già formato la propria famiglia. Infatti tre anni prima, nel 1912, proprio il giorno della Festa patronale, il 15 agosto, si era sposato con Caterina Baldi. L’anno dopo era nato suo figlio Italo.

L’altipiano, come conformazione territoriale, al militare proveniente dalla Baraggia non dispiaceva: boschi, tanto verde, l’erba nei prati. Gli ricordava un po’ la sua terra, il suo lavoro di abile falciatore, le richieste che aveva dai “terrieri” di Roasio e Brusnengo per il taglio del “maggengo” in primavera.

Però sull’altipiano infuriava la guerra. Gli eventi bellici non avevano tardato ad interessare le alture di Asiago, specialmente nel secondo anno del conflitto. L’esercito austroungarico, nei mesi di maggio e giugno, aveva sferrato una decisa offensiva nel Trentino. La controffensiva italiana era partita proprio dall’altipiano dei Sette Comuni, come veniva anche chiamato l’altipiano di

Asiago, dal numero dei centri abitati che lo componevano.

L’impresa più difficile tentata dai soldati italiani fu la conquista dell’Ortigara, monte da cui prese il nome la battaglia del 24 luglio 1916.

Il 4° e l’8° Gruppo Alpini, con altre compagnie, furono costretti a desistere dall’avanzata quando ormai affrontavano le pendici del monte, per l’insuperabile sbarramento di fuoco opposto dal nemico. L’anno successivo fu combattuta la seconda battaglia dell’Ortigara, che impegnò le forze contrapposte più nettamente della prima.

La vetta dell’Ortigara fu conquistata dai soldati italiani, ma a caro prezzo. La reazione austro-ungarica fu infatti violenta e i battaglioni sulla sommità della montagna dovettero subire un intensissimo fuoco d’artiglieria. Gravissime furono le perdite di vite umane, ricordate ancora oggi dalla colonna mozza eretta sulla vetta dell’Ortigara dall’Associazione Nazionale Alpini con la scritta “Per non dimenticare”.

Un episodio molto doloroso, come tanti altri rimasti impressi nella memoria del soldato Angelo Abbate.

Una memoria ferrea e lucida, che permetteva al militare congedato

di raccontare a parenti e amici i fatti vissuti con straordinaria precisione, senza dimenticare i più piccoli particolari.

Quando tornò a Rovasenda, Angelo trovò il figlioletto Italo che già frequentava le scuole elementari.

Fra i famigliari che l’accolsero ebbe, ancora per poco tempo, la compagnia della sorella maggiore Orsola, la quale, secondo l’usanza di allora, emigrò in America con la famiglia, alla ricerca di miglior fortuna rispetto alle condizioni di disagio e povertà avvertite nella vita di campagna, anche in quella rovasendese.

In compenso, di lì a poco, il soldato ritornato dall’altipiano di Asiago, acquistò un parente nuovo: la nipote Margherita, figlia del fratello Giacinto, si sposò con Mario Ferraro, un “ragazzo del ’99”, che era stato chiamato a combattere sul Piave, dove l’esercito italiano, con l’apporto dei giovani diciottenni giunti al fronte, aveva fermato l’avanzata del nemico, dopo la rotta di Caporetto.

Quando zio e nipote s’incontravano durante il lavoro nei campi, o in altre occasioni, erano rievocazioni e discussioni a non finire su eventi capitati, ambienti visitati, personaggi conosciuti, vicissitudini superate, pericoli affrontati sotto le armi.

Rievocazioni minuziose e sentite, che sgorgavano dalla mente, e discussioni, magari accese e animate, che sgorgavano dal profondo dell’animo e dimostravano come lo spirito, che animava e dava forza a entrambi, sull’altipiano di Asiago e sul Piave, fosse rimasto ancorato là, nei luoghi di combattimento, a momenti ed esperienze che segnano la vita di una persona. Anche se trincee e rimbombi dei cannoni erano ormai lontani.

Arnaldo Colombo

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1949: un anno da dimenticare L’incontro con la cantante Carla Boni ha reso la mia vita un mezzo inferno

Anno 1949, mancava una settimana alle feste di carnevale. Mi trovavo alla nostra stazione aspettando il treno per Santhià; da lì avrei proseguito per Torino, ove frequentavo la quarta geometri. Erano le 6,10 del mattino di un lunedì, con un freddo polare, come sovente capitava in quegli anni. Ero assonnato e distrutto dallo scarso riposo: la sera prima ero stato con amici a ballare al “Corona” di Borgosesia e si erano fatte le ore piccole. Mi sarei rifatto la notte seguente ….

La campanella cessò di suonare e in mezzo alla nebbia apparve la testa fumante della vecchia motrice a carbone, con le due carrozze chiamate “cento porte”. Vecchie carrozze progettate all’inizio del ‘900 per treni locali con forte affollamento e caratterizzate da varie porte per ogni fiancata (sei per lato,nel nostro caso) allo scopo di favorire la rapida salita e la discesa dei passeggeri.

Terminato lo stridore, a treno fermo, afferrai la prima maniglia ricoperta di nebbia ghiacciata e tirai con forza. La prima cosa che vidi fu una bella testolina bionda che si ritraeva il più possibile dall’apertura. Salii veloce e nel chiudere la porta alle mie spalle, sentii una voce imperiosa: “Chiuda la porta che si muore dal freddo!”. Con la schiena appoggiata alla porta, diedi uno sguardo panoramico all’interno della carrozza: poche persone assonnate, alcune con gli occhi chiusi e le braccia conserte sul petto; forse dormivano.

Abbassai lo sguardo sulla biondina decidendo subito che il posto migliore per eventualmente attaccare bottone, era quello libero davanti a lei.

Posai la valigetta sull’apposito ripiano e dopo aver aggiustato il nodo della cravatta e sollevato un poco i gambali dei pantaloni, mi sedetti di fronte alla biondina che nel frattempo era tornata al suo posto per affacciarsi al vetro del finestrino.

Di sottecchi la guardai meglio: leggermente rotondetta, ma non troppo, doveva avere 22 o 23 anni. Forse era anch’essa una studentessa, una universitaria che si fermava una settimana a Torino. Forse era di Gattinara, visto che gli universitari di Romagnano e Borgomanero frequentavano più volentieri Milano…

Guardava la neve che ricopriva le stoppie delle risaie, in un infinito pia-

Carla Boni, cantante nell’orchestra Barzizza

noro, appena rotto da filari di pioppi scheletrici e da salici potati a capitozza.

Io allora avevo diciotto anni, ma ne dimostravo di più essendo già parecchio alto, e come tutti i giovani della mia età sognavano incontri con ragazze più grandi. Si trattava di fare in fretta e scegliere la strategia per il primo impatto, quello che serviva a capire se continuare o mollare.

All’improvviso il “Grand Hotel” che era poggiato sulle sue ginocchia, scivolò e cadde a terra. Feci un balzo

per recuperarlo e per poco non sbattei la testa con quella della biondina nel gesto di recuperare il suo giornale. L’attacco era incominciato: ora tutto sarebbe stato facile, a giudicare dal sorriso che mi sfoderò al momento di ringraziarmi.

Mi presentai come studente del “San Massimo” di Torino ed ella mi raccontò di essere una cantante e di aver cantato in un veglione al teatro Civico di Varallo e che un amico le aveva dato un passaggio sino alla stazione di Romagnano. Con un sorriso furbo e con due occhi che brillavano di gioia, senza dirmi il suo nome, mi fece vedere una sua foto sul settimanale che stava leggendo. Glielo tolsi dalle mani e guardando meglio vidi il suo ritratto con un titolo: “Carla Boni dell’Orchestra di Pippo Barzizza, impegnata in varie trasmissioni radiofoniche, non partecipa al film “I pompieri di Viggiù”.

Mamma che colpo! Era Carla Boni la cantante dell’orchestra Cetra! Il suo viso aveva un certo ché di familiare, ma non ero stato in grado di riconoscerla …

Appassionato di musica perché qualche volta avevo suonato la batteria o il contrabbasso nell’ orchestrina rovasendese “La Violetera”, mi cimentai come conoscitore delle canzoni del tempo, esprimendo giudizi lusinghieri, specialmente sulle sue: “Acque amare”, “Segreto d’amore”, “Notti di New York”, con lo scopo di tenere vivo il discorso. Poi iniziò a raccontarmi di essere nata a Ferrara e che si trovava a Torino perché era la sede dell’orchestra Cetra di Pippo Barzizza e dove vi registrava i suoi dischi, e che nutriva speranze di entrare nel cast dell’orchestra Angelini della “Sala Gay”.

Scendemmo a Santhià per trasbordare sul Milano-Torino. Salimmo insieme, e poiché non vi era posto a sedere, ci dovemmo accontentare di rimanere in piedi nel corridoio. Le car-

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qua e là

rozze dei treni, a distanza di quattro anni dalla fine della guerra, erano ancora disastrate, con compensato al posto di tanti vetri dei finestrini. Proprio quello di fianco a noi, mancava di una scheggia di compensato e un sibilo d’aria fredda si abbatteva sulle nostre facce. Io, da spavaldo e da immaturo don Giovanni, min offrii di farle da scudo perché non dovesse soffrirne la sua voce … Potemmo parlare non più di tanto visto il via vai nel corridoio, ma prima di salutarci alla stazione di Porta Nuova, le promisi di accettare il suo invito ad andarla a sentire al dancing “Shatham”, locale molto ben frequentato di quei tempi, ma anche parecchio costoso.

Nella mia cameretta alla pensione di piazza Cavour, prima di addormentarmi ripassai nella mente tutto il filmato di quell’incontro inaspettato.

Mi svegliai verso il mattino, che battevo i denti dal freddo, e all’ora di alzarmi ero in preda ad una forte febbre.

Enrico, il figlio dell’affittacamere, fuori corso di medicina, prima di andare all’ospedale, mi visitò e diagno-

Il protagonista all’epoca dei fatti

sticò senza indugi una bella bronchite acuta.

Tra malattia e convalescenza (non si trovava ancora la penicillina), fui costretto a rimanere a Torino una ventina di giorni. Subito dopo, per scarsi risultati scolastici, decidevo di entrare al Convitto Santa Chiara, ex monastero, dove la disciplina era forte e non permetteva certo mie uscite serali. Poco

La Torre 4/2011 alla volta dimenticai l’incontro e mi accontentai di sentire la biondina alla radio. Seguii, sempre alla radio, i suoi successi con l’orchestra Angelini, e tutte le sue partecipazioni ai vari festival di San Remo. Insomma, l’ho sempre ritenuta una brava cantante, forse … solamente per il fatto che l’avevo conosciuta di persona.

Ricordando la sua morte avvenuta a Roma il 17 ottobre del 2009, precisamente sessant’anni oggi, nella mia mente ricordo ancora una volta i momenti del nostro incontro: non più con grande piacere… Non posso far a meno di pensare a quell’aria gelida che mi entrava sotto il bavero del giaccone su quel maledetto treno per Torino. Per salvare la voce della biondina mi ero beccato quella tremenda bronchite divenuta cronica, i cui danni durano da sessanta’anni e mi perseguiteranno fino alla mia fine poiché, almeno due volte l’anno devo affrontare sempre con maggior virulenza, le sue riacutizzazioni.

Rovasenda, 17 ottobre 2009 Dario Pansarasa

la pagina dei giovani

Una riproduzione molto curiosa e inaspettata

A Torino un bassorilievo della nostra Torre Un pomeriggio qualunque può nascondere una piacevole sorpresa.

Passeggiando a Torino, lungo via Garibaldi, che tra l’altro è tra le vie pedonali più lunghe d’Europa, sono stata attratta da alcune originali inferriate, che al centro riproducono famosi castelli piemontesi: il forte di Gavi, il castello di Calamandrana, il castello di Arona e il castello di Serraluga d’Alba… Ad un certo punto mi sono imbattuta in una sagoma molto familiare: la Torre di Rovasenda!

Proprio così, la nostra Torre è ricordata in pieno centro a Torino, ad un passo da Piazza Castello, sulle inferriate della Tesoreria Regionale.

Le informazioni disponibili in Regione sulla genesi di queste inferriate sono solo riguardanti l’epoca: si tratta di una recente ristrutturazione risalente agli anni Settanta del secolo scorso.

Valentina Barbero

La Torre 4/2011

la pagina dell’agricoltura

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L’Euproctys chrysorrea L. ha decretato la morte della Baraggia 2011, anno da ricordare: la battaglia finale è iniziata! A incominciare dalle querce, le piante della Baraggia scompariranno a breve!

Ci lamentavamo della Processionaria che ha vissuto in Baraggia sino a una decina d’anni orsono, danneggiando le nostre querce e procurando la morte di qualche esemplare già poco rigoglioso, quasi fosse non una calamità, bensì un elemento incaricato di distruggere le querce malate comunque destinate a morire. La Processionaria, aveva nel suo DNA una intelligenza non indifferente, in grado di svolgere le sue fasi della vita senza danneggiare in modo irreparabile l’ambiente. Questo insetto, infatti, compariva nella Baraggia del Valverse, defogliando una sola volta le piante del luogo. L’anno successivo, le farfalline sarebbero andate a deporre le uova nella Baraggia di Lenta in modo di lasciare le querce del Valverse in grado di sanare le ferite e riprendersi le forze come su nulla fosse stato. Sarebbero ricomparse, dopo tre o quattro anni, usando sempre lo stesso accorgimento. Mangiare, vivere, ma non far soffrire le piante che generavano il loro alimento preferito.

Da una diecina d’anni, questo maledetto Euproctys chrysorrea L., del tutto simile, come aspetto esteriore, alla Processionaria, ma cretino, ingordo, non intelligente, privo di istinto ragionato. Lui dove trova da mangiare in abbondanza, si accasa e da lì non si muove, fino a quando ci saranno foglie di quercia da divorare. Da oltre dieci anni è stanziale in Baraggia, e diverse centinaia di querce non hanno resistito ai suoi attacchi ripetuti e sono morte.

Quest’anno di questo suo attacco in forze, ne abbiamo avuto sentore dall’invasione di farfalline bianche che hanno invaso il paese proprio durante la festa patronale di fine maggio. Ogni farfallina ha origine da una larva adulta apparsa nel mese di aprile, trasformatasi prima in crisalide e poi in farfalla. Ogni farfalla ha depositato circa cento uova sui più alti rametti delle querce e a fine giugno sono schiuse le piccolissime larve che hanno incominciato a succhiare la parte verde delle foglie, facendole essiccare. Questa fase del loro ciclo, anni addietro era stata poco attiva, interessando pochi rametti che facevano apparire di colore marrone-rossastro solamente la corona più alta delle querce infestate.

Quest’anno le larve hanno succhiato le foglie delle piante fin’oltre la metà della loro altezza, alloggiandovi una miriade dei caratteristici nidi di “bambagia” bianca, entro i quali i lepidotteri non più lunghi di 6-7 millimetri, passeranno l’inverno per poi scatenarsi alla fine dell’aprile prossimo.

Perché asserisco che sarà una battaglia decisiva?

Dall’esperienza che ho acquisito dopo le osservazioni svolte in almeno quarant’anni di osservazione boschiva, insisto nel dire che l’attuale numero dei “combattenti” pron-

Un nido aperto, dove si intravvedono i piccoli lepidotteri

ti per la battaglia della prossima primavera, sono milioni e milioni…

A giudicare dal numero dei nidi, avremo una presenza tre o quattro volte superiore alle possibilità di mantenimento di ogni pianta. Questo vuol dire una cosa sola: le migliaia di insetti divoreranno totalmente la prima ”spuntata” di foglie, ma essendo molti, non avranno raggiunto la grandezza necessaria per diventare crisalidi e quindi … divoreranno le foglioline della seconda “spuntata”.

A questo punto, la pianta non può fare più nulla, se non morire d’inedia, per la mancanza di foglie che la tengano in vita.

Quindi, la battaglia è persa. Ma non solo per le querce.

Quando saranno tutte morte, quei mostriciattoli chiamati Euproctys chrysorrea L., si ciberanno delle foglie di altre piante fino a far scomparire con lo stesso sistema, ogni pianta esistente in baraggia. Quest’anno abbiamo visto i nidi su ciliegi selvatici, prugne rosse ornamentali, noccioli, faggi, betulle e frassini.

Cosa si può fare ancora per difendere i nostri alberi?

Un massiccio attacco alle larve in aprile, al momento giusto: quando hanno già incominciato a divorare le prime foglie, in quanto il prodotto consentito per legge, deve essere irrorato dall’alto sulle foglie, mangiando le quali le larve muoiono per coliche intestinali.

Se negli ultimi anni non è stato possibile disporre dell’ingente somma necessaria, forse che si riuscirà quest’anno a disporre di danaro, vista la crisi di risorse lamentata da tutte le amministrazioni pubbliche?

A questo punto non ci rimane che scattare foto in baraggia da tenere come ricordo di una zona nella quale siamo nati, dove trovavamo i migliori funghi d’Italia, dove si produce il miglior riso del mondo…

Dario Pansarasa

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la pagina dell’agricoltura

La Torre 4/2011

Nell’anno internazionale della chimica

FABBRICHE APERTE, LA CHIMICA SI RACCONTA AI CITTADINI L’Unesco (l’organizzazione dell’Onu per la scienza, l’educazione e la cultura) in collaborazione con Iupac (Unione internazionale di chimica pura ed applicata) ha proclamato il 2011 “Anno internazionale della chimica”. Il proposito è quello di ricordare, a livello mondiale, tutte le importanti conquiste fatte dalla chimica e di mettere in evidenza il contributo di questa al progresso dell’intera umanità. Fra l’altro il 2011 celebra anche il centenario dell’assegnazione del premio Nobel a madame Curie e si viene anche a creare l’opportunità per evidenziare il fattivo contributo delle donne alla scienza.

L’agricoltura, e anche i fertilizzanti, saranno coinvolti a pieno titolo in quest’annata speciale. Forse non tutti sanno che, come riporta il sito internet www.scienceheroes.com (portale statunitense dedicato agli eroi della scienza), i due scienziati che hanno salvato un maggior numero di vite umane sono Fritz Haber e Carl Bosch.

Haber è il chimico tedesco che ha sviluppato il processo di sintesi dell’ammoniaca ad alta temperatura e pressione, a partire da idrogeno e azoto utilizzando ferro come catalizzatore. La messa a punto della sintesi dell’ammoniaca, che fece vincere ad Haber il premio Nobel nel 1918, secondo ScienceHeroes.com ha fatto sì che 2,7 miliardi di persone, altrimenti destinate a morire di fame, potessero sopravvivere grazie all’impiego di concimi azotati sintetici. Il processo di sintesi dell’ammonica fu perfezionato da Haber assieme a Bosch (processo Haber-Bosch), anche lui tedesco, che nel 1899 ave-

va iniziato a lavorare per Basf. Nel 1931 Bosch ricevette (assieme a Friedrich Bergius) il premio Nobel per la chimica per l’introduzione delle alte pressioni nella chimica. È difficile immaginare l’evoluzione dell’uomo prescindendo dalla chimica se si tiene conto che le trasformazioni molecolari sono essenziali per la produzione di cibo, medicine, carburante, manufatti e prodotti di ogni tipo. Il contributo delle aziende chimiche nel tessuto economico nazionale è poi tutt’altro che trascurabile. Rappresenta infatti l’8% del fatturato globale generato dall’industria italiana.

Un momento essenziale dell’Anno della chimica è rappresentato dall’iniziativa Fabbriche aperte che

ha permesso ai cittadini di “mettere il naso” all’interno delle industrie.

L’apertura degli stabilimenti al pubblico ha voluto essere, con l’edizione speciale 2011, un’occasione per consolidare il rapporto di fiducia e trasparenza con la comunità locale in cui opera ogni azienda e mostrare i notevoli progressi che il settore della chimica ha conseguito negli ultimi anni in termini d’innovazione e sicurezza. È stata un’iniziativa che ha suscitato grande interesse e che ha visto la partecipazione numerosa di tanti cittadini curiosi di vedere da vicino alcune delle più importanti realtà del loro territorio. Le iniziative realizzate hanno visto anche la presenza dei rappresentanti delle istituzioni che, con il

La Torre 4/2011 loro prezioso contributo, hanno dato ancora più valore all’evento.

L’Abruzzo è stata senza dubbio una delle regioni protagoniste, con due grandi aziende produttrici di fertilizzanti che hanno aperto le porte dei loro stabilimenti: Puccioni S.p.a e Valagro S.p.a.

La prima ha aperto al pubblico il suo impianto di Vasto (CH), dove i visitatori presenti hanno potuto osservare da vicino il sistema produttivo e approfondire la conoscenza dei fertilizzanti e del loro utilizzo in agricoltura. La giornata ha visto anche momenti di riflessione importanti, con l’intervento dell’On. Aldo Patriciello, membro della Commissione ITRE (Industria, Telecomunicazioni, Ricerca e Energia) del Parlamento Europeo e del Presidente Cesare Puccioni, che a giugno è stato eletto anche Presidente di Federchimica. \Sono state invece circa un migliaio di persone, tra studenti, rappresentanti del mondo politico e cittadini comuni, a far visita agli stabilimenti della Valagro di Atessa (CH).

I visitatori hanno potuto percorrere, guidati dal personale di Valagro, gran parte dei 49mila metri quadri sui quali si sviluppa l’azienda, scoprendo gli impianti e i processi produttivi, la loro tecnologia e gli elevati standard di sicurezza. L’appuntamento è stato anche l’occasione per presentare il Bilancio Socio Ambientale 2010 dell’azienda nel corso del convegno “L’importanza della Chimica per la sicurezza alimentare” al quale hanno preso parte ospiti di rilievo quali il nuovo Presidente di Federchimica Cesare Puccioni, Antonio Pascale, giornalista e autore del libro “Scienza e Sentimento”, Massimo Galbiati, della Facoltà di Scienze matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Milano.

In un clima di grande festa si sono svolti invece i due Open Day di Timac Italia presso gli stabilimenti di Barletta (BT) e di Ripalta Arpina (CR), organizzati anche

la pagina dell’agricoltura

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per celebrare i 20 anni di attività dell’azienda. Quasi 700 le persone che hanno preso parte all’evento di Barletta e oltre 450 quelle che hanno partecipato a Ripalta Arpina: tra loro giornalisti, autorità locali, dipendenti con le loro famiglie, cittadini curiosi di conoscere in modo più approfondito un’importante realtà industriale per il loro territorio. Tutti i partecipanti hanno avuto la possibilità di visitare lo stabilimento e di ascoltare le spiegazioni delle guide in merito ai cicli produttivi dello stabilimento, alle caratteristiche dell’impianto e più in generale al ruolo fondamentale che i concimi rivestono per la moderna agricoltura.

Sia tra gli adulti, sia tra i bambini, ha riscosso grande successo il trenino che ha permesso loro di muoversi all’interno dell’impianto e che in circa 20 minuti percorreva l’intera area dello stabilimento: gli ospiti, comodamente seduti a bordo, hanno potuto così visitare le principali aree produttive, ascoltando allo stesso tempo descrizioni in merito alle funzionalità dei vari reparti. Molte anche le attività di animazione, dedicate soprattutto ai bambini, che hanno divertito e intrattenuto gli ospiti presenti.

mento di Modena. L’obiettivo è stato quello di riportare all’attenzione non solo gli importanti traguardi raggiunti sul fronte della responsabilità sociale d’impresa, ma anche sul profondo legame esistente fra Etica, Chimica e Ambiente. Questo evento ha voluto ricordare con forza come questo legame deve essere costantemente consolidato attraverso un dialogo aperto tra tutti gli attori, pubblici e privati, della filiera. Proprio per questo è stata organizzata, dopo la visita guidata allo stabilimento, la tavola rotonda “Etica e valore sociale di un’industria agrochimica modenese nello scenario europeo e globale”: hanno partecipato al dibattito anche alcuni importanti rappresentanti delle istituzioni del territorio.

Anche SCAM S.p.a., che quest’anno celebra il 60° anniversario dall’inizio dell’attività, ha voluto realizzare una giornata speciale, aprendo le porte al pubblico del suo stabili-

Attraverso il sito www.chimica2011.it sarà possibile tenersi aggiornati su tutte le iniziative in programma.

Marco Rosso

L’iniziativa è stata quindi di grande successo e ha visto un’ampia e calorosa partecipazione da parte di tutte le persone intervenute: l'apertura degli stabilimenti produttori di fertilizzanti al pubblico con Fabbriche Aperte si è rivelata una scelta vincente di trasparenza, apertura e confronto, che ha permesso di consolidare un rapporto di affidabilità e fiducia con le varie istanze della società italiana.

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il mio hobby

La Torre 4/2011

MAURO DELMASTRO

DA SEMPRE COLLEZIONISTA FERROVIARIO Aveva cinque anni quando gli fu regalato il primo trenino anonimo, composto da una locomotiva, un vagone aperto, un vagone botte e una carrozza, oltre a pochi binari sistemati in una piccola pista rotonda dal percorso infinito.

In quel momento, a sua insaputa, era nato il suo infinito interesse per i treni. Ogni regalo successivo e sino alla giovinezza, collezionò trenini poco importanti e di poco costo costruiti dalla ditta italiana Lima, che era la più nota in quegli anni.

Con la disponibilità delle prime “paghette” nacque in Mauro la passione per la ricerca dei trenini famosi e interessanti. Incominciò a frequentare associazioni hobbystiche, a visitare musei specializzati e raccolte di hobbysti famosi, nonché a seguire notizie e forum sulle riviste di modellismo.

Più che veder trenini correre sui binari di un comune plastico anonimo, concentrò il suo interesse nella ricerca di pezzi singoli per riuscire a formare la completa composizione dei treni italiani di ogni epoca.

Man mano che otteneva risultati su progetti di costo non elevato, la sua ambizione aumentava sempre più sino a voler collezionare i treni più importanti e poco conosciuti dal comune hobbysta “della domenica”.

Poi arrivarono Internet e Google e le cose cambiarono radicalmente.

Altre aziende costruttrici di trenini, si affacciarono sul mercato italiano, come la Rivarossi. Con l’avvento dell’elettronica la Lima chiuse i battenti e la stessa Rivarossi chiuse e si trasformò. Oggi le ditte Roco e Acme sono le più gettonate, tanto è vero che hanno costruito la maggior parte dei treni di Mauro.

Per puro caso venni a conoscen-

za del suo smisurato interesse per i trenini e colsi quindi l’occasione per scrivere di lui. Venni così a sapere anche i dettagli più nascosti della sua passione per l’hobby ferroviario.

Venni a conoscenza che il collezionare treni è molto divertente, ma anche assai educativo e fa rivivere le varie fasi della storia e del progresso della nostra civiltà. Basti pensare al fatto che i treni hanno già vissuto tre epoche: locomotive a vapore alimentate a legna e carbone, locomotive Diesel e infine locomotive a tra-

zione elettrica ed addirittura elettromagnetica.

Il numero di appassionati all’hobby ferroviario è solamente di poco inferiore ai collezionisti di francobolli. Personaggi importanti hanno abbracciato questa disciplina. Riccardo Patrese, un ex campione di Formula 1, viveva con i bolidi da 300 all'ora, ma amava le ferrovie in miniatura.

Quando era nervoso o stanco, pensava ai suoi trenini e si rilassava. Poi magari, saliva in auto e spiccava un gran tempo. A Padova si era compra-

La Torre 4/2011 to un appartamento per ospitare, in bacheche che vanno dal pavimento al soffitto, la sua stupenda collezione di modelli della Marklin, la Ferrari dei trenini. Era in buona compagnia: l’ ex Presidente Ronald Reagan, ad esempio, l'attore Kírk Douglas, il cantante Gilbert Bécaud.

Sono centinaia le ditte, piccole e grandi, che producono trenini nel mondo. Né mancano raffinati artigiani che costruiscono mini serie o esemplari unici. generalmente in ottone.

Tra le più famose, !e tedesche Marklin, Trix e Fleischrnann ; le svizzere Fuigurex, Lemaca e Metrapolitan;la Marklin, che é situata a Góppingen, nei pressi di Stoccarda, ha 1750 dipendenti, produce mezzo milione di macchine e un milione di vagoni all'anno.

Quasi tutti i progetti di Mauro sono stati completati con una ricerca che dura da molti anni. Le sue ambizioni sono grandi e complicate.

Se mette in progetto la collezione del treno ligure tal dei tali che ha viaggiato da Genova a Ventimiglia dal 1985 al 1990, non si accontenta di trovare il locomotore e le sette carrozze di cui era composto: lui conosce numeri e sigle delle varie carrozze e anche le date di revisione delle carrozze stesse, quindi quelle e solo quelle devono essere cercate, anche se le stesse sono in dotazione ad altri convogli.

Per fare questo, gira ore su Internet visitando centinaia di siti specializzati,sui quali è possibile l’acquisto di tutto quanto serve, anche per fare i plastici. Ogni linea ferroviaria, possiede scambi, palificazione aerea, sostegni ecc. di un certo tipo e quelli devono essere se si vuole costruire un plastico per far correre il predetto treno ligure.

Purtroppo alle volte un progetto deve essere accantonato per ragioni di costi. Per certi treni una carrozza può arrivare a costare migliaia di euro e una locomotiva ancora molto di più.

il mio hobby

Oramai Mauro possiede una settantina di locomotive e di locomotori, oltre a centinaia di carrozze; oggi il suo sogno è quello di possedere un plastico come Dio comanda.

Sta accarezzando l’idea di costruirne uno di una decina di metri per quattro, in apposito salone ricavato dal sottotetto della sua casa. Quando sarà possibile disporre della struttura, occorreranno almeno un paio d’anni di certosino lavoro per completare il plastico secondo le caratteristiche necessarie a farlo ritenere eccezionale.

Sul piccolo plastico sistemato su un tavolo, è fermo un treno che viaggiava anche sulla Santhià – Arona: una locomotiva a vapore e le tre carrozze “cento porte”. Senza che me ne sia accorto lo ha messo in funzione. Sento il fischio della partenza, poi tutta la serie di sbuffi e rumori di ruote come un treno vero.

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Quando lo ferma, con stridore metallico, la locomotiva sbuffa ritmicamente e nell’insieme si sentono anche tutti i rumori della pala del macchinista che butta carbone nel focolaio. Insomma, con occhi chiusi si ha la sensazione di trovarsi in una vera stazione.

Altra intenzione di Mauro è esporre tutti i suoi treni in bacheche di vetro. Purtroppo costano molto e al momento non saprebbe manco dove sistemarle. Attualmente locomotive e carrozze sono sistemate nelle loro confezioni originali, ben protette dalla polvere, negli armadi di casa.

A Mauro ”La Torre” augura di poter concretizzare tutti i suoi sogni, attualmente in fase di progetto e di ricavarne sempre maggiori soddisfazioni.

Dario Pansarasa

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la pagina sportiva

La Torre 4/2011

NOTIZIE DALL’A.C. ROVASENDA

Al termine del campionato, che ha visto l’A.C. Rovasenda vincitrice, si è svolta a Spinetta Marengo in provincia di Alessandria, una partita di finalissima regionale con la squadra di Pancalieri, vincitrice a sua volta del suo girone.

La squadra del Rovasenda, seguita da un gruppo di tifosi che hanno riempito il pullman appositamente noleggiato, è giunta sul campo scarica e deconcentrata, causa il mese di intervallo passato tra l’ultima partita di campionato e questa a Spinetta Marengo, mentre la squadra avversaria aveva appena terminato le partite di campionato e quindi era perfettamente in forma fisica.

Inoltre, la partita non era particolarmente sentita, mentre molto sentito era l’appetito che a mezzogiorno, al termine della partita, sarebbe stato appagato da un pranzo coi fiocchi in un noto ristorante “ Il casino” a Rivanazzano nel tortonese.

Comunque la partita è stata persa per 0-3, a dimostrazione che gli avversari erano perfettamente allenati e correvano come frecce.

Dalla riunione per la votazione del muovo Consiglio, è emerso che sono stati votati gli stessi consiglieri, e lo stesso presidente ovve-

ro Goio Mario. Vice presidente Burocco Marco di Rovasenda, segretario Patrizio Pansarasa di San Giacomo Vercellese, tesoriere il nostro redattore Roberto, consiglieri Poletti Fabrizio di Roasio che è anche stato riconfermato allenatore, Ferraris Renzo, Conte Stefano, Salvia Primo e Guarini Francesco di Gattinara, nonché Delmastro Gabriele di Lozzolo.

Tra i nuovi giocatori, si annovera il gradito rientro di Maurizio Goio, il portierone, che ha voluto riprendere a giocare tra le file del Rovasenda.

Dal Ghislarengo entra nel Rovasenda Nicola Bellotta e sempre da Ghislarengo Berteletti Marco di Gattinara, già nostro difensore du-

rante in campionati di seconda categoria.

Nuovo centrocampista, il figlio dell’allenatore, Mattia Poletti che ha giocato nella Serravallese. Dal Lenta, giungerà Simone Ginepro.

Da sabato 27 agosto inizieranno gli allenamenti per poter partecipare ad alcune gare amichevoli contro il Masserano, il Valduggia e il Lozzolo. Sabato 17 settembre, invece, si svolgerà un triangolare con Roasio e Lenta.

Il campionato inizierà il 24 settembre. Sabato 3 settembre presso la casetta, si svolgerà la cena, libera a tutti, di presentazione della squadra 2011 – 2012. Gli sportivi sono invitati.

Roberto Roggero

La Torre 4/2011

pontcharra news

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IL CALENDARIO DEGLI AVVENIMENTI 11 giugno 2011

Riportiamo una notizia dell’11 giugno scorso che deve essere esempio e monito per tutti.

Il CME (Consiglio Municipale dei fanciulli) di Pontcharra ha messo in pratica un’azione di pulizia del centro città.

Sotto gli sguardi sorpresi ed ammirati dei commercianti della zona e dei passanti i bambini hanno percorso la città, guidati dai genitori e da alcuni membri dell’Amministrazione Comunale, raccogliendo molti sacchi di spazzatura di ogni genere, abbandonata in giro.

Con questa azione i bambini hanno dato a tutti una bella lezione di civiltà e di rispetto degli spazi pubblici.

27 e 28 agosto 2011

Festa della Rosière: tema della manifestazione “il Circo” con tutte le sue attrattive.

10 settembre

Forum delle associazioni.

18- 29 Novembre

Festival del Cinema italiano a Grenoble e a Pontcharra.

3 dicembre Telethon.

10 dicembre

Mercato di Natale.

Presentazione dell’Associazione «DANSONS ENSEMBLE» Questa associazione è nata quattro anni fa grazie al Sig. Christian MAIMONE che al momento riveste la carica di Presidente, attorniato da un direttivo molto solidale.

In una piacevole atmosfera i corsi vengono tenuti da due professori: il sig. Michel MERCIER per la «danza di sala» e dal sig. Lionel SABOURIN per il rock, la salsa e la «baciata».

La prossima stagione 2011/2012, Lionel si farà carico anche di una parte dei corsi di ballo di sala.

I corsi di «tango, passo doppio, valzer, rumba, cha-chacha, boléro, fox-trot e danza di gruppo» avranno luogo il lunedì sera, mentre i corsi di rock (con tre livelli) si terranno il mercoledì sera.

Sporadicamente, di sabato pomeriggio, saranno organizzati anche alcuni stages di danza, durante i quali sarà possibile rinforzare l’apprendimento di balli come la salsa, il valzer, il tango e il fox-trot; inoltre questi incontri permetteranno anche agli altri partecipanti non aderenti alla Associazione di unire il piacere della danza al piacere di gustare delle prelibatezze.

Il nostro gruppo partecipa attivamente alla vita associativa di Pontcharra e, come tutti sanno, sarà presente

alla festa nazionale del 14 luglio, alla festa della Rosière che dura dal sabato al lunedì nei giorni 27 – 28 e 29 agosto e al Telethon, all’inizio di dicembre.

Quest’anno ci siamo impegnati anche per i festeggiamenti organizzati per il X anniversario del COLEO (n.d.r. nei giorni 27, 28 e 29 maggio): il venerdì sera abbiamo animato la festa con il «ballo dei cugini», mentre 6 coppie del nostro gruppo nei giorni di sabato e domenica, hanno danzato durante il «grande spettacolo» dopo aver effettuato, durante tutto il mese di maggio, una preparazione molto intensiva, ma conviviale.

Per concludere, noi organizziamo il nostro terzo «dessert danzante» l’11 febbraio 2012 al Coleo, vale a dire che, dopo aver cenato a casa propria, potete venire a mangiare il dessert con noi e danzare fino a notte fonda.

Se la cosa vi stuzzica venite numerosi e unitevi a noi per trascorrere una piacevole serata danzante.

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la pagina della poesia

La Torre 4/2011

AL ME CAR CESAR La Giuria del “Concorso Nazionale di poesia 2011“ organizzato dalla Famija Varsleisa, dopo aver esaminato le numerose opere pervenute da tutta Italia, ha assegnato - nella Sezione Dialetto - il “Premio Famiglia De Maria“ (cioè il premio alla miglior poesia in lingua piemontese) al nostro concittadino Prof. Arnaldo Colombo, per la poesia “Al me car Cesar (Al mio caro Cesare)“. È con vero piacere che pubblichiamo la poesia vincitrice (con testo tradotto in lingua italiana ed anche in lingua francese in omaggio ai nostri lettori d’Oltralpe) e che ci congratuliamo con il Prof. Arnaldo Colombo, prezioso membro del Comitato di Redazione de “La Torre”, il quale non solo impreziosisce con i suoi sempre apprezzati scritti le colonne della nostra rivista, ma porta sempre, alto, il nome di Rovasenda. La poesia premiata, narra della partecipazione del complesso vocale vercellese “I Celti”(molto in voga negli anni settanta) alla cerimonia della firma del gemellaggio Rovasenda-Pontcharra, avvenuta nella cittadina francese nell’anno 1973.

Il “trio“ partecipava a tutte le sagre paesane della bassa vercellese con un suo programma di canzoni, per lo più dialettali, della tradizione “bicciolana”e quasi tutte con soggetto campagnolo.

Sapevamo che Pontcharra dopo la cerimonia ufficiale, avrebbe dato inizio ad una serie di esibizioni delle sue orchestre: “l’Harmonie”, a carattere sinfonico, e la grande banda cittadina “Les Enfants de Bayard”.

Poichè Rovasenda non aveva nulla da esibire, ai nostri organizzatori del gemellaggio venne in mente di portare a Pontcharra i rinomati Celti.

Fu un successo grandioso, merito della bravura e della simpatia dei tre “bicciolani”!

Arnaldo Colombo, da un banalissimo inconveniente tecnico ai microfoni ed all’apparecchio di amplificazione - che nella foto d’archivio che pubblichiamo si intravvede a terra dietro i cantanti - ha saputo trarne un capolavoro, giustamente premiato dalla giuria con il premio “Famiglia De Maria”, organizzato dalla Famjia Varsleisa di Vercelli.

Al me car Cesar

AL MIO CARO CESARE

Tre cantant e na quistiun nasìunal: l'orgogliu dla regiun an cumpetisiun civil cun na sitadinansa d'Oltralp!

Lur l'Harmoníe, la Rosière, les Enfants de Bayard, nuj gnentí dal tût, la riséra, ‘l travaj, la tradisiun di cansun pupular!

E ‘j Celti ai ven-u sûbit an ment ai paisan, lla speransa an lur tre, 'l Cesar, 'l Bepé, 'l Ceo, ricivì cun tûcc j' unur ant la sala cunsiliar, e la gent fora, curiusa, tirà dal rumur: “At ju senti? Bej cunsilier, 'nveci dal pian regulatur aj cantu ja sturnéj e ’j cansun dl'ustaria!”

“Ste calm, brava gent, par an po' d'aligria!

Jen cantarin, caj ven-u cun nuj, duman, par an pat ad fratílansa cun n’àuta nassìun!”

Ma ‘l dì dl’esibisiun, sla “place” dla “Communeauté”, l’amplificatur di Celti al vôl nen funsioné!

Al Cesar al prova da tût, al lûstra prési, l’anfila fil, al cambia aj culegament, al Bepe al bat sla càsa ‘d risunansa, par fela parlé, al Ceo 'l rìpét “Pronto, pronto” mila viri; la speransí ricivì éun túcl aj disu, “prova cun halò, halò', ntla lingua di giméj”, ma l'ésit l'è l’ûstès, al microfono 'l resta mût!

Al temp la scapa, cun la pasiénsa dla gent!

Alura 'l cap di Celtì al tenta 'l tût par tût, al rabaja l'ûltim spinot ancura nen pruvà e lu 'nfila, cun aj dì dla man ancrusià!

Oh, miracul! An culp, o meí ancù, an boato, n’ esplusiun, ca l’è sintìsi fin sû la Chartreuse,­ e la vus dal Cesar, pien-a e altisunant,

Tre cantanti e una questione nazionale: l’orgoglio della regione in competizione civile con una cittadinanza d’Oltralpe!

Loro con l’Harmonie, la Rosière, gli Enfants de Bayard, noi niente del tutto, la risaia, il lavoro, la tradizione delle canzoni popolari!

Ai paesani (rovasendes n.d.r.) vengono subito in mente i Celti, la speranza sono loro tre, il Cesar, il Bepe, e il Ceo, ricevuti con tutti gli onori nella sala consiliare, e la gente fuori, curiosa, attirata dal rumore: “Li senti? Bei consiglieri, invece del piano regolatore cantano gli stornelli e le canzoni di osteria”.

“State calmi, brava gente, per un po’ d’allegria!

Sono cantanti che vengono con noi domani, per un patto di fratellanza con un’altra nazione!”

Ma il giorno dell’esibizione, sulla piazza del Comune, l’amplificatore dei Celti non vuole funzionare!

Il Cesare prova di tutto, lucida le prese, infila fili, cambia i collegamenti, il Bepe batte sulla cassa di risonanza, per farla parlare, il Ceo ripete “pronto, pronto” mille volte; dicono, “prova con halò, halò, nella lingua dei gemelli,” ma l’esito è lo stesso, il microfono resta muto!

Il tempo passa come pure la pazienza della gente!

Allora il capo dei Celti tenta il tutto per tutto, raccoglie l’ultimo spinotto ancora non provato e lo infila con le dita della mano incrociate!

Oh, miracolo! Un colpo, o meglio ancora, un boato, un’esplosione, che si è sentita fin sulla Chartreuse, e la voce del Cesar, piena e altisonante,

La Torre 4/2011

la pagina della poesia

as leva sû la “place”, an franseis-biciulan: «Madame e messieurs, bonne soir! Tou ca va…

La spinot? Bûtà a post! Et voílà... aj cansun ad la nòsa tèrá", di nos muschin!”

Aj muschin che 'n Fransa 'sciamu mustik? ma cun la mûsìca, l'è rívà l’aria di Capûsin!

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si leva sulla piazza, in un francese-bicciolano: “Signore e signori, buona sera! Tutto va bene…

Lo spinotto? Messo a posto! E voilà… le canzoni della nostra terra e dei nostri moscerini!”

I moscerini …che in Francia si chiamano? mustick?, ma con la musica, è arrivata l’aria dei Capuccini!

Arnaldo Colombo

à mon ami César Trois chanteurs et une affaire nationale: l’Orgueil de notre terroir en compétition avec une cité au-delà des Alpes.

Eux avec l’Harmonie, les Enfants de Bayard, la Rosière… …Et nous… de notre côté rien de tout : seulement la risière, le travail, la tradition et les chansons populaires.

Les paysans de Rovasenda ont eu une idée: demander au groupe “I CELTI” (1) de participer avec la délégation.

Et les trois, César, Bepe et Ceo, arrivent à Rovasenda et ont l’honneur d’être reçus à la Mairie dans la grande salle du Conseil.

Et tous les autres restent à l’extérieur, curieux et attirés par le bruit.

«Les entend-tu? Est-que ce sont des élus?

C’est bizarre! Ils ne parlent pas d’urbanisme, Ils chantent des chansons populaires!»

«Ne vous inquiétez pas, Mesdames et Messieurs, il s’agit d’un moment de joie!

Ce sont les chanteurs qui viendront avec nous demain pour la signature d’un accord de fraternité avec une autre nation!

Mais le jour de la rencontre, devant la mairie de Pontcharra, le matériel pour jouer la musique ne fonctionne pas!

Chacun donne un coup de main pour résoudre le problème : César cherche à identifier l’origine, contrôle les prises, les fils, les raccords.

Bepe tape sur l’amplificateur pour le faire fonctionner.

Ceo répète “pronto, pronto” plusieurs fois… mille fois… mais rien!!!

Rassegna di poesia a Cavallirio Domenica 31 luglio è stata ripresentata a Cavallirio la rassegna di poesia dialettale, giunta alla ventiquattresima edizione, la quale riunisce tutti gli anni in località San Germano, lungo la strada che da Romagnano conduce a Borgomanero, gli autori di composizioni nelle parlate tradizionali del Novarese, Vercellese, Biellese e della Valsesia.

Quelqu’un dit: «Vous devriez essayer dans la langue des jumeaux: “Un, deux” mais le résultat est le même, le micro reste sans voix.

Le temps passe vite et la patience des gens fond!

Alors le chef des “I Celti” ramasse le dernier câble électrique, pas encore utilisé, et le branche en croisant les doigts.

Miracle! Ça marche!!! On entend un coup de tonnerre, une explosion, jusqu’à la Chartreuse.

La voix forte et claire de César salue en français mélangé au «bicciolano» (2): «Madami e Munsu buna sera (3). Tut al va ben (4), Les connections sont bonnes et voilà… les chansons de nôtre terre et de nos «muskin»(5), «moscerini» (6)… qu’en français vous appelez “Moustiques”».

Avec le sourire aux lèvres Il chante. et voilà….la convivialité de “Capucin” (7), en même temps que la musique, envahit la place.

(1) I CELTI : Groupe qui chante des chansons populaires en patois piémontais (2) bicciolano : patois de la ville de Vercelli (3) Madami e Munsu buna sera : Messieurs et Dames bonsoir (4) Tut al va ben : tout va bien!

(5) Muskin : mot en patois piémontais qui signifie “Moustiques” (6) Moscerini = Moustiques (7) «Capucin» mot en patois piémontais qui signifie «Cappuccini», un quartier de la ville de Vercelli.

L’organizzazione è della “Associazione Turistica Pro Loco Cavallirio”. Coordinatore e presentatore della rassegna è il poeta e scrittore cavalliriese Gianni Martinetti.

I testi, letti dai partecipanti, sono pubblicati ogni anno, a cura della “Pro Loco”, in un accurato volumetto, che reca in copertina la fotografia dell’antica chiesetta di San Germano.

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IMPRESSIONI Dopo un tramonto fiammeggiante, il cielo a poco a poco si fa scuro ed appaiono le prime brillanti stelle: è un dipinto!

Un mare appena mosso nei suoi colori delicati, a volte diventa tempestoso e mugghiante,

rompendo le onde bianche di schiuma contro gli scogli: è la forza!

Il canto melodioso d’un usignolo, il suono struggente d’un violino si levano nella calma della sera: è la musica!

Il sorriso sdentato d’un pargolo,

La Torre 4/2011 che cerca il tepore del generoso seno materno, che l’accoglie con tutto il suo bene: è la dolcezza!

La premura e la vicinanza, forte e dolce nei momenti di solitudine e di malinconia che ti si offre: è l’amicizia!

A.M.

Fè salam

Fare salami

Lè na festa ‘n famia ‘L urchet l’è na besc-ia banadia.

Sant’Antoni l’è ‘l so di, la sua vita la fnis li.

Matoc e ‘nvut cuzin e parent Tuc ai dan dent, spulpelu, taielu, ‘n tanc toc smistelu.

Chi lè pratic chi ‘n po’ menu Chi ‘l da urdu ‘nte butelu.

Ma la testa la sta la Cun ‘j occ blo spalancà ___-Varda sa gent armà ‘d curtei, sulot par jos e anche ’l rassiot…

Sa dona vegia satà su la cadrega La gira ‘l mij buèli sensa fe na piega!

‘L pusè giuvu di masnà Lu mandu piè la misura luntan da cà ‘L riva carià me n’asu Strac da purtè ‘l basu.

Tuc ‘s butu sghignasè ‘L masnà ‘l sa pu nen co fè…

‘L posa ‘l sac, ’l varda denta…

‘L trova, na stasa ‘d fèr ‘rsunenta. __’N tant la testa la pinsava: mi sun l’ultima spulpè j me òc ai polu ancura vardè.

Ohh! Varda varda ‘ntè vac finì!

Da viv purtava ‘l buèli ‘ntal corp Da mort j port ‘l corp ‘ntal buèli!!!

E' una festa in famiglia Il maiale è una bestia benedetta Sant' Antonio è il suo giorno.

La sua vita finisce lì.

Figli e nipoti cugini e parenti tutti ci danno dentro.

Spolpare, tagliare in tanti pezzi smistare.

Chi è più pratico chi un po' meno Chi dà ordini dove metterlo ma la testa rimane la con gli occhi spalancati.

Guarda questa gente armata di coltelli e accette per le ossa, c'è anche il seghetto.

Questa donna vecchia seduta sulla sedia gira le mie budella senza fare una piega.

Il più piccolo dei bambini lo mandano a prendere la “misura” un po' lontano da casa.

Arriva carico come un asino stanco da portare il carico tutti si mettono a sghignazzare.

Il bambino non sa cosa fare.

Posa il sacco guarda dentro.

C'è una “stasa” di ferro arrugginita intanto la testa pensava: -Io sono l'ultima a spolpare così i miei occhi possono guardare.

Ohh, guarda dove vado a finire Da vivo portavo le budella nel corpo adesso che sono morto porto il corpo nelle budella!!!

Vanna Fornara - 23-1-2011-a casa mia

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ANITA Il 27 luglio 2011 è mancata Anita Baccard.

Con profondo dolore una delegazione di Rovasendesi si è recata a Pontcharra per porgerle omaggio, per testimoniare la stima e l’amicizia che dura da parecchi anni.

Anita è sempre stata una sostenitrice del gemellaggio: con suo marito René Baccard (sposi novelli) ha fatto parte della prima delegazione venuta a Rovasenda per concordare la realizzazione del gemellaggio e poi… ha continuato a sostenerlo, impegnandosi in prima persona ed accogliendo nella sua casa sempre tanti Rovasendesi, anche senza preavviso, e sempre con il sorriso sulle labbra. Già, il suo grande sorriso l’ha accompagnata per tutta la vita, e non

l’ha mai abbandonata anche durante la sua malattia. Anita mi ha insegnato che si può vivere con i problemi e le difficoltà e conservare il sorriso

proprio come lei, sempre di buonumore e con qualche cosa di positivo da dire. Più imparavo a conoscerla e più la stimavo.

Anche Don Mario ha sempre apprezzato Anita per la disponibilità e la collaborazione offerte in ogni occasione e, ben inteso, anche per i suoi manicaretti.

Anita amava molto venire a Rovasenda per incontrare, come Lei diceva, “dei veri amici sinceri” e per questo in maggio, sentendo prossima la fine, ha ancora avuto la forza di venire a Rovasenda per dare un ultimo saluto a questi luoghi e soprattutto agli amici.

Grazie Anita per avermi donato la tua amicizia sincera.

Ileana

In ricordo di Anita In occasione di una visita a Pontcharra per la festa della “Rosière” ho conosciuto la famiglia Baccard, alla quale ero stato assegnato ospite per lo scambio famigliare: papà René, agricoltore-allevatore, mamma Anita, insegnante elementare, tre bellissime bambine (che gli hanno dato 5 nipoti), una casa sulla collina da dove si vede tutta la valle e la cittadina di Pontcharra.

Negli anni a seguire ho continuato ad essere ospite della famiglia, verso la quale è nata un’amicizia divenuta sempre più profonda. Stavamo bene insieme e la casa di Anita è diventata la mia seconda casa, anche perché un bel giorno René mi chiese di seguirmi durante i lavori della campagna per la raccolta del riso per poter apprendere ed in seguito aiutarmi; e così l’anno successivo prese parte anche ai lavori per la preparazione delle risaie e della semina. Da quel momento

non è più mancato all’appuntamento e Anita lo seguiva venendo a stare da noi per le operazioni di selezione del riso da seme. Un giorno René mi telefona dicendo che non può venire perché Anita non sta bene. Visite,.. analisi,…la malattia è una di quelle che raramente perdona. Con coraggio affronta le terapie, il disagio che queste provocano, l’ansia ad ogni controllo per verificare se sono efficaci, se è necessario continuarle ...se si può riposare un po’ perché le chemio curano ...ma sono devastanti.

Le forze cominciano a mancare…e anche la speranza, ma non la fede.

Una mattina telefono a René per avere notizie e lui mi dice: “Anita ci ha appena lasciati”. Sono ritornato indietro nel tempo quando a lasciarci è stata Santina.

Ho sempre ammirato Anita per la serenità e la semplicità con cui si divideva tra la famiglia, il lavo-

ro, la casa, il gemellaggio, la corale, gli altri impegni sociali e trovava anche il tempo per l’orto, il giardino, le marmellate, le conserve ...e io la ricordo così.

Grazie Anita per la tua grande e gioiosa disponibilità, per “les gigots d’agneau” (i cosciotti d’agnello), “les gratins de pommes de terre” (le patate gratinate al forno), “les légumes de ton jardin” (le verdure del tuo orto), “les confitures” (le tue meravigliose marmellate), tutte cose che preparavi per me sapendo di farmi piacere.

Grazie per la tua casa, che è diventata anche la mia casa, dove tu con René e le bimbe hai accolto con il sorriso e con grande amicizia chiunque fosse con me.

Grazie perché sei venuta a Rovasenda a salutarci poco prima di “partire”.

Ciao.

Silvano

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MATRIMONI

Silvia Arban e Ivan Bono Video su “Studio Aperto”, articoli sui quotidiani, sito internet esclusivo, tutto questo per l’originale ed indimenticabile matrimonio di Ivan Bono e Silvia Arban.

Il 3 luglio, una delle poche domeniche soleggiate, Ivan e Silvia hanno celebrato le nozze nella splendida cittadina di Porto Venere, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. I festeggiamenti sono iniziati il giorno precedente con l’arrivo degli amici e dei parenti degli sposi a La Spezia. Cena alla “Trattoria Gigion” a base di panigaccio (è un tipo di pane rotondo e non lievitato) accompagnato con affettati, sugo, pesto e formaggio. Al termine della serata Ivan e Silvia hanno acceso una “lanterna volante” o “mongolfiera volante” che ha preso il volo verso il cielo portando con sè i desideri, i sogni e le speranze di questa nuova vita insieme.

All’indomani il rito del matrimonio si compie a Porto Venere nell’an-

tica chiesa di San Lorenzo accompagnato dai canti di un baritono professionista.

Successivamente sposi, parenti, amici e sacerdote sono saliti sulla barca “Oasi Blu D.C.” dell’omonimo diving center, per la cerimonia “subacquea” alla profondità di 15 metri di fronte all’affascinante grotta Byron, luogo d’ispirazione del famoso poeta inglese.

Per suggellare in maniera indelebile e duratura il loro rapporto d’amore, Ivan e Silvia hanno posizionato sul fondale marino una scultura realizzata da Ivan.

La sposa, con una muta bianca ed il velo, lo sposo, il “parroco”, il fotografo e i testimoni si sono im-

mersi per la benedizione marina e lo scambio delle promesse, con l’ausilio di cartelli plastificati. Il tutto è stato ripreso da una speciale telecamera, grazie alla quale anche chi è rimasto sulla barca ha potuto vivere appieno questo magico momento, e successivamente trasmesso sul TG di “Studio Aperto”.

Gli sposi hanno già preso casa a Novara e tra non molto partiranno per il viaggio di nozze in Borneo.

Silvia è laureata in lingue orientali e per lavoro è spesso in viaggio.

Ha visitato molte nazioni facendo immersioni nei paradisi subacquei più belli.

Ivan è l’artista che tutti conosciamo, il suo estro è sempre all’opera: sua è l’idea e la realizzazione della scultura collocata in mare. Ha abbracciato la pratica subacquea da non molto tempo ma è proprio grazie a questa sua nuova passione che ha conosciuto la donna della sua vita.

W… GLI SPOSI!!

Saimone “La Torre” augura a Silvia e Ivan lunga felicità

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VANESSA Barbi E Davide FURLAN Mauro Barbi, ex capo orchestra del complesso “Mauro e i Monelli” ha diretto le nozze della sua “monella” preferita Vanessa, donatagli tempo addietro da sua moglie Franca.

Il quattro giugno scorso infatti, al Municipio di Biella, l’Assessore Marzio Oliviero, ha unito in matrimonio Vanessa Barbi e Davide Furlan, tra una cornice di parenti ed amici festanti. È stata una commovente cerimonia, terminata in un crescendo da favola, col pranzo di nozze al Ristorante ”Rovet” di Vaglio, paese di origine di Davide e attuale residenza degli sposi nella loro bella casa di proprietà.

Testimoni di nozze, Alice Dughera e Luigi Leo. I genitori di Vanessa, che già si preoccupavano di non avere più in casa la loro unica figliola, sono stati accontentati dalle favorevoli circostanze. Infatti l’assenza da casa del marito Davide per motivi di lavoro, ha permesso a Vanessa, che lavora da rammendatrice presso la locale ditta Ceffa Franca, di continuare ad essere presente alla cascina Mapetta coi genitori; quindi nulla è cambiato. Che fortuna per Mauro e Franca!

Grande il viaggio di nozze degli sposi che hanno scelto di visitare alcuni dei luoghi più interessanti degli Stati Uniti d’America, iniziato senza indugi il giorno successivo alle nozze.

“La Torre” augura tutte le cose più belle agli sposi e si unisce alla felicità dei genitori Mauro, Franca e Gian Carla e della nonna Tomatis Maddalena della Mapetta.

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SARA GROSSO E FEDERICO FAPPANI Sara Grosso e Federico Fappani, fidanzanti da tempo immemorabile, hanno coronato il loro sogno d’amore domenica 19 giugno alle 10,30 nella chiesa del Santuario di Nostra Signora di Fatima in frazione Fornace Crocicchio nel comune di Carisio; qui, di fronte al parroco Don Ettore Esposito e ai tanti amici e parenti che gremivano la chiesa, si sono dichiarati “Amore Eterno“.

La funzione religiosa, accompagnata dagli splendidi canti della piccola corale di Crocicchio, ha visto un’omelia molto interessante del parroco Don Ettore che ha toccato tutti i temi dei giovani sposi di oggi: fedeltà, contraccezione ma anche divorzio, facendo partecipare attivamente gli sposi con domande mirate anche a stemperare l’emozione data dal momento.

Un lungo applauso accompagna infine lo scambio degli anelli e dai volti dei genitori degli sposi traspare un po’ di commozione.

Dopo le foto di rito sul sagrato della chiesa con amici e parenti e dopo aver inondato gli sposi con un fiume di riso si parte alla volta del famoso Principato di Lucedio a Trino.

Una location eccezionale per festeggiare il matrimonio.

Il cortile interno viene allestito in maniera impeccabile per l’aperitivo dall’azienda di catering: pesce, carne e formaggi a volontà. Nei saloni dalle maestose volte a crociera viene servito il pranzo, intervallato da un numero imprecisato di “brindisi agli sposi”.

La festa continua poi nel cortile, a ritmo di musica, fino a tarda sera dove, al termine della giornata, Sara e Federico, ormai sfiniti, ringraziano gli invitati con una stupenda bomboniera portafoto.

Di lì a qualche giorno partiranno per il viaggio più importante e romantico della loro vita, unico ed indimenticabile: la luna di miele a New York e Antigua.

Federico, molto conosciuto in Rovasenda per essere stato per lungo tempo il ministrante (“chierichetto”) della parrocchia di Rovasenda e per aver sempre partecipato alla Festa Patronale come “smistatore professionista” dei piatti preparati dalla cucina, ma soprattutto per le “performance”, a fine serata, da protagonista assoluto della festa, lascia il nostro paesello per stabilirsi, con la sua dolce metà, in frazione Fornace Crocicchio nel comune di Carisio.

La casa, rimessa a nuovo, è ormai pronta per accogliere gli sposini; papà Pierangelo, dopo lunga tribolazione, è finalmente riuscito a collegare gli ultimi tubi dell’acqua del lavandino (speriamo in bene!!).

Auguroni!!

Saimone Gli auguri de “La Torre” giungano affettuosi agli sposi ed ai loro familiari.

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Riccardo Giavara e Sara Clerico Finalmente la loro nuova casa in paese è diventata abitabile e pertanto Riccardo e Sara hanno stretto i tempi e hanno deciso di accingersi all’importante passo.

Sabato 16 luglio, nella Chiesa parrocchiale di Arborio, paese di residenza di Sara, l’anziano Don Eusebio li ha uniti in matrimonio, circondati dai parenti e da tanti amici.

Testimoni della sposa sono stati Stefano Borgo e Assunta Bottiglieri, mentre quelli dello sposo sono stati Fabio Abaldo e Romina Filosseni.

Dopo la cerimonia gli sposi e gli in vitati si sono ritrovati all’Una Golf Hotel di Cavaglià per il tradizionale pranzo di nozze.

Alcuni giorni dopo, gli sposi sono partiti per un lungo e importante viaggio di nozze. Meta del viaggio, alcune stupende località turistiche del Messico.

Malgrado nella nuova casa manchi ancora il metano, Riccardo e Sara si sono insediati e si trovano totalmente felici tra le mura terminate da poco tempo.

Riccardo è anche soddisfatto della scelta di lavoro da poco intrapresa, in quanto l’azienda dove lavora si trova solamente a cinque chilometri da casa sua e per il fatto che gli orari di lavoro sono normali, al contrario di quanto per tanti anni è stato fino a qualche mese orsono.

“La Torre” si congratula con Riccardo e Sara, nel mentre partecipa alla felicità di mamma Maria Luisa e di Giuseppe e Orsola, genitori della sposa.

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MORTI ADA GRANONI

Dal 1940, quando aveva 17 anni, fresca del diploma commerciale conseguito a Torino, era la factotum del nostro Comune, alle dirette dipendenze del rimpianto segretario rag. Franco Scarpignato.

Dopo oltre 40 anni di lavoro nel nostro Municipio ha lasciato la sua scrivania perché nel frattempo la famiglia si era spostata a Roasio per ricongiungersi col fratello Fulvio, direttore in un’azienda del posto.

Fu alle dipendenze di vari sindaci: il podestà Sandri della Cascina Bardesa fino al 1945, il conte Giuseppe di Rovasenda fino al 1951, il sig. Caruzzo Tommaso dal 1951 al 1956, quindi il sig. Cominolo Fiorenzo. A quest’ultimo nel 1960 subentrò per due legislature i il Cav. Umberto Delmastro, il Cav. Alfeo Vezzù dal 1970 al 1977, che resse il Comune negli anni del boom economico e del gemellaggio, quindi il sig. Gino Andreoletti fino al 1980 quando subentrò il geom. Carlo Goio.

Ada operò con competenza e

grande sacrificio negli anni di maggior trasformazione demografica del paese: basti ricordare che nel 1951 Rovasenda contava 1.127 abitanti e nel 1971 solamente 938.

Col 1972 incomincia la ripresa e nel 1981, anno della sua andata in quiescenza, gli abitanti erano risaliti a 1.063.

Per Ada, che aveva sempre avuto un contratto part-time di quattro ore, questi furono gli anni più pesanti e più duri, soprattutto per la singolare mobilità della popolazione che ogni anno segnava flussi di va e vieni non indifferenti.

I Rovasendesi ricordandola come grande amica, sempre disponibile ad aiutarli nelle varie necessità legate alle sue mansioni, unitamente alla redazione de “La Torre” sua affezionata lettrice, porgono alla famiglia sentite condoglianze..

A chiunque l’abbia conosciuta chiediamo che la ricordi sempre con un sorriso.

A noi che l’abbiamo amata resta il conforto dell’ironia e dell’affettuosa generosità con cui ha segnato le nostre vite.

Ringraziamo chi ha voluto presenziare al funerale e salutarla un’ultima volta con la sua famiglia.

Un pensiero anche al Comune di Rovasenda che le ha reso omaggio per gli anni di lavoro. *** Giuseppina Berta di anni 78 Nata a Rovasenda il 15/12/1932 Morta a Vercelli il 9 agosto 2011

e sepolta a Rovasenda l’11agosto Era nata in Via Lenta, da Berta Giovanni e Morengo Regina il 15 dicembre del 1932. Per una cronica malattia della mamma Regina, che la tenne lontana dalla famiglia e poi dall’immatura morte del padre quando aveva solamente 11 anni, fu allevata praticamente dai nonni paterni.

Fu abituata da subito ad essere una bambina giudiziosa e volonterosa, desiderosa di rendersi quanto prima indipendente, talché a soli 14 anni, appena terminata la guerra, iniziò a lavorare come orditrice, al lanificio Gallo di Cossato.

A Rovasenda, alla festa patronale del 1951 Giuseppina conobbe Gino Morino di Roasio Santa Maria e nel 1953 si sposarono e vissero sempre in via Lenta presso la casa che era stata dei genitori fino al 1961.

Nel 1958, a Vercelli, nacque il loro figlio Bruno.

Per ragioni di vicinanza col lavoro, si trasferirono a Cossato nel 1961, ove rimasero sino al 1970.

La loro personalità, caratterizzata dall’amore per il lavoro e per

La Torre 4/2011 la riservatezza, li portò presto a sognare una loro casa indipendente, cosa che Gino poco alla volta riuscì a concretizzare nel 1970, quando si trasferirono nell’attuale bella casa di via Lenta.

Nel 1972, a seguito di una grave operazione, fu consigliato a Giuseppina di lasciare il faticoso lavoro e con tanti rimpianti accetta di andare in pensione.

Bruno che si era laureato a Torino, si trova a lavorare ad Ivrea presso lo stabilimento della Olivetti e proprio sul posto di lavoro incontra Claudia che sposa nel 1984.

A portare tanta gioia alla nonna Giuseppina ed al nonno Gino, nasce nel 1985 la nipote Ilaria, che sarà la consolazione della Giuseppina in tante sofferte circostanze, pur vivendo lontano a Chivasso dove la famiglia di Bruno si era trasferita dopo la parentesi lavorativa di Ivrea.

Da tre mesi, il male del secolo ha minato seriamente la sua salute, e nell’ultima settimana, dopo due ricoveri urgenti agli ospedali di Vercelli e Novara, quando si intravvedeva la speranza di un suo miglioramento, la sua forte fibra ha ceduto, lasciando i familiari sconsolati e affranti.

“La Torre” commossa, porge le più sincere condoglianze al marito Gino, al figlio Bruno, alla nuora Claudia, alla nipote Ilaria ed ai parenti tutti.

*** Ermanno Musetta di anni 81 Morto a Rovasenda il 24 agosto 2011 Sepolto nella tomba di famiglia il 25 agosto Era nato a Rovasenda insieme al

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anagrafe fratello gemello Franco, da Giovanni e Civerolo Giovanna.

La stirpe dei Musetta già a Rovasenda nel 1800, sistemata alla cascina Cascinetta, risulta essere una tra le più vecchie del paese.

Ermanno era l’ultimo di quattro fratelli e due sorelle, dei quali è tuttora vivente. solamente il fratello Angelo. Anche Ermanno era dedico ai lavori nell’azienda agricola di famiglia diretta da papà Giovanni, divenendo poi titolare dopo la morte del genitore.

Anche la grande famiglia Musetta ebbe un caduto nell’ ultima grande guerra. Il fratello Pierino, infatti morì alla fine del conflitto, nel 1945, per lo scoppio della cucina

rato nel 2003. L’operazione si è dimostrata molto impegnativa e delicata, tanto che durante e appena dopo ebbe tre arresti cardiaci, superati con grandi difficoltà dall’equipe chirurgica. Dopo circa sei mesi di convalescenza, Ermanno acquistò forza e nuovo coraggio, tanto da vederlo nuovamente aggirasi tra le sue risaie, nel frattempo coltivate dal figlio Gianpiero.

Questa tregua dei suoi mali, durò fino a quattro anni orsono, quando ricominciarono vari acciacchi, che col tempo si aggravarono, sino a costringere i famigliari, che non riuscivano più a gestire le sue gravi patologie, a ricoverarlo alla Casa di Riposo Beraud di Rovasenda.

Dopo solamente tre settimane, il fisico di Ermanno cedeva improvvisamente nella notte del 24 agosto.

“La Torre” sinceramente commossa, esprime le condoglianze alla moglie Maria, alla figlia Rosella con Guerrino ed al figlio Gianpiero con Ornella, nonché ai nipoti Valentina, Ivano e Nicolas ed al fratello Angelo.

*** La morte del poeta Davide Vaccino da campo, poco prima della fine del conflitto.

Ermanno sposò Maria Mileto, sorella del compianto Angelo, ed ebbero due figli: Rosella e Gianpiero.

Rosella sposò Guerrino ed ebbero una figlia, Valentina, mentre Giampiero sposò Ornella ed ebbero due figli: Ivano e Nicolas.

Ermanno e Maria erano felici, non mancando alla famiglia le soddisfazioni che i figli e i tre nipoti davano in abbondanza..

Purtroppo, una decina d’anni orsono, Ermanno accusò dei malesseri al cuore, tanto da essere ope-

Ha unito nella poesia tre paesi La scomparsa del poeta Davide Vaccino ha destato costernazione e mestizia fra chi lo conosceva e stimava la sua opera. I giornali e quotidiani hanno dato risalto alla sua figura.

A Oldenico, in occasione dell’ultima edizione del premio di poesia da lui ideato, il Sindaco gli aveva consegnato una speciale medaglia a nome del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per aver inserito nella manifestazione un comparto relativo alle celebrazio-

46 ni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Solo poche settimane fa era stato presentato il suo ottavo libro di poesie, intitolato “Le Stagioni e l’Abisso”. Un libro che tratta del succedersi delle stagioni e della morte, ma nel quale ha un ruolo fondamentale anche l’amore, che traspare dai versi dell’Autore, e che prosegue indissolubile, anche dopo la morte.

L’amore che lo legava alla vita, ai suoi cari, al suo paese, alla poesia. Si può dire che Davide è vissuto per la poesia. Ha scoperto, riconosciuto la grande forza della poesia, che secondo la concezione foscoliana vince il tempo, sopravvive alle opere dell’uomo, tramanda ai posteri pregi, virtù, valori dell’individuo.

Davide aveva anche la dote di saper trasmettere, trasfondere in altri l’amore per la poesia. In una terra dove l’agricola e l’homo faber hanno soppiantato il vate e il rerum scriptor, Davide Vaccino è riuscito a mettere in piedi e a dare robusta consistenza e interesse non solo locale, ma anche nazionale, ad un concorso letterario di poesia che unisce tre paesi in un unico apparato promotore e organizzativo, così armonicamente amalgamato da far invidia a quegli agglomerati e comuni che, pur vicini fra loro, non riescono a sconfiggere rivalità e campanilismi.

Per una volta all’anno Albano, Greggio e Oldenico si scambiano una giornata e una serata memorabili, interamente dedicate alla poesia. Durante la premiazione delle opere, che si svolge nella chiesa dei tre paesi, la partecipazione popolare è sempre numerosa.

La poesia attira e affascina, anche chi non è cresciuto a stretto contatto con i canoni della lirica, della metrica, della rima, del verso libero.

Non solo piccoli paesi di campa-

anagrafe gna, di risaia, ma il mondo intero, la gente, l’umanità, hanno bisogno di poesia. Lo dimostra il numero stragrande delle composizioni inviate al concorso di Albano, Greggio, Oldenico. Concorso che probabilmente, d’ora in poi, porterà il nome del suo ideatore. Non solo il nome, ma anche il frutto, l’essenza, della sua opera poetica.

Le poesie di Davide non partecipavano alla rassegna, non venivano lette, ora esse faranno da punto di riferimento, da modello emblematico per il gusto poetico, l’accostamento all’arte della versificazione.

Una poesia, quella di Davide, permeata da una sottile vena di pessimismo, carattere che accomuna i “grandi” della lirica. V’è chi trova rimedio al “mal di vivere” con la solidarietà, la “social catena”, l’anello che non tiene nella rete che imprigiona l’uomo.

Per Davide l’àncora di salvezza, anche nei momenti più difficili, sta in un piccolo foglio, riservato ai versi da comporre: “L’aroma pungente dell’ospedale; il fioco respiro, la faccia stanca.

La testa poggiata sul freddo guanciale, il diario aperto, una pagina bianca.

Era quasi Natale”.

Sono versi di un suo volume, intitolato “Presenze e Assenze”.

Presenze e Assenze non separate nitidamente, ma interscambiabili, identificabili una nell’altra: un’Assenza perciò, quando si verifica, non svanisce, anzi mette in moto

La Torre 4/2011

i meccanismi nascosti nell’indole umana, il pensiero, la riflessione, l’arricchimento interiore. Un’Assenza-Presenza, come sarà d’ora in poi, quella del poeta Davide Vaccino, nei suoi conoscitori, collaboratori, estimatori. Un’Assenza-Presenza che conforterà le persone che gli sono state care, in particolare i genitori Domenica e Pierangelo.

Per loro, durante la Messa esequiale, ha avuto parole d’affetto e d’incoraggiamento il celebrante, don Cristiano. È il dolore più grande, ha detto, che persone umane possono provare. Ricorda il dolore della Madre di Gesù, di Maria, quando stringe fra le braccia il corpo del Figlio senza vita. Per i Rovasendesi, da più di cento anni, dai tempi del pievano don Lino Garrione, un’immagine raffigurata alle pareti del presbiterio, nel dipinto della “Desolata”.

Alla Messa ha preso parte la “Corale di Santa Cecilia”, diretta dal dottor Federico Carola. La Cantoria rovasendese, nel maggio scorso, in occasione dell’ultima edizione del premio di poesia “Albano, Greggio, Oldenico”, aveva ricevuto in omaggio, dal poeta ideatore Davide Vaccino, una targa ricordo per l’apprezzata esecuzione dei canti in programma.

A. C.

Frittata di rane La frittata di rane nel 1940 e avanti fino a fineguerra è stata una pietanza di tutti i giorni, o quasi. Una dozzina di rane in casa c’era sempre. In primavera papà le trovava in letargo nelle rive delle risaie. Si rintanavano in autunno ed erano belle grosse.

D’estate si pescavano con la bacchetta di bambù.

In autunno “suta l gaveli ‘d ris”.

Se eravamo a corto, ci pensava “papà cun la citilena”.

La ricetta di casa mia

VANNA FORNARA

RICETTA

ingredienti per 4 persone

24 . ........................... rane 6 ................................ uova Olio, sale, formaggio grana grattugiato.

Nell’olio friggete le rane infarinate.

In un tegame sbattete le uova, il formaggio ed il sale.

Quando le rane sono dorate aggiungete le uova sbattute. Se l’olio risulta abbondante toglietelo.

Buon appetito!

Pubblichiamo in tema di “rane” una recente poesia di Vanna che ben si sposa con la sua ricetta.

Cun la schen-a cin-a Nti prà d’avust l’erba lè fr ësca, sûl tarfôi samnà slà stubia aj fiuris ‘l capel russ.

‘L ran-i bèli grasi s’arparu ntal surch suta la paija scundij dal tarfôi russ.

La ranatera ‘n gamba ‘s leva sû la la matin bunura quand ca jè ‘n cù la rusà.

La riva ntal pra ‘d tarfôi che ‘l ran-i aj dormu ‘n cura,

la marcia ‘ntal sulch d’alindarè fasend parëcc ‘l ran-i aj sautu sûi pè!

Cuñ la schen-a cin-a e lèsta ‘d man la porta cà ‘l ran-i per mangè dumañ!

Con la schiena china Nei prati d’agosto l’erba è fresca, sul trifoglio seminato sulla stoppie fiorisce il cappello rosso.

Le rane belle grasse si riparano

nel solco sotto la paglia, nascoste dal trifoglio rosso.

La ranatera in gamba si alza la mattina di buon’ora quando c’è ancora la rugiada.

Cammina nel solco all’indietro, facendo così, le rane le saltano sui piedi!

Con la schiena china e lesta di mani, porta a casa le rane per mangiare domani!

Vanna Fornara