Liberiamo il pluralismo

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FOTO: © imagoeconomica

primopiano

Liberiamo il pluralismo Centinaia di giornali rischiano di chiudere a causa dei tagli al contributo pubblico per l’editoria. Anche i settimanali cattolici lanciano l’allarme di Francesco Zanotti*

C

o n t i nu a i l p r e s s i n g sull’editoria. La crisi economica impone tagli a tutti, ma i contributi diretti ai giornali sono da tempo nell’occhio del ciclone. La manovra Monti, al terzo comma dell’art. 29, ha previsto la fine di questo sistema (al 31/12/2013) istituito nel 1981 e rivisto con la legge 250 del 1990. Già il governo precedente era intervenuto in maniera pesante. Da questo riassetto vengono coinvolte numerose testate. Per diverse di queste non sarà semplice uscirne indenni. Si parla di almeno 100 giornali e 4.000 posti di lavoro a rischio, a

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La nuova ecologia / gennaio 2012

cui occorre aggiungere le decine di settimanali diocesani che danno lavoro a centinaia di persone. Un intero sistema è in pericolo, e con esso il pluralismo nell’informazione. Usufruiscono dei contributi diretti giornali di diverse tendenze (politici, di idee, no profit), oltre ai periodici delle diocesi che da oltre un secolo danno voce al territorio. Un insieme eterogeneo per il quale il legislatore aveva pensato a un sostegno per favorire la presenza di testate di diverse provenienze e riequilibrare il mercato pubblicitario, drenato in gran parte dai grandi network. Come si vede, siamo davanti a

Oltre alle prospettive future sono in discussione anche i contributi per il 2011. A rischio 4.000 posti di lavoro e la vita di 100 giornali

intenti nobili. I contributi diretti all’editoria non costituiscono né una regalia né un privilegio. Sono stabiliti da una legge e hanno, come ogni altro tipo di contributo pubblico, una motivazione condivisibile. Si può ragionare su sperperi o sostegni a pubblicazioni che non meritano. Si impone, come richiesto dal presidente Napolitano, “un’opera di bonifica” che aiuti a rendere più favorevole il clima verso questo sostegno. Occorre ragionare con pacatezza. Il vento anti casta non consente un dibattito sereno. Si decide solo sull’onda di spinte che vengono dalla piazza, non importa se quella delle grandi città o quella mediatica. Non porta consensi ad alcuno schieramento difendere i contributi di cui stiamo ragionando. Viene più facile gettare a mare tutto il sistema, testate e giornalisti compresi. Che poi ce ne rimetta il dibattito pubblico o si rischi di perdere “fogli” che hanno fatto la storia di questa Italia non importa a nessuno. Anche perché alla fine ci rimettono sempre quelli che spesso fanno fatica. Fra questi i periodici diocesani, che nel loro complesso percepiscono meno di 4 milioni di euro all’anno per circa 70 testate, sulle 189 che compongono la Federazione italiana settimanali cattolici. Si tratta di briciole, 20 centesimi a copia stampata, ma indispensabili per chi è abituato a far quadrare i conti con risorse limitate. Ora sono in forte discussione i contributi per il 2011. Solo negli ultimi mesi gli editori hanno appreso che lo Stato sarebbe intervenuto con un drastico taglio, quando ormai quelle somme erano state inserite in bilancio. Per il secondo anno consecutivo su molti giornali è arrivata una tegola inaspettata. Il primo aprile 2010 le tariffe postali furono incrementate del 121% nel giro di una notte per il ritiro, da parte dello Stato, della propria integrazione alle Poste. Le aziende editrici scoprono, sul finire dell’anno, che le somme messe in conta-


oplà

Osservatorio parlamentare legislazione ambientale Legambiente

di Laura Biffi

Manovre pericolose

A

l momento di chiudere questo numero è in dirittura d’arrivo la manovra Monti. Al netto di eventuali modifiche, ecco in sintesi i principali provvedimenti in tema di ambiente. Soffre il trasporto ferroviario per cui sono in previsione nuovi tagli. Perché se è vero che si è recuperato in parte il buco ereditato da Berlusconi nelle risorse per i pendolari, mancano ancora 400 milioni per chiudere i conti del 2011 e oltre 200 per il 2012, se si vogliono garantire i treni in circolazione. Puntuale, a fronte di un servizio che peggiora, il ritocco dei biglietti: i rincari maggiori in Lombardia (+23,4%), Abruzzo (+25%) e Liguria (+20%). Di segno opposto la modifica che estende la detrazione del 36% per gli interventi di recu-

bilità verranno ridotte di ben oltre il 50%. Un colpo durissimo a un mondo che non merita un trattamento di questo genere. Se non piace la legge del ‘90 si ponga mano a una sua revisione, ma lo si faccia a bocce ferme e non all’improvviso, con interventi retroattivi. Si agisca con rigore ed equità. Non si possono operare drastici tagli e poi chiamare al confronto gli operatori del settore se nel frattempo i giornali sono stati costretti alla chiusura o sono agonizzanti. Molti dicono che una testata valida non ha bisogno di sostegni pubblici: sarebbe sufficiente il mercato per stabilire chi merita e chi no. Non è sempre vero, e non è neppure vero che chi non usufruisce dei contributi diretti

pero edilizio ed efficientamento energetico alle parti comuni degli edifici residenziali. La detrazione del 55% viene estesa alle spese per la sostituzione di scaldacqua tradizionali con quelli a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria. Per mettere in sicurezza, anche in chiave antisismica, gli edifici scolastici si sbloccano 2.800 milioni assegnati dalla legge di stabilità 2012 al fondo per lo sviluppo e la coesione per l’anno 2015. annunciata l’attivazione

del fondo per Kyoto: introdotto da Prodi nel 2007 ma mai finanziato, prevede 600 milioni di euro per progetti di imprese ed enti pubblici volti alla riduzione delle emissioni. Capitolo chiuso per il rilancio dell’energia atomica: cancellata l’Agenzia per la sicurezza nucleare, le cui competenze passano all’Ispra. Le funzioni dell’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua vengono invece trasferite al ministero dell’Ambiente, tranne regolazione e controllo dei servizi idrici, che vanno all’Autorità per l’energia elettrica e il gas.

non faccia ricorso all’aiuto statale. Ci sono altre forme di sostegno che sfuggono al grande pubblico e che non rappresentano, neppure queste, regalie o privilegi. Si tratta di incentivi alla libertà di informazione, un bene garantito dall’art. 21 della Costituzione e che una democrazia non può vedere messo in discussione. Speriamo che si possa arrivare a un riesame dell’intera materia in modo da favorire un dibattito a più voci nel paese e non si metta il bavaglio al territorio della provincia italiana, troppo spesso dimenticato. Nessuno può far finta di non sapere che per ogni voce che si spegne, ogni cittadino ci rimette in libertà. n * presidente Federazione italiana settimanali cattolici

italiacercasi

di Ermete Realacci

Si può fare di più

N

ella crisi economica grave e prolungata che si sta vivendo gli investimenti in edilizia di qualità, risparmio energetico, fonti rinnovabili, innovazione, ricerca e in generale nella green economy rappresentano un importante volano per la ripresa dell’economia e rendono al tempo stesso l’Italia più rispettosa dell’ambiente, più competitiva e più vicina alle esigenze delle persone, delle comunità, dei territori. Anche il recente accordo raggiunto alla XVII Cop dell’Onu per il clima svoltasi a Durban, che prevede di arrivare alla sottoscrizione di un nuovo patto globale entro il 2015 per renderlo attuativo a partire dal 2020 e di rinnovare il protocollo di Kyoto al 2015 come strumento di transizione in questa fase intermedia, impone una nuova spinta a tutti gli Stati firmatari di avviare politiche virtuose nel segno della green economy. Il sistema di agevolazione fiscale del 55%

ha fino ad oggi riscosso un enorme successo, tanto da potersi considerare una delle misure anticicliche di gran lunga più importanti attivate negli ultimi anni, e che si ripaga sostanzialmente attraverso l’aumento di Il sistema gettito e l’emersione del di agevolazione sommerso. Come dimostrano fiscale del 55%, i dati di Enea e Cresme, è che così tanto stato utilizzato da un milione successo ha e 360 mila famiglie, con riscosso, ora investimenti pari a 16,5 dovrebbe essere miliardi, e ha attivato ogni esteso anche anno oltre 50.000 mila posti agli interventi di lavoro nei settori coinvolti, antisismici soprattutto nelle migliaia di piccole e medie imprese edili e nell’indotto: dalle fonti rinnovabili alla domotica, dagli infissi ai materiali avanzati. Si è favorita un’importante innovazione e una spinta di tutto il comparto verso la qualità. È stato, insomma, uno dei successi più significativi della green economy nel nostro paese ed ha al tempo stesso garantito importanti risparmi nelle emissioni di CO2, contribuendo ad alleggerire la bolletta energetica delle famiglie. Nell’ultima manovra finanziaria il governo

Monti ha prorogato al dicembre 2012 la scadenza del credito di imposta del 55%, ma si potrebbe fare di più e come ho recentemente richiesto in un’interrogazione parlamentare si dovrebbe stabilizzare questa importante misura per il miglioramento energetico degli edifici nell’ottica di rafforzare le politiche ambientali del nostro paese e favorire l’edilizia di qualità ed energicamente efficiente. Inoltre, il credito di imposta del 55% potrebbe essere esteso anche agli interventi di consolidamento antisismico del patrimonio edilizio esistente.

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