La Piazza di Rovigo - 2013gen n11

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Il Veneto in primo piano 25 11 Commercio in difficoltà

Occorre far ripartire i consumi aumentando il potere d’acquisto della gente InLa breve nuova legge regionale Il nuovo piano del commercio regionale varato a fine 2012 blocca di fatto la deregulation voluta dal governo Monti ma ora si attende il regolamento di Germana Urbani

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ono qualche migliaio le piccole e medie attività commerciali che entro il 2013 chiuderanno le serrande definitivamente. Un dato che viene messo in luciedalle principali associazioni di categoria in prima linea per salvaguardare i negozi di prossimità costretti ad un estenuante concorrenza con i grandi Centri commerciali che, con la nuova legge promossa da Monti, potrebbero tornare liberamente a nascere ovunque come funghi. Confesercenti e Ascom puntano fortemente il dito contro il decreto Salva Italia del Professore perchè la liberalizzazione spinta di orari di apertura che consente di non avere mai un giorno di chiusura, pesa enormemente sui negozi di prossimità che vedono aumentare le spese ma non gli introiti. Eppure sono costretti tante volte a tenere aperto perchè il grande Centro Commerciale che magari si trova a pochi chilometri – e può contare su risorse molto più ingenti – non abbassa mai le serrande. “Per ora in Veneto siamo riusciti a bloccare un altro aspetto di questa tremenda deregulation messa in campo dal governo dei tecnici - afferma Maurizio Francescon, direttore della Confesercenti di Padova -. Il Consiglio regionale ha varato il nuovo Piano del Commercio, l’ultimo risaliva a nove anni fa e prevedeva un numero preciso di superfici a disposizione della grande distribuzione e dal 2007 non era stato più possibile realizzare nuove aree commerciali. Questo nuovo Piano permette di arginare un rischio pesante dovuto, appunto, alla deregulation voluta dal governo Monti. La legge, infatti, lascerebbe mano libera ad ogni singolo sindaco di decidere su tutto, anche sulle superfici a disposizioni da destinare alla grande distribuzione”. Un bell’affare per i Comuni che, strozzati dal Patto di Stabilità, dando il via libera a nuovi centri commerciali incasserebbero milioni di euro attraverso gli oneri di urbanizzazione, Imu etc. Il rischio è che si assista ad un ulteriore consumo selvaggio di suolo e alla cannibalizzazione del piccolo commercio dei centri storici. Per non parlare del problema dei Comuni vicini che spesso vengono interessati dal traffico, dallo smog e dalla chiusura delle proprie attività commerciali senza averne in cambio nulla. Lo sa bene il comune di Padova che, avendo deciso di non autorizzare più centri per la grande distribuzione, ha rinunciato a entrate ingenti ma si è trovato comunque nel giro di pochi anni a gestire traffico, smog e concorrenza ai negozi del centro causati dalle Brentelle e dall’Ipercity,

C Sulla libera domenica Confesercenti ha presentato una proposta di legge popolare entrambi alle porte delle città ma in territorio di Rubano e Albignasego. “Perché queste situazione non possano più ripetersi – Continua Francescon - bisogna che la Regione nel regolamento che la Giunta è chiamata a redarre al più presto preveda una figura o un ente sovracomunale che controlli le autorizzazioni commerciali” “Il nuovo piano regionale – continua Fernando Zilio, presidente di Ascom Padova – ha affermato concetti importanti su cui noi associazioni ci battiamo da anni. E mi riferisco alla valorizzazione dei centri storici e al recupero delle aree dismesse ma questo non basta. Occorre quanto prima che siano messi dei paletti certi attraverso il regolamento che attendiamo a breve e che stabilisca come e chi decide rispetto al via libera per l’insediamento di nuove grandi aree commerciali”. Le associazioni hanno le idee chiare su questo: occorre ci sia un ente o una figura sovracomunale che tenga in considerazione il parere vincolante dei sindaci contermini all’area dove si intende autorizzare il nuovo centro commerciale. “Faremo una battaglia su questo – afferma Zilio – i sindaci dei comuni contermini devono avere voce in capitolo visto che anche i loro commercianti risentiranno inevi-

tabilmente della presenza pesante della grande distribuzione. E poi non pesiamo mai abbastanza le conseguenze del dilagare di queste strutture spesso legate finanziariamente a multinazionali che hanno tutto l’interesse a conquistare il monopolio commerciale su un territorio stabilendo modalità prezzi e prodotti. La libera concorrenza verrebbe certamente annullata. Come può una piccola o media impresa resistere a questo tipo di politiche?” Eppure quando queste grandi strutture vengono proposte in un Comune portano con sé la prospettiva di assunzione per molti giovani disoccupati e di questi tempi non è poco. “C’è questa finta credenza – spiega Zilio – che si assumi più personale per coprire tutto l’orario che interessa il centro commerciale. Ma andiamo a verificare con quali contratti queste persone vengono assunte. La grande distribuzione si avvale di contratti atipici che prevedono facilità di licenziamento. Quindi queste grandi strutture promettono lavoro e producono un triste precariato”. In attesa del regolamento che dovrà varare la giunta veneta restano le linee guida previste dal nuovo Piano del Commercio. Tra le novità va sottolineata la volontà di valorizzare i centri storici attraverso la semplificazione delle autorizzazioni per i negozi fino a 1.500 metri quadrati. L’obiettivo è favorire i negozi di prossimità affinché le città non si svuotino e le luci non si spengano. Mantenere vivi i centri storici significa garantire più sicurezza ai cittadini, perchè un negozio aperto è anche un presidio di zona e avere un “giardino” gradevole dove socializzare e passeggiare all’aria aperta.

on l’approvazione della legge regionale n. 50 del 28 dicembre 2012 il Veneto si è dotato di un nuovo Paino per il Commercio. Ora si attende il varo, entro 4 mesi, del Regolamento di attuazione della legge, che dovrà contenere i criteri per l’individuazione da parte degli strumenti urbanistici delle aree idonee all’insediamento delle medie strutture con superficie di vendita superiore ai 1.500 mq. e delle grandi strutture di vendita, le modalità per la valutazione integrata degli impatti e l’individuazione delle misure compensative e di mitigazione atte a rendere sostenibili gli insediamenti commerciali, la definizione degli ambiti territoriali destinati ad ospitare gli in-sediamenti commerciali di rilevanza regionale (le grandi strutture di vendita con oltre 15.000 mq.) e gli altri indirizzi per lo sviluppo del sistema commerciale veneto. Di grande interesse la norma contenuta nell’art. 19, comma 4, che dispone che all’interno dei centri storici l’autorizzazione commerciale per le grandi strutture di vendita è rilasciata non più tramite la Conferenza di servizi, ma direttamente dallo Sportello Unico per le Attivi-tà Produttive secondo le modalità previste per le medie strutture di vendita, che prevedono tra l’altro una regolamentazione da parte del Comune. In questo modo si intende favorire la realizzazione in centro città di grandi strutture di vendita specializzate. Altra norma di immediato interesse è quella contenuta nell’art. 28, comma 4. Si tratta di una norma transitoria che prevede che le grandi strutture di vendita ed i parchi commerciali già autorizzati alla data di entrata in vigore della legge possano essere ampliati in misura non superiore al 20% della superficie autorizzata (e comunque nel limite massimo di 2.500 mq di superficie di vendita), nel rispetto dello strumento urbanistico vigente e della normativa in materia ambientale, edilizia e viabilistica prevista dalla precedente legge regionale sul commercio. Tale facoltà va esercitata entro 60 giorni a partire dal 1° gennaio 2013, con l’impegno ad iniziare i lavori entro e non oltre 60 giorni dal rilascio dell’autorizzazione.


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