Speranze a Collemaggio

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storie

Speranze a Collemaggio A L’Aquila un campo di volontariato con Legambiente, Comitato 3e32 e Associazione italiana persone down. Per restituire un luogo d’incontro alla città di Adriana Spera

A

tre anni e mezzo dal terremoto L’Aquila non supera la sensazione di essere stata privata del proprio bene comune più prezioso, il centro storico. Le lungaggini nella ricostruzione generano da una parte il timore che nulla possa tornare come prima e dall’altra che qualche speculatore senza scrupoli possa approfittare della situazione per accaparrarsi un patrimonio tanto prezioso. Questa la ragione che ha spinto, già dal settembre 2009, alcune realtà cittadine come il comitato “3 e 32” (nato subito dopo il sisma) e l’associazione “180 amici” (costituita dal personale dell’exospedale psichiatrico cittadino) ad occupare l’area del vecchio manicomio di Collemaggio, che la Asl 1 Abruzzo vorrebbe vendere, fondando il centro sociale Casematte. Un’esperienza che ha portato al recupero di quest’area verde ampia circa 19 ettari, situata in prossimità del centro e precipitata nell’abbandono più totale dopo le scosse. Proprio qui la scorsa estate Legambiente ha organizzato un campo di volontariato che ha coinvolto, oltre agli attivisti del Cigno e ai giovani del

In piazza il 14 ottobre

In alto, le attività del campo. Qui sopra, Luca Gallerano, responsabile del settore volontariato di Legambiente

L’Associazione italiana persone down è nata a Roma nel ‘79 grazie ad un gruppo di genitori, oggi conta 43 sezioni in altrettante città d’Italia. Il suo scopo è tutelare i diritti delle persone con questa sindrome, favorirne il pieno sviluppo fisico e mentale, contribuire al loro inserimento scolastico e sociale, sensibilizzare i cittadini sulle loro reali capacità. Un’occasione per conoscere da vicino l’Aipd è domenica 14 ottobre quando si organizza la “Giornata nazionale delle persone con sindrome di down” con banchetti e distribuzione di materiale informativo.

i www.aipd.it, www.coordinamentodown.it

centro sociale, anche sei ragazzi dell’Associazione italiana persone down (Aipd) con l’obiettivo di contribuire alla riqualificazione di un luogo tanto significativo per la memoria della città. «Uno dei principali problemi che si riscontra nelle zone colpite dal sisma è proprio l’assenza di spazi di aggregazione – spiega Luca Gallerano, responsabile del settore volontariato di Legambiente – La rottura dei legami persistenti tra le persone ed il territorio ha portato alla disgregazione del tessuto sociale. Restituire un punto di ritrovo alla popolazione è fondamentale e con questa iniziativa abbiamo voluto fare in modo che il parco di Collemaggio diventasse il simbolo della rinascita sociale abruzzese». Così il gruppo si è impegnato nella ripulitura degli spazi, ha costruito un barbecue e risistemato un orto, installato della cartellonistica. In più i volontari hanno partecipato ad un’esercitazione per la messa in sicurezza delle

opere d’arte. Ma sta soprattutto nell’integrazione uno dei valori aggiunti del campo: «Volevamo che i nostri ragazzi potessero ritrovarsi f ianco a f ianco con i volontari in un’esperienza utile e costruttiva, quando ci è stato proposto di lavorare a Collemaggio abbiamo risposto con entusiasmo perché il ritorno alla normalità in quel luogo sarebbe passato anche attraverso il lavoro di persone diversamente abili» spiega Daniele Castigliani, che ha curato il progetto per l’Aipd. L’intero gruppo si è confrontato inoltre con le conseguenze del sisma visitando il centro de L’Aquila e l’ecovillaggio di Pescomaggiore, dove le case sono state ricostruite a tempo di record dagli stessi abitanti utilizzando un materiale tanto antico quanto innovativo e antisismico, vale a dire la paglia. «È stato importante favorire la cooperazione fra realtà e percorsi diversi, le attività hanno aiutato molto i ragazzi a prendere coscienza dei problemi lasciati dal terremoto, per loro è stata un’importante occasione di crescita» conferma Enrica Trombetta, una delle operatrici che hanno accompagnato Caterina, Flavia, Italo, Monica, Jacopo e Simone. Ora la speranza è che l’area dell’ex manicomio, dove sono stati ospitati dal 1915 al 1996 ben 10.840 pazienti, da luogo di sofferenza diventi un centro di partecipazione e di rinascita per l’intera città. n ottobre 2012 / La nuova ecologia

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