Il Monumento alla Vittoria - Das Siegesdenkmal

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Il Monumento alla Vittoria

Percorsi di storia locale

Das Siegesdenkmal

Unterwegs in der Landesgeschichte

Ringraziamenti | Danksagungen

La presente pubblicazione è frutto del lavoro di un gruppo di ricerca didattica di docenti composto da Stefano Kerschbamer, Alexandra Margesin, Daniele Masè, Valeria Scalet, Martha Verdorfer e dall’esperta museale Adina Guarnieri e coordinato dall’ispettore Andrea Felis e da Walter Pichler che hanno anche supervisionato il lavoro con Daniel Karl Mascher.

Si ringraziano per la preziosa collaborazione Denise D’Angelo, Mirko Frainer, Chiara Nocentini ed Elisa Salvadori ed il team della Ripartizione Intendenza scolastica italiana-Ufficio Aggiornamento e didattica della Direzione Istruzione e Formazione italiana: in primis Teresa Maffeo e quindi Morena Bezzati ed Esther Redolfi.

Un sentito ringraziamento a Paolo Quartana per le riprese fotografiche e a Stefano Siniscalchi per la realizzazione grafica; inoltre ad Alessandro Campaner, Jasmeen Farina (Archivio Provinciale di Bolzano), Uli Prugger (gruppegut.it), Mirko Veronese (Ripartizione Servizi Culturali, Comune di Bolzano) per la preziosa collaborazione nella ricerca iconografica.

Die vorliegende Veröffentlichung ist das Ergebnis der Zusammenarbeit einer Gruppe zur Herstellung von didaktischen Materialien, bestehend aus Stefano Kerschbamer, Alexandra Margesin, Daniele Masè, Valeria Scalet, Martha Verdorfer und der Museumsexpertin Adina Guarnieri. Die Koordinierung oblag Inspektor Andrea Felis und Walter Pichler, die das Projekt gemeinsam mit Daniel Karl Mascher betreuten.

Für die wertvolle Zusammenarbeit sei an dieser Stelle Denise D’Angelo, Mirko Frainer, Chiara Nocentini und Elisa Salvadori, sowie dem Team des Amts für Fortbildung und Didaktik des Italienischen Schulamts, vor allem Teresa Maffeo sowie Morena Bezzati und Esther Redolfi gedankt

Ein besonderer Dank gilt Paolo Quartana für die Fotografien und Stefano Siniscalchi für die grafische Gestaltung, außerdem Alessandro Campaner, Jasmeen Farina (Südtiroler Landesarchiv Bozen), Uli Prugger (gruppegut.it), Mirko Veronese (Abteilung Kultur der Gemeinde Bozen) für ihre hilfreiche Unterstützung bei der Bildrecherche.

Colophon | Impressum

EDITORE | HERAUSGEBER

Direzione Istruzione e Formazione italiana © Nov. 2022

RESPONSABILI DEL PROGETTO | PROJEKTVERANTWORTLICHE

Direzione Istruzione e Formazione italiana

Ripartizione Intendenza scolastica - Ufficio Aggiornamento e didattica

Deutsche Bildungsdirektion - Padagogische Abteilung

TESTI | TEXTE

Andrea Felis, Mirko Frainer, Adina Guarnieri, Stefano Kerschbamer, Alexandra Margesin, Daniele Masè

Valeria Scalet, Martha Verdorfer

COORDINAMENTO REDAZIONALE E RICERCA ICONOGRAFICA | KOORDINATION UND REDAKTION, BILDERSUCHE

Stefano Kerschbamer

REVISIONE TESTI | LEKTORAT UND KORREKTUR

Stefano Kerschbamer, Daniel Karl Mascher

SUPERVISIONE | SUPERVISION

Andrea Felis, Walter Pichler, Daniel Karl Mascher

PROGETTO GRAFICO | GRAFIKDESIGN

PROGETTO GRAFICO |

Sonya Tschager

REALIZZAZIONE GRAFICA | GRAFISCHE UMSETZUNG

Stefano Siniscalchi

COPERTINA | UMSCHLAGGESTALTUNG

Sonya Tschager, Stefano Siniscalchi

STAMPA | DRUCK

Tipografia provinciale Provincia Autonoma di Bolzano | Landesdruckerei Autonome Provinz Bozen-Sudtirol

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Prefazione

Il Monumento alla Vittoria di Bolzano ha da sempre diviso le comunità, le memorie, le identità culturali presenti nel nostro territorio. È una grande presenza carica di simboli, che rimanda al periodo nero della dittatura fascista. Per più di ottanta anni dalla sua costruzione, ha rappresentato un fattore di conflitto culturale. Ora, la sua destinazione è mutata, e proprio in prossimità del centenario dell’inizio del tragico evento storico da cui ha tratto la sua apparente ragione di esistenza, la Grande Guerra. Lo spazio espositivo “BZ ’18-’45” rappresenta oggi una grande occasione per guardare il monumento dalle fondamenta, quasi capovolgendolo per l’uso che ne può essere fatto da parte della comunità scolastica, di tutti e tre i gruppi linguistici che abitano il territorio. Smontare, attraverso l’analisi storica, il meccanismo che voleva produrre divisione e conflitto permanente, costituisce una delle più interessanti possibilità didattiche per conoscere la nostra storia proprio qui. È un percorso didattico costruito insieme da docenti di lingua tedesca ed italiana, nelle rispettive scuole, a contatto con le molteplici realtà. Studenti che provengono dalle città o dalle valli, ragazze e ragazzi dei gruppi linguistici anche diversi da quelli maggioritari leggono la storia, oggi, con occhi diversi e la restituiscono con parole differenti. Una bella occasione di incontro, di dialogo, di conoscenza reciproca: un bel cammino iniziato insieme.

Direttore per l’Istruzione e Formazione italiana, Sovrintendente scolastico

Vorwort

Das Siegesdenkmal ist ein wuchtiges Zeichen – aus der Vergangenheit ragt es in unsere Gegenwart herein. Es steht in seiner Monumentalität und Symbolik für zwei Diktaturen: den Nationalismus und den Faschismus. Dahinter stecken Ideologien, die Menschen anderer Anschauungen und Kulturen unterdrückt haben.

In der Vergangenheit war das Siegesdenkmal immer wieder ein Ort der Zwietracht und der Provokation, was auf die Beziehungen zwischen den Sprachgruppen keine gedeihliche Wirkung hatte. Das hat es zum Teil auch heute noch nicht.

Mit der preisgekrönten Dokumentations-Ausstellung „BZ ’18-’45“ ist es jedoch gelungen, die historisch-kritischen Auseinandersetzung mit diesem kontroversen architektonischen Werk und seiner Geschichte anzuregen. Ein wichtiger Schritt. Ein weiterer bedeutsamer Schritt sind die didaktischen Materialien zum Umgang mit dem Denkmal. Lehrer*innen der italienischen und der deutschen Sprachgruppe haben sie gemeinsam erarbeitet, unterstützt von den Pädagogischen Abteilungen. Dadurch wird der Weg der historisch-kritischen Erschließung für die Schulen fortgesetzt.

Mögen diese Materialien die Neugierde der Schüler*innen, ihr Interesse an der jüngeren Geschichte Südtirols wecken und ihr Verständnis für die anderen Sprachgruppen fördern.

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4 Indice | Inhaltsverzeichnis Einleitung von Gertrud Verdofer 6 Introduzione di Teresa Maffeo 7 Dal percorso espositivo all’elaborazione dei materiali didattici di Mirko Frainer 8 Presentazione delle unità didattiche/Einleitung zu den Unterrichtseinheiten Postfazione – La macchina di marmo di Andrea Felis 19 Elaborati per secondarie di primo grado Unterrichtsmaterialien für die Mittelschule U.1 – Una terza media al MaV di Bolzano di Daniele Masè U.2 – Mittelschüler*innen erkunden die Dokumentations-Ausstellung im Siegesdenkmal in Bozen von Alexandra Margesin U.3 – Piazza Vittoria di Adina Guarnieri Indice Inhaltsverzeichnis Elaborati per secondarie di primo grado Unterrichtsmaterialien für die Mittelschulen 13 Elaborati per secondarie di secondo grado Unterrichtsmaterialien für die Oberschulen 15 Guida per l’insegnante ..........................................................................................26 Guida per gli studenti 27 U.1.1 Attività di pre-lettura 31 U.1.2 Monumento/i .................34 U.1.3 Filmati..........................................................................................................35 U.1.4 La visita esterna del MaV 39 U.1.5 La visita interna del MaV 40 Lehrerhandbuch .....................45 U.2.1 Einstieg .......................................................................................................47 U.2.2 Erarbeitung 48 Guida per l’insegnante 51 U.3.1 Le architetture di piazza Vittoria 52 U.3.2 I simboli di piazza Vittoria ............55 Tabella 1 – Scritte e rilievi di piazza Vittoria ..........59
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per secondarie di secondo grado, istituti tecnici e professionali Unterrichtsmaterialien für die Oberschule und Berufsbildung U.4 – Dokumentations-Ausstellung: das Siegesdenkmal von Martha Verdorfer U.5 – Il Monumento alla Vittoria e la retorica della Prima guerra mondiale di Stefano Kerschbamer U.6 – Piazza Vittoria di Adina Guarnieri Indice Inhaltsverzeichnis Lehrerhandbuch 64 Zitate zu Denkmälern ...........................................................................................66 U.4.1 Das Denkmal in seiner Gestalt und seine Symbolik 68 U.4.2 Geschichte des Landes und Geschichte des Denkmals 70 U.4.3 Das Denkmal und sein Umfeld 72 U.4.4 Zur Funktion von Denkmälern allgemein ....................................................74 U.4.5 Die Wahrnehmung des Denkmals heute 76 Guida per l’insegnante. 78 U.5.1 La retorica della patria ..................80 U.5.2 La retorica della memoria 86 U.5.3 La retorica del sacro ................................................................................... 92 U.5.4 La retorica dell’eroe 98 U.5.5 La retorica della «giusta guerra» 104 U.5.6 La retorica del reducismo 110 Guida per l’insegnante 117 U.6.1 Le architetture di piazza Vittoria e il referendum su «piazza della Pace».. U.6.2 I simboli di piazza Vittoria 122 Tabella 1 – Scritte e rilievi di Piazza Vittoria U.7 – Il Monumento alla Vittoria e Cesare Battisti di Valeria Scalet Riferimenti iconografici | Bildnachweis .....................................................................................................142 U.7.4 Approfondimento 140 Guida per l’insegnante 132 Guida per gli studenti ..........................................................................................134 U.7.1 La nascita del Monumento alla Vittoria 135 U.7.2 La vita di Cesare Battisti e il suo pensiero politico 136 U.7.3 L’interpretazione del pensiero politico di Battisti dopo la sua morte..........138 118 127
Elaborati

Einleitung

Die hier vorliegenden didaktischen Materialien zum Siegesdenkmal, zum Siegesplatz und zur Dokumentations-Ausstellung „BZ ’18-’45“ haben das Ziel, ein umstrittenes, heftig diskutiertes Denkmal und seine Geschichte für den Unterricht an der Mittel- und Oberschule sowie der Berufsbildung zu erschließen. Die Unterrichtseinheiten wurden von den Autor*innen – es handelt sich um Lehrer*innen der Mittel- und Oberschule – in ihrer jeweiligen Muttersprache verfasst, sodass für jede Schulstufe Materialien in deutscher und italienischer Sprache vorliegen. Mit Schulklassen, die in der zweiten Landessprache kompetent sind, ist damit auch eine Verwendung im CLIL-Unterricht möglich.

Die Materialien haben schüler*innenaktivierenden Charakter, das heißt, sie fördern die aktive Auseinandersetzung mit dem Denkmal und seiner Geschichte vor Ort, ohne vertiefende Phasen in der Vor- und Nachbereitung des Unterrichts auszusparen. Inhaltlich verfolgen die Unterrichtseinheiten verschiedene Spuren der historisch-kritischen Auseinandersetzung mit dem Denkmal und seiner Geschichte sowie den umliegenden Gebäuden des Siegesplatzes. Auch die Ausstellung im Siegesdenkmal „BZ ’18-’45“ ist in mehreren didaktischen Parcours beider Schulstufen berücksichtigt. Mitarbeiter*innen der Pädagogischen Abteilung der Deutschen Bildungsdirektion und des „Amtes für Fortbildung und Didaktik/Ufficio aggiornamento e didattica“ der Italienischen Bildungsdirektion haben die Lehrpersonen bei der Erstellung der Materialien beraten und begleitet.

Im Rahmen von zwei Lehrerfortbildungen mit über hundert Lehrpersonen aller Sprachgruppen wurden die Rohfassungen der Materialien vorgestellt. Der Diskussionsprozess, der dabei stattfand, war äußerst fruchtbar und wurde bei der Überarbeitung berücksichtigt. Nach unserer Einschätzung haben diese Veranstaltungen auch ein besseres Verständnis für und eine Annäherung der Sichtweisen auf die Geschichte Südtirols und des Denkmals bei den beteiligten Lehrpersonen mit sich gebracht. Dass die Auseinandersetzung mit der gemeinsamen Geschichte mit all ihrer unterschiedlichen Rollenverteilung auch zu einem besseren Geschichtsbewusstsein und einem Verständnis der anderen beiträgt, ist ein wesentliches übergeordnetes Ziel dieser Publikation.

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Einleitung Gertrud Verdorfer

Introduzione

I monumenti di una città e l’architettura in cui sono inseriti raccontano in modo diretto e immediato, a chi sa ascoltarli, la storia degli eventi che hanno segnato la vita di un territorio: i materiali didattici di questo testo vogliono essere uno strumento agile e adeguato di lettura, comprensione e interpretazione critica di una storia difficile e sofferta, a volte strumentalizzata.

Le unità didattiche raccolte nel volume Il Monumento alla Vittoria – Percorsi di storia locale sono il frutto della collaborazione tra la Direzione provinciale Scuole e la Ripartizione Intendenza scolastica italiana-Ufficio Aggiornamento e didattica della Direzione Istruzione e Formazione italiana con la Ripartizione pedagogica della Direzione Istruzione e Formazione tedesca, che insieme hanno coordinato un gruppo di docenti provenienti dalle scuole secondarie dei due gruppi linguistici.

Questo lavoro condiviso attribuisce un valore aggiunto ai materiali, poiché grazie ad esso è stato possibile mettere in luce criticità e punti di forza del percorso espositivo “BZ ’18-’45” rispetto alla sua fruibilità dal punto di vista didattico e costruire una serie di unità in lingua italiana e in lingua tedesca che coinvolgono gli studenti in modo attivo e partecipativo, creando occasioni in cui possano applicare in contesti concreti ciò che hanno appreso.

Itinerari e percorsi interni ed esterni al Monumento alla Vittoria e al percorso espositivo, schede di lavoro con esercizi e attività da svolgersi direttamente nell’ambito della visita, materiali di approfondimento per la preparazione delle classi e per una riflessione successiva offrono infatti ai docenti la possibilità di proporre ai propri studenti molteplici intrecci interdisciplinari, in particolare rispetto allo studio della storia, della storia dell’arte, dell’apprendimento veicolare della seconda lingua, dell’educazione alla cittadinanza e alla costituzione.

Promuovere fin dalla prima adolescenza un approccio critico e multiprospettico all’architettura dei luoghi frequentati quasi quotidianamente favorisce inoltre lo sviluppo di competenze personali importanti nell’ambito dei processi di convivenza di una società multiculturale, in cui il monumento è spesso testimone di un passato che ancora influenza fortemente tali dinamiche, e può quindi diventare luogo privilegiato di dialogo e di confronto, grazie anche a iniziative come quella che ha portato alla produzione dei materiali didattici qui proposti.

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Introduzione Teresa
Maffeo

Dal percorso espositivo all’elaborazione dei materiali didattici

Il 21 luglio 2014 veniva inaugurato il percorso espositivo posto sotto al Monumento alla Vittoria (MaV) di Bolzano. Obiettivo di questa iniziativa era quello di fare diventare un luogo di confronto quello che fino ad allora era stato un monumento, un simbolo di forte visibilità pubblica, un elemento di divisione identitaria. L’allora sindaco Luigi Spagnolli identificò l’obiettivo di «approfondire il periodo storico su cui poggia la nostra convivenza e costruire, attraverso la conoscenza, un futuro di pace».

Cenni storici sul MaV

La decisione di costruire a Bolzano un monumento commemorativo della vittoria nella Grande guerra venne presa dalla Camera dei deputati il 10 febbraio 1926. I 3 milioni necessari alla sua costruzione furono raccolti attraverso libere donazioni da parte di associazioni fasciste in Italia e all’estero. La pietra bianca impiegata per la sua costruzione fu il marmo di Zanobbio, proveniente dal Bergamasco e offerto da un gruppo di industriali lucchesi.

Il Monumento alla Vittoria di Bolzano venne inaugurato il 12 luglio 1928, nel giorno del dodicesimo anniversario della morte dell’irredentista trentino Cesare Battisti. Era infatti intenzione di Mussolini dedicare l’arco trionfale alla memoria del Battisti, consacrandolo in questo modo a martire della patria e, anacronisticamente, anche del fascismo. La ferma opposizione da parte della moglie di Battisti, Ernesta Bittanti, che non acconsentì ad un utilizzo a fini propagandistici della figura del marito, costrinse infine il regime a intitolare il monumento «alla Vittoria».

Il monumento aveva le caratteristiche di un tempio che rappresentava il sacrifico dei soldati italiani per la Vittoria. Molti elementi rimandano a questo significato “sacrale”: l’acqua del Piave utilizzata dal re Vittorio Emanuele III per impastare la calce durante la posa della prima pietra, la cripta, l’altare situato sotto al colonnato dal quale emerge il Cristo risorto, opera dello scultore toscano Libero Andreotti e l’urna contenente la terra della Fossa della Cervara (Trento – Castello del Buonconsiglio) dove fu impiccato Cesare Battisti.

Il progetto venne affidato all’architetto Marcello Piacentini che realizzò un tempio/arco, adornato con alti fasci littori che fungono da colonne portanti. Piacentini, uno dei protagonisti assoluti della scena architettonica italiana durante la prima metà del ’900, radunò intorno a sé e diresse, non senza screzi e divergenze, un grande numero di artisti e artigiani. Il monumento può quindi considerarsi un’opera composita, frutto del lavoro di Guido Cadorin per gli affreschi nella cripta (La custode della patria e La custode della storia), Arturo Dazzi e Pietro Canonica per il fregio della Vittoria sagittaria e i tre medaglioni raffiguranti la Nuova Italia, l’Aria e il Fuoco e di Adolfo Wildt per le erme di Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa poste sotto l’architrave.

Secondo lo storico inglese John Foot il monumento rappresenta pienamente la visione nazionalista e fascista della guerra e del passato, basata sull’eroismo, sul sacrificio, sulla “bella morte” e sui “caduti per la patria”, in profonda contrapposizione con gli ideali del pacifismo e del socialismo.1

1. Il concetto

Il concetto dell’esposizione è stato ideato a partire dal 2012 dal progetto elaborato da una Commissione di studio, su designazione di Stato (rappresentato attraverso il Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo), Provincia e Comune. A dirigere l’iniziativa, Ugo Soragni, all’epoca direttore regionale per i Beni Culturali, l’allora direttrice dell’Archivio provinciale Christine Roilo, Silvia Spada, all’epoca responsabile del Servizio Archivio Storico di Bolzano, l’allora direttore dell’Archivio Storico di Bolzano Hannes Obermair e lo storico Andrea Di Michele. L’allestimento della mostra è stato concepito dalla Gruppe Gut di Bolzano con la consulenza scientifica e grafica di Jeffrey T. Schnapp dell’Harvard University.

2. Il percorso espositivo

Oltre ad aver reso visitabile il monumento in sé, lasciando accedere i visitatori al colonnato e agli elementi artistici custoditi al proprio interno, il percorso espositivo si sviluppa sotto al monumento stesso, negli ambienti della cripta. Due percorsi si articolano su 700 mq suddivisi in 13 sale.

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Dal percorso espositivo all’elaborazione dei materiali didattici Mirko Frainer
1 John Foot, Ifantasmidellagrandeguerra , in «Internazionale», novembre 2007, 719.

Nel perimetro esterno si ripercorrono le vicende storiche locali, nazionali e internazionali degli anni compresi tra le due guerre mondiali (1918-1945), legate in particolare modo all’avvicendarsi delle due dittature, quella fascista e quella nazionalsocialista. Vengono inoltre illustrati i radicali mutamenti urbanistici operati nella città di Bolzano, a partire dalla fine degli anni Venti.

Nel perimetro interno si presenta la storia del Monumento, iniziando dalla demolizione del preesistente monumento ai Kaiserjäger arrivando fino ai giorni nostri. Sono esposte riproduzioni di immagini significative, fotografie e documenti.

Le quattro sale angolari contengono una sagoma del Monumento alla Vittoria, semplificata a forma di grande M, che perde via via struttura e stabilità. Le sale angolari sono dedicate a riflessioni e ad approfondimenti sul percorso espositivo.

Ci si interroga soprattutto sul significato della parola «monumento» e del valore che quest’ultimo assume in base alla cultura che lo promuove, alla comunità alla quale esso si riferisce e al significato che negli anni esso assume nel contesto nel quale è posto.

Nel suo complesso, il percorso nel Monumento alla Vittoria affronta i problemi di una eredità scomoda, con l’obiettivo di restituire un monumento alla città trasformandolo con spirito europeo in luogo della storia. Esso si occupa del difficile rapporto di convivenza di una così ingombrante eredità dell’epoca fascista con il territorio, nel mutato quadro politico e sociale della seconda metà del Novecento fino ai giorni nostri.

3. Il progetto che ha portato all’elaborazione del materiale didattico sul MaV e il ruolo della scuola

Questa pubblicazione è nata in seguito alla collaborazione tra Direzione Istruzione e Formazione italiana e Deutsches Bildungsressort. Il percorso espositivo originale, per quanto ricco e articolato, non è nato infatti con un intento didattico rivolto alla fascia di età che interessa il mondo della scuola di I e II grado (12-19 anni).

L’obiettivo del gruppo di lavoro appositamente costituito il 14 settembre 2015 è stato quello di trasformare il monumento e la piazza circostante in uno spazio di apprendimento con un fine didattico ad uso delle scuole, sfruttando le potenzialità date dal nuovo contesto di depotenziamento del monumento, affinché esso potesse essere letto in quanto oggetto storico, così come si legge un libro. Se prendiamo in considerazione un pubblico molto giovane, gli argomenti trattati e gli spunti forniti all’interno del percorso espositivo sono troppi per poter essere individuati e recepiti efficacemente nel corso di una visita. Per questo motivo il gruppo di lavoro ha stabilito prima di tutto di suddividere le tematiche per categorie: artistico/architettonico, contesto storico e retorica del monumento.

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Dal percorso espositivo all’elaborazione dei materiali didattici
Mirko Frainer

La caratteristica principale dello spazio sotto il MaV è che esso è un percorso espositivo e non un museo in senso tradizionale. In questo senso gli studenti e le studentesse devono essere guidati alla lettura di documenti, citazioni e riproduzioni di fotografie storiche e filmati e non alla semplice visione o contemplazione di opere. La complessità simbolica e retorica del monumento unita al ricco corredo documentario in esso contenuto hanno reso necessaria l’ideazione di percorsi didattici mirati in base al grado scolastico, utili ad un miglior orientamento dello studente all’interno e all’esterno del MaV.

Lungi dal voler essere una semplice guida con una serie di domande sui contenuti del percorso espositivo, le unità didattiche elaborate dal gruppo di lavoro prevedono un ruolo attivo da parte degli studenti: dopo aver acquisito determinate preconoscenze in classe, essi possono esercitare in loco quanto appreso attraverso la ricerca, l’esplorazione e l’approfondimento delle varie tematiche. Le competenze necessarie a questo tipo di attività sono: il saper acquisire e interpretare criticamente le informazioni, individuare collegamenti e relazioni e risolvere alcuni problemi in modo autonomo attraverso le inferenze. Poiché i temi trattati sono molti, sarà certamente necessario per gli insegnanti suddividere i contenuti e le attività tra gli studenti, assegnando ad ogni gruppo uno specifico compito.

Per avere un’immagine d’insieme del percorso espositivo, sarà utile in un secondo momento rielaborare le varie esperienze attraverso un confronto tra i vari gruppi.

Per quanto riguarda le modalità di verifica e valutazione, a seconda delle schede scelte dall’insegnante e le modalità di composizione dei gruppi, sarà possibile valutare nei contenuti le soluzioni elaborate, oppure valutare serietà ed impegno dimostrati nello svolgimento dell’attività e nella successiva rielaborazione ed esposizione dei temi alla classe.

Infine, in riferimento alle finalità delle competenze in ambito storico che si vogliono raggiungere, esse riguardano la capacità di percepire gli eventi storici avvenuti tra il 1918 e il 1945 nella loro dimensione locale, nazionale e globale e di inserirli in coordinate spazio-temporali ben definite, cogliendo negli eventi del passato le radici del presente: che cos’è un monumento? perché viene creato? a chi si rivolge? cosa ci comunica oggi? ecc.

4. Il piano di lavoro

Il gruppo di lavoro composto da docenti di madrelingua italiana e tedesca provenienti da scuole secondarie di primo e secondo grado si è costituito il 14 settembre 2015 sotto la supervisione dell’Ispettore dell’Intendenza scolastica in lingua italiana Andrea Felis e dell’allora responsabile del settore storico presso il Bereich Innovation und Beratung, prof. Walter Pichler.

Attraverso un confronto con gli insegnanti che hanno portato le loro classi al MaV e le osservazioni e le analisi di alcune guide della cooperativa Scriptoria, all’epoca responsabile della gestione della struttura e dell’organizzazione delle visite, sono emerse alcune criticità nell’impianto espositivo.

4.1 Criticità emerse

• Gli spazi della struttura

Gruppi superiori ai 20 componenti sono difficilmente gestibili a causa degli spazi angusti nel percorso interno al MaV. Inoltre il rimbombo delle voci mischiato al volume alto di alcuni filmati che vengono proiettati in sequenza ciclica rendono la comunicazione certe volte difficoltosa.

• Le dimensioni ridotte di alcune immagini e degli schermi video

Alcune immagini molto significative, come l’inaugurazione del cippo al confine del Brennero oppure il filmato che mostra la deposizione della prima pietra per la costruzione del Monumento alla Vittoria sono di dimensioni ridotte. Questo impone una loro fruizione a piccoli gruppi, non più di 4 persone alla volta.

• Rigidità dell’impianto

Ai fini della didattica, l’uso dei materiali esposti e dei video è più efficace dei materiali esposti. Alcuni documenti attraverso i quali si potrebbero fare interessanti confronti storiografici sono posti distanti tra loro (ad esempio «Il piccolo posto» e il «Flugblatt»).

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Dal percorso espositivo all’elaborazione dei materiali didattici Mirko Frainer

• Utenza

Scuole italiane: alto numero di ragazzi con background migratorio e di origine straniera. Questo pone difficoltà sia dal punto di vista linguistico (molti termini sono di difficile comprensione) che dal punto di vista delle preconoscenze (non si può dare per scontato che gli studenti sappiano cosa sia stato il fascismo oppure chi era Mussolini).

Scuole tedesche: molte classi che arrivano al MaV non sono di Bolzano e per loro la stessa città è una realtà sconosciuta. I testi presenti nel percorso sono di difficile lettura.

• Tempi e modalità di visita

Le visite durano 90 minuti e vengono svolte come una lezione frontale. Per quanto la guida possa essere brava ed esaustiva, la visita svolta in questo modo risulta spesso faticosa per i ragazzi, e talvolta poco efficace ai fini della didattica.

4.2 Proposte e idee di lavoro

Il gruppo di lavoro è partito proprio da queste criticità per elaborare dei materiali didattici che potessero rendere il MaV un luogo di apprendimento ancora più efficace.

Nella scuola di lingua italiana, in particolare con una attenzione rivolta alla fascia di età fra i 13 e i 19 anni, ed anche nella scuola di lingua tedesca, con una utenza scolastica molto spesso residente fuori città, è emersa l’esigenza di elaborare dei percorsi didattici che rendessero gli studenti e le studentesse il più possibile fruitori attivi del Monumento e che favorissero la capacità di lavorare in autonomia.

Per superare queste difficoltà e rendere la visita del MaV didatticamente più spendibile, si è scelto di creare dei percorsi che permettessero alle classi di suddividersi in più sottogruppi. Gli studenti dovranno avere a loro disposizione delle schede che li aiutino ad orientarsi all’interno del percorso espositivo, confrontare documenti, trovare le informazioni richieste e avere le chiavi di lettura per comprendere e interpretare determinate fonti iconografiche e documentarie. A corredo di tutte le unità didattiche, un breve glossario con le parole chiave aiuta gli studenti con difficoltà linguistiche a comprendere meglio quelli che sono gli aspetti fondamentali dei loro percorsi, senza dare nulla per scontato.

Nel corso del piano di lavoro si è inoltre stabilito che nell’ambito dell’insegnamento veicolare della seconda lingua (CLIL) queste semplificazioni linguistiche possono tornare utili nel momento in cui l’attività venga svolta in collaborazione con il collega di L2. La difficoltà di molti testi presenti nel MaV rende il lavoro in team fra colleghi di L1 e L2 fondamentale per il successo didattico dell’iniziativa. Come evidenziato nelle Indicazioni provinciali di storia pubblicate nel 2015, nell’ambito delle materie di area antropologica è sempre più importante aprirsi alla multidisciplinarità, all’utilizzo di metodi, conoscenze, visioni, concettualizzazioni di altre discipline. Gli insegnanti, mettendo a profitto tale peculiarità, potenziano gli intrecci disciplinari suggeriti dai temi proposti agli alunni.

Per quanto concerne l’educazione linguistica, i legami con la storia riguardano le abilità che l’alunno deve mettere in atto in entrambe le discipline: ricavare le informazioni primarie e fare inferenze, dividere il testo in sequenze e titolarle, individuare parole-chiave, produrre e leggere schemi o mappe concettuali, acquisire ed utilizzare un lessico specifico, esporre quanto appreso in forma orale e scritta.

La struttura delle unità didattiche è stata divisa in due prodotti:

Guida per gli insegnanti: indicazioni operative per lo svolgimento delle attività con bibliografia e sitografia utile.

Schede per gli studenti: schede di lavoro con testi, immagini ed attività.

5. L’elaborazione delle singole unità didattiche

È durata circa un anno e mezzo. I docenti delle scuole secondarie italiane e tedesche di primo e secondo grado coinvolti nel gruppo di lavoro si sono occupati individualmente dei vari argomenti trattati, con alcuni incontri congiunti per fare il punto della situazione e per confrontarsi sui contenuti.

Da questi incontri sono emersi molti aspetti positivi, ma non sempre le difficoltà incontrate sono state superate. Si era ad esempio inizialmente ipotizzato di utilizzare alcuni tablet e di elaborare una app che

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Dal percorso espositivo all’elaborazione dei materiali didattici
Mirko Frainer

permettesse, attraverso la scansione di QR codes apposti lungo il percorso espositivo, di accedere a contenuti speciali per una migliore lettura delle fonti. Le criticità legate a questa soluzione sono state però tali che il gruppo di lavoro si è fin da subito indirizzato verso una stesura in forma digitale/cartacea dei materiali.

Altre criticità sono emerse a causa della vastità delle tematiche affrontate all’interno del percorso espositivo. Alcuni spunti, come ad esempio l’industrializzazione dell’Alto Adige e lo sviluppo della Zona Industriale rimanevano troppo esterni ed estemporanei rispetto alle tematiche affrontate. Per una migliore efficacia dei contenuti affrontati, i membri del gruppo di lavoro hanno delimitato il campo degli argomenti da sviluppare ad aspetti strettamente legati al Monumento in sé ovvero:

• l’analisi degli elementi stilistici e architettonici del Monumento alla Vittoria e della piazza circostante;

• una riflessione su che cosa sia un monumento e quali siano le sue caratteristiche e funzioni anche in relazione ad altri monumenti;

• l’analisi delle parole-chiave presenti all’interno del percorso espositivo, la riflessione su alcune citazioni e fonti attinenti il MaV;

• analisi e approfondimenti intorno alla figura di Cesare Battisti in riferimento al MaV;

• il Monumento alla Vittoria come “fabbrica” della retorica del regime fascista.

Tutti i membri si sono trovati di fronte alla difficoltà di concettualizzare il lessico, aspetto che all’interno del percorso espositivo non viene sviluppato. In questo senso resta fondamentale un lavoro preparatorio in classe, affinché gli studenti siano linguisticamente e concettualmente attrezzati alla visita. Nel limite delle possibilità, alcuni dei testi presenti nel MaV sono stati trascritti e semplificati. I concetti chiave sono stati tutti evidenziati all’interno delle unità didattiche.

Dopo l’elaborazione di una prima bozza, i materiali sono stati presentati per la prima volta durante la giornata seminariale «Percorsi di storia locale: il Monumento alla Vittoria», tenutasi a Bolzano il 10 ottobre 2016. L’obiettivo della giornata, alla quale hanno partecipato più di 80 docenti delle scuole in lingua italiana e in lingua tedesca di ogni ordine e grado della provincia di Bolzano, era quello di illustrare la possibile fruizione didattica del MaV e soprattutto di avere riscontri e suggerimenti sui materiali presentati.2 Sulla scorta dei feedback ricevuti, gli elaborati sono stati revisionati ed infine sperimentati in alcune classi. In base agli esiti della sperimentazione, che ha dato buoni risultati in termini sia di apprendimento che di motivazione, la prima parte del lavoro si è conclusa con la revisione dei testi e la rielaborazione della parte grafica nell’ottobre 2017. La conclusione e la revisione definitiva del lavoro sono state effettuate nel corso dell’anno scolastico 2020-2021.

Per quanto riguarda gli aspetti più strettamente contenutistici, il gruppo si è concentrato su tre diverse direzioni di lavoro:

• elaborazione di possibili itinerari all’interno e all’esterno del percorso espositivo;

• elaborazione di materiali di approfondimento a partire dalle fonti e dai documenti esistenti presso il percorso espositivo;

• elaborazione di percorsi introduttivi/di preparazione alla visita e di riflessione su quanto appreso come conclusione dell’attività.

Le guide per gli insegnanti delle singole unità didattiche sono costituite da:

• eventuali preconoscenze richieste ai destinatari delle varie attività e obiettivi;

• tempi di svolgimento – sono indicate le attività svolte prima, durante o dopo la visita al percorso espositivo;

• materiali e/o sussidi necessari per lo svolgimento dell’attività;

• descrizione dell’attività (con riferimento alle schede di lavoro);3

• soluzioni delle attività;

• possibili attività alternative o di approfondimento – modalità per differenziare le attività per gruppi di livello e/o di interesse, possibili percorsi aggiuntivi e materiali di approfondimento;

• suggerimenti per l’insegnante;

• modalità di verifica e valutazione;

• bibliografia e sitografia di riferimento.

2 https://drive.google.com/file/d/1cg7pLOV2q2oCxrPZROPj2OjkdyjEVR1S/view?usp=sharing

3 Per esempio: IlpercorsoconsistenellaletturadiuntestosullavitadiCesareBattisti(schedaA)enellosvolgimentodialcuneattivitàsultesto (schedaB).L’insegnantedividelaclasseinpiccoligruppie,dopoaverdistribuitounacopiadellaschedaAadognigruppo,invitaglistudentia leggereiltestoe…

Dal percorso espositivo all’elaborazione dei materiali didattici
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Mirko Frainer

Elaborati per secondarie di primo grado

Unterrichtsmaterialien für die Mittelschulen

Guida per gli insegnanti + Unità didattica per gli studenti Hinweise für die Lehrpersonen + Unterrichtseinheiten für die Schüler*innen

1. Una terza media al MaV di Bolzano - attività di preparazione alla visita del MaV nel suo percorso esterno ed interno

A cura di Daniele Masè [it.], docente di italiano e storia presso le scuole secondarie di primo grado «Enrico Fermi» di Bolzano. Nel 1997 si è laureato presso la Facoltà di Lettere di Trento con una tesi in Museografia.

L’unità didattica Una terza media al MaV di Bolzano è pensata per gli alunni di terza di una scuola secondaria di primo grado, ha tra i suoi obiettivi principali quello di avvicinare i ragazzi ad una conoscenza maggiore dell’edificio fascista nel suo percorso esterno ed interno, sia da un punto di vista storico-simbolico che da un punto di vista artistico-architettonico. I materiali elaborati hanno lo scopo di aiutare gli studenti ad orientarsi nel percorso espositivo e cercare attivamente ed in autonomia le informazioni.

Tale percorso didattico prevede una prima fase di attività in classe durante la quale il docente spiega ai propri alunni le caratteristiche principali e il significato storico del MaV, allo scopo di prepararli sufficientemente alla visita del monumento. Segue una successiva fase di lavoro “direttamente sul campo” con visione del percorso esterno del MaV (ad es., colonne littorie, la vittoria alata o sagittaria, le iscrizioni sul frontone, le erme di Battisti, Chiesa e Filzi), degli edifici razionalisti che sorgono intorno o nelle vicinanze dell’arco fascista (ad es., case Incis, edifici di piazza della Vittoria e corso Libertà) ed infine dell’interno dell’edificio piacentiniano (cripta con le frasi proiettate di Hannah Arendt, Bertolt Brecht, Thomas Paine, alcune sale espositive, come quella delle aquile in pietra).

Gli esercizi sono stati elaborati e strutturati per evitare che gli alunni disperdano la loro attenzione sull’eccessivo carico di materiale iconografico esposto e permettere loro di cogliere/comprendere alcuni aspetti fondamentali del percorso espositivo, quali, ad esempio, l’esaltazione da parte del Fascismo dell’italianità (parte esterna del MaV), l’utilizzo propagandistico delle erme di Filzi, Chiesa e Battisti, la presenza delle dittature fascista e nazista in Alto Adige (ultime sale); gli studenti dovranno altresì intuire l’idea del “depotenziamento” del MaV, voluto dai curatori, ad esempio osservando la cripta con le frasi proiettate di Hannah Arendt, Bertolt Brecht e Thomas Paine, su cui svolgeranno alcuni esercizi scritti.

Tale unità didattica dovrebbe quindi portare gli alunni non solo a comprendere l’importanza di un monumento così carico di storia e retorica, ma anche di riflettere sul suo specifico valore di testimone del tempo e, in particolare, di una parte importante della storia locale del primo Novecento.

2. Mittelschüler*innen erkunden die Dokumentations-Ausstellung im Siegesdenkmal in Bozen Erstellt von Alexandra Margesin [deu.], Mittelschullehrerin für Literarische Fächer im Burggrafenamt. Sie ist die Verfasserin des Buches Kinder desselben Landes, in dem sie die Schwierigkeiten der Rückoptanten nach dem Zweiten Weltkrieg beleuchtet.

Die Einheit stellt einen Versuch dar, den für die Altersstufen der Mittelschule anspruchsvollen Rundgang in der Dokumentations-Ausstellung zu erschließen. Die Unterlagen sind so konzipiert, dass Lehrpersonen das Wesentliche der Ausstellung gemeinsam mit der Klasse erarbeiten können. Der Schwerpunkt liegt dabei auf der Bedeutung des Siegesdenkmals in der Geschichte der Stadt Bozen. Ein weiterer Aspekt ist die Funktion eines Denkmals als historische Quelle. Die Schüler*innen werden zur eigenständigen Erkundung sowie zur Diskussion angeregt.

Presentazione
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delle unità didattiche Einleitung zu den Unterrichtseinheiten

3. Piazza Vittoria: stile, architettura e simbologie

A cura di Adina Guarnieri [it.], libera professionista nel settore della divulgazione storica, ha studiato storia dell’arte e slavistica a Innsbruck e a Trento. Nel 2015 ha conseguito la laurea magistrale in Conservazione e Gestione dei Beni Culturali presso l’Università di Trento con una tesi di laurea sul Monumento alla Vittoria di Bolzano. Perfettamente bilingue, Adina ha svolto l’attività di guida per scuole italiane e tedesche presso il MaV. La sua esperienza, oltre che la professionalità e competenza in materia, sono state una risorsa preziosa per il gruppo di lavoro.

Il modulo didattico denominato Piazza Vittoria, realizzato per le classi secondarie di primo grado, è composto da due schede di lavoro riguardanti la storia di piazza della Vittoria e lo stile architettonico razionalista che la caratterizza. Sin dalla sua primissima fase di progettazione, il Monumento alla Vittoria era infatti destinato a diventare il fulcro di un nuovo quartiere da intendersi rigorosamente “moderno” e “italiano”. Negli ultimi decenni si è discusso molto sulla legittimità del Monumento, ma relativamente poca attenzione è stata rivolta alla piazza retrostante ad esso e agli edifici che lo circondano. Le presenti schede di lavoro vorrebbero rafforzare negli alunni la consapevolezza che l’ambiente, le strade, gli edifici e il paesaggio che ci circondano sono spesso testimoni di un passato che tuttora viviamo e che per questo ci riguarda in prima persona. Questo spiega perché le schede di lavoro sono due: la prima permette di svolgere un’attività propedeutica nel senso di un abituarsi a osservare in modo più mirato la fisionomia architettonica della piazza; la seconda scheda prevede invece il confronto diretto con la materia attraverso lo svolgimento di diverse attività in piazza. Sarà così possibile applicare in situ le nozioni apprese in classe.

Nel fare ciò, i materiali ideati per le scuole secondarie di primo grado si concentrano principalmente sugli aspetti stilistici e sull’arte dell’osservare, andando a indagare in che modo il fascismo usò simboli, scritte ed elementi stilistici per imprimere nelle menti delle persone dei chiari messaggi subliminali. Entrambi i moduli vorrebbero così rendere l’idea di una storia “più presente” e umanamente vivibile perché non riguarda solamente una selezione di eventi raccontata dai libri di storia; a raccontarcela è l’ambiente che quotidianamente ci circonda.

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Presentazione delle unità didattiche Einleitung zu den Unterrichtseinheiten

Elaborati per secondarie di secondo grado

Unterrichtsmaterialien für die Oberschulen

Guida per gli insegnanti + Unità didattica per gli studenti Hinweise für die Lehrpersonen + Unterrichtseinheiten für die Schüler*innen

1. Das Siegesdenkmal: Symbolische Sichtbarkeit, sein Umfeld, seine Wahrnehmung gestern und heute – Historische Zusammenhänge – Arbeitsunterlagen für die Schule Erstellt von Martha Verdorfer [deu.], Professorin für Geschichte und Philosophie am Realgymnasium und an der Fachoberschule für Bauwesen „Peter Anich“ in Bozen. Als Zeithistorikerin beschäftigt sie sich mit der Südtiroler Erinnerungskultur und hat hierbei Ereignisse und Zusammenhänge der Sozial- und Frauengeschichte zutage gebracht, die bis dahin kaum untersucht worden waren, wie im Falle der Studie Wie die Schwalben flogen sie aus: Südtirolerinnen als Dienstmädchen in den italienischen Städten 19201960, Raetia Verlag, 2006. Ihre zahlreichen Publikationen behandeln vor allem die Regionalgeschichte in der Zwischenkriegszeit. Als Expertin für Mikrogeschichte hat sie viele mündliche Zeitzeug*innenberichte über die Jahre der Option und der Besetzung durch das Naziregime gesammelt.

Die Unterrichtseinheit versucht sowohl die Komplexität eines Denkmals in seinem historisch-politischen, geografischen und gesellschaftlichen Umfeld in den Blick zu nehmen als auch die zeitlichen Veränderungen der Wirkungsweise von öffentlichen Monumenten zu thematisieren. Die Fragestellungen sind in fünf Arbeitsblättern zusammengefasst, welche die Schüler*innen arbeitsteilig in Gruppen bearbeiten und dann der Klasse vorstellen können.

Zunächst geht es darum, das Denkmal als Ganzes und in seinen Details wahrzunehmen, seine Formensprache zu entziffern und über deren Wirkung zu reflektieren. Hier soll die Wahrnehmung geschärft und das genaue Hinsehen geübt werden. Die Entstehungsgeschichte des Denkmals zu rekonstruieren ist ein weiterer wesentlicher Bestandteil zum Verständnis von Funktion und Wirkungsweise von Denkmälern. Ein Überblick über die Geschichte Südtirols von 1918 bis 1945 und die Rolle des Siegesdenkmals in dieser Geschichte ist der Schwerpunkt beim zweiten Arbeitsblatt.

Der Standort von Denkmälern ist meist nicht zufällig gewählt und es steht in der Regel auch nicht allein, sondern in einem Ensemble städtischer Architektur, die im Fall des Siegesdenkmals zum Großteil aus der selben Zeit stammt. Im dritten Arbeitsblatt richtet sich das Augenmerk vor allem auf die Funktion des Denkmals innerhalb der Stadtarchitektur. Im vierten Arbeitsblatt geht es um eine Reflexion zur Bedeutung und Funktion von Denkmälern im Allgemeinen und welche Rolle ihnen in Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft zugewiesen werden kann.

Ein letzter Aspekt beschäftigt sich schließlich mit der Wahrnehmung des Denkmals heute. Dafür werden im fünften Arbeitsblatt einerseits einige Fragen formuliert, die Kurzinterviews anleiten sollen, und andererseits werden die Schüler*innen zur kritischen Reflexion über die Bedeutung der Dokumentations-Ausstellung angeregt.

Die Arbeitsblätter sind für die Oberschule konzipiert und in ihrer Handhabung durchaus flexibel.

Auch wenn den fünf Arbeitsblättern der oben beschriebene rote Faden zugrunde liegt, können sie einzeln, auszugsweise oder in Kombination verwendet werden.

Dies hängt von der Schwerpunktsetzung der Lehrperson und der Einbettung der Thematik in den Geschichtsunterricht ab.

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Presentazione delle unità didattiche Einleitung zu den Unterrichtseinheiten

2. Il Monumento alla Vittoria come “fabbrica” della retorica del regime fascista

A cura di Stefano Kerschbamer [it.], docente di storia e letteratura presso l’IISS «Galileo Galilei» di Bolzano. Laureato a Trento in Lettere moderne, si è dedicato alla ricerca di fonti di memorialistica familiare, legate al tema delle identità plurali nel contesto altoatesino e trentino. Negli anni ha collaborato attivamente alla stesura di svariati materiali didattici per entrambe le intendenze scolastiche sulla storia del Novecento, nei gruppi di lavoro congiunti.

L’unità Il Monumento alla Vittoria e la retorica della Prima guerra mondiale è composta da sei gruppi di esercizi (cinque per ogni gruppo), ciascuno dei quali sviluppa un tema tra quelli maggiormente ricorrenti all’interno del percorso espositivo. I gruppi di esercizi sono stati elaborati a partire dall’organizzazione intorno a differenti tematiche di alcuni spunti significativi tra quelli dei materiali esposti, cercando di suggerire le loro relazioni con il tema presentato attraverso domande mirate, in modo tale da consentire una fruizione attiva e critica del percorso che permetta di comprendere (come momento complementare alla visita guidata) tanto l’“intenzionalità” del monumento, quanto quella del suo “depotenziamento”.

I contenuti proposti mirano ad evidenziare soprattutto l’uso strumentale – in un territorio di confine – della retorica della Prima guerra mondiale da parte di soggetti diversi, ma principalmente da parte del regime fascista italiano. Gli esercizi sono corredati da indicazioni e immagini che permettano ai gruppi di allieve ed allievi coinvolti di orientarsi all’interno delle sale dell’esposizione, alla ricerca delle informazioni necessarie al loro svolgimento.

3.

A cura di Adina Guarneri [it.]

Il modulo didattico denominato Piazza Vittoria è composto da due schede di lavoro riguardanti la storia di piazza della Vittoria e lo stile architettonico razionalista che la caratterizza. Sin dalla sua primissima fase di progettazione, il Monumento alla Vittoria era infatti destinato a diventare il fulcro di un nuovo quartiere da intendersi rigorosamente “moderno” e “italiano”.

Negli ultimi decenni si è discusso molto sulla legittimità del Monumento, ma relativamente poca attenzione è stata rivolta alla piazza retrostante ad esso e agli edifici che lo circondano. Le presenti schede di lavoro vorrebbero rafforzare negli studenti la consapevolezza che l’ambiente, le strade, gli edifici e il paesaggio che ci circondano sono spesso testimoni di un passato che tuttora viviamo e che per questo ci riguarda in prima persona. Questo spiega perché le schede di lavoro sono due: la prima permette di svolgere un’attività propedeutica nel senso di un abituarsi a osservare in modo più mirato la fisionomia architettonica della piazza; la seconda scheda prevede invece il confronto diretto con la materia attraverso lo svolgimento di diverse attività in piazza. Sarà così possibile applicare in situ le nozioni apprese in classe. Nelle schede ideate per le scuole secondarie di secondo grado si è dato spazio al referendum su «piazza della Pace» del 2002. Gli studenti sono invitati a formarsi una propria opinione sull’argomento ma soprattutto dovranno tentare di comprendere la vastità delle ragioni a supporto dell’una o dell’altra posizione. I moduli vorrebbero così rendere l’idea di una storia “più presente” e umanamente vivibile perché non riguarda solamente una selezione di eventi raccontata dai libri di storia; a raccontarcela è l’ambiente che quotidianamente ci circonda.

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Piazza Vittoria: stile, architettura e simbologie
Presentazione delle unità didattiche Einleitung zu den Unterrichtseinheiten

4. Il Monumento alla Vittoria e Cesare Battisti

A cura di Valeria Scalet [it.], docente di storia e letteratura presso l’ITE «Cesare Battisti» di Bolzano. È stata per lungo tempo anche docente nelle scuole di II grado di lingua tedesca. Ha approfondito negli ultimi anni le tematiche legate alla figura di Battisti sul piano didattico. Nel 2017 l’istituto tecnico –intitolato già nel 1937 alla figura dell’irredentista democratico trentino – ha festeggiato gli 80 anni, e per l’occasione è stata allestita una mostra, curata dalla docente. Nel 2015 ha seguito la formazione per la didattica della Shoah presso lo Yad Vashem di Gerusalemme.

L’unità didattica Il Monumento alla Vittoria e Cesare Battisti si pone l’obiettivo di far conoscere la figura poliedrica del politico trentino alle allieve e agli allievi, che, in visita al MaV, si confrontano con un importante personaggio della storia locale da avvicinare e capire in una modalità il più possibile oggettiva e veritiera. Il percorso conoscitivo inizia con i motivi della costruzione del Monumento, legato a Battisti e all’ideologia che egli doveva rappresentare in quel momento storico. Si passa quindi alla biografia di Battisti, all’analisi del suo pensiero e all’interpretazione che ne seguì nel periodo fascista, fortemente contrastata dalla moglie e dalla famiglia. Gli allievi vengono dunque condotti a conoscere le opposte interpretazioni del suo pensiero e delle sue azioni e a confrontarsi in senso critico con il Battisti stesso e con le immagini che di lui gli storici hanno dato a seconda dei periodi.

Gli esercizi puntano a spingere i giovani a riflessioni semplici e al contempo critiche delle ideologie, delle scelte di vita e delle letture più o meno oggettive del pensiero di un uomo che ha vissuto con tenacia, impegno e volontà.

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Presentazione delle unità didattiche Einleitung zu den Unterrichtseinheiten
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Postfazione – La macchina di marmo

Pochi oggetti, e con altrettanta visibilità pubblica, hanno conosciuto il destino che è toccato al monumento di Bolzano, costruito fra il 1926 e il ’27 come oggetto celebrativo, per rimarcare in zona di confine vicina all’Austria la “vittoria militare” contro quello che fu l’impero austro-ungarico. Viene eretto proprio a ridosso dell’ultima città i cui cittadini, prevalentemente di lingua tedesca, erano stati i testimoni della fine di un’epoca, di un mondo culturale e linguistico, le cui stesse radici storiche erano sempre state ampiamente sentite, e condivise. Il Tirolo storico era morto, e i marmi – finti e veri – del monumento a Bolzano ne segnavano la sepoltura.

LE RADICI DEL MONUMENTO

Il monumento non fu mai solo un oggetto celebrativo, uno fra i tanti massicci – e spesso ingombranti, ma poco efficaci – strumenti di bassa propaganda di regime. Innanzitutto, è un oggetto collocato in un territorio speciale: è un territorio ben noto al nuovo protagonista assoluto ed unico della vita italiana, giunto da poco ad un potere quasi illimitato dopo un colpo di stato (ottobre 1922) e una seconda svolta autoritaria (gennaio 1925). La volontà di Mussolini, che nel 1926 è un giovane dittatore di soli quarantatré anni, è quella di segnare uno spazio, in profondità: solo diciassette anni prima ha vissuto intensamente quella che è la sua prima vera palestra politica, a Trento, segretario della camera del Lavoro socialista e direttore di una piccola testata, che già impara ad usare come strumento di lotta politica e di propaganda.

Bolzano, Merano, la Bassa Atesina, sono realtà a lui ben note:

«Lo Schulverein possiede in Val d’Adige gli asili infantili di S. Giacomo, Laives e Cortina, sussidia quelli di Bronzolo, mantiene due classi tedesche ai Laghetti, fa costruire un asilo tedesco a Roverè della Luna dove secondo la statistica ufficiale gli italiani sono 878 e i tedeschi 5. Ha assegnato un sussidio alla scuola dei Póchi presso Salorno. Nella zona bilingue la direzione di questi gruppi locali è spesso per gran parte composta di elementi italiani. Si spiega questo fatto pensando alle facilitazioni materiali che i tedeschi accordano a tutti quegli italiani che siano disposti a rinnegare la loro madre lingua» 1

Ancora:

«Quel territorio che nel linguaggio burocratico dell’impero austriaco si chiama Süd-Tirol si può dividere dal punto di vista linguistico in due parti: il Trentino propriamente detto, unilingue e italiano – l’Alto Adige, bilingue: tedesco e italiano. Salorno, paesello a una trentina di chilometri al nord di Trento – lungo la valle d’Adige – è il confine convenzionale – poiché anche al di là di Salorno vi sono paesi, specie nel Bolzanino, nei quali gl’italiani costituiscono la maggioranza o la totalità della popolazione e parlano fra di loro il dialetto delle vallate trentine. Mentre il Trentino raccoglie il 90% degli italiani e su 352.425 cittadini austriaci non ha che 8970 tedeschi – compresi i soldati delle guarnigioni – nella parte meridionale del Tirolo tedesco (zona bilingue) contro 220.102 tedeschi stanno 23.263 italiani così divisi: 5710 abitano i distretti prettamente italiani di Ampezzo e Livinallongo, 5178 la Badia Ladina (distretto di Enneberg), 3729 la Gardena parimenti ladina (distretto di Castelrut), circa 6000 lungo l’Adige nella città di Bolzano coi limitrofi comuni di Zwölfmalgreien e Leifers e nei distretti di Caldaro e di Egna – particolarmente numerosi in quest’ultimo dove, malgrado una recente statistica che li fa diminuiti di numero, rappresentano il 25% della popolazione totale. È in questa zona che la lotta fra le due lingue è più aspra, e con risultati non favorevoli all’elemento italiano. Difatti mentre Ampezzo e Livinallongo si mantengono italiani, nella Ladinia si insegna, si corrisponde fra uffici in tedesco. Solo l’insegnamento religioso viene impartito in latino o in italiano. Si domandò una scuola italiana. Il Consiglio provinciale scolastico che siede ad Innsbrück e si compone di anti-italiani concesse un’ora al giorno di insegnamento in lingua nostra ma l’incarico fu affidato a un maestro tedesco che non sapeva una parola d’italiano. In Gardena il processo d’intedescamento è ancora più avanzato. Attorno a Bolzano, nei comuni di Zwölfmalgreien e Leifers, nei distretti di Egna e Caldaro la situazione degli italiani è critica. Nessuna manifestazione pubblica è permessa nella lingua italiana. […] Tuttavia questi 23.000 italiani disseminati oltre Salorno sono utili alla causa italiana in primo luogo perché turbano l’unità linguistica dell’elemento tedesco e secondariamente perché oppongono – magari per sola forza di inerzia – una prima diga all’invasione pangermanista che tende al sud».2

2 Ivi, pp. 91-93

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1 Benito Mussolini, IlTrentinovedutodaunsocialista Noteenotizie , Quaderni della Voce, Firenze 1911, pp. 21-22.
Postfazione – La macchina di marmo Andrea Felis

Certo, sono passati 15 anni da queste analisi, certo documentate e non superficiali – anche se pare ben sospetto quel numero di “italiani” nella comunità ladina, con un numero di ben 8907 “italiani” nelle sole due vallate ladine! – all’epoca scritte da un giovane rivoluzionario socialista: e quello del 1926 è il Mussolini ormai diventato il più acerrimo nemico di democratici, socialisti e comunisti; ma non è davvero possibile pensare che l’autore di queste note sia stato reso immemore e dalla presa di potere, e dal suo radicale capovolgimento ideologico-politico.

Nel 1926, all’epoca della progettazione del monumento di Bolzano, il regime è fresco di conio, si sta accreditando a livello internazionale, e sta soprattutto procedendo speditamente verso la costruzione di un sistema autoritario, che non conosce precedenti nella breve storia dell’unità nazionale. Le svolte repressive, con l’abolizione dei partiti politici, ma anche le operazioni di controllo interno, con il progressivo esautoramento dei ras e la marginalizzazione politica di figure quali quelle di Farinacci, o di Cesare Rossi, in modo diverso rappresentative dei primordi estremisti e antiborghesi, paiono costituire il leitmotiv del periodo: ed è altamente significativo, che lungo i confini orientali, il nuovo regime si dedichi ad una progressiva opera di inglobamento coatto del nuovo territorio (sono passati solo sette anni dalla sua annessione) entro i confini nazionali. In questa operazione recupera addirittura un vecchio residuato del nazionalismo prebellico, quel «prof. Tolomei» ricordato nell’antica nota socialista del 1911.

TOLOMEI DIETRO AL MONUMENTO

Allora, però, questa era stata la sottolineatura della figura del cattedratico roveretano:

«In questa zona bilingue si pubblica una rivista italiana – l’Archivio dell’Alto Adige – diretta dal prof. Tolomei – cordialmente detestato dai volksbundisti. A Bressanone esce da parecchi mesi una rivista bilingue allo scopo di affratellare nella pratica del vicendevole rispetto italiani e tedeschi. In tutti i centri maggiori e minori gli italiani hanno fondato società politiche, economiche, ricreative dove si leggono giornali italiani e si tengono conferenze in italiano. Gli operai organizzati non rinnegano la propria nazionalità».3

Certamente la citazione del nazionalista Tolomei, mai simpatizzante con cause diverse dalla propria, nella pubblicazione del 1911, accende qualche elemento indiziario a favore della tesi che, già ben prima della fatale crisi del 1914, l’interlocutore socialista rivoluzionario della «Voce» fiorentina guardasse ad alcuni filoni ideologici del campo avverso (che, nel caso dell’irruento arcirivoluzionario romagnolo, avrebbe dovuto porsi come “nemico mortale”) quali interessanti alleati (forse secondo il motto: «il nemico del mio nemico è mio amico»). Certo, Tolomei nel 1911 era un quasi inascoltato irredentista estremo, trapiantato in seno alla Società Geografica di Firenze: era ancora ben lungi dall’incarnare il ruolo di “ideologo” della snazionalizzazione forzata della popolazione di lingua tedesca e ladina. Curioso che il socialista rivoluzionario del 1911 collochi la funzione di Tolomei quale quella di semplice contraltare al nazionalismo pangermanista del Volksbund, accostandolo invece alla visione pedagogica di «affratellamento di italiani e tedeschi». Ad essere ancora più sospettosi, anche più singolare il fatto che il sulfureo socialista rivoluzionario del 1911, che si caratterizzava nello scenario socialista come una sorta di ponte teso verso il sindacalismo rivoluzionario o verso le frange più estreme delle sinistre del tempo, chiedesse al geografo irredentista e nazionalista, da poco (1906) artefice dell’Archivio per l’Alto Adige, con Ampezzo e Livinallongo, di rileggere le bozze del suo testo, nel quale, peraltro, utilizzava ampiamente la dizione «Alto Adige» – da poco creata da Tolomei medesimo – per definire il territorio identificabile come provincia di Bolzano.4

Dall’affratellamento alla snazionalizzazione, il passo non è breve; ma viene compiuto 15 anni dopo, proprio nella prima fase della costruzione del regime autoritario.

LA MACCHINA CELIBE

La Camera dei deputati adotta la decisione di erigere il monumento commemorativo della vittoria il 10 febbraio 1926, nel contesto di un vibrante attacco del capo del fascismo al ministro degli Esteri weimariano Stresemann e al presidente della Baviera Held, che avevano criticato la politica italiana, vessatoria nei confronti della comunità di lingua tedesca nel Tirolo meridionale. Lo scopo politico-simbolico del 1926 è quello palese di rimarcare i confini, rivendicare in modo stentoreo l’appartenenza nazionale del suolo, sacralizzarlo nelle forme e nei modi che possano fissarne indelebilmente l’appartenenza. Che la politica altoatesina sia stata pensata da Mussolini con un proprio contributo diretto, anche in termini di propaganda e di preciso orientamento ideologico e simbolico, non appare affatto un’ipotesi remota così come è nota e documentata la sua diretta azione su Piacentini per ciò che riguarda il compito di costruire un monumento che svolga una funzione dall’enorme significato politico: un simbolo che vada ad occupare interamente la scena pubblica, e rappresenti il suggello di una conquista territoriale, che viene esplicitamente rivendicata, assumendo le spoglie un po’ manipolate di una romanità che appare incongruamente già “imperiale” (che occorre infatti collocare nel 1926, ben prima delle mitologie latino-imperiali che saranno successivamente abituale appannaggio della retorica fascista dei tardi anni Trenta, la più trita e bolsa,

3 Ivi, p. 93.

4 Renzo De Felice, Mussoliniilrivoluzionario.1883-1920 , Einaudi, Torino 2010 (ed. or. 1965), p. 78.

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Postfazione – La macchina di marmo Andrea Felis

nutrita delle velleità imperiali successive alle conquiste in Africa Orientale ed alle imprese in Spagna). Solo quasi dieci anni dopo, nel 1935, una analoga monumentalizzazione si effettuerà nel difficile e anche forse imbarazzante contesto trentino, dove ben più congrua appariva la presenza del sembiante di Cesare Battisti, giustiziato nel 1916: ma sarà un’opera che appare non solo un tardivo omaggio a quello che era stato un autentico mentore del Mussolini in terra trentina, ma anche una ingombrante sopravvivenza di un’epoca a questo punto definitivamente gettata alle spalle dall’ormai duce dell’impero fascista, con una incidenza politico-territoriale decisamente minore rispetto all’omologo monumento bolzanino.

Per intendere pienamente il significato e l’aspetto polivalente del monumento di Bolzano esistono pochi corrispettivi nel contesto nazionale ed anche a livello europeo, gli esempi novecenteschi non sono molti, e nessuno ha avuto la longevità, la persistenza e la costante “attualizzazione” che il manufatto bolzanino ha conosciuto nella sua lunga storia.

Lo storico britannico John Foot ha avuto modo di approfondire, e di leggere in forma comparativa, il caso bolzanino, identificando aspetti riconducibili al tema delle forme di costruzione della memoria collettiva,5 oltre che a quello implicito della “memoria divisa”; lo storico Vincenzo Calì, già docente dell’ateneo trentino ed uno dei più attenti lettori della storia sociopolitica del territorio fra Ottocento e Novecento, ne ha ricondotto la genesi entro le coordinate della storia della tentata affermazione locale del fascismoregime, qui strutturalmente privo di base sociale o politica forte, e pertanto sia endemicamente fragile sul piano del consenso, sia istituzionalmente interessato ad un territorio del tutto peculiare, strategicamente importante anche per presentarsi nella politica estera europea.6 La lettura del monumento pertanto si presta a significative chiavi di lettura, che non ne esauriscono l’interesse entro un ambito per così dire “localistico”, una stravaganza periferica di un regime autoritario. Si sono infatti intersecate in modo per così dire esemplare alcune delle caratteristiche che contraddistinguono aspetti fondamentali dei processi di “costruzione identitaria” e di “invenzione della tradizione”, per utilizzare due paradigmi interpretativi che le scienze sociali e la storiografia del secolo scorso hanno spesso indagato. Epos e topos, per dirla con le categorie dell’antropologia culturale utilizzate da Carlo Tullio-Altan, sono in gioco in questa costruzione, nelle forme di un passato (fissato nella memoria storica, e consacrato con riti e miti) trasfigurato, e di un luogo ricreato in forma simbolica e delimitato in forma immaginaria/ immaginata: addirittura la stessa stesura dello spazio architettonico pare seguire alla lettera quell’aspetto di “sacralizzazione” – il compianto Cristiano Grottanelli parlava di “sacrificio” fondativo degli spazi rituali, sulla scia di Eliade – che sta alla base di tanta volontà monumentale: non solo retorica, dunque, ma rituale, fondativa. Macchina celebrativa e altare, nazionale e religioso; spazio consacrato, e sacello militare. Ovunque, segni della memoria selezionata di una immagine eroica della Grande guerra, degli eroi, dei martiri, del nuovo regime.

Le vicende del monumento, dopo il crollo del fascismo il 25 luglio del 1943, non si concludono qui, naturalmente: la massiccia presenza dell’ingombrante macchina propagandistica del regime manterrà anche durante il biennio dell’occupazione nazista del territorio dell’Alpenvorland la sua visibilità, senza incappare in eccessive mutilazioni, ad eccezione dell’impiccagione subita dal busto del leader socialista trentino Battisti, ad opera di un solerte scherano locale del nazismo occupante. Nel secondo dopoguerra neppure le forze antifasciste giunte al potere riusciranno nell’intento di eliminare il monumento, sovraccarico di simboli fascisti ma altrettanto ormai pregno di una propria evidenza pubblica, difficilmente cancellabile, o modificabile. Per molti anni la presenza muta del grosso manufatto, ormai residuato di epoche tramontate e di spaesante eccessiva visibilità, costituirà lo sfondo di improbabili commemorazioni militari, o successivamente di proteste di parti politiche etnicamente schierate. L’unica funzione per cui pareva quasi impossibile potesse svolgere qualche ruolo era quella di punto di incontro e di confronto pacifico, tra culture e letture diverse della storia di questo particolare territorio di confine. Il Tacito ad usum Mussolini parafrasato sul frontone, con la Vittoria alata e con arco del retorico maestro Dazzi, non sono certo elementi facili da “relativizzare”, se non grazie alla scarsa dimestichezza col latino di diverse generazioni di passanti: così i fasci littori che fungono da colonne portanti, o le mascelle squadrate dei fanti in rilievo che ricordano un po’ troppo un altro sembiante, per nulla anonimo.

LA MACCHINA IN OFFICINA

Le cose sono radicalmente mutate dopo il 2012, con la progettazione prima, e la realizzazione poi, nel 2014, dello spazio espositivo sotto il monumento. Il concorso di diversi attori – in primis politici – provinciali, comunali e nazionali, di istituzioni e di esperti collegati ai settori pubblici (archivi, soprintendenze), ha

5 John Foot, Frattured’Italia , Rizzoli, Milano 2009.

6 Vincenzo Calì, Monumentiintrincea.Ilconflittomondialeeisuoicadutinellamonumentalisticaregionaledeldopoguerra , in Patrizia Marchesoni, Massimo Martignoni (a cura di), MonumentidellaGrandeguerra:progettierealizzazioniinTrentino1916-1935 , Museo storico in Trento, Trento 1998, pp. 9-21; iD., IlMonumentoallaVittoriadiBolzano.Uncasodicontinuitàfrafascismoepost-fascismo , in Diego leoni, Camillo ZaDra (a cura di), LaGrandeGuerra.Esperienze,memoria,immagini , Il Mulino, Bologna 1986, pp. 663-670.

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Postfazione – La macchina di marmo Andrea Felis

permesso di definire un nuovo spazio, che è andato a modificare la stessa geometria del manufatto originale rispetto alla sua collocazione urbana, modificandone attraverso un uso condiviso la sua stessa rappresentazione nello spazio pubblico, e quindi la percezione collettiva. Non più inerte e vivacissimo – se l’ossimoro è permesso – relitto del passato, muto ma rumoroso, disturbante: bensì oggetto da leggere e analizzare, di cui comprendere il funzionamento e conoscere a fondo il meccanismo retorico, simbolico, monumentale.

Un luogo da frequentare, visitare, leggere con attenzione e disincanto. Lo scultore milanese Wildt restituito alla storia dell’arte, quella grande; così il toscano Andreotti, ed altri.

Come è stato più volte precisato, non si tratta di un museo, ma di uno spazio espositivo: all’atto della sua istituzione, quindi, non è stata formulata una linea museale, ma una destinazione d’uso pubblico, con la finalità di offrire un percorso che illustrasse la storia del monumento, la sua collocazione, ed informasse relativamente ai principali passaggi storici che lo avevano coinvolto, per un pubblico generale, locale o turistico, dei diversi gruppi linguistici. Il contesto museale ufficiale, concepito come tale, pertanto non è presente, con la sua articolazione istituzionale tradizionale; e questo, da un lato ha favorito una veloce presa in carico del nuovo contesto da parte della collettività locale; dall’altro, ha reso un po’ meno agevole identificare i partner istituzionali per un affiancamento didattico del percorso espositivo.

L’officina storica infatti non è stata originariamente pensata per un target di pubblico scolastico, né specificamente per un pubblico giovane: è stata istituita sulla base di una convergenza di prospettive analitiche che si incrociano, da quella storico-politica in senso stretto, a quella storico-artistica, a quella di lettura storica della tipologia architettonica del “monumento” in parziale comparazione su scala europea novecentesca (una sezione dell’esposizione è dedicata a tale aspetto).

La costruzione di una dimensione didattica, rivolta appositamente alla scuola, è apparsa molto presto come una necessità, riscontrata tanto nel mondo delle scuole di lingua tedesca, quanto di quelle di lingua italiana. Le fasce di età interessate sono apparse fin da subito quelle delle scuole secondarie, di primo e secondo grado: una età compresa quindi fra i 13 ed i 19 anni. L’esperienza delle guide didattiche del percorso espositivo si è rivelata fin da subito estremamente preziosa, perché ha consentito ai docenti coinvolti nell’esplorazione di questo nuovo spazio di apprendimento storico di verificarne le potenzialità, l’articolazione concettuale, e l’ordito teorico: ma anche di prendere atto, anche attraverso le ormai numerose visite effettuate da gruppi di docenti e studenti delle diverse scuole della provincia, delle difficoltà che si incontravano nella visita del manufatto. Sulla scorta di un buon affiatamento fra i docenti, individuati nelle scuole di entrambi i gruppi linguistici come i più interessati a condurre insieme un lavoro di uso didattico implementato, si è riusciti a valorizzare quanto più possibile le diverse esperienze professionali individuali, e a mettere a disposizione della lettura dei colleghi il risultato delle proprie pratiche scolastiche.

I temi da affrontare, anche dal punto di vista delle difficoltà riscontrate, hanno visto al centro le questioni metodologiche, che assumono un evidente valore, se si riconosce l’orizzonte di riferimento problematico trasversale: comunicare, alle generazioni attuali, il discorso storico relativo al secolo passato appare infatti un obiettivo carico di complessità.

Si evidenziano infatti, a ridosso dell’uso didattico dello spazio espositivo, alcuni aspetti problematici, che paiono tipicamente caratterizzare le difficoltà che si incontrano sul piano didattico, soprattutto scolastico, per comunicare il Novecento: la distanza temporale dagli eventi descritti; l’estraneità di gran parte dei “paradigmi culturali” che costituiscono lo sfondo di riferimento per inquadrare i temi storici trattati; la distanza culturale tout court dalle coordinate storico-didattiche, che deriva in qualche caso da una storia familiare, linguistica e di provenienza territoriale assai lontana dal contesto nazionale o europeo; i mutamenti lessicali e concettuali, anche relativi alla rappresentazione del “passato”.

Sono tutti aspetti che si sono tradotti, nel vivo dell’esperienza delle visite al manufatto novecentesco, nelle difficoltà per i ragazzi e le ragazze di mantenere l’attenzione, di individuare gli aspetti principali di quanto visto; o anche solo di riuscire a memorizzare i passaggi storici essenziali, letti attraverso la lente dell’interpretazione del monumento.

Si è giunti così all’elaborazione di possibili itinerari all’interno e all’esterno del percorso espositivo; alla creazione di materiali di approfondimento, a partire dall’esistente; si è pensato di creare percorsi introduttivi, o di preparazione alla visita, focalizzati su obiettivi che si sapevano perseguibili, concreti. Tutti i lavori progettati hanno tenuto conto dei tempi di svolgimento – indicando le scansioni progettuali, comprensive di fasi di preparazione, propedeutiche, e le attività da svolgersi durante o dopo la visita al percorso espositivo.

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Postfazione – La macchina di marmo Andrea Felis

Gli aspetti specificamente di applicazione didattica della storia sono stati accuratamente soppesati, fornendo utile materiale per i docenti che potranno trarre giovamento dalle indicazioni fornite dai colleghi: materiali e/o sussidi necessari per lo svolgimento dell’attività; schede di lavoro e di valutazione; possibili integrazioni con attività alternative o di approfondimento, e progettazione di modalità per differenziare le attività per gruppi di livello e/o di interesse, con possibili percorsi aggiuntivi e materiali di approfondimento; costruzione di modelli di verifica e valutazione; e infine stesura di bibliografia e sitografia di riferimento. Un lavoro per certi versi pionieristico, ed è singolare che abbia preso le mosse proprio dall’oggetto storico più candidamente cupo e ingombrante per la memoria storica locale, il monumento di Piacentini. Si tratta certamente di un inizio, non di una conclusione: il piano di lavoro è solo uno spunto per partire, ed implementare la costruzione di una didattica del monumento assai ricca e certamente varia, articolata. Personalmente la parte che credo possa risultare fonte di ulteriori e avvincenti contributi didattici è quella relativa allo studio ed analisi della funzione propagandistica simbolica, iconologica, ancora relativamente poco inquadrata dalla pratica didattica e forse anche dalla ricerca: gli aspetti messianico-cristologici, così spesso documentati negli apparati simbolici dei totalitarismi del Novecento, si ritrovano anche a Bolzano, con componenti tutte da studiare: ad esempio l’iconologia cristiana del martirio sul soffitto a cassettoni, segnato da palme stilizzate, lucerne, e altri riferimenti alla messa cattolica. Da indagare l’artefice del programma iconologico, certamente non solo Piacentini ma qualche altro contributo, tutto da leggere (Mussolini su questo lo si può sospettare estraneo, ostile com’era alla cultura cattolica e religiosa). Oppure, su un piano più tipicamente storico-artistico, leggere il significato della riscoperta di Adolfo Wildt, scultore simbolista e decadente così poco “eroico”, uno dei principali autori della Milano cimiteriale con Bistolfi, scultore più Ottocentesco e dannunziano – o alla Des Esseintes – che muscolare e combattente: il suo Battisti, con il cappio tetramente al collo, è una maschera funebre, non è un mito vivente.

Gli spunti, come si vede, sono molto ricchi. Per profetizzare un possibile sviluppo, è facile indicare come materia di riflessione didattica la seconda “macchina celibe”, per dirla con Duchamp, di propaganda: il fregio di Piffrader del palazzo già casa del fascio in piazza del Tribunale a Bolzano, anch’esso oggetto nel 2017 di un intervento di storicizzazione. In realtà, lo stesso spazio architettonico di Pellizzari, Rossi e Plattner, ora impegnato dagli uffici dell’Agenzia delle entrate, meriterebbe una visita con finalità didattiche, di storia e di architettura: ma il ridondante fregio marmoreo, incongruamente issato sul frontone con l’immagine equestre ducesca nel secondo Dopoguerra in età repubblicano-democratica – incredibile ma vero! – nel 1957, in occasione della visita del presidente Gronchi, occupa uno spazio ben più visibile. Anche qui non mancheranno le occasioni per squadernare il grande libro della storia materiale: anche solo decifrando la complessa narrazione che pone al centro – in modo piuttosto eccentrico, vista la collocazione bolzanina –le vicende dello squadrismo fiorentino, o le conquiste africane. Siamo solo all’inizio, ed è davvero un buon inizio.

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Postfazione – La macchina di marmo Andrea Felis

Materiali didattici

Guida per l’insegnante e gli studenti + Schede di lavoro

Unterrichtsmaterialien

Handbuch für Lehrende und Studierende + Arbeitsblätter

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Daniele Masè

U.1

Una terza media al MaV di Bolzano

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Il MaV (Monumento alla Vittoria) –attività di preparazione alla visita del MaV nel suo percorso esterno ed interno

Destinatari

Terze classi scuola secondaria di I grado.

Preconoscenze

Storia del fascismo in Italia e in Alto Adige, concetto di monumentalità sacra, militare-profana.

Obiettivi

Riportare esempi di monumenti celebrativi; individuare le caratteristiche principali dell’arco trionfale o arco di trionfo; analizzare e descrivere le caratteristiche principali dell’Arco della Vittoria di Genova e del MaV di Bolzano; cogliere analogie e differenze da un punto di vista architettonico-artistico dei due archi; riconoscere esempi di monumentalità fascista; comprendere e ricavare informazioni dall’ascolto e dalla visione di brevi filmati multimediali; riconoscere i segni (codici) e le regole compositive del razionalismo piacentiniano presenti nel MaV; conoscere gli aspetti storici del Fascismo italiano e i suoi strumenti di propaganda; individuare la funzione simbolica, espressiva e comunicativa (propaganda fascista) del MaV; ricercare fonti utili alla ricerca storica e saperle utilizzare; leggere e interpretare i documenti visivi e le testimonianze del patrimonio artistico-culturale; leggere e commentare il MaV nel suo percorso esterno, per comprenderne il significato; leggere e commentare il MaV, mettendolo in relazione con gli elementi essenziali del contesto storico e culturale a cui appartiene (ad es., edifici che sorgono nei pressi del MaV); leggere e commentare il MaV nel suo percorso interno.

Tempi di svolgimento

Le attività si svolgono prima, durante e dopo la visita al MaV.

Durata prevista dell’attività

200 minuti (o 4 unità orarie da 50 minuti).

Materiale e/o sussidi necessari per lo svolgimento dell’attività

LIM e PC collegati ad internet, quaderno per appunti, DVD, fotocopie, smartphone, tablet.

Bibliografia di riferimento

Paolo Campostrini, La visita in Alto Adige, in «Alto Adige», 26/06/2016, p. 17

Elsa morante, «Roma, 1 maggio 1945», in Carlo CeCChi e Cesare Garboli, Elsa Morante. Opere, Mondadori, Milano 1988, vol. I, pp. L-LII

Carlo romeo, Storia Territorio Società, Alto Adige/Südtirol, Percorsi di storia contemporanea, Folio, ViennaBolzano 2005, p. 56

Ugo soraGni, Il Monumento alla Vittoria di Bolzano. Architettura e scultura per la città italiana (1926-1938), Neri Pozza, Vicenza 1993

Filmografia

Ettore sCola, Una giornata particolare, 1977

Ettore sCola, Concorrenza sleale, 2001

Sitografia

https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Monumenti

http://www.inognidove.it/parigi/travel/ladefense2.shtml

http://www.berlin.de/it/monumenti/3560266-3104070-brandenburger-tor.it.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Arco_di_Trionfo_(Parigi)

http://www.romanoimpero.com/2010/04/arco-di-tito.html

http://www.monumentoallavittoria.com/it.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Monumento_alla_Vittoria_(Bolzano)

https://it.wikipedia.org/wiki/Arco_della_Vittoria

https://www.youtube.com/watch?v=mswsISIR0CU

https://www.youtube.com/watch?v=mDflSzGARCU

http://www.storiaxxisecolo.it/Resistenza/8_settembrex.htm

U.1
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Guida per l’insegnante Una terza media al MaV di Bolzano

Il MaV (Monumento alla Vittoria) –attività di preparazione alla visita del MaV nel suo percorso esterno ed interno

Destinatari

Terze classi scuola secondaria di I grado.

Preconoscenze

Storia del fascismo in Italia e in Alto Adige, concetto di monumentalità sacra, militare-profana.

Obiettivi

Riportare esempi di monumenti celebrativi; individuare le caratteristiche principali dell’arco trionfale o arco di trionfo; analizzare e descrivere le caratteristiche principali dell’Arco della Vittoria di Genova e del MaV di Bolzano; cogliere analogie e differenze da un punto di vista architettonico-artistico dei due archi; riconoscere esempi di monumentalità fascista; comprendere e ricavare informazioni dall’ascolto e dalla visione di brevi filmati multimediali; riconoscere i segni (codici) e le regole compositive del razionalismo fascista presenti nel MaV; conoscere gli aspetti storici del Fascismo italiano e i suoi strumenti di propaganda; individuare la funzione simbolica, espressiva e comunicativa (propaganda fascista) del MaV; ricercare fonti utili alla ricerca storica e saperle utilizzare; leggere e interpretare i documenti visivi e le testimonianze del patrimonio artistico-culturale; leggere e commentare il MaV nel suo percorso esterno, per comprenderne il significato; leggere e commentare il MaV, mettendolo in relazione con gli elementi essenziali del contesto storico e culturale a cui appartiene (ad es., edifici che sorgono nei pressi del MaV); leggere e commentare il MaV nel suo percorso interno.

Tempi di svolgimento

Le seguenti attività si svolgono prima, durante e dopo la visita al MaV.

Durata prevista dell’attività

200 minuti (o 4 unità orarie da 50 minuti).

Materiale e/o sussidi necessari per lo svolgimento dell’attività

LIM e PC collegati ad internet, quaderno per appunti, DVD, fotocopie, smartphone, tablet.

27 Una terza media al MaV di Bolzano U.1 Guida per gli studenti

U.1.1 Attività di pre-lettura

U.1.1.1 Questa unità didattica si apre con una serie di domande alle quali puoi rispondere oralmente in classe. Confronta le tue risposte con quelle dei tuoi compagni;

U.1.1.2 dopo questa fase iniziale, compila il questionario;

U.1.1.3 completa quindi l’attività dove è necessario trovare corrispondenza tra i termini chiave e il loro significato;

U.1.1.4 leggi il brano di Elsa Morante (Roma, 18 agosto 1912-Roma, 25 novembre 1985), «Roma, 1 maggio 1945», tratto dal suo Diario del 1945.

Al termine della lettura si svolgerà una verifica scritta sulla comprensione dei testi.

Tempo: 100 minuti (scheda di lavoro 1).

U.1.2 Monumento/i

Ascolta le spiegazioni date dalla tua/dal tuo insegnante riguardo alle caratteristiche iconografiche e il significato storico di:

• monumenti celebrativi in generale;

• archi trionfali presenti in Italia e in Europa;

• archi della Vittoria di Genova e di Bolzano; Prendi appunti e scrivi una breve relazione su quanto emerso dalla spiegazione del docente evidenziando gli aspetti in comune e le principali differenze dei monumenti trattati.

Approfondisci le informazioni ricevute attraverso la linkografia proposta (webquest).

Tempo: 100 minuti (scheda di lavoro 2).

Possibile attività alternativa o approfondimento

Leggi questo articolo intriso di esplicita retorica fascista e rifletti sui passi e sulle parole che rappresentano al meglio oppure si richiamano direttamente alla retorica fascista.

«La costruzione del monumento», in Carlo romeo, Storia Territorio Società, Alto Adige/Südtirol, Percorsi di storia contemporanea, Folio Editore, Vienna-Bolzano 2005, p. 56.

Tempo: 20 minuti (scheda di lavoro 2).

U.1.3 Filmati

Apri i seguenti link e guarda i filmati d’epoca sull’inaugurazione dell’Arco della Vittoria di Genova (https://www.youtube.com/watch?v=mswsISIR0CU) e del MaV di Bolzano (https://www.youtube.com/ watch?v=mDflSzGARCU).

Analizza e discuti con il docente le caratteristiche storiche/retoriche emerse dalla visione dei filmati ed esprimi in forma orale o in forma scritta quali sono le analogie e le differenze delle due inaugurazioni.

Tempo: 50 minuti.

Possibile attività alternativa o approfondimento

A proposito della propaganda fascista, guarda il film di Ettore Scola Una giornata particolare (1977) e compila la scheda di analisi filmica (scheda di lavoro 3).

Durata film: 110 minuti.

In alternativa, sulla tematica delle Leggi razziali fasciste italiane (1938), guarda il film, sempre del regista Scola, Concorrenza sleale (2001) e compila la scheda di analisi filmica (scheda di lavoro 3).

Durata film: 113 minuti.

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Una terza media al MaV di Bolzano U.1 Guida per gli studenti

U.1.4 La visita esterna del MaV

Durante la visita all’arco della Vittoria cerca di individuare quali sono gli elementi architettonici e decorativi (scheda di lavoro 4) che rimandano a:

• simbolismo romano-imperiale;

• propaganda fascista;

• culto del Duce;

• simbolismo sacro;

• culto dei martiri caduti per la patria.

Durante la visita ascolta la spiegazione sullo stile architettonico razionalista presente negli edifici che sorgono intorno o nelle vicinanze del MaV (case INCIS, edifici di piazza della Vittoria, via Cesare Battisti, corso Libertà…), e quella sulle frasi e sui simboli propagandistici fascisti che appaiono sulle facciate degli edifici stessi.

Divisi in gruppi di quattro/cinque, fotografate liberamente mediante macchina digitale, smartphone o tablet, edifici, scritte, sculture e simboli fascisti appena osservati.

Il lavoro da svolgere successivamente in classe consisterà nel:

• preparare cartelloni o powerpoint con, se presenti, traduzione delle scritte fotografate, mediante l’aiuto dell’insegnante di lettere;

• presentare alla classe le informazioni raccolte;

• confrontare le fotografie fatte agli edifici razionalisti intorno al MaV con quelle scattate agli stabili del proprio quartiere di residenza;

• evidenziare le analogie oppure le differenze tra le costruzioni presenti in piazza della Vittoria con quelle del proprio quartiere di residenza.

Tempo: 50 minuti + possibile attività in classe.

U.1.5 La visita interna del MaV

U.1.5.1 Ancora divisi in gruppi di quattro/cinque, ritrovate all’interno delle sale del percorso espositivo sotterraneo, come in una specie di caccia al tesoro, le fotografie con le relative spiegazioni di alcuni elementi osservati sulla facciata esterna del Monumento alla Vittoria, come la vittoria alata o Vittoria Sagittaria dello scultore Arturo Dazzi, le iscrizioni latine sul frontone, ecc.; una volta individuato l’elemento, fotografatelo e segnate sulla mappa del percorso espositivo in quale delle

13 sale interne si trova.

N.B. Una brochure/guida del MaV è presente gratuitamente all’ingresso del percorso espositivo sotterraneo. Utilizzatela per la caccia al tesoro.

U.1.5.2 Successivamente osservate le scritte proiettate all’interno della cripta, decorata con gli affreschi di Guido Cadorin: alle iscrizioni latine sulle pareti, tratte da testi di Cicerone e Orazio, vengono sovrapposte frasi pacifiste di Hannah Arendt, Bertolt Brecht, Thomas Paine, Tito Livio. Rispondete in cinque minuti alle domande presenti nella scheda di lavoro 5.

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U.1 Guida per gli studenti Una terza media al MaV di Bolzano

U.1.5.3 Ai diversi gruppi vengono affidati i seguenti compiti:

• un primo gruppo dovrà recarsi nella «sala delle aquile» (sala 6), dedicata alla costruzione della «Nuova Bolzano», osservando e “toccando” le due aquile in pietra, che vennero recuperate in un deposito del Museo Civico. La visita di tale spazio espositivo servirà ai ragazzi per capire o cercare di capire il motivo per cui i curatori della mostra hanno deciso di porre tali sculture proprio qui. Gli studenti potranno ricavare informazioni per la loro breve ricerca sia dalle tabelle esplicative presenti nella sala sia dalla scheda/fotocopia che il docente ha consegnato precedentemente a loro (scheda di lavoro 6);

• un secondo gruppo si sposterà liberamente per lo spazio espositivo e scatterà foto, sempre mediante smartphone, macchine digitali o tablet, ad oggetti, didascalie, poster... che rappresentino o richiamino le seguenti tematiche scelte precedentemente dal docente: simbolismo fascista, fascisti e nazisti alleati, piazza della Pace, i cognomi italianizzati. Le immagini verranno poi riutilizzate a scuola dal gruppo, che spiegherà e illustrerà oralmente agli altri alunni le ragioni delle scelte fotografiche;

• un terzo gruppo si recherà nella sala 13, dove troverà il “vecchio” cartello di «piazza della Pace/Friedensplatz» e dovrà cercare di capire le ragioni per cui il nome attuale della piazza del mercato è rimasto «piazza della Vittoria». Oltre a cercare informazioni tra didascalie e poster esplicativi, i ragazzi riceveranno una scheda/fotocopia con una breve storia del referendum bolzanino dell’ottobre 2002, che sancì il ritorno definitivo della dizione «piazza della Vittoria» (scheda di lavoro 7);

• un quarto gruppo di alunni cercherà di trovare informazioni sulla presenza nazista in Alto Adige e in particolare a Bolzano, sia scattando foto alle fonti visive presenti all’interno del percorso, sia prendendo appunti dalle tavole esplicative che si trovano lungo il percorso. Esempi in questo senso li trovi nella scheda di lavoro 8.

Tempo: varia in base alla durata della visita presso il MaV.

Possibile attività alternativa o approfondimento

Sulla presenza nazista in Alto Adige, dopo l’8 settembre del 1943, si possono organizzare diverse visite ai cosiddetti “Luoghi della memoria”, presenti nella città di Bolzano. Tra l’altro in occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio, l’Azienda di Soggiorno e Turismo di Bolzano organizza per le scolaresche che ne fanno richiesta visite guidate presso i seguenti siti:

• il muro del Lager in via Resia e i monumenti presso la Chiesa di San Pio X –punto d’incontro: Passaggio della Memoria presso via Resia 80;

• il muro della Lancia e i suoi morti –punto d’incontro: via Volta, angolo via Pacinotti;

• Oltrisarco e il parco Mignone –punto d’incontro: piazzetta I 23 Martiri della Mignone.

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U.1 Guida per gli studenti Una terza media al MaV di Bolzano

U.1.1 Attività di pre-lettura

U.1.1.1 Il fascismo – L’ideologia

Rispondi alle seguenti domande

Hai già sentito parlare del fascismo?

Sai che cosa sono i regimi totalitari?

Se sì, sai farne degli esempi?

Scrivi tutte le parole che ti vengono in mente quando pensi alla parola “dittatura”, ovvero il governo autoritario di una sola persona.

U.1.1.2 Il fascismo – Le caratteristiche

Rispondi alle seguenti domande

Che cos’è il fascismo? ___________________________________

Quando nasce? ___________________________________

Dove nasce? ___________________________________

Quali sono le sue caratteristiche? ___________________________________

Che forma di governo è? ___________________________________

Quali sono le caratteristiche di uno stato totalitario? ___________________________________

Che cosa rifiuta? ___________________________________

In che cosa crede? ___________________________________

Che cosa vuole? ___________________________________

Chi è il suo leader? ___________________________________

Come viene chiamato Mussolini? ___________________________________

U.1.1.3 Il fascismo – I concetti

Collega con una freccia le parole della colonna di sinistra con il loro corretto significato a destra Ideologia

Autoritarismo

Totalitarismo/ Dittatura

Nazionalismo

Individualismo

Militarismo

Espansionismo

Propaganda

A. Tendenza a governare con “troppo potere” e in modo assoluto

B. Atteggiamento che pone la capacità militare a fondamento della società

C. Insieme di parole e fatti che servono per condizionare i pensieri ed i comportamenti delle persone

D. Insieme dei valori e delle convinzioni di una persona o di un gruppo

E. Governo di una sola persona che agisce con violenza e prepotenza

F. Tendenza di uno stato a espandersi (ingrandirsi)

G. Ideologia che esalta l’idea di nazione

H. Ordine di importanza (per esempio, dal più al meno importante)

Gerarchia I. Egoismo

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1 2 3 4 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 1 2 3 4 5 6 7 8 9 ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ Attività di pre-lettura U.1.1 Scheda di lavoro 1

U.1.1.4 Il Fascismo – Mussolini

Rispondi alle seguenti domande

Hai già sentito parlare di Mussolini come uomo e non solo come politico? Come te lo immagini?

Conosci autori che hanno scritto dei romanzi sulla sua figura o hai visto film o documentari che ne parlano?

Conosci Elsa Morante, l’autrice del brano che leggeremo?

Leggi i brani e rispondi alle relative domande

Leggi i due frammenti tratti dal Diario del 1945 di Elsa Morante e svolgi le relative attività. Non preoccuparti di comprendere ogni parola, cerca piuttosto di cogliere un’atmosfera e il sentimento dell’autrice che lo scrive.

«Mussolini e la sua amante Clara Petacci sono stati fucilati insieme, dai partigiani del Nord Italia. [...] Durante la sua carriera, Mussolini si macchiò più volte di delitti che, al cospetto di un popolo onesto e libero, gli avrebbero meritato, se non la morte, la vergogna […]. Fra tali delitti ricordiamo, per esempio: la soppressione della libertà, della giustizia e dei diritti costituzionali del popolo (1925), la uccisione di Matteotti (1924), [...] la privazione dei diritti civili degli Ebrei, cittadini italiani assolutamente pari a tutti gli altri fino a quel giorno (1938). Tutti questi delitti di Mussolini furono o tollerati, o addirittura favoriti e applauditi. Ora, un popolo che tollera i delitti del suo capo, si fa complice di questi delitti. Se poi li favorisce e applaude, peggio che complice, si fa mandante di questi delitti».

Da Elsa morante, «Roma, 1 maggio 1945», in «Paragone letteratura», n. 456, n.s., n. 7, febbraio 1988.

Elenca i delitti compiuti da Mussolini.

L’autrice Elsa Morante scrive che i delitti di Mussolini furono tollerati, favoriti e applauditi. Cerca sul vocabolario il significato delle parole “tolleranza” e “complicità” e poi spiega se, secondo te, una persona che applaude davanti a un delitto è tollerante o complice nei confronti di questo delitto.

Qual è il contrario di “tolleranza” e di “tollerante”?

Quali sono le caratteristiche di una persona tollerante? Fai degli esempi per spiegare la tua risposta.

L’autrice usa termini come: delitti, vergogna, popolo complice di questi delitti. Secondo te, qual è il sentimento con il quale scrive queste righe? Sottolinea le risposte corrette:

DOLORE RABBIA LEGGEREZZA DISTACCO INCREDULITÀ COMPRENSIONE

L’autrice Elsa Morante parla di soppressione della libertà. Immagina di vivere in uno Stato dove non puoi dire e fare quello che vorresti e racconta come sarebbe una tua giornata.

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1 2 3 1 2 3 4 5 6 ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ Attività di pre-lettura U.1.1 Scheda di lavoro 1

«Si rendeva conto la maggioranza del popolo italiano che questi atti erano delitti? Quasi sempre, se ne rese conto, ma il popolo italiano è cosiffatto da dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto; e se lo si fa scegliere fra il tornaconto e il dovere, anche conoscendo quale sarebbe il suo dovere, esso sceglie il suo tornaconto. [...] Presso un popolo onesto e libero, Mussolini sarebbe […] rimasto un personaggio provinciale, un po’ ridicolo [...]. In Italia, fu il Duce».

Da Elsa morante, «Roma, 1 maggio 1945», in «Paragone letteratura», n. 456, n.s., n. 7, febbraio 1988.

Cerca sul vocabolario la parola “tornaconto” e poi racconta un episodio della tua vita in cui tu “hai scelto il tuo tornaconto”.

Quali sono secondo te le caratteristiche di un popolo onesto e libero? Sottolinea le risposte corrette tra quelle elencate di seguito.

MALVAGIO GENEROSO DEBOLE COMPRENSIVO VIOLENTO

BUGIARDO ANTICONFORMISTA FALSO

IMPAURITO FELICE CURIOSO FORTE

Descrivi una persona che conosci e che, secondo te, è onesta e libera.

La Morante scrive che il popolo italiano favorisce le persone forti piuttosto che quelle giuste («il popolo italiano è cosiffatto da dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto»). Cosa ne pensi? Nel tuo gruppo classe o tra i tuoi amici preferisci anche tu i forti piuttosto che giusti?

Secondo te, si può essere sia forti sia giusti allo stesso tempo?

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1 2 3 4 5 ✍ ✍ ✍ ✍ Attività di pre-lettura U.1.1 Scheda di lavoro 1

U.1.2 Monumento/i

La costruzione del Monumento

Così il giornalista Gino Cucchetti descriveva, con retorica celebrazione, i lavori di costruzione del Monumento alla Vittoria: «È vano specificare dove si stia costruendo, dove sarà. È il solo, sarà il solo. Altrove un faro, un leone alato, un tempio. Qui a Bolzano “il Monumento”. Il Monumento alla Vittoria nostra, là dove doveva sorgere il Monumento alla vittoria d’altri, per volontà di Dio e del buon sangue italiano, deprecata. Squadre di operai disciplinate, silenziose, attente. Ognuna intenta alla propria bisogna, in un lavoro alacre, febbrile che non dà tregua. Il monumento deve essere compiuto per gli albori della primavera del ’28. È la parola d’ordine. Un comando al quale si farà obbedienza, religiosamente».

Da Gino CuCChetti, «Il Monumento in lavoro», in i d ., L’Alto Adige nostro (Scritti politici e letterari –1922-I°-1932- X°), Brennero, Bolzano 1932.

La posa simbolica della prima pietra ebbe luogo il 12 luglio 1926, nel decimo anniversario del martirio di Cesare Battisti, alla presenza del re Vittorio Emanuele III, dei marescialli d’Italia Luigi Cadorna, Pietro Badoglio e di alcuni ministri. Durante la cerimonia vennero poste tre pietre: una dal monte Corno Battisti, una dal monte San Michele, una dal monte Grappa. Queste pietre vennero legate tra loro con della calce, che il re bagnò versando l’acqua del Piave. Fotografia di Sergio Perdomi. Nato ad Ostiglia (Mantova) nel 1887, allo scoppio del primo conflitto mondiale si arruolò nell’esercito italiano come specialista fotografo. Il suo insediamento nella città di Trento presso il Castello del Buonconsiglio risale alla fine del 1921. Tra i suoi clienti più importanti vi furono la Soprintendenza ai monumenti e alle Gallerie di Trento e il Genio Civile per i quali effettuò tutta la documentazione fotografica necessaria ai loro compiti di istituto. Molti furono gli incarichi che gli furono commissionati dalla nuova amministrazione italiana. Iniziò in tal modo a fotografare strade di recente costruzione, centrali elettriche, bonifiche e cantieri edili. Il cantiere presso il Monumento alla Vittoria di Bolzano nel 1928, poco prima dell’inaugurazione.

Sitografia dei monumenti celebrativi e degli archi trionfali presenti in Italia ed in Europa

https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Monumenti

http://www.inognidove.it/parigi/travel/ladefense2.shtml

http://www.berlin.de/it/monumenti/3560266-3104070-brandenburger-tor.it.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Arco_di_Trionfo_(Parigi)

http://www.romanoimpero.com/2010/04/arco-di-tito.html

http://www.monumentoallavittoria.com/it.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Monumento_alla_Vittoria_(Bolzano)

https://it.wikipedia.org/wiki/Arco_della_Vittoria

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U.1.2 Scheda di lavoro 2 Monumento/i

Nome:

Cognome: Classe:

SCHEDA DI ANALISI DI UN FILM

Ti presentiamo una scheda di analisi da compilare o in classe al termine della visione di un film o a casa come compito.

DATI GENERALI

TITOLO DEL FILM: ____________________________________________________________________

REGISTA: ___________________________________________________________________________

PAESE DI PRODUZIONE: ______________________________________________________________

ANNO DI PRODUZIONE (periodo in cui è stato girato il film): ___________________________________

ANNO DI AMBIENTAZIONE: ____________________________________________________________

ATTORI PRINCIPALI: __________________________________________________________________

GENERE – indica se si tratta di un film western, giallo-poliziesco, musical, horror, d’avventura, di fantascienza, d’animazione, fantasy, comico, drammatico, sentimentale...:

Eventuale fonte letteraria (è tratto da un libro?)

TRAMA, AMBIENTAZIONE, PERSONAGGI

Scrivi la TRAMA in breve:

✍ ✍ ✍ Filmati U.1.3 Scheda di lavoro 3
Data: 35

ORDINE DEGLI AVVENIMENTI – indica se i fatti sono narrati in ordine cronologico, interamente in flashback, con alternanze di piani temporali (piano del presente, flashback, anticipazione di eventi futuri):

AMBIENTAZIONE (luogo e tempo della vicenda):

PROTAGONISTA (caratteristiche fisiche, comportamentali, socio-culturali, psicologiche):

Altri PERSONAGGI –

principali: ________________________________________________________________________

secondari ________________________________________________________________________

Esplicita il MESSAGGIO del film:

Analizza il LINGUAGGIO cinematografico (particolari inquadrature, movimenti della macchina da presa, effetti di luce, uso del colore, ritmo della narrazione...):

____________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________
✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ Filmati U.1.3 Scheda di lavoro 3 36

Analizza la COLONNA SONORA (originale, con brani già noti, di forte oppure debole supporto alle immagini, eventuali effetti sonori...):

GIUDIZIO PERSONALE

Il film ti è piaciuto?

Sì, perché

No, perché

Quali episodi, in particolare, ti sono piaciuti?

Quale scena ti ha particolarmente colpito e perché?

Quali sentimenti (simpatia, antipatia, indifferenza...) hanno suscitato in te i personaggi?

____________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________
___________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ Filmati U.1.3 Scheda di lavoro 3 37

Quale personaggio (in senso positivo o negativo) ti ha particolarmente colpito e perché?

Il finale ti è sembrato convincente o ne avresti preferito un altro?

Se il film è stato tratto da un libro che hai letto, quale delle due versioni della storia preferisci e perché?

✍ ✍ ✍ Filmati U.1.3 Scheda di lavoro 3 38

U.1.4 La visita esterna del MaV

Scritta sul frontone orientale del MaV.

Traduzione: «Qui sono i confini della patria. Pianta le insegne. Da qui educammo gli altri con la lingua, le leggi e le arti» (o «alla lingua, alle leggi/diritto, alle arti»).

L’epigrafe evoca l’immaginario dialogo tra un legionario romano della «X Legio» di Druso (15 a.C.) e un fante del Piave (1918).

Scritta sul frontone occidentale del MaV.

Traduzione: «All’onore e alla memoria degli audaci che, combattendo con tenacia una giusta guerra, costruirono col loro sangue questa patria, tutti gli italiani hanno raccolto denaro».

Nei tre medaglioni di Pietro Canonica sono raffigurati: la Nuova Italia, l’Aria, il Fuoco.

Sul frontone orientale dell’architrave si trova La vittoria sagittaria, rilievo scolpito da Arturo Dazzi in cui una figura nuda alata femminile, circondata da un manto, avanza verso sinistra scoccando una freccia in direzione opposta. Tale rappresentazione scultorea si ispira alla tradizione classica della Nike.
U.1.4 Scheda di lavoro 4 La visita esterna del MaV 39

U.1.5 La visita interna del MaV

U.1.5.1 Il percorso espositivo

Individua e fotografa

Ritrova, all’interno del percorso espositivo sotterraneo, le immagini con le relative spiegazioni dei particolari osservati all’esterno (scheda di lavoro 4); fotografa ciascun elemento e segna sulla mappa del percorso in quale delle 13 sale interne si trovi.

U.1.5.2 La cripta

Rispondi alle seguenti domande

Perché, secondo te, appaiono delle scritte al laser sulle pareti della cripta? Riscrivine almeno una.

Cosa rappresentano secondo te le due figure alate, dipinte dall’artista Cadorin, che si trovano all’interno della sala, rispettivamente La custode della patria e La custode della storia?

Perché si trovano proprio in una cripta?

Cosa significa, secondo te, la citazione «Nessuno ha il diritto di obbedire», attribuita a Hannah Arendt?

Seconde te, come mai non ci sono tombe presenti nella cripta?

Perché le autorità fasciste hanno deciso di costruire comunque una cripta sotto al MaV?

Definizione di cripta: sotterraneo di una chiesa, spesso adibito a luogo di sepoltura, talora con funzione e aspetto architettonico di cappella.

____________________________________________________________________________________
1 2 3 4 5 6 ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ La visita interna del MaV U.1.5 Scheda di lavoro 5 40

U.1.5.3 Le sale del percorso espositivo

La sala delle aquile

Leggi il seguente brano e rispondi alle relative domande

Per rispondere alle domande puoi aiutarti cercando informazioni all’interno della «sala delle aquile» (sala 6).

«Fischer sicuramente non conosceva le traversie delle aquile, il loro esilio dal ponte Littorio, la fine ingloriosa in una discarica del Museo civico, il loro essere oggetto di rivendicazioni o di vendette postume, specchio di una città incapace di trovare una via comune per guardarsi alle spalle senza ansie. Le ha guardate come si guarda un reperto. Con rispetto. Ecco l’altra parte dell’impresa, non solo politica: “La cosa bella – ha osservato infatti Obermair – è che la storia è stata conservata. Nessuno ha distrutto niente”».

Da Paolo Campostrini, La visita in Alto Adige, in «Alto Adige», 26/06/2016, p. 17.

Ponte Littorio = attuale ponte Druso

Heinz Fischer = presidente (2004-2016) della Repubblica Federale Austriaca (in visita al MaV)

Hannes Obermair = uno degli storici che ha “costruito” il percorso espositivo del MaV

Perché, secondo te, le aquile “fasciste” si trovavano in un deposito, anziché essere musealizzate?

Prima di finire “dimenticate” erano poste insieme ad altre analoghe lungo l’attuale ponte Druso. Perché il regime volle collocarle proprio su questo ponte? Cosa simboleggiano le aquile per il fascismo?

Chi ha scolpito tali aquile? In che anno sono state messe su ponte Littorio?

____________________________________________________________________________________ 1 2 3 ✍ ✍ ✍ U.1.5 Scheda di lavoro 6 La visita interna del MaV 41

Nel 2001 l’allora sindaco di Bolzano, Salghetti Drioli, cambiò il nome di «piazza della Vittoria» in «piazza della Pace», la sua scelta era motivata da spirito di riconciliazione e pacificazione nei confronti di tutti i cittadini di Bolzano. Infatti la vecchia dicitura ha sempre ricordato a diversi cittadini del capoluogo altoatesino un richiamo al Fascismo. I partiti di destra italiani della città insorsero e pretesero l’indizione di un referendum cittadino abrogativo (6 ottobre 2002), per ritornare alla precedente dicitura di «piazza della Vittoria». L’esito di tale votazione fu favorevole alla Destra: il 60% dei partecipanti alla consultazione si espresse contro «piazza della Pace». Ritornò poco dopo la dicitura «piazza della Vittoria» con l’aggiunta, almeno sulla tabella marmorea posta a lato di uno degli archi che guardano verso via Orazio, di «già piazza della Pace».

Rispondi alle seguenti domande

Per rispondere alle domande puoi aiutarti cercando informazioni all’interno della sala 13.

Perché secondo te i bolzanini non hanno accettato il nuovo nome della piazza? Rifletti ed esponi le possibili ragioni.

Perché il sindaco di Bolzano ha voluto cambiare il nome della piazza?

1 2 ✍ ✍ U.1.5 Scheda di lavoro 7 La visita interna del MaV 42

La presenza nazista in Alto Adige

I due fascismi si stringono la mano. In data 28 ottobre 1932, in occasione del decimo anniversario della «marcia su Roma», 30 uomini delle SS guidati dal nazista ultraradicale Theodor Eicke giungono a Bolzano per unirsi ai festeggiamenti del regime presso il Monumento alla Vittoria. In seguito alle elezioni di luglio, il partito di Adolf Hitler risultava il più forte in Germania con 37,8% dei voti.

Cartolina postale italiana in occasione del viaggio di Hitler in Italia nel maggio 1938: immagini dei due dittatori Adolf Hitler e Benito Mussolini, al centro della cartolina, incorniciati da simboli fascisti e nazionalsocialisti.

Soldati italiani davanti al duomo di Bolzano vengono scortati da un militare nazista e da un milite del Südtiroler Ordungsdienst (S.O.D.) in direzione della stazione per essere deportati in Germania (9 settembre 1943).

U.1.5 Scheda di lavoro 8 La visita interna del MaV 43

Alexandra Margesin

U.2

Mittelschüler*innen erkunden

die DokumentationsAusstellung im Siegesdenkmal in Bozen

44

Mittelschüler*innen erkunden die Dokumentations-Ausstellung im

Mittelschüler*innen erkunden die Dokumentations- Ausstellung im Siegesdenkmal in Bozen

Zielgruppe

3. Klassen der Mittelschule aller Sprachgruppen

Erforderliche Vorkenntnisse

Die Schüler*innen kennen die Geschichte Südtirols bis 1945; sie sind vertraut mit den Schlüsselbegriffen der Epoche (Faschismus, Nationalsozialismus, Option) und den Ereignissen, die in der Ausstellung thematisiert werden (Italianisierungsmaßnahmen der Faschisten in Südtirol).

Ziele

Laut Rahmenrichtlinien:

Zeitgeschichtliche Fragestellungen erforschen und die Ergebnisse darlegen Zeitgeschichtliche Themen

Denkmäler finden wir überall in unserem Umfeld. Sie sind Erinnerung und Mahnmal. Im Zuge des Geschichtsunterrichts geht es unter anderem darum, bei den Schüler*innen ein Geschichtsbewusstsein zu erzeugen; dabei spielt ein reflektierter Umgang mit den Zeugnissen der Geschichte in ihrem Umfeld eine große Rolle. Oberflächliche Bewunderung von Denkmälern ist gefährlich, die von den Erbauern beabsichtigte Botschaft muss entschlüsselt werden. So kann ein Denkmal als Quelle im Geschichtsunterricht und als „markanter Ort der Reflexion“1 funktionieren.

Zuordnung der Materialien: Vor- und Nachbereitung sowie Aktivitäten am Siegesdenkmal

Das didaktische Material ist für die Erarbeitung vor Ort vorgesehen. Die Schüler*innen lösen die an sie gestellten Aufgaben im Ausstellungsbereich. Sie werden dabei von den Lehrpersonen begleitet. Das Arbeitsmaterial wird von den Lehrpersonen den Schüler*innenseiten entnommen und je nach Klassenstärke und Gruppeneinteilung vervielfältigt. Bei der Besichtigung der Dokumentations-Ausstellung wird das Material an den entsprechenden Stellen verteilt.

Der Einstieg (Arbeitsaufträge 1 und 2) kann bei Bedarf und leicht abgewandelt auch im Vorfeld im Zuge des Geschichtsunterrichts durchgeführt werden.

Dauer der Tätigkeit

Das Material versteht sich als Begleitung zum Rundgang – Dauer insgesamt: etwa 120 Minuten.

Unterlagen und Hilfsmittel zur Durchführung der Tätigkeiten

Die Schüler*innen benötigen Schreibmaterial. Die Lehrperson druckt im Vorfeld die Unterlagen zu den Arbeitsaufträgen 1 und 2 aus.

Das Material zu den Arbeitsaufträgen der Erarbeitung (Partnerkärtchen und Fehlertexte) kann vorbereitet werden, liegt aber auch in der Ausstellung auf (der Bedarf sollte telefonisch angekündigt werden).

Beschreibung der Tätigkeit mit Verweis auf die Materialien auf den Schüler*innenseiten

Das didaktische Material lehnt sich am Kompetenzmodell des Geschichtsdidaktikers Peter Gautschi an.

Bibliographie und nützliche Internetseiten

Peter GautsChi, Guter Geschichtsunterricht. Grundlagen, Erkenntnisse, Hinweise , Wochenschau-Verlag, Schwalbach im Taunus 2009

Peter Guhra, Denkmäler als Quellen im Geschichtsunterricht am Beispiel „Münchner Platz“ in Dresden, Wissenschaftliche Arbeit im Fach Geschichte, Lehramt an Gymnasien, Technische Universität Dresden, Philosophische Fakultät, Institut für Geschichte, Dresden 2008 (https://tud.qucosa.de/api/qucosa%3A23610/attachment/ATT-0/, Februar 2023)

U.2 Lehrerhandbuch
1 Peter guhra, DenkmäleralsQuellenimGeschichtsunterrichtamBeispiel„MünchnerPlatz“inDresden,Dresden 2008
45
Siegesdenkmal in Bozen

Beschreibung der Durchführung

Entsprechend wird in der Einstiegsphase die Wahrnehmungskompetenz angesprochen: Was sehe ich? Welche Begriffe (Sieges-Denkmal) sind zu klären? Welche Fragen stellen sich mir? Was erstaunt mich? Was empfinde ich beim Betrachten? Welche Vermutungen habe ich? Kann ich etwas erkennen? Dieser erste Teil kann bereits vorab im Geschichtsunterricht behandelt werden – oder in einer Einführung direkt am Siegesdenkmal.

Die Lehrperson ermuntert die Schüler*innen zur Diskussion bei der Lösung der Arbeitsaufträge U.2.1.1 und U.2.1.2

Im zweiten Teil geht es um die Erschließungskompetenz: Das Denkmal wird analysiert, Antworten auf oben stehende Fragen gefunden.

Die entsprechenden Arbeitsaufträge werden vor Ort im Ausstellungsbereich bzw. Außenbereich des Siegesdenkmals von den Schüler*innen ausgeführt.

U.2.2.1 Die Lehrperson verteilt die Partnerkärtchen an die Schüler*innen. Jeder Schüler und jede Schülerin erhält ein Kärtchen (die Kärtchen müssen in entsprechender Anzahl ausgedruckt werden). Auf dem Kärtchen befinden sich eine Frage und eine nicht passende Antwort. Je zwei Kärtchen bilden ein zusammengehörendes Paar.

Aufgabe der Schüler*innen ist es, sich im Ausstellungsbereich auf die Suche nach der Antwort auf ihre Frage zu machen. Diese Antwort ist auf einem Kärtchen eines Mitschülers bzw. einer Mitschülerin vermerkt. Entsprechend befindet sich die Antwort auf die Frage dieses Mitschülers bzw. dieser Mitschülerin auf ersterem Kärtchen. Die Lösungen werden im Ausstellungsbereich gesucht, die Lernenden finden sich in Teams (Frage und passende Antwort) zusammen. Die Aufgabenstellung kann beliebig oft wiederholt werden. Alternativ können nach einer einmaligen Durchführung die Lösungen besprochen werden.

Die Lehrperson verfügt über das Lösungsblatt.

U.2.2.2 Die Fehlertexte beziehen sich auf allgemeine Informationen zum Siegesdenkmal und der Dokumentations-Ausstellung.

Die Schüler*innen begeben sich eigenständig auf die Suche nach dem Wahrheitsgehalt der Aussagen.

Es werden vier Durchgänge gemacht, sodass jede Schülerin und jeder Schüler die vier Fehlertexte behandeln kann.

Mittelschüler*innen
46 U.2 Lehrerhandbuch
erkunden die Dokumentations-Ausstellung im Siegesdenkmal in Bozen

U.2.1 Einstieg

U.2.1.1 Passende Begriffe auswählen

Arbeitsauftrag

Du stehst vor dem Siegesdenkmal in Bozen und wirst bald einiges über dieses Denkmal erfahren. Überlege vorher, welche Gründe es geben könnte, ein derartiges Gebäude zu errichten. Wähle aus den folgenden Begriffen jene aus, die deiner Meinung nach zutreffend sind.

• Machtdemonstration

• Ansehen

• Dekoration

• Investition in die Zukunft

• Erinnerung

• Beschäftigung für Künstler

• Veränderung des Stadtbildes

U.2.1.2 Um welchen Sieg geht es?

Arbeitsauftrag

Das Monument wird als „Siegesdenkmal“ bezeichnet. Für welchen Sieg steht es wahrscheinlich? Du wirst es bald erfahren, doch überlege vorher, welche Siege es denn überhaupt gibt. Gibt es immer Gewinner und Verlierer?

47
Sieg Einstieg U.2.1 Arbeitsblatt I

U.2.2 Erarbeitung

U.2.2.1 Partnerkärtchen

Die Fragen der Partnerkärtchen beziehen sich inhaltlich auf die Ausstellungstexte

Der Architekt des Siegesdenkmals plante das Denkmal als Eingangstor zum neuen Bozen. Welche Funktion hatte das Denkmal neben seiner politisch-zeremoniellen?

Auf einem Straßenschild stehen die Bezeichnungen „Friedensplatz“ bzw. „Piazza della Pace“. Wie kam es zu diesem Straßenschild und weshalb steht es heute nicht mehr?

Im Ersten Weltkrieg wurden die Tiroler Schützenregimenter so bezeichnet…

2001 wurde vom Bozner Gemeinderat die Umbenennung des Siegesplatzes in „Friedensplatz“ beschlossen, woraufhin das Straßenschild aufgestellt wurde. Nach einer Volksbefragung 2002 wurde es wieder entfernt.

Das Siegesdenkmal hatte auch stadträumliche Bedeutung als Dreh- und Angelpunkt. Vom Foro della Vittoria aus sollte sich das Hauptstraßennetz entfalten.

Denkmäler dienen der Erinnerung. Waren sie einst Mittel der Mächtigen und Sieger, werden sie heute verstärkt nach demokratischen Gesichtspunkten entworfen.

Welchen Zweck erfüllen Denkmäler eigentlich?

Im Ersten Weltkrieg gab es gewaltige Verluste an Menschenleben. Wem wurden nach Ende des Krieges daher häufig Denkmäler gewidmet?

Was geschah mit dem begonnenen KaiserjägerDenkmal nach dem Einmarsch der italienischen Truppen in Bozen?

Ursprünglich sollte das Denkmal für den Trentiner Irredentisten Cesare Battisti errichtet werden. Dessen Witwe war damit nicht einverstanden. Wem wurde es stattdessen gewidmet?

In wessen Auftrag wurde das Siegesdenkmal errichtet?

Die Säulen des Siegesdenkmals sind sehr symbolträchtig. Finde heraus, welchem faschistischen Symbol sie nachgeahmt wurden.

Finde im Denkmal-Alphabet heraus, was die Inschrift „FACERE ET PATI FORTIA ROMANUM EST“ bedeutet.

K. u. k. Kaiserjäger. Ein Kaiserjäger-Denkmal sollte ursprünglich dort errichtet werden, wo heute das Siegesdenkmal steht.

Das halbfertige Denkmal blieb fast zehn Jahre unverändert bestehen.

Die Errichtung von Mahnmalen für den „namenlosen Soldaten“ erlebte nach Ende des Ersten Weltkrieges einen Höhepunkt.

Der Auftraggeber war Benito Mussolini.

Das Denkmal ist dem italienischen Sieg gewidmet. Es sollte ein Symbol für den siegreichen Nationalstaat im Herzen der eroberten Stadt werden.

„Echt römisch ist es, große Dinge zu tun und zu ertragen“.

Die Säulen des Siegesdenkmals erinnern an die Rutenbündel, die Fasces mit hervorstehenden Beilklingen.

U.2.2 Arbeitsblatt II Erarbeitung 48

U.2.2.2 Fehlertexte

Die Fehlertexte beziehen sich auf allgemeine Informationen zum Siegesdenkmal und der Dokumentations-Ausstellung.

Außenbereich

Das Siegesdenkmal wird von 12 liktorischen Säulen getragen. Diese lehnen sich an die griechischen Fasces lictorii an, die zum Sinnbild von Mussolinis Partei wurden. Die Decke des Denkmals besteht aus massiven Goldplatten.

Die lateinische Inschrift am Ostgiebel befindet sich unterhalb einer geflügelten Männerfigur, die eine Feuerwaffe Richtung Süden abschießt.

Die Dokumentations-Ausstellung beschäftigt sich mit der Geschichte des Bozner Siegesdenkmals und mit dem Zeitabschnitt von 1818 bis 1845. Besonders die Zeit des italienischen Faschismus und der nationalsozialistischen Befreiung werden behandelt.

In der Mitte des Siegesdenkmals befindet sich ein Grab. Auf der Rückseite dieser Silberplastik sind Soldaten und Siegesgöttinnen zu sehen.

49
Erarbeitung U.2.2 Arbeitsblatt II

U.3

Piazza Vittoria

50
Adina Guarnieri

Piazza Vittoria: stile, architettura e simbologie

Destinatari

Classi delle scuole secondarie di primo grado.

Preconoscenze

Storia del Fascismo, propaganda e retorica fascista.

Obiettivi

Il modulo intende trasmettere conoscenze sulla storia di piazza della Vittoria e sullo stile architettonico razionalista che la caratterizza. I ragazzi andranno autonomamente alla scoperta della piazza e dei suoi simboli, indagando il significato allegorico che si cela dietro ad essi.

Descrizione delle attività

L’insegnante distribuisce le fotocopie della scheda di lavoro 1 e divide la classe in gruppi da tre/quattro.

L’insegnante legge/fa leggere a voce alta il testo 1 (U.3.1.1) sullo stile architettonico di piazza della Vittoria, spiegandolo ed eventualmente integrandolo con ulteriori informazioni. La lettura del testo offre anche la possibilità di ripassare brevemente la storia del fascismo in Alto Adige.

In modo autonomo i gruppi rispondono alle domande 1-3 (confronto stilistico gotico-razionalismo, domande di comprensione). Per aiutare i ragazzi l’insegnante proietta una versione ingrandita delle foto relative alla domanda 1. Verifica.

L’insegnante legge/fa leggere il testo 2 (U.3.1.2) sulla storia di piazza della Vittoria e, sempre a gruppi, gli alunni rispondono alla domanda 4 (ripresa allegorica dei simboli di Roma antica). Verifica.

I gruppi si sciolgono e ogni alunno compila per conto suo un cruciverba. Le risposte alle domande del cruciverba si trovano nei testi letti in precedenza. Verifica.

L’insegnante distribuisce le fotocopie della scheda di lavoro 2 e spiega l’incarico in classe. Poi accompagna gli alunni in piazza della Vittoria e divide la classe in gruppi da tre/quattro con il compito di trovare i simboli fascisti raffigurati nella scheda di lavoro 2 (caccia al tesoro). Questi andranno segnati sulla planimetria di piazza della Vittoria nel contesto dell’esercizio 1 (U.3.2.1). Quest’ultima è stata realizzata negli anni Trenta così, come dei veri storici, gli alunni lavoreranno sul documento originale. Sempre a gruppi, i ragazzi osserveranno uno dei rilievi individuati in precedenza per descriverlo con l’ausilio dell’esercizio 2 (U.3.2.2) e interpretarlo con l’ausilio dell’esercizio 3 a multiple-choice (U.3.2.3). Verifica in loco

Attività alternative o di approfondimento

Per approfondire la simbologia di piazza della Vittoria vedi la Tabella 1, pagine 59-62.

Suggerimenti per l’insegnante

I moduli possono essere svolti anche indipendentemente da una visita al MaV. Potrebbe risultare utile la spiegazione e l’approfondimento di certi simboli dopo il rientro in classe. In questo caso, gli alunni potrebbero fotografare ciò che maggiormente li colpisce della piazza per poi discuterne in classe con i loro compagni.

Bibliografia di riferimento

Waltraud Kofler enGl, Faschistisches Kulturerbe? Die Architektur der Zwischenkriegszeit in Bozen, in Winfried spatKamp (a cura di), Europäisches Kulturerbe – Bilder, Traditionen, Konfigurationen, Theiss, Wiesbaden 2013, pp. 142-156

Karin Ruth

lehmann, Städtebau und Architektur als Mittel der Kolonisation am Biespiel der Provinz Bozen Städtebau und Siedlungsbau in Südtirol und insbesondere in Bozen unter dem Faschismus, tesi di laurea, relatore Prof. Gerhard F ehl , Fakultät für Architektur, Rheinisch-Westfälische Technische Hoschschule Aachen, Anno Accademico 2000

Aram mattioli, Gerald steinaCher (a cura di), Für den Faschismus bauen. Architektur und Städtebau im Italien Mussolinis, Orell Füssli, Zurigo, 2009

Ugo soraGni, Il Monumento alla Vittoria di Bolzano, Archietettura e scultura per la città italiana (1926-1938), Neri Pozza, Vicenza 1993

Oswald ZoeGGeler, Lamberto ippolito, L’architettura per una Bolzano italiana 1922-1944, Tappeiner, Lana 1992

Piazza Vittoria U.3 Guida per l’insegnante
51

U.3.1 Le architetture di piazza Vittoria

U.3.1.1 Lo stile architettonico di piazza Vittoria

Leggi il Testo 1, rispondi alla domanda e compila il cruciverba Testo 1

«Una città è un libro pietrificato nel quale si può ricercare e ricostruire il suo passato. In esso troviamo rinchiusi e conservati gli episodi della sua storia, riutilizzati dalle epoche successive, ripresi e rielaborati, e che pertanto seguitano a vivere nel nostro presente».

Da Oswald ZoeGGeler e Lamberto ippolito, L’Architettura per una Bolzano Italiana 1922-1942, Lana 1992, p. 10.

Il Monumento alla Vittoria di Bolzano e la piazza dietro ad esso ci raccontano molto sul passato fascista dell’Alto Adige. Entrambi facevano parte di un ampio progetto che intendeva modificare l’aspetto della città, rendendola più moderna e “italiana” attraverso i simboli e le scritte fasciste che ancora oggi vediamo sulle facciate dei palazzi di piazza della Vittoria. Lo stile architettonico che definisce l’aspetto degli edifici di questo quartiere si chiama stile razionalista ed è molto diverso dallo stile medievale che caratterizza gli edifici del centro storico di Bolzano. L’odierno capoluogo dell’Alto Adige fu infatti fondato attorno al 1180, mentre gli edifici di piazza della Vittoria risalgono agli anni Trenta del XX secolo.

Secondo gli architetti del Fascismo – i più importanti per quel che ci riguarda furono i romani Paolo Rossi de Paoli e Marcello Piacentini – i quartieri medievali di Bolzano avevano un aspetto troppo “tedesco” e nordico, così che i nuovi edifici attorno a piazza della Vittoria dovettero differenziarsi notevolmente dalla parte antica e “non italiana” di Bolzano.

L’immagine a sinistra mostra piazza del Grano nel centro storico di Bolzano, l’immagine a destra raffigura piazza della Vittoria. Confronta le foto e descrivi le differenze stilistiche. Quale immagine mostra lo stile “tedesco” e quale quello “italiano”? Che aspetto hanno gli edifici e quale di questi stili ti piace di più? Motiva la tua risposta!

 Ecco qualche suggerimento per la tua analisi: sobrio, arco, tetto a punta, geometrico, tetto piano, balcone, camino, ampio, finestra ad arco, portici, rigido, finestra rettangolare, tradizionale, severo, stretto, moderno, dipinto, irregolare, incastrato…

• Questa piazza è un esempio di stile…

• Rispetto all’immagine a destra, le case qui sono…

• Questo stile mi piace/non mi piace… perché…

• Qui vediamo lo stile…

• Rispetto all’esempio a sinistra, lo stile architettonico qui sembra…

• Preferisco/non preferisco questo stile perché…

52 Le architetture di piazza Vittoria U.3.1 Scheda di lavoro 1
Piazza del Grano Piazza della Vittoria
1 ✍

Che cosa significa, secondo te, rendere “italiana” una città e perché quest’operazione era così importante per il Fascismo?

Abbiamo visto che lo stile architettonico ci svela molto sul passato di una città. Rileggi attentamente la citazione all’inizio del testo 1. Perché le città sono qui paragonate ai libri? Pensi che sia veramente possibile “leggere” qualcosa in un edificio, e se sì, cosa?

U.3.1.2 La storia di piazza Vittoria

Leggi il Testo 2, rispondi alla domanda e compila il cruciverba

Testo 2

In epoca fascista piazza della Vittoria era chiamata anche «Foro Vittoria». Il termine latino «forum» fu utilizzato già dai romani per indicare le grandi piazze del loro impero come, per esempio, il famoso Forum Romanum a Roma.

Anche il simbolo del Fascismo, il fascio littorio, fu già utilizzato dagli imperatori e dai magistrati romani come simbolo del proprio potere. La maggior parte degli edifici di piazza della Vittoria fu costruita negli anni Trenta del secolo scorso. Anche dopo la Seconda guerra mondiale, l’aspetto della piazza rimase pressoché invariato. Ancora oggi essa è collegata al centro storico di Bolzano attraverso un largo ponte, chiamato ponte Talvera, che fu inaugurato nel 1900, ben cinque anni prima che sulle strade di Bolzano apparisse la prima automobile! Nel luogo dove oggi si trova la piazza, in origine sorgevano un parco pubblico, alcuni orti e un monumento austriaco. Quest’ultimo, dedicato ai cosiddetti Kaiserjäger austroungarici, non era mai stato terminato a causa degli eventi bellici e della successiva annessione del Sudtirolo al Regno d’Italia. Quando, poi, nel 1926 iniziarono i lavori per la costruzione del Monumento alla Vittoria, le aree verdi e il memoriale scomparvero e cedettero il posto a un ampio spazio rettangolare lastricato che misura 250 metri in lunghezza e 190 in larghezza. Nel corso degli anni Trenta, attorno alla neonata piazza della Vittoria sorsero diversi imponenti edifici nei quali furono trasferiti gli uffici amministrativi dello Stato. Nelle intenzioni del Fascismo, questa moderna Bolzano “italiana” sarebbe presto dovuta diventare il nuovo fulcro vitale e sociale della città, scalzando il vecchio centro storico ritenuto troppo “tedesco” e antiquato.

53
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____________________________________________________________________________________
2 3 ✍ ✍ Le architetture di piazza Vittoria U.3.1 Scheda di lavoro 1
Anche le colonne del Monumento alla Vittoria sono a forma di fasci littori

Perché, secondo te, il Fascismo ha riutilizzato termini latini e simboli dell’antica Roma? Fu puro caso o pensi che il recupero di questi elementi avesse uno scopo propagandistico, cioè manipolativo? Motiva la tua risposta!

Orizzontali:

1 Lo stile... descrive l’aspetto degli edifici -

3 Nazionalità dell’architetto Paolo Rossi de Paoli -

4 Dittatura che fece costruire il Monumento alla Vittoria -

5 Capoluogo dell’Alto Adige -

7 Nome del ponte che porta dal centro storico in piazza della Vittoria -

8 Epoca in cui fu costruito il centro storico di Bolzano.

Verticali:

2 Forma di piazza della Vittoria -

6 Vecchio nome fascista di piazza della Vittoria.

54
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4 1 2 3 4 5 6 7 8 ✍ Le architetture di piazza Vittoria U.3.1 Scheda di lavoro 1

U.3.2 I simboli di piazza Vittoria

I simboli fascisti che vediamo sulle facciate dei palazzi di piazza della Vittoria non avevano uno scopo solamente decorativo ma soprattutto propagandistico. Questo significa che attraverso un uso manipolativo di citazioni latine e immagini simboliche, le imprese, le decisioni e le guerre di conquista di Mussolini furono ampiamente idealizzate.

U.3.2.1 Gli elementi architettonici di piazza Vittoria

Svolgi il seguente esercizio

Cerca gli elementi architettonici raffigurati a pagina 70 e pagina 71 e segna la loro posizione sulla mappa sottostante.

Attenzione: solamente 12 riquadri andranno compilati, 10 resteranno vuoti.

55
1 ! U.3.2 Scheda di lavoro 2 I simboli di piazza Vittoria
Planimetria di piazza della Vittoria negli anni Trenta (O. ZOEGGELER, L. IPPOLITO, L’architetturaperunaBolzanoitaliana1922-1944 , 1992, p. 78)
B C D E F A I simboli di piazza Vittoria U.3.2 Scheda di lavoro 2 56
57 G I L M N H I simboli di piazza Vittoria U.3.2 Scheda di lavoro 2

U.3.2.2 Gli elementi dei rilievi di piazza Vittoria

Svolgi il seguente esercizio

Osserva questo rilievo. Descrivi i suoi protagonisti (atteggiamento, abbigliamento, espressione del volto, posizione all’interno del rilievo ecc.) e prova a capire cosa raffigura. Ricordati che i rilievi di piazza della Vittoria vogliono trasmettere un messaggio in codice a chi li osserva. Per approfondire vedi Tabella 1, pagina 74

U.3.2.3 I simboli dei rilievi di piazza Vittoria

Svolgi il seguente esercizio

Trova la risposta giusta alle seguenti domande

1. Quali aggettivi descrivono meglio la figura femminile al centro?

a) impetuosa e decisa

b) simpatica e socievole

c) elegante e sorridente

2. Chi o cosa rappresenta questa figura femminile?

a) una madre in ansia per il figlio

b) l’Italia fascista

c) la Chiesa cattolica

3. A cosa allude l’albero sul lato sinistro?

a) siccità e povertà

b) prosperità e ricchezza

c) fedeltà e sottomissione

4. Le tre persone sulla sinistra sono…

a) un gruppo teatrale

b) mendicanti

c) una famiglia di contadini

5. Che cosa fanno i due uomini alla destra?

a) ballano

b) combattono

c) arano il terreno

6. Quale messaggio vorrebbe trasmette il rilievo?

a) la guerra e la violenza sono deplorevoli

b) le dittature sottomettono il popolo

c) l’Italia fascista è forte ed è giusto lavorare e combattere per essa

2 3
A sinistra si vede un uomo con un badile... Al centro del rilievo si vede una donna, in braccio porta...
I simboli di piazza Vittoria U.3.2 Scheda di lavoro 2 58
A destra ci sono due uomini. Uno di loro fa sventolare...

Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali (I.N.C.I.S.). Gestiva la costruzione e l’assegnazione, a canone agevolato, di appartamenti agli impiegati pubblici che lavoravano nell’amministrazione statale fascista. Il complesso di piazza della Vittoria (ne esiste anche uno tra via Carducci e via Dante) è stato progettato da Dario Barbieri. Inaugurato nel 1927, vi trovarono casa gli impiegati statali provenienti dalle cosiddette “vecchie province”.

ANNO DOMINI MCMXXXVII (1937). Si riferisce all’anno in cui terminarono i lavori, iniziati nel 1935, per i palazzi I.N.F.P.S. e I.N.A. progettati dall’architetto romano Paolo Rossi de Paoli. In origine sull’arco erano anche raffigurati due fasci littori. Questi sono poi stati rimossi dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Tu regere imperio populos romane memento hae tibi erunt artes / Pacisque imponere morem parcere subiectis et debellare superbos. «Tu, o romano, ricordati di dominare i popoli perché queste saranno le tue arti, di imporre le norme della pace, di risparmiare i sottomessi e debellare i superbi». Questa citazione, tratta dal canto VI dell’Eneide di Virgilio, si trova smezzata sulle facciate dei palazzi I.N.A. sul lato nord di piazza della Vittoria. Si tratta di una chiara espressione delle aspirazioni imperialiste del Fascismo che, negli anni in cui furono costruiti i palazzi, stava conducendo una sanguinosa guerra di conquista nell’Africa nordorientale.

Fontana dedicata al fiume Adige. Progettata da Paolo Rossi de Paoli, si trova sulla facciata del palazzo I.N.A. che costeggia il parco sul lato nord di piazza della Vittoria. La figura allegorica maschile rappresenta l’Adige. Egli tiene in braccio una rigogliosa cornucopia che allude alla ricchezza e all’abbondanza delle sue acque. L’aquila ai suoi piedi s’ispira invece alla mitologia classica e, trattandosi di un simbolo imperiale di Roma antica, anche il Fascismo l’aveva adottata come figura araldica.

Istituto Nazionale (Fascista) di Previdenza Sociale (I.N.F.P.S.). Dal 1933 al 1943 si occupava del sistema pensionistico dell’Italia fascista. Il palazzo, progettato sempre da Paolo Rossi de Paoli, fu terminato nel 1937 e occupa tutto il lato ovest di piazza della Vittoria. Dal 1939, al piano terra dell’edificio si trova la storica Libreria Cappelli tuttora esistente. La facciata dello stesso palazzo reca inoltre un grande rilievo (v. riquadro alla lettera M) e una balconata che in epoca fascista fungeva da arengario.

La «F» della scritta è stata rimossa dopo il 1945.

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A Angolo piazza della Vittoria/via San Quirino B Via Cesare Battisti C-D Incrocio piazza della Vittoria/via Padre Reginaldo Giuliani E Corso Libertà (facciata palazzo I.N.A.) F Piazza della Vittoria (ingresso Libreria Cappelli)
U.3 Tabella 1 Scritte e rilievi di piazza Vittoria

Agli atesini caduti per l’impero / Roma riconoscente anno XVI E.F. Basamento della cosiddetta «colonna romana» donata dalla capitale alla città di Bolzano nel 1938. La sigla «E.F.» sta per la cosiddetta «era fascista» iniziata nel 1922 con la «marcia su Roma». L’anno XVI (16) si riferisce dunque al 1938. La colonna è stata collocata nel parco di piazza della Vittoria in ricordo dei soldati altoatesini caduti nella guerra civile spagnola e durante la conquista delle colonie africane. Sui lati restanti del basamento si leggono i nomi di altri tre campi di battaglia dell’epoca: Spagna, Libia e Africa orientale.

Rilievo dell’Italia turrita. Nel sottarco che da piazza della Vittoria conduce in via Padre Reginaldo Giuliani, si trovano due rilievi dell’artista Livia Papini, moglie del noto storico d’arte Roberto Papini. Il centro dell’opera è occupato dalla figura allegorica dell’Italia turrita il cui capo è cinto – appunto – da una corona muraria. Questa particolare iconografia risale all’epoca romana, ma ebbe la sua massima diffusione durante il Risorgimento come figura simbolo di un’Italia unita e vittoriosa. Qui la giovane donna coronata porta in braccio un fascio littorio e, con passo deciso, si avvia verso i due uomini sul lato destro della scena. Davanti a una bandiera sventolante, un uomo sta alzando il pugno contro un altro che, coprendosi il volto con la mano, giace a terra intimorito di fronte alla presunta superiorità militare del Fascismo. La famiglia raffigurata sul lato sinistro del rilievo è invece caratterizzata dalla presenza di un albero frondoso. Questo, e il fatto che l’uomo abbia un badile, identifica i tre come una famiglia di agricoltori. Stando a quanto trasmesso dal rilievo, il Fascismo avrebbe dunque giovato a tutti i ceti sociali, riunendo sotto il segno del fascio littorio sia chi lavora per sostentare la patria, sia chi combatte per difenderla dai nemici esterni e interni. Con ciò l’opera ricalca la locuzione mussoliniana secondo la quale «è l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende».

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G Tratto occidentale parco di piazza della Vittoria H Sottarco incrocio piazza della Vittoria/via Padre Reginaldo Giuliani (lato Bar Corso)
Scritte e rilievi di piazza Vittoria U.3 Tabella 1

Istituto Nazionale delle Assicurazioni (I.N.A.). Questi rilievi si trovano sulla facciata dell’ultimo palazzo I.N.A. costruito in piazza della Vittoria nel 1940 su progetto dell’architetto Michele Busiri-Vici. Le api, le spighe di grano e le navi, oltre a simboleggiare la ricchezza dell’Italia fascista, alludono anche alla funzione previdenziale svolta dai diversi uffici d’assistenza sociale riuniti sotto la sigla I.N.A. Prima degli anni Venti, in Italia non esisteva un sistema assistenziale gestito a livello statale. Il Fascismo introdusse perciò una serie di enti minori come, per esempio, l’I.N.F.P.S. o l’I.N.F.A.I.L. (Istituto Nazionale Fascista per l’Assicurazione Contro gli Infortuni sul Lavoro) i cui uffici furono riuniti nei grandi palazzi I.N.A.

Rilievo dell’Italia turrita in Africa. Il secondo rilievo nel sottarco tra piazza della Vittoria e via Padre Reginaldo Giuliani (che fu un religioso e militare italiano caduto durante la Guerra d’Etiopia) ci mostra nuovamente la figura allegorica dell’Italia turrita. In questo caso è però caratterizzata da uno scudo e una grande spada che la identificano come un’Italia guerriera che si accinge a difendere i suoi sudditi e a debellare i nemici (le citazioni alle lettere «C» e «D» si trovano sulla facciata dello stesso edificio come i due rilievi).

Il leitmotiv della scena si rivela osservando meglio lo sfondo che ci mostra, assieme a un grande cactus desertico, la stele di Axum trafugata come bottino di guerra dall’Italia fascista durante la Guerra d’Etiopia per poi essere ricostruita a Roma nel 1937 (l’enorme reperto fu restituito alla città etiope di Axum solamente nel 2008). Anche la fisionomia africana dei volti delle quattro persone che circondano l’Italia ci svela che il rilievo nasce per celebrare le imprese belliche dell’Italia fascista sul corno d’Africa. Soggiogati dalla superiorità militare dell’Italia, rappresentata dalle armi e dalla bomba collocati ai piedi dell’Italia, la popolazione si vede costretta a prostrarsi umilmente davanti a essa. Nessuna delle figure è infatti raffigurata in piedi. Nonostante ciò, le donne sulla destra stanno riempiendo scodelle, giare e sacchi con il grano appena raccolto.

In questo modo, il Fascismo voleva rendere l’illusione di una presunta armonia e prosperità economica tra i popoli africani “civilizzati” grazie all’intervento fascista.

I Incrocio piazza della Vittoria/via Armando Diaz L Sottarco incrocio piazza della Vittoria/via Padre Reginaldo Giuliani
Scritte e rilievi di piazza Vittoria U.3 Tabella 1 61

Rilievo dei mestieri. Sulla facciata del palazzo I.N.F.P.S., sopra l’arengario, si trova questo grande rilievo dello scultore Corrado Vigni. L’opera raffigura i benefici di cui si gioverebbe l’Italia dopo la sua vittoria nella Prima guerra mondiale e, soprattutto, dopo l’ascesa al potere di Mussolini. Per questo motivo all’estremità destra del rilievo una figura angelica sta incoronando la personificazione della Vittoria che, vestita all’antica e con una ricca cornucopia, guarda fisso l’osservatore. Vigni scolpì, da sinistra verso destra, dei muratori al lavoro, un agricoltore che sta arando il suo campo con due buoi, alcuni artigiani attorno a un’incudine, un soldato armato e due uomini africani di cui uno è legato a un albero. Quest’ultimo sta per essere slegato dal suo compagno, un’immagine che intende idealizzare l’abolizione della schiavitù in Etiopia sancita da un provvedimento regio di Vittorio Emanuele III nel 1935. La sanguinosa conquista delle colonie africane e la brutalità degli amministratori fascisti in Africa sono qui dunque presentati come un clemente atto di liberazione delle popolazioni indigene. Il tema principale di questo rilievo è dunque di nuovo l’idealizzazione dell’Italia fascista che, grazie alle sue imprese belliche, avrebbe permesso di vivere e di lavorare in un presunto clima di serenità e pace non solamente a tutti gli italiani, ma anche alle popolazioni delle colonie.

Istituto Nazionale delle Assicurazioni (I.N.A.). Questa iscrizione si trova all’interno del sottarco che da piazza della Vittoria conduce in via Padre Reginaldo Giuliani. Anche questi edifici in origine ospitavano gli uffici dell’I.N.A.

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M Piazza della Vittoria (ex-Palazzo I.N.F.P.S.) N Sottarco incrocio piazza della Vittoria/via Padre Reginaldo Giuliani
Scritte e rilievi di piazza Vittoria U.3 Tabella 1

Martha Verdorfer

U.4

Dokumentations-Austellung:

das Siegesdenkmal

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Das Siegesdenkmal:

Symbolische Sichtbarkeit, sein Umfeld, seine Wahrnehmung gestern und heute –Historische Zusammenhänge – Arbeitsunterlagen für die Schule

Zielgruppe

Die Arbeitseinheit ist für die Oberschule (Triennium) konzipiert, da sie von einer selbständigen Arbeitsweise der Schüler*innen ausgeht.

Wünschenswerte Vorkenntnisse

Es ist sicherlich von Vorteil, wenn die Schüler*innen bereits gewisse Vorkenntnisse zum italienischen Faschismus und seinen Herrschaftsstrategien haben.

Andererseits kann ein Besuch des Siegesdenkmals durchaus auch als Einstieg in diese Thematik verwendet werden, in dem Sinn, dass damit Neugier und Sensibilität geweckt werden für Fragen, die dann anschließend im Unterricht weiter bearbeitet und vertieft werden können.

Ziele

Es geht um eine weitgehend selbsttätige Aneignung des Siegesdenkmals als historisches Dokument, aber auch als aktueller Teil der Stadt.

Die vorliegenden Materialien sind also (wenn nicht anders angegeben) als Unterlagen für einen Besuch in der Dokumentations-Ausstellung gedacht.

Dabei wird eine Aufteilung der Klasse in Gruppen vorgeschlagen, auch aus der sehr pragmatischen Überlegung heraus, dass sich so beim Besuch der Dokumentations-Ausstellung die Schüler*innen auf verschiedene Orte verteilen und somit Staus vermieden werden.

Dauer

Der Besuch der Dokumentations-Ausstellung und die Bearbeitung der Arbeitsaufträge wird auf etwa 90 Minuten veranschlagt. Eine kurze Vorbereitung auf den Besuch von ca. 1 Unterrichtsstunde ist empfehlenswert. Hier sollten die Arbeitsblätter verteilt und besprochen werden, so dass die Schüler*innen beim Besuch der Dokumentations-Ausstellung Klarheit über ihre Arbeitsaufträge haben. Für die direkte Evaluation in Form der Berichte der Schüler*innengruppen sind 1-2 Unterrichtsstunden zu veranschlagen.

Beschreibung der Durchführung

Bevor sich die Schüler*innen in Gruppen aufteilen, erhalten sie am Eingang zur Krypta eine kurze Orientierungseinheit zum Ort. Dabei wird anhand des Folders des Museums kurz erläutert, wie die Ausstellung aufgebaut ist, und ebenso wird auf die Umgebung (Platz) Bezug genommen.

Die Schüler*innen erhalten die Arbeitsaufträge in schriftlicher Form. Für die Bearbeitung brauchen sie Schreibmaterial und einen Fotoapparat (Handy). Das Handy könnte bei Erweiterung der Arbeitsaufträge auch als Aufnahme- bzw. Diktiergerät eingesetzt werden.

Die Schüler*innen werden zu Beginn der Unterrichtseinheit informiert, dass sie ihre Arbeitsaufträge vor der Klasse präsentieren (Powerpoint) und dass sie sich deshalb auch um Bildmaterial kümmern müssen.

Arbeitsblätter für die Schüler*innengruppen

Die Arbeitsblätter müssen nicht vollständig eingesetzt werden, sondern können je nach Schwerpunktsetzung und Klassengröße ausgewählt werden. Sie sind in ihren Arbeitsaufträgen unterschiedlich (methodisch und im Schwierigkeitsgrad) und werden deshalb auch einem differenzierten Unterricht gerecht. Einige Fragestellungen finden sich in nur leicht abgeänderter Form in mehreren Arbeitsblättern wieder. Das ist durchaus beabsichtigt, da sich daraus unter Umständen auch unterschiedliche Gesichtspunkte ergeben, woraus sich eine Diskussion entwickeln kann.

Überprüfung und Evaluation

Die Schüler*innengruppen präsentieren ihre Ergebnisse in der Klasse mit Hilfe von Kurzreferaten, Powerpointpräsentationen etc. Diese stellen auch die Grundlage der Bewertung dar (eventuell gemeinsam mit der Sichtung der Notizen bei den Arbeitsaufträgen und Vorarbeiten für die Präsentation).

Dokumentations-Ausstellung: das Siegesdenkmal U.4 Lehrerhandbuch 64

Mögliche Vertiefungen/Erweiterungen (nach dem Besuch der Dokumentations-Ausstellung)

1. Das Denkmal im Streit der öffentlichen Meinung nach 1945

Hier könnte man z.B. eine kleine Presseschau zusammenstellen, die zeigt, wie in verschiedenen Zeiten über das Siegesdenkmal diskutiert wurde – auch sehr unterschiedlich aus dem Blickwinkel der beiden großen Sprachgruppen.

Möglich wäre es auch Postkarten aus verschiedenen Jahren zu sammeln und zu vergleichen.

2. Reaktionen auf die Eröffnung des Museums: positiv und negativ Auch hier würde sich eine Presseschau anbieten. Möglich wären ebenfalls Interviews per E-Mail mit verschiedenen Politiker*innen, Journalist*innen, Pädagog*innen etc. und ihre Meinung zu Sinn und Bedeutung des Museums.

3. Cesare Battisti, Fabio Filzi und Damiano Chiesa

Die Biografien dieser drei Männer, deren Büsten im Inneren des Triumphbogens dargestellt sind, vertiefen das Thema des Irredentismus, ermöglichen den Schüler*innen aber auch eine neue Ebene der historischen Recherche und Forschung (individuelle Biografien) zu erproben und zu sehen, wie sich historische Zeitläufte in individuellen Lebensgeschichten niederschlagen.

4. Tiroler Denkmalkrieg um die Jahrhundertwende

Die Auseinandersetzung um Denkmäler und Symbole ist kein Faschismus-spezifisches Phänomen, sondern Teil des Nationalismus. Im mehrsprachigen Kronland Tirol erlebte der Nationalismus am Ende des 19. Jahrhunderts einen Höhepunkt, der sogenannte „Denkmalkrieg“ legt davon ein beredtes Zeugnis ab.

5. Allgemeinere Auseinandersetzung mit Denkmälern

Eine Sammlung von Zitaten zu Wirkung und Funktion von Denkmälern sowohl aus der Literatur als auch aus der Fachdiskussion (Architektur, Kunstgeschichte) könnte Anlass zur Diskussion um die Sinnhaftigkeit von Denkmälern sein bzw. um die Frage, wie historisches Gedächtnis in der Gegenwart wachgehalten werden kann.

6. Gestalterische/kreative Auseinandersetzung

In bestimmten Schulen wäre auch dieser Zugang attraktiv, zumal es im Zusammenhang mit dem Siegesdenkmal bereits einen Ideenwettbewerb zu seiner Umgestaltung gegeben hat. Den Schüler*innen könnten einige Beispiele gezeigt werden, um sie zu eigenen Arbeiten und Ideen anzuregen.

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Dokumentations-Ausstellung: das Siegesdenkmal U.4 Lehrerhandbuch

Uns fehlen andere Tafeln, uns fehlt diese eine: „Hier lebte ein Mann, der sich geweigert hat auf seine Mitmenschen zu schießen. Ehre seinem Andenken“.

(Kurt Tucholsky, deutscher Schriftsteller, 1890-1935, DieTafeln, 1925)

Das Auffallendste an Denkmälern ist nämlich, dass man sie nicht bemerkt. Es gibt nichts auf der Welt, was so unsichtbar wäre wie Denkmäler. Sie werden doch zweifellos aufgestellt, um gesehen zu werden, ja geradezu, um die Aufmerksamkeit zu erregen; aber gleichzeitig sind sie durch irgendetwas gegen Aufmerksamkeit imprägniert, und diese rinnt Wassertropfenauf-Ölbezug-artig an ihnen ab, ohne auch nur einen Augenblick stehenzubleiben.

(Robert Musil, österreichischer Schriftsteller, 1880-1942)

The risk of the Holocaust is not that it will be forgotten, but that it will be embalmed and surrounded by monuments and used to absolve all future sins.

(Zygmunt Bauman, polnisch-britischer Soziologe und Philosoph, 1925-2017)

Sono i monumenti ad aver reso grande l’Italia.

(Roberto Gervaso, giornalista e scrittore, 1937-2020, Ilgrilloparlante, 1983)

To me, the drive for monumentality is as inbred as the desire for food and sex, regardless of how we denigrate it. Monuments differ in different periods. Each age has its own.

(Philip Johnson, amerikanischer Architekt und Architekturkritiker, 1906-2005)

I musei, che sorgono sempre più numerosi in quest’epoca, sono divenuti edifici-scultura. Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati del momento, che inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di sapere a cosa serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni o le opere presentate quanto i monumenti stessi.

(Roberto Peregalli, architetto e scrittore, *1961, Iluoghie lapolvere , 2010) ,

66 Zitate zu Denkmälern U.4 Arbeitsblätter

Habe ich eine Tat vollbracht, so soll die mein Denkmal sein; und wenn nicht, so helfen alle Bildsäulen nichts.

(Plutarch von Chäronea, griechischer Philosoph und Schriftsteller, 45-125)

Monumento. Costruzione che intende commemorare qualcosa o qualcuno che in genere o non ne ha bisogno o non ne ha il diritto. Particolarmente assurdo è poi il monumento al milite ignoto, vale a dire un monumento per perpetuare la memoria di chi memoria non ha lasciato.

(Ambrose Bierce, scrittore americano, 1842-1914, Dizionariodeldiavolo , 1911)

Bei mir sollen die Leute lieber fragen, warum man mir kein Denkmal gesetzt hat, als dass man sich erkundigt, warum man es getan hat.

(Cato d. Ältere, römischer Staatsmann, 234-149 v. Ch.)

Wenn du willst,dass man dir Denkmäler setzt,musst du wenigstens hunderttausend deiner Mitmenschen heroisch zu Tode gebracht haben.

(Voltaire, französischer Aufklärer, 1694-1778)

Those only deserve a monument who do not need one; that is, who have raised themselves a monument in the minds and memories of men.

(William Hazlitt, englischer Essayist und Autor,1778-1830)

The monuments of wit survive the monument of power.

(Francis Bacon, englischer Philosoph, 1561-1626)

Vom Standpunkte des Alterswertes muß eben nicht für ewige Erhaltung der Denkmale einstigen Werdens durch menschliche Tätigkeit gesorgt sein, sondern für ewige Schaustellung des Kreislaufes vom Werden und Vergehen, und eine solche bleibt auch dann garantiert, wenn an Stelle der heute existierenden Denkmale künftighin andere getreten sein werden.

(Alois Riegl, österreichischer Kunsthistoriker und Denkmalpfleger, 1858-1905)

67 Zitate zu Denkmälern U.4 Arbeitsblätter

U.4.1 Das Denkmal in seiner Gestalt und seine Symbolik

Der Arbeitsauftrag besteht in einer möglichst genauen Beschreibung des Denkmals als Ganzes und seiner einzelnen Teile. Fotografiert die verschiedenen Details, damit ihr sie anschließend in der Klasse präsentieren könnt.

Folgende Orte sind für eure Recherche relevant: Denkmal von außen Eckraum 2/Denkmal ABC

Welche Form hat das Siegesdenkmal? In welcher Tradition ist diese begründet?

Welche Inschriften befinden sich auf dem Denkmal? Notiert sie und ergänzt anschließend mit der Übersetzung, die ihr in der Dokumentations-Ausstellung findet. Schreibt einen kurzen Kommentar zu den Aussagen.

Welche Elemente/Gegenstände befinden sich im Innenraum des Denkmalbogens?

Wie viele Reliefs gibt es am Denkmal? Wo befinden sie sich? Was stellen sie dar? Warum glaubt ihr, wurden diese Motive ausgewählt?

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1 2 3 4 ✍ ✍ ✍ ✍ Das Denkmal in seiner Gestalt und seine Symbolik U.4.1 Arbeitsblatt I

Wie viele Säulen hat das Denkmal? Beschreibt ihre Form.

Ordnet die verschiedenen Elemente des Denkmals entsprechend den Bereichen in die folgende Tabelle ein.

Faschistische Symbolik Griechisch-römische Antike Bereich der Religion Keine eindeutige Zuordnung

Wird deutlich sichtbar, an wen oder was das Denkmal erinnern soll? Kurze Begründung einer positiven bzw. negativen Antwort.

Hat das Denkmal eine Vor- und eine Rückseite, oder sind seine Seiten gleichwertig? Begründet eure Meinung.

Kann man am Denkmal Veränderungen erkennen, die wahrscheinlich nach dem Kriegsende vorgenommen wurden? Welche? Begründung.

Was wurde äußerlich am Denkmal verändert, seitdem es Museum ist? Wie beurteilt ihr diese Veränderung?

Was drückt das Denkmal eurer Meinung nach aus? (mehrere Angaben möglich)

 Monumentalität

 Glorifizierung des Faschismus

 Trauer um die im Ersten Weltkrieg Gefallenen

 Erinnerung an die Machtergreifung des italienischen Faschismus

 Nationale Überheblichkeit/Chauvinismus

 Erinnerung an die Helden des Ersten Weltkrieges

 Erinnerung an die römische Antike

 Verherrlichung des Duce

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5 6 7 8 9 10 11 Gute Arbeit! ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ Das Denkmal in seiner Gestalt und seine Symbolik U.4.1 Arbeitsblatt I

U.4.2 Geschichte des Landes und Geschichte des Denkmals

In diesem Arbeitsblatt geht es um die Verknüpfung von Landes- und Stadtgeschichte mit der Geschichte des Denkmals. Die Frage ist, inwieweit dem Denkmal bzw. der Stadt Bozen in der Zeit des italienischen Faschismus eine Sonderrolle zukommt bzw. inwiefern sie allgemeine Tendenzen widerspiegeln. In diesem Arbeitsblatt geht es außerdem um die Begriffe Konsens/Zustimmung und Dissens/Ablehnung/Widerstand, die sich in der historischen Realität meist nicht so klar abgrenzen lassen und einen großen Komplexitätsgrad aufweisen.

Zur Beantwortung des Arbeitsbogens konzentriert ihr euch auf den inneren Rundgang (Geschichte des Denkmals) mit Bezug zum äußeren (Landesgeschichte). Außerdem findet ihr Antworten im Eckraum 2: Das Denkmal ABC.

Vervollständigt die folgende Tabelle mit ausgewählten Ereignissen aus der Ausstellung und versucht sie in Beziehung zu setzen.

Landesgeschichte Geschichte des Denkmals

1914-1918: Erster Weltkrieg; Tirol ist Teil der Habsburgermonarchie, die zu den Kriegsverlierern zählt

1920: Annexion Südtirols an Italien

1922: Machtergreifung des ital. Faschismus

1933: _____________________________________

1939: _____________________________________

Sept. 1943: NS-Truppen besetzen Italien, Südtirol wird Teil der Operationszone Alpenvorland

Mai 1945: _________________________________

Planung und Vorbereitungsarbeiten für Kaiserjägerdenkmal

_________________ Stilllegung der Arbeiten

1926: _____________________________________

1928: _____________________________________

1932: 10-Jahres-Feier des „Marsches auf Rom“ am Siegesdenkmal

Teilnehmer: __________________________

Von wem und wann wurde die Errichtung des Denkmals initiiert?

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U.4.2 Arbeitsblatt II
Geschichte des Landes und Geschichte des Denkmals

Von wem wurde das Denkmal finanziert?

Wer sprach sich gegen eine Denkmalerrichtung aus?

Welche Personen waren an der Gestaltung des Denkmals beteiligt?

Wann wurde das Denkmal enthüllt und wer war bei dieser Zeremonie anwesend?

Was/wer wird auf dem Foto von 1932 dargestellt? Wie lässt sich diese Botschaft interpretieren?

Ist heute die Zustimmung bzw. die Ablehnung des Siegesdenkmals eurer Meinung nach primär von der sprachlichen Zugehörigkeit abhängig oder eher von anderen Faktoren (Alter, Geschlecht, politische Haltung, Bildung…)?

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__________________________________________________________________________________ 3 4 5 6 7 8 Gute Arbeit! ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ Geschichte des Landes und Geschichte des Denkmals U.4.2 Arbeitsblatt II

U.4.3 Das Denkmal und sein Umfeld

In diesem Arbeitsblatt geht es um das unmittelbare Umfeld des Denkmals. Die Wirkung architektonischer Konzepte erschließt sich oft erst im Zusammenhang eines Ensembles. Das gilt insbesondere auch für die faschistische Stadtplanung in Bozen und die Rolle, die dem Siegesdenkmal zugewiesen wurde.

Zur Bearbeitung dieses Arbeitsblattes ist es notwendig, sich ein bisschen vom Denkmal wegzubewegen und ebenso den Platz und die angrenzenden Gebäude in den Blick zu nehmen. Belegt die Antworten zu den einzelnen Fragen mit Fotobeispielen, damit euer Bericht in der Klasse anschaulich wird.

In unmittelbarer Nähe zum Denkmal steht eine Säule. An was erinnert sie? In welchem inhaltlichen und in welchem formalen Bezug steht sie zum Denkmal?

Am Ende der Talferbrücke stehen hohe Säulen, die Tiergestalten tragen. Welche sind das? In welchem Bezug stehen sie zum Denkmal? Warum wurden sie gerade an dieser Stelle aufgestellt?

Am Ende der Brücke gibt es auf beiden Seiten Tafeln, welche das Siegesdenkmal erklären sollen. Fasst ihre Aussage kurz zusammen.

Wann wurden sie errichtet? In welchen Sprachen wird der Text dargestellt? Wie beurteilt ihr den Text (informativ, neutral, moralisch, verständlich)?

Der Siegesplatz trägt den gleichen Namen wie das Denkmal. Gibt es auch noch andere Elemente, die ihn mit dem Denkmal verbinden?

Gibt es eurer Meinung nach eine Vorder- und eine Rückseite des Denkmals? Begründet eure Meinung.

Sucht ein offizielles Benennungsschild des Platzes und notiert den gesamten Text. Erschließt die Geschichte, die sich dahinter verbirgt/verbergen könnte.

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1 2 3 4 5 6 ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ ✍ Das Denkmal und sein Umfeld U.4.3 Arbeitsblatt III

Ober dem Hauseingang Nr. 39 ist eine Inschrift angebracht. Wie lautet sie? Was könnte sie bedeuten? Gibt es Auffälligkeiten?

Welche Funktionen hat(te) das Denkmal in Bezug auf die Stadt? (mehrere Angaben möglich)

 markiert Stadtzentrum

 ist Aussichtspunkt

 ist politisches Zentrum

 ist Ort der Begegnung

 ist Verkehrsknotenpunkt

 ist sakrales Zentrum

 dient zur Verschönerung der Stadt

 dient zur Orientierung

Welche Veränderungen in der Funktion des Denkmals lassen sich im Laufe der Zeit feststellen? Lassen sich in dieser Hinsicht markante Zäsuren erkennen? (anhand von Fotos bzw. Filmausschnitten in der Ausstellung)

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__________________________________________________________________________________ 7 8 Gute
✍ ✍ 9 Das Denkmal und sein Umfeld U.4.3 Arbeitsblatt III 73
Arbeit!

U.4.4 Zur Funktion von Denkmälern allgemein

In diesem Arbeitsblatt geht es um die Verortung des Siegesdenkmals in einem spezifischen und einem allgemeineren Denkmaldiskurs

Im ersten Teil wird das Siegesdenkmal als Ausdruck des nationalistischen Denkmalbooms (1880-1918) interpretiert und gleichzeitig in seiner Formgebung mit zeitgenössischen Beispielen verglichen. Im zweiten Teil geht es um eine allgemeine Reflexion der unterschiedlichen Bedeutung und Funktion von Denkmälern und deren Veränderung im Laufe der Geschichte.

Die Orte zur Bearbeitung dieses Arbeitsblattes sind die Krypta sowie der Eckraum 1: Was ist ein Denkmal?

Was ist eine Krypta? Woher kennt ihr diese Bezeichnung?

Beschreibt die zwei Fresken in der Krypta. Wie interpretiert ihr ihre Botschaft? Setzt sie in Verbindung zu den Inschriften von Cicero und Horaz.

Die Zitate, die über die Wände der Krypta fließen, sind neue Elemente. Notiert euch die verschiedenen Zitate und sucht euch eines aus, das ihr etwas ausführlicher kommentiert.

Vergleicht die ausgestellten Denkmalmodelle im 1. Eckraum: Was ist ein Denkmal? in inhaltlicher und in formaler Hinsicht. An wen erinnern sie? Was wird durch ihre architektonische Form ausgedrückt?

Welchen Platz nimmt das Siegesdenkmal in Bozen in diesem Vergleich ein?

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__________________________________________________________________________________ 1 2 3 4 ✍ ✍ ✍ ✍ Zur Funktion von Denkmälern allgemein U.4.4 Arbeitsblatt IV

Welche Funktionen kommen Denkmälern eurer Meinung nach allgemein zu? Würdet ihr Denkmäler als eher sinnvoll oder eher überflüssig bezeichnen?

 Erinnerung wachhalten

 Menschen ein Vorbild sein

 Menschen einschüchtern

 Stadt gestalten/verschönern

 Menschen zum Denken anregen

 Menschen manipulieren

 Größe und Macht darstellen

Welche dieser Funktionen erfüllt(e) das Siegesdenkmal in Bozen? Freie Antwort.

Auch in der Gegenwart werden Denkmäler errichtet. Für wen sollten eurer Meinung nach bevorzugt Denkmäler erinnert werden?

 Opfer von Gewalttaten (allg.)

 Opfer des Faschismus und des Nationalsozialismus

 Menschen, die sich durch ihre Leistungen auszeichnen

 Sportler*innen, Künstler*innen, Schriftsteller*innen etc.

 für abstrakte Werte wie Freiheit, Frieden etc.

 Deserteure und Kriegsdienstverweigerer

 Soldat*innen

 Politiker*innen

 es sollen überhaupt keine Denkmäler errichtet werden

Gibt es ein Denkmal (im In- oder im Ausland), das euch besonders beeindruckt hat?

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 
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 
__________________________________________________________________________________ 5 6 7 8 Gute Arbeit! ✍ ✍ Zur Funktion von Denkmälern allgemein U.4.4 Arbeitsblatt IV

U.4.5 Die Wahrnehmung des Denkmals heute

In diesem Arbeitsblatt geht es um die Rezeption und den Umgang der Bevölkerung Bozens und Südtirols allgemein mit dem Denkmal

Ihr sollt zu diesem Zweck kurze Interviews mit Passant*innen durchführen. Ihr könnt die Interviewaussagen notieren, bzw. falls die Befragten einverstanden sind, eine Ton- oder Videoaufnahme machen.

A. Interviews und Auswertung

Folgende Fragen können gestellt werden. Der Fragenkatalog kann ergänzt oder verändert werden.

Gefällt Ihnen das Denkmal? Finden Sie, dass es diesen Ort verschönert?

Wissen Sie, woran dieses Denkmal erinnern soll?

Würden Sie dieses Denkmal entfernen und den Platz anders gestalten?

Sind Sie generell der Meinung, dass Denkmäler entfernt werden sollen, wenn sie nicht mehr zeitgemäß sind?

Bei der Auswertung der Kurzinterviews richtet eure Aufmerksamkeit darauf, ob sich Unterschiede zwischen Personen der verschiedenen Sprachgruppen, zwischen Einheimischen, Touristen und hier lebenden Ausländer*innen und vielleicht auch zwischen Männern und Frauen feststellen lassen.

B. Stellungnahmen zur Dokumentations-Ausstellung

Bei der Eröffnung des Denkmals wurde verschiedentlich bemängelt, dass die Informationen „unsichtbar“ im Keller seien, während das Denkmal bzw. seine Botschaft eigentlich nicht verändert wurden. Was könnte man auf einen solchen Einwand entgegnen?

Wie beurteilt ihr die Beziehung zwischen Bildern und Texten in der Ausstellung?

Wie findet ihr die Entscheidung, die Informationstexte gleichberechtigt in drei Sprachen zu verfassen? Findet ihr die Auswahl der Sprachen angemessen?

Ist die Dokumentations-Ausstellung notwendig bzw. sinnvoll oder hätte man den Raum für etwas anderes besser bzw. sinnvoller nutzen können?

In diesem Teil geht es also um eine „Bewertung“ der Dokumentations-Ausstellung, die ihr innerhalb der Kleingruppe vornehmen sollt, um dann eure Diskussionsergebnisse (die auch unterschiedlich sein können) in der Klasse zu präsentieren.

Alle Antworten dieses Arbeitsblattes sind frei.

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1 2 3 4 1 2 3 4
Die Wahrnehmung des Denkmals heute U.4.5 Arbeitsblatt V
Gute Arbeit!

Stefano Kerschbamer

U.5

Il Monumento alla Vittoria e la retorica della

Prima guerra mondiale

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Il Monumento alla Vittoria come “fabbrica” della retorica del regime fascista

Destinatari

Allieve ed allievi della classe terminale di un istituto di istruzione secondaria superiore.

Preconoscenze richieste

È necessario avere già affrontato con la classe la parte del programma relativa alla Prima guerra mondiale (e possibilmente anche al periodo successivo fino alla «marcia su Roma»). È importante che sia stata contestualizzata almeno sommariamente la figura di Cesare Battisti. Saranno utili accenni ad Ettore Tolomei.

Obiettivi

Le allieve e gli allievi effettuano una visita orientata ma sostanzialmente “autonoma” ad alcune sezioni del percorso espositivo presso il Monumento alla Vittoria attraverso una fruizione attiva e critica di una selezione delle informazioni e dei materiali esposti all’interno del percorso (privilegiando quelli più direttamente riferiti al monumento e alle vicende della storia locale a cui esso rimanda) e comprendendo “intenzionalità” del monumento e del suo “depotenziamento”.

Tempi di svolgimento

Vedi i dettagli all’interno della «Descrizione delle attività»

Durata prevista dell’attività

Sono richieste circa due ore all’interno del percorso espositivo per svolgere gli esercizi, più un’ora in aula durante la quale confrontare le risposte tra loro e con le soluzioni proposte e consolidare i risultati.

Materiali e/o sussidi necessari per lo svolgimento dell’attività

Sono necessarie almeno due copie dei materiali con gli esercizi.

Descrizione delle attività

Introduzione

5 minuti: dopo avere suddiviso la classe in sei gruppi di allieve ed allievi (preferibilmente già prima dell’ingresso al percorso), l’insegnante distribuisce due insiemi di cinque esercizi ad ogni gruppo (ciascuno relativo ad uno dei sei temi).

Sviluppo

Circa due ore (presso il percorso espositivo): le allieve/gli allievi ricercano le informazioni richieste all’interno degli spazi indicati dagli esercizi e su questa base elaborano collettivamente le soluzioni relative dopo essersi confrontati in merito e, se necessario, chiedendo delucidazioni all’insegnante.

Conclusione

Un’ora (in aula): vengono confrontate e discusse le soluzioni agli esercizi, l’insegnante espone le soluzioni proposte, i risultati vengono consolidati.

Possibili attività alternative o di approfondimento

Può essere vantaggioso costruire i gruppi di allieve ed allievi in modo mirato in funzione dei temi da approfondire. È possibile, distribuendo un maggior numero di copie degli esercizi, fare svolgere l’attività singolarmente oppure a coppie.

Come ulteriore momento di consolidamento dei risultati, è comunque utile prevedere, a conclusione delle attività, una visita guidata al monumento e al percorso (eventualmente concordando preventivamente su quali argomenti, affrontati o meno durante l’attività svolta, soffermarsi maggiormente).

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U.5 Guida per l’insegnante Il Monumento alla Vittoria e la retorica della Prima guerra mondiale

Suggerimenti per l’insegnante

È utile fare notare alle allieve ed agli allievi che alcuni esercizi richiedono di formulare delle ipotesi o dei pareri, non prevedendo perciò una sola soluzione possibile, e che quindi è necessario interpretare correttamente le consegne e curare l’argomentazione delle soluzioni elaborate.

Nota Bene: È assolutamente necessario fare in modo che ciascuno dei sei gruppi di allieve ed allievi cominci a svolgere un insieme differente di esercizi, in modo tale che non si ritrovino concentrati contemporaneamente negli stessi ambienti del percorso (similmente ci si dovrà comportare anche se si decidesse di fare svolgere l’attività singolarmente oppure a coppie).

Esempio: il primo gruppo svolgerà inizialmente il primo insieme di esercizi («U.5.1 – La retorica della patria») e in un secondo momento il secondo insieme; il secondo gruppo svolgerà inizialmente il secondo insieme di esercizi («U.5.2 – La retorica della memoria») e quindi il terzo…; il sesto gruppo svolgerà inizialmente il sesto insieme di esercizi («U.5.6 – La retorica del reducismo») e quindi il primo. Sono ovviamente possibili altre tipologie di combinazioni.

Modalità di verifica e valutazione

A seconda delle modalità di composizione dei gruppi, è possibile valutare nei contenuti le soluzioni elaborate, oppure valutare serietà ed impegno dimostrati nello svolgimento dell’attività.

Bibliografia di riferimento

Malcolm anGeluCCi, Bolzano Bozen’s Monument to Victory: Rhetoric, Sacredness, and Profanation, in Graziella parati (a cura di), New Perspectives in Italian Cultural Studies, Volume 2: The Arts and History, Fairleigh Dickinson University Press, Lanham 2012

Diego d’amelio, Andrea di miChele, Giorgio meZZalira (a cura di), La difesa dell’italianità. L’ufficio per le zone di confine a Bolzano, Trento e Trieste (1945-1954), Il Mulino, Bologna 2015

Andrea di miChele, L’italianizzazione imperfetta. L’amministrazione pubblica dell’Alto Adige tra Italia liberale e fascismo, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2003

Claus Gatterer, In lotta contro Roma: cittadini, minoranze e autonomie in Italia, Praxis 3, Bolzano 1994

Adina Guarnieri, “Questo è il Denkmal di Bolzano”, L’Alto Adige alla luce del dibattito sul Monumento alla Vittoria, tesi di laurea, relatrice Prof. Alessandra GaliZZi KroeGel, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Corso di laurea in Conservazione e Gestione dei Beni Culturali, Università degli Studi di Trento, Anno Accademico 2014/2015

Rolf petri, Storia di Bolzano, Il Poligrafo, Padova 1989

Gabriele rath, Andrea sommerauer, Martha Verdorfer, Bolzano Innsbruck, Folio, Bolzano-Bozen 2000

79
Il
U.5 Guida per l’insegnante
Monumento alla Vittoria e la retorica della Prima guerra mondiale
U.5.1 Scheda di lavoro 1 La retorica della patria 80

Una cripta è uno spazio architettonico delle costruzioni a carattere religioso costituito da una camera sotterranea spesso utilizzata come sepolcro di santi, defunti venerabili o di particolare riguardo e solitamente posta in corrispondenza del punto più significativo dell’edificio. Osserva le immagini sottostanti e spiega quali elementi della cripta del Monumento alla Vittoria rispondano a questi principi.

1 ✍ La retorica della patria U.5.1 Scheda di lavoro 1 81

Osserva all’interno della cripta l’affresco intitolato La custode della patria (riportato anche all’interno del secondo sportello contrassegnato dalla lettera «F» presente sul retro della sagoma del monumento al centro della sala 5) e descrivilo: quali elementi alludono a una funzione di «custodia»? Quale idea di «custodia» ti sembra essere presupposta?

2 ✍ La retorica della patria U.5.1 Scheda di lavoro 1 82

Leggi la citazione ripresa dal poeta latino Orazio, «Dulce et decorum est pro patria mori» («è dolce e dignitoso morire per la patria»): quale significato dell’idea di «patria» ti sembra maggiormente corrispondente alla concezione che il fascismo voleva propagandare? Argomenta la tua risposta.

 comunità di sangue

 confine da difendere

 luogo di origine

 nazione

 paese da affermare

 suolo sacro

 terra natale

 territorio di appartenenza

 unione di spiriti

3 ✍ La retorica della patria U.5.1 Scheda di lavoro 1 83

Leggi le iscrizioni presenti nella cripta e le citazioni proiettate dal laser e compila una lista dei termini o delle espressioni che richiamano l’idea di guerra.

       4 La retorica della patria U.5.1 Scheda di lavoro 1 84

La retorica è l’arte della persuasione attraverso scelte espressive efficaci: le citazioni proiettate dal laser risultano antiretoriche più per il loro contenuto che per la loro forma. Utilizzando una o più parole tra quelle individuate nell’esercizio 4, cerca di formulare una massima che risulti simile nello stile a quelle che hai letto, ma che esprima un significato in contrasto con quello attribuito alle iscrizioni della cripta.

5 La retorica della patria U.5.1 Scheda di lavoro 1 85
U.5.2 Scheda di lavoro 2 La retorica della memoria 86

ll Monumento alla Vittoria è stato eretto contestualmente alla demolizione di un preesistente e mai completato monumento ai Kaiserjäger caduti durante la Prima guerra mondiale, la cui costruzione era cominciata nel 1917. Anche alcune tra le iscrizioni del Monumento alla Vittoria rimandano ai caduti in guerra. Individua nei testi del percorso e nelle iscrizioni (vedi rispettivamente il testo del pannello «Nasce un monumento» sul perimetro interno della sala 1 e quello dello sportello centrale contrassegnato dalla lettera «I» sulla sagoma del monumento al centro della sala 5) quali siano specificamente i caduti a cui fa riferimento ciascuna costruzione.

1 ✍ La retorica della memoria U.5.2 Scheda di lavoro 2 87

Che funzione riveste la memoria dei soldati rispettivamente nel Monumento ai Kaiserjäger e in quello alla Vittoria?

Inserisci una croce in corrispondenza delle opzioni che ti sembrano opportune.

Monumento ai Kaiserjäger Monumento alla Vittoria

Affermazione ideologica   Celebrazione militare   Omaggio pietoso   Rivendicazione politica   Tributo religioso   2 U.5.2 Scheda di lavoro 2 La retorica della memoria 88

Sulla base del testo del pannello «La memoria dei soldati», sul perimetro interno della sala 2 e su quello dello sportello centrale contrassegnato dalla lettera «I» sulla sagoma del monumento della sala 5, ricava come vengano rappresentati rispettivamente i soldati nei due monumenti.

3 ✍ U.5.2 Scheda di lavoro 2 La retorica della memoria 89

Il luogo di costruzione del monumento ai Kaiserjäger e del Monumento alla Vittoria è pressappoco lo stesso, eppure la stessa collocazione lascia intendere un ruolo totalmente diverso delle costruzioni, a causa dello sviluppo della città che comincia a essere pianificato a partire dagli anni Venti. Confronta l’ubicazione dei monumenti nel contesto dei rispettivi piani regolatori (quello di Gries – sul perimetro interno della sala 1 – e quello della «nuova Bolzano» – sul perimetro interno della sala 6): in che collocazione si trova ciascun monumento rispetto al nucleo urbano? Quale ruolo svolge sulla base di tale relazione?

4 ✍ La retorica della memoria U.5.2 Scheda di lavoro 2 90

In un articolo comparso il 12 luglio 1928 sul giornale «Innsbrucker Nachrichten» (riportato sul perimetro interno della sala 2) si dà conto di una cerimonia commemorativa dei Kaiserjäger caduti durante la Prima guerra mondiale, tenutasi il giorno precedente al monumento funebre militare sul Bergisel, presso Innsbruck. In esso si legge: «[Ai Kaiserjäger] era stato eretto a Bolzano un degno monumento della fedeltà e dello spirito militare, che è stato però annientato e sostituito da un monumento dell’infedeltà e del tradimento [il Monumento alla Vittoria, che sarebbe stato inaugurato lo stesso 12 luglio]». A quali aspetti dei due monumenti e a quali avvenimenti di cui sei a conoscenza ritieni si riferisca il punto di vista del giornale austriaco?

5 U.5.2 Scheda di lavoro 2 La retorica della memoria ✍ 91
La retorica del sacro U.5.3 Scheda di lavoro 3 92

1 Nel testo del pannello «La fine di un mondo – Il cambio di sovranità», sul perimetro esterno della sala 2, per designare i territori che sarebbero stati assegnati all’Italia con il trattato di Saint-Germain vengono utilizzate espressioni diverse: ricava dal contesto a quali aree amministrative oggi esistenti i diversi termini facciano approssimativamente riferimento, unendo le espressioni corrispondenti con un tratto di penna.

 Sudtirolo tedesco

 Provincia autonoma di Trento

 Territori a sud del Brennero

 Provincia autonoma di Bolzano

 Tirolo meridionale

 Regione autonoma Trentino-Alto Adige

La retorica del sacro U.5.3 Scheda di lavoro 3 93

2 Il cippo collocato al Brennero dopo la Prima guerra mondiale (di cui puoi vedere un modellino tra le sale

1 e 2) riporta, tra le altre, l’iscrizione «Italiae et Austriae terminus Sangermanensi Foedere consecratus

X.IX.MCMXIX» («Il confine tra Italia e Austria consacrato secondo il Trattato di Saint Germain – 10 settembre 1919»). Sul pannello «La divisione del Tirolo – Il “sacro” confine del Brennero» si possono leggere le parole con cui il nazionalista roveretano Ettore Tolomei definiva la regione dell’Adige come «Suolo sacro della Patria italiana». Eppure, almeno a partire dal XIX secolo era già diffusa l’espressione «Heiliges Land Tirol» («Santa terra del Tirolo»). Al di là dell’esplicito significato religioso, quale finalità esprime, secondo te, nei diversi casi, l’uso dei termini «sacro» e «santo»?

La retorica del sacro U.5.3 Scheda di lavoro 3 ✍ 94

3 L’immagine centrale del perimetro esterno della sala 2 ritrae la cerimonia dell’inaugurazione del cippo di confine del Brennero, avvenuta il 13 ottobre 1921. Individua gli elementi che, all’interno della fotografia, rimandano alla volontà di una «sacralizzazione del luogo».

U.5.3 Scheda di lavoro 3 La retorica del sacro ✍
3 95

4 Sul pannello «La divisione del Tirolo – Il “sacro” confine del Brennero», sul perimetro esterno della sala 2, si può leggere «In particolare la Legione Trentina, […] organizzò dei “pellegrinaggi” ai “sacri” limiti della nazione per onorare i 650.000 “martiri” caduti durante la guerra». Proponi una definizione del termine «martire» e spiega a quali aspetti del martirio ritieni che faccia riferimento una identificazione dei caduti italiani della Prima guerra mondiale come «martiri».

✍ La retorica del sacro U.5.3 Scheda di lavoro 3 96

5 Osserva la carta etnico linguistica «La regione dell’Adige», sul perimetro esterno della sala 2, e spiega sinteticamente quali espedienti vi vengano utilizzati al fine di evidenziare il preteso “sacro” diritto dello Stato italiano sul territorio in essa rappresentato.

La retorica del sacro U.5.3 Scheda di lavoro 3 ✍ 97
U.5.4 Scheda di lavoro 4 La retorica dell’eroe 98

1 All’interno degli sportelli contrassegnati dalla lettera «H», presenti sulla sagoma del monumento della sala 5, sono raffigurate le erme dedicate a Cesare Battisti, Damiano Chiesa e Fabio Filzi: individua e prova a spiegare somiglianze e differenze tra le tre rappresentazioni, specificando da quali elementi ritieni emerga il carattere «eroico» dei tre personaggi.

✍ La retorica dell’eroe U.5.4 Scheda di lavoro 4 99

2 Le iscrizioni poste accanto alle erme di Battisti, Filzi e Chiesa recitano rispettivamente «Facere et pati fortia romanum est» («Compiere e sopportare cose forti è da romano») e «Qui pro patria vitam reddiderunt non mortem sed immortalitatem sunt consecuti» («Chi sacrifica la vita per la patria ottiene non morte, ma immortalità»). Quale idea di «eroe» emerge da queste iscrizioni?

100
✍ La retorica dell’eroe U.5.4 Scheda di lavoro 4

Nel riquadro intitolato «Cesare Battisti» pubblicato sulla prima pagina del giornale locale «Il piccolo posto» del 10 febbraio 1926 (riportata sul perimetro interno della sala 3), compare un estratto del discorso con cui Mussolini annuncia la futura costruzione del Monumento alla Vittoria (che al momento ancora si ritiene di dedicare a Battisti): «Molto probabilmente in una piazza di Bolzano, per sottoscrizione del popolo italiano, sulle stesse fondamenta sulle quali doveva sorgere la vittoria tedesca, erigeremo un monumento a Cesare Battisti ed ai martiri che con il loro sangue e col loro sacrificio hanno scritto per l’Alto Adige la parola definitiva della nostra storia». Quali elementi di questo estratto sono ripresi nelle iscrizioni del monumento (riportate anche all’interno degli sportelli contrassegnati dalla lettera «I» sulla sagoma della sala 5), una volta realizzato? Che significato ritieni abbia l’espressione «hanno scritto per l’Alto Adige la parola definitiva della nostra storia»?

101
3 La retorica dell’eroe U.5.4 Scheda di lavoro 4 ✍

4 Le iscrizioni sul monumento e gli altri testi che vi si riferiscono condividono un medesimo retroterra lessicale nella rappresentazione retorica del carattere “eroico” della Prima guerra mondiale. Sulla base di tali iscrizioni (riportate all’interno degli sportelli contrassegnati dalla lettera «I» sulla sagoma della sala 5), prova ad inserire le parole mancanti all’interno del seguente testo, composto da Gabriele d’Annunzio e inserito nella pergamena chiusa all’interno della prima pietra del monumento, il 12 luglio 1926 (atto raffigurato sulla prima pagina della «Domenica del Corriere» del 25 luglio 1926, riprodotta sul perimetro interno della sala 5):

Dopo i secoli di Atene e di ________________________

l’Italia ________________________ perpetua di tutte le bellezze e di tutte le sventure non cessò di creare e di patire

sapendo la sua ________________________ senz’ali imprigionata nel pugno del suo fato ottimo massimo come il suo Dio finché per decreto scritto nel ________________________ la rivide con tutto il popolo balzare di là da impronte più fiere d’ogni voto e qui fermarsi ansiose d’apparir grande non sopra gli infestati campi della terra, ma negli spazi dello spirito inviolabili.

________________________ 1915, luglio 1926

La retorica dell’eroe U.5.4 Scheda di lavoro 4 102

5 Nell’articolo Geschichtslüge in Stein und Erz sulla prima pagina del giornale austriaco «Tiroler Anzeiger» dell’11 luglio 1928 (riportata sul perimetro interno della sala 7) si può leggere: «Dal punto di vista italiano, Battisti appartiene agli eroi, perché ha collocato la devozione nazionale al di sopra della fedeltà al proprio Stato. Perché dovrebbe essere proibito ai Sudtirolesi comportarsi similmente, se questa virtù viene celebrata dall’Italia ufficiale come la più alta?». Quale immagine se ne può ricavare della figura di Cesare Battisti, per come è rappresentata dalla propaganda austriaca?

✍ La retorica dell’eroe U.5.4 Scheda di lavoro 4 103
104 U.5.5 Scheda di lavoro 5 La retorica della «giusta guerra»

Nell’iscrizione presente sulla facciata posteriore del Monumento alla Vittoria (riportata nel secondo sportello contrassegnato dalla lettera «I» presente sulla sagoma del monumento al centro della sala 5) si fa riferimento al concetto di «giusta guerra». Quali elementi contenuti nell’iscrizione sono portati a supporto di tale concezione?

105
1 ✍ La retorica della «giusta
U.5.5 Scheda di lavoro 5
guerra»

2 Anche le altre iscrizioni presenti all’interno del monumento (e riportate all’interno dei tre sportelli contrassegnati dalla lettera «I» della sagoma del monumento al centro della sala 5) contengono elementi che richiamano alcune delle «giustificazioni» della partecipazione dell’Italia alla Prima guerra mondiale e delle sue conquiste: individuali e inseriscili all’interno della seguente tabella a seconda della categoria a cui possono essere avvicinati.

Giustificazioni culturali

Giustificazioni geografiche

Giustificazioni militari

Giustificazioni nazionali

Giustificazioni storiche

U.5.5 Scheda di lavoro 5 106
La retorica della «giusta guerra»

3 Molte delle «giustificazioni» a cui fa riferimento l’esercizio 2 di questa stessa unità sono in realtà dei pretesti verso i quali possono essere avanzate delle obiezioni. Trascrivi quelle di cui sei eventualmente a conoscenza, riferendole alle categorie già individuate nell’attività precedente.

Obiezioni alle giustificazioni culturali

Obiezioni alle giustificazioni geografiche

Obiezioni alle giustificazioni militari

Obiezioni alle giustificazioni nazionali

Obiezioni alle giustificazioni storiche

107
La
U.5.5 Scheda di lavoro 5
retorica della «giusta guerra»

4 Nell’articolo pubblicato sulla prima pagina del «Tiroler Anzeiger» dell’11 luglio 1928 (riportata sul perimetro interno della sala 7) compare questo “rovesciamento” dell’iscrizione del fronte del Monumento alla Vittoria «Il loro [degli italiani] diritto non è la giustizia, ma l’arbitrio, lo scherno sanguinoso contro l’ordinamento divino ed umano. La loro arte è quella del mediocre decoratore che possiede il fanatismo di verniciare le facciate». Proponi un’interpretazione del significato e dello scopo di queste affermazioni.

U.5.5 Scheda di lavoro 5 108
La
retorica della «giusta guerra»

5 Sul pannello «Per la grandezza della patria», sul perimetro interno della sala 10, si dà conto delle cerimonie svoltesi presso il Monumento alla Vittoria per rendere omaggio ai caduti, originari della provincia di Bolzano, delle guerre del regime fascista in Libia, Etiopia, Spagna, il cui carattere è propriamente coloniale o ideologico, ma che vengono evidentemente poste in continuità con la Prima guerra mondiale e giustificate in tal modo. In quali elementi del monumento è possibile ravvisare già un carattere coloniale o ideologico su cui fondare questa “continuità”?

109
✍ La
U.5.5 Scheda di lavoro 5
retorica della «giusta guerra»
U.5.6 Scheda di lavoro 6 La retorica del reducismo 110

1 Indica nella tabella i partecipanti alle cerimonie indicate, menzionati nel percorso. Qual è la presenza maggiormente ricorrente? Che significato ha il suo intervento?

Inaugurazione del cippo di confine del Brennero

(Pannello «La divisione del Tirolo – Il “sacro” confine del Brennero» sul perimetro esterno della sala 2)

“Pellegrinaggi” al confine del Brennero

(Pannello «La divisione del Tirolo – Il “sacro” confine del Brennero» sul perimetro esterno della sala 2)

Posa della prima pietra del Monumento alla Vittoria

dell’«Illustrazione

1926 sul perimetro

(Didascalia della fotografia numero 2 e riproduzione della prima pagina del popolo» del 25 luglio interno della sala 5)

Inaugurazione del Monumento alla Vittoria

(Pannello «Una festa senza fine» e riproduzione della prima pagina del «Gazzettino illustrato del 15 luglio 1928 sul perimetro interno della sala 7)

»

111
La retorica del reducismo U.5.6 Scheda di lavoro 6

2 Il reducismo è il comportamento di chi dimostra un particolare attaccamento psicologico all’esperienza della guerra o di un avvenimento passato e sostiene con il richiamo nostalgico ad essi il diritto a particolari riconoscimenti per il ruolo attivo sostenutovi. Nel testo del pannello «La comunità rilegge il monumento», sul perimetro interno della sala 13, è elencato un insieme di messaggi diversi di cui il Monumento alla Vittoria si è fatto portatore. Trascrivili e spiega quali di questi esprimano un carattere reducistico, motivando la tua risposta.

    ✍ La retorica del reducismo U.5.6 Scheda di lavoro 6 112

3 Individua nel testo del pannello «Restauri, polemiche, sfilate» e in quello della riproduzione del documento di finanziamento del restauro del Monumento alla Vittoria, sul perimetro interno della sala 12, chi finanziò gli interventi di risistemazione e quelli di restauro dell’opera negli anni Quaranta. Ritieni ci sia una comunanza di intenti in tali iniziative? Quali propositi comuni riesci a immaginare?

113
La retorica del reducismo U.5.6 Scheda di lavoro 6 ✍

4 Descrivi la foto centrale sul perimetro interno della sala 12, che ritrae una manifestazione antijugoslava del 1953. Che rapporto ha la manifestazione che vi viene raffigurata con il Monumento alla Vittoria davanti al quale si svolge? In che modo essa presenta aspetti tipici di un atteggiamento reducistico? Motiva la tua risposta.

U.5.6 Scheda di lavoro 6 La retorica del reducismo ✍
114

5 A conclusione del testo del pannello «La comunità rilegge il monumento», sul perimetro interno della sala 13, si legge come il Monumento alla Vittoria sia oggi un’opera «contestualizzata storicamente» dal percorso espositivo interno che intende trasformarlo in un «luogo di riflessione critica» sulla storia locale novecentesca. In che modo è possibile affermare che tale operazione ha un significato opposto rispetto all’atteggiamento di tipo reducistico della manifestazione analizzata nell’esercizio 4 di questa stessa unità?

115
✍ La retorica del reducismo U.5.6 Scheda di lavoro 6

U.6

116
Adina Guarnieri Piazza Vittoria

Piazza Vittoria: stile, architettura e simbologie

Destinatari

Classi delle scuole secondarie di secondo grado.

Preconoscenze

Storia del Fascismo, propaganda e retorica fascista.

Obiettivi

Il modulo intende trasmettere conoscenze sulla storia di piazza della Vittoria e sullo stile architettonico razionalista che la caratterizza. I ragazzi andranno autonomamente alla scoperta della piazza e dei suoi simboli, indagando il significato allegorico che si cela dietro ad essi. Inoltre, i materiali trattano anche il referendum su «piazza della Pace» del 2002.

Descrizione delle attività

L’insegnante distribuisce le fotocopie e divide la classe in gruppi da due. I gruppi leggono e completano il testo 1 (U.6.1.1) sulle origini di piazza della Vittoria (esercizio cloze) e svolgono l’esercizio 2 corrispondente a U.6.1.2 sul confronto stilistico tra gotico e razionalismo. Per aiutare i ragazzi l’insegnante proietta una versione ingrandita delle foto che si riferiscono all’esercizio 2. Verifica.

I gruppi si sciolgono e insieme si legge il testo 2 (U.6.1.3) sul referendum di «piazza della Pace». Dopo un eventuale approfondimento da parte dell’insegnante (Tabella 1, pagine 127-130), i ragazzi rispondono autonomamente alle domande 1-4 inerenti all’esito del referendum. Verifica ed eventuale discussione in caso di opinioni divergenti.

L’esercizio 4 (U.6.1.4), che andrà assegnato come compito a casa, presenta una tabella che elenca i principali argomenti a favore e contro la ridenominazione della piazza in «piazza della Pace».

Ai ragazzi è richiesto di leggerli e, dopo un’attenta valutazione di essi, immaginare di scrivere una lettera a un quotidiano locale poco prima del referendum nella quale esprimono la loro opinione sull’argomento. Verifica in un secondo momento.

L’insegnante distribuisce le fotocopie e spiega l’incarico in classe. Poi accompagna gli alunni in piazza della Vittoria e divide la classe in gruppi da tre con il compito di trovare autonomamente i simboli fascisti raffigurati nella scheda di lavoro 2 (caccia al tesoro). Questi andranno segnati sulla planimetria di piazza della Vittoria nel contesto dell’esercizio 1 (U.6.2.1).

Sempre in modo autonomo, i gruppi osservano uno dei rilievi individuati e lo descrivono. Con l’ausilio del dettaglio raffigurato nell’immagine contrassegnata dalla lettera «G» (basamento della cosiddetta «colonna romana») cercano di interpretare il rilievo a cui fa riferimento l’esercizio 2 (U.6.2.2).

Alla fine, i gruppi svolgono un sondaggio tra i passanti (esercizio 3) per conoscere meglio i retroscena del referendum su «piazza della Pace» e per sapere l’opinione dei cittadini riguardo all’eventualità di rinominare la piazza (U.6.2.3).

Queste informazioni andranno annotate per discuterne in classe.

Attività alternative o di approfondimento

Per approfondire la simbologia di piazza della Vittoria vedi la Tabella 1, pagine 127-130

Suggerimenti per l’insegnante

I moduli possono essere svolti anche indipendentemente da una visita al MaV. Potrebbe risultare utile la spiegazione e l’approfondimento di certi simboli dopo il rientro in classe. In questo caso, gli alunni potrebbero fotografare ciò che maggiormente li colpisce della piazza per poi discuterne in classe con i loro compagni.

Bibliografia di riferimento

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Kurth , Gruppenfantasien im Umfeld des „Siegesplatz“-Konfliktes in Bozen, in Winfried berGhold , Josef Kurth

Karin Ruth

(a cura di), Emotionale Strukturen, Nationen und Kriege, Mattes Verlag, Heidelberg 2007, pp. 97-138

lehmann

, Städtebau und Architektur als Mittel der Kolonisation am Beispiel der Provinz Bozen. Städtebau und Siedlungsbau in Südtirol und insbesondere in Bozen unter dem Faschismus, tesi di laurea, relatore Prof. Gerhard

, Fakultät für Architektur, Rheinisch-Westfälische Technische Hochschule Aachen, Anno Accademico 2000 fehl

Stephanie

risse, Sieg und Frieden. Zum sprachlichen und politischen Handeln in Südtirol/Sudtirolo/Alto Adige, Iudicium Verlag, Monaco di Baviera 2013

soraGni, Il Monumento alla Vittoria di Bolzano. Architettura e scultura per la città italiana (1926-1938), Neri Pozza, Vicenza 1993

Oswald

ippolito , Lamberto ZoeGGeler

Ugo , L’architettura per una Bolzano italiana 1922-1944, Tappeiner, Lana 1992

Piazza Vittoria U.6 Guida per l’insegnante
117

U.6.1.1 Le origini di piazza Vittoria

Svolgi il seguente esercizio

Leggi il Testo 1 e completa le lacune con i termini che trovi nel riquadro sottostante

Testo 1

Sin dalla sua primissima fase di (1)________________, il Monumento alla (2)________________ era destinato a diventare il fulcro di un nuovo (3)________________ puramente “italiano” che sarebbe dovuto sorgere al posto delle (4)________________ campagne che originariamente si allungavano da ponte (5)________________ fino al quartiere bolzanino di Gries. I primi palazzi che, nel 1927, furono realizzati in prossimità del cantiere del (6)________________ erano gli appartamenti dell’I.N.C.I.S. (Istituto (7)________________ Case Impiegati Statali) tra l’odierna piazza della Vittoria e via San (8)________________. In essi trovarono casa molti degli (9)________________ pubblici italiani giunti a Bolzano verso la fine degli anni Venti, per lavorare negli uffici dell’amministrazione (10)________________ fascista. In seguito furono edificati due palazzi dell’I.N.F.P.S. (Istituto Nazionale Fascista (11)________________ Sociale) sul lato ovest e sud della piazza. Nel 1939, al piano (12)________________ di uno degli stabili aprì la storica (13)________________ Cappelli tuttora esistente. Lo spazio restante fu poi adibito alla (14)________________ dei tre palazzi I.N.A. (Istituto Nazionale (15)________________) che chiusero il neonato «Foro Vittoria» sul lato nord. Due (16)________________ a forma di «M» – un chiaro riferimento al nome del (17)________________ – immettono dalla piazza in via Padre Reginaldo Giuliani e in via Orazio. Gli (18)________________ incaricati per la realizzazione di questa cosiddetta (19)________ ________ furono esortati a progettare edifici e (20)________________ che presentassero tra loro «analogie di ritmi, (21)________________ e unità di spirito architettonico anche nella necessaria varietà di rapporti e di forme».2 Con questa definizione s’intendeva che lo stile del «Foro Vittoria» avrebbe dovuto seguire i dettami della moderna architettura (22)________________, la cui sobrietà e (23)________________ erano ciò che all’epoca più si distingueva dal romanticismo del (24)________________ tedesco che caratterizza il centro storico di (25)________________. Questa forzata contrapposizione stilistica avrebbe così dovuto rilevare, anche a livello (26)________________, che la parte “italiana” di Bolzano era destinata a diventare il nuovo (27)________________ della vita (28)________________, sociale e politica del capoluogo altoatesino. Nel corso degli anni (29)________________ nacque così una sorta di città (30)________________ ideata per una nuova élite (31)________________ che, agli occhi del regime (32)________________, avrebbe presto superato d’importanza e di numero la componente (33)________________ del Sudtirolo. La (34)________________ urbanistica di Bolzano faceva dunque parte di un (35)________________ molto più ampio che s’iscriveva nella falsariga della politica fascista di (36)________________ culturale della popolazione (37)________________.

amministrativa archi architetti Assicurazioni assimilazione Bolzano

«Bolzano italiana» costruzione duce estetico fascista fulcro gotico impiegati

italiana Libreria linearità locale modernizzazione Monumento Nazionale

omogeneità parallela piazze Previdenza progettazione progetto quartiere

Quirino razionalista statale

Talvera tedesca terra

Trenta verdi Vittoria

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U.6.1 Le architetture di piazza Vittoria e il referendum su «piazza della Pace»
1
Le architetture di piazza Vittoria e il referendumsu «piazza della Pace» U.6.1 Scheda di lavoro 1
2 Oswald Zoeggeler e Lamberto ippolito, L’ArchitetturaperunaBolzanoItaliana1922-1942 , Tappeiner, Lana 1992, p. 66.

U.6.1.2 Lo stile architettonico di piazza Vittoria

Svolgi il seguente esercizio

L’immagine a sinistra mostra piazza del Grano nel centro storico di Bolzano, l’immagine a destra raffigura piazza della Vittoria. Confronta le immagini e cerca di capire quale fotografia è un esempio per lo stile gotico e quale per quello razionalista. Individua le differenze stilistiche e descrivile sinteticamente. Per caso conosci altri esempi per questi stili in Alto Adige?

Ecco qualche suggerimento per la tua analisi: sobrio, arco, tetto a punta, geometrico, tetto piano, balcone, camino, ampio, finestra ad arco, portici, rigido, finestra rettangolare, tradizionale, severo, stretto, moderno, dipinto, irregolare, incastrato…

• Questa piazza è un esempio di stile…

• Rispetto all’immagine a destra, gli edifici qui sono…

• Ho visto uno stile simile a…

• Qui vediamo lo stile…

• Rispetto all’esempio a sinistra, lo stile architettonico qui appare…

• L’aspetto di questi palazzi mi ricorda…

U.6.1.3 Piazza Vittoria vs. «piazza dalle Pace»

Svolgi il seguente esercizio Leggi il Testo 2 e rispondi alle successive domande

Testo 2

Nel dicembre del 2001, l’allora sindaco di Bolzano Giovanni Salghetti Drioli propose di cambiare il nome di «piazza della Vittoria» in «piazza della Pace». La ridenominazione della piazza rappresentava un atto simbolico che avrebbe dovuto porre fine al passato fascista dell’Alto Adige e rinsaldare l’idea di una convivenza all’insegna del dialogo e della comprensione. La decisione del sindaco, sostenuta dalla maggior parte dei politici di entrambi i gruppi linguistici, fu però immediatamente criticata dalle destre italiane che indissero un referendum per reintrodurre la vecchia denominazione di origine fascista. Il risultato di questo referendum, tenutosi il 6 ottobre 2002, fu schiacciante: oltre il 60% degli elettori (circa 30.000 persone) votò contro «piazza della Pace» così che, dopo neanche un anno, sui cartelli stradali fu nuovamente introdotta la «Vittoria».

Piazza del Grano Piazza della Vittoria
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2  3 ✍ Le architetture di piazza Vittoria e il referendumsu «piazza della Pace» U.6.1 Scheda di lavoro 1 119
Gli odierni cartelli stradali conservano il ricordo di «piazza della Pace»

1. A quale vittoria si riferisce il nome di «piazza della Vittoria»?

a) alla vittoria italiana in Libia;

b) alla vittoria italiana nella Prima guerra mondiale;

c) alla conquista dell’Africa nordorientale.

2. Chi potrebbe sentirsi offeso dal nome di «piazza della Vittoria» e perché?

3. Perché la ridenominazione della piazza fu un atto simbolico? N.B.: è possibile scegliere più risposte!

a) dimostrava la volontà di superare vecchi rancori;

b) dichiarava la propria contrarietà a qualsiasi forma di conflitto armato;

c) attirava i turisti;

d) descriveva un glorioso capitolo del passato;

e) desiderava dimostrare che i gruppi linguistici fossero in grado di convivere;

f) affermava la superiorità degli italiani sui tedeschi;

g) esprimeva il desiderio di un’Europa unita.

4. Perché pensi che circa 30.000 bolzanini votarono contro «piazza della Pace»? Confronta le motivazioni sottostanti e formula una tua personale ipotesi. Quali di queste ragioni ti appaiono più probabili? Che cosa avresti votato tu? Motiva la tua risposta.

a) chi votò a favore della «Vittoria» lo fece perché volle mantenere intatto il ricordo del Fascismo;

b) i bolzanini italiani s’identificano con il Monumento e la sua piazza, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche;

c) anche i sudtirolesi tedeschi votarono a favore della «Vittoria» perché volevano che restasse vivo il ricordo delle angherie subite dalla popolazione locale durante il Ventennio;

d) non ci fu un’adeguata campagna informativa e alcuni semplicemente non hanno saputo cogliere il significato simbolico della ridenominazione;

e) i sostenitori della «Vittoria» vollero ribellarsi a una decisione che sembrò imposta dall’alto e, soprattutto, dai politici che avevano sostenuto la proposta del sindaco;

f) la maggior parte delle famiglie italiane si trasferì a Bolzano durante il Fascismo e, per questo motivo, il Monumento e la piazza rappresentano una parte importante del loro passato;

g) molti altoatesini italiani sono convinti che il Monumento sia stato eretto in ricordo dei soldati caduti nella Prima guerra mondiale e non per offendere la cultura tedesca e ladina del Sudtirolo.

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__________________________________________________________________________________ ✍ ✍ ✍ ✍ Le architetture di piazza Vittoria e il referendumsu «piazza della Pace» U.6.1 Scheda di lavoro 1 120

U.6.1.4 Le ragioni di piazza Vittoria e quelle di «piazza dalle Pace»

Svolgi il seguente esercizio

La tabella sottostante riassume le principali ragioni a favore della reintroduzione della denominazione di «piazza della Vittoria» e quelle a favore del mantenimento del nome «piazza della Pace». Leggile attentamente e poi immagina di scrivere una lettera a un quotidiano locale alcuni giorni prima del 6 ottobre 2002 per esprimere la tua opinione sull’imminente referendum. Sei a favore o contro la reintroduzione di «piazza della Vittoria»? Motiva le tue ragioni e cerca di convincere i lettori del tuo pensiero. (N.B.: la lettera non deve necessariamente esprimere la tua personale opinione!)

Le ragioni di «piazza della Vittoria» Le ragioni di «piazza della Pace»

Il nome «Vittoria» fa parte del passato della comunità bolzanina italiana.

Il Monumento e la sua piazza ricordano il sacrificio dei soldati italiani nella Prima guerra mondiale.

Alla ridenominazione della piazza seguirà una graduale eliminazione di tutta la toponomastica italiana.

Diversi comuni hanno intitolato strade e piazze ai terroristi sudtirolesi degli anni Sessanta.

La decisione è stata imposta dall’alto e senza consultare i cittadini.

Anche molti sudtirolesi di lingua tedesca sono a favore di «piazza della Vittoria».

Il referendum è il modo più democratico per chiarire la futura denominazione della piazza.

La pace è un valore universale che esprime il bisogno di una convivenza pacifica in Alto Adige.

Il Monumento e la sua piazza sono stati voluti dal Fascismo per offendere i Sudtirolesi.

La ridenominazione della piazza rappresenta finalmente una «Vittoria» per tutti i gruppi linguistici.

La ridenominazione della piazza esprime il desiderio di un’Europa unita.

Le destre fomentano continuamente le divisioni tra i gruppi linguistici per attirare elettori.

«Piazza della Pace» non cancella la storia ma impedisce che sia usata in modo strumentale.

Il referendum ha l’unico scopo di dividere.

Alcune testate di giornale apparse nei mesi precedenti il referendum del 6 ottobre 2002
4 Le architetture di piazza Vittoria e il
«piazza della Pace» U.6.1 Scheda di lavoro 1 121
referendumsu

U.6.2 I simboli di piazza Vittoria

I simboli fascisti che vediamo sulle facciate dei palazzi di piazza della Vittoria non avevano uno scopo solamente decorativo ma soprattutto propagandistico. Questo significa che attraverso un uso manipolativo di citazioni latine e immagini simboliche, le imprese, le decisioni e le guerre di conquista di Mussolini furono ampiamente idealizzate.

U.6.2.1 Gli elementi architettonici di piazza Vittoria

Svolgi il seguente

esercizio

Cerca gli elementi architettonici raffigurati a pagina 155 e pagina 156 e segna la loro posizione sulla mappa sottostante.

Attenzione: solamente 12 riquadri andranno compilati, 10 resteranno vuoti.

1 ! I simboli di piazza Vittoria U.6.2 Scheda di lavoro 2 122
Planimetria di piazza della Vittoria negli anni Trenta (O. ZOEGGELER, L. IPPOLITO, L’architetturaperunaBolzanoitaliana1922-1944 , 1992, p. 78)
123 B C D E F A I simboli di piazza Vittoria U.6.2 Scheda di lavoro 2
G I L M N H I simboli di piazza Vittoria U.6.2 Scheda di lavoro 2 124

U.6.2.2 Gli elementi dei rilievi di piazza Vittoria

Svolgi il seguente esercizio

Osserva questo rilievo. Descrivi la disposizione delle figure e il loro atteggiamento nei confronti della figura al centro. Interpreta la scena facendo riferimento a ciò che sai sulla propaganda fascista. Presta particolare attenzione alla fisionomia dei personaggi, alla vegetazione sullo sfondo e agli oggetti disposti all’interno della scena. Dove è ambientato il rilievo e perché? Potrebbe esserti d’aiuto il dettaglio raffigurato nell’immagine contrassegnata dalla lettera «G», a pagina 156.

È

Sta

Hai capito il collegamento tra questo rilievo e il dettaglio raffigurato nell’immagine contrassegnata dalla lettera «G»? Sintetizzalo brevemente.

2
A sinistra si vede un uomo a petto scoperto... Dietro a lui sorge... La donna al centro potrebbe simboleggiare... caratterizzata da... La pettinatura di questa donna ... Sullo sfondo... Questo personaggio sta... Qui si vede una...
✍ I simboli di piazza Vittoria U.6.2 Scheda di lavoro 2 125
riempiendo delle...

U.6.2.3 I simboli dei rilievi di piazza Vittoria

Svolgi il seguente esercizio

Ferma almeno tre passanti e chiedi loro se conoscono l’origine e il significato dei simboli fascisti che hai appena individuato. Indaga se hanno partecipato al referendum su «piazza della Pace» (stai attento a scegliere persone che hanno l’età giusta!) e chiedi loro se fossero stati a favore o contrari a un’eventuale futura ridenominazione della piazza. Invitali a spiegarti le loro motivazioni e prendi nota delle loro risposte!

3 ✍ I simboli di piazza Vittoria U.6.2 Scheda di lavoro 2 126

Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali (I.N.C.I.S.). Gestiva la costruzione e l’assegnazione, a canone agevolato, di appartamenti agli impiegati pubblici che lavoravano nell’amministrazione statale fascista. Il complesso di piazza della Vittoria (ne esiste anche uno tra via Carducci e via Dante) è stato progettato da Dario Barbieri. Inaugurato nel 1927, vi trovarono casa gli impiegati statali provenienti dalle cosiddette “vecchie province”.

ANNO DOMINI MCMXXXVII (1937). Si riferisce all’anno in cui terminarono i lavori, iniziati nel 1935, per i palazzi I.N.F.P.S. e I.N.A. progettati dall’architetto romano Paolo Rossi de Paoli. In origine sull’arco erano anche raffigurati due fasci littori. Questi sono poi stati rimossi dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Tu regere imperio populos romane memento hae tibi erunt artes / Pacisque imponere morem parcere subiectis et debellare superbos. «Tu, o romano, ricordati di dominare i popoli perché queste saranno le tue arti, di imporre le norme della pace, di risparmiare i sottomessi e debellare i superbi». Questa citazione, tratta dal canto VI dell’Eneide di Virgilio, si trova smezzata sulle facciate dei palazzi I.N.A. sul lato nord di piazza della Vittoria. Si tratta di una chiara espressione delle aspirazioni imperialiste del Fascismo che, negli anni in cui furono costruiti i palazzi, stava conducendo una sanguinosa guerra di conquista nell’Africa nordorientale.

Fontana dedicata al fiume Adige. Progettata da Paolo Rossi de Paoli, si trova sulla facciata del palazzo I.N.A. che costeggia il parco sul lato nord di piazza della Vittoria. La figura allegorica maschile rappresenta l’Adige. Egli tiene in braccio una rigogliosa cornucopia che allude alla ricchezza e all’abbondanza delle sue acque. L’aquila ai suoi piedi s’ispira invece alla mitologia classica e, trattandosi di un simbolo imperiale di Roma antica, anche il Fascismo l’aveva adottata come figura araldica.

Istituto Nazionale (Fascista) di Previdenza Sociale (I.N.F.P.S.). Dal 1933 al 1943 si occupava del sistema pensionistico dell’Italia fascista. Il palazzo, progettato sempre da Paolo Rossi de Paoli, fu terminato nel 1937 e occupa tutto il lato ovest di piazza della Vittoria. Dal 1939, al piano terra dell’edificio si trova la storica Libreria Cappelli tuttora esistente. La facciata dello stesso palazzo reca inoltre un grande rilievo (v. riquadro alla lettera M) e una balconata che in epoca fascista fungeva da arengario.

La «F» della scritta è stata rimossa dopo il 1945.

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A Angolo piazza della Vittoria/via San Quirino B Via Cesare Battisti C-D Incrocio piazza della Vittoria/via Padre Reginaldo Giuliani E Corso Libertà (facciata palazzo I.N.A.) F Piazza della Vittoria (ingresso Libreria Cappelli)
Scritte e rilievi di piazza Vittoria U.6 Tabella 1

Agli atesini caduti per l’impero / Roma riconoscente anno XVI E.F. Basamento della cosiddetta «colonna romana» donata dalla capitale alla città di Bolzano nel 1938. La sigla «E.F.» sta per la cosiddetta «era fascista» iniziata nel 1922 con la «marcia su Roma». L’anno XVI (16) si riferisce dunque al 1938. La colonna è stata collocata nel parco di piazza della Vittoria in ricordo dei soldati altoatesini caduti nella guerra civile spagnola e durante la conquista delle colonie africane. Sui lati restanti del basamento si leggono i nomi di altri tre campi di battaglia dell’epoca: Spagna, Libia e Africa orientale.

Rilievo dell’Italia turrita. Nel sottarco che da piazza della Vittoria conduce in via Padre Reginaldo Giuliani, si trovano due rilievi dell’artista Livia Papini, moglie del noto storico d’arte Roberto Papini. Il centro dell’opera è occupato dalla figura allegorica dell’Italia turrita il cui capo è cinto – appunto – da una corona muraria. Questa particolare iconografia risale all’epoca romana, ma ebbe la sua massima diffusione durante il Risorgimento come figura simbolo di un’Italia unita e vittoriosa. Qui la giovane donna coronata porta in braccio un fascio littorio e, con passo deciso, si avvia verso i due uomini sul lato destro della scena. Davanti a una bandiera sventolante, un uomo sta alzando il pugno contro un altro che, coprendosi il volto con la mano, giace a terra intimorito di fronte alla presunta superiorità militare del Fascismo. La famiglia raffigurata sul lato sinistro del rilievo è invece caratterizzata dalla presenza di un albero frondoso. Questo, e il fatto che l’uomo abbia un badile, identifica i tre come una famiglia di agricoltori. Stando a quanto trasmesso dal rilievo, il Fascismo avrebbe dunque giovato a tutti i ceti sociali, riunendo sotto il segno del fascio littorio sia chi lavora per sostentare la patria, sia chi combatte per difenderla dai nemici esterni e interni. Con ciò l’opera ricalca la locuzione mussoliniana secondo la quale «è l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende».

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G Tratto occidentale parco di piazza della Vittoria H Sottarco incrocio piazza della Vittoria/via Padre Reginaldo Giuliani (lato Bar Corso)
Scritte e rilievi di piazza Vittoria U.6 Tabella 1

Istituto Nazionale delle Assicurazioni (I.N.A.). Questi rilievi si trovano sulla facciata dell’ultimo palazzo I.N.A. costruito in piazza della Vittoria nel 1940 su progetto dell’architetto Michele Busiri-Vici. Le api, le spighe di grano e le navi, oltre a simboleggiare la ricchezza dell’Italia fascista, alludono anche alla funzione previdenziale svolta dai diversi uffici d’assistenza sociale riuniti sotto la sigla I.N.A. Prima degli anni Venti, in Italia non esisteva un sistema assistenziale gestito a livello statale. Il Fascismo introdusse perciò una serie di enti minori come, per esempio, l’I.N.F.P.S. o l’I.N.F.A.I.L. (Istituto Nazionale Fascista per l’Assicurazione Contro gli Infortuni sul Lavoro) i cui uffici furono riuniti nei grandi palazzi I.N.A.

Rilievo dell’Italia turrita in Africa. Il secondo rilievo nel sottarco tra piazza della Vittoria e via Padre Reginaldo Giuliani (che fu un religioso e militare italiano caduto durante la Guerra d’Etiopia) ci mostra nuovamente la figura allegorica dell’Italia turrita. In questo caso è però caratterizzata da uno scudo e una grande spada che la identificano come un’Italia guerriera che si accinge a difendere i suoi sudditi e a debellare i nemici (le citazioni alle lettere «C» e «D» si trovano sulla facciata dello stesso edificio come i due rilievi).

Il leitmotiv della scena si rivela osservando meglio lo sfondo che ci mostra, assieme a un grande cactus desertico, la stele di Axum trafugata come bottino di guerra dall’Italia fascista durante la Guerra d’Etiopia per poi essere ricostruita a Roma nel 1937 (l’enorme reperto fu restituito alla città etiope di Axum solamente nel 2008). Anche la fisionomia africana dei volti delle quattro persone che circondano l’Italia ci svela che il rilievo nasce per celebrare le imprese belliche dell’Italia fascista sul corno d’Africa. Soggiogati dalla superiorità militare dell’Italia, rappresentata dalle armi e dalla bomba collocati ai piedi dell’Italia, la popolazione si vede costretta a prostrarsi umilmente davanti a essa. Nessuna delle figure è infatti raffigurata in piedi. Nonostante ciò, le donne sulla destra stanno riempiendo scodelle, giare e sacchi con il grano appena raccolto.

In questo modo, il Fascismo voleva rendere l’illusione di una presunta armonia e prosperità economica tra i popoli africani “civilizzati” grazie all’intervento fascista.

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I Incrocio piazza della Vittoria/via Armando Diaz L Sottarco incrocio piazza della Vittoria / via Padre Reginaldo Giuliani
U.6 Tabella 1 Scritte e rilievi di piazza
Vittoria

Rilievo dei mestieri. Sulla facciata del palazzo I.N.F.P.S., sopra l’arengario, si trova questo grande rilievo dello scultore Corrado Vigni. L’opera raffigura i benefici di cui si gioverebbe l’Italia dopo la sua vittoria nella Prima guerra mondiale e, soprattutto, dopo l’ascesa al potere di Mussolini. Per questo motivo all’estremità destra del rilievo una figura angelica sta incoronando la personificazione della Vittoria che, vestita all’antica e con una ricca cornucopia, guarda fisso l’osservatore. Vigni scolpì, da sinistra verso destra, dei muratori al lavoro, un agricoltore che sta arando il suo campo con due buoi, alcuni artigiani attorno a un’incudine, un soldato armato e due uomini africani di cui uno è legato a un albero. Quest’ultimo sta per essere slegato dal suo compagno, un’immagine che intende idealizzare l’abolizione della schiavitù in Etiopia sancita da un provvedimento regio di Vittorio Emanuele III nel 1935. La sanguinosa conquista delle colonie africane e la brutalità degli amministratori fascisti in Africa sono qui dunque presentati come un clemente atto di liberazione delle popolazioni indigene. Il tema principale di questo rilievo è dunque di nuovo l’idealizzazione dell’Italia fascista che, grazie alle sue imprese belliche, avrebbe permesso di vivere e di lavorare in un presunto clima di serenità e pace non solamente a tutti gli italiani, ma anche alle popolazioni delle colonie.

Istituto Nazionale delle Assicurazioni (I.N.A.). Questa iscrizione si trova all’interno del sottarco che da piazza della Vittoria conduce in via Padre Reginaldo Giuliani. Anche questi edifici in origine ospitavano gli uffici dell’I.N.A.

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M Piazza della Vittoria (ex-Palazzo I.N.F.P.S.) N Sottarco incrocio piazza della Vittoria/via Padre Reginaldo Giuliani
U.6 Tabella 1 Scritte e rilievi di piazza Vittoria
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Il MaV e Cesare Battisti 7
Valeria Scalet U.

Il Monumento alla Vittoria e Cesare Battisti

Destinatari

Alunni del quarto/quinto anno di un Istituto Tecnico Superiore.

Preconoscenze

Le allieve e gli allievi conoscono i concetti di: Risorgimento, ideali mazziniani, socialismo, nazionalismo, irredentismo.

Obiettivi

Far conoscere la figura di Cesare Battisti, le sue attività, il suo operato; far riflettere le allieve e gli allievi sulla strumentalizzazione della figura del Battisti dopo la sua morte fino alla fine degli anni ’30; selezionare informazioni dai testi in autonomia; confrontarsi con un gruppo di lavoro; conoscere il significato, le caratteristiche e le funzioni del Monumento; far riflettere sulle dinamiche che portano alla strumentalizzazione di un personaggio storico.

Tempi di svolgimento

Le attività si possono svolgere prima o dopo la visita al percorso espositivo: se si svolgono prima, i ragazzi che poi visitano il MaV saranno preparati quando incontreranno l’erma del Battisti;

la classe potrà quindi procedere a svolgere una ricerca autonoma su Fabio Filzi e Damiano Chiesa, le cui erme sono anche presenti al Monumento vicino a quella del Battisti; se le attività si svolgono dopo, questo approfondimento rappresenterà una guida alla comprensione del significato del Monumento.

Durata prevista dell’attività

2 ore in classe per leggere i testi e completare gli esercizi;

1 ora di discussione (su concetti quali socialismo, nazionalismo e irredentismo applicati alla figura del Battisti);

2 ore per l’approfondimento (da far svolgere a casa).

Materiali e/o sussidi necessari per lo svolgimento dell’attività

L’attività può essere completata in cartaceo o su supporto informatico. L’utilizzo del web potrà completare il lavoro, soprattutto per l’approfondimento.

Descrizione delle attività

Il percorso consiste nella lettura di vari testi:

U.7.1 la nascita del Monumento (scheda di lavoro 1);

U.7.2 la vita di Cesare Battisti e il suo pensiero politico (scheda di lavoro 2);

U.7.3 l’interpretazione del suo pensiero nei due decenni successivi alla sua morte (scheda di lavoro 3);

Gli alunni sono invitati ad affrontare il lavoro a coppie/in tre; le risposte ai quesiti devono costituire un momento di breve confronto nel gruppo; la discussione successiva in plenum dovrebbe far riflettere i ragazzi sul pensiero del Battisti, socialista ma anche interventista.

Soluzioni delle attività

Tutte le domande sono a risposta aperta. I concetti da indicare sono presenti nei testi e vanno rielaborati dagli alunni.

Possibili attività alternative o di approfondimento

U.7.4 L’approfondimento sull’interpretazione del Battisti è indicato alla fine del percorso (scheda di lavoro 4).

132
U.7 Guida per l’insegnante Il
Monumento alla Vittoria e Cesare Battisti

Suggerimenti per l’insegnante

Si consiglia di svolgere con la classe un percorso sugli aspetti architettonici di Bolzano nel periodo del fascismo, mettendo in relazione il Monumento e la sua funzione con altre opere ed edifici presenti a Bolzano.

Modalità di verifica e valutazione

La verifica è pensata orale; i ragazzi, con queste attività, approfondiscono delle conoscenze sulla storia locale, collegata a quella nazionale e internazionale.

Bibliografia di riferimento

Quinto antonelli, Diego Leoni, Mirko saltori, La vita e oltre. Cesare Battisti 1875-2016, Associazione culturale Mosaico, Borgo Valsugana (Tn) 2016

Vincenzo Calì, Cesare Battisti: la tragedia, la memoria, l’eredità. Cent’anni dopo il 24 maggio 1915, in «Il Margine», XXXV, maggio 2015, 5

Vincenzo Calì (a cura di), Cesare Battisti, Ernesta Bittanti, Addio mio caro Trentino Carteggio (luglio 1914-maggio 1915), Temi, Trento 1984

Giorgio delle donne, Cesare Battisti e la questione altoatesina, Valerio Levi, Roma 1987

Claudio Gattera, Carlo CalenCo, Giovanni menotti, Cesare Battisti e Fabio Filzi ultimo atto. La verità sull’attacco al corno di Vallarsa, Rossato, Novale 2008

Sabrina miChielli (a cura di), BZ ’18-’45. Un monumento, una città, due dittature. Un percorso espositivo nel Monumento alla Vittoria, guida del percorso espositivo, Folio, Vienna-Bolzano 2016

Ugo soraGni, Il Monumento alla Vittoria di Bolzano. Architettura e scultura per la città italiana (1926-1938), Neri Pozza, Vicenza 1993

Il Monumento alla Vittoria e Cesare Battisti U.7 Guida per l’insegnante 133

Indicazioni generali per le allieve e gli allievi Questa unità ti propone una serie di attività strutturate in varie fasi:

• fase introduttiva sul Monumento (scheda di lavoro 1);

• fase di presentazione di Battisti, con esercizi relativi a

- la sua vita (scheda di lavoro 2),

- il suo pensiero (scheda di lavoro 2),

- l’interpretazione del suo pensiero (scheda di lavoro 3);

• fase di approfondimento sulla vita di Battisti (scheda di lavoro 4).

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U.7 Guida per gli studenti Il Monumento alla Vittoria e
Cesare Battisti

U.7.1 La nascita del Monumento alla Vittoria

Leggi attentamente il testo seguente

Nel 1916, durante la I guerra mondiale, il governo austriaco voleva costruire a Bolzano un monumento per celebrare i Kaiserjäger, i soldati austriaci detti, appunto, «cacciatori dell’imperatore». Questo monumento voleva ricordarli vittoriosi sulle truppe alpine italiane. Nella zona di costruzione, un’area esterna al centro storico della città austriaca oltre l’attuale ponte Talvera, vennero quindi gettate le fondamenta e lo zoccolo della costruzione.

Finita la guerra, perduta dall’Austria, il Trentino e il Sudtirolo furono annessi all’Italia nel 1918.

Insediatosi quattro anni dopo Mussolini al governo, il fascismo volle innalzare su quelle basi un monumento che fosse un monito ai sudtirolesi sconfitti.

Lanciò quindi nel 1926 una raccolta fondi a livello nazionale per raccogliere i mezzi finanziari ed erigere a Bolzano un monumento dedicato all’autonomista trentino Cesare Battisti. Ma a queste intenzioni si oppose fortemente la vedova, Ernesta Bittanti, che capì come il sistema politico avrebbe distorto il pensiero socialista e irredentista del marito defunto.

Il Battisti si era arruolato all’inizio della Grande guerra nell’esercito italiano. Catturato dall’esercito austriaco, era stato condannato per “alto tradimento” e impiccato a Trento nel 1916.

Dieci anni dopo, la propaganda del Regime, per far sentire al popolo sudtirolese il peso della dominazione, volle comunque utilizzare la sua figura e quella di altri trentini che si erano arruolati volontari con l’esercito italiano rifiutandosi di servire l’Austria. All’interno del Monumento sistemò dunque le erme di Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa.

Rispondi alle seguenti domande e successivamente confrontati con un compagno Perché il governo austriaco nel 1916 voleva costruire un monumento a Bolzano?

Perché il fascismo nel 1926 volle erigere un monumento a Bolzano proprio sul basamento di un monumento austriaco?

In base alle informazioni presenti nel testo, spiega chi fu Cesare Battisti.

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__________________________________________________________________________________ 1 2 3 ✍ ✍ ✍ U.7.1 Scheda di lavoro 1 La nascita del Monumento alla Vittoria

U.7.2 La vita di Cesare Battisti e il suo pensiero politico

Leggi attentamente i testi seguenti

Leggi i testi per comprendere il pensiero di Cesare Battisti e capire la volontà di sua moglie Ernesta Bittanti riguardo alla memoria del marito defunto.

La vita di Cesare Battisti

Cesare Battisti nacque nel 1875 a Trento, all’epoca appartenente all’Impero austro-ungarico. Dopo gli studi liceali studiò all’università di Firenze dove si laureò in geografia. Qui conobbe la compagna della vita, Ernesta Bittanti, con cui nel 1899 si sposò civilmente e si trasferì a Trento.

Studioso appassionato, si distinse per ricerche scientifiche e le sue pubblicazioni ottennero ampi consensi nel mondo accademico.

Dal 1895 al 1901 s’impegnò con passione nella campagna per l’autonomia del Trentino, organizzando e partecipando a conferenze, manifestazioni di ogni genere, comizi, e subendo numerosi processi politici, sequestri, condanne, ostilità.

Prese parte attiva alle più importanti dimostrazioni universitarie organizzate a difesa dell’insegnamento in italiano delle università di Innsbruck, Graz e Vienna.

A Trento divulgò le idee socialiste, in cui credeva fermamente, anche attraverso il quotidiano «Il Popolo» (1900) e il settimanale «Vita Trentina» (1903), da lui fondati. Da giornalista diede ampio spazio ai temi di politica internazionale, attingendo notizie anche da giornali tedeschi e francesi.

Nel 1902 entrò nel Consiglio Comunale di Trento e fu più volte rieletto. Continuò la sua opera di editore, giornalista, propagandista e studioso di problemi scientifici, economici e sociali.

Nel 1911 divenne deputato al Parlamento di Vienna per la città di Trento e nel 1914 entrò nella Dieta di Innsbruck con una votazione plebiscitaria. In queste sedi si batté per le due grandi idee degli irredentisti, l’autonomia del Trentino e l’Università italiana a Trieste.

Allo scoppio della Grande guerra scrisse un appello a Vittorio Emanuele III, chiedendo l’intervento dell’Italia per liberare Trento e Trieste.

Il 12 agosto 1914, dopo essersi procurato regolare passaporto, lasciò Trento per recarsi a Milano, dove lo raggiunsero successivamente moglie e figli. Infatti, il timore di essere costretto, come cittadino austriaco, a vestire l’uniforme dell’esercito imperiale e ad impugnare le armi per coloro che tanto avversava, fece decidere il Battisti di riparare in Italia.

Con l’ingresso in guerra dell’Italia si arruolò negli alpini distinguendosi nelle azioni militari sull’Adamello. Promosso tenente, fu trasferito in Vallarsa. Durante la Strafexpedition, venne fatto prigioniero dagli austriaci sul Monte Corno il 10 luglio 1916.

Identificato e accusato di tradimento, dopo un processo farsa, venne condannato a morte. Fu impiccato nel fossato del Castello del Buonconsiglio due giorni dopo, insieme all’amico e compagno d’armi Fabio Filzi.

Il pensiero di Cesare Battisti Battisti era stato uno dei fondatori del socialismo nelle valli trentine dove, peraltro, non c’era un grande proletariato.

Deputato socialista di Trento, il Battisti seppe coinvolgere nel suo credo i giovani, anche borghesi, nella battaglia per la libertà nazionale e politica, ciò che a lui premeva.

Le sue tendenze politiche non riguardavano tanto la lotta di classe. Battisti, infatti, rappresentava i ceti urbani del Trentino: aspirava alla modernizzazione e a uno sviluppo economico-sociale che si legava ai processi di crescita del giovane stato italiano.

La lotta per l’autonomia del Trentino fu dunque la principale battaglia condotta dai coniugi Battisti.

L’emigrazione massiccia, la depressione economica, le malattie sociali, il mancato decollo industriale ponevano in quegli anni il Trentino tra i fanalini di coda della corsa al progresso dei territori dell’Impero: solo un’autonomia in campo politico, economico e culturale avrebbe permesso un’inversione di tendenza e una ripresa di queste zone.

Battisti unì la battaglia per l’autonomia alle campagne per la nazionalità, la salvaguardia dei diritti della cultura degli italiani in Austria, il suffragio universale al Parlamento, alla Dieta e ai Comuni.

Quando il 23 luglio 1914 l’Austria notificò alla Serbia l’ultimatum che portò al primo conflitto mondiale, Cesare Battisti, convinto assertore dell’ideale mazziniano dell’Europa dei popoli e instancabile diffusore delle idee di libertà, colse la gravità di quell’evento e capì che l’Italia ne sarebbe stata sicuramente coinvolta.

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La vita di Cesare Battisti e il suo pensiero politico U.7.2 Scheda di lavoro 2

Egli, ispirato da azioni pacifiste e teorie non violente, finì per abbracciare un’altra scelta, quella interventista, che scaturiva dalla sua esperienza di vita nell’Impero. Iniziò dunque a condurre una battaglia ideale all’interno del movimento democratico-socialista a favore di un intervento italiano nella guerra.

In una lettera aperta del 27 settembre 1914 al deputato Morgari, Battisti afferma che non è più possibile riformare l’Impero austro-ungarico senza ricorrere alla guerra, perché, secondo lui, l’Austria è uno stato feudale caratterizzato dal dominio clerico-militare.

Per Battisti dunque quella guerra doveva portare il distacco del Trentino dall’impero e l’annessione all’Italia.

Dedicandosi nel ’14-’15 alla campagna per l’intervento in guerra dell’Italia contro l’Austria, il Battisti andava in contrasto con gli ideali anti-imperialistici del socialismo del tempo. Eppure in quell’epoca quella sembrava essere l’unica via per i popoli europei per costruire un moderno federalismo in cui riconoscersi con dignità. Battersi per l’intervento dell’Italia a fianco dell’Intesa significava dunque per Battisti accelerare l’agonia dell’impero asburgico.

Nell’Italia neutrale all’interno del partito socialista si fece sempre più acuta la divisione tra interventisti e neutralisti. Il Battisti interventista democratico, irredento e socialista visse fortemente quel travaglio come si evince dalle lettere private.

Egli si convinse che solo con l’entrata in guerra dell’Italia, a fianco delle potenze dell’Intesa contro l’Austria, le legittime aspirazioni delle terre irredente sarebbero state soddisfatte. Il Battisti si impegnò dunque con interviste, dichiarazioni, comizi, ad armonizzare le varie scuole di pensiero dell’interventismo, diffondendole nella popolazione.

La campagna per l’intervento rappresentava la “redenzione politica”, cui sarebbe seguito il “risorgimento economico”.

Battisti non si oppose a quello che lui stesso chiamava il programma massimo dell’irredentismo, che aspirava anche all’annessione dell’Alto Adige. Però nel volume Il Trentino: illustrazione statistico economica (del 24 maggio 1915) distinse nettamente il Trentino dall’Alto Adige e non dedicò neppure una parola alla descrizione del Sudtirolo.

Rispondi alle seguenti domande e successivamente confrontati con un compagno A quali principi si ispirava il pensiero politico di Battisti?

Perché Battisti appoggiò l’intervento dell’Italia nella I guerra mondiale?

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__________________________________________________________________________________ 1 2 ✍ ✍ La vita di Cesare Battisti e il suo pensiero politico U.7.2 Scheda di lavoro 2

U.7.3 L’interpretazione del pensiero politico di Battisti dopo la sua morte

Leggi attentamente il testo seguente

Il pensiero di Battisti durante il Regime fascista

Mussolini rivendicò la comune battaglia interventista e l’amicizia personale col Battisti (quando Mussolini si trovò per breve tempo a Trento) definendosi portatore dei valori dell’Italia di Vittorio Veneto e presentandosi come «coerente battistiano».

La campagna di strumentalizzazione della figura del Battisti fu una delle più riuscite del regime e proprio la vedova Ernesta Bittanti tentò di contrastarla.

La figura di Battisti veniva ridotta ad un eroe nazionalista, rappresentante del culto della purezza del martirio «dell’italico sangue» e simbolo della presunta purezza razziale.

Il fascismo spinse infatti l’utilizzo della figura di Battisti in chiave nazionalistica, anti-austriaca e anti-tirolese. Anche dopo la caduta del regime alcuni settori politici nazionalisti cercarono di riutilizzare in tale direzione la figura dell’irredentista.

Tutto iniziò nel 1926, quando il fascismo lanciò una sottoscrizione nazionale per raccogliere fondi ed innalzare a Bolzano un monumento dedicato a Battisti, la cui prima pietra sarebbe stata posata il 12 luglio 1926. In realtà, dopo la morte di Battisti nel 1916, l’opinione pubblica italiana si era schierata per fargli erigere un monumento a Trento nel Dopoguerra.

Il Regime, però, non voleva onorare la memoria della morte di Battisti con la costruzione di un monumento nel capoluogo trentino perché significava ricordare l’opera di un convinto democratico.

La vedova Ernesta Bittanti condannò dunque quell’iniziativa del Regime a Bolzano e impedì con ferma volontà che quel monumento a Bolzano venisse intitolato a Cesare Battisti.

Nella ricorrenza del 12 luglio 1926 resero omaggio a Battisti, nel cimitero di Trento, il figlio Camillo e i vecchi compagni socialisti, mentre a Bolzano il Re e le autorità fasciste posero la prima pietra del “rinominato” Monumento alla Vittoria, che verrà inaugurato nel 1928.

Quel monumento andò dunque a rappresentare un simbolo di oppressione e il Battisti ne venne coinvolto: odiato da vivo per aver abbandonato l’Austria e da morto per aver rappresentato la volontà fascista di snazionalizzare il Sudtirolo.

Rispondi alle seguenti domande e successivamente confrontati con un compagno In che modo il fascismo utilizzò la figura di Cesare Battisti?

Perché la vedova Ernesta Bittanti Battisti rifiutò di far intitolare il Monumento di Bolzano al marito?

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__________________________________________________________________________________ 1 2 ✍ ✍ L’interpretazione del pensiero politico di Battisti dopo la sua morte U.7.3 Scheda di lavoro 3

Leggi attentamente il testo seguente

Il pensiero di Battisti nel periodo dell’occupazione nazista dell’Italia

Dopo l’8 settembre del 1943, e l’invasione dell’Italia dalle truppe germaniche, il Battisti divenne per la Resistenza la figura del socialista che difende l’italianità delle vallate alpine, zone di operazioni militari del nazismo tedesco, occupante (dal 9 settembre 1943) il territorio come «Operationszone Alpenvorland». Pronunciare il suo nome diventò pericoloso e chi osava manifestare simpatie per il patriottismo di Battisti veniva incarcerato e internato.

La Resistenza ritrovava negli scritti di Battisti un forte legame ideologico, creando un paradosso con quello che era stata la retorica del Ventennio fascista sull’irredentista trentino.

Così si spiega perché il 26 aprile del ’45 a Milano venne esposto il ritratto del Battisti, a testimonianza di una libertà raggiunta.

Rispondi alla seguente domanda e successivamente confrontati con un compagno Perché gli ideali della Resistenza si richiamavano alla figura di Battisti?

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__________________________________________________________________________________ 1 ✍ L’interpretazione del pensiero politico di Battisti dopo la sua morte U.7.3 Scheda di lavoro 3

U.7.4 Approfondimento

Visita il sito dell’Enciclopedia Treccani online per approfondire la vita di Cesare Battisti Confronta il testo di Gaetano Arfè del 1970 [http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-cesare-battisti_ (Dizionario_Biografico)] con la voce realizzata in pieno fascismo da Attilio Mori e Oreste Ferrari [http://www. treccani.it/enciclopedia/cesare-battisti_(Enciclopedia-Italiana)]

Discuti le differenze tra i testi e compila la tabella Discuti in gruppo, composto da 3-4 compagni, sulle differenze tra le due presentazioni della vita di Battisti; aiutati nella riflessione compilando la tabella. Completa la tabella basandoti sui due testi indicati e confronta le tue risposte con il tuo gruppo.

Come viene descritta la situazione politica e sociale del Trentino durante la gioventù di Battisti?

Quali comportamenti adotta il Battisti di fronte alla situazione politica del Trentino?

Cosa viene riferito dell’ideologia socialista del Battisti?

Quali azioni socialiste del Battisti vengono evidenziate nel testo?

Quante volte viene usato il termine «irredentismo» (e simili) riferito al Battisti?

Quali motivi spinsero il Battisti ad appoggiare la guerra?

Vengono evidenziate le differenze tra le posizioni politiche del Battisti e quelle dei nazionalisti riguardo l’entrata in guerra dell’Italia?

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Spiega Testo di Arfè Testo di Mori e Ferrari
Approfondimento U.7.4 Scheda di lavoro 4

Rifletti e discuti in gruppo seguendo le seguenti domande-traccia Sintetizza in poche frasi le osservazioni emerse nel gruppo.

Ti sembrano diverse le due biografie? __________________________________________________________________________________

In quali aspetti divergono?

Quali aspetti della vita del Battisti vengono evidenziati maggiormente nelle due biografie?

Perché secondo te gli autori marcano certi aspetti della vita del Battisti?

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Riferimenti iconografici | Bildnachweis

Archivi | Archive

Archivio fotografico storico provinciale – Soprintendenza per i Beni Culturali – Provincia autonoma di Trento: p. 34a (Bolzano078) [Fondo Sergio Perdomi]

Archivio generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio per le zone di confine: p. 113 (Busta 88, Fasc. 739) Archivio provinciale di Bolzano | Südtiroler Landesarchiv – Archivio Fotografico | Bildarchiv: p. 114 (Nr. 5994) [Archivio | Archiv Foto Excelsior]; p. 86a, p. 89a (Nr. 14), p. 92a (Nr. 539) [Collezione | Sammlung Guido Fontanesi]; p. 109 (Nr. 231) [Collezione | Sammlung Helene Oberleiter]; p. 43b (Nr. 1202), p. 43c (Nr. 18941) [Collezione Opzioni | Sammlung Option – Tiroler Geschichtsverein]; copertina a/Umschlagbild a (Nr. 74), copertina b/Umschlagbild b (Nr. 56), copertina c/Umschlagbild c (Nr. 98), copertina d/Umschlagbild d (Nr. 77), copertina e/Umschlagbild e (Nr. 35), p. 1a/S. 1a (Nr. 74), p. 1b/S. 1b (Nr. 56), p. 1c/S. 1c (Nr. 98), p. 1d/S. 1d (Nr. 77), p. 1e/S. 1e (Nr. 35), p. 18a (Nr. 88), p. 18b (Nr. 130), p. 18c (Nr. 111), p. 18d (Nr. 176), S. 68a (Nr. 35), p. 80a (Nr. 74), p. 83 (Nr. 73), p. 87a (Nr. 145), p. 93 (Nr. 137), p. 94 (Nr. 142), p. 96 (Nr. 137), p. 98a (Nr. 56), p. 98b (Nr. 55), p. 98c (Nr. 54), p. 99a (Nr. 56), p. 99b (Nr. 55), p. 99c (Nr. 54), p. 100 (Nr. 53), p. 112, p. 115 (Nr. 176) [Monumento alla Vittoria | Siegesdenkmal]; pp. 39a-39b (BZ18-45_foto-MaV_01b), S. 68c, S. 70 (BZ18-45_foto-MaV_10), p. 84 (BZ18-45_foto-MaV_11), p. 89b (BZ18-45_foto-MaV_01b), p. 104, p. 106 (BZ18-45_foto-MaV_10) [Alessandro Campaner]

Archivio provinciale di Bolzano | Südtiroler Landesarchiv – Fondi archivistici | Archivbestände: p. 102 (segnatura corrente/laufende Nummer 314) [Raccolta | Sammlung Helene Oberleiter]

Archivio storico, Città di Bolzano | Stadtarchiv Bozen: p. 34b (Nr. 908) [Fondo fotografico lavori pubblici | Fotobestand Offentliche Arbeiten], p. 90a [Piano Regolatore di Gries, 1913 | Bebauungsplan von Gries, 1913], p. 90b [Piano Regolatore e di Ampliamento della Città di Bolzano | Bauleitplan zur Erweiterung der Stadt Bozen]

Biblioteca provinciale italiana Claudia Augusta | Italienische Landesbibliothek Claudia Augusta: p. 101

Biblioteca Provinciale Dr. Friedrich Teßmann | Landesbibliothek Dr. Friedrich Teßmann: p. 97 [Osterreichische Akademie der Wissenschaften – Sammlung Dr. Friedrich Teßmann]

Fondazione Museo Storico del Trentino – Archivio fotografico: p. 95, p. 110a

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Universitäts- und Landesbibliothek Tirol: p. 91

Pubblicazioni | Veröffentlichungen

Oswald Zoeggeler, Lamberto Ippolito, L’architettura per una Bolzano italiana 1922-1944, Tappeiner, Lana 1992: p. 55, p. 122

Privati | Private

GruppeGut: p. 9, S. 68b, p. 80b, p. 81a, p. 86b, p. 92b, p. 98d, p. 104b, p. 110b

Adina Guarnieri: p. 39c, p. 52a, p. 105, p. 119a, p. 121

Daniele Masè: p. 40a, p. 40b, p. 81b, p. 82, p. 87b, p. 134

Emilio Polito: p. 52b, p. 53, p. 119b

Paolo Quartana: p. 42, pp. 56-62, S. 72, p. 119c, pp. 123-125, pp. 127-130

Pubblico dominio | Gemeinfrei

Wiki Commons: p. 43a [File:Faschos_und_Nazis_am_Siegesdenkmal_1932.tif]

La Direzione Istruzione e Formazione italiana ha tentato di identificare tutti i detentori dei diritti delle immagini pubblicate, al fine di ottenerne il consenso alla riproduzione e rimane a disposizione degli eventuali aventi diritto che ancora non fossero stati individuati, nonostante gli sforzi.

Si ringraziano Alessandro Campaner e Jasmeen Farina (Archivio provinciale di Bolzano), Aaron Ceolan (Servizio Archivio Storico, Bolzano), Fabio Ferrarese (Biblioteca provinciale italiana Claudia Augusta, Bolzano), Maria Maione (Archivio generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri), Roberto Paoli (Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici, Trento), Hildegard Pircher (Biblioteca Provinciale Dr. Friedrich Teßmann, Bolzano), Uli Prugger (gruppegut.it) e Caterina Tomasi (Fondazione Museo storico del Trentino) per il reperimento delle immagini.

Die italienische Bildungsdirektion hat versucht, alle Rechteinhaber der veröffentlichten Bilder zu identifizieren, um ihre Zustimmung zur Reproduktion zu erhalten und steht allen weiteren Rechteinhabern, die trotz ihrer Bemühungen noch nicht identifiziert werden konnten, zur Verfügung.

Fur den Erhalt der Bilder, herzlichen Dank an Alessandro Campaner und Jasmeen Farina (Sudtiroler Landesarchiv), Aaron Ceolan (Dienststelle Stadtarchiv, Bozen), Fabio Ferrarese (Italienische Landesbibliothek Claudia Augusta, Bozen), Maria Maione (Archivio generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri), Roberto Paoli (Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici, Trento), Hildegard Pircher (Landesbibliothek Dr. Friedrich Teßmann, Bozen), Uli Prugger (gruppegut.it) und Caterina Tomasi (Fondazione Museo storico del Trentino).

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