Narrare un luogo: la strada della 1ª armata

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NARRARE UN LUOGO: la strada della 1^ armata Scheda a cura di: Lisa Dorigato, Katarina Ivanovic, Jessica Tribbia, Riccardo Savegnago e Sara Battilana

Fotografie di Mario Zuliani, 1922-­‐1925

Cosa stiamo per vedere? Stiamo per vedere le foto realizzate da un fotografo di Schio, Mario Zuliani, tra il 1922 e il 1925. Erano state pubblicate tutte insieme nel 1925 in un libriccino intitolato Monte Pasubio, la strada della 1^ armata.

“Narrare un luogo vuol dire accumulare un così ampio numero di immagini fisiche nel proprio archivio mentale in modo da creare un vero stato di confusione. In un certo senso un’esperienza del tempo, della memoria, della coscienza, della distanza… un diventare “amico” dei luoghi.” (Gabriele Basilico, Bord de Mer)

Chi è Mario Zuliani? Mario Zuliani nasce a Schio nel 1868. Finite le elementari entra come apprendista presso la tipografia Marin, allora la più importante di Schio. Zuliani lavorò come fotografo parte in azienda, parte da autodidatta, come è stato per molti che nei primi anni del novecento, quando la fotografia cominciava a diffondersi, si sono inventati dal nulla questo mestiere. Non ebbe mai uno studio, ma solo un laboratorio; sarà un fotografo di vedute, in partenza finalizzate alla stampa di cartoline. Lavorerà sia autonomamente, sia per alcune tipografie, soprattutto la Marzari e con il suo direttore, Paolo Marzari, suo coetaneo, col quale aveva iniziato l’apprendistato alla Marin. Nel 1900 è fra i fondatori del circolo operaio di Schio e sul giornale del circolo Zuliani tiene rubriche di medicina e astronomia, ma anche polemizza su questioni sociali. Ha un’intelligenza viva, uno spirito inquieto, intraprendente. Quando a Schio apre il primo cinema lui e un altro socio del circolo, Giovanni Santacaterina, ne sono gli operatori. È alla fine della guerra che avviene un salto di qualità nel suo lavoro di fotografo. Nell’estate del 1919 percorre e fotografa i luoghi della guerra di tutto il fronte vicentino, ma poi sceglie di concentrarsi sul Pasubio, che diventa la sua montagna. In sei anni pubblica quattro libri fotografici, che scandiscono e tappe della sua evoluzione e lo portano ad assumere una consapevolezza d’autore. Da fotografo quasi anonimo che era, diventa un punto di riferimento culturale.


Chi può aver commissionato a Zuliani questo lavoro? Questo lavoro è stato commissionato a Zuliani dal CAI di Schio nel 1924. Il CAI (Club Alpino Italiano) si occupa di far conoscere l’alpinismo in ogni sua manifestazione, le montagne, specialmente quelle italiane, e si impegna a difesa del loro ambiente naturale. A Schio il CAI venne fondato nel 1896 e il presidente, prima ma soprattutto dopo la guerra, fu Alvise Conte, industriale tessile di Schio a capo del lanificio Conte. Mario Zuliani e il CAI di Schio lavorarono assieme per salvaguardare la memoria del Pasubio: il primo documentando con la fotografia ogni suo luogo, il secondo valorizzando la strada delle 52 gallerie e proponendola come accesso “speciale” alla montagna per tutti gli appassionati.

Da cosa potrebbe aver tratto ispirazione Zuliani per produrre il suo libro fotografico “la strada della prima armata”? Zuliani si era certamente ispirato al libro “un anno sul Pasubio” di Michele Campana. Il libro, pubblicato nel 1918 a Firenze, racconta la guerra, la vita dei soldati, la durezza della montagna e l’opera incessante per renderla vivibile e difendibile. Uno degli ultimi capitoli è interamente dedicato alla strada delle gallerie e il titolo del libro di Mario Zuliani viene certamente da lì perché Campana ad un certo punto scrive «Noi la chiamiamo la strada della Prima Armata».

In quanto tempo Zuliani può aver scattato tutte le foto? Non si conosce con esattezza il periodo in cui Zuliani concluse il suo lavoro. Nell’estate del 1919 fotografò i luoghi della guerra di tutto il fronte vicentino, ma poi scelse di concentrarsi sul Pasubio e in sei anni pubblicò quattro libri fotografici. Probabilmente, quindi, le foto delle 52 gallerie vennero scattate tra il 1919 e il 1925. Bisogna, però, tenere presenti alcuni fattori che incisero nel tempo di produzione delle foto: le lastre di cui disponeva Zuliani erano molto pesanti ed egli lavorava da solo, quindi poteva portarsene un numero limitato per volta. Proprio per questo il suo non fu un lavoro veloce, infatti nelle foto si può notare lo scorrere delle stagioni.

Zuliani, nell’intraprendere questa avventura, era solo con la natura o circondato da un’equipe? Zuliani in questo percorso era da solo, in rapporto diretto con la montagna che lo circondava. Poteva dunque percepire ogni singolo rumore, il cinguettio degli uccelli del luogo, la presenza di animali alle sue spalle o davanti a sé. Era dunque in sintonia con la natura, comunicava con lei. Certo è però che compiere una simile esperienza da soli è particolarmente difficile a livello di materiale da trasportare (peso gravoso). Infatti, oltre alla macchina fotografica molto pesante (generalmente 3/4 kg), erano necessari un supporto (cavalletto di legno) e le eventuali lastre di vetro, anch’esse ingombranti non da poco. Senza considerare ovviamente le provviste per lo stesso fotografo. In questo senso, Zuliani sarebbe sicuramente stato facilitato se fosse stato circondato da un’equipe e, probabilmente, in questo modo avrebbe


impiegato anche meno tempo. Ma il risultato finale magari non avrebbe avuto la stessa intensità e non sarebbe stato avvolto dallo stesso mistero. Così fece invece Vittorio Sella (CAI), alpinista e fotografo italiano. Egli era sempre accompagnato nelle sue missioni da portatori che lo aiutavano con il trasporto di tutta l’attrezzatura.

Perchè avrebbe deciso di intraprendere questa avventura? Forse ha deciso di intraprendere questa avventura perché, attraverso le fotografie, voleva far conoscere il luogo che amava e ha voluto ricostruire un insieme di foto in modo da creare un racconto che facesse rivivere quello che lui ha provato nel momento in cui le ha scattate. Quindi con le foto ha trasmesso le molte emozioni e sensazioni diverse che ha vissuto e le ha comunicate mettendo gli altri nelle condizioni di capire quello che lui ha provato durante gli scatti. Ha voluto inoltre raccontare un'opera d’ingegno umano che è testimonianza della guerra anche se ora non appare quasi più.

Perchè avrebbe deciso di scattare le foto in periodi diversi dell'anno? Forse ha deciso di scattare le foto in periodi diversi dal momento che ogni stagione abbia una sua bellezza particolare in grado di modificare il paesaggio e renderlo unico. Quindi ha voluto rappresentare la bellezza delle 52 gallerie in tutte le sue sfaccettature.

Dal punto di vista estetico, come può essere considerata l’opera realizzata da Zuliani? L’opera di Zuliani si può ritenere un’opera concettuale, ante litteram, perché “scorre” liscia dall’inizio alla fine senza alcuna frammentazione o interruzione. Inoltre, non ha una componente emotiva, ma soltanto oggettiva e razionale. Le foto ripercorrono passo dopo passo la strada delle 52 gallerie e aiutano ad immaginare davanti ai propri occhi la forma delle rocce e i colori della natura.

Cosa possono rivelare queste immagini? Le foto scattate da Zuliani sono state realizzate con un certo rigore e con una tale maestria che sembra quasi vogliano parlare: nascondono infatti una grande armonia fra di loro e tutte insieme hanno una grande forza poetica. Osservando le 64 foto, si possono notare forme di ogni genere: in particolare, molto interessanti sono le continue sovrapposizioni di forme geometriche caratterizzate da linee spezzate e ben definite, a volte drammatiche e linee invece più armoniche, circolari, avvolgenti e misteriose. Particolare è anche la contrapposizione tra luce e ombra: la luce rappresenta la natura, quella vera, artefice di tutte le cose, mentre l’ombra è simbolo della sofferenza, della mano umana, che serve a testimoniare il faticoso lavoro degli uomini per il conseguimento dei propri obiettivi.


E se avessimo in mano il libro di Zuliani, con quale sentimento sfoglieremmo le sue pagine? Ha un formato appena più grande di una cartolina, è sottile e si apre per lungo. Non è rilegato come un normale libro, ma è tenuto insieme da due punti metallici, come un quadernetto. È pertanto molto delicato e da maneggiare con molta cura a attenzione ad ogni singola pagina. È dunque una grande rarità e in queste sale sicuramente il lavoro di Zuliani viene rivitalizzato.

Si può pensare che questo libro abbia una sua anima profonda? “La strada della prima armata” ha un’anima forte e ambiziosa. Non c’è alcuna traccia di testo, solo qualche didascalia per spiegare dove ci si trova. Ecco dunque che si crea un ritmo mentale, che riecheggia quello dei passi e una forte tensione, che dona all’osservatore un’aspettativa sempre migliore ad ogni “voltar pagina”.

Con che macchina fotografica ha realizzato le foto? Ha realizzato probabilmente le foto con una macchina tipo questa Ica Volta 146, del 1914 Nel primo '900 il miglior compromesso fra qualità e trasportabilità era rappresentato dalle fotocamere a lastra, come questa Ica 9x12 cm. Esse potevano essere usate a mano, grazie alla scala metrica per la messa a fuoco e al mirino a riflessione, o su treppiede grazie al vetro smerigliato. La borsa, che misura 18x14x9 cm e comprendeva anche un libretto di istruzioni, pesava circa 2,5 Kg con 6 portalastre carichi mentre il treppiede pesa 800 gr. Ma forse la sua era ancora più pesante!


Il rilievo in 3D con il LASER SCANNER

Che cosa è il laser scanner 3D? I laser a scansione (o laser scanner) sono dispositivi capaci di emettere un impulso elettromagnetico (il laser) e di ricevere il segnale riflesso, misurando l'intervallo di tempo trascorso e quindi la distanza tra lo strumento e il punto rilevato.

Come funziona il laser scanner 3D? Il raggio laser viene deflesso (deviato da una direzione) mediante un meccanismo di specchi rotanti e oscillanti che con il variare dell'angolo azimutale (sistema di coordinate che ha come cerchio di riferimento il meridiano) e zenitale (distanza angolare dallo zenit), illumina il terreno in punti contigui. Questo sistema opera misurando anche decine di migliaia di punti al secondo formando delle nuvole di punti. Per ogni misurazione (x,y,z), il sistema fornisce l'intensità del segnale di ritorno descrivendo la superficie dell'oggetto scansionato.

Il laser scanner 3D con che precisione lavora? Lo strumento lavora al micron, perciò bisognerà evitare le vibrazioni causate dall'esterno. La precisione dello strumento varia al variare della distanza e dell'angolo d’incidenza del raggio ed è data dalla combinazione di tutti gli errori insiti nel sistema. Tanto più accurata deve essere la scansione, tanti più punti ravvicinati saranno posti a scansione.

Ci sono vari tipi di misurazione? • •

Tempo di volo: per scansioni di oggetti grandi e distanti da 0,5 m fino a 6000 m. Misura alla differenza di fase: per scansioni di oggetti di medie e grandi dimensioni da 0,6 m fino a ca. 330 m.


Triangolazione ottica: per scansioni di altissima risoluzione di oggetti di dimensioni ridotte posizionati da 0,2 m a 25 m.

Ovviamente le specifiche di distanza possono variare in maniera molto significativa da modello a modello, il campo operativo sopra indicato è da intendersi come la gamma di distanze minime e massime tra tutti i modelli attualmente in commercio.

Quali sono i campi di applicazione dello scanner laser 3D? • • • • • • • • •

Archeologia Architettura Ingegneria Topografia Beni Culturali Modellazioni industriali Navale Forense Dentale

Chi è l’autore della scansione con il laser scanner 3D delle gallerie? E quanto tempo ha richiesto questo lavoro? Le immagini sono il risultato di una sfida personale di un geometra titolare di uno studio specializzato in rilievi, Federico Dalle Pezze. La realizzazione del progetto ha richiesto nove escursioni, da settembre a dicembre 2014, e, naturalmente, un grande lavoro di postproduzione al computer.

Per quale motivo ha effettuato questa scansione? Si può trovare all’interno di questo lavoro uno spirito d’avventura unito al fascino e anche all’affetto per questo percorso. Ma c’è anche il desiderio di raggiungere il limite delle possibilità di uno strumento di lavoro. La sfida fu, quindi, quella di usare lo scanner laser non più solo per rilievi di edifici o di terreni, ma anche per mappare questo luogo.

In che modo viene rappresentata qui la strada? Quali affinità e quali differenze rispetto all’approccio di Zuliani? Qual è il risultato finale? Il risultato comprende una serie di immagini composte da fili fosforescenti che, rielaborate dal software, possono essere ruotate nello sfondo nero del computer. Oltre all’impatto visivo tra le immagini si nasconde un gran numero di informazioni che permettono, per ogni strada o galleria, di cambiare punto di osservazione, cioè di poter vedere la strada dall’alto, dal basso o da ogni lato. Sia il laser scanner che il lavoro di Zuliani narrano la strada delle 52 gallerie, ma la narrazione/reportage di Zuliani è silenziosa, fatta da un rapporto 1:1 tra il fotografo e la


montagna, invece il laser scanner, non una macchina fotografica ma un raggio che misura la distanza tra lo strumento e il punto rilevato, dà una idea precisa e non più soggettiva dello stesso luogo.


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