Quando il parto è come la donna comanda

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Quando il parto è come la donna comanda di Elisabetta Galgani

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olitamente si pensa che l’unico luogo dove far nascere i propri figli sia l’ospedale. Ma non è più così. Già da 30 anni le donne italiane hanno ricominciato a partorire in casa come succedeva all’inizio del secolo. Anche se sono ancora un’eccezione. In questi decenni lo “spostamento” del parto in ospedale non è stato indolore: ha alimentato l’interventismo medico, il ricorso alla chirurgia e ai farmaci. Insomma, una eccessiva medicalizzazione di un atto “naturale” scoraggia le madri che vorrebbero fidarsi di loro stesse

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e delle loro percezioni: essere coscienti che le istruzioni vengono dal proprio interno e non dalle persone intorno. La verità è che aiutata da una buona ostetrica, una madre in salute può partorire in un ambiente intimo senza ricorrere all’ospedale, dove partorisce ormai quasi il 100% delle mamme italiane: solo lo 0,1%, circa 1.500 donne, sceglie ogni anno il parto in casa. In Olanda, ad esempio, partorisce tra le mura domestiche una donna su tre. Le ragioni sono molteplici, in primis di ordine economico. Anche mettere al mondo i figli in casa ha un costo, ma quasi ovunque è tutto a carico dei genitori.

Solo lo 0,1% delle italiane sceglie ogni anno il parto in casa. Una differenza abissale con i paesi del Nord Europa, dettata dalla scarsa conoscenza e dalla mancanza di un welfare adeguato


Tra le regioni italiane solo Marche, Abruzzo, Emilia Romagna, Piemonte e Trentino prevedono un rimborso delle spese sostenute, mentre è in corso una raccolta di firme per introdurlo nel Lazio e in Veneto. Un altro motivo per cui si sceglie l’ospedale è la sicurezza per se stesse e per il bambino, «ma ormai tutte le evidenze scientifiche dimostrano che ricoverare persone in buona salute, in questo caso mamma e bambino, non è un guadagno in salute e sicurezza» spiega Valeria Barchiesi (sotto, nella foto piccola), ostetrica dell’associazione “Il nido” di Roma. Di parti in casa, ne ha fatti tanti dal 1978, quando nacque sua figlia e poi con la sua associazione ha dato asilo e calore a migliaia di famiglie non solo con visite, ma con corsi per bambini e genitori, incontri di autosostegno, competenze di ogni genere messe a servizio della mamma. Proprio per la sua esperienza afferma: «Uno dei cardini della sicurezza del parto in casa è la conoscenza e il rapporto profondo costruito con l’ostetrica. Bisogna capire i bisogni di ogni mamma e fornire una risposta. Il criterio è sempre la sicurezza e ciò che fa sentire sicura la donna». In realtà, «si può anche scegliere un parto in

Che cos’è il lotus birth

➽ Lotus Birth è la procedura di nascita in cui il cordone ombelicale non viene reciso e il neonato resta collegato alla sua placenta. Pochi giorni dopo la nascita (dai 2 ai 10, ma di media 3 o 4) il cordone si separa in modo naturale dall’ombelico del bambino. I motivi che portano avanti i sostenitori del lotus birth sono molteplici: uno di questi è evitare uno “stress” al neonato. Il bambino riceve ossigeno, nutrimento, anticorpi ed elimina l’anidride carbonica e altri residui attraverso la placenta. Sarà il bambino a “decidere” quanto distaccarsene.

ospedale ma secondo natura». Per privilegiare il parto naturale e attivo si deve optare per un reparto in cui le ostetriche abbiano autonomia professionale sufficiente da poter sostenere le donne nelle loro scelte: come quella di affrontare in qualsiasi posizione anche la fase espulsiva e non ci sia l’obbligo della posizione sdraiata sul lettino. Un’altra condizione importante è che la mamma e il neonato non siano separati subito dopo la nascita, ma sia possibile posticipare il taglio del cordone ombelicale e portare immediatamente il bambino al seno. L’imprinting emotivo e biologico è importantissimo: in molti ospedali il neonato viene staccato dalla madre subito dopo il parto e viene

letture premaman ➽ Partorire senza paura

Elisabetta Malvagna (Red Edizioni) ➽ Accanto alla madre

Clara Scropetta (Terranuova edizioni)

➽ Nascere nell’era della plastica

Michel Odent (Terranuova Edizioni)

➽ Il manuale del parto in casa

S. Kitzinger (Como - Red)

➽ Manuale del parto attivo

‘Il parto domiciliare è sicuro quanto quello in ospedale. Ma bisogna capire che cosa vuole la donna, sentire quali siano le sue priorità e rispettarle’

J. Balaskas (Como – Red)

➽ Lotus Birth. Nati con la placenta!

S. Rachana (Edizioni Amrita)

➽ Parto e nascita senza violenza

L. Braibanti (Como - Red)

somministrato il latte artificiale: una pratica che ha conseguenze sulla primissima relazione madrefiglio. Per questo in molti ospedali è possibile il cosiddetto “rooming in”, cioè che il bambino resti nella stessa camera della madre, anche nel letto con lei, per attaccarlo subito al seno a richiesta. Nei primi giorni di vita, inoltre, è indispensabile che si instauri una buona relazione con il padre: in alcuni ospedali i padri possono rimanere quanto vogliono durante il parto e fare il primo ottobre 2012 / La nuova ecologia

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Un taglio al cesareo Gli interessi economici che fanno lievitare il ricorso al parto chirurgico nel nostro paese

‘L’imprinting emotivo è fondamentale, in molti ospedali il bambino viene staccato dalla madre troppo presto somministrando latte artificiale’ bagnetto al piccolo. «Nella nostra associazione – spiega Barchiesi – si valorizzano entrambi i ruoli genitoriali, mettendo al centro la cura intesa nel senso più ampio possibile, anche quella delle mamme amiche». Un’altra opportunità di nascita sono le case maternità: qui la partoriente è la protagonista dell’evento nascita e può muoversi e assumere le posizioni che preferisce, mangiare, immergersi nella vasca per il parto o sdraiarsi nel lettone matrimoniale. Per partorire in queste strutture occorre che non ci sia una gravidanza a rischio, che il travaglio insorga tra la 38esima e la 42esima settimana e che la mamma sia stata seguita dalla struttura almeno per qualche settimana. Così si garantisce un’assistenza “personalizzata”, quella che in ospedale è spesso una chimera. l

i www.associazioneilnido.it 40

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Le case maternità Le strutture presenti in Italia Lombardia La via lattea Via Morgantini 14, Milano i 0289077589; info@casamaternita.it La Quercia Via Pertini 2, Merone (Como) i 031651165; www.maternitalaquercia.it Montallegro Via Comi 57, Induno Olona (Varese) i 0332202464; www.casamaternitamontallegro.it Emilia Romagna Il Nido Via delle Borre 9, Bologna i 0516350911; info@ilnido.bo.it

➽ In Italia la medicalizzazione del parto va a braccetto con l’uso sconsiderato del taglio cesareo: sono quasi 4 su dieci i casi in cui non si propende per il parto naturale. Tanto che a inizio d’anno il ministero della Salute ha disposto un’indagine nazionale sui reparti di ostetricia degli ospedali pubblici e privati «per fare chiarezza sull’utilizzo non appropriato del parto chirurgico». Per scoprire finalmente perché nel nostro paese i cesarei sono il 38,2% del totale, mentre per l’Oms non dovrebbero superare il 15%. La spiegazione è soprattutto di natura economica: il sistema sanitario rimborsa il taglio cesareo come un’operazione chirurgica, in media da 1.600 a 2.700 euro, mentre per il parto naturale si va da 1.200 a 2.000 euro. Solo tra il 4 e il 18% dei 200mila cesarei eseguiti ogni anno lungo lo Stivale sono da ricondurre alla richiesta materna. Quando le condizioni mediche lo rendono necessario (qui sotto le linee guida dell’Istituto superiore di sanità), il cesareo è un importante intervento salvavita per madri e bambini, ma è quanto meno sospetto che nelle case di cura private vi si ricorra nel 75% dei casi, nelle case di cura accreditate nel 60,5% dei casi mentre negli ospedali pubblici ci si ferma 34,8 cesarei ogni cento parti. Eppure la mortalità materna con cesareo è pari a 82,3 per milione contro i 16,9 per milione per il parto vaginale. Per i bambini invece, in caso di cesareo il rischio di morbosità respiratoria è pari al 3,5 % contro lo 0,5% del parto vaginale.

l se la donna ha già subito 3 o più tagli cesarei l quando due gemelli condividono la placenta e il sacco amniotico l se la mamma è diabetica e il peso stimato del feto supera i 4,5 chili l se il feto è in posizione podalica

No

l in caso di travaglio spontaneo prima del termine l se la madre ha l’epatite C o B l se il primo parto è stato un cesareo l in gravidanze gemellari l se la madre è diabetica


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