Rottami d'alta quota

Page 1

storie Becchi, presidente del circolo di Legambiente a Reggio Emilia che insieme alle guardie ecologiche volontarie dell’associazione ha svolto un vero e proprio lavoro d’inchiesta dopo alcune segnalazioni di discariche abusive. I sopralluoghi, disponibili su LanuovaecologiaTv, hanno confermato la presenza di numerosi impianti sciistici abbandonati in seguito a dismissioni o fallimenti di società.

Volontari all’erta

rottami d’alta quota Impianti di risalita in disuso, punti di ristoro trasformati in ricovero per animali, piloni e stazioni ricoperte dalla vegetazione. Legambiente: «Dove sono le istituzioni?» di Davide Valeriani

“L

a bellezza ci salverà” è stato uno degli slogan del Congresso nazionale di Legambiente dello scorso dicembre. Bellezza intesa come cura degli spazi comuni, degli stili di vita, del patrimonio culturale e del paesaggio. Spesso, però, durante gli ultimi anni, lo Stato e gli enti locali hanno abbandonato tutto questo, per mancanza di fondi o per investimenti assai di-

70

La nuova ecologia / ottobre 2012

scutibili. Come quelli realizzati in Emilia nel tentativo di rilanciare il turismo invernale, e che invece hanno portato a un impoverimento delle casse pubbliche e al degrado dell’Appennino reggiano. «In località La Romita a Civago di Villa Minozzo (Re) due impianti di risalita con annesse stazioni, che dall’albergo, chiuso da anni, salgono sulle pendici del Monte Giovarello, sono in evidente stato di abbandono», racconta Massimo

Nelle foto le strutture fatiscenti sull’Appennino reggiano. Qui sopra, Massimo Becchi, presidente di Legambiente Reggio Emilia

«Sul percorso delle piste sono presenti i punti di attacco dei cannoni per l’innevamento artificiale, sia idrici sia elettrici, molti dei quali mancanti di alcune parti – riprende Becchi – mentre nei pressi dell’albergo si può notare una struttura metallica aperta, in cui è presente un gatto delle nevi ed anche altro materiale: cisterne per il gasolio, attrezzature, materiali plastici e metallici». E non è un caso isolato. Sul Monte Ventasso sono presenti due impianti di risalita e relativi macchinari in evidente stato di abbandono. Nell’impianto a fianco, al Lago Calamone, resistono tralicci e strutture in muratura di sostegno, anch’esse dismesse ma mai smantellate. Alla stazione sciistica di Febbio, salendo dal paese, dopo pochi metri, si trovano alcune auto abbandonate dell’ex Parco regionale del Gigante (ora confluito nel Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano), mentre le strutture per la manutenzione delle piste ospitano molto materiale ammassato all’aria aperta. Nel punto di ristoro alla partenza della seggiovia Febbio 2000 ci sono ancora le bibite sigillate e le attrezzature del bar, mentre la stazione è stata trasformata in recinto per gli animali. Non mancano bidoni di olio all’aperto e materiali rovinati nel bosco sottostante.

bonifiche necessarie

«Il primo impianto di risalita – continua Becchi – è oggi in mano al Tribunale di Reggio Emilia a se-


vistidavicino

di Toni Mira

Vacanze mafiose

G n Sull’Appenino reggiano i resti delle strutture

turistiche deturpano il paesaggio e inquinano il terreno. Il video dei sopralluoghi del circolo di Legambiente Reggio Emilia è su LanuovaecologiaTv.

i

http://tinyurl.com/vette-abbandonate

guito del fallimento della società di gestione, mentre il vicino rifugio San Lorenzo, anch’esso in stato di abbandono, ospita alcuni gatti delle nevi e tutte le attrezzature delle seggiovie. Alcuni macchinari perdono olio, generando pozze inquinanti sul terreno, contornate da cataste di seggiolini delle funivie». Ovunque, sull’Appennino, cemento armato e impianti per l’innevamento artificiale ricolonizzati dal bosco. «La normativa dell’Ustif (Ufficio speciale trasporti e impianti fissi del Ministero dei Trasporti, ndr) prevede che un impianto a fune terrestre che non ha più il nullaosta dell’Ufficio stesso, quindi arrivato a fine vita, debba essere “steso a terra”

ovvero completamente smantellato, ma qui nessuno fa nulla», denuncia Becchi. Quindi, prima che il bosco colonizzi questi luoghi completamente, è necessario bonificarli. «È nostro dovere protestare contro queste brutture figlie, probabilmente, di politiche clientelari – denuncia il presidente di Legambiente Reggio Emilia – Attraverso le Guardie ecologiche volontarie di Legambiente possiamo, e lo faremo, verbalizzare e denunciare per danno ambientale quanto vediamo sul territorio ed inviarlo agli organi competenti e alla Procura della Repubblica. Ma dove sono le istituzioni?». Il degrado, insomma, parte da lontano e risale l’Appennino sugli impianti spenti. n

Vuoi segnalare una situazione di degrado?

C’è uno scempio da denunciare, un’area naturale in pericolo, un attacco al territorio? Descrivi il caso con testi e foto e mandaci il tutto in redazione. Accenderemo insieme i riflettori sulla vertenza del tuo Circolo.

sosnuovaecologia@lanuovaecologia.it Hai realizzato un video di denuncia? Spediscilo a web@lanuovaecologia.it

aetano Marino, boss di Secondigliano, è stato ucciso il 23 agosto sulla spiaggia di Terracina. In vacanza. Biagio Micillo, boss di Giugliano, è stato catturato sei giorni dopo. In vacanza in una lussuosa villa di Sperlonga. Camorristi in vacanza, lontano dai terribili guasti perpetrati sul territorio. Lontano dai roghi dei rifiuti e dal mare non balneabile (c’è un’inchiesta aperta dalla procura di Napoli). Secondigliano e Giugliano sono nel pieno della “terra dei fuochi”, quel “triangolo dei veleni” dove per decenni, e ancora oggi, si è sversato di tutto, interrando o, sempre più, bruciando rifiuti speciali. Un ricco traffico gestito dai clan. Favori agli industriali (anche del Nord) in cambio di cospicui guadagni.

Secondigliano e Giugliano sono vicino al

Ma che mare? Fogna a cielo aperto. Se non peggio. Frutto certo di incapacità pubbliche di gestire il sistema fognario e di depurazione, ma anche di una selvaggia cementificazione. Abusiva e non. Altro affare della camorra, in particolare quel clan Mallardo I camorristi del quale Micillo è esponente vivono nelle di spicco. I boss il mare delle loro pacchiane vacanze se lo sono andato a ville bunker cercare fuori regione, sulla assediati dal bellissima costiera nel sud degrado Lazio. Bellissima e... pulita. da loro stessi Si dirà che tutti vanno in provocato vacanza lontano da casa. E cercano luoghi belli. Verissimo. Ma a parte il fatto che molti non se lo possono permettere (e da questo punto di vista i camorristi non hanno certo problemi), sono pochi quelli che “fuggono” dai propri disastri ambientali. Mentre al “popolo inquinato” restano le acque non balneabili e i terreni e le acque avvelenate dai roghi dei rifiuti.

mare.

La camorra, le mafie sono sempre degrado,

morte... per gli altri. Con le mafie si vive male, tra disastri e dissesti ambientali. Le mafie, e soprattutto la camorra che ha inventato le ecomafie, saccheggiano il territorio. I camorristi vivono nelle loro pacchiane ville bunker o negli appartamenti lussuosi assediati dal degrado da loro stessi provocato. Aria condizionata e idromassaggi, mentre fuori la gente si ammala e muore di inquinamento e di affari mafiosi. Bisogna dirlo con forza, urlarlo. Il degrado ambientale è figlio degli affari dei clan che quei territori controllano (ma non difendono...) e di chi, nelle amministrazioni pubbliche, glielo consente. Mafia è contro l’ambiente, contro la vita, contro la bellezza.

ottobre 2012 / La nuova ecologia

71


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.