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storie

La pompa si aziona al sorgere del sole e invia l’acqua a un bacino di raccolta sopraelevato rispetto al terreno. Produce acqua fino a quando il bacino (150 metri cubi al giorno) risulta pieno, poi si spegne da sola.

Sfida al deserto

Nell’oasi di Tigzmirte, in Marocco, una comunità di agricoltori ottiene l’acqua con una pompa alimentata da pannelli fotovoltaici. Un frutto della cooperazione testo e foto di Roberto Gabriele e

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Simona Ottolenghi

a sfida era quella d’inventare una storia, trasformarla in realtà, darne testimonianza fotografica attraverso un libro. È il percorso che ci ha portato a realizzare un impianto fotovoltaico nel sud del Marocco, in pieno deserto del Sahara. Una società produttrice di pannelli è stata il principale sostenitore dell’iniziativa fornendo tutta la parte tecnica. La onlus “Bambini nel deserto” invece, in collaborazione con la ong Ciss, ha individuato il luogo più adatto in cui installare la struttura. La scelta è caduta così sull’oasi di Tigzmirte, nei pressi della città di Tata.

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La nuova ecologia / ottobre 2011

Qui esisteva una vecchia pompa, ma per farla funzionare i contadini dovevano ricorrere a un rumoroso e inquinante motore a scoppio, che produceva corrente trifase in quantità eccessiva rispetto alle reali esigenze. Il motore richiedeva 300.000 dirham al giorno di benzina, circa 30 euro, decisamente troppi per la debolissima economia agricola dell’oasi


donazioni a impatto zero L’impianto fornito dalla società Ingaeta di Latina è stato accuratamente progettato per calcolare l’esatto posizionamento ed evitare le ombreggiature delle palme. Alimenta una pompa a immersione (donata dalla ditta Tronchin) appositamente studiata per il fotovoltaico: funziona a corrente continua senza batterie né inverter, azzerando i rischi d’impatto ambientale (niente piombo, nessun solvente) e riducendo drasticamente i costi.

L’acqua raccolta durante il giorno viene distribuita aprendo le chiuse del bacino e irriga i campi con un impianto goccia a goccia che riduce gli sprechi e le dispersioni. Accanto, il momento dell’inaugurazione.

che produce solo menta, datteri e pochi ortaggi... I guadagni servivano solo per pagare la benzina. Era la location ideale, insomma, per realizzare un impianto fotovoltaico con lo scopo di azionare una pompa che desse acqua per uso agricolo. La comunità locale è composta da ottanta famiglie di contadini berberi, per un totale di 600 persone che oggi coltivano la terra ottenendo acqua gratuitamente. Il lavoro più lungo e difficile è stato far costituire ai proprietari delle terre una cooperativa che garantisse una gestione comune dell’acqua. Nel deserto il concetto di proprietà privata è molto sentito ed è quasi sconosciuto quello di collaborazione. Si è dovuto perciò realizzare prima un lungo intervento di sensibilizza-

Educare al bene comune

Il centro di educazione ambientale “La fabbrica dell’acqua” è nato nel 2004 per volontà del Cadf, l’acquedotto del Delta che gestisce il ciclo idrico integrato di 15 comuni, in collaborazione con la Provincia di Ferrara. La cultura dell’acqua come bene primario e diritto fondamentale dell’uomo è la mission che il centro persegue sia con l’impegno nelle scuole che nella comunità locale. Lo conferma la divulgazione del progetto dell’impianto idrico-fotovoltaico del Marocco o l’Operazione trasparenza: un “patto” con i cittadini che, attraverso una sottoscrizione, s’impegnano a usare solo acqua di rubinetto perché pulita, sicura e salubre.

i www.cealafabbricadellacqua.it zione, perché maturasse l’idea che l’impianto era utile a tutta la comunità e che tutti avrebbero avuto giovamento da questo progetto attraverso una cooperativa con tanto di cariche sociali. Lo scorso 19 marzo, durante la

Giornata mondiale dell’acqua, il nostro impianto è stato terminato e inaugurato in diretta con Ferrara durante un evento organizzato del Centro di educazione ambientale “La fabbrica dell’acqua”: una grande festa tra le palme dell’oasi alla presenza delle autorità di Tata e di tutta la comunità dei contadini. Oggi è in vendita un libro che racconta l’intero progetto: i proventi serviranno a finanziare altri progetti, primo fra tutti un corso di formazione sul fotovoltaico per i ragazzi dell’istituto tecnico di Tata. Impareranno loro stessi a progettare e costruire impianti come quello che abbiamo realizzato, potranno creare nuove imprese e andare avanti anche senza il nostro aiuto. n

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www.bambinineldeserto.org ottobre 2011 / La nuova ecologia

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