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n. 2

novembre 2015

anno 29

L AN X

Ephemeris discipulorum licei gymnasiique M. Foscarini


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OPINIONI

con il cuore a Parigi I fatti ben noti avvenuti a Parigi nella serata del 13 novembre da giorni assediano le nostre menti chiedendo risposte e domandando a gran voce il perché di tanta violenza e di tanto odio; trovare una risposta però non è semplice nè immediato. Lo svolgersi degli eventi è noto: si è trattato dell’azione congiunta di ben sei gruppi che hanno colpito contemporaneamente diverse zone della città, animata dal consueto viavai del venerdì sera. Si sono verificate delle esplosioni anche nei pressi dello Stade de France, dove era in corso un importante incontro calcistico. Il bilancio delle vittime si è chiuso con cifre elevatissime; si parla di circa 130 persone rimaste uccise ne corso degli attacchi. Di fronte a una simile barbarie è quasi impossibile mantenere la mente lucida ed esprimere un’analisi che non si lasci influenzare dalla rabbia e dallo sconforto; ma è di primaria importanza non cedere a questi sentimenti ed osservare con criticità lo scenario che ci si apre davanti. Non possiamo più permetterci di dare ascolto a chi osanna una crociata contro “l’islam barbaro”, nè di seguire populismi e demagogia che alimentano razzismo e xenofobia; come ci ricordano eminenti figure pubbliche, è la stessa religione islamica la prima ad essere vittima del fanatismo che venerdì ha inflitto un durissimo colpo alla nostra “fortezza Europa”. La vera sfida del mondo di oggi è invece resistere con la solidarietà e l’inclusione sociale, condannando la violenza e ponendo una volta per tutte fine a quella che, con il nostro tacito consenso, stanno provocando le missioni di pace nella “polveriera mediorientale”, fomentando un malessere capillare dai risvolti tragici come lo sviluppo di tendenze estremiste come quelle che hanno animato i terroristi di Parigi. Appena pochi mesi fa siamo stati “tutti Charlie”, ora “tutti Parigi”; da oggi in poi portiamo avanti questi propositi restando sempre, tutti, umani.

Francesca Ballin

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L’arte in vendita

etto all’asta un Klimt e uno Chagall per salvare Venezia”: sono queste le parole del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che hanno lasciato non poco perplessi i veneziani. Infatti, il dieci ottobre scorso Brugnaro ha proposto di vendere la “Judith 2 Salomè”, opera di Klimt attualmente esposta a Ca’ Pesaro, ed il “Rabbino di Vitebsk” di Chagall per la modica cifra di 400 milioni come base d’ asta. “Queste opere non hanno nulla a che fare con la storia e la cultura di Venezia”, prosegue il primo cittadino, “ il debito pubblico è diventato ingestibile ed occorre risanarlo,in un periodo di crisi come questo preferisco salvare Venezia”. Evidentemente, non c’era da stupirsi, chi governa questo paese ritiene più importante il denaro della cultura. Questa notizia ha fatto non solo il giro di tutt’Italia, ma anche del mondo, meritandosi brevi articoli perfino nel “artnetnews” e nel “Jornal de Brasilia”. Brugnaro sostiene di comportarsi come farebbe un padre di famiglia che sa riconoscere le priorità dei figli. A questo punto una domanda mi sorge spontanea: è davvero questo quello che farebbe un padre di famiglia? Metterebbe all’asta i beni dei propri figli? Non credo. Un padre che ama i propri figli per salvare la famiglia lavorerebbe di più o metterebbe all’asta i propri, di beni. Ma ognuno ha il suo ideale di padre… C’è chi si schiera a favore del sindaco, come il critico d’arte Vittorio Sgarbi, e chi al contrario rimane atterrito. Chiediamoci piuttosto quale sia il perché di un debito pubblico così alto in una città come Venezia: un’ amministrazione comunale mafiosa che ha permesso ai politici di rubare somme di denaro elevatissime, mentre ai cittadini erano richieste tasse sempre più alte. Chi guadagnerebbe realmente con la vendita di questi quadri? È davvero necessario vendere opere d’arte di tale valore per salvare la nostra bellissima città? Non sarebbe più opportuno cercare delle soluzioni che coinvolgano direttamente i cittadini senza danneggiarli?


X OPINIONI

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Privare una città di un’opera d’arte, da qualsiasi parte del mondo essa provenga, è un impoverimento, un impoverimento culturale dei cittadini. E chi promette che il ricavato verrà utilizzato per i cittadini e non verrà invece trattenuto dai nostri amati politici? Anche se molto spesso i signori della politica se lo dimenticano, il bene dei cittadini è più importante del proprio e di quello dei turisti, altro grave problema di Venezia: gli stessi turisti che, anche se fanno girare l'economia, con i loro comportamenti incivili stano rovinando una città meravigliosa e senza eguali. I politici nel frattempo ci stanno togliendo l’arte e la storia, perché solo un pensiero riecheggia nelle loro menti: “denaro”. Non pensano invece che senza arte non c’è storia e senza storia non c’è un popolo: questi quadri fanno parte del patrimonio culturale veneziano e NESSUNO può permettersi di venderli. Il sindaco, criticato, ha risposto quasi offeso e scocciato: “preferisco vendere un quadro che morire guardando un quadro”. Dalle sue risposte si capisce molto del nostro primo cittadino, che, invece di rispondere moderatamente, la prende sul personale. Ad oggi, non si sa cosa succederà e se i quadri saranno venduti; non è escluso che tra qualche mese si ritornerebbe al punto di partenza, e in poco tempo verrebbero messe all’ asta altre opere. Il sindaco dovrebbe essere un modello per i cittadini e dovrebbe (almeno) riconoscere i valori dell'arte ,della cultura e della storia; concludo quindi dicendo che la storia non ha prezzo e ricordando che una volta distrutta non potrà essere più ricostruita.

Elisa Caretto Palestina-Israele una soluzione ancora lontana "Fu il gran muftì di Gerusalemme a ispirare l'olocausto" così ha detto il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, il 22 ottobre. Quindi la Germania non ha responsabilità sul genocidio degli ebrei? Sono stati invece gli arabi a ispirarlo perché odiano da sempre il popolo eletto? Per fortuna (e ci mancherebbe altro) la verità storica è ben altra, come si sa. Questo però non spiega il perché delle parole di Netanyahu. È evidente che il premier israeliano vuole incolpare gli arabi, abitanti della regione palestinese fin dalla dominazione ottomana, di essere la fonte del male per gli ebrei. Il gran muftì è stato certamente un personaggio da condannare per le proprie convinzioni filo-naziste, tuttavia è appurato che la cosiddetta “soluzione finale” al "problema ebraico" fu una decisione totalmente tedesca. Con le dichiarazioni di Netanyahu, il governo israeliano ha mostrato ancora una volta il suo volto autoritario e razzista. La storia viene riscritta in modo da alimentare l’odio che purtroppo divide i due popoli della Palestina. La priorità ora sarebbe invece quella di ristabilire la fiducia tra le religioni e le culture diverse dell'area. Ma prima di qualsiasi considerazione, è bene ripassare un po’ di storia: nel 1967 finiva la breve guerra dei sei giorni, il conflitto tra Israele (alleato americano), Egitto e Siria (alleati sovietici) con la pesante sconfitta di questi ultimi. Da questa guerra è nato il moderno Israele, confinante con lo stato di Palestina che ancora oggi si rifiuta di riconoscere. Perciò gli scontri di questi giorni sono il sintomo di una società, quella che abita i territori di Palestina e Israele, profondamente polarizzata e segnata profondamente da un conflitto lungo ormai quasi mezzo secolo, una società in cui vigono due regimi: da un lato, semi-democrazia per gli ebrei, che soffrono il dominio di un unico un partito autoritario, e dall’altro quasi un apartheid per i palestinesi. Spesso si dice che gli arabi vogliano cancellare gli ebrei dalla faccia della terra: a seguire l'attualità, sembrerebbe il contrario. E se anche fosse come i fedeli di Netanyahu dicono, come farebbero i palestinesi a minacciarli, con una tale disparità di mezzi tra gli esplosivi artigianali che le frange violente utilizzano contro i carri armati dell'esercito di Israele? Uno stato unitario in cui tutti abbiano uguali diritti e opportunità è però ancora possibile, se il razzismo e l'estremismo da entrambe le parti verranno meno

Stefano Pravato


X RECENSIONI

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Shining Wendy, tesoro, sono a casa!

Chi ha mai letto un libro di Stephen King? Probabilmente una buona parte di voi. E chi ha mai visto un film tratto dai suoi romanzi? Credo una percentuale ancora più alta. E tra di voi vi sarà quella piccola parte composta da quindicenni nerd il cui unico scopo nella vita è quello di discutere, sospirare, piangere e soprattutto fangirlare su uno dei romanzi più famosi di King: Shining, scritto nel 1977 in un momento di dipendenza dall'alcol dell'autore. La trama, come del resto ogni opera del sadico Stephen, è alquanto sinistra: un uomo si fa assumere come custode di un hotel tra le montagne del Colorado e si porta dietro la moglie e il figlioletto con lo scopo di passarvi l'inverno. Il totale isolamento e le presenze maligne dell'infausto albergo turbano Jack, il padre, a tal punto che l'uomo comincia a dare segni di squilibrio e di grande aggressività e il bambino, Danny, dotato di un potere paranormale chiamato “Luccicanza” (lo Shining, appunto) dovrà fare i conti con gli spettri e i demoni dell'edificio che condurranno lui e i suoi genitori in un vortice di orrore e follia... basta spoiler. Dal romanzo è stato tratto l'omonimo film del dio tra gli dèi Stanley Kubrick che personalmente preferisco, poiché ancora più inquietante: la famiglia protagonista, a differenza del libro, è molto più “conformista”, e ciò rende l'opera decisamente più terrificante; questo fa pensare allo spettatore che l'orribile esperienza della famiglia Torrance possa capitare tranquillamente anche a lui e ai suoi cari e crea paura e ansia. La pellicola, pur essendo più sanguinolenta del libro, è quasi più thriller che horror poiché possiede una suspence (presente soprattutto nelle scene del piccolo Danny che esplora i corridoi dell'hotel col suo triciclo) e una tensione così raffinate da essere quasi paragonabili ai capolavori di Hitchcock che la versione cartacea non ha: in effetti il romanzo a mio parere è da considerarsi più grezzo se lo mettiamo a confronto con la versione di Kubrick. Inoltre il manoscritto non ha quel genio di Nicholson, che interpreta il folle Jack (se non credete sia bravo, andatevi a vedere la scena in cui, completamente pazzo, con un'ascia cerca di abbattere la porta del bagno dove è nascosta la moglie Wendy, interpretata da Shelley Duvall). Per cui, se non siete persone facilmente impressionabili o deboli di cuore, vi consiglio caldamente di leggere il libro o di guardare il film e poi di dirmi cosa ne pensate!

Pietro Guolo

La mafia uccide solo d’estate Palermo, 10 dicembre 1969. Un gruppo di uomini reclutati da varie famiglie mafiose irrompe con uniformi di polizia negli uffici di Michele Cavataio per un regolamento di conti. È con la strage di viale Lazio che inizia il film “La mafia uccide solo d’estate” (2013) opera prima di Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif) che racconta Cosa nostra vista dagli occhi di una bambino palermitano. Il piccolo Arturo (Alex Bisconti poi da grande il regista stesso), è innamorato fin dai tempi della scuola elementare della sua compagna di classe Flora (Ginevra Antona; da grande, Cristiana Capotondi). Questa tenera storia d’amore ha come sfondo il capoluogo siciliano tra gli anni ’70 e ’90 segnato da numerosi omicidi e attentati da parte dell’organizzazione mafiosa –terroristica siciliana Cosa Nostra. Dal capo della squadra mobile Boris Giuliano e il giornalista Mario Francese nel 1979 al magistrato Giovanni Falcone nel maggio '92, passando per i parlamentari Pio La torre e Salvo Lima, il prefetto di Palermo, il generale Carlo Alberto Dalla chiesa nel 1982 e il magistrato Rocco Chinnici, ucciso nel 1983 quest’ultimo l'uomo che istituì il primo pool antimafia. Con un tono ironico e a tratti quasi disincantato viene raccontato come la radicata realtà malavitosa siciliana influisca nel quotidiano sulla vita dei comuni cittadini. Il film si conclude con l’attentato al magistrato Paolo Borsellino il 19 luglio 1992. Un momento storico che segna la crescita del piccolo germoglio della ribellione del popolo contro la tirannia della mafia.

Manola Bonsignore


ATTUALITA’

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Riflessioni sui rifugiati L'argomento di quasi ogni chiacchierata in questi ultimi tempi è senza dubbio la questione dei rifugiati, che arrivano sulle nostre coste continuamente. Ma la verità riguardo a questa situazione (che non interessa solo l'Italia, ma tutto il mondo) é spesso difficile da comprendere. Siete sicuri di sapere esattamente il motivo per cui vengono in Europa? Ne siete assolutamente certi? ...Preparatevi ad essere smentiti. Penso che sarebbe saggio iniziare questo articolo ricostruendo quello che è successo durante l'estate del 2015. In quel periodo, l'Europa ha sperimentato il più grande afflusso di rifugiati del ventunesimo secolo. La domanda più frequente e spontanea è: perché? La Siria, come la maggior parte di noi sa, è lentamente diventata la principale fonte di rifugiati. Si tratta di una regione mediorientale che ha come capitale la celebre città di Damasco e che confina con la Turchia, l'Iraq, la Giordania ed il Libano. Dal 1960 ad oggi è rimasta sotto la guida della famiglia Assad: prima Hafiz Al-Assad (1971-2000) e poi Bashar Al-Assad (2000-oggi) hanno governato il paese come dittatori fino alla Primavera Araba del 2011, che ha rovesciato molti regimi autoritari. Ma gli Assad hanno rifiutato di dimettersi; questo ha dato iniziato ad una sanguinosa guerra civile. Diverse etnie e gruppi religiosi si sono scontrati, formando mutevoli coalizioni. L' Isis (un gruppo militarista jihadista) ha approfittato del caos e si è introdotto in Siria con l'obiettivo di creare un califfato islamico totalitario; subito si è rivelato uno gruppo violento commettendo orribili crimini di guerra (esecuzioni, torture, utilizzo di armi chimiche e ripetuti attacchi contro i civili), ma nonostante ciò ha attratto molti seguaci. Di conseguenza, la Siria si è trovata messa in gabbia da regimi, estremisti religiosi e gruppi di ribelli. Un terzo della popolazione è sfollato nelle zone interne del paese, mentre più di quattro milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case. La maggior parte di questi ultimi risiede ora nei paesi vicini come la Turchia, l'Iraq, la Giordania, il Libano e l'Egitto, mentre gli stati del Golfo Persico non hanno accettato nessun rifugiato.. Le Nazioni Unite e la Programma Alimentare Mondiale erano pronti per una crisi di profughi di questa portata. Di conseguenza, molti dei campi di accoglienza sono affollati e non hanno sufficienti dotazioni. Molti dei siriani hanno quindi perso la speranza di tornare alle loro case e cercarono asilo in Europa. Tra il 2007 e il 2014, l' Unione Europea ha investito circa due miliardi di euro per costruire recinzioni, sviluppare sistemi di sicurezza ad alta tecnologia ed istituire rigorosi pattugliamenti dei confini, ma quasi nessuna moneta per aiutare davvero i rifugiati. La Grecia, soffocata da una immensa crisi economica, non è stata in grado di prendersi cura di tante persone arrivate sulle sue coste in pochissimo tempo, e così molti rifugiati sono ora ospitati in piccole isole di solito riservate ai turisti. I paesi europei avrebbero avuto bisogno di riunirsi e di agire insieme, ma invece si sono divisi più che mai. Molti paesi hanno addirittura rifiutato di accogliere neanche un solo rifugiato, lasciando soli in questa impresa i paesi più vicini alle zone da cui i rifugiati scappano.Nel 2014, la missione militare italiana chiamata "Mare Nostrum" (che è stata creata con l'obiettivo di salvare i profughi in mare dall'annegare nel Mediterraneo) é stata sostituita dalla missione "Frontex" promossa e voluta dal Regno Unito, che ha però voluto impiegare le marine militari di altri paesi europei. Ma sembra che il mondo intero abbia iniziato a prendere coscienza della reale portata della crisi umanitaria che si sta verificando in Europa solo quando la foto di un bambino siriano morto annegato su una spiaggia turca si é diffusa ovunque tramite internet; da quel momento anche la Germania ha annunciato che avrebbe accolto 800.000 rifugiati nel 2015 (più di quanto tutta l'UE aveva accolto nel 2014). Il maggiore sostegno è venuto da parte dei cittadini e non dai politici, ma spesso anch'essi sono stati bloccati dai timori nel mondo occidentale: la paura dell'Islam, la questione dei rialzo dei tassi di natalità, la convinzione dell'aumento dei crimini e l'ipotesi di un crollo dei sistemi sociali.


Ma guardiamo i fatti: anche se l'Unione europea dovesse accettare tutti i 4 milioni di rifugiati che chiedono asilo, la risultante percentuale di musulmani sarebbe solo il 4% -5%. Questo non è un cambiamento drastico e non la trasformerebbe in un continente musulmano; non è qualcosa di cui aver paura. Inoltre, i tassi di natalità in Occidente sono piuttosto bassi, per cui alcune persone temono che i rifugiati possano superare la popolazione “autoctona”. Tuttavia, le curve demografiche dimostrano che la popolazione siriana si stava già riducendo prima della guerra civile; non ci si dovrebbe nemmeno preoccupare dell'istruzione, di cui la maggior parte dei rifugiati ha già fruito. Essi potrebbero anche essere, quindi, potenziali lavoratori professionisti, disperatamente necessari per sostenere l'economia europea. È stato detto che i rifugiati “non hanno bisogno di aiuto” perché viaggiano con gli smartphone. Questa è un'idea che non ha fondamento: i social media sono diventati una parte vitale per i profughi, perché, per esempio, GPS è utilizzato per orientarsi durante il loro lungo viaggio. Questo dimostra solo che queste persone sono come noi: se dovessimo affrontare un viaggio pericoloso, lasceremmo forse il telefono a casa? L'Unione europea e gli Stati Uniti (che ne accetterà 10.000) sarebbero in grado di gestire i rifugiati molto facilmente, mantenendocomunque il loro stile di vita precedente. Stiamo scrivendo la storia in questi momenti, in ogni secondo: è questo il modo in cui vogliamo essere ricordati? Come codardi che si nascondono dietro le recinzioni? La scelta è anche tua.

Lili Murciano

IPSE DIXIT Furlanetto: "Ragazzi, oggi sarà una lezione drammatica!" classe: "Perché prof?" Furlanetto: "Perché facciamo grammatica!" Fanello: "Il 3^x dove lo metto? In mezzo! Come Gesù Cristo tra i due ladroni!"

Berlini: "Attenzione che 'φρυττω' non diventi fritto misto!" Andreolo: "Ma chi era Foscarini?" Lorenzo: "Colui che ha bombardato il partenone!"

Benni Kalin: "Il verbo è un cavallo."

Andreolo: "Colombo poi incontrò un'altra popolazione, no non erano i minions!"

Secci: "Io non sono mai stato piccolo."

Berlini: "Fate la traduzione oralmente sul quaderno!"

Emma: "Prof, qual è il suo obiettivo nella vita?" Dal Bo: "Diventare come la Fassina!" Emma: "E cosa Le manca per diventarlo?" Dal Bo: "I capelli!!!


X L’ANGOLO

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DELLA SCIENZA

Esiste un altro pianeta come il nostro?

la soperta di Kepler 452b

Il 23 luglio 2015 l’intera umanità ha ricevuto la notizia che a 1400 anni luce da noi, nella zona Goldilocks (Costellazione del Cigno) , è stato scoperto un pianeta come il nostro. Si chiama “Kepler 452b”. Ha 6miliardi di anni, quindi è più vecchio della Terra. Il suo moto di rivoluzione dura 385 giorni e ,come sul nostro pianeta, c’è l’alternanza fra giorno e notte. Le sue dimensioni sono maggiori rispetto al nostro pianeta. “Kepler 452b” ruota anch’esso attorno ad una stella, la quale è simile al nostro Sole. Riceve, inoltre, il 10% in più dell’energia che la nostra stella ci fornisce. La vita su questo pianeta è possibile perché le temperature non escludono la presenza d’acqua. Come è stato scoperto questo pianeta? A scovare il pianeta “Kepler 452b” è stato il telescopio “Kepler”, il quale era stato lanciato in orbita nel 2009, con lo scopo di individuare pianeti analoghi alla Terra. Dal 2009 ad oggi Kepler ha individuato come possibili candidati ben 500 nuovi pianeti. Sono passati 20 anni dall’inizio della caccia agli esopianeti e fino a luglio 2015 sono stati candidati 4.696 pianeti e confermati 1.879. Speriamo di avere al più presto nuove informazioni su questa incredibile scoperta.

Fabiana Ranieri,

Quando vuoi nascondere un “non lo so” Capita a tutti ogni tanto di non sapere qualcosa che un professore ha chiesto. Questo è normale. Basterebbe dire “non lo so” e i compagni o l’insegnante lo spiegherebbero in modo da farcelo capire… Nonostante ciò, noi ragazzi tendiamo a rispondere con una scena muta, in attesa che l’insegnante chieda a qualcun altro. Sappiamo che se diciamo “non lo so”, non può accadere nulla di male e anzi l’insegnante ci può aiutare, ma allora perché non rispondiamo? Di solito si cerca di perdere tempo e fare finta di elaborare la risposta, ma senza effettivamente pensarci. Quando riceviamo una domanda, ma senza sapere la risposta, il nostro cervello entra in funzione di “ricerca risposta”. Guarda se tra gli appunti trova qualcosa, chiede aiuto al compagno di banco… Se nessun tentativo ha effetto, si passa a una nuova fase: quella di panico, in cui si fa finta di sapere la risposta ma di non ricordarsela più. Facciamo ciò solo per non rimediare una brutta figura, ma è giusto o sbagliato? È meglio ricevere la risposta senza chiederla o no? Ognuno di noi reagisce in modo diverso, a seconda del caso e della personalità. Ma quando entriamo nella funzione di panico, il nostro cervello va d’istinto e, successivamente, ci punisce con un senso di colpa, ma poche persone ci fanno caso, infatti si tratta di qualcosa di lieve. E voi come reagite durante la funzione di “ricerca risposta”?

Piero Pes


GIOCHI Città

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Orizzontali

3. E' la parte meno centrale della città 7. Sono i quartieri in cui abitano i cittadini 9. E' la "città" degli antichi romani 11. Aree metropolitane grandi quanto intere regioni 13. E' la regione circostante la città 14. E' l'area della città chiusa al traffico 15. Nasce quando la città si espande e ingloba i sobborghi

Verticali

1. Sono le città che nascono intorno ad un centro principale 2. Quartieri estremamente degradati 4. Città abitate da milioni di abitanti 5. E' la forma della città che si espande lungo le vie di comunicazione 6. Spesso sono all'origine dei centri urbani 8. Fenomeno che porta alla crescita delle città 10. E' una delle funzioni svolta dalla città 12. Quartieri poveri delle città brasiliane


CVRRENTI CALAMO

De mortuorum festo Halloween è una festa amata da tutti, dai più grandi ai più piccoli, e i più grandi amanti di questo giorno di travestimenti e dolcetti sono notoriamente gli americani. Tuttavia questa celebrazione non nasce decisamente negli USA, ma ha radici antichissime che risalgono all'Irlanda celtica, dove era chiamata Samhain (che si pronuncia sow-in), e segnava l'inizio dell'anno nuovo, quando i pastori tornavano dai pascoli sulle montagne alle loro case. Il tema principale di questo giorno di festeggiamenti era la morte, in sintonia con il decadimento dell'ambiente naturale, che ovviamente era tutto quello che conoscevano e di cui vivevano. I Celti credevano che in questo giorno gli spiriti dei morti tornassero sulla terra, in quanto era il momento in cui il loro aldilà si sarebbe fuso con il mondo dei vivi, permettendo alle anime dei defunti di vagare liberamente nella dimensione terrena, indisturbate. Questa celebrazione unisce dunque la paura dei morti e i festeggiamenti per l'anno nuovo.

Quando l'Irlanda venne cristianizzata questo CVRRENTI CALAMO è la rubrica di Anyway festeggiamento non venne abolito, ma fu, in un Picture Studios, la casa cinematografica certo senso, convertito con l'istituzione del giorno della IVBe che ogni settimana pubblica i di Ognissanti il primo novembre e la Breaking News, telegiornali montati da noi su notizie che spaziano dall’attualità commemorazione di tutti i morti il due dello internazionale alla particolarità della stesso mese. scuola. Come ha fatto Halloween però ad arrivare negli Cultura & Istruzione attraverso Stati Uniti, un posto così lontano dall'Irlanda? l’intrattenimento e il divertimento. Nel XIX secolo l'Irlanda fu colpita da una forte Anyway Picture Studios carestia, che ridusse la popolazione alla fame e alla think it act it create it povertà. Gli abitanti iniziarono dunque a migrare verso il Nuovo Mondo, che poi non era più così nuovo, ma rimaneva per tutti un barlume di speranza per una vita migliore. In America si formò dunque una vera e propria comunità, che continuò a mantenere in vita le tradizioni e le feste tipiche del loro popolo. Da questo grande gruppo di persone, la celebrazione dell'All Hallows' Eve (ovvero vigilia di tutti i santi, da cui deriva il termine Halloween) si diffuse prima di tutto negli USA, dove oggi è quasi una festa nazionale. Dopo di che, soprattutto grazie all'avvento della televisione e del cinema, arrivò in Europa e nel resto del mondo. Ovviamente oggi questa festa ha perso completamente il suo originale significato religioso, diventando solo un'occasione per divertirsi, organizzare allegri festeggiamenti e strafogarsi di dolcetti.

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MODA

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Habemus Frappuccinum Nessuna bugia, questa volta è ufficiale: Starbucks arriverà in Italia ad inizio 2016. Il primo punto vendita aprirà a Milano per poi arrivare in tutte le città italiane più importanti. Erano 10 anni che Shultz (presidente di Starbucks) puntava all’Italia e adesso grazie ad un accordo con l’imprenditore Antonio Percassi (portatore di Zara e Victoria’s Secret), il sogno di di migliaia fans della catena americana si avvererà. Finalmente potremo anche noi sorseggiare litri di caffè mentre camminiamo per strada o lanciare addosso ai paparazzi un bel Caramel Venti sentendoci Britney Spears. Ma più di tutto potremo far impazzire i baristi con ordinazioni tanto difficili da farli rinchiuderli in manicomio, come lo Starbucks Trenta senza schiuma, con cinque tazzine di deca, speziato alla zucca, a 270ºc. Andrà alla grande, e non tanto per la prelibatezza del frappuccino alla banana con panna montata e scaglie di cioccolato , che una persona volendo può anche impazzire facendolo a casa affogando tra diverse bustine di caffe solubile e spezie. No, andrà alla grande perché Starbucks non vende caffe, ma puro distillato di cattivo gusto. Starbucks può farvi sentire alla moda e pieni di stile, ad un prezzo abbastanza modico. I locali Starbucks sono organizzati come tanti simpatici salottini, decorati con colori caldi e rilassanti, poltroncine e divanetti, pulitissimi e antisettici, finti come il reparto salotti Ikea, musica jazz da ascensore in filodiffusione, il wifi, e lo store di cd e tazze con il brand. E non credete alla “skinny bitch”che vi dice che non va da Starbucks a prendere il caffettone da vip perché è cool: io già me le vedo, questi target viventi di dubbio gusto nel vestire, con gonnellino jeans, leggins e ballerine, che non vedono l’ora di avere il tavolino fisso dove poter spettegolare con le amiche (anche loro impresentabili); oppure con il fidanzato, con caratteristici capelli spettinati, barbetta spelacchiata, spille attaccate alla giacca acrilica finta pelle e occhiali rettangolari con montatura nera spessa per far capire quanto sia profondo il suo io interiore. Ovviamente sarà un must uscire dal posto con il bicchiere su cui è scritto il proprio nome, la cui foto verrà poi pubblicata nei socials, perché non ha senso andarci se nessuno può sapere che sei uno Starbucks addicted. Adesso prendete carta e penna ed iniziate a pensare alla combinazione giusta per il vostro frappuccino.

Luca Baldin

Coccole d’inverno

Come ogni anno è arrivato l'autunno, le strade si stanno riempiendo di foglie dorate, la nebbia domina il paesaggio e noi trascorriamo sempre più tempo in casa. Quindi perché non pensare di rinnovare un po' il nostro nido? Tra le tendenze principali troviamo: - il "DEEP DREAM", dal tono sofisticato, un invito in un sogno ad occhi aperti. Colori sereni come il marsala (colore dell'anno 2015), il petrolio e il grigio fumo offrono un'oasi di relax in casa. - il "FROST PASTEL", uno sguardo aperto a colori pastello che creano ambienti stimolanti e, combinati tra loro, possono ammorbidire stanze dal carattere duro ed industriale. - il "SOCIAL BRIGHT", un raffinato equilibrio di toni neutri e colori pop, energici, accostati tra loro per attirare l'attenzione e creare un luogo vivace. - il "WARM NEUTRAL", formato da colori rustici e sempre di moda, rappresentati da toni neutri, ricchi di sfumature naturali. - lo "STORMY WEATHER", caratterizzato da colori scuri ma ricchi di saturazione, adatto soprattutto ad ambienti dove il protagonista è il relax; ciò permette di utilizzare� tonalità molto rilassanti ma per questo non prive di una loro identità. - l' "OAK BUFF", legno in essenze dai toni molto naturali, come la quercia, in grado di riscaldare l'ambiente, lasciando molta libertà� di colore per gli elementi di dettaglio. - il "BISCAY BAY", una tonalità dal carattere tropicale che saprà donare alle vostre case di città, una ventata di freschezza dell'estate appena trascorsa. Insomma, lasciatevi sedurre dalle suggestioni di quest autunno!

Pietro Busolin


X RACCONTI

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Breve storia delle persone coi capelli rossi “I’m not bad, I’m drawn that way”. La storia la potremmo far cominciare qui, con le parole di Jessica Rabbit. Ma anche no. In fondo scusarsi per come siamo fatti è qualcosa che tutti noi con i capelli rossi prima o poi ci ritroviamo a fare. Nell’antico Egitto eravamo considerati figli del Dio del Kaos, feroci, casinisti e irascibili. E anche Odisseo, anche se non ci è giunta nessuna foto presa abbastanza da vicino, lo chiamavano “testa calda”. Neanche tornare a Itaca con i capelli bianchi, in quel caso, è servito a far cambiare idea su quelli come noi. Ne sanno qualcosa i Proci. Era andata meglio alle orfane della Scuola della Pietà, in Riva degli Schiavoni, che si videro scompaginare gli spartiti (e la vita) da Antonio Vivaldi, il nuovo insegnante di violino con i capelli color del rame. Prete Rosso lo chiamavano in classe le ragazze. Tra i fiori di Provenza e nei suoi pensieri si perdeva invece Vincent Van Gogh. I capelli forse erano l’ultimo dei suoi problemi, occupato com’era a chiarire che lui proprio non era fatto come gli altri. Decisamente più felice, e decisamente più a nord, Pippilotta Virtuaria Rogaldinia Succiamenta Efrasilla Calzelunghe ricordava a quelli con i capelli rossi (ma anche agli altri, volendo) che la liberta è non essere costretti a fare tutto quello che fanno gli altri. Concetto ripreso e rielaborato qualche anno più tardi (o qualche anno prima? In fondo chi lo sa quando è vissuta Pippi?) da Woody Allen che ci spiegò che “noi” con i capelli rossi in fondo siamo sempre “io” con i capelli rossi perché è sempre meglio non essere parte di un club che accetta te tra i suoi membri.

Battista Panozzo LANX RACCONTI “Racconti” è la nuova rubrica Lanx, nata per dare spazio a tutte le forme di creatività degli studenti del Foscarini. Vuoi contribuire con un tuo scritto? Mandaci una mail all’indirizzo foscarini.lanx@gmail.com


X RACCONTI

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La gatta che guardava la luna La gatta stava sul muretto alto a guardare la luna. Com'era bella: così grande, così luminosa. Gli umani erano riusciti a fabbricarle le lune, le facevano più piccole di quella che stava in cielo, poi le attaccavano a dei pali o sui muri di pietra delle loro tane. In questo modo, le loro strade erano sempre illuminate, mai al buio. La gatta nera pensò che erano davvero strani gli umani. Pensò che erano anche un po' stupidi a chiudersi dentro quelle loro scatole fatte di mattoni. Forse a volte però erano dolci, tipo quando li vedeva prendersi cura dei loro cuccioli o quando stavano al parco, sulla panchina vicino al laghetto delle ninfee, abbracciati stretti stretti. La gatta si stiracchiò un pochino, poi tirò su anche le zampe posteriori. Sbadigliò, assonnata e sbattè le palpebre. I suoi occhioni gialli ricordavano due grandi stelle. Percorse tutto il muretto fino ad arrivare al punto in cui si incontrava con la parete della... della... com'era che la chiamavano gli umani? Casa? Sì, poteva essere. Non che le interessasse particolarmente. Si ricordò della coppia di persone che abitavano all'interno di quella tana. Ricordava che a volte quegli umani litigavano. In realtà tutti gli umani litigavano o si arrabbiavano, anche se si volevano bene. Chissà perchè, poi. Le venne in mente che proprio quella mattina aveva sentito un uomo anziano parlare di una cosa chiamata guerra. Diceva che era orribile: tutti erano sempre in pericolo e stavano male. Si aveva fame e freddo perchè non si avevano soldi per comprare ciò che serviva. Succedeva perchè gli umani litigavano con altri umani. "Che cosa stupida la guerra" aveva pensato la gatta, e lo pensava ancora. Fece un balzo e si arrampicò fino al tetto della casa. Lì la luna era ancora più luminosa, ancora più bianca. Lei era sopra a tutto e tutti a guardare con i suoi occhioni gialli il mondo. Lei era sopra e gli uomini sotto, con le loro piccole lune ai lati della strada e con i loro sciocchi problemi. Ma alla gatta non interessava, ora lei guardava la luna, così bella e così grande.

Teodora Valerio

L’importanza della lettura Un libro può trasmettere moltissime emozioni, tali che possono rendere un momento della vita indimenticabile e magico. Leggere ti porta in un mondo di pace e armonia che mette in relazione te e il libro che stai leggendo. È importante per imparare: un computer, anche se non sembrerà vero, ti insegnerà sicuramente meno rispetto ad un romanzo. Infatti leggere un libro è importantissimo per la nostra fantasia, perché, al contrario di un film, ti fa immaginare mille storie sul possibile capitolo successivo, sui nuovi personaggi, le loro storie, i luoghi... Si può andare avanti all'infinito perché l'immaginazione non conosce limiti; molto spesso si vorrebbe diventare un personaggio della storia per vivere fantastiche avventure! Ci si emoziona, si ha voglia di raccontare la storia a un amico caro e magari lo si rilegge daccapo, e ancora una volta e ancora una volta, e si trovano sempre nuove emozioni, nuovi spunti e nuovi pensieri.

Tommaso Gottardo & Isotta Masiero


17 novembre

#VIENUOVE

Il 17 novembre ricorre la giornata internazionale degli studenti allo scopo di rivendicare il diritto allo studio e all’espressione; questi sono inoltre diritti fondamentali su cui si basano gli ordinamenti politici del nostro stato, nonostante nell’ultimo periodo si stia ponendo poca attenzione a ciò che lecito, cominciando proprio da tutte le manovre che, senza che noi ce ne accorgiamo, violano i nostri diritti. Questa data imminente è una giornata in cui riflettere su molti aspetti della nostra vita, in qualità di studenti e cittadini del mondo. Il ruolo dei primi non è sempre chiaro, soprattutto tra gli stessi studenti, che realizzano tardi quanto l’istruzione sia un’arma fondamentale per il presente ed il futuro. Il giovane d’oggi dovrebbe capire che tutto quello di cui dispone da quando bambino impara a leggere e scrivere, a quando adolescente studia parole e lingue nuove, senza dimenticare quando si esaurisce la notte sui libri, è ciò che lo porterà ad essere una persona adulta che ragione, osserva e non si fa ingannare. A proposito di questo ancora oggi è necessario far sentire la propria voce di studenti per non farsi sottomettere dai soprusi che ogni giorno ci vengono imposti. Di recente si è tenuta anche la manifestazione studentesca contro la riforma conosciuta come “Buona Scuola” che mina ai diritti degli studenti, alla possibilità di studiare per formarsi al meglio, diventare adulti capaci e cittadini attivi. Nonostante se ne sia parlato largamente ed in ogni contesto, rimane ancora molta ignoranza riguardo tutto ciò, riguardo una situazione verificatasi negli ultimi mesi, cosa ne sarà allora di ciò che invece è successo l’anno scorso, dieci anni fa o più? Il 17 novembre si rifà ad una giornata lontana ma non troppo, stiamo parlando del novembre 1939 quando una manifestazione di studenti e professori cecoslovacchi della facoltà di medicina dell’Università Carolina venne repressa con la conseguente morte di uno studente; in seguito gli studenti trasformarono il suo funerale in una manifestazione anti-nazista che comportò la deportazione di 1200 studenti di cui nove vennero giustiziati senza processo il 17 novembre. Per questo dal Consiglio Internazionale degli studenti venne scelta questa data ancora oggi ricordata e festeggiata dall’Unione Internazionale degli Studenti, e per questo anche noi dobbiamo ricordarla. Questa data richiama che nonostante ci siano pericoli, il compito degli studenti, dei giovani, è quello di non abbattersi mai di fronte alle ingiustizie, bisogna aver presenti quei giovani che hanno perso la vita per il futuro di altre persone, come noi. Questi stessi pericoli sono infatti situazioni mosse a fermare e spaventare chi ha un grande potere: i giovani sono il futuro di uno stato, sono attenti ai dettagli, fanno caso ad ogni ingiustizia e spesso sono i soli che ancora si ribellano, per uno stato sbagliato sono nemici. Come gli studenti che ricordavano la proclamazione dell’indipendenza della Cecoslovacchia, così noi dovremmo essere a conoscenza di ciò che ricorre oggi, per ricordare il passato e imparare da esso, per affrontare il futuro e renderlo migliore. Molti giovani non si interessano a ciò che avviene nel mondo, nello stesso mondo che li circonda, non capiscono quanto tutto questo inciderà sulla loro vita. I sindacati studenteschi, le scuole, gli studenti in prima persona organizzano eventi per sensibilizzare i giovani al diritto allo studio: infatti spesso ci si dimentica di quanto sia stato importante raggiungerlo, solamente dal 1948 è stato recepito e garantito gratuitamente. Dobbiamo batterci anche noi insieme all'Unione degli studenti europea (European Students' Union) perché la giornata diventi una ricorrenza ufficiale ONU. Il diritto allo studio è fondamentale, non dovremmo dimenticarcelo, per questo in occasione di uno sciopero dobbiamo manifestare, lo dobbiamo fare per noi; non possiamo lamentarci di professori incompetenti o di aule inadatte se anche quando ce le abbiamo sono le ultime cose che sfruttiamo al meglio. La scuola è quella che ci forma, ci mostra il mondo, dove veniamo a contatto con giovani come noi, con cui confrontarci, da cui possiamo imparare qualcosa in più. Qui ci possiamo esprimere, dire la nostra opinione e imparare a farla valere in modo diplomatico. In una scuola non ci dovrebbe essere competitività, nessuno è superiore o inferiore agli altri, siamo tutti giovani umani che progrediscono, per migliorare e rendere migliore il mondo. Gli studenti sono giovani ragazzi con un’enorme forza, e hanno mezzi che addirittura possono accrescerla, ricordiamoli. Ricordiamoci di noi.

Caterina D’Angelo

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OROSCOPO Se ogni tanto cadrai, non ti preoccupare mangiando caramelle ti rialzerai.

La Luna non ti sorride, ma aspetta domenica e non ti avvilire.

Se l’amor volete trovar, minigonna e calze a rete dovete indossar

Viaggiando lontano lo stress scomparirà, ma la vostra vita sentimentale non migliorerà

La criniera devi abbassare se il pericolo indenne vuoi superare

Se di mistero vi volete circondare, un nuovo profumo dovete acquistare!

LANX Direttrice

Francesca Ballin 5DE Vicedirettrice Leonarda Artale 3AE

Hanno collaborato:

di Isabella Baldo e Alice Bettin

Nuovi incontri e idee geniali, Per un mese senza eguali.

Obiettivi raggiungerete e come Cenerentola fortunati sarete.

Se poche energie hai ultimamente, con le spremute tutto migliorerà improvvisamente

Se il passato come un maicigno ingombra, gioca a “sasso carta forbici” e vedrai che tutto torna

Una nuova amicizia ti verrà a cercare, attento all’amore: lo farà scappare!

Se anche questo quadrimestre vuoi superare, dovrai rinchiuderti in casa a studiare!

Disegni e giochi

Teodora Valerio 1AE Kamil Sanders 4BE Battista Panozzo 1AE Lili Murciano 1DE Lili Murciano 1DE Ester Sensini 4AO Tommaso Gottardo 1DE Isotta Masiero 1DE Piero Pes 1DE Fabiana Ranieri 1DE Redazione Breaking News 4BE Pietro Guolo 1BE Luca Baldin 3CE Pietro Busolin 4BO Caterina D’Angelo 5AO Elisa Caretto 1BO Stefano Pravato 3CE


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