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Q uel signore ero io

“…QUEL SIGNORE ERO IO…” G.s. Excelsior: storia di una squadra speciale

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Recentemente ci è stato chiesto di spiegare il Progetto Excelsior ad una classe di terza elementare. L’abbiamo fatto raccontando loro una storia che inizia proprio con la tipica frase “c’era una volta” Cari bambini della terza E , vi racconterò una storia che parla di sport ed è una storia vera. Ne sono sicuro perché conosco bene chi me l’ha raccontata. C’erano una volta due signori che lavoravano in un piccolo centro giovanile in una piccola città. Il centro giovanile era un posto in cui bambini e ragazzi, dopo la scuola, potevano andare a giocare o a fare i compiti. Q u e s t o centro era vicino ad un c a m p e t t o da calcio. Qui, tutti i giorni, i ragazzi del quartiere si trovavano a giocare lunghissime partite di calcio; partite infi nite, che duravano da dopopranzo a sera, interrotte solo dai richiami delle mamme che dalle fi nestre avvisavano i propri fi gli che la cena era pronta. I due signori conoscevano tutti i ragazzi del campetto perché spesso giocavano a calcio con loro. Un po’ alla volta i ragazzi più grandi si stufarono di giocare sempre tra di loro nello stesso campetto e iniziarono ad andare a vedere le partite delle squadre vere che partecipavano al campionato e ogni domenica giocavano contro una squadra diversa. Un bel giorno, eravamo nel 001, dissero ai due signori che desideravano creare una nuova squadra e partecipare al campionato vero. Da soli non ce la facevano perché per fondare una squadra ci volevano parecchi soldi, però il desiderio era forte e soprattutto volevano creare una squadra in cui tutto il gruppo di amici potesse giocare e nessuno doveva rimanere fuori. Ai due signori l’idea piacque molto, si trovarono alcune volte a discutere con i ragazzi ed assieme decisero di creare una nuova squadra diversa da tutte le altre. Ma perchè diversa dalle altre? Perché aveva delle regole diverse che ora cercherò di spiegarvi. soprattutto volevano creare una squadra in cui tutto il gruppo di amici potesse giocare e nessuno doveva rimanere fuori. Ai due signori l’idea piacque molto, si trovarono alcune volte a discutere con i ragazzi ed assieme decisero

I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I ragazzi e i due signori si erano accorti che tanti bambini e ragazzi che giocavano in altre squadre, spesso, dopo gli allenamenti e le partite, non erano contenti, anzi a volte erano proprio tristi. Dicevano che non riuscivano a divertirsi perché avevano troppa paura di sbagliare. Infatti, ogni volta che sbagliavano venivano rimproverati e questo non era bello; inoltre giocavano sempre e solo i più bravi e quelli meno bravi dovevano stare tutta la partita in panchina o, al massimo, potevano giocare pochissimi minuti. I ragazzi e i due signori decisero che la loro squadra avrebbe dovuto avere solo giocatori felici e non tristi e perciò decisero che nella loro squadra ci sarebbe stato posto anche e soprattutto per i NON GIOCATORI. Sapete chi sono i non giocatori? Sono quei bambini e ragazzi che desiderano giocare con tutto il cuore, ma vengono scartati perché non sono abbastanza bravi. E in più decisero che nella squadra era obbligatorio per tutti divertirsi e dissero all’allenatore che agli allenamenti non bisognava solo faticare, ma anche ridere e scherzare. E poi dissero ancora all’allenatore che doveva trattare tutti in modo uguale e non fare preferenze e perciò tutti dovevano giocare tanto quanto gli altri e nessuno doveva essere una riserva. L’allenatore fu d’accordo con questa idea e si preparò una tabella con la li

sta di tutti i giocatori e ogni domenica segnava quanti minuti ognuno aveva giocato. Chi aveva giocato tanto, la domenica successiva giocava di meno e viceversa. E così iniziò l’avventura di questa strana squadra in cui stavano assieme ragazzi che sapevano giocare molto bene, e ragazzi che erano abbastanza scarsi. Ma tutti si rispettavano perché le regole erano chiare. Il campionato però non era una cosa semplice come le partite giocate al campetto. Le squadre erano tutte fortissime, perché lì giocavano solo giocatori bravi. E così iniziarono i problemi, perché la nuova squadra continuava a perdere e i ragazzi ci rimanevano male perché avrebbero desiderato vincere anche loro, magari non sempre ma almeno ogni tanto e invece…… arrivavano solo sconfitte, una dietro l’altra. Però stranamente, un po’ alla volta successe una cosa strana: l’allenatore riuscì a spiegare ai ragazzi che la vittoria sugli avversari non era così importante come altri tipi di vittorie che si potevano comunque ottenere. Innanzitutto prima di superare gli avversari bisognava superare se stessi e poi c’erano almeno 6 tipi di “vittorie” che si potevano ottenere ad ogni partita:

Vittoria numero 1: in ogni allenamento e in ogni partita cercare di dare il massimo, cioè mettercela tutta e fare il meglio possibile.

I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s Vittoria numero 2: rispettare i propri compagni, ma soprattutto gli avversari e l’arbitro. Vittoria numero 3: non imbrogliare o fare male all’avversario pur di vincere. Vittoria numero 4: cercare comunque di divertirsi. Vittoria numero 5: incoraggiare i compagni che fanno un errore (“…dai… forza…. va bene lo stesso”) Vittoria numero 6: continuare comunque a sognare tutti assieme di vincere prima o poi.

I ragazzi credettero all’allenatore. Si creò così un gruppo di veri amici, che ogni domenica entrava in campo per vincere, ce la metteva tutta ...ma…. PERDEVA SEMPRE..

Secondo voi la storia come andò a finire? Ora ve lo racconto

Per dieci anni di fila la squadra continuò a perdere…..Pensate: più di 200 partite perse….ma dopo dieci lunghi anni arrivò la prima e unica vittoria e fu una grandissima festa. Avete mai provato gioia perché un vostro desiderio si è realizzato? Provate a pensare quanto grande fu la gioia di quei ragazzi che per dieci anni avevano aspettato quella vittoria. Lo sport è importante perché può insegnare tante cose positive, ad es. la

fatica, l’impegno, il rispetto, ma anche il divertimento, l’amicizia, e soprattutto che è bello credere tutti assieme ad un’idea, e sperare che prima o poi si avveri, anche se magari bisogna aspettare dieci anni.

E allora cari bambini, se fate sport, ricordatevi che può essere anche faticoso, perché bisogna andare puntuali agli allenamenti e impegnarsi molto. Però lo sport è soprattutto un gioco e perciò deve essere divertente e rendervi felici. Perciò, se quando fate sport vi accorgete che non vi divertite e non siete felici, raccontatelo ai vostri genitori o alle maestre e cercate di capire assieme a loro cosa c’è che non va.

Ah dimenticavo. Questa squadra speciale si chiama Excelsior e dopo undici anni dalla sua fondazione esiste ancora e al suo interno vi giocano dei ragazzi veramente in gamba che un giorno vorrei presentarvi. Sapete chi era uno di quei due signori che crearono la squadra? ERO IO

Buon sport a tutti

Massimo Antonino Referente per il Progetto Excelsior* (Sport ed educazione) Associazione “La Strada – Der Weg ONLUS”

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