Porti alla sbarra

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Nonostante la domanda sia in calo in Italia c’è chi continua a progettare approdi turistici. E la procura indaga di Carmelo Maiorca

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La nuova ecologia / novembre 2012

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vuotati dalla crisi, obsoleti nei servizi e nel modello di accoglienza. E con 30.000 posti in esubero, che rischiano di diventare 90.000 se si contano i moli in costruzione e in progetto. L’estate, come rivelano i dati di Assomarinas (vedi intervista a fianco), ha rivelato un’amara verità per i circa 500 porti turistici disseminati

intorno alla Penisola: il calo della domanda di ormeggi, complice la tassa sullo stazionamento (poi tramutata in tassa sul possesso dei natanti) introdotta con il decreto Salvaitalia, ha raggiunto punte del 50%, con picchi per i posti barca stanziali, conferma uno studio dell’Osservatorio nautico, in Emilia Romagna (-40%), Sicilia (-33%), Friuli Venezia Giulia (-31%), Toscana e Liguria (-28%).

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La soluzione? Riqualificare La proposta di Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas

L’

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Francesco Bellavista Caltagirone è imputato, con altre 9 persone, nel processo sulla costruzione del nuovo porto di Imperia. Sopra, il progetto

Né per il futuro questo segmento del mercato turistico, affondato anche dall’aumento dei costi del carburante, sembra godere di migliori prospettive. Eppure c’è chi ha continuato a investire nella costruzione di porti, con l’indotto di opere accessorie, che comportano cementificazione e consumo di suolo, in barba all’ambiente e adesso anche all’economia. È il caso di Francesco Bellavista Caltagirone e della sua Acqua Pia Antica Marcia, uno dei più importanti gruppi immobiliari italiani, con interessi anche nel settore degli hotel di lusso e in quello della gestione dei servizi a terra negli aeroporti. Non a caso lo scorso luglio Goletta Verde ha attribuito la bandiera nera al settantaquattrenne imprenditore romano perché «a capo di un impero nel mondo delle costruzioni, coinvolto nei progetti dei porti turistici a maggiore impatto ambientale lungo tutta la penisola».

Processo a Imperia

A marzo il costruttore è stato arrestato a Imperia nell’ambito dell’inchiesta riguardante la costruzione del nuovo approdo turistico della città ligure. Un mega progetto che

Italia dispone di 160.000 posti barca, altri 23.000 sono in costruzione e 40.000 in corso di progettazione. Ma la domanda di ormeggi negli ultimi anni è calata. Ecco perché razionalizzare è la parola d’ordine. Lo dice anche Assomarinas, l’organismo che raggruppa i porti della nautica. «Ci sono ancora aree in cui c’è carenza di attracchi ma spesso è sufficiente intervenire sulle strutture già esistenti e utilizzare le zone costiere in cui sono già presenti le strutture per il diporto», spiega Roberto Perocchio, presidente dell’organizzazione.

In Italia è ancora tutto un fiorire di progetti per la realizzazione di porti turistici, come lo spiega? Sono figli di anni di euforia in cui il settore era in crescita, un’euforia che adesso non c’è più. Oggi è evidente che siamo in recessione e che la clientela italiana non ha più un potere di spesa “nautica”. Così quest’anno abbiamo rilevato il peggior andamento dei porti turistici, con un calo della domanda degli ormeggi stanziali del 20% e dei passaggi vacanza del 50% rispetto al 2008. Quindi non si dovrebbero costruire più nuove strutture? Bisogna scegliere bene gli interventi da fare. Ci sono ancora delle aree costiere in cui c’è carenza di attracchi, dove i lavori proseguono, ma in alcuni casi i progetti e i lavori stanno subendo rallentamenti. Come intervenire allora? In molti casi è sufficiente intervenire sulle strutture esistenti, utilizzando zone costiere già fornite di infrastrutture. Si sta operando in tal senso per esempio a Napoli. Il porto Fiorito a Marina di Vigliena darà alla città altri mille posti

barca recuperando le strutture commerciali. Altri mille posti sono previsti da un progetto per l’ex area industriale di Bagnoli. Al Nord, a Trieste, si sta recuperando lo specchio d’acqua del porto commerciale ormai inutilizzato perché ha un basso pescaggio, inadatto alle nuove tipologie di navi. E anche a Otranto e Manfredonia, in Puglia, si va in questa direzione. Sostenibilità portuale, però, vuol dire anche altro. I nuovi bacini devono soddisfare le linee guida dell’Aipcn, l’associazione internazionale permanente dei congressi di navigazione. E devono soddisfare anche la direttiva europea 59 del 2000, che prevede un piano rifiuti per ogni porto. Insomma, le aree portuali devono allestire la

I nuovi progetti sono figli di un’euforia che non c’è più. Adesso recuperare e migliorare le strutture esistenti è sufficiente raccolta differenziata, la gestione dei rifiuti tossici derivanti da apparati di bordo e dalla manutenzione, la raccolta delle acque di lavaggio delle carene, delle acque oleose di sentina o dei liquami di bordo. Tutte misure che riducono l’impatto del turismo nautico, anche se sono i porti commerciali a impattare maggiormente sull’ambiente. Comunque, per il futuro, la nuova direttiva europea in materia prevede che le imbarcazioni cabinate di nuova costruzione siano dotate di vasca di raccolta di liquami di bordo. Intanto a Loano, in Liguria, il nuovo porto è dotato di un impianto a depressione che arriva fino ai singoli posti barca ed è in grado di aspirare i liquami dalle singole imbarcazioni. Insomma, c’è chi già fa nautica rispettando l’ambiente. (Francesco Loiacono)

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si sviluppa su oltre 400.000 metri quadrati, con una previsione di circa 1.300 posti barca, più di 100 alloggi, 1.786 posti auto, 96 box, una struttura di 3 piani con negozi e residence. «La vicenda del porto turistico di Imperia – commenta Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – racconta bene un modello di sviluppo basato su opere insostenibili per il territorio. La provincia, con i suoi numerosi porti turistici e approdi, ha visto negli anni un notevole incremento dei posti barca per il diportismo, e con essi la costruzione di nuove strutture o l’ampliamento di quelle esistenti. Che senso ha insistere su questa strada?». La prospettiva, una volta completati tutti gli insediamenti previsti, è di arrivare a più di seimila posti barca, per una costa lunga solo 60 chilometri. «Ad oggi comunque la costruzione del porto di Imperia è bloccata e le cifre parlano di un’esposizione di oltre 5 milioni di euro per il consorzio che avrebbe dovuto portare a termine i lavori – aggiunge Grammatico – Una situazione davvero imbarazzante e un’idea di sviluppo tanto più scorretta visto che, dal 1988, è ancora in costruzione un’opera fondamentale e d’interesse collettivo come il depuratore». Proprio in queste settimane il processo a carico di Cal-

l’ultima vittoria di angelo Strutture sostenibili e gestione pubblica. Sono le caratteristiche del porto turistico di Pollica Una pompa di benzina a gestione comunale, la casa dell’acqua dove è possibile approvvigionarsi in porto, un percorso di essenze profumate, un servizio di riciclo delle acque nere e la raccolta degli oli esausti prodotti dalle imbarcazioni. Infine, entro la prossima stagione estiva, un impianto fotovoltaico da 40kW/h che renderà energeticamente autonomo l’intero porto. A Pollica, il comune in cui Angelo Vassallo da sindaco aveva portato la differenziata oltre il 70%, il porto di Acciaroli ha conosciuto una svolta grazie alla ristrutturazione del 2006 con fondi europei. Online il video del nostro sopralluogo: http://tinyurl. com/Porto-di-Pollica

n I MOLI Sono 300 i posti barca disponibili ad Acciaroli, borgo marino di Pollica. A primavera 2013 sarà concluso il secondo e ultimo lotto, consentendo l’approdo di barche da 40 metri, contro l’attuale limite di 30.

n POMPA DI BENZINA Operativo da quest’anno, il distributore di benzina comunale al centro del porto è l’ultima scommessa vinta di Angelo Vassallo. Nella sua prima estate ha fatturato quasi un milione di euro.

tagirone dovrebbe cominciare (vedi box a pagina 32). Per il patron di Acqua Marcia il reato contestato è di truffa aggravata ai danni dello Stato. Stessa accusa per buona parte degli altri nove imputati.

stop sul tirreno

Lo stop per il gruppo romano è arrivato pure per un altro progetto in Toscana, da parte della Regione, per il porto previsto fra Marina di Massa e Marina di Carrara: 800 posti barca corredati da appartamenti, residence, yacht club, perfino una piazza di 6.000 metri quadrati e una sorta di torre di otto piani svettante sul mare. Anche il rifacimento del vecchio porto turi30

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stico di Civitavecchia sembra arenato. Il progetto, accanto a enormi banchine per l’attracco di yacht mastodontici, include tra l’altro un centinaio di appartamenti e un centro commerciale da ricavare nell’arsenale risalente al Seicento. Pochi chilometri più a sud sulla costa laziale, è fermo anche il progetto del contestatissimo porto della Concordia di Fiumicino (vedi box a fianco). Ma l’offensiva del cemento è in atto anche sulle coste siciliane. A Siracusa, dove alla Marina di Archimede del solito gruppo Acqua Marcia si è aggiunto il progetto di un secondo porto turistico, avanzato dalla società Spero costituita da imprenditori del posto. Le due


fiumicino senza concordia I cantieri del porto turistico sono fermi da oltre un anno e mezzo

Q n CASA DELL’ACQUA La fontana in prossimità del molo è energeticamente autonoma grazie ai pannelli solari sulla copertura. Inaugurata a fine luglio, ha erogato 20.000 litri di acqua naturale e gassata al prezzo di 10 cent a litro.

n CASSE PIENE «Con i suoi 700mila euro l’anno di attivo, il porto rappresenta una risorsa primaria per il Comune – spiega Stefano Pisani, sindaco di Pollica – Garantiamo servizi ai cittadini e occupazione per sette impiegati».

opere comporterebbero interramenti per quasi centomila metri quadrati. Previste, ovviamente, strutture alberghiere, negozi e persino un’isola artificiale (nel progetto della Spero) al centro dello storico Porto Grande. Uno scenario contrastato in particolare da “Sos Siracusa”, un coordinamento di circa quaranta associazioni. «Il porto di Siracusa è sottoposto a vincolo – ricorda l’avvocato ed esponente di Legambiente Paolo Tuttoilmondo – Si tratta di un patrimonio storico e ambientale dal valore inestimabile. Un luogo che ricade nella Buffer zone del sito iscritto nella World heritage list dell’Unesco. Inoltre è compreso

Riqualificare le strutture esistenti conviene anche sotto il profilo economico. Qui sopra, l’ingegnere Giancarlo Bussetti

uattro darsene, circa 1.500 posti barca, 10mila metri quadrati di cantiere nautico, due yacht club, un albergo. E poi un centro congressi, alcune torri e una chiesa. Doveva essere l’approdo turistico più grande d’Europa, a pochi chilometri dalla Capitale e dall’aeroporto Leonardo da Vinci. Invece i lavori del contestatissimo Porto della Concordia sono fermi da un anno e mezzo. Il motivo? Le ditte di movimento terra e trasporto materiali, dopo aver accumulato sette milioni di crediti, hanno detto stop. A monte c’è il ritardo nell’esecuzione dei lavori da parte delle società “Acqua Marcia”, “Tecnomarine servizi” e “Porti turistici Am”, tutte con partecipazioni in “Ip” (Iniziativa portuale) che si era aggiudicata a suo tempo la concessione demaniale e marittima della Regione Lazio. A seguito dei ritardi però “Invitalia” (ex Sviluppo Italia), società del ministero dell’Economia, ha ottenuto la risoluzione del contratto e chiesto un risarcimento. In più la procura di Civitavecchia, a seguito del processo di Imperia, ha ordinato l’acquisizione di documenti

nell’area di massima tutela del Piano paesaggistico adottato lo scorso febbraio dalla Regione Sicilia». E come se non bastasse, a Catania è in progetto l’ennesimo approdo turistico del gruppo Caltagirone, più un altro presentato dalla società Tod’s minaccia la costa. Entrambi prevedono un migliaio di posti barca nonché alberghi, supermercati, parcheggi e garage. In questo caso le colate aggraverebbero anche il rischio idrogeologico. La nuova

presso il Comune di Fiumicino per verificare le procedure d’appalto. «In attesa che si chiariscano tutti i passaggi che hanno portato alla concessione – dice Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – abbiamo chiesto un accesso agli atti per verificare alcune procedure che non ci hanno mai convinto, in

Un intervento sbagliato sotto il profilo ambientale, basti dire che insiste su un’area della foce particolare quella che ha portato al parere idrogeologico positivo per la realizzazione dell’opera. Un intervento sbagliato da un punto di vista ambientale, basti pensare che insiste su un’area della foce del Tevere a rischio idrogeologico». (Fra.Lo.)

darsena commerciale ricadrebbe, infatti, nella foce del torrente Acquicella. «È un’opera che dovrebbe essere realizzata sulla stessa area dove doveva essere costruito il porto turistico della spa Acqua Marcia – denuncia il deputato del Pd Giuseppe Berretta, che a luglio ha rivolto un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Ambiente e delle Infrastrutture – Dove invece la legge consentirebbe solo il diporto nautico non speculativo». novembre 2012 / La nuova ecologia

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inchiesta

Mare d’inverno

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FOTO: © davide595/ flickr

di Sebastiano Venneri*

Dal molo al tribunale

Sarebbero stati truccati gli appalti per la costruzione del nuovo porto di Imperia. Opera finanziata con soldi pubblici consentendo di triplicare la somma prevista. È l’accusa mossa ai nove imputati del processo che si apre il 6 novembre a Imperia. Oltre a Francesco Bellavista Caltagirone, titolare del gruppo Acqua Pia Antica Marcia, sono coinvolti imprenditori, manager della società e dipendenti del Comune. È stata stralciata invece la posizione di Beatrice Cozzi Parodi, presidente, per qualche mese, della Porto Imperia spa. Imprenditrice nel settore immobiliare e in quello degli approdi turistici nel Ponente ligure, e non solo, è stata fino a poco tempo fa compagna di vita e socia in affari di Francesco Caltagirone. Insieme al quale nel 2008 aveva vinto il bando, tramite la società Porto del Tirreno, dell’appalto per il rifacimento del vecchio porto turistico di Civitavecchia dove l’iter però sembra essersi arenato.

banchine recuperate

La via per una portualità sostenibile d’altro canto esiste. Si chiama revamping e prevede la ristrutturazione dei bacini già esistenti e caduti in disuso. Un tipo d’intervento che riporta a nuova vita, ad esempio, i vecchi porti commerciali. «Il recupero di specchi d’acqua in vecchi bacini è un’operazione anche economicamente facile da gestire – spiega l’ingegnere nautico Giancarlo Busetti – S’interviene in un’area già protetta, non bisogna costruire nuove darsene e quindi i costi sono ridotti almeno del 50%. La costruzione di nuove strutture, invece, riguarda quasi sempre aree non urbanizzate. È un po’ come costruire in campagna un nuovo quartiere residenziale. Però è an32

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che vero che il diportista del fine settimana non cerca un posto in un vecchio porto cittadino. In Liguria, ad esempio, non cerca posto a Genova ma lungo la riviera». Ecco perché rendere sostenibili i porti turistici disseminati lungo lo Stivale è quanto mai necessario, attraverso il recupero dei liquami dalle imbarcazione, l’installazione dei pannelli fotovoltaici per la fornitura elettrica e l’avvio della raccolta differenziata sui moli. L’ammodernamento del porto di Pollica (Sa), ultimato secondo le intenzioni del compianto sindaco Angelo Vassallo, va sicuramente in questa direzione (vedi foto scheda a pagina 30). E dimostra che la nautica da diporto non ha bisogno di nuovo cemento ma solo di strutture all’altezza dei tempi. n

Prima dell’estate abbiamo assegnato le bandiere nere ai pirati del mare: al ministro Passera per la sua smania di trivelle, a Costa Crociere per il disastro del Giglio, al signor Caltagirone quale miglior esponente della nuova schiatta di cementificatori della costa, alla compagnia di navigazione Grimaldi per la perdita dei fusti tossici al largo di Gorgona. A distanza di qualche mese quell’elenco potrebbe arricchirsi. È di poche settimane fa il sequestro di una scogliera frangiflutti a base di cemento e rifiuti pericolosi nei pressi di Senigallia (An). Dall’Adriatico al Tirreno, nei mari attorno a Ponza, dove l’ex sindaco e alcuni amministratori sono stati condannati dalla Corte dei Conti a risarcire lo Stato per l’utilizzo indebito dei Questa fondi per la riconversione sarebbe delle reti spadare. E poi la stagione la sceneggiata estiva del migliore presidente Scopelliti, che per affrontare ha minacciato querele e qualcuno dei sfracelli contro Goletta mille problemi Verde colpevole, a suo dire, della nostra di aver infangato il buon fascia costiera nome della Calabria. Come se il mare della sua regione non fosse già abbastanza infangato dall’indecente sistema di depurazione. In tutto ciò fra qualche mese cesserà il servizio di antinquinamento realizzato dal consorzio Castalia per conto del ministero dell’Ambiente per mancanza di fondi. Anche qui ci starebbe un vessillo del disonore per uno Stato che non trova pochi spiccioli per proteggere il suo territorio più esteso e fragile, il mare appunto. Intanto i fusti al largo di Gorgona sono stati recuperati solo in parte, le operazioni di recupero della Concordia hanno già accumulato due mesi di ritardo e la realizzazione di nuovi porti turistici in Liguria mette in luce affari sporchi, mentre l’ansia trivellatrice del ministro Passera non accenna a placarsi. Insomma, neppure d’inverno il mare trova pace. Eppure sarebbe il momento migliore per affrontare i problemi della nostra fascia costiera. Nel frattempo l’amministratore del gruppo Grimaldi, quello dei fusti persi nel Santuario dei cetacei, ha dichiarato, con discreta faccia di bronzo, che è il momento di puntare sulla flotta “verde” e uno pensa: “Se solo l’avesse deciso qualche mese fa…”. E conclude: “L’importante è saper trasformare i momenti di crisi in opportunità”. E allora prendiamo per buona almeno questa. Chissà quali e quante opportunità emergerebbero dal nostro mare. * responsabile mare di Legambiente


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