Riviera nº 12 del 17/03/2019

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Catanzaro per il suo "Insomnia tour", il comico genovese Beppe Grillo ha lanciato una frecciatina alla platea calabrese: "La Calabria è la regione che in assoluto ha fatto meno domande di reddito di cittadinanza. C'è un paese qui che si chiama Dinami, il più povero d'Italia, dove nessuno ha fatto domanda per il reddito. E allora diciamocelo che o lavorate tutti in nero o siete della 'ndrangheta". Forse Grillo non lo sa ma in Calabria di coloro che avrebbero potuto fare richiesta del reddito di cittadinanza ne sono rimasti ben pochi. Forse Grillo non lo sa ma i giorni in cui la Calabria si ripopola sono quelli delle feste. Finite le feste, la Calabria torna a svuotarsi della sua freschezza e della sua energia migliore. Entrambe, spavalde, prendono posto su pullman stracarichi, treni affannati e qualche aereo low cost prenotato con largo anticipo. Un'evasione che impoverisce il Sud, che continua zitto e muto a ingoiare il rospo. Insopportabile mentre fa spallucce al suo stesso dramma.

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Secondo il comico genovese se la Calabria è la regione in cui sono state avanzate meno richieste di reddito di cittadinanza è perché o lavoriamo tutti in nero o siamo della 'ndrangheta.

Forse Grillo non lo sa ma la Calabria fa parte di quel Sud che ogni anno, secondo Luca Bianchi, vicedirettore dello Svimez, perde definitivamente sessantamila giovani. Almeno altri sessantamila, inoltre, sono "pendolari di lungo raggio", ovvero mantengono la residenza al Sud ma lavorano al Nord. E non c'è rabbia esibita nè pianto mal dissimulato di madre in grado di frenare quest'esodo. Vanno via perché la loro Calabria, il loro Sud non lo ha capito nessuno. Per anni si è considerato il Mezzogiorno non sviluppato perché per anni lo si è accostato al Nord. "Il Sud è meno sviluppato del Nord", ci hanno detto sin dai banchi di scuola. Il problema è che ci si è sempre concentrati sul secondo termine di paragone, il Nord appunto, e si è rincorso uno sviluppo che non è stato pensato per noi. Non è tra le nostre corde. Abbiamo convinto i nostri ragazzi che il Nord sia migliore, mentre il Sud, per quanto abbia provato a tenere il passo, ha dovuto gettare la spugna. Non è vero che il Sud è meno sviluppato del Nord, il Sud è diverso. Se ci si fosse concentrati sulle peculiarità del Mezzogiorno e non sul nostro complesso di inferiorità rispetto al Nord, il Sud sarebbe progredito. E, sottolineo, progredito, non sviluppato. Perché sviluppo e progresso non sono la stessa

cosa. Lo sviluppo - sosteneva Pasolini - lo brama chi produce, ovvero gli industriali che producono beni superflui. Il progresso lo vogliono gli operai, i contadini, cioè coloro che non hanno interessi immediati da soddisfare. Il progresso è quindi una nozione ideale - sociale e politica - lo sviluppo è un fatto economico. Avremmo dovuto puntare sul progresso, non sullo sviluppo del Sud per tenerci cari i nostri giovani. Soprattutto se per sviluppo si intende solo quello industriale. Il Sud non ha vissuto il lungo periodo di industrializzazione che, invece, ha interessato il Nord. Pertanto conserva luoghi, valori e culture che quel processo avrebbe spazzato via. Ed è da quei luoghi, valori e culture che dobbiamo ripartire per evitare che la nostra Calabria finisca per diventare una terra di macerie. Dico "macerie" non "rovine" perché le rovine hanno ancora qualcosa da raccontare a chi abbia voglia di ascoltarle, hanno in loro l'essenza di un passato che continuiamo a ingoiare senza però digerirlo. Le macerie, invece, non hanno voce, non hanno più nulla da dire, sono un rigurgito che ci sbatte in faccia tutta la nostra miseria. Il reddito di cittadinanza per noi del Sud non è che l'ennesimo rigurgito di assistenzialismo, un conato disdicevole, un'ignominia che ridurebbe davvero la Calabria in macerie.

Grillo lo ignora ma i giorni in cui la Calabria si ripopola sono quelli delle feste. Finite le feste, la Calabria torna a svuotarsi della sua freschezza e della sua energia migliore. Entrambe, spavalde, prendono posto su pullman stracarichi, treni affannati e qualche aereo low cost prenotato con largo anticipo.


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attualità

MERIDIONE

“Siamo stati tagliati fuori ancora una volta nel silenzio generale”

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La favola calcistica di San Luca Pur se il calcio oggi pensa alle sorti di Juve Atletico, permettetemi di esultare per la promozione del San Luca in Eccellenza avvenuta domenica scorsa con cinque giornate di anticipo in una stagione costellata da 22 vittorie, 3 pareggi e nessuna sconfitta fino a questo punto. Anche un cento sulle magliette per ricordare i gol segnati. Vorrei avere la penna di Totò Delfino, che a San Luca, nell’Aspromonte calabrese, più volte mi condusse, per descrivere la gioia del paese di Alvaro, non sotto i riflettori per essere la

mamma della ‘ndrangheta, ma per una vittoria collettiva che merita miglior racconto a mio parere di quello proposto dai bravi colleghi che seguono le serie minori del calcio calabrese. Merita ricordo l’impegno dell’Associazione Calciatori Italiani quando il campo era abbandonato. Il ministro Maria Elena Boschi stanziò le risorse necessarie per avere il campo nuovo e persino Gratteri, che a San Luca andava solo per scopi repressivi, si presentò alla manifestazione d’inaugurazione dicendo: “Veniamo a restituirvi un campo di calcio che deve diventare simbolo

della rinascita di tutta San Luca”. Leggo che alla squadra è arrivato anche un videomessaggio di congratulazioni di Andrea Pirlo e, da calabrese, sogno la rinascita sperando che nessuno macchi questa bella storia con qualche inedito retroscena. Vedere i bambini di San Luca esultare per una grande vittoria di calcio è una gran bella notizia. Ai giornalisti che hanno cuore e talento l’invito a diffonderla e saperla raccontare. Paride Leporace

SIDERNO

Riguardo la scelta dei porti di Trieste e Genova come terminali della Via della Seta operata dal Presidente del Consiglio, mi chiedo cosa hanno i suddetti porti che Gioia Tauro, prima porta d'ingresso del Mediterraneo e più vicina di circa 1.000 miglia rispetto a entrambi, non abbia e non possa avere. Anche in questa circostanza l'Italia Mediterranea, grande piattaforma naturale e logistica per i traffici e gli interessi commerciali dell'intero bacino col resto del mondo, viene letteralmente tagliata fuori nel silenzio assoluto dei governatori e dei parlamentari meridionali. S.Z.

Sentenza riesuma delitto di onore: avvocato indignato in TV Giuseppe Maria Gallo, avvocato del foro di Genova di origini sidernesi, è stato protagonista mercoledì di una breve intervista mandata in onda dall’edizione pomeridiana del telegiornale “Studio Aperto”. Il legale è infatti il rappresentante dei parenti di Jenny Angela Coello Reyes, assassinata dal marito a Genova per gelosia nell’aprile del 2018. L’intervista è stata rilasciata in occasione della sentenza espressa dai giudici nei confronti dell’assassino della donna, Javier Napoleon Pareja Gamboa, operaio ecuadoriano che si è visto dimezzare la pena dai 30 anni richiesti dal pm a 16 perché il suo gesto sarebbe stato “giustificato” dal misto di “rabbia, disperazione, profonda delusione e

CALABRIA

Il Consiglio Regionale si divide sulla doppia preferenza di genere La legge sulla doppia preferenza si farà il 25 marzo. È questo l’esito di una delle sedute del consiglio regionale della Calabria più drammatiche della storia. E dire che c’era “soltanto” da ratificare l’aumento (per legge) della rappresentanza femminile in un’aula che vede oggi solo una donna tra gli scranni. Forse aspettarsi che un consiglio composto quasi da soli uomini desse il via libera alla norma senza spigolosità era eccessivo, ma la seduta protrattasi fino alla serata dell’11 marzo ha fatto emergere anche un dato politico molto significativo a pochi mesi dalla fine della legislatura Oliverio. Il fatto che la legge tolga potenzialmente parecchio spazio agli uomini e che, conseguentemente, molti consiglieri vedano già in bilico una possibile riconferma che evaporerebbe del tutto con la doppia preferenza di genere, ha infatti determinato il fallimento del tentativo di Oliverio, Sebi Romeo, Giuseppe Giudiceandrea, Giuseppe Aieta e Arturo Bova di far esprimere il Consiglio sulla “riforma Sculco” nonostante le numerose richieste di rinvio provenienti anche dai banchi della maggioranza. Del fallimento di questa prova muscolare, adesso, si beano le frange capitanate da Domenico Bevacqua e Orlandino Greco, che avevano annunciato già a inizio seduta il proprio “no” alla legge dimostrando lo sfaldamento definitivo del centrosinistra regionale. A fine seduta Oliverio ha ribadito che si tratterebbe di decisioni personali e che non ci sarebbero ordini di scuderia. Resta il fatto che è la prima volta che un suo appello ai colleghi di maggioranza cade completamente nel vuoto.

risentimento” scatenato dal tradimento perpetrato da parte della vittima nei suoi confronti. «Si tratta di una situazione anomala - ha dichiarato il legale alle telecamere di Italia 1, - poiché l’abbassamento clamoroso della pena è frutto di una concezione culturale che coincide, di fatto, con la riesumazione del delitto d’onore. E questo non può andare bene perché si colloca al di fuori dell’orbita del nostro codice penale». Una considerazione, poi approfondita giovedì sera sul programma di Rai 1 “Porta a Porta”, che, al netto della sua ineccepibile correttezza, non permetterà comunque a Gallo di impugnare la sentenza, considerato che i suoi assistiti riceveranno il risarcimento richiesto.

CONDOFURI

Il sindaco che espone il giuramento delle SS italiane fa indignare l’Italia Questa settimana il paese di Condofuri è balzato agli onori della cronaca non per questioni legate alla criminalità organizzata ma per un fatto a nostro avviso altrettanto grave. In una foto pubblicata sui social dal sindaco Tommaso Iaria, che lo ritrae all’interno del suo ufficio assieme ad altre tre persone, infatti, faceva bella mostra di sé, appeso alla parete alle spalle della postazione del primo cittadino, il giuramento del battaglione italiano delle Waffen SS, i reparti non tedeschi dell’esercito nazista, autori di stragi efferate durante la Resistenza, inclusa quella di Sant’Anna di Stazzema, costata la vita a 560 persone. Il caso è stato sollevato dall’ex sindaco Salvatore Mafrici e dall’Anpi che hanno presentato in procura un dettagliato esposto denunciando Iaria per apologia del fascismo. L’intervento della Prefettura di Reggio Calabria ha garantito la rimozione del quadretto nella stessa serata in cui è stata diffusa la notizia, ma ormai il patatrac era fatto e da più parti sono arrivate manifestazioni di biasimo nei confronti del sindaco. E nemmeno noi ci sentiamo di tacciare di esagerazione chi ha invocato a gran voce le dimissioni di Iaria.

REGGIO CALABRIA

Forza Italia accoglie il figliol prodigo Giuseppe Raffa

Questa settimana sarà ricordata da Forza Italia Calabria per il ritorno tra le sue fila dell’ex presidente della Provincia Giuseppe Raffa. Nell’ottica di rafforzamento e riorganizzazione del partito, si legge nel comunicato ufficiale degli azzurri, la compagine ha accolto a braccia aperte il suo ex esponente con la certezza che la sua esperienza politica e di amministratore possa costituire un prezioso valore aggiunto. In occasione del suo ritorno, Raffa non ha potuto fare a meno di commentare come il suo lavoro di Presidente sia stato rapidamente dilapidato dall’incapacità gestionale del sindaco Metropolitano Giuseppe Falcomatà e di spendere parole al miele per Francesco Cannizzaro, da lui indicato come protagonista della nuova fase di Forza Italia, un partito a suo parere finalmente radicato nel territorio. Scuse di rito a Jole Santelli, la cui visione politica divergente rispetto a quella di Raffa era stata alla base degli screzi che avevano determinato il suo allontanamento dal partito.


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Il curioso caso del senatore Pietro Fuda Un uomo decisamente strano questo Pietro Fuda! Non si fa condizionare da coloro che secondo la magistratura sono stati autorevoli esponenti di caratura nazionale del mondo “politico- mafioso” nel momento in cui in gioco c’era la presidenza del consiglio dei ministri e diventa permeabile alle sirene della ‘ndrangheta quando c’è da eleggere il presidente del consiglio comunale d’un paese, sostanzialmente piccolo, della Calabria.

Baaasta

ILARIO AMMENDOLIA C’è qualcosa che non torna nella sentenza che stabilisce l’incandidabilità dell’ex sindaco Pietro Fuda. E si tratta di qualcosa che non riguarda solo Fuda ma ognuno di noi. Premetto che personalmente, pur essendogli amico, non l’ho mai votato, quindi “vergin di servo encomio” intravedo in questa vicenda alcune anomalie di non poco conto: Pietro Fuda è stato assessore alla Regione Calabria quando presidente della Regione era un alto magistrato come l’ex procuratore generale di Catanzaro dottor Giuseppe Chiaravalloti che gli ha conferito la delega più pesante: i lavori pubblici. Non mi sembra abbia mai ricevuto neanche un avviso di garanzia mentre ha ricoperto l’incarico. È stato presidente della Provincia di Reggio Calabria e nessuno ha avuto da ridire. Ma soprattutto, in qualità di senatore della Repubblica, è stato determinante nel tenere in vita il governo Prodi. E a questo punto il discorso si fa più delicato e vi prego di seguirlo con attenzione. C’è chi dice che “Forza Italia”, sin dal momento della sua fondazione, abbia avuto l’appoggio delle mafie e della massoneria deviata. Io sono garantista e ho seri dubbi ma esistono sentenze che dimostrerebbero tale tesi: per esempio la condanna del senatore Dell’Utri riguardo la Sicilia e dell’on. Matacena in Calabria. Ribadisco: è solo un’ipotesi tutta da provare mentre è certo che per far cadere il governo Prodi siano stati corrotti alcuni senatori. Qualcuno di questi è reo confesso, mi riferisco al senatore De Gregorio che ha ammesso di aver ricevuto tre milioni di euro per cambiare schieramento. Fuda è rimasto al suo posto. Sordo ad autorevoli personaggi di statura nazionale che, secondo la magistratura, erano organici alla mafia e alla ndrangheta, insensibile alla compravendita nelle aule parlamentari. Diventa uomo vicino alla ndrangheta nel momento in cui accetta di far il sindaco di Siderno con l’appoggio del PD, della Sinistra e del Centro democratico. E come avrebbe dimostrato la sua vicinanza alle cosche? Spendendosi per l’elezione di una persona perbene come Paolo Fragomeni alla presidenza del consiglio comunale e, secondo l’accusa, “agevolando” alcune imprese ad aggiudicarsi dei lavori sotto la soglia di 40.000 euro. Un uomo decisamente strano questo Pietro Fuda! Non si fa condizionare da coloro che secondo la magistratura sono stati

autorevoli esponenti di caratura nazionale del mondo “politico- mafioso” nel momento in cui in gioco c’era la presidenza del consiglio dei ministri e diventa permeabile alle sirene della ‘ndrangheta quando c’è da eleggere il presidente del consiglio comunale d’un paese, sostanzialmente piccolo, della Calabria. Aggiungiamo: rifiuta tre milioni di euro (al netto di trattenute) per sé e poi si spende ad agevolare qualche ditta per lavori in cui il profitto razionalmente non può essere superiore a 4-5 mila euro! Non sta in piedi! E come se una persona rifiutasse in “dono” un bar nella galleria di Milano e poi venisse scoperto a rubare una busta di caramelle nello stesso locale. Il destino politico di Fuda (che ha 76 anni) non sarebbe oggettivamente di vitale importanza per le sorti della Regione Calabria ma lo diventa nel momento in cui si trasforma in una spia del pericolo che corre la nostra libertà e la nostra democrazia. In questo senso, il commissariamento dell’Asp di Reggio aggiunge un altro tassello a una strategia già nota. So bene che l’opinione pubblica esasperata ha accolto con sollievo il commissariamento, “peggio di così non si potrebbe fare”! Ma una domanda è d’obbligo: Ha portato a una svolta radicale la precedente nomina di un generale dei carabinieri a commissario straordinario all’Asp di Reggio? E cosa ha risolto la commissione straordinaria formata da generali e prefetti, nominata all’indomani del delitto Fortugno, all’ASL di Locri? Ed è in corso una svolta dopo la nomina di un generale dei carabinieri in pensione a dirigere la sanità calabrese? Infine, un’ultima domanda: per Riace c’è stata un’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco Lucano e avvisi di garanzia a una trentina di persone, dopo anni di intercettazioni e un rapporto di tremila pagine per capire la legittimità della spesa di tre milioni di euro. All’Asp di Reggio dove si pagano 70 milioni annui di soli interessi a un tasso tra il 10 e il 12% perché nessuno, negli ultimi 20 anni sembra aver indagato? Non sarebbe stato utile pensare a una seria politica di prevenzione dello spreco e delle corruzione invece di mandare commissioni di accesso “ad muzzum” a Careri, San Giovanni di Gerace e Marina di Gioiosa? Quali interessi e quali paure avranno bloccato le indagini? Ci sono protettori? E a quale livello? Senza rispondere a tali domande ogni commissariamento sarà inutile, dannoso, umiliante per noi calabresi! La Calabria non è una caserma e non ha bisogno di generali, prefetti, e PM di assalto. Avrebbe bisogno di più Politica, di più trasparenza pubblicando tutti gli atti dell’Asp, e di più partecipazione. Ed è quella che si vuole scoraggiare nel tentativo di fare della Calabria la Vandea d’Italia. In questi anni s’è fatta strada una strana idea che prende forma nell’archetipo del “calabrese-pecora” che deve essere “protetto” e “diretto” perché non sarebbe in grado di eleggere i propri amministratori e non è nelle condizioni di vivere in libertà! In verità l’attuale classe dirigente calabrese a tutti i livelli, e salvo qualche rara eccezione, appare di una subalternità e di un’inconsistenza imbarazzante. E ciò ha convinto chi ci comanda e stabilisce le regole di gioco da 70 anni e passa, che sia necessario un “buon pastore” che dall’alto protegge e guida col bastone il “popolo-gregge” curandosi di individuare gli eleggibili e i non eleggibili, i candidabili e gli incandidabili, i “buoni” e i “cattivi”. Fanno finta di cambiare tutto affinché nulla cambi! E tutto ciò sta avvenendo senza incontrare “Resistenza” ma addirittura con gratitudine perché, come dicevano gli antichi inquisitori, ciò avviene solo e sempre “ad maiorem gloriam Dei”.

La salute de commissari:


L’attuale classe dirigente calabrese, salvo qualche rara eccezione, appare di una subalternità e di un’inconsistenza imbarazzante. E ciò ha convinto chi ci comanda e stabilisce le regole di gioco da oltre 70 anni, che sia necessario un “buon pastore” che dall’alto protegge e guida col bastone il “popolo-gregge” curandosi di individuare gli eleggibili e i non eleggibili, i candidabili e gli incandidabili, i “buoni” e i “cattivi”. Attendiamo ormai da decenni la presenza di uno Stato Centrale più efficiente, in grado di offrire una vera soluzione per un “Sud” che quotidianamente dimostra di non potercela fare da solo; uno Stato che sino ad oggi ci ha abituato esclusivamente ad azioni repressive e oppressive. Di fronte a queste misure inefficaci, abbiamo un solo modo per lenire il crampo mentale da cui siamo afflitti: scioglierci nell'urlo "BASTA COMMISSARI!"

commissari!

Nonostante ogni evidenza del fatto che commissariamento fa rima con fallimento, ancora c'è chi si illude che i commissari del futuro siano diversi da quelli del passato e non lascino nella maggior parte dei casi dopo il proprio passaggio solo cocci e macerie.

Un grande politologo del passato ha sostenuto che le principali categorie della politica contemporanea sono derivate dalla teologia; non sappiamo se avesse ragione, ma sappiamo per certo che la grigia e scialba figura del commissario, un tempo relegata agli insignificanti compiti dell'ordinaria amministrazione, si è lentamente trasfigurata attirando l'ansiosa attesa e il rispetto che si deve al Messia. Se la situazione è disperata (o è artatamente presentata come tale), come non convincersi che solo un dio potrebbe salvarci, invocando un vicario terreno dotato di poteri straordinari: al suo arrivo le cose cambieranno, scomparirà la 'Ndrangheta, la gente comincerà a lavorare con la puntualità degli automi e la cortesia dei maggiordomi inglesi e inizieranno a scorrere fiumi di latte e miele al posto delle nostre incostanti e insidiose fiumare... Poiché tali miracoli non possono essere occasionali, un'improbabile proposta di legge vuole istituire un'apposita scuola di messianismo, da far frequentare agli apprendisti commissari da mandare nei comuni, ma anche (perché no?) nelle ASP, negli ospedali, nei consorzi di bonifica ecc. Avremo quindi degli sciami di infallibili unti del Signore (ovviamente non eletti da nessuno e nominati attraverso meccanismi di cooptazione) ovunque vi siano i nostri soldi da amministrare, con il risultato di sostituire una casta (quella politica) di cui ci si può disfare alle urne, con un'altra (quella dell'alta amministrazione pubblica) sostanzialmente inamovibile, iperprotetta e qualche volta francamente arrogante.

Neanche i deliri mistici di Fantozzi avrebbero potuto assumere contorni altrettanto grotteschi, soprattutto tenuto conto del fatto che proprio Forza Italia, con qualche sponda inattesa, ha fatto propria una simile impostazione: a riprova del fatto che quando la ragionevolezza politica dilegua per far posto ad un irrazionalismo parareligioso ogni paradosso è possibile. Proprio il partito del garantismo, del primato della politica e della libertà pare essersi completamente convertito (almeno in Calabria) a un nuovo corso. Nonostante ogni evidenza del fatto che commissariamento fa rima con fallimento, ancora c'è chi si illude che i commissari del futuro siano diversi da quelli del passato e non lascino nella maggior parte dei casi dopo il proprio passaggio solo cocci e macerie. Qualcuno dovrebbe spiegare che in democrazia il popolo è responsabile delle proprie scelte (e ne subisce le conseguenze) e non ha bisogno di badanti e maestre di sostegno: il commissariamento è e deve rimanere uno strumento provvisorio, occasionale e totalmente straordinario. Andrebbe quindi semmai limitato e non irrobustito. Se poi la forma di governo prevista dalla nostra Costituzione non piace, bisognerebbe gettare la maschera e dichiararsi a favore dell'oligarchia. Ma ovviamente anche questo non avviene. Di fronte a questo parossismo di contraddizioni e folli illusioni, abbiamo un solo modo per lenire il crampo mentale da cui siamo afflitti: scioglierci nell'urlo "BASTA COMMISSARI!" Gog&Magog

ei cittadini nell’era dei : Cetola, Cotticelli e Meloni! Quali misure il Governo e la Regione Calabria dovrebbero adottare per evitare che la semplice nomina di altri tre commissari si traduca, come probabilmente accadrà anche in questa occasione, in un altro fallimento per la nostra sanità e senza che nessuno debba rispondere delle proprie responsabilità?

Attribuire la responsabilità del fallimento della sanità calabrese esclusivamente ai commissariamenti sarebbe ingiusto e omissivo. Le cause vanno certamente ricercate anche nel sistema di potere da sempre imperante nella sanità della nostra regione; tutto ciò non deve impedirci di fare un’analisi onesta e senza sconti sugli ultimi 10 anni di gestione straordinaria, nell’ambito della quale se il “marcio” ha continuato a espandersi è segno tangibile che i commissari si siano quantomeno distratti. Era il lontano 2008 infatti, quando, dopo due anni di accesso antimafia, iniziò la gestione dell’ASP-RC con la guida del Generale Cetola. Oggi, dopo molti anni di commissariamento dell'intera sanità calabrese (dall’era Scura alla nuova era Cotticelli), il governo centrale ripropone una misura eccezionale per l'azienda sanitaria reggina e ancora una volta a causa di infiltrazioni mafiose. Anche se in questa occasione da un punto di vista democratico (non essendo le aziende ospedaliere enti elettivi) la ferita inferta dal “provvedimento” risulti meno grave dei consueti scioglimenti comunali, facendo così assumere minore rilevanza alla notizia stessa, il fallimento dei commissari governativi che hanno gesti-

to la sanità durante questi anni può ritenersi invece argomento più che sufficiente a tenere vivo l’interesse generale sulla vicenda. Fatta questa premessa, oggi sarebbe opportuno chiedersi: quali misure il Governo e la Regione Calabria dovrebbero adottare per evitare che la semplice nomina di altri tre commissari si traduca, come probabilmente accadrà anche in questa occasione, in un altro fallimento per la nostra sanità e senza che nessuno debba rispondere delle proprie responsabilità? Su questi aspetti la politica dovrebbe interrogarsi, impostare e sviluppare la propria azione con determinazione e coraggio. Nel frattempo chiediamo al Ministro Giulia Grillo se, a parte la strampalata proposta degli "ospedali da campo" e le ispezioni a sorpresa, voglia condurre delle azioni concrete al fine di riequilibrare i livelli assistenziali sanitari fra le varie regioni d'Italia (anche in rispetto dei basilari principi costituzionali); attuando un vero risanamento ed una ricostruzione tramite lo sblocco in via straordinaria di procedure farraginose che spesso costituiscono ostacoli insormontabili alla programmazione edilizia e per la dotazione strumentale, attraverso la certificazione definitiva di una contabilità della

quale nessuno conosce le cifre esatte e soprattutto affidando la gestione reale delle nostre strutture ospedaliere ad esperti e manager specializzati nel settore della sanità, evitando la consueta e sin qui dannosa sfilata di Generali e/o Prefetti in pensione. Attendiamo ormai da decenni la presenza di uno Stato Centrale più efficiente, in grado di offrire una vera soluzione per un “Sud” che quotidianamente dimostra di non potercela fare da solo; uno Stato che sino ad oggi ci ha abituato esclusivamente ad azioni repressive e oppressive. Siamo altresì convinti che licenziare la partita per il riscatto del mezzogiorno esclusivamente con il combinato disposto “annullamento democratico” e “trionfo burocratico” sia al contempo la via più dannosa per i cittadini ma la meno spinosa per chi ci governa e così la “Politica” che in tutti questi anni non ha potuto (o voluto?) mettere ordine, paradossalmente, può tirare un sospiro di sollievo perché lo scioglimento per mafia può essere usato come foglia di fico: se tutto va male, la colpa è della ndrangheta! Pierpaolo Zavettieri Consigliere Metropolitano


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Una parte consistente della popolazione – pensionati, precari, disoccupati – paga un prezzo alto a scelte politiche sbagliate e ingiuste. Un’offesa alla Costituzione e una grave ingiustizia a cui bisogna porre rimedio al più presto possibile.

A COLLOQUIO CON IL DOTTOR DOMENICO BRUZZESE

“Nella Locride i poveri non sono più in condizioni di curarsi” ILARIO AMMENDOLIA i recente la sanità nella Locride è stata oggetto di numerosi servizi e polemiche. Il servizio delle Iene, prima, e la visita della ministra Grillo, dopo, hanno contribuito a focalizzare l’interesse dell’opinione pubblica sul mondo della sanità. Abbiamo intervistato il dottor Domenico Bruzzese, responsabile medico del “Centro malattie polmonari” di Marina di Gioiosa Ionica. Dottore Bruzzese, qual è il suo punto di vista sull’ospedale della Locride? Bisogna esaltare la funzione dell’ospedale mettendo in condizioni i bravi medici che ci sono e il personale paramedico e ausiliario, altrettanto bravo, a svolgere le proprie funzioni. Ciò significa che in ospedale si fanno le prestazioni necessarie ma il filtro deve essere la sanità sul territorio che dovrebbe rispondere all’80% della richiesta sanitaria complessiva oltre alla prevenzione. E a questo punto dovremo pretendere un ospedale capace di “qualità” più che di quantità. Se dovesse indicare tre priorità per risolvere i problemi più drammatici? Si deve bloccare l’emigrazione sanitaria mettendoci in condizioni di dare le risposte necessarie sul territorio. E si può fare. Ciò costituirebbe un risparmio di denaro tanto per il servizio sanitario della Calabria ma soprattutto sulle famiglie degli ammalati che devono affrontare spese e disagi per andare a curarsi fuori casa. Ci sono delle “eccellenze” e me ne può indicare qualcuna? Eccome se ci sono! Ma è il sistema che spreca risorse umane ed economiche. Un sistema che non funziona e non consente ai medici di dare il meglio della loro professionalità. Qual è lo stato della medicina sul territorio? Attualmente carente ma si può e si deve recuperare. In Calabria si vive due anni in meno rispetto al centro Nord a causa delle carenze del servizio sanitario nazionale. Questo è vero soprattutto per i ceti più poveri. Avrebbe qualche indicazione da proporre per risolvere il problema? È drammatico nel momento in cui prescrivi un farmaco a un paziente appartenente alle fasce del disagio sociale sentirti dire “ma è prescrivibile?”. I poveri non sono più in condizioni di curarsi. E questi sono soprattutto pensionati, precari, disoccupati. Insomma gente che avrebbe più bisogno di cure. Così una parte consistente della popo-

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lazione paga un prezzo alto a scelte politiche sbagliate e ingiuste. Considero ciò un’offesa alla Costituzione e una grave ingiustizia a cui bisogna porre rimedio al più presto possibile. Non si può vivere oltre due anni in meno perché calabresi e per giunta poveri. Aggiungo, inoltre, che la legge sulle autonomie regionali, meglio conosciuta come la secessione delle Regioni ricche, aggraverà notevolmente i problemi nella sanità. Lo dico da cittadino e da medico e rispetto a ciò non è impossibile il disimpegno. E infatti! Lei è figlio d’arte, nel senso che suo padre Giuseppe Bruzzese è stato per lungo tempo tra i punti di riferimento principale della vita politica della nostra zona. Come mai sinora Lei non è stato particolarmente attivo nell’impegno politico? Nella mia famiglia l’impegno politico è stato “pane quotidiano” da sempre. Ricordo mio padre sempre fuori casa e in giro in tutti i paesi della Locride. Sempre coerente col suo partito e attento ai bisogni della gente. Io ho votato sempre la Sinistra e sono iscritto al PD ma dinanzi ai problemi di cui abbiamo parlato e al clima fosco che s’è creato in Itali, a ritengo che bisogna dismettere i panni del semplice iscritto. Ho deciso di impegnarmi a Roccella, che è il mio Paese, per dare un contributo all’intera zona ionica che ha bisogno di tutte le energie disponibili. Per esempio ho fatto mio il progetto di “Roccella Futura” e il mio impegno non sarà contro qualcuno ma per costruire un Paese sempre più attento ai bisogni delle fasce più povere della popolazione, più vicino ai cittadini. Le opere pubbliche sono importanti ma non bastano più. Quindi mi batterò perché a Roccella siano istituiti alcun presidi fondamentali per la partecipazione e lo sviluppo. Mi riferisco d una organizzazione di un sevizio di assistenza domiciliare; uno sportello informativo di sostegno alle famiglie disagiate, agli anziani, ai diversamente abili, ai giovani. E, inoltre, alcuni presidi di democrazia e partecipazione popolare istituendo: il consiglio comunale dei ragazzi, la consulta giovanile, la commissione delle “pari opportunità” e lo sportello per l’imprenditoria giovanile. Vorrei che Roccella avesse una funzione di traino su tutto il territorio della Locride e, inoltre, che il Comune giocasse un ruolo attivo nella conferenza provinciale dei comuni dell’Asp dove, a dispetto della legge, i sindaci sono stati emarginati. Con Bebbo Alvaro sindaco questo “progetto” potrebbe realizzarsi. Parliamo di una persona che si è contraddistinta per essere stato un bravo amministratore, un ottimo professionista, un cittadino integerrimo e coerente, e sempre vicino al Suo Paese e alla Sua gente.


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Ero a Locri. Avevo festeggiato il ventottesimo compleanno con mia madre. Giunse una telefonata drammatica dalla sezione Fergnani. “Ci sono stati violenti scontri durante un corteo studentesco. La polizia ha sparato. Hanno ucciso uno studente. La Città è in subbuglio. Rientra subito”. Rientrai immediatamente. Lo studente era Francesco Lorusso. Studiava medicina. La polizia sparò ad altezza d’uomo. Iniziò così il ’77 a Bologna. Un anno terribile, concluso dal convegno di Settembre sulla repressione con Guattari. Il ’77 segna uno spartiacque nella storia politica del PCI e di Bologna. Allora i giornali con una certa fretta titolarono: La vetrina rotta. Sintesi perfetta dei fatti e del vulnus alla Città simbolo del PCI. Gli anni ’70 segnarono il massimo sviluppo del Partito. Berlinguer, nel ’72, viene eletto segretario. Nel ’68 media al Congresso che si tenne a Bologna, tra Amendola e Ingrao. Fu eletto vice-segretario. Di fatto sostituì Longo, già malato. Nacque, con i famosi articoli su Rinascita, la strategia del Compromesso Storico. La necessità dell'incontro tra le masse comuniste e quelle cattoliche, per salvare la democrazia già minacciata, e promuovere lo sviluppo del Paese. I fatti del Cile, offrirono a Berlinguer l'argomento per affermare che con il ’51 per cento non si governa. Il mondo era ancora segnato dalla divisione in blocchi. La liturgia comunista esigeva che questa radicale inversione di linea fosse fatta vivere in assoluta continuità con le teorie di Gramsci e la politica di Togliatti, dopo la svolta di Salerno. In parte era vero, ma non convinse molti. Tuttavia quella linea si dimostrò vincente, almeno fino al ’77. Fu radicalmente contestata quando divenne Solidarietà Nazionale. Finì nel ’79, sepolta dalle macerie del terremoto in Irpinia. A Salerno, di fronte ai tragici ritardi del Governo a guida democristiana, ed al forte j'accuse di Pertni, Berlinguer annuncio' la fine della Solidarietà Nazionale, e collocò il PCI sul terreno dell'Alternativa.Di lì la questione morale, il discorso di Genova, i cancelli della Fiat a Torino. Gli anni ’70 anni di crescita tumultuosa. Il divorzio, le

11 Marzo 1977 elezioni del ’75, con l'appello al voto di Pasolini sul Corriere della Sera, la conquista di Roma con Argan, Napoli con Valenzi, Firenze con Gabbuggiani, e tante altre ancora. Nei cortei con orgoglio si urlava: l' Emilia è rossa l' Italia lo sarà.

E tutto sembrava dar ragione a questo militante auspicio. Il ’76 segnò il momento più alto del PCI e della strategia di Berlinguer. Alle elezioni politiche con oltre il 34 per cento. Il Grande Partito arrivò ad una incollatura dalla DC. Finalmente si coronava un sogno. Oltre il 7 per cento in più, oltre un italiano su tre votò PCI. Quasi un altro partito, si disse allora. Quel voto capitalizzava il 68, le lotte operaie e studentesche. Nacque una nuova classe dirigente, dopo quella formatasi nella Resistenza. Nasceva dalla lotta, e dal sagace recupero avviato da Longo con un Forum su Rinascita. L’inverno del ’76 - ’77 fu caratterizzato dalla violenta contestazione studentesca al PCI. Bologna, come Roma e Padova erano al centro della protesta degli indiani metropolitani e poi dell'Autonomia Operaia. Slogan irridenti. Figli della cultura di Carosello e della creatività del Dams. “Zangheri for pepsodent”; “zangherì, zangherì ci prendiamo la Città”; e poi “Lotta dura per la verdura”, ma anche quelli più cruenti, tipo “Poliziotto basco nero il tuo posto è al cimitero”, oppure “Via, via la nuova polizia”. Cioè il PCI, il suo servizio d'ordine. Il tutto con le tre dita in alto. Il tragico simbolo della P38. Dall'ironia si scivolò verso la tragedia. I cortei, che spesso degeneravano in scontri violenti, erano pressoché quotidiani. I militanti del PCI sottoposti a dura prova. Patimmo parecchio, non eravamo abituati agli attacchi da sinistra. Un conto erano gli scontri con i fascisti di vicolo Pusterla, altra cosa quello con proletari che ci accusavano di politiche antisociali e compromissorie, con l'odiato mondo capitalista e borghese. La vignetta di Forattini che raffigurava Berlinguer in vestaglia a sor-

bire il caffè, infastidito dagli slogan che giungevano da un corteo, ci irritò. Giustamente. Repubblica da poco nata, faceva da sponda al movimento. Craxi , con spregiudicato tempismo, indicò al PSI la linea dell' Alternativa di sn. Salvo poi praticare il CAF, quando il PCI sposò l’alternativa. Intanto in quell'anno la sede del PSI era a disposizione del movimento, mentre a Palazzo d'Accursio governava con il PCI. Franco Piro incoraggiava la ribellione al regime bolognese. Addirittura! Del resto Craxi, appena eletto al Midas nel ’76, chiarì subito la sua politica: primum vivere! Come dargli torto. È la politica bellezza! Il Partito ebbe un primo momento di sbandamento. Avevamo perso il controllo del territorio. L' Università era zona franca. Bisognava nascondere L'Unità sotto il cappotto, non ostentarla, cominciare a riprende gli spazi con l' aiuto della Vigilanza, ben organizzata. Le uova lanciate contro la lapide dei caduti Partigiani, presidiata dall'ANPI, fu un vulnus tremendo. Dopo lo shock iniziale, il Partito cominciò ad organizzare un lavoro tenace di comprensione dei bisogni e di contrasto alla violenza. Imbeni, Zangheri, Zani, Mazza e tanti altri dirigenti, con il fondamentale contributo della FGCI, attrezzarono il partito e la Città su questa nuova linea.Le sezioni del centro- storico in particolare, erano mobilitate h 24. Erano stati allestiti presidi di controllo e vigilanza, utilizzando collegamenti radio. Non c'erano i telefonini. Tutto più difficile, e gustoso. Almeno per alcuni episodi comici che racconterò in seguito. A Settembre Berlinguer pronunciò alla Festa Nazionale di Modena il famoso discorso sugli untorelli. Dopo pochi giorni il temuto e tanto atteso raduno contro la repressione a Bologna. Con gli intellettuali francesi, sempre loro. Finì con la vittoria della Città. Il Comune offrì spazi, servizi e pasti. Ma il racconto dei tre giorni alla Fergnani lo farò più in là. Francesco Riccio

La questione Meridionale è un Descrivere la Calabria, potrebbe essere una vera e propria impresa ardua. Tra le regioni dell’Italia, rappresenta una straordinaria particolarità in quanto possiede tutti gli indicatori, possibili ed immaginabili, per conferire ricchezza e sviluppo non soltanto ai Calabresi ma all’intero Meridione. Purtroppo, la storia non ci ha ancora consegnato questo privilegio. Da un punto di vista economico, il vero e proprio punto di debolezza di questa regione è dettato principalmente dal mancato apporto culturale, come punto di riferimento indispensabile per costruire un futuro vero. Tutto ciò è venuto meno nel tempo, anche a seguito della costante emorragia di giovani partiti dalla Calabria verso le regioni del Centro-Nord per studiare e dopo aver conseguito alti titoli di studio e notevoli esperienze professionali a rientrare nella terra natia sono state percentuali molto basse. Questa immissione

di ossigeno puro, non è stata sufficiente a dare slancio alla nostra terra. L’ascensore sociale di questa regione sembrerebbe essersi bloccato proprio a seguito di tale causa. Inoltre, tale inamovibilità di stimoli, anziché rendere possibile l’avvio di uno sviluppo verso l’alto, ha generato un’espansione non benevola sviluppata in ampiezza e proliferando anche nel malaffare, grazie alla presenza della malavita. Il segmento produttivo, seppur ben stratificato, non è altro che l’evoluzione di un vecchio modello di agricoltura, impostata su modelli portati avanti non per generare economia ma per mantenere aperta la porta dell’ assistenzialismo, vero e proprio male del Meridione. Si pensi agli impianti intensivi presenti nei sistemi agricoli dell’Emilia Romagna, in quella terra, contrariamente alla gran parte degli insediamenti produttivi della Calabria, portati avanti sino al primo decennio di questo

nuovo Millennio, il risultato da conseguire era massimizzare la produzione per poter alimentare segmenti di mercati particolarmente esigenti, creare occupazione e generare economia. In Calabria, terza regione per la produzione di olio d’oliva in Europa, si è iniziato da poco a puntare sulla qualità per aumentare i profitti. Prima, i terreni rappresentavano una vera e propria pista per mettere in corsa le auto cariche di assistenzialismo. Si pensi agli assegni della disoccupazione, della malattia, della maternità ed infine ai contributi per i fini pensionistici. Quasi sempre, fortunatamente in maniera circoscritta, questo sistema si poneva come un fine diverso dal benessere sociale e destinato a trasformare i diritti in favori. Già a metà degli anni ’90 del Secolo scorso, era scoppiato il caso dei contributi agricoli fasulli: migliaia di persone, sia lavoratori reali sia persone che non avevano mai visto un

albero di olivo, si ritrovavano a costruire la loro contribuzione pensionistica senza aver lavorato un giorno in regola, truffando l’INPS e spesse volte alimentando le tasche dei faccendieri di turno, intenti ad intascare i soldi di quanti speravano di poter accantonare almeno i contributi per la loro pensione e vivere con un minimo di serenità l’ultima parte della loro vita. Spesso, quei contributi, non venivano versati ed oggi, migliaia di persone, vivono la loro terza età senza pensione o con una miseria causata proprio dalle truffe pregresse, in parte realizzate consapevolmente ed in parte scoperte all’atto della presentazione della domanda per il riconoscimento della pensione. Quello era il periodo d’oro per la Calabria, seppur non totalmente interessata a tale fenomeno la società afferente al segmento sociale più umile ricorreva a ciò per poter sopravvivere. Erano anche gli anni che in tanti

“rubavano” i soldi dell’integrazione dell’olio ed dei contributi per la raccolta delle arance o per i mandarini spesso non raccolti ma dichiarati dalle varie cooperative agricole. Anche in quel periodo, moltissime aziende fantasma beneficiavano di fiumi di finanziamenti pubblici con la famosa Legge Sabatini, senza raggiungere l’obiettivo principale: creare occupazione e sviluppo, soprattutto nel Meridione. Esistevano poi i segmenti del tessuto sociale afferente ad una società di media capacità economica, rappresentata da proprietari terrieri, professionisti e tutto il mondo di impiegati statali e parastatali. Questa parte del tessuto sociale Calabrese era un vero e proprio capitolo a parte, estraneo da segmenti particolari e, spesso, estraneo anche all’interessamento di quei temi particolarmente distorti che piano piano hanno eroso il futuro di questa terra. Infine, una limitatissima quota di


La giustizia, in Italia, dov’è?

Le autonomie regionali differenziate e la questione meridionale irrisolta… secessione alla ribalta! Le modalità con cui Lombardia, Veneto ed EmiliaRomagna hanno attivato il percorso per ottenere l'autonomia dal resto d'Italia stanno passando nel silenzio pressoché generale e metteranno ulteriormente in pericolo l'universalità dei diritti e l’unità nazionale.

Mentre i vari talk show fanno campagna elettorale a Salvini mettendo in risalto le politiche di immigrazione e la TAV, la Lega cavalca nuovamente il suo antico cavallo di battaglia. La secessione delle regioni ricche del Nord. Questa riforma, che sta passando nel silenzio pressoché generale e che sarà attuata con una legge rafforzata, mette ulteriormente in pericolo l'universalità dei diritti e l’unità nazionale. Stiamo parlando della riscrittura del funzionamento dei nostri servizi pubblici e dei diritti sociali. Il governo D’Alema, con la riforma del titolo V della Costituzione, a mio avviso sconsiderata, sosteneva di voler arginare la cosiddetta “Devolution” auspicata dalla Lega negli anni ’90 (e mai abbandonata). L’innovazione, apportata al disposto dell’articolo 116, sta nel terzo comma: “… Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’art. 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere 1), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”, che permette particolari tipi di devoluzione di responsabilità alle Regioni virtuose e meritevoli, ossia nel caso in cui le Regioni presentino dei bilanci in regola, l’attribuzione di ulteriore autonomia “purché la Regione sia in condizione di equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio”. Le attribuzioni ulteriori possono riguardare le politiche sociali e ambientali, le politiche attive del lavoro, sanità, sicurezza, istruzione e la formazione professionale nonché il commercio con l’estero ed il governo del territorio. A seguito delle iniziative intraprese dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, nel febbraio 2018 hanno sottoscritto tre distinti accordi preliminari con il Governo Gentiloni per l'attuazione di condizioni speciali di autonomia. L’accordo preliminare è stato firmato per conto del Governo Gentiloni dal sot-

tosegretario Gianclaudio Bressa e per conto delle Regioni da Luca Zaia, Roberto Maroni e Stefano Bonaccini. Le modalità con cui le tre regioni hanno attivato il percorso ex art.116, terzo comma, sono diverse. Si ricorda che le Regioni Lombardia e Veneto hanno svolto il 22 ottobre 2017, con esito positivo, due referendum consultivi sull'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. La Regione EmiliaRomagna si è invece attivata, su impulso del Presidente della Regione, con l'approvazione da parte dell'Assemblea regionale, il 3 ottobre 2017, di una risoluzione per l'avvio del procedimento finalizzato alla sottoscrizione dell'intesa con il Governo richiesta dall'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. In tutti e tre gli Accordi preliminari le materie di prioritario interesse regionale oggetto del negoziato nella prima fase della trattativa sono le seguenti: tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, tutela della salute, istruzione, tutela del lavoro, rapporti internazionali e con l'Unione europea. Tutte e tre le regioni si sono riservate la possibilità di estendere il negoziato, in un momento successivo, ad altre materie (come è possibile constatare dalla documentazione messa a disposizione dal sito istituzionale della Camera. Secondo quanto sostiene Gianfranco Viesti nel suo libro “La secessione dei ricchi”, tre sono i motivi che metterebbero a repentaglio l’unità nazionale: 1) è in pericolo l'universalità dei diritti perché si parla di riscrittura del funzionamento dei nostri servizi pubblici. Ad esempio, per la scuola, il Veneto e la Lombardia chiedono la regionalizzazione dell'istruzione. Il sistema scolastico nazionale in queste due regioni smetterebbe di funzionare a vantaggio di un'amministrazione regionale che oltre a gestire l'istruzione avrebbe addirittura competenza concorrente con lo Stato nel definire le finalità della scuola. Una legge che porterà a un sistema scolastico con investimenti e qualità legati alla ricchezza del territorio, i docenti e il personale diventerebbero dipendenti regionali, non più statali, con contratti specifici e nuovi salari da stabilire. L’unitarietà culturale e politica del sistema di

istruzione e ricerca è condizione irrinunciabile per garantire uguaglianza di opportunità alle nuove generazioni. La sanità, già in parte stravolta da pesanti tagli e privatizzazioni, diventerebbe di competenza regionale, segnando la fine del Sistema sanitario nazionale. Si modifica il funzionamento dei grandi servizi pubblici e si possono definire i diritti dei cittadini in base alla loro regione di residenza. Per poter usufruire dei servizi nella quantità e qualità necessarie, non basterebbe essere cittadini italiani, ma esserlo di una regione ricca, in aperta violazione dei principi di uguaglianza sanciti nella Costituzione. 2) Le regioni a più alto reddito trattengono una parte maggiore delle tasse raccolte nel proprio territorio, sottraendola alla fiscalità nazionale. Una redistribuzione delle risorse statali, quindi, a favore delle regioni ricche. Redistribuire le risorse in base al gettito fiscale, vuol dire che se il veneto o la Lombardia hanno un gettito fiscale due o tre volte rispetto alla Calabria, una scuola o un ospedale del Veneto riceverebbe un finanziamento doppio o triplo rispetto a quello delle regioni più povere, ciò verrebbe a comprimere ulteriormente i diritti dei cittadini di queste regioni. 3) il terzo è di carattere democratico. Il governo ha tentato di far approvare il testo in Consiglio dei Ministri in totale segretezza, senza informare il Parlamento, senza alcuna discussione pubblica. Ad eccezione, finora, di Corrado Formigli che, giovedì 7 marzo, ha affrontato una breve discussione nel suo programma televisivo, per il resto degli show mediatici le autonomie differenziate non sono un problema. Il PD si è fatto quindi propulsore di questa riforma che stravolge ulteriormente il principio di solidarietà fra le regioni e l’uguaglianza fra i cittadini, sostiene la TAV e non la costruzione di infrastrutture per il mezzogiorno, privo da anni. Molti cittadini del Mezzogiorno, totalmente ignari del progetto della Lega, nelle ultime elezioni hanno sostenuto Salvini e le sue scorribande nelle periferie, promettendo di favorire prima gli italiani, ma omettendo di dire che solo se sono cittadini ricchi, lombardi, veneti e di altre regioni che hanno servizi e un gettito fiscale consistente. Silvana Niutta

Oggi mi trovo a parlare di giustizia. “La giustizia in generale è l’ordine virtuoso dei rapporti umani in funzione del riconoscimento e del trattamento istituzionale dei comportamenti di una persona o di più persone coniugate in una determinata azione secondo la LEGGE o contro la legge. Per l’esercizio della giustizia deve esistere un codice che classifica i comportamenti non ammessi in una certa comunità umana, e una struttura giudicante che traduca il dettame della legge in una conseguente azione giudiziaria. La giustizia per sé, per gli altri e per chiunque, si identifica comunque in un DOVERE e in un DIRITTO”. Il Ministero della Giustizia “dovrebbe essere preposto all’organizzazione dell’Amministrazione giudiziaria civile, penale e minorile, dei magistrati e di quella penitenziaria”. Mi trovo a leggere molto spesso sui social di ragazzi come me e anche persone adulte, che scrivono: “in Italia la giustizia non esiste”. Io oggi dico: non è vero che non esiste, perché in Italia si è sempre parlato di giustizia. Ma giustizia che riguarda solo persone di un certo ceto sociale; allora si, lì chiediamo tutti giustizia. Ma quando arriva la notizia tramite telegiornali o giornali di un povero anziano che viene assassinato dentro casa sua da ladri pronti a rubargli la pensione ,lì la giustizia dov’è? Quando a causa di un’operazione fatta male dai medici di un ospedale muoiono bambini o mamme durante il parto, senza avere la gioia di godersi certi momenti, lì la giustizia dov’è? Quando si muore per un orrore o errore commesso da chi non è lucido a causa di droghe, alcool, psicofarmaci o semplicemente perché non vuole rispettare il codice della strada (la legge che lo Stato impone), lì la giustizia dov’è? Molto spesso è stato dimostrato che la giustizia in determinati momenti è impegnata a risolvere i casi di chi, a differenza di noi comuni e normali cittadini, ha un potere, un ruolo importante in Italia. In teoria la giustizia in Italia non è mai defunta; in pratica è come se non fosse mai nata. Sono la sorella di Rocco Marando (il ragazzo che ha perso la vita per omicidio stradale a Luglio del 2018), una ragazza di 19 anni che si chiede, come si è già chiesto Alexandre Cuissardes: “E’ l’innocente che deve temere la giustizia e non il colpevole?”. Roberta Marando, 19 anni

na priorità per il futuro del Sud persone benestanti, erano dediti a godere della propria ricchezza, senza preoccuparsi di avviare possibilità di sviluppo locale e regionale. Questi, spesso, erano anche impegnati nel mondo delle istituzioni ricoprendo funzioni amministrative elettive e/o di rappresentanza. In buona parte, proprio la quota del loro egoismo ha contribuito a schiacciare quanti erano collocati nella parte inferiore della piramide sociale. La riverenza delle persone umili, la distanza e la mancata capacità di ascolto, rientravano tra quelle vere e proprie disattenzioni volute proprio dal sistema affinchè le Istituzioni rimanessero fuori da tutti quei giochi , artatamente realizzati per creare sacche di ricchezza e controllare pacchetti di voti da mettere al servizio del politico di turno disposto a scendere a patti con il segmento peggiore di questa terra per acquisire controllo e

potere. L’entrata in vigore dell’euro, le misure restrittive venutesi a creare con le procedure “dettate” dall’Europa e l’avvio della crisi, hanno compresso letteralmente le prospettive di sviluppo. E’ aumentata tanto la disoccupazione quanto l’emigrazione. Questa volta i giovani andavano via, in parte non soltanto per studiare ma per trovare lavoro. Per essere onesti, non si può fare a meno di tenere in considerazione l’alto tasso di criminalità sviluppatasi in Calabria. Un mio carissimo amico, dice sempre che quella reazione, anche se non giustificabile, in buona parte, è stata creata proprio dalla disperazione e dall’ignoranza di coloro che per poter vivere non vedevano altra strada percorribile se non il crimine. Pensate un po, per una persona ignorante, vendere droga o vendere patate, non faceva alcuna differenza. Non faceva nemmeno differenza

prendere una macchina imbottita di droga o di armi e portarla da Sud a Nord per ricevere 5.000,00 euro dalla persona che ritirava l’auto nella località indicata senza sapere cosa aveva trasportato. Il guadagno facile, l’ignoranza, la disperazione e la voglia di non sentirsi “morti di fame”, ha creato danni irreparabili. Le varie fasi di sviluppo, la speranza e le varie azioni condotte dallo Stato, seppur di meritoria riconoscenza, forse, non hanno tenuto in considerazione l’arretratezza strutturale e sociale di questa regione. La repressione sino ad ora praticata non ha fatto altro che creare la sfida e innescare meccanismi pazzeschi? Si pensi a ciò che è stato scoperto a San Luca dai Cacciatori di Calabria, prestigioso gruppo dei Carabinieri con sede a Vibo Valentia: la coltivazione della marjuana non avveniva più all’aperto ma all’interno di veri e propri bunker sotto

terra, illuminati e ventilati con sofisticati mezzi. Questa diversificazione non è una risposta della malavita all’azione dello Stato? Infine, per non tediare la vostra attenzione, il costante scioglimento per infiltrazione mafiosa di amministrazioni comunali, non sta divenendo un vero e proprio deterrente per quanti vivono in buona fede e vorrebbero impegnarsi pubblicamente per il bene della propria terra? Si eccede troppo con la contiguità mafiosa? Basta prendere un caffè in un luogo pubblico e parte una diffida? Poi, se quel caffè viene consumato tra una persona ed un amministratore locale parte l’associazione mafiosa e lo scioglimento? Il principio garantista della Costituzione è venuto meno? Il Cittadino, soprattutto nei piccoli paesi, prima di consumare un caffè con una persona deve consultare il centro elaborazione dati del Ministero

dell’Interno e verificare se chi sta al proprio cospetto è un mafioso? Lo Stato dovrebbe dare con la massima urgenza organiche risposte mediante prese di posizione ben precise e volte a costruire nuove realtà. Tutto ciò potrà avvenire soltanto riaprendo la “Questione Meridionale” e facendo sedere a quel tavolo quanti amano veramente il Meridione e intendono tutelarlo e promuoverlo, curando i mali e tutelando la gente onesta, ormai finita nel comune calderone della gogna mediatica facendo venire meno la fiducia e la speranza. Oggi, al nostro Sud, non manca il coraggio. Mancano i mezzi per poter percorrere una strada chiamata Legalità ritrovandosi accanto lo Stato, le sue Leggi e tutte quelle Istituzioni chiamate in causa per rendere libera prima la persona e poi il Cittadino. Francesco Rao – sociologo


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CALABRESE PRE CASO

Gioia Tauro, tra via e vie della seta

robabilmente in pochi, durante la loro visita al padiglione della Cina ad Expo 2015 a Milano, si sono soffermati all’ingresso davanti al grande schermo. Certamente in tanti saranno stati attratti dalle diverse presenze della Cina nelle sue migliori espressioni culturali e tradizionali. Ma credo che in pochi abbiano speso qualche minuto a cercare di dare un significato al videodiscorso di benvenuto del presidente Xi Jingping. Un benvenuto molto ben fatto, non solo per la qualità del prodotto mediatico proposto, ma per i contenuti. Se la visita al padiglione cinese aveva un’atmosfera molto diversa dagli altri, le parole del presidente avevano un peso e un fascino non ritrovato nelle vistosità americane o nella scontatezza eurocentrica. Nello scorrere delle immagini del quotidiano della Cina di ieri e di oggi, le parole scandite con tempi e frame adeguati all’autorevolezza della persona non scadevano in alcuna ridondanza né nella retorica. Nel quotidiano raffigurato da scene di vita di una qualsiasi famiglia cinese, l’ordinarietà diventava eccellenza e il Presidente Xi Jingping sembrava assumersi l’onore di esserne il primo promotore, oltre che il primo testimone. Si presentava, così, un modo diverso di guardare al mondo da parte di un Paese vissuto per decenni in un

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isolazionismo economico e ideologico quasi impermeabile, mentre l’Europa e noi al Sud ristagnavamo convinti che l’opulenza, soprattutto assistita, potesse durare nel tempo senza chiederci un prezzo da pagare al mercato delle opportunità mancate o non volute. La Cina ha ridefinito non solo le sue priorità politiche, ma anche quelle economiche ricercando nella crescita, al di là dei modi e delle condizioni, una sorta di rivincita su una visione globale del suo peso nelle relazioni internazionali che ricorda le imprese dell’impero della dinastia Qing al meglio delle sua capacità di espansione. La riscoperta della via della seta, ovvero di quell’itinerario che dall’Estremo Oriente giungeva sino al cuore dell’Europa rappresentato da Roma, e caro nel tempo di mezzo a un non a caso veneziano Marco Polo, non è certo una novità. Essa è soltanto una riorganizzazione delle possibilità di mercato tra Oriente e Occidente nelle quali la Cina ritorna a esserne parte fondamentale e nel quale intende, perché può, giocare un ruolo decisivo nell’inerzia europea, in uno spazio che, al di là del mare, presenta una continuità e una contiguità continentale tutta da considerare e da organizzare in termini commerciali. Se per un certo periodo di tempo siamo stati convinti che la Cina potesse essere il nostro mercato di sostegno per un’economia in affanno, oggi le parti si sono capovolte diventando noi, Occidente, il mercato per Pechino. Un mercato, quello europeo, che si rende conto di essersi trasfor-

mato in una terra di conquista delle economie “povere” di ieri. Stracciarsi le vesti oggi, in Italia come al Sud, perché si grida alla colonizzazione da parte dello yuan piuttosto che guardare alla disfatta delle infrastrutture del Mezzogiorno, significa dividere il Paese tra chi vorrebbe, paradossalmente, farsi colonizzare e chi, al contrario, se ne sente escluso dal momento che ogni progetto di infrastrutture ragionevoli ed efficienti, oltre che produttivamente convenienti, è stato archiviato in nome della solita apatia del non fare. Credere, allora, che un porto possa vivere di rendita geografica senza capire il perché certe scelte geopolitiche ed economiche protendono verso altre rotte, vuol dire non avere chiaro l’orizzonte verso il quale l’economia si dirige, e che non è solo Gioia Tauro il cuore del mondo né la sola porta d’Europa o del Mediterraneo. Tempi, mezzi, risorse, qualità, sono fattori decisivi per rilanciare un progetto anemizzato dalle stesse non-idee che oggi lo difendono senza assumersi, però, l’onere di farsi un onesto esame di coscienza, se non di mercato, per capire perché Gioia Tauro e il Sud sono e rimarranno marginali ad ogni progetto che magari ne avrebbe potuto allargare le possibilità, o agganciarli alle opportunità. Ecco, allora, che colonizzazione cinese o meno dell’Italia, guardando da Nord, significa tutto e nulla. In uno scenario caratterizzato da un’economia che si allarga verso le grandi potenze commerciali, tra le quali la stessa Unione Europea stenta a collocarsi,

ancora oggi il problema per il Sud e per la Calabria rimane l’esclusione di Gioia Tauro dalle “rotte” della Belt and Road Initiative. Ma le idee di chi investe sono molto ben precise ed articolate per perdersi in giustificazioni di circostanza. Il grande piano infrastrutturale proposto da Xi Jingping già nel 2013 aveva ed ha lo scopo di rimodellare i termini di competitività dell’economia-mondo. Un’economia per la quale, che sia Gioia Tauro o Trieste il porto di attracco, diventa un problema da poco poiché le distanze non hanno significato se non i tempi e le modalità di raggiugimento del mercato da conquistare. Gioia Tauro, oggi, è distante non per le miglia, ma per la qualità dell’infrastruttura e per la non convenienza della movimentazione merci per i mercati del Nord o per le vie verso l’Est europeo. Nessuna capacità di lavorazione delle merci, nessuna alta capacità ferroviaria, nessuna capacità cargo a livello aeroportuale. Nessun ragionevole, e conveniente, motivo per far si che il transhipment diretto a Rotterdam piuttosto che a Kiev debba fermarsi in Calabria. Forse dovremmo memorizzare una delle frasi del presidente cinese, al di là delle buone o cattive intenzioni. E, cioè, che “La felicità non cade dal cielo e i sogni non si realizzano da soli.”. Aggiungerei però, che essa meno che mai si realizzerà in un reddito di cittadinanza o aspettando che qualcuno lavori, ed investa, per noi. Giuseppe Romeo

IL BUCO NELL’ACQUA E IL NIET DELL’ARPACAL! fosse che occorre affrontare questioni Le notizie che Non serie, enuncerei un bel po’ di proverbi per delle ultime novità sulle analisi effetl’Arpacal, parlare tuate dall’Arpacal, nella zona di Pantanizzi, trovare la sorgente inquinante. testardamente, per Le notizie che l’Arpacal, testardamente, evitare di far conoscere ai cittadini di vuole evitare di vuole Siderno, i cui terreni sono inquinati con far conoscere ai sostanze tossiche e cancerogene, sono un di Pulcinella. cittadini di segreto Allora le “diffondiamo” lo stesso, anche se abbiamo più volte richiesto al Comune Siderno, i cui noi, di avere una copia dei risultati delle analisi piano di caratterizzazione. terreni sono del Dopo una prima disponibilità del Comune, il inquinati con 24 gennaio, giorno nel quale sono pervenuti, spiegato che Arpacal non li autorizsostanze cizaèastato consegnarceli, il motivo non ci è chiaro. presentato in questi giorni una tossiche e Abbiamo richiesta protocollata, in cui affermiamo che non ha nessun diritto di censurare cancerogene, Arpacal questi dati, in quanto il committente dei è il Comune di Siderno e Arpacal ha sono un segreto lavori solo collaborato. di Pulcinella. Aspettiamo con pazienza, anche perché da

quel poco che ci è stato detto, a voce, non ci sono novità delle quali non siamo a conoscenza da gennaio 2017! Volevamo fare un confronto con i tanti dati che abbiamo acquisito in questi anni, dalla Regione sui controlli effettuati dalla stessa Arpacal, dall’azienda Sika su suoi piezometri e anche dalle analisi del Comune di Siderno effettuate su nostra richiesta. Prima notizia: le analisi che abbiamo fatto, in questi giorni, con la collaborazione dell’Osservatorio Ambientale “Diritto per la Vita”, in due pozzi privati, confermano l’inquinamento con sostanze cancerogene, con valori di alcune volte superiori a quelli a norma! Non è ammissibile continuare a lasciare all’oscuro i residenti della zona, consigliamo di non usare le acque dei loro pozzi per bere o innaffiare alberi da frutta! Il Comune, anche con il nostro contributo, aveva ipotizzato di fare un piano di caratterizzazione, che partisse dalla zona a più alta concentrazione di sostanze inquinanti, quella intorno ai piezometri della Sika, e progressivamente allargarsi in tutte le direzioni, nel caso non si fosse trovata la sorgente. Era un ragionamento semplice, senza preclusioni, da parte nostra sull’origine, che per

noi può es-sere qualsiasi azienda presente nella zona, ce ne sono due attualmente attive, una di laterizi e una chimica, che ha i piezometri avvelenati, collocati nello stesso terreno. La nostra soluzione avrebbe potuto subito escludere le due aziende e quindi, successivamente, proseguire in altre indagini. Arpacal e i tecnici regionali presenti a Catanzaro hanno sempre ostacolato la nostra proposta e hanno voluto che si perforassero 24 piezometri su tutta l’area industriale di Pantanizzi. Uno addirittura nella zona di Vennerello e vicino al Torrente Lordo, come era ipotizzato nei docu-menti del geologo della azienda chimica, a disposizione del Comune. Un lavoro iniziato per varie vicissitudini ad agosto, dopo 5 mesi ha dato come risultato 24 buchi nell’acqua o, se preferite, nel terreno. Una spesa di 150 mila € e nessun risultato definitivo, si riparte da una proposta simile a quella da noi prevista, una zona ristretta ad alta concentrazione di cancerogeni, ma alla ricerca di un pozzo sotterraneo, che nasconderebbe queste sostanze cancerogene e le rilascia nel sottosuolo. Ogni tanto si sveglia dal torpore e inquina! Indovinate dove è situato! Unica novità, la presenza in quasi tutti i piezometri, da quello che abbiamo capito, di manganese, ferro e solfati. È stato affidato alla stessa ditta delle perforazioni un’ulteriore ricerca, per controllare

se questi metalli pesanti si trovino naturalmente nel terreno. E non riveliamo niente di più di quello che già si sapeva: i solfati sono presenti già nei piezometri dell’azienda chimica, il ferro in alcuni pozzi privati e addirittura nel pozzo del Comune, molto lontano, vicino al torrente Mangiafico, e il manganese in un pozzo della SIKA, nel 2017, con valore altissimo e anche in alcuni pozzi privati. E allora vogliamo capire la provenienza di queste sostanze, di tutte. I metalli pesanti, ferro e manganese e i solfati possono eventualmente derivare dai laterizi, ma non producono Cloroformio, Tetracloroetile e Tricloroetilene e gli altri cancerogeni. Dalle perforazioni si è scoperto che uno strato di materiale di risulta di laterizi, di spessore supe-riore a un metro, si trova nell’area del campionamento. Può questo strato essere responsabile di presenza di ferro e manganese? Influiranno le piogge? Aspettiamo le analisi che sono state richieste per ulteriori verifiche; vorremmo conoscerle. Dai documenti della fabbrica chimica, disponibili al Municipio, risulta che nel processo produttivo viene utilizzato, tra gli altri prodotti, Acido Solforico e un biocida (Acticide MV), con presenza di cloro, ed espelle dai camini: Idrogeno solforato, Biossido di zolfo e i COV (composti organici vola-tili), tutti a valori inferiori alla norma.

L’Idrogeno Solforato (H2S) può essere cancerogeno a più bassi valori di quelli consentiti. Tra i COV, altamente cancerogeni ci sono cloroformio, tricloroetilene (trielina), tetracloroetilene. Con questo non vogliamo affermare niente, ma vogliamo dare spunti per un nuovo studio che non escluda nessuna ipotesi, a largo spettro. Per anni, la zona Pantanizzi è stato un laboratorio di sperimentazione dei veleni delle fabbriche. Non sarebbe ora che si pensasse di non esporre, ancora, i cittadini residenti a rischi di inquina-mento cancerogeno? Ci sarebbe da ringraziare la “lungimiranza” di quei sindaci che nel 1980 hanno accettato la pre-senza di una fabbrica, pensando che avrebbe portato lavoro e invece ha lasciato bidoni e fusti da smaltire. Rimane incomprensibile, perché la maggioranza consiliare, nel 2004, abbia ancora accettato che quella zona fosse destinataria di un altro esperimento, malgrado le proteste dei Verdi e dell’opposizione. Il Sindaco Alessandro Figliomeni dichiarava: "L'Amministrazione comunale è stata informata dai responsabili dell'industria che nel terreno di proprietà della Calcementi sorgerà uno stabilimento Axim, altra società della casa madre Italcementi, per la produzione di additivi per cemento e cal-cestruzzo. Si tratta di un tipo di lavorazione di sola miscelazione, con acqua e a freddo, di sostan-ze di vario tipo senza alcuna reazione che comporti la formazione di prodotti chimici diversi da quelli impiegati. Le stesse sostanze utilizzate per questa produzione non sono classificate né cancerogene, né tossiche, esplosive o infiammabili, e non rappresentano rischi per la salute. Il processo di miscelazione a freddo non provocherà alcuna reazione, neppure la formazione di residui da dover eliminare e smaltire, e non formerà gas di alcun tipo”. Riviera del 3 ottobre 2004, pag.15 Concludo con una buona notizia, la Commissaria, dottoressa Mulè, ci ha informato, in questi giorni che, dopo aver letto tutte le carte, sta per inviare un documento alla Regione sul problema dei pozzi inquinati. Francesco Martino Comitato a Difesa della Salute dei Cittadini Sidernesi


GIUDIZIARIA

Il procedimento a “prova contratta”

CONVERSANDO

Il Cirò sarà DOCG? La Calabria del vino si appresta a compiere un passo avanti importante. Il Consorzio del Cirò sta lavorando da qualche mese al dossier per la richiesta della DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e all’assemblea, prevista per il 29 marzo, i soci dovranno dare il via all’iter. Per la regione, si tratterebbe di una prima volta e di un fondamentale riconoscimento al lavoro dei produttori che ha permesso di innalzare la qualità di questo rosso, a base di uve Gaglioppo, che sta avanzando sui mercati e che sta conquistando un posto di rispetto nel panorama enologico nazionale, oltre che l’interesse e la curiosità degli operatori commerciali e della critica internazionale. In questo lembo di costa Jonica, di denominazione garantita si parla già da un po’, ma sembra essere il 2019 l’anno giusto. Quello che celebrerà, tra l’altro, i cinquant’anni della Doc, e che porterà il territorio crotonese al centro dell’interesse di pubblico e specialisti. Oggi, la Doc Cirò rappresenta Circa l’80% del vino calabrese. Il potenziale produttivo del distretto, che conta 530 ettari (nei quattro Comuni di Cirò, Cirò Marina, Melissa e Crucoli), con 300 viticoltori e 60 cantine, è di oltre 3 milioni di bottiglie (3,1 quelle certificate nel 2018). La DOCG dovrebbe essere costituita da un 510% dei volumi totali imbottigliati: il vertice della piramide qualitativa che potrà fare il suo esordio con l’annata 2020. L’attuale zona del Cirò classico, riservata ai territori di Cirò e Cirò Marina, dovrebbe diventare l’area della nuova DOCG Cirò rosso superiore riserva. Le cantine hanno questa esigenza e hanno deciso di muoversi sempre di più nel percorso di valorizzazione del vitigno Gaglioppo, che passa dall’80% al 90%, si riduce la quota degli altri concorrenti che dovranno comunque essere vitigni autoctoni come Magliocco e Greco nero. L’imbottigliamento sarà obbligatorio nella zona di produzione. La filiera della Doc Cirò e Melissa è composta prevalentemente da piccole e medie aziende e il prodotto che genera è assorbito per il 65% dei volumi dall’Italia e all’estero la penetrazione commerciale è concentrata sui mercati più maturi. “L’obiettivo resta quello di dare più appeal al vino sui mercati, aumentarne l’immagine e il livello dei prezzi. Condizioni essenziali per risolvere il vero problema della viticoltura locale che è il prezzo dell’uva ancora poco remunerativo per i viticoltori afferma Raffaele Librandi, presidente del Consorzio e contitolare dell’omonima azienda vitivinicola L’obiettivo condiviso, insieme a molti altri progetti, sarà perseguito dal nuovo Consiglio di Amministrazione che si insedierà prima dell’estate, di cui di sicuro non sarò più alla presidenza. Siamo un bel gruppo di aziende e abbiamo fatto un’importante esperienza di collaborazione in questi anni, in questo spirito è giusto un ricambio dei ruoli e un coinvolgimento sempre più ampio di produttori”.

FRUTTI DIMENTICATI

Pero Moscatello di Motticella PIRUS COMMUNIS L. FAMIGLIA ROSACEE

Ai primissimi giorni di luglio del 2013, venne a trovarmi un giornalista pugliese per conto di un’emittente della sua regione e, principalmente per sua curiosità personale, Ferruccio Cornicello. Egli aveva letto da qualche parte che a Ferruzzano, piccolo e abbandonato borgo nel territorio della Locride, esiste una realtà inusuale, quella dei palmenti rupestri scavati nella roccia, ovviamente trascurata dalle istituzioni locali, ossia il comune, i cui amministratori si ricordano della loro esistenza solo quando bisogna attivare finanziamenti, e la Regione, che ignora o fa finta di ignorare il problema. Nello stesso tempo però, gruppi di escursionisti, provenienti da varie parti d’Italia o addirittura dall’estero vanno alla ricerca dei palmenti autonomamente o richiedono l’aiuto di qualche cittadino del territorio. Intanto professori d’università italiane e straniere vengono a visitarli nonostante tutto e di esse ricordiamo solo il nome delle città che ospitano gli atenei: Dresda (Germania), Cambridge e Leicester (Gran Bretagna), Barcellona e Valencia (Spagna), Rio de Janeiro (Brasile), Charlotte e Washington (Stati Uniti), La Valletta (Malta), Milano, Bologna, Reggio Calabria, ecc. Di recente, la Mediterranea di Reggio Calabria si sta attivando per censire i palmenti di Ferruzzano, mentre anche la Sovrintendenza Archeologica della Calabria, con la responsabile di zona Sara Bini, coadiuvata da Carlo Scuderi, sta predisponendo un piano di studio. L’unico ente pubblico territoriale che sta prestando attenzione al fenomeno culturale dei palmenti rupestri, è quello del Comune di Sant’Agata del Bianco, guidato dal bravissimo sindaco Domenico Stranieri che, sorretto da un gruppo di giovani, ha rivoluzionato la vita del paese, con eventi culturali di vario genere, coinvolgendo nella valorizzazione del borgo e del suo territorio tutta la comunità. Ha assunto un ruolo fondamentale per la valorizzazione dei palmenti di tutto il circondario Jaime Gonzalez Molina, Giovane spagnolo, sposato con una ragazza di Sant’Agata, che in relazione con il Museo di Requena (Spagna) e con la sua direttrice Asuncion Valdez, che peraltro ha visitato i palmenti di Ferruzzano, sta predisponendo un’organizzazione internazionale per la valorizzazione dei palmenti assieme a Spagna e Portogallo. Pertanto Ferruccio Cornicello, in visita a Ferruzzano per i palmenti, fu portato da me in varie parti del ter-

ritorio e restò stupefatto per l’abbondanza di tali manufatti e per la presenza nell’area dei palmenti di antiche strade selciate che secondo il mio punto di vista erano state tracciate nel Tardo Antico, in periodo romano, quando le anfore vinarie Keay LII partivano con il vino del territorio dell’area dei palmenti dalla Locride, centro meridionale attuale, per raggiungere tanti porti del Mediterraneo. Dopo aver visitato i palmenti del bosco di Rudina, lo portai in quelli di contrada Cilarò - San Crimi, dove gli feci notare, avvolti da una siepe di rovi, le imponenti rovine, forse del monastero di San Nicola del Prato, e qualche rudere del monastero femminile di San Clemente, che sorgeva lì vicino. Eravamo intenti a visitare i palmenti che sorgono a ridosso di una strada selciata, ora bitumata, quando ci accorgemmo della presenza del professore Beniamino Violi, originario di Ferruzzano, residente ora a Motticella, che ci invitò a visitare i due palmenti ubicati dentro il suo podere e a fotografare i resti di due colonne quadrangolari in muratura, che erano appartenute al monastero di San Clemente, i cui resti erano stati demoliti da suo padre negli anni trenta del ‘900, quando vi costruì al suo posto una casa con annesso frantoio. Il professore era intento a cogliere da un giovane pero dei frutti bellissimi del Moscatello di Motticella che egli aveva salvato da un vecchio pero morente in un podere della moglie. Il pero da cui staccava i frutti era alto circa due metri e mezzo e si espandeva in orizzontale per circa due metri e restammo sbalorditi per la quantità dei frutti maturi che egli aveva colto dalla pianta e che aveva riposto in una cesta di canne e verghe; molti frutti ancora acerbi erano rimasti sul pero. Ci invitò ad assaggiarne e restammo molto contenti del sapore espresso dai frutti, che risultarono leggermente aromatici, delicati e dalla polpa candida, fine e nello stesso tempo compatta. Nessuna pera risultò bacata o attaccata dalla mosca della frutta e secondo il professore ciò non capita mai, forse perché i frutti maturano quando l’insetto non è ancora diffuso. I frutti, di pezzatura piccola, ci apparvero bellissimi sia per la forma allungata, forniti di un peduncolo lungo, sia per il colore giallo intenso e per il gusto gradevolissimo. Ferruccio Cornicello volle fotografarli e, per evidenziare le dimensione, mise loro accanto, nella cesta, una moneta da un euro. Orlando Sculli

Il giudizio abbreviato costituisce un procedimento "a prova contratta", alla cui base è identificabile un patteggiamento negoziale sul rito, a mezzo del quale le parti accettano che la regiudicanda sia definita all'udienza preliminare alla stregua degli atti di indagine già acquisiti e rinunciano a chiedere ulteriori mezzi di prova, così consentendo di attribuire agli elementi raccolti nel corso delle indagini preliminari quel valore probatorio di cui essi sono normalmente sprovvisti nel giudizio che si svolge invece nelle forme ordinarie del "dibattimento". Tuttavia tale negozio processuale di tipo abdicativo può avere ad oggetto esclusivamente i poteri che rientrano nella sfera di disponibilità degli interessati, ma resta privo di negativa incidenza sul potere-dovere del giudice di essere, anche in quel giudizio speciale, garante della legalità del procedimento probatorio. Ne consegue che in esso, mentre non rilevano ne' l'inutilizzabilità cosiddetta fisiologica della prova, cioè quella coessenziale ai peculiari connotati del processo accusatorio, in virtù dei quali il giudice non può utilizzare prove, pure assunte "secundum legem", ma diverse da quelle legittimamente acquisite nel dibattimento secondo l'art. 526 cod. proc. pen., con i correlati divieti di lettura di cui all'art. 514 stesso codice (in quanto in tal caso il vizio-sanzione dell'atto probatorio è neutralizzato dalla scelta negoziale delle parti, di tipo abdicativo), ne' le ipotesi di inutilizzabilità "relativa" stabilite dalla legge in via esclusiva con riferimento alla fase dibattimentale, va attribuita piena rilevanza alla categoria sanzionatoria dell'inutilizzabilità cosiddetta "patologica", inerente, cioè, agli atti probatori assunti "contra legem", la cui utilizzazione è vietata in modo assoluto non solo nel dibattimento, ma in tutte le altre fasi del procedimento, comprese quelle delle indagini preliminari e dell'udienza preliminare, nonché le procedure incidentali cautelari e quelle negoziali di merito (così Sez. Un., Sentenza n. 16 del 21/06/2000, Rv. 216246). Tali principi, enucleati dalla giurisprudenza di legittimità prima della recente modifica apportata dalla legge n. 103 del 23 giugno 2017 al codice di rito, possono ora considerarsi “recepiti” dal “nuovo” comma 6bis dell’art. 438 c.p.p., secondo cui “La richiesta di giudizio abbreviato proposta nell'udienza preliminare determina la sanatoria delle nullita', sempre che non siano assolute, e la non rilevabilita' delle inutilizzabilita', salve quelle derivanti dalla violazione di un divieto probatorio. Essa preclude altresi' ogni questione sulla competenza per territorio del giudice.”. La nuova disposizione, che trova applicazione a decorrere dal 3 agosto 2017, ha un evidente contenuto “ricognitivo” dello stato dell’arte, avendo il Legislatore recepito i principi fissati da importanti arresti giurisprudenziali in tema, appunto, di non rilevabilità delle inutilizzabilità (per tutte la citata sentenza Sez. Un. n. 16/2000), e di sanatoria di nullità non assolute ex art. 183 c.p.p. (Cass. Sez. Un., 39298 del 26/09/2006, Rv. 234835; nonché, più di recente, Cass., Sez. IV, n. 16131 del 14 marzo 2017, Rv. 269609) a seguito di richiesta di giudizio abbreviato. Occorre a questo punto evidenziare come, nel corso di un processo, l’attività di acquisizione sia stata dalle parti più volte stimolata, attraverso il ricorso al disposto di cui all’art. 441 del codice di rito. Sul punto, possono, in sintesi, evidenziarsi una serie di principi giurisprudenziali dai quali ne discende che è possibile affermare che la “necessità” dell’integrazione probatoria nel rito abbreviato (sia essa valutata d’ufficio ovvero su richiesta di una delle parti), per un verso, non è condizionata alla sua complessità o alla lunghezza dei tempi dell’accertamento probatorio; e, per altro verso, non si identifica con la “assoluta impossibilità di decidere” o con la “incertezza della prova”, dovendosi invece ritenere che detta “necessità” presupponga, in via alternativa, l’incompletezza di un’informazione probatoria in atti, ovvero la prognosi di positivo completamento del materiale a disposizione per il tramite dell’attività integrativa (Cass. Sez. 6, Sentenza n. 11558 del 23/01/2009, Rv. 243063, nonché la conforme Cass. n. 43329 del 2007 Rv. 238833).

I BRIGANTI

Dalla penisola all’Etiopia, con amore Ogni tanto viene fuori qualcosa di buono persino dalla televisione, parlo per me che la guardo poco poichè conosco il valore malefico di quella scatoletta. Ieri sera però ho potuto scoprire che in Etiopia esiste una associazione molto importante che si occupa di riciclo, ma soprattutto di donne e si chiama “zenzero” (https://www.associazionezenzero.com/progetti). Riporto dal web: “l’Associazione agisce per il miglioramento delle condizioni di vita nei PVS, sostenendo attività sociali finalizzate a ripulire l’ambiente e nello stesso tempo a fornire posti di lavoro alle donne, impegnandosi quindi a sostenere piccoli imprenditori locali, nella costruzione dei centri di smistamento e pressatura del PET, destinato al riciclo.” Tutto ciò mi ha riempito di speranza, specie dopo le ultime notizie, italianissime, di attacchi alle donne da parte

di bestie... ehm... uomini, o ominicchi. Ma cosa dico: maschi. In questa associazione si lavora per scopi nobili, utilizzando quella parte di umanità di genere femminile che è normalmente costretta a subire abusi. E perchè non l’Etiopia?Mi sembra giustissimo. Mi viene subito in mente un parallelismo con l’Etiopia della guerra, quella combattuta tra l’esercito (s)fascista e l’Etiopia che (...guarda un po’?) non voleva piegarsi alla dittatura italica. (E noi a sud ne sappiamo qualcosa). Beh, considerando come si svilupparono i fatti, gli scempi commessi dagli italiani sulla popolazione civile etiope, gli stupri, il massacro di Amba Aradam (non mi ripeto perchè già ho fatto un articolo su questo), le spose bambine: in cui le bambine erano etiopi e i maritini erano vecchi fascisti italianissimi, del calibro di Montanelli. Beh, se davvero si poteva fare qualcosa di buono in Etiopia, questa azienda lo sta facendo al 100%. Non solo si salvano le donne ma si ripulisce il pianeta dalla sozzeria lasciata da una razza che è quella umana, e che non comprende il valore di quel che ha. Non parlo solo di chi getta la carta per terra e sporca: mi riferisco a una società che preferisce acquistare un mandarino al supermercato, a cui è stata tolta la buccia per essere più velocemente mangiato, ma che è stato tristemente avvolto dalla plastica, la quale insozzerà i mari, il pesce, e poi quel pesce ce lo mangeremo noi e ci avveleneremo, come è giusto che sia. L’associazione “zenzero” si occupa anche di sensibilizzare la popolazione etiope all’importanza del riciclo, creando corsi per bambini, che sono il nostro futuro. Se un futuro esiste, si riparte da qui. Brigantessa Serena Iannopollo


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Dopo aver ricevuto un premio consegnato solo ai grandi della musica, l’artista calabrese ha iniziato un tour di quattro tappe che lo porterà in luoghi iconici della città catalana

Peppe Voltarelli riceve il premio Rambaldi e parte alla conquista di Barcellona

Peppe Voltarelli sbarca a Barcellona per quattro incontri in cui il cantautore e musicista calabrese offre un itinerario unico attraverso la canzone d’autore sia sua sia di chi più lo ha influenzato. Si è iniziato domenica 10 marzo con un omaggio a Domenico Modugno nel sessantesimo di “Nel blu dipinto di blu” per poi lasciare spazio, giovedì scorso, a un viaggio attraverso i porti di tutto il mondo, luoghi del libero scambio, per incontrarvi musiche, tradizioni e canzoni in

grado di raccontare la storia della canzone. Il 21 marzo sarà dunque il turno di Otello Profazio e della sua Calabria, ossia della rappresentazione dolente e stralunata di un Sud assunto come metafora di una condizione più generale dove l’epica lascia presto il passo all’ironia per cantare, a passo di danza, la delusione amara di un presente eternamente uguale a se stesso. E si concluderà alla Absenta del Raval il 28 marzo con un ultimo viaggio, quello attraverso il repertorio dello stesso

Voltarelli dai primi dischi fino alle più recenti produzioni da solista. In occasione dell’inizio di questo tour, Voltarelli è stato inoltre insignito del Premio Rambaldi 2019, un riconoscimento che negli anni scorsi è stato consegnato a Sérgio Godinho, Mauro Pagani, Fausto Mesolella, Francesco Guccini, Bobo Rondelli e Giovanna Marini e che ci ricorda ancora una volta quanto importante sia diventato l’artista calabrese nel panorama musicale internazionale.

Due pianiste del Sud ricevono un prestigioso riconoscimento a New York Si tratta di un’insegnante e della sua allieva, la giovanissima Francesca Murdaca che, originaria di Antonimina, si sta facendo strada nel panorama internazionale grazie al proprio eccezionale talento. wards che ha visto salire sul podio, su centinaia di concorrenti provenienti da ogni parte del mondo, le pianiste calabresi Francesca Murdaca (Second Prize) e Cinzia Dato (First Prize), rispettivamente allieva e professoressa di pianoforte del Conservatorio di Musica Cilea di Reggio Calabria. Riconoscimento di gran prestigio in quanto le stesse hanno ricevuto l’invito ad esibirsi in recital presso la Carnegie Hall di New York (che rappresenta una delle più importanti sale da concerto a livello mondiale) e tale privilegio è stato riservato a un gruppo di vincitori selezionati dalla commissione del Concorso. È doveroso, inoltre, puntualizzare che nell’albo dei vincitori figurano solo tre pianiste italiane rendendo oltremodo eccezionale l’evento.

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Questo importante riconoscimento si aggiunge ai ricchi curricula di Cinzia Dato e Francesca Murdaca. La prima, figlia d’arte, dopo aver conseguito il diploma di pianoforte a Messina si è perfeszionata in Svizzera e Germania, rivelando fin da subito un talento che le ha permesso di eccellere in oltre trenta competizioni pianistiche nazionali e internazionali. Francesca Murdaca, invece, di Antonimina, ha iniziato lo studio del pianoforte presso l’Accademia di Musica Lettere e Arti “Senocrito” di Locri sotto la guida del Maestro Loredana Pelle. Nel 2018, sotto la guida del Maestro Cinzia Dato, consegue il Diploma Accademico di II Livello in Discipline Musicali – laurea specialistica - a indirizzo interpretativo - compositivo con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio Cilea. Si è esibita in diversi concerti a Napoli, Gerace, Leòn (Spagna) e Crotone, risultando inoltre vincitrice in competizioni musicali nazionali e internazionali, tra cui Concorso Nazionale di Musica “Pasquale Benintende”, Concorso Musicale Internazionale

“Lucio Stefano D’Agata”(classificandosi al primo posto nella duplice veste di pianista solista e camerista), Concorso Nazionale di Musica “Magna Grecia”, Concorso Europeo di Esecuzione Musicale “Città di Siracusa”, III Concorso Nazionale per giovani talenti “Totuccio Catanese”, aggiudicandosi il I Premio Assoluto, Golden Classical Music Awards International Competition di New York con selezione per premiazione-recital presso la Carnegir Hall, IXX International Music Competition Grand Prize Virtuoso di Parigi con selezione per premiazionerecital presso Amphithéâtre Philharmonie (Parigi) , IXX International Music Competition Grand Prize Virtuoso di Londra con selezione per premiazione-recital presso Royal Albert Hall (Londra). Ha frequentato diverse master class di alto perfezionamento tenute da musicisti di fama internazionale quali: Roberto Giordano, François-Joel Thiollier, Cinzia Dato, Pierluigi Camicia, Bruno Canino, Benedetto Lupo.


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Acqua per tutti!

PILLOLE scelte da effemme

Si ammetterà che (il bene supremo) appartiene alla scienza più importante, cioè a quella che è architettonica in massimo grado. Tale è manifestamente la politica. Infatti è questa che stabilisce quali scienze è necessario coltivare nella città. Anche le più apprezzate capacità come, ad esempio, la strategia, l’economia, la retorica sono subordinate ad essa. Aristotele - Etica Nicomachea Libro I, 2

Da anni l’Osservatorio ha avviato una campagna di promozione dell’acqua pubblica cercando di scoraggiare l’acquisto di acque imbottigliate in plastica che arrivano da migliaia di chilometri di distanze e che nel migliore dei casi sono meno buone della nostra acqua di rubinetto.

Quinta promessa non mantenuta dalla democrazia reale rispetto a quella ideale è la eliminazione del potere invisibile. Può darsi che io sia particolarmente influenzato da quel che accade in Italia dove la presenza del potere invisibile è, permettetemi il bisticcio, visibilissima. Norberto Bobbio - Il futuro della democrazia

In Urss, la violenza e l'astuzia sono ufficiali, l'umanità è nella vita quotidiana, mentre nelle democrazie, al contrario, i principi sono umani, l’astuzia e la violenza si trovano nella pratica. Merleau - Ponty – Umanesimo e Terrore

La massa è impulsiva, mutevole e irritabile. È governata quasi per interno dall’inconscio. La massa è straordinariamente influenzabile e credula, è acritica, per essa non esiste l’inverosimile. I sentimenti della massa sono sempre semplicissimi e molto esagerati. La massa non conosce né dubbi né incertezze. Corre subito agli estremi, il sospetto sfiorato si trasforma subito in evidenza inoppugnabile. G. Le Bon – Psicologia delle folle

La bella Locride a Dublino

L’attore bovalinese Nino Racco, a Dublino per il suo spettacolo “Ciao Amore Ciao”, un recital intenso e poetico in omaggio a Luigi Tenco, andato in scena il

14 marzo scorso presso l’Istituto Italiano di Cultura, ha incontrato Simone Rasky Raschellà, ex studente dell'Istituto Mazzini di Locri. “Simone è giovanissimo, 19enne, si trova in Irlanda per la sua nuova avventura universitaria – Scrive Nino Racco – È splendidamente curioso e pronto a enormi sacrifici, si interessa di musica, arte, filosofia e a Dublino è impegnato anche politicamente (ha organizzato le primarie del PD nella capitale irlandese). Non verrà a vedere lo spettacolo perché giovedì sera lavora in un pub (così vuole autofinanziarsi gli studi), ma dopo-spettacolo faremo una chiacchierata insieme per Radio Dublino. Della serie: calabresi seri nel mondo”. Simone lo abbiamo incontrato più volte in redazione e da subito ci è sembrato un ragazzo in gamba, molto ambizioso ma con i piedi per terra. Questi sono i ragazzi della Locride che ci piacciono: sognatori ma senza troppi grilli per la testa. A lui va il nostro in bocca al lupo per un futuro di soddisfacenti e proficue avventure.

È questo il tema scelto per la giornata mondiale dell’acqua 2019. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 27 anni fa ha istituito questa ricorrenza, il 22 marzo, per puntare i riflettori sul prezioso elemento che rende possibile la vita sul pianeta per tutti gli esseri umani, animali e vegetali. Quando pensiamo ai deserti immaginiamo luoghi dove la vita è quasi assente ma l’uomo, nel corso dei secoli, non solo non ha frenato l’avanzare dei deserti ma addirittura lo ha favorito attuando una politica di gestione delle risorse naturali a volte sciagurata, nel migliore dei casi superficiale. L’Osservatorio Ambientale da anni si occupa di porre all’attenzione dei cittadini e degli enti oltre che degli organismi preposti all’organizzazione sociale il problema delle risorse naturali e tra queste prioritariamente l’acqua. Si è partiti dal dato preoccupante che vede oltre il 50% dei calabresi non avere fiducia nell’acqua pubblica per mettere in atto una serie di iniziative per sviscerare il problema su basi empiriche invece che sui luoghi comuni o addirittura sulle leggende metropolitane. Abbiamo, di concerto con Sorical e ArpaCal, messo in atto una serie di monitoraggi sull’acqua partendo dalle analisi radiometriche. La radioattività nell’acqua è il male più temuto in quanto le falde sono quelle che per prime possono essere contaminate in presenza di elementi inquinanti di tale natura. Per capirci, rifiuti tossici industriali e non eventualmente sotterrati nei nostri territori. È chiaro che se le nostre acque avessero avuto tracce di radioattività ogni altro accertamento sarebbe stato inutile. Invece le analisi, che all’epoca l’ArpaCal non aveva gli strumenti per effettuare, commissionate a un

laboratorio privato, hanno evidenziato la totale assenza di radioattività. I costi sono stati sostenuti da erogazioni liberali e dalle quote versate dalle associazioni aderenti all’Osservatorio. Questo dato ci ha incoraggiati a effettuare un secondo step per i metalli pesanti e anche questi sono risultati assenti o nei limiti di legge. Per cui abbiamo iniziato una campagna di promozione dell’acqua pubblica cercando di scoraggiare l’acquisto di acque imbottigliate in plastica che arrivano da migliaia di chilometri di distanze e che nel migliore dei casi sono meno buone della nostra acqua di rubinetto. Abbiamo un applicativo, https://acquapotabile.crowdmap.com/, che può essere consultato per avere informazioni relativamente alle acque erogate dai comuni che hanno sottoscritto un protocollo d’intesa e s’impegnano a effettuare periodicamente le analisi. La nostra opera di sensibilizzazione avviene in ogni occasione e alle nostre iniziative portiamo acqua di sorgente in bottiglie di vetro. Anche quest’anno vogliamo festeggiare la ricorrenza della Giornata Mondiale dell’acqua con una manifestazione che si svolgerà a Siderno nell’aula magna dell’Istituto Superiore Marconi e che vedrà gli interventi del Prof. Giuseppe Bombino, docente UniRC e ricercatore di idronomia, dell’Ing. Fabio Scionti, consigliere metropolitano con delega al demanio oltre che ingegnere idraulico, del Dott. Salvatore Procopio fisico del dipartimento provinciale ArpaCal di Catanzaro; seguirà la testimonianza di Padre Ampelio, missionario Comboniano in Africa. La conclusione ai nostri artisti Manuela Cricelli e Peppe Platani. Arturo Rocca

Grande successo della Coop Calabria Film al Festival Arcadia Berlino 2018 Ancora una volta la Coop Calabria Film, presieduta da Santoro Romeo, già noto al grande pubblico per le sue poesie, ha riscosso un successo internazionale grazie alla partecipazione al Primo Festival Arcadia Berlino 2018. E infatti l’opera presentata dalla Coop Calabria Film, “Esmeralda, maledetto quel cellulare” del bravissimo Pino Gambardelli, si è classificata al secondo posto nella classifica internazionale, subito dopo “Allegre” di Salvatore Manus (Brasile) e prima di “Defilè de Mode” di Bernard Habilera (Parigi). Una bellissima soddisfazione per i calabresi e per la Coop Calabria Film resa ancora più gratificante dal fatto che la giuria ha premiato come migliore attrice protagonista la bellissima e intelligente giovane Laura Murdocca di Gioiosa

Jonica. La Coop Calabria Film ha organizzato una cerimonia per la consegna dei premi a Roccella. Il premio della Giuria popolare è andato a Rosy D’Agostino (Reggio Calabria); Giorgia Mammone (Martone) e Orazio Sarfò (Platì). Il premio della colonna sonora è andato ad Angelo Laganà (Roccella Jonica) mentre per le tecniche di montaggio è stato premiato Antonio Alì di Locri. Alla premiazione sono stati presenti i registi Angelo Chiarella e Paolo Tutta, l’attore Rino Rodio e la nota scultrice Mariella Costa. Immancabile e applaudita la presenza del dottor Roberto Polito, noto filantropo particolarmente attivo in Africa, e membro del direttivo della Coop Calabria Film.

Inaugurata la sede dell’associazione culturale “Raggi di Sole” Locri si arricchisce di un nuovo punto di riferimento culturale. È stata infatti inaugurata sabato 9 marzo, in via Primo Maggio angolo via Eutimo, la sede dell’associazione “Raggi di Sole”, realtà no profit che si occupa di arte, spettacolo e cultura. L’ente, presieduto da Giuseppa Monteleone e dal vice Francesco Reitano, nasce dalla felice intuizione del socio fondatore e coordinatore generale Gaetano Magro, cantante e preparatore musicale che ha messo anima e corpo nella realizzazione del progetto, sottraendo spesso tempo alla propria vita privata. All’evento inaugurale hanno preso parte numerosi esponenti del mondo della cultura, poeti dialettali e rappresentanti dell’associazione “Amici di Mino Reitano”, cui sono stati illustrati gli obiettivi che “Raggi di Sole” spera di conseguire sia a breve sia a lungo termine. In quella sede, infatti, Magro e la Monteleone hanno spiega-

to il complicato iter che ha permesso loro, dalla nascita “burocratica” della realtà associativa il 28 novembre 2018, di aprire la scorsa settimana la sede di Locri, punto di partenza di feste e manifestazioni che coinvolgeranno lidi, associazioni, scuole, carceri e case di riposo, arricchendo così il calendario degli eventi che si svolgono annualmente nella Locride. Un primo rodaggio, sotto questo punto di vista, è stato già effettuato la scorsa estate con l’organizzazione de “La Corrida” presso alcuni lidi del comprensorio, ma nel vivo delle attività si entrerà soltanto nelle prossime settimane. Nell’ultimo periodo è stato infatti promosso dal vicepresidente Reitano un concorso di poesia in vernacolo al quale prenderanno parte le scuole di Gerace, Antonimina e Taurianova, cui seguirà anche un simile concorso dedicato agli adulti che dovrebbe svolgersi con la bella stagione a Benestare.


Sabato 23 e domenica 24 marzo tornano le giornale FAI di primavera La Delegazione FAI della Locride e della Piana ha scelto, per l’edizione 2019, San Giorgio Morgeto, centro storico di particolare interesse urbanistico, storico e artistico, al cui vertice spiccano i resti del maestoso castello medievale.

Lo splendido paradosso della bellezza italiana è l’essere insieme quotidiana e straordinaria, a volte sontuosa ed esplicita, altre nascosta e ferita, ma sempre così profondamente nostra da definire chi siamo e ricordarci gli innumerevoli intrecci che hanno tessuto le nostre origini, lasciando impronte nel nostro patrimonio culturale quasi fossero indizi. Sabato 23 e domenica 24 marzo 2019 il FAI – Fondo Ambiente Italiano invita tutti a partecipare alle Giornate FAI di Primavera per guardare l’Italia come non abbiamo mai fatto prima. La Delegazione FAI della Locride e della Piana, guidata dal Capo Delegazione Titty Curinga, di concerto con i delegati cultura Giacomo Oliva e Margherita Milanesio, in sinergia con il Gruppo Fai Giovani e con il supporto del Sindaco Salvatore Valerioti e dell’intera Amministrazione del Comune ospitante, ha scelto, per l’edizione 2019, San Giorgio Morgeto, centro storico di particolare interesse urbanistico, storico e artistico, al cui vertice spiccano i resti del maestoso castello medievale. Il percorso, dal suggestivo titolo “Dalla croce alla spada. Itinerario nella storia di San Giorgio Morgeto”, prevede come prima tappa la visita al Convento dei Domenicani, tra i più grandi della Calabria, che, dopo circa un ventennio, verrà restituito alla comunità proprio in occasione delle GFP 2019 (al suo interno giovanissimi apprendisti Ciceroni illustreranno il presepe ivi collocato in maniera permanente), e all’annessa imponente Chiesa dell’Annunziata; si proseguirà quindi verso la Chiesetta di Sant’Antonio situata di fronte a Palazzo Florimo Ammendolea (solo esterno). Nella piazza principale si potrà ammirare la

Fontana Bellissima risalente al 1664, antistante il Palazzo Milano, dopo aver superato il portale d’ingresso della chiesa palatina dedicata a San Giacomo (Arco Palatino). Si arriverà poi a Palazzo Oliva che accoglierà i visitatori al suo interno, dove verranno esposti antichi documenti, preziose opere e rari cimeli, e Palazzo Fazzari, grandioso palazzo settecentesco che si sviluppa in pianta irregolare. Passando dalla Chiesa Matrice dedicata all’Assunta, il percorso si concluderà al Castello, tipico esempio di architettura difensiva dell’ultimo periodo svevo. L’evento si svolgerà nelle giornate di sabato 23 (ore 9.00 - 13.00 - ultimo ingresso 12.30) e domenica 24 marzo (orario continuato 10.00 - 17.00 - ultimo ingresso 16.30). I visitatori potranno avvalersi anche quest’anno di guide d’eccezione: saranno i 140 Apprendisti Ciceroni®, per questa edizione allievi dell’I.I.S. "V. Gerace" di Cittanova, del Liceo Scientifico "M. Guerrisi" di Cittanova, dei Licei "G. Rechichi" di Polistena e dell’I.C. di San Giorgio Morgeto, i quali sapranno trasmettere, con le rispettive competenze, ai loro compagni e a tutti i visitatori l’amore per la storia della propria terra. Previste anche visite guidate in lingua inglese. A conclusione dell’evento, domenica 24 ore 18.00, all’interno del suggestivo chiostro del Convento dei Domenicani, la Banda della Città Metropolitana di Reggio Calabria, istituita dalla Reale Accademia Filarmonica di Gerace, si esibirà nel concerto “Metànoia”. Per chi lo gradisse, nella giornata di domenica sarà inoltre possibile usufruire di vari punti di ristoro. Giunta ormai alla 27ª edizione, la manifestazione si è trasforma-

ta in una grandiosa festa mobile per un pubblico vastissimo, che attende ogni anno di partecipare a questa straordinaria cerimonia collettiva, appuntamento irripetibile del nostro panorama culturale che a partire dal 1993 ha appassionato quasi 11 milioni di visitatori. Anno dopo anno le Giornate FAI di Primavera superano se stesse: questa edizione vedrà protagonisti 1.100 luoghi aperti in 430 località in tutte le regioni, grazie alla spinta organizzativa dei 325 gruppi di delegati sparsi in tutte le regioni – Delegazioni regionali, provinciali e Gruppi Giovani - e grazie ai 40.000 Apprendisti Ciceroni. Centinaia di siti e migliaia di persone che l’anima del FAI accende, prendendo per mano tutti e accompagnando gli italiani a specchiarsi nella stupefacente varietà del paese più bello, aprendo luoghi spesso inaccessibili ed eccezionalmente visitabili in questo weekend, durante il quale è possibile sostenere la Fondazione con un contributo facoltativo o con l’iscrizione. Le Giornate sono aperte a tutti, ma un trattamento di favore viene riservato agli iscritti FAI – e a chi si iscrive durante l’evento - a chi sostiene la Fondazione con partecipazione e concretezza. A loro saranno dedicate visite esclusive, corsie preferenziali ed eventi speciali, perché iscriversi al FAI è un gesto civile e al tempo stesso un beneficio: conviene a sé stessi e fa bene all’Italia. Ogni regione ha i propri appuntamenti, ogni località le sue sorprese e anche quest’anno il catalogo dei luoghi aperti a tutti è molto vario e ricco di proposte. Su www.giornatefai.it si trova l’elenco completo delle aperture.

A CASA MIA

A casa mia ndavi arburi e senteri Esti cu mmia, quandu m'alluntanu E nesci o chjanu, è ssempi nte penzeri È comu amuri, esti nu richiamu.

Ogni matina m'abbrazza e mi ripigghjia, c'adduri du cafe' ‘nta ogni stanza Non è mattuni, ma sulu meravigghjia e paci, intimità e bona coscienza. Mi proteggi nta tutti l'occasioni, M' ammostra comu cangianu i stagioni Cu friddu e cardu mi teni fittu fittu E a tutti l'uri mi senti benedittu.

MONASTERACE

L’Amministrazione restituisce la scuola di Lambrosi alla comunità Giovedì scorso l'Amministrazione Comunale di Monasterace guidata dal Sindaco Cesare Deleo ha finalmente inaugurato la scuola elementare di contrada Lambrosi, dopo una lunga sessione di ristrutturazione. I lavori, che hanno compreso anche un capillare efficientamento energetico della struttura, sono stati possibili grazie a due finanziamenti, il primo di 250.000 euro del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il secondo di 800.000 euro proveniente da fondi del MIUR concessi attraverso la Regione Calabria, mentre i nuovi arredi e la sistemazione esterna dell'edificio sono stati resi possibili grazie all'impiego di somme reperite nel bilancio comunale. Durante l’inaugurazione sono intervenuti la

dirigente scolastica Liberata Leto, il Prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari, il vescovo della diocesi di Locri-Gerace Monsignor Francesco Oliva e l'Assessore Regionale alle Infrastrutture Roberto Musmanno. Ovvio l’orgoglio palesato nell’occasione dal sindaco de Leo. «È motivo di grande soddisfazione - ha infatti dichiarato il primo cittadino - per l'Amministrazione da me guidata avere inaugurato l'edificio della scuola elementare in località Lambrosi, che ha suscitato grande ammirazione da parte di tutte le autorità presenti, le famiglie e i cittadini. Un importante risultato che si aggiunge alle altre opere realizzate dalla mia compagine».

....ma diventa a cchjù bella i tuttu u mundu Quandu sentu u rumuri da manigghjia Scoppiu i filicità c'arrivanu i figghioli e a casa mia diventa ...na famigghja.

Martin

Oggi il “Campionato Regionale Enduro” 1° Tappa Città di Siderno Questa mattina, domenica 17 Marzo, a Siderno, si disputerà il Campionato Regionale di Enduro, sotto l’egidia della Federazione Motociclistica Italiana, organizzato dal Club Extreme. A due anni dal Beach Cross, la moto con i “tacchi” torna a rombare, in un tracciato in cui vedremo sfidarsi i piloti provenienti da tutta la regione. La prova, di 5 giri, che lascerà i concorrenti stupiti per la bellezza dei luoghi, sarà costituita da una risalita

della fiumara Novito e un ritorno a Siderno passando da Aspalmo e località Campo, e la difficoltà media del percorso, che metterà a dura prova i concorrenti facendoli esaltare su percorsi misti, sarà controbilanciata da quella della Prova Speciale, che sarà invece effettuata all’interno dell’area dei Paddock, in Via delle Magnolie, dove, per gli spettatori, sarà allestita una area pedonale fino a Via Filippo Turati. Appuntamento alle ore 9:00.

LA MIA CASA La mia casa ha alberi e sentieri È con me, quando mi allontano e viene fuori, è sempre nei pensieri è come amore, è un richiamo

Ogni mattina mi abbraccia e mi risveglia con l’odore del caffè in ogni stanza Non è il mattone, ma solo meraviglia e pace, e intimità e buona coscienza.

Mi protegge in tutte le occasioni mi mostra come cambian le stagioni con freddo e caldo mi tiene stretto stretto e in ogni ora mi sento benedetto

…Ma diventa la più bella di tutto il mondo quando sento il rumore della maniglia Scoppio di felicità chè arrivano i miei figli e la mia casa diventa…una famiglia. Martin


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Secondo lo scrittore e appassionato di cultura classica, Adriano Scaramozzino, la versione dell’Odissea che, tutti noi, abbiamo studiato a scuola, sarebbe stata scritta da Nosside e la sua opera si diffuse forse grazie ai monaci amanuensi.

L’Odissea è stata scritta da Nosside di Locri La Calabria potrebbe ritornare al centro del mondo, evidenziando, ancora una volta, la sua cultura millenaria, a distanza di quasi cinquant’anni dalla scoperta dei Bronzi di Riace.

“Gli antichi miti risuonano nella terra della Calabria, noi calabresi respiriamo il mito, apparteniamo ad una straordinaria tradizione culturale, occorre prendere consapevolezza della ricchezza che possediamo”. Con queste parole, inizia il suo dialogo Adriano Scarmozzino, scrittore e appassionato di cultura classica, nato a Vibo Valentia nel 1971 e autore del saggio “Il mistero rivelato: Nosside di Locri Epizefiri, la sublime poetessa dell’Odissea italica”. Pubblicato, da pochi giorni, il primo dei quattro volumi che apre scenari suggestivi sugli studi omerici. Lo scrittore parte da un presupposto troppe volte sottovalutato: la storia della letteratura antica ci insegna che non esiste una sola Odissea, ma tante versioni del poema scritte successivamente all’epoca di Omero. Una di queste versioni sarebbe stata scritta dalla poetessa di Locri, Nosside. Il percorso che ha condotto lo studioso su questa strada è iniziato durante gli anni del liceo classico, quando rimase colpito dalle tesi dello scrittore e studioso inglese Samuel Butler, il quale sosteneva che l’Odissea fosse stata scritta da una donna vissuta nella Magna Grecia. Col passare del tempo, si è interessato sempre di più alla storia di una colonia greca, l’antica Locri Epizefiri, ricca di storia e di capolavori architettonici. In seguito, ha iniziato a studiare le tesi del professor Franco Mosino e degli studiosi Harmin e Hans Helmut Wolf; il primo ha sostenuto, nei propri studi, l’origine dell’Odissea nel territorio della provincia di Reggio Calabria; i fratelli Wolf hanno saputo tracciare la rotta del viaggio di Ulisse, così come descritto nel poema, e hanno affermato la coincidenza tra la Calabria e la terra dei Feaci, il popolo che ospitò Ulisse durante una tappa del suo lungo viaggio di ritorno a casa. Questi studi lo hanno coinvolto sempre di più e spinto a scavare tra le viscere della storia della Magna Grecia. Per approfondire le ricerche nel 2015 si è recato presso il Museo e Parco Archeologico di Locri, viaggio poi ripetuto nel 2017, per esaminare con attenzione i resti dell’antica Locri Epizefiri. Sempre nel 2017 è giunto a Carfù per capire quale territorio potesse essere associato all’antica terra dei Feaci. Attraverso lo studio dell’archeologia e l’analisi dei versi dell’Odissea alcuni dubbi sono scomparsi. I suoi studi lo hanno condotto a un solo nome: Nosside, la più grande poetessa della Magna Grecia, donna aristocratica e molto intelligente che con i suoi versi emulò non solo quelli di Saffo, ma probabilmente anche quelli del poeta greco. La sua approfondita ricerca, durata dieci anni, è suddivisa in quattro libri. Il Libro Primo contiene una lunga introduzione dedicata a Locri Epizefiri, dato che per molti è una città del tutto sconosciuta. La possibilità di conoscere, brevemente, la storia, l’archeologia, i capolavori artistici, l’organizzazione politica, le attività commerciali, i culti religiosi, il ruolo delle donne è una premessa utile per poter cogliere i punti della teoria esposta. Nel Libro Secondo si effettua uno studio sulla geografia di Locri in relazione all’Odissea, mettendo in evidenza le analogie tra la terra dei Feaci e il territorio di Locri. Inoltre, la Casa dei Leoni di Locri è il possibile luogo di ispirazione preso a riferimento dalla poetessa per molte descrizioni contenute nel poema. Nel Libro Terzo vi è uno studio relativo ai principali protagonisti dell’Odissea italica, con interessanti ipotesi che vedono nuovamente al centro la poetessa Nosside e alcuni suoi familiari (Euriclea potrebbe, ad esempio, ricordare la figura della nonna della poetessa). Nel Libro Quarto viene analizzata la figura della possibile autrice dell’Odissea italica da un punto di vista letterario, citando alcuni suoi versi e mettendo in relazione la sua produzione letteraria con quella di altri autori del passato, in particolare con la poetessa Saffo. Vengono evidenziate anche le connessioni culturali con il grande poeta Stesicoro e altri poeti vissuti nella Magna Grecia. Alcuni frammenti di questi poeti vengono messi a confronto con i versi

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dell’Odissea per ipotizzare possibili contatti. L’opera, quindi, sarebbe stata scritta nel IV secolo a.C. in cui accaddero eventi molto simili a quelli descritti nel poema: la città di Locri Epizefiri fu sottomessa alla tirannia di Dionigi il Giovane e fu poi rovesciata attraverso un evento violento e tragico che portò alla strage dei suoi uomini, alla cattura e alla successiva uccisione dei suoi familiari. Il tiranno fu poi inviato in esilio presso la città di Corinto e, dopo questo travagliato periodo politico, seguì la nascita di una democrazia. Il professore Agostino Pertusi ha identificato nel monaco Leonzio Pilato, originario di Seminara Calabra, il traduttore dalla lingua greca alla lingua latina del codice dell’Odissea, conservato presso la Biblioteca Marciana di Venezia, su richiesta di Petrarca e Boccaccio. Scarmozzino suggerisce di indagare su una possibile ipotesi aggiuntiva, ovvero che il testo in lingua greca usato per la traduzione del poema possa essere giunto proprio dalla Calabria. Dunque la versione dell’Odissea che, tutti noi, abbiamo studiato a scuola, sarebbe stata scritta da Nosside e la sua opera si diffuse forse grazie ai monaci amanuensi. Adriano Scarmozzino, con molta umiltà, ritiene di non avere certo raggiunto una verità inconfutabile, ma di aver individuato un percorso di indagine credibile e dieci anni di lungo lavoro lo hanno portato verso una sola e unica direzione: il testo dell’Odissea, che noi conosciamo, proviene dalla Magna Grecia. Attraverso parole cariche di commozione, lo studioso ha confessato di aver dedicato molto tempo a questo progetto, con un unico obiettivo, quello di restituire alla sua terra almeno una piccola parte di quanto gli è stato generosamente donato da gente meravigliosa, manifestando la volontà di voler contribuire, con i propri studi, a restituire dignità alla nostra cultura e a quella della Magna Grecia, che col passare del tempo diventa sempre di più sottovalutata o addirittura ignorata. Una storia che ha dello straordinario, l’Odissea è donna e la Calabria potrebbe ritornare al centro del mondo, evidenziando, ancora una volta, la sua cultura millenaria, a distanza di quasi cinquant’anni dalla scoperta dei Bronzi di Riace. Rosalba Topini

COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Sonia Cogliandro, Serena Iannopollo, Gaetano Marando, Rosalba Topini, Arturo Rocca, Franco Martino, Franco Crinò, Antonio Scordino, Giovanni Pittari. STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO-MAIL REDAZIONE: 0964342198

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Preparazione : 1) Metti in una padella un filo d’olio e gli spicchi d’aglio e posizionarla sul fuoco e, nel contempo, poni sul fuoco anche la pentola dove andrai a cucinare la pasta, con abbondante acqua salata. 2) Nel frattempo sguscia 4 scampi tagliando il guscio su due lati ed estraendone la polpa. 3) Aggiungi la polpa in padella e gli scampi interi e fateli rosolare 4) Versare il brandy e fatelo sfumare 5) Aggiungete i pomodorini pachino, basilico rosmarino sale, pepe e cucinare a fuoco lento x 10 min. 6) Nel frattempo che terminerà la cottura fai cuocere i tagliolini, scolarli e versarli nella padella con gli scampi. Fai saltare in padella per un paio di minuti 7) A questo punto i tuoi tagliolini al barolo con gli scampi sono pronti, spolverare con prezzemolo, decorare con qualche foglia di basilico (basilico e rosmarino ottimo abbinamento con i crostacei). Il piatto e pronto per essere servito a tavola Buon appetito dallo chef Marco Martino e Bluette Cattaneo Alla prossima ricetta – segutemi anche ogni sabato alle ore 13.00 su tele mia ch 85 Streaming www.telemia.it


La nostra bontà a casa tua

Servizio d’asporto a pranzo e cena

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Soddisfazioni calcistiche L’avvocato Antonio Alvaro, dopo la bellissima vittoria della Juventus sull’Atletico Madrid, incontra il presidente Andrea Agnelli, con il quale non può fare a meno di posare per questa bellissima foto celebrativa.

Ariete La settimana avrà un inizio pieno di sprint, grazie agli influssi della Luna in Leone; le giornate più intense saranno giovedì e venerdì, quando il Sole entrerà nel vostro segno e la Luna diventerà piena in Bilancia: siate concilianti con l’altro sesso.

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Confronti sindacali Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, segretari generali aggiunti rispettivamente di CISL e UIL, si consultano sullo stato di salute dei sindacati a margine di un incontro avvenuto a Roma pensando alla Locride. Agronomia culturale Rosario Previtera, agronomo ed esperto di tutto ciò che è agroalimentare nella provincia di Reggio Calabria, posa assieme al ministro dei beni e delle attività culturali Alberto Bonisoli.

Leone All’inizio della settimana la Luna nel vostro segno vi spronerà a fare dell’autoanalisi; nelle giornate centrali il Sole in Ariete e la Luna piena in Bilancia vi suggeriranno di evitare lo scontro diretto con le persone, specialmente dell’altro sesso. Vergine La settimana sarà costruttiva, in particolare nelle giornate centrali in cui la Luna nel vostro segno vi spronerà a seguire le vostre reali aspirazioni, senza far contenti gli altri; weekend con un picco di passione domenica con la Luna in Scorpione. Bilancia Dopo un inizio frizzante, avvertirete gli influssi dell’opposizione del Sole in Ariete alla Luna piena nel vostro segno nelle giornate centrali: vi sarà necessaria tutta la vostra diplomazia nell’interagire con gli altri, specie se di sesso opposto.

Il sogno di Creazzo Il Presidente Reggente dell’Ente Parco Aspromonte Domenico Creazzo si è recato questa settimana al MuSaBa di Mammola per potersi confrontare a quattr’occhi con il genio di Nik Spatari, rimanendo particolarmente colpito da “Il sogno di Giacobbe”.

Scorpione Le prime giornate della settimana saranno burrascose a causa della quadratura della Luna al vostro segno; più tranquilla la parte centrale in cui riuscirete a concentrarvi sul lavoro; nel weekend la Luna vi metterà in contatto con le vostre emozioni.

Bar sport Questa settimana è stata ospite della trasmissione sportiva condotta da Pino Gagliano, volto storico di TeleMia, nientemeno che Laura Papa, professionalissimo ufficio stampa del Locri Calcio.

L’angolo di Bluette Spettacolo contro il femminicidio 8 marzo culturale Le allieve dell’Associazione Maradan di Reggio Calabria si sono ritrovate assieme allo staff di MAG e del Grand Hotel President di Siderno per una serata tutta al femminile durante la serata dell’8 marzo, allietata dal Laboratorio Teatrale dell’Associazione Hymnos condotto da Maria Pia Battaglia.

Gemelli La Luna in Leone all’inizio della settimana vi darà l’energia necessaria per affrontare un carico di lavoro intenso; nelle giornate centrali potreste avvertire un po’ di tensione che si stempererà da venerdì, quando la Luna in Bilancia vi renderà mondani. Cancro La prima metà della settimana non sarà male sul lavoro, dove se riuscirete ad organizzarvi farete dei notevoli progressi; da giovedì dovrete fare i conti con il Sole in Ariete e con la Luna piena in Bilancia che potrebbero rendere tese le relazioni.

Campagna bipartisan Antonio “Carbonella” Ferreri e il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale Sebi Romeo si incontrano in quel di Canolo, dove il sidernese ha iniziato la propria campagna elettorale in vista della amministrative.

Africesi a confronti Antonietta Scriva, durante un workshop del Gruppo di Azione Locale svoltosi presso il Liceo Artistico di Siderno, ha incontrato un altro africese come lei: il professore Giuseppe Criaco. Chi è il fricazzano e chi il tignanisi dei due?

Toro La settimana non inizia nel migliore dei modi, con la Luna in Leone in quadratura al vostro segno e Marte in opposto a Venere: non cedete alla tentazione di litigare ma cercate la via del compromesso; le giornate centrali saranno ottime per il lavoro.

Nella foto da sinistra: Gianluca Tornese di uomini e donne, Marika Cecere cantante neo melodica, Bluette Cattaneo, Mariarosa Agostino organizzatrice dell’evento, Tamara Barbaro presentatrice, Tony Demana cantante. Foto di Samuele Corona

Sagittario Settimana nel complesso molto buona, grazie alla Luna in Leone e al Sole in Ariete che vi infonderanno energia positiva; giusto le giornate di mercoledì e giovedì potranno essere un po’ complicate, in particolare sul lavoro, a causa della Luna in Vergine. Capricorno Le giornate migliori saranno quelle centrali quando la Luna in Vergine vi aiuterà a concentrarvi al massimo; per il resto la settimana vi vedrà alle prese con l’opposizione del Sole alla Luna piena in Bilancia, i cui influssi porteranno tensioni.

Acquario Nelle prime giornate della settimana dovrete fare i conti con l’opposizione della Luna che, se non starete attenti, vi farà litigare un po’ con tutti; migliorerà la situazione nella seconda metà, quando la Luna piena in Bilancia vi renderà più concilianti. Pesci Il Sole giovedì terminerà il suo transito annuale nel vostro segno, lasciandovi con una nuova consapevolezza del vostro valore e una forte determinazione nel realizzare i vostri obiettivi; nel weekend la Luna in Scorpione porterà momenti very, very hot…


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