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(pg.4) • L’angolo della poesia di Caterina (pg • Scelti per voi ()
from Lanx Satura 2021 - seconda uscita
by Liceo Classico, Linguistico e Coreutico "R. Settimo" Caltanissetta
L’Angolo della Poesia di Caterina
Invettiva contro la depilazione Sei violenta e innaturale e inutile e non riesco a fare a meno di te ti odio perché mi piaccio come piaccio a questo secolo liscia Ma sappi puoi cambiare il mio corpo non me: ho un’anima villosa sempre ricrescerà Alessandra Racca (Da Bastarde senza gloria, Sartoria Utopia) Ritratto di donna
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Deve essere a scelta. Cambiare, purché niente cambi. È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena. Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi, neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime. Dorme con lui come la prima venuta, l'unica al mondo. Gli darà quattro figli, nessuno, uno. Ingenua, ma è un'ottima consigliera. Debole, ma sosterrà. Non ha la testa sulle spalle, però l'avrà. Legge Jaspers e le riviste femminili. Non sa a che serve questa vite, e costruirà un ponte. Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane. Tiene nelle mani un passero con l'ala spezzata, soldi suoi per un viaggio lungo e lontano, una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka. Dove è che corre, non sarà stanca? Ma no, solo un poco, molto, non importa. O lo ama, o si è intestardita. Nel bene, nel male, e per l'amor di Dio. Wisława Szymborska (traduzione di Pietro Marchesani)
Lʼaborto a 360°, facciamo chiarezza
LA TUTELA DELLE DONNE
Se gli uomini potessero restare incinti, l'aborto diventerebbe un sacramento
(Flo Kennedy) La condizione femminile si riferisce a un sistema di norme, costumi e visioni del mondo che riguardano il ruolo della donna all’interno della società. Molte culture e civiltà differenti hanno riconosciuto alla donna capacità e ruoli esclusivamente orientati alla procreazione e alla cura della prole e della famiglia, pertanto questa assumeva la nomea di “angelo del focolare”. Con “emancipazione femminile” si fa riferimento al processo mediante il quale alle donne non è più applicato il trattamento giuridico riservato ai soggetti incapaci. Il cammino delle donne per conseguire parità e diritti è stato molto lungo e tortuoso. Dopo tanti secoli di lotte in Italia, le donne hanno ottenuto il diritto di voto, l’accesso alle cariche politiche, giuridiche e alle Forze dell’Ordine, il divorzio e, con la legge 194 del 1978, è stata legalizzata l’interruzione volontaria di gravidanza. La tutela normativa della donna, in materia di aborto, le consente di rivolgersi a consultori o a strutture sociosanitarie che potranno aiutarla ad interrompere la gravidanza o a proseguirla, rimuovendo le cause che potrebbero impedirla. L’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) è consentita entro il limite temporale di 90 giorni; trascorso tale periodo di gestazione è possibile richiederla solo se sussistono gravi motivi fisici o psichici, accertati dal medico con l’eventuale consulenza di altri specialisti, ma anche se esistono ragioni economiche, sociali o familiari. Invece le donne minori di 18 anni, per poter abortire, devono avere l’autorizzazione di entrambi i genitori o del giudice tutelare. Alle donne è data la possibilità di scegliere tra due tecniche per eseguire l’IVG: il metodo farmacologico e quello chirurgico. Talvolta tale diritto ha trovato un enorme ostacolo nell’alto numero di medici obiettori di coscienza, soprattutto in alcune regioni italiane. “La rivoluzione più grande è, in un paese, quella che
cambia le donne e il loro sistema di vita. Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno
una forza cento volte più grande” “Essere donna è così affascinante. È
un'avventura che richiede un tale
coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da Anita Arena intraprendere se nascerai donna” Giulia Linares Sarah Tirendi (Oriana Fallaci) Myriam Mele Alice Stincone Giulia Calascibetta
COSA NE PENSA LA CHIESA DELL'ABORTO?
La Chiesa cattolica si è sempre schierata decisamente contro l’aborto, quindi l’interruzione di una gravidanza, ma come mai? In generale, sulla base dei riferimenti scritturali e apostolici, si considera la vita un dono di Dio, e dunque un bene troppo grande ed importante per essere ostacolato o interrotto in qualsiasi modo.Secondo la dottrina ne consegue che l'aborto, come scelta volontaria dell'uomo volta a impedire lo sviluppo della vita, equivale ad un omicidio ed è considerato peccato mortale. I feti, infatti, sono considerati non soltanto un ammasso di cellule, ma come delle vere e proprie vite umane da preservare ad ogni costo. Per questo motivo, quando una donna rimane incinta contro la sua volontà e decide di non tenere il bambino, la scelta migliore sarebbe l’adozione. Naturalmente la Chiesa non è contro gli aborti spontanei, ovvero quelli causati solitamente da traumi o malformazioni. Infatti quando una donna subisce un aborto spontaneo, non ne ha alcuna colpa o responsabilità. La Chiesa è invece contraria agli aborti terapeutici, ossia le interruzioni volontarie delle gravidanze. Per motivi simili, tutti i metodi di contraccezione non vengono appoggiati dalla Chiesa, che, anzi, non li ritiene necessari, poiché impediscono lo sviluppo di una nuova vita.

Fin dai tempi più antichi, si è avuta l’esigenza di ricorrere a pratiche contraccettive. L’uomo primordiale sembrava aver sviluppato una profonda conoscenza in merito alle particolari proprietà di diverse piante, che venivano prescritte in un contesto magico-religioso. Sebbene la moderna ricerca abbia confermato in parte la validità di alcune contraccezioni antiche, la loro efficacia era pur sempre empirica. Già dall’antichità si pensava che inserire qualcosa di piccolo, per esempio un sassolino nell’utero, fosse in grado di evitare le gravidanze, poteva rimanere in sede durante il rapporto che risultava però doloroso. Venivano utilizzate anche delle spugne imbevute di acqua o aceto con funzione spermicida. Si consigliava di mescolare gli escrementi di coccodrillo con il miele ed impregnare la vagina di questo composto, che doveva impedire al liquido seminale di penetrare nell’utero, bloccandolo. Nell’antica Grecia venivano usate numerose piante dalle proprietà contraccettive, come il Silfio, che dovevano assumere una volta al mese. Altre piante utilizzate erano la carota selvatica, il salice, la palma da dattero, il melograno, la menta puleggia, l’artemisia, la mirra e la ruta. Secondo Sorano, un ginecologo greco del II secolo d.C., le donne dovevano bere l’acqua che i fabbri utilizzavano per raffreddare i metalli come metodo di controllo delle nascite (è stato utilizzato anche durante la Prima Guerra Mondiale). Alcuni romani facevano ricorso a preservativi fatti con intestini essiccati di pecora. Il preservativo faceva parte della dotazione di base del soldato romano, che dopo l’uso lo lavava e poi lo riutilizzava. Le antiche romane, invece, indossavano sacchetti con testicoli di castoro sotto alcol oppure sterco di lepre, perché credevano tenessero lontane le gravidanze. Con l’avvento del cristianesimo, si assiste alla condanna ecclesiastica dei contraccettivi. Nel 1484 una bolla papale diede una prima regolamentazione ufficiale sulla contraccezione, condannando tutte quelle donne che con la loro stregoneria ed incantesimi portavano all’aborto. Nonostante ciò, vennero usati preservativi fatti con le interiora degli animali, con la pelle di pesci o con il lino; spesso si legavano testicoli di dondola imbevuti di alcol alla coscia della donna durante il rapporto, poiché si pensava avessero una funzione esorcizzante. Nel 1798 Maltus pubblicò un saggio sul principio della procreazione e disse che la popolazione sarebbe aumentata e non ci sarebbero stati più i beni primari necessari. Vi fu quindi una ricerca di contraccettivi sicuri e non dannosi per ovviare al problema. Nel ‘700 Casanova ideò il contraccettivo del mezzo limone svuotato dentro la vagina. In parte si fidava dell’acidità dell’agrume, in parte della protezione meccanica. Casanova faceva inserire alle donne che frequentava, prima dell’atto sessuale, una biglia d’oro in fondo alla vagina. Il costo di queste biglie era molto elevato, egli infatti ne possedette solo una per 15 anni, ma non si sa della salute delle amanti. Durante l’Ottocento e il Novecento le siringhe in peltro e gli irrigatori furono usati per le soluzioni acide, che oltre a bonificare l’ambiente uterino, erano dei contraccettivi (utilizzati solo dai ceti borghesi, mentre il popolo adoperava tipi di contraccezione a dir poco inutili). Si arrivò a usare per le irrigazioni vaginali di soluzione acide il sublimato di mercurio, che oltre ad uccidere gli spermatozoi, causava danni gravi alla salute. Il pessario di Clarck era una sorta di tappo uterino, attraverso i due fori nel disco veniva fatto passare un filo di seta, che rimaneva in vagina e che permetteva alla donna di estrarlo facilmente. Molti dei contraccettivi locali, come creme e gel, contenevano il boro che è un potente spermicida. Per insufflare le polveri nel posto giusto furono utilizzate delle pompette per soffiare la polvere nella vagina, il rapporto doveva avvenire nel giro di mezz’ora. Il primo preservativo in gomma fu prodotto nel 1855 e utilizzato su vasta scala dai soldati tedeschi nella Prima Guerra Mondiale. I primi in lattice risalgono invece al 1929. Si dice che la parola “condom” venga da un certo Dottor Condom (o Conton) che l’avrebbe inventato nel ‘600 per il re Carlo II di Inghilterra. Anche gli abitanti della città francese di Condom si attribuiscono la paternità del nome: le macellerie della città avrebbero fornito le budella di agnello necessarie per confezionare le versioni antiche del profilattico. Infine nel 1971 è stata ammessa in Italia (ma inizialmente con molte restrizioni) la pillola Pincus, negli altri paesi già in commercio dal 1960.
Ylenia Dibilio, Benedetta Riggi, Carola Scarantino Alessia Trupia
Secondo l’UNESCO l’eguaglianza di genere comporta l’idea che tutti gli esseri umani siano liberi di sviluppare le proprie capacità individuali e di fare scelte senza limitazioni imposte da stereotipi, pregiudizi e da ruoli rigidi; in ottemperanza a tale principio, si considera, inoltre, l’equità di genere- ovvero parità di trattamento in conformità con le rispettive necessità – il presupposto fondamentale per la cittadinanza democratica. L’assunzione di una prospettiva di genere implica sempre la considerazione di due generi in quanto strettamente correlati, erroneamente spesso si crede invece che la questione si configuri come una risultante delle rivendicazioni femministe. Tale fraintendimento deriva dal fatto che storicamente il concetto di genere nasce in ambito femminista e che sono state le donne a consolidarne lo statuto teorico. Tale nascita all’interno di un contesto femminile e femminista non è casuale in quanto la formulazione di una categoria concettuale che manifesta l’origine culturale e sociale dell’identità maschile e femminile deriva non tanto «dalla presa d’atto neutrale di una realtà sessuata, quanto dalla constatazione di uno squilibrio al suo interno» si riconosce cioè il genere come «fattore primario del manifestarsi dei rapporti di potere». Non è forse vero che l’idea di potere, potenza, possibilità già nell’etimo greco (si vedano δυναµις e δυναµαι) è intrinsecamente derivata, se non persino coincidente, al concetto stesso di “forza”?
E Possiamo dunque, fuor di alterazioni e storture varie, perlomeno prendere atto che sin dalla notte dei tempi siamo assoggettati all’arbitrio della forza? Inoltre, si capisce, quanto a grandi linee, sia difficile che l’essere umano per propria disposizione naturale eserciti il proprio potere, in senso assoluto, si intende, senza scadere nella sua diretta degenerazione e violenza. Possono tutte queste considerazioni non urtare profondamente le nostre umane sensibilità e coscienza? Perché allora celebrare la fantomatica “Giornata internazionale dei diritti della donna? Cosa le conferisce legittimità? Forse che “la sensata esperienza delle cose del mondo” non sia già sufficiente? L’articolo 3 della nostra Carta Costituzionale recita:”Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Secondo questo principio gli individui sono uguali per natura, non nel senso che sono identici come se fossero fotocopie o che debbano esserlo tendendo all’omologazione, ma nel senso che hanno gli stessi diritti. Risulta dunque come inderogabile la necessità del superamento di quella visione gerarchica che vede l’uomo assunto come “norma” e la donna come inferiore e come “altro”, come il “secondo sesso”. In conclusione, appare in tal senso, fondamentale evidenziare come effettivamente le conquiste teoriche e sostanziali delle studiose femministe hanno finito col converge con quelle del pensiero postmoderno in relazione all’identità umana: l’accettazione della complessità sociale, dell’esistenza di soggetti multipli, della pluralità dei valori, apportando dunque un contributo molto significativo alla costruzione di una coscienza libera e critica.


Maria Teresa Gueli
Spesso per motivi biologici e pregiudizi sul genere maschile, si è soliti collegare l’aborto alla sola figura della madre, tralasciando e dimenticando che il concepimento di un figlio è il frutto di un legame tra un uomo ed una donna e di conseguenza riguarda la madre ma anche il padre. I padri, sia sotto un profilo biologico che sotto quello affettivo hanno un ruolo determinante nel concepimento o meno di un bambino, in quanto è spesso la loro mancanza a causare le inquietudini che spingeranno la donna a ricorrere all’aborto e al contrario è spesso la loro presenza ed il loro conforto a convincere la donna a proseguire la gravidanza. Nonostante però il loro ruolo centrale, la legge affida le sorti del nascituro alla sola donna, escludendo formalmente il giudizio della figura paterna come se essa fosse da considerare meno partecipe o meno interessata (si parla in generale ovviamente). Nel libro Lui e l’aborto, Antonello Vanni indaga su quest’argomento così delicato e poco considerato, analizzando il ruolo dei padri quando si sceglie di interrompere una gravidanza, affermando che è vero che molti uomini hanno voltato le spalle alla donna ma altri, però, hanno sofferto in silenzio poiché messi a tacere dalla legge 194, che affida la responsabilità dell’aborto alla sola donna, rendendo l’uomo, il padre, incapace in qualunque modo di salvare la vita al bambino. La legge 194 è sicuramente il frutto di un pregiudizio legato alla figura maschile, spesso considerata priva di sentimenti rispetto alla donna, considerata meno carica di istinto materno (inteso come generale e naturale attaccamento al bambino) e meno provata da un evento così difficile, controverso e traumatico come l’aborto. Proprio di trauma parlano infatti diversi studi, riportando che nell’uomo esiste una reazione negativa all’aborto simile a quella riscontrata nella donna. Questa sofferenza è stata chiamata trauma postabortivo maschile (Male Postabortion Trauma): una reazione a catena che erode l’identità personale maschile, da un lato minandone l’autostima (‘Non valgo nulla perché non ho saputo impedirlo’), dall’altro soffocandola con il senso di colpa e il rimorso che ne deriva (‘È colpa mia, l’ho voluto io, sono un assassino e devo pagare’). Credo che sia giusto in primis a livello umano, riconsiderare la legge 194 ed apportare le necessarie modifiche allo scopo di salvaguardare il nascituro ed i suoi genitori, le cui vite insieme a quella del bambino potrebbero rimanere per sempre spezzate.
Il parto è doloroso. Fortunatamente, la donna tiene la mano dell’uomo. Così lui soffre meno.
(Pierre Destroges)









Al tema dell’interruzione volontaria di gravidanza segue -o meglio precede- la questione che pone il dubbio di ritenere l’embrione una vita o no, perciò se l’aborto è classificabile come un condannabile omicidio o una scelta legittima. È bene usare il verbo “ritenere”, perché rispetto a questo interrogativo, appaiono pareri discordanti che non possono essere disciplinati da un’unica certezza scientifica, poiché l’interpretazione ideologica dei fatti la supera. Chi ritiene che l’embrione non sia classificabile come una forma di vita ragiona sotto un profilo razionale e logico, per nulla sentimentale. È indubbio che l’aborto impedisce la possibilità al futuro individuo di nascere, tuttavia, ragionando, la situazione scientifica è più complessa. La vita biologica, infatti, preesiste alla formazione dell'embrione: esso è il risultato di processi biochimici fra organismi vivi. L’idea che il concepimento costituisca una qualche “discontinuità” che giustifichi l’assegnazione dello status di “persona” non trova riscontro in natura. L'embrione può essere considerato vita umana solo quando inizia a formarsi il sistema nervoso, che permette di provare anche il dolore. Ciò avviene intorno al terzo mese di gravidanza. La possibilità che in futuro un organismo acquisisca determinate caratteristiche che non possiede allo stato embrionale non obbliga a trattarlo come se le avesse già acquisite. Il concetto di potenzialità non è sufficiente a produrre vincoli morali e obblighi di tutela nei confronti dell’embrione. Estremizzando: se l'aborto è omicidio lo è anche la contraccezione. D’altra parte la tradizione della Chiesa ha sempre sostenuto che la vita umana debba essere protetta e favorita fin dal suo inizio più manifesto, cioè dal momento del concepimento. L'aborto rappresenta una grave offesa dei diritti primari dell'uomo e si oppone al comandamento del “non uccidere”. È uno sterminio degli esseri umani concepiti e non ancora nati, voluto e difeso dai politici (perché divenuto diritto con la legge 194), che dovrebbero portare al progresso civile della società. Si crea in questo modo un disequilibrio naturale: provoca danni irreparabili allo sviluppo, alla pace e all'ambiente. Le scienze biologiche non hanno alcun diritto di dare un giudizio decisivo su questioni propriamente filosofiche e morali, come quella del momento in cui si costituisce la persona umana e quella della legittimità dell’aborto. Dal punto di vista morale, anche se ci fosse un dubbio concernente il fatto che il frutto del concepimento sia già una persona umana, sarebbe comunque un grave peccato osare di assumere il rischio di un omicidio. Questa posizione non è sostenuta solo dalla Chiesa, ma anche da attivisti pro-life atei. Una tra loro è Anna Bonetti, che intreccia il rifiuto all’aborto in ogni caso, con l’opposizione all’aborto conseguente alla diagnosi prenatale; che evidenzia malformazioni e disabilità, come la sordità, di cui Anna Bonetti è affetta. L’attivista sostiene che l’aborto è il fallimento della società, i suoi sostenitori sono il fallimento dell’umanità, per lei essere pro-life è naturale. Difende la sua tesi, anche sostenendo la sensibilizzazione pro-life di Rebecca, donna americana concepita da uno stupro e “sopravvissuta grazie alla fortuna di essere nata in un luogo e in un tempo in cui questo omicidio non era stato ancora legalizzato.” Insomma stabilire quando la soppressione di un gruppo di cellule sia un omicidio e quando invece non lo sia una pura convenzione: in questo senso si giudicherebbe la questione secondo la propria misura delle cose, annullando la verità. È però certo che il vantaggio dell’interruzione di gravidanza sia un diritto che concede l’opportunità di scegliere, perché come tutti i diritti è proposto ed è usufruibile con la massima libertà. La libertà di scelta non è affatto stata intesa da alcuni studenti di un istituto superiore di Piacenza, che hanno dato il bentornato ad una loro compagna diciottenne, reduce da un aborto, con cartelli accusatori. “Ho bisogno di afFETto”, “questo eri tu”, “io feto tu aborto” : sono alcune delle scritte irrispettose sui cartelli. La denuncia è partita online da un’amica della studentessa, l’accusata ha sensibilizzato le classi, la preside ha garantito che verrà fatta giustizia, un’avvocata attivista ha chiesto che vengano accertati eventuali reati, un gruppo di femministe della città ha espresso solidarietà alla studentessa. È arrivata infine una lettera di scuse anonima. È giusto che ci siano delle sanzioni per coloro che hanno usato parole di odio nei confronti della ragazza, è giusto che ci sia il rispetto del codice della scuola, delle norme e dei diritti delle persone; perché quelle pronunciate dai ragazzi non sono opinioni, bensì offese e violenze. È però ancor più giusto ed efficace che la scuola si apra profondamente rispetto a queste questioni, che ci sia dialogo. Di certo i colpevoli non sono propriamente cattivi, piuttosto maleducati e aggressivi. È necessario che a scuola si affrontino delle sfide educative, come le tematiche dei diritti e della democrazia; la cui carenza ha evidentemente alimentato questa vicenda.

Nell’ordinamento giuridico italiano l'IVG è regolato dalla Legge 194/78. Secondo le disposizioni date della legge sopracitata ed esplicitate in particolare nell’articolo 12 della stessa, quando la donna è minorenne per procedere all’interruzione di gravidanza sempre nei limiti dei 90 giorni, è necessario il consenso di entrambi i genitori o di chi ne esercita la tutela. Tuttavia in caso di particolari necessità personali, la minore dispone della possibilità di richiesta attraverso un giudice tutelare, che può dare il consenso all'interruzione della gravidanza dopo una valutazione del singolo caso. È necessario rivolgersi al Consultorio Familiare dove un'ostetrica, una ginecologa ed una psicologa realizzeranno una serie di opportuni accertamenti medici e valuteranno insieme alla ragazza le circostanze che hanno portato alla decisione di interrompere la gravidanza, consigliandola sulle possibili alternative, sui suoi diritti e sulle strutture di sostegno sociali e sanitarie a cui può fare ricorso, sia durante la gravidanza sia dopo il parto. In seguito, il Consultorio Familiare è tenuto ad emettere, entro sette giorni dalla data della richiesta, una relazione corredata del proprio parere al giudice tutelare. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, sentita la ragazza e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzarla, con atto non soggetto a reclamo, a decidere l'interruzione della gravidanza. Dei 6,7 milioni di casi di aborto l’anno, un’alta percentuale è effettuato da ragazze sotto i 19 anni. In Canada, ad esempio, il tasso di gravidanza adolescenziale è di 28 su 1000, di queste più della metà confluisce in aborto. I ragazzi durante l'adolescenza hanno un’identità fragile, perché è ancora in costruzione. Da un’analisi di 22 studi, 15 negli Stati Uniti e 7 in altri paesi, fatta da Priscilla Coleman, una professoressa di Scienze dello sviluppo umano è emerso che l’81% di ragazze che hanno fatto ricorso all’aborto in età adolescenziale, sviluppa problemi di salute mentale, a causa di questa fragilità. Diversi studi infatti hanno dimostrato che le conseguenze dell'aborto soprattutto sulle più giovani sono molto gravi, le ragazze sono esposte a un rischio molto elevato, infatti c’è la possibilità che manifestino problemi del sonno, uso di droghe, abuso di alcol, tentativi di suicidio. Secondo delle analisi fornite dal Ministero della Salute sulle interruzioni delle gravidanze volontarie, sono circa 4000 all’anno le ragazze sotto i 15 anni che hanno fatto ricorso all’aborto, a questo numero si devono aggiungere anche gli aborti clandestini. Secondo i dati fornitici dal ministero della salute in Italia nel 2015 circa il 7,5% di ragazze comprese tra i 15 e i 19 anni ha fatto ricorso all’aborto volontario.


Roberta Miraglia Liana Petrantoni


LEGGE N.194 DEL 22 MAGGIO DEL 1978
Cosa significa legiferare intorno a qualcosa? Ed ancora, cosa rende necessaria la formulazione di una data legge? Il giurista Cesare Vivante asserisce che “il Diritto-talora a dispetto delle apparenze, diremmo noi-vien su dalle cose: esso guarda alla realtà e la ordina”. Tale affermazione, avvalorata come vera, appare essere illuminante al fine di appurare, tanto per inferenza logica quanto per verifica empirica, quanto siano rigorosi i margini entro i quali il raggio d’azione e di risonanza di una legge viene nel contempo definito e circoscritto. Alla luce di tali premesse di fondo, pare più che lecito, quasi necessario, porre l’attenzione su due emblematici interrogativi: in relazione all’aborto, di cosa si parla prima della fantomatica legge n.194 del 22 Maggio del 1978? E’ davvero possibile pretendere di disaminare la legge senza considerare il contesto socio-culturale in cui questa ha avuto origine? Ebbene, ai sensi degli art. 545-551(abrogati, come si è detto, nel 1978) del X titolo del II libro del corrente Codice di procedura penale italiano, altresì noto come codice Rocco ed in vigore dal 1930, l’aborto, in ogni sua forma, viene indicato a tutti gli effetti come un reato e dunque perseguito con la reclusione. In ottemperanza al suddetto codice Rocco, qualsivoglia interruzione di gravidanza viene peraltro indiscriminatamente annoverata fra i “delitti contro la integrità e la sanità della stirpe” (già la terminologia stessa risulta urtante alla sensibilità moderna). Fulmen in clausola una raccapricciante postilla rappresentata dall’ art. 551-Causa di onore- “Se alcuno dei fatti preveduti dagli articoli 545, 546, 547, 548, 549 e 550 (in cui come si è detto si affronta in termini giuridici e detentivi la materia dell’aborto)è commesso per salvare l'onore proprio o quello di un prossimo congiunto, le pene ivi stabilite sono diminuite dalla metà ai due terzi”. Orbene ecco, che la Legge 194 del 22/5/1978 realizza una posizione di equilibrio fra le inarrestabili istanze riformiste, suffragate in primis dalla realtà dei fatti, la quale,in barba alla legge, vedeva la persistente proliferazione di pratiche abortive clandestine (e dal momento che moltissime donne in tali circostanze rischiassero la vita, vale perlomeno la pena domandarsi il perché ciò accadesse) e la salvaguardia del principio ordinatore e tutelare idealmente insito nella deontologia di ogni legge.”Nomina si nescis, perit cognitio rerum”cioè “Se non conosci il nome muore pure la consapevolezza delle cose” chiosa il botanico Carlo Linneo sugellando con straordinaria lungimiranza la strettissima relazione che intercorre fra realtà e linguaggio. Alla luce di tale asserzione, la legge che ha effettivamente sancito la legittimazione dell’aborto in Italia trova la propria ragion d’essere nella sua precisa ed estesa denominazione di “Norma per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione di gravidanza” non a caso l’ordine significa. Difatti, è bene rammentare, come al tempo della sua promulgazione, l’anzidetta legge, il senso dei 22 suoi articoli e gli intenti dei suoi promotori individuavano nell’intervento abortivo l’extrema ratio: si sarebbe proceduto a esso solo se la fase della prevenzione/dissuasione non fosse riuscita a far recedere la gestante dall’interruzione volontaria della gravidanza (ivg) grazie alla prospettazione da parte del medico o del consultorio di “concrete alternative all’aborto”. Se, come si è detto in precedenza, la legge 194 del 1978 sia una legge pragmatica, orientata alla riduzione del danno, i suoi due principali obiettivi erano e sono diminuire gli aborti, creando le condizioni affinché le donne e le coppie fossero accompagnate e sostenute in caso di prosecuzione della gravidanza, e azzerare i rischi per la salute della donna connessi all’aborto clandestino. Dopo poco più di quarant’anni, tali obiettivi sono stati raggiunti o perlomeno avvicinati? Gli aborti legali in Italia sono fortemente diminuiti: erano 18 su mille donne in età fertile nel 1983, 10 su mille nel 2000 e 6 su mille nel 2016 (85 mila). Oggi l’abortività volontaria in Italia è fra le più basse nei paesi occidentali, anche se per alcune categorie di donne – in particolare le straniere e le madri con più figli- la situazione non è mutata. Nel 2016, nei 1.600 consultori pubblici, su 58 mila colloqui pre-IVG, i certificati effettivamente rilasciati sono stati 38 mila: parte di questa differenza è probabilmente dovuta ad azioni per aiutare la donna “a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza”, come recita la legge 194. Altre 20 mila donne sono poi ritornate al consultorio dopo l’aborto, e anche questa può essere l’occasione per una consulenza contraccettiva, contribuendo ad abbassare le recidive. In conclusione, sebbene l’aborto possa dirsi comunque un dramma, ciò non toglie che si possa e si debba riflettere sulle situazioni molto complesse e diversificate che possono verificarsi, e ragionare cercando in ogni cosa ciò che meglio e più concretamente serve a proteggere e promuovere la vita umana. In definitiva, è importante riconoscere che la prosecuzione della vita umana fisica non è di per sé il principio primo e assoluto: sopra di esso sta quello della dignità
SCELTI PER VOI
MUSICA
Nell’ultimo periodo (“PostSanremo 2021”), il panorama Italiano è fecondo di uscite musicali. Questa settantunesima edizione del Festival della canzone Italiana ha riverberato i nomi, da un po’ assopiti, di alcuni artisti, o band, come: I Måneskin (con il loro secondo album Teatro d’ira - Vol. I pubblicato il 19/03/2021), Madame (con il suo brano Voce, contenuto nell’omonimo album Madame uscito nel medesimo giorno di quello dei Måneskin), Fulminacci, Lo Stato Sociale, Ghemon, Malika Ayane e molti altri. Le nuove proposte musicali non sono circoscritte soltanto allo Stivale, infatti, in questo mese, hanno fatto la loro comparsa anche grandissime voci, con i propri natali in paesi stranieri. Nomi come Sting, Lana Del Rey, Evanescence, Oscar Anton, NAVA, Matt Simons, sono la conferma che la musica deve essere scoperta, e che ce n’è di tutti i gusti! Noi della redazione del giornalino abbiamo pensato ad una serie di brani da consigliarvi, nell’audace tentativo di sentirci tutti più vicini: Madame, BLANCO – Tutti muoiono Måneskin – La paura del buio Michele Bravi – Quando un desiderio cade Antonello Venditti – Sotto il segno dei pesci David Bowie – Space Oddity Francesco Guccini – Canzone Di Notte N.2
Matt Simons – Say Goodbye SCELTI PER VOI
FILM
Il processo ai Chicago 7: Se vi piacciono i film drammatici, apprezzerete sicuramente Il processo ai Chicago 7. La pellicola narra di otto uomini che, a causa di una protesta, vengono arrestati. A tratti sembra quasi una commedia, pur essendo tutt’altro. Questo film tratta tematiche importanti, come il pregiudizio e i processi. Nel cast figurano Sacha Baron Cohen ed Eddie Redmayne come protagonisti. Inoltre il lungometraggio è stato candidato all’Oscar per ben 6 categorie differenti, tra cui quella di miglior film. Emma: Tratto dal romanzo di Jane Austen, questa è la storia di Emma, orfana di madre e figlia dell’apprensivo Mr. Woodhouse, la bella giovane vive una condizione agiata e iper protetta, fra picnic, passeggiate e pomeriggi a prendere il tè ed ha un hobby piuttosto bizzarro: si occupa di combinare matrimoni. Nei panni della protagonista abbiamo Anya Taylor-Joy, affiancata da Bill Nighy nel ruolo di suo padre. Film romantico/drammatico davvero bello, contestualizzato nell'Inghilterra dell'epoca georgiana, con costumi, musiche ed ambientazioni meravigliose ed ipnotiche; un ottimo metodo per passare due ore del vostro tempo senza annoiarvi e catapultandovi in quell’epoca tanto basata sulle apparenze quanto magica.



SCELTI PER VOI


CANALI YOUTUBE
Vi consigliamo un canale youtube, a parer nostro molto illuminante: Canale di Venti. È curato da ragazzi di circa vent’anni (ma l’idea dei vent’anni è orientativa e concettuale) che trattano di argomenti di ogni tipo, tentando di rispondere alla domanda legittima “Come si fa ad avere vent'anni?” Le rubriche proposte sono Venti (riflessioni fresche e aperte ad un tempo profonde), Quarta di copertina (tratta di scrittori emergenti e le loro nuove proposte), Parlarne tra amici (è un dialogo tra due persone o più riguardo una tematica precisa) , Chiari20 (un elenco di consigli forniti da una psicologa), Approfondi20 (interviste con degli esperti della materia trattata), Oracolo e Sopra le righe (interviste ad artisti favolosi). Correlate al canale, ci sono anche il profilo instagram profilodiventi e la newsletter schiscia.

Redazione Irene Amico Vittoria Gueli Benedetta Riggi Anita Arena Giulia Linares Diego Ronco Giulia Calascibetta Serena Mazzarisi Carola Scarantino Caterina Cammarata Myriam Mele Alice Stincone Ylenia Dibilio Roberta Miraglia Sarah Tirendi Maria Teresa Gueli Liana Petrantoni Alessia Maria Trupia
