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Il Monumento alla Vittoria come “fabbrica” della retorica del regime fascista
Destinatari
Allieve ed allievi della classe terminale di un istituto di istruzione secondaria superiore.
Preconoscenze richieste
È necessario avere già affrontato con la classe la parte del programma relativa alla Prima guerra mondiale (e possibilmente anche al periodo successivo fino alla «marcia su Roma»). È importante che sia stata contestualizzata almeno sommariamente la figura di Cesare Battisti. Saranno utili accenni ad Ettore Tolomei.
Obiettivi
Le allieve e gli allievi effettuano una visita orientata ma sostanzialmente “autonoma” ad alcune sezioni del percorso espositivo presso il Monumento alla Vittoria attraverso una fruizione attiva e critica di una selezione delle informazioni e dei materiali esposti all’interno del percorso (privilegiando quelli più direttamente riferiti al monumento e alle vicende della storia locale a cui esso rimanda) e comprendendo “intenzionalità” del monumento e del suo “depotenziamento”.
Tempi di svolgimento
Vedi i dettagli all’interno della «Descrizione delle attività»
Durata prevista dell’attività
Sono richieste circa due ore all’interno del percorso espositivo per svolgere gli esercizi, più un’ora in aula durante la quale confrontare le risposte tra loro e con le soluzioni proposte e consolidare i risultati.
Materiali e/o sussidi necessari per lo svolgimento dell’attività
Sono necessarie almeno due copie dei materiali con gli esercizi.
Descrizione delle attività
Introduzione
5 minuti: dopo avere suddiviso la classe in sei gruppi di allieve ed allievi (preferibilmente già prima dell’ingresso al percorso), l’insegnante distribuisce due insiemi di cinque esercizi ad ogni gruppo (ciascuno relativo ad uno dei sei temi).
Sviluppo
Circa due ore (presso il percorso espositivo): le allieve/gli allievi ricercano le informazioni richieste all’interno degli spazi indicati dagli esercizi e su questa base elaborano collettivamente le soluzioni relative dopo essersi confrontati in merito e, se necessario, chiedendo delucidazioni all’insegnante.
Conclusione
Un’ora (in aula): vengono confrontate e discusse le soluzioni agli esercizi, l’insegnante espone le soluzioni proposte, i risultati vengono consolidati.
Possibili attività alternative o di approfondimento
Può essere vantaggioso costruire i gruppi di allieve ed allievi in modo mirato in funzione dei temi da approfondire. È possibile, distribuendo un maggior numero di copie degli esercizi, fare svolgere l’attività singolarmente oppure a coppie.
Come ulteriore momento di consolidamento dei risultati, è comunque utile prevedere, a conclusione delle attività, una visita guidata al monumento e al percorso (eventualmente concordando preventivamente su quali argomenti, affrontati o meno durante l’attività svolta, soffermarsi maggiormente).
Suggerimenti per l’insegnante
È utile fare notare alle allieve ed agli allievi che alcuni esercizi richiedono di formulare delle ipotesi o dei pareri, non prevedendo perciò una sola soluzione possibile, e che quindi è necessario interpretare correttamente le consegne e curare l’argomentazione delle soluzioni elaborate.
Nota Bene: È assolutamente necessario fare in modo che ciascuno dei sei gruppi di allieve ed allievi cominci a svolgere un insieme differente di esercizi, in modo tale che non si ritrovino concentrati contemporaneamente negli stessi ambienti del percorso (similmente ci si dovrà comportare anche se si decidesse di fare svolgere l’attività singolarmente oppure a coppie).
Esempio: il primo gruppo svolgerà inizialmente il primo insieme di esercizi («U.5.1 – La retorica della patria») e in un secondo momento il secondo insieme; il secondo gruppo svolgerà inizialmente il secondo insieme di esercizi («U.5.2 – La retorica della memoria») e quindi il terzo…; il sesto gruppo svolgerà inizialmente il sesto insieme di esercizi («U.5.6 – La retorica del reducismo») e quindi il primo. Sono ovviamente possibili altre tipologie di combinazioni.
Modalità di verifica e valutazione
A seconda delle modalità di composizione dei gruppi, è possibile valutare nei contenuti le soluzioni elaborate, oppure valutare serietà ed impegno dimostrati nello svolgimento dell’attività.
Bibliografia di riferimento
Malcolm anGeluCCi, Bolzano Bozen’s Monument to Victory: Rhetoric, Sacredness, and Profanation, in Graziella parati (a cura di), New Perspectives in Italian Cultural Studies, Volume 2: The Arts and History, Fairleigh Dickinson University Press, Lanham 2012
Diego d’amelio, Andrea di miChele, Giorgio meZZalira (a cura di), La difesa dell’italianità. L’ufficio per le zone di confine a Bolzano, Trento e Trieste (1945-1954), Il Mulino, Bologna 2015
Andrea di miChele, L’italianizzazione imperfetta. L’amministrazione pubblica dell’Alto Adige tra Italia liberale e fascismo, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2003
Claus Gatterer, In lotta contro Roma: cittadini, minoranze e autonomie in Italia, Praxis 3, Bolzano 1994
Adina Guarnieri, “Questo è il Denkmal di Bolzano”, L’Alto Adige alla luce del dibattito sul Monumento alla Vittoria, tesi di laurea, relatrice Prof. Alessandra GaliZZi KroeGel, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Corso di laurea in Conservazione e Gestione dei Beni Culturali, Università degli Studi di Trento, Anno Accademico 2014/2015
Rolf petri, Storia di Bolzano, Il Poligrafo, Padova 1989
Gabriele rath, Andrea sommerauer, Martha Verdorfer, Bolzano Innsbruck, Folio, Bolzano-Bozen 2000

Una cripta è uno spazio architettonico delle costruzioni a carattere religioso costituito da una camera sotterranea spesso utilizzata come sepolcro di santi, defunti venerabili o di particolare riguardo e solitamente posta in corrispondenza del punto più significativo dell’edificio. Osserva le immagini sottostanti e spiega quali elementi della cripta del Monumento alla Vittoria rispondano a questi principi.


Osserva all’interno della cripta l’affresco intitolato La custode della patria (riportato anche all’interno del secondo sportello contrassegnato dalla lettera «F» presente sul retro della sagoma del monumento al centro della sala 5) e descrivilo: quali elementi alludono a una funzione di «custodia»? Quale idea di «custodia» ti sembra essere presupposta?

Leggi la citazione ripresa dal poeta latino Orazio, «Dulce et decorum est pro patria mori» («è dolce e dignitoso morire per la patria»): quale significato dell’idea di «patria» ti sembra maggiormente corrispondente alla concezione che il fascismo voleva propagandare? Argomenta la tua risposta.

comunità di sangue
confine da difendere
luogo di origine
nazione
paese da affermare
suolo sacro
terra natale
territorio di appartenenza
unione di spiriti ll Monumento alla Vittoria è stato eretto contestualmente alla demolizione di un preesistente e mai completato monumento ai Kaiserjäger caduti durante la Prima guerra mondiale, la cui costruzione era cominciata nel 1917. Anche alcune tra le iscrizioni del Monumento alla Vittoria rimandano ai caduti in guerra. Individua nei testi del percorso e nelle iscrizioni (vedi rispettivamente il testo del pannello «Nasce un monumento» sul perimetro interno della sala 1 e quello dello sportello centrale contrassegnato dalla lettera «I» sulla sagoma del monumento al centro della sala 5) quali siano specificamente i caduti a cui fa riferimento ciascuna costruzione.
Leggi le iscrizioni presenti nella cripta e le citazioni proiettate dal laser e compila una lista dei termini o delle espressioni che richiamano l’idea di guerra.
La retorica è l’arte della persuasione attraverso scelte espressive efficaci: le citazioni proiettate dal laser risultano antiretoriche più per il loro contenuto che per la loro forma. Utilizzando una o più parole tra quelle individuate nell’esercizio 4, cerca di formulare una massima che risulti simile nello stile a quelle che hai letto, ma che esprima un significato in contrasto con quello attribuito alle iscrizioni della cripta.


Che funzione riveste la memoria dei soldati rispettivamente nel Monumento ai Kaiserjäger e in quello alla Vittoria?
Inserisci una croce in corrispondenza delle opzioni che ti sembrano opportune.
Monumento ai Kaiserjäger Monumento alla Vittoria
Sulla base del testo del pannello «La memoria dei soldati», sul perimetro interno della sala 2 e su quello dello sportello centrale contrassegnato dalla lettera «I» sulla sagoma del monumento della sala 5, ricava come vengano rappresentati rispettivamente i soldati nei due monumenti.


Il luogo di costruzione del monumento ai Kaiserjäger e del Monumento alla Vittoria è pressappoco lo stesso, eppure la stessa collocazione lascia intendere un ruolo totalmente diverso delle costruzioni, a causa dello sviluppo della città che comincia a essere pianificato a partire dagli anni Venti. Confronta l’ubicazione dei monumenti nel contesto dei rispettivi piani regolatori (quello di Gries – sul perimetro interno della sala 1 – e quello della «nuova Bolzano» – sul perimetro interno della sala 6): in che collocazione si trova ciascun monumento rispetto al nucleo urbano? Quale ruolo svolge sulla base di tale relazione?


In un articolo comparso il 12 luglio 1928 sul giornale «Innsbrucker Nachrichten» (riportato sul perimetro interno della sala 2) si dà conto di una cerimonia commemorativa dei Kaiserjäger caduti durante la Prima guerra mondiale, tenutasi il giorno precedente al monumento funebre militare sul Bergisel, presso Innsbruck. In esso si legge: «[Ai Kaiserjäger] era stato eretto a Bolzano un degno monumento della fedeltà e dello spirito militare, che è stato però annientato e sostituito da un monumento dell’infedeltà e del tradimento [il Monumento alla Vittoria, che sarebbe stato inaugurato lo stesso 12 luglio]». A quali aspetti dei due monumenti e a quali avvenimenti di cui sei a conoscenza ritieni si riferisca il punto di vista del giornale austriaco?



1 Nel testo del pannello «La fine di un mondo – Il cambio di sovranità», sul perimetro esterno della sala 2, per designare i territori che sarebbero stati assegnati all’Italia con il trattato di Saint-Germain vengono utilizzate espressioni diverse: ricava dal contesto a quali aree amministrative oggi esistenti i diversi termini facciano approssimativamente riferimento, unendo le espressioni corrispondenti con un tratto di penna.

Sudtirolo tedesco
Provincia autonoma di Trento
Territori a sud del Brennero
Provincia autonoma di Bolzano
Tirolo meridionale
Regione autonoma Trentino-Alto Adige
2 Il cippo collocato al Brennero dopo la Prima guerra mondiale (di cui puoi vedere un modellino tra le sale
1 e 2) riporta, tra le altre, l’iscrizione «Italiae et Austriae terminus Sangermanensi Foedere consecratus
X.IX.MCMXIX» («Il confine tra Italia e Austria consacrato secondo il Trattato di Saint Germain – 10 settembre 1919»). Sul pannello «La divisione del Tirolo – Il “sacro” confine del Brennero» si possono leggere le parole con cui il nazionalista roveretano Ettore Tolomei definiva la regione dell’Adige come «Suolo sacro della Patria italiana». Eppure, almeno a partire dal XIX secolo era già diffusa l’espressione «Heiliges Land Tirol» («Santa terra del Tirolo»). Al di là dell’esplicito significato religioso, quale finalità esprime, secondo te, nei diversi casi, l’uso dei termini «sacro» e «santo»?

3 L’immagine centrale del perimetro esterno della sala 2 ritrae la cerimonia dell’inaugurazione del cippo di confine del Brennero, avvenuta il 13 ottobre 1921. Individua gli elementi che, all’interno della fotografia, rimandano alla volontà di una «sacralizzazione del luogo».

4 Sul pannello «La divisione del Tirolo – Il “sacro” confine del Brennero», sul perimetro esterno della sala 2, si può leggere «In particolare la Legione Trentina, […] organizzò dei “pellegrinaggi” ai “sacri” limiti della nazione per onorare i 650.000 “martiri” caduti durante la guerra». Proponi una definizione del termine «martire» e spiega a quali aspetti del martirio ritieni che faccia riferimento una identificazione dei caduti italiani della Prima guerra mondiale come «martiri».
5 Osserva la carta etnico linguistica «La regione dell’Adige», sul perimetro esterno della sala 2, e spiega sinteticamente quali espedienti vi vengano utilizzati al fine di evidenziare il preteso “sacro” diritto dello Stato italiano sul territorio in essa rappresentato.





1 All’interno degli sportelli contrassegnati dalla lettera «H», presenti sulla sagoma del monumento della sala 5, sono raffigurate le erme dedicate a Cesare Battisti, Damiano Chiesa e Fabio Filzi: individua e prova a spiegare somiglianze e differenze tra le tre rappresentazioni, specificando da quali elementi ritieni emerga il carattere «eroico» dei tre personaggi.



2 Le iscrizioni poste accanto alle erme di Battisti, Filzi e Chiesa recitano rispettivamente «Facere et pati fortia romanum est» («Compiere e sopportare cose forti è da romano») e «Qui pro patria vitam reddiderunt non mortem sed immortalitatem sunt consecuti» («Chi sacrifica la vita per la patria ottiene non morte, ma immortalità»). Quale idea di «eroe» emerge da queste iscrizioni?

Nel riquadro intitolato «Cesare Battisti» pubblicato sulla prima pagina del giornale locale «Il piccolo posto» del 10 febbraio 1926 (riportata sul perimetro interno della sala 3), compare un estratto del discorso con cui Mussolini annuncia la futura costruzione del Monumento alla Vittoria (che al momento ancora si ritiene di dedicare a Battisti): «Molto probabilmente in una piazza di Bolzano, per sottoscrizione del popolo italiano, sulle stesse fondamenta sulle quali doveva sorgere la vittoria tedesca, erigeremo un monumento a Cesare Battisti ed ai martiri che con il loro sangue e col loro sacrificio hanno scritto per l’Alto Adige la parola definitiva della nostra storia». Quali elementi di questo estratto sono ripresi nelle iscrizioni del monumento (riportate anche all’interno degli sportelli contrassegnati dalla lettera «I» sulla sagoma della sala 5), una volta realizzato? Che significato ritieni abbia l’espressione «hanno scritto per l’Alto Adige la parola definitiva della nostra storia»?

4 Le iscrizioni sul monumento e gli altri testi che vi si riferiscono condividono un medesimo retroterra lessicale nella rappresentazione retorica del carattere “eroico” della Prima guerra mondiale. Sulla base di tali iscrizioni (riportate all’interno degli sportelli contrassegnati dalla lettera «I» sulla sagoma della sala 5), prova ad inserire le parole mancanti all’interno del seguente testo, composto da Gabriele d’Annunzio e inserito nella pergamena chiusa all’interno della prima pietra del monumento, il 12 luglio 1926 (atto raffigurato sulla prima pagina della «Domenica del Corriere» del 25 luglio 1926, riprodotta sul perimetro interno della sala 5):
Dopo i secoli di Atene e di ________________________
l’Italia ________________________ perpetua di tutte le bellezze e di tutte le sventure non cessò di creare e di patire sapendo la sua ________________________ senz’ali imprigionata nel pugno del suo fato ottimo massimo come il suo Dio finché per decreto scritto nel ________________________ la rivide con tutto il popolo balzare di là da impronte più fiere d’ogni voto e qui fermarsi ansiose d’apparir grande non sopra gli infestati campi della terra, ma negli spazi dello spirito inviolabili.
________________________ 1915, luglio 1926

5 Nell’articolo Geschichtslüge in Stein und Erz sulla prima pagina del giornale austriaco «Tiroler Anzeiger» dell’11 luglio 1928 (riportata sul perimetro interno della sala 7) si può leggere: «Dal punto di vista italiano, Battisti appartiene agli eroi, perché ha collocato la devozione nazionale al di sopra della fedeltà al proprio Stato. Perché dovrebbe essere proibito ai Sudtirolesi comportarsi similmente, se questa virtù viene celebrata dall’Italia ufficiale come la più alta?». Quale immagine se ne può ricavare della figura di Cesare Battisti, per come è rappresentata dalla propaganda austriaca?



Nell’iscrizione presente sulla facciata posteriore del Monumento alla Vittoria (riportata nel secondo sportello contrassegnato dalla lettera «I» presente sulla sagoma del monumento al centro della sala 5) si fa riferimento al concetto di «giusta guerra». Quali elementi contenuti nell’iscrizione sono portati a supporto di tale concezione?

2 Anche le altre iscrizioni presenti all’interno del monumento (e riportate all’interno dei tre sportelli contrassegnati dalla lettera «I» della sagoma del monumento al centro della sala 5) contengono elementi che richiamano alcune delle «giustificazioni» della partecipazione dell’Italia alla Prima guerra mondiale e delle sue conquiste: individuali e inseriscili all’interno della seguente tabella a seconda della categoria a cui possono essere avvicinati.

Giustificazioni culturali
Giustificazioni geografiche
Giustificazioni militari
Giustificazioni nazionali
Giustificazioni storiche
3 Molte delle «giustificazioni» a cui fa riferimento l’esercizio 2 di questa stessa unità sono in realtà dei pretesti verso i quali possono essere avanzate delle obiezioni. Trascrivi quelle di cui sei eventualmente a conoscenza, riferendole alle categorie già individuate nell’attività precedente.
Obiezioni alle giustificazioni culturali
Obiezioni alle giustificazioni geografiche
Obiezioni alle giustificazioni militari
Obiezioni alle giustificazioni nazionali
Obiezioni alle giustificazioni storiche
4 Nell’articolo pubblicato sulla prima pagina del «Tiroler Anzeiger» dell’11 luglio 1928 (riportata sul perimetro interno della sala 7) compare questo “rovesciamento” dell’iscrizione del fronte del Monumento alla Vittoria «Il loro [degli italiani] diritto non è la giustizia, ma l’arbitrio, lo scherno sanguinoso contro l’ordinamento divino ed umano. La loro arte è quella del mediocre decoratore che possiede il fanatismo di verniciare le facciate». Proponi un’interpretazione del significato e dello scopo di queste affermazioni.

5 Sul pannello «Per la grandezza della patria», sul perimetro interno della sala 10, si dà conto delle cerimonie svoltesi presso il Monumento alla Vittoria per rendere omaggio ai caduti, originari della provincia di Bolzano, delle guerre del regime fascista in Libia, Etiopia, Spagna, il cui carattere è propriamente coloniale o ideologico, ma che vengono evidentemente poste in continuità con la Prima guerra mondiale e giustificate in tal modo. In quali elementi del monumento è possibile ravvisare già un carattere coloniale o ideologico su cui fondare questa “continuità”?



1 Indica nella tabella i partecipanti alle cerimonie indicate, menzionati nel percorso. Qual è la presenza maggiormente ricorrente? Che significato ha il suo intervento?
Inaugurazione del cippo di confine del Brennero
(Pannello «La divisione del Tirolo – Il “sacro” confine del Brennero» sul perimetro esterno della sala 2)
“Pellegrinaggi” al confine del Brennero
(Pannello «La divisione del Tirolo – Il “sacro” confine del Brennero» sul perimetro esterno della sala 2)
Posa della prima pietra del Monumento alla Vittoria dell’«Illustrazione
1926 sul perimetro
(Didascalia della fotografia numero 2 e riproduzione della prima pagina del popolo» del 25 luglio interno della sala 5)
Inaugurazione del Monumento alla Vittoria
(Pannello «Una festa senza fine» e riproduzione della prima pagina del «Gazzettino illustrato del 15 luglio 1928 sul perimetro interno della sala 7)
»
2 Il reducismo è il comportamento di chi dimostra un particolare attaccamento psicologico all’esperienza della guerra o di un avvenimento passato e sostiene con il richiamo nostalgico ad essi il diritto a particolari riconoscimenti per il ruolo attivo sostenutovi. Nel testo del pannello «La comunità rilegge il monumento», sul perimetro interno della sala 13, è elencato un insieme di messaggi diversi di cui il Monumento alla Vittoria si è fatto portatore. Trascrivili e spiega quali di questi esprimano un carattere reducistico, motivando la tua risposta.

3 Individua nel testo del pannello «Restauri, polemiche, sfilate» e in quello della riproduzione del documento di finanziamento del restauro del Monumento alla Vittoria, sul perimetro interno della sala 12, chi finanziò gli interventi di risistemazione e quelli di restauro dell’opera negli anni Quaranta. Ritieni ci sia una comunanza di intenti in tali iniziative? Quali propositi comuni riesci a immaginare?

4 Descrivi la foto centrale sul perimetro interno della sala 12, che ritrae una manifestazione antijugoslava del 1953. Che rapporto ha la manifestazione che vi viene raffigurata con il Monumento alla Vittoria davanti al quale si svolge? In che modo essa presenta aspetti tipici di un atteggiamento reducistico? Motiva la tua risposta.

5 A conclusione del testo del pannello «La comunità rilegge il monumento», sul perimetro interno della sala 13, si legge come il Monumento alla Vittoria sia oggi un’opera «contestualizzata storicamente» dal percorso espositivo interno che intende trasformarlo in un «luogo di riflessione critica» sulla storia locale novecentesca. In che modo è possibile affermare che tale operazione ha un significato opposto rispetto all’atteggiamento di tipo reducistico della manifestazione analizzata nell’esercizio 4 di questa stessa unità?

U.6
Piazza Vittoria: stile, architettura e simbologie
Destinatari
Classi delle scuole secondarie di secondo grado.
Preconoscenze
Storia del Fascismo, propaganda e retorica fascista.
Obiettivi
Il modulo intende trasmettere conoscenze sulla storia di piazza della Vittoria e sullo stile architettonico razionalista che la caratterizza. I ragazzi andranno autonomamente alla scoperta della piazza e dei suoi simboli, indagando il significato allegorico che si cela dietro ad essi. Inoltre, i materiali trattano anche il referendum su «piazza della Pace» del 2002.
Descrizione delle attività
L’insegnante distribuisce le fotocopie e divide la classe in gruppi da due. I gruppi leggono e completano il testo 1 (U.6.1.1) sulle origini di piazza della Vittoria (esercizio cloze) e svolgono l’esercizio 2 corrispondente a U.6.1.2 sul confronto stilistico tra gotico e razionalismo. Per aiutare i ragazzi l’insegnante proietta una versione ingrandita delle foto che si riferiscono all’esercizio 2. Verifica.
I gruppi si sciolgono e insieme si legge il testo 2 (U.6.1.3) sul referendum di «piazza della Pace». Dopo un eventuale approfondimento da parte dell’insegnante (Tabella 1, pagine 127-130), i ragazzi rispondono autonomamente alle domande 1-4 inerenti all’esito del referendum. Verifica ed eventuale discussione in caso di opinioni divergenti.
L’esercizio 4 (U.6.1.4), che andrà assegnato come compito a casa, presenta una tabella che elenca i principali argomenti a favore e contro la ridenominazione della piazza in «piazza della Pace».
Ai ragazzi è richiesto di leggerli e, dopo un’attenta valutazione di essi, immaginare di scrivere una lettera a un quotidiano locale poco prima del referendum nella quale esprimono la loro opinione sull’argomento. Verifica in un secondo momento.
L’insegnante distribuisce le fotocopie e spiega l’incarico in classe. Poi accompagna gli alunni in piazza della Vittoria e divide la classe in gruppi da tre con il compito di trovare autonomamente i simboli fascisti raffigurati nella scheda di lavoro 2 (caccia al tesoro). Questi andranno segnati sulla planimetria di piazza della Vittoria nel contesto dell’esercizio 1 (U.6.2.1).
Sempre in modo autonomo, i gruppi osservano uno dei rilievi individuati e lo descrivono. Con l’ausilio del dettaglio raffigurato nell’immagine contrassegnata dalla lettera «G» (basamento della cosiddetta «colonna romana») cercano di interpretare il rilievo a cui fa riferimento l’esercizio 2 (U.6.2.2).
Alla fine, i gruppi svolgono un sondaggio tra i passanti (esercizio 3) per conoscere meglio i retroscena del referendum su «piazza della Pace» e per sapere l’opinione dei cittadini riguardo all’eventualità di rinominare la piazza (U.6.2.3).
Queste informazioni andranno annotate per discuterne in classe.
Attività alternative o di approfondimento
Per approfondire la simbologia di piazza della Vittoria vedi la Tabella 1, pagine 127-130
Suggerimenti per l’insegnante
I moduli possono essere svolti anche indipendentemente da una visita al MaV. Potrebbe risultare utile la spiegazione e l’approfondimento di certi simboli dopo il rientro in classe. In questo caso, gli alunni potrebbero fotografare ciò che maggiormente li colpisce della piazza per poi discuterne in classe con i loro compagni.
Bibliografia di riferimento
Winfried
Kurth , Gruppenfantasien im Umfeld des „Siegesplatz“-Konfliktes in Bozen, in Winfried berGhold , Josef Kurth
Karin Ruth
(a cura di), Emotionale Strukturen, Nationen und Kriege, Mattes Verlag, Heidelberg 2007, pp. 97-138 lehmann
, Städtebau und Architektur als Mittel der Kolonisation am Beispiel der Provinz Bozen. Städtebau und Siedlungsbau in Südtirol und insbesondere in Bozen unter dem Faschismus, tesi di laurea, relatore Prof. Gerhard
, Fakultät für Architektur, Rheinisch-Westfälische Technische Hochschule Aachen, Anno Accademico 2000 fehl
Stephanie risse, Sieg und Frieden. Zum sprachlichen und politischen Handeln in Südtirol/Sudtirolo/Alto Adige, Iudicium Verlag, Monaco di Baviera 2013 soraGni, Il Monumento alla Vittoria di Bolzano. Architettura e scultura per la città italiana (1926-1938), Neri Pozza, Vicenza 1993
Oswald ippolito , Lamberto ZoeGGeler
Ugo , L’architettura per una Bolzano italiana 1922-1944, Tappeiner, Lana 1992
U.6.1.1 Le origini di piazza Vittoria
Svolgi il seguente esercizio
Leggi il Testo 1 e completa le lacune con i termini che trovi nel riquadro sottostante
Testo 1 amministrativa archi architetti Assicurazioni assimilazione Bolzano
Sin dalla sua primissima fase di (1)________________, il Monumento alla (2)________________ era destinato a diventare il fulcro di un nuovo (3)________________ puramente “italiano” che sarebbe dovuto sorgere al posto delle (4)________________ campagne che originariamente si allungavano da ponte (5)________________ fino al quartiere bolzanino di Gries. I primi palazzi che, nel 1927, furono realizzati in prossimità del cantiere del (6)________________ erano gli appartamenti dell’I.N.C.I.S. (Istituto (7)________________ Case Impiegati Statali) tra l’odierna piazza della Vittoria e via San (8)________________. In essi trovarono casa molti degli (9)________________ pubblici italiani giunti a Bolzano verso la fine degli anni Venti, per lavorare negli uffici dell’amministrazione (10)________________ fascista. In seguito furono edificati due palazzi dell’I.N.F.P.S. (Istituto Nazionale Fascista (11)________________ Sociale) sul lato ovest e sud della piazza. Nel 1939, al piano (12)________________ di uno degli stabili aprì la storica (13)________________ Cappelli tuttora esistente. Lo spazio restante fu poi adibito alla (14)________________ dei tre palazzi I.N.A. (Istituto Nazionale (15)________________) che chiusero il neonato «Foro Vittoria» sul lato nord. Due (16)________________ a forma di «M» – un chiaro riferimento al nome del (17)________________ – immettono dalla piazza in via Padre Reginaldo Giuliani e in via Orazio. Gli (18)________________ incaricati per la realizzazione di questa cosiddetta (19)________ ________ furono esortati a progettare edifici e (20)________________ che presentassero tra loro «analogie di ritmi, (21)________________ e unità di spirito architettonico anche nella necessaria varietà di rapporti e di forme».2 Con questa definizione s’intendeva che lo stile del «Foro Vittoria» avrebbe dovuto seguire i dettami della moderna architettura (22)________________, la cui sobrietà e (23)________________ erano ciò che all’epoca più si distingueva dal romanticismo del (24)________________ tedesco che caratterizza il centro storico di (25)________________. Questa forzata contrapposizione stilistica avrebbe così dovuto rilevare, anche a livello (26)________________, che la parte “italiana” di Bolzano era destinata a diventare il nuovo (27)________________ della vita (28)________________, sociale e politica del capoluogo altoatesino. Nel corso degli anni (29)________________ nacque così una sorta di città (30)________________ ideata per una nuova élite (31)________________ che, agli occhi del regime (32)________________, avrebbe presto superato d’importanza e di numero la componente (33)________________ del Sudtirolo. La (34)________________ urbanistica di Bolzano faceva dunque parte di un (35)________________ molto più ampio che s’iscriveva nella falsariga della politica fascista di (36)________________ culturale della popolazione (37)________________.
«Bolzano italiana» costruzione duce estetico fascista fulcro gotico impiegati italiana Libreria linearità locale modernizzazione Monumento Nazionale omogeneità parallela piazze Previdenza progettazione progetto quartiere
Quirino razionalista statale
Talvera tedesca terra
Trenta verdi Vittoria
U.6.1.2 Lo stile architettonico di piazza Vittoria
Svolgi il seguente esercizio
L’immagine a sinistra mostra piazza del Grano nel centro storico di Bolzano, l’immagine a destra raffigura piazza della Vittoria. Confronta le immagini e cerca di capire quale fotografia è un esempio per lo stile gotico e quale per quello razionalista. Individua le differenze stilistiche e descrivile sinteticamente. Per caso conosci altri esempi per questi stili in Alto Adige?
Ecco qualche suggerimento per la tua analisi: sobrio, arco, tetto a punta, geometrico, tetto piano, balcone, camino, ampio, finestra ad arco, portici, rigido, finestra rettangolare, tradizionale, severo, stretto, moderno, dipinto, irregolare, incastrato…
• Questa piazza è un esempio di stile…
• Rispetto all’immagine a destra, gli edifici qui sono…
• Ho visto uno stile simile a…
• Qui vediamo lo stile…
• Rispetto all’esempio a sinistra, lo stile architettonico qui appare…
• L’aspetto di questi palazzi mi ricorda…
U.6.1.3 Piazza Vittoria vs. «piazza dalle Pace»
Svolgi il seguente esercizio Leggi il Testo 2 e rispondi alle successive domande
Testo 2 a) alla vittoria italiana in Libia; b) alla vittoria italiana nella Prima guerra mondiale; c) alla conquista dell’Africa nordorientale. a) dimostrava la volontà di superare vecchi rancori; b) dichiarava la propria contrarietà a qualsiasi forma di conflitto armato; c) attirava i turisti; d) descriveva un glorioso capitolo del passato; e) desiderava dimostrare che i gruppi linguistici fossero in grado di convivere; f) affermava la superiorità degli italiani sui tedeschi; g) esprimeva il desiderio di un’Europa unita. a) chi votò a favore della «Vittoria» lo fece perché volle mantenere intatto il ricordo del Fascismo; b) i bolzanini italiani s’identificano con il Monumento e la sua piazza, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche; c) anche i sudtirolesi tedeschi votarono a favore della «Vittoria» perché volevano che restasse vivo il ricordo delle angherie subite dalla popolazione locale durante il Ventennio; d) non ci fu un’adeguata campagna informativa e alcuni semplicemente non hanno saputo cogliere il significato simbolico della ridenominazione; e) i sostenitori della «Vittoria» vollero ribellarsi a una decisione che sembrò imposta dall’alto e, soprattutto, dai politici che avevano sostenuto la proposta del sindaco; f) la maggior parte delle famiglie italiane si trasferì a Bolzano durante il Fascismo e, per questo motivo, il Monumento e la piazza rappresentano una parte importante del loro passato; g) molti altoatesini italiani sono convinti che il Monumento sia stato eretto in ricordo dei soldati caduti nella Prima guerra mondiale e non per offendere la cultura tedesca e ladina del Sudtirolo.
Nel dicembre del 2001, l’allora sindaco di Bolzano Giovanni Salghetti Drioli propose di cambiare il nome di «piazza della Vittoria» in «piazza della Pace». La ridenominazione della piazza rappresentava un atto simbolico che avrebbe dovuto porre fine al passato fascista dell’Alto Adige e rinsaldare l’idea di una convivenza all’insegna del dialogo e della comprensione. La decisione del sindaco, sostenuta dalla maggior parte dei politici di entrambi i gruppi linguistici, fu però immediatamente criticata dalle destre italiane che indissero un referendum per reintrodurre la vecchia denominazione di origine fascista. Il risultato di questo referendum, tenutosi il 6 ottobre 2002, fu schiacciante: oltre il 60% degli elettori (circa 30.000 persone) votò contro «piazza della Pace» così che, dopo neanche un anno, sui cartelli stradali fu nuovamente introdotta la «Vittoria».



1. A quale vittoria si riferisce il nome di «piazza della Vittoria»?
2. Chi potrebbe sentirsi offeso dal nome di «piazza della Vittoria» e perché?
3. Perché la ridenominazione della piazza fu un atto simbolico? N.B.: è possibile scegliere più risposte!
4. Perché pensi che circa 30.000 bolzanini votarono contro «piazza della Pace»? Confronta le motivazioni sottostanti e formula una tua personale ipotesi. Quali di queste ragioni ti appaiono più probabili? Che cosa avresti votato tu? Motiva la tua risposta.
U.6.1.4 Le ragioni di piazza Vittoria e quelle di «piazza dalle Pace»
Svolgi il seguente esercizio
La tabella sottostante riassume le principali ragioni a favore della reintroduzione della denominazione di «piazza della Vittoria» e quelle a favore del mantenimento del nome «piazza della Pace». Leggile attentamente e poi immagina di scrivere una lettera a un quotidiano locale alcuni giorni prima del 6 ottobre 2002 per esprimere la tua opinione sull’imminente referendum. Sei a favore o contro la reintroduzione di «piazza della Vittoria»? Motiva le tue ragioni e cerca di convincere i lettori del tuo pensiero. (N.B.: la lettera non deve necessariamente esprimere la tua personale opinione!)
Le ragioni di «piazza della Vittoria» Le ragioni di «piazza della Pace»
Il nome «Vittoria» fa parte del passato della comunità bolzanina italiana.
Il Monumento e la sua piazza ricordano il sacrificio dei soldati italiani nella Prima guerra mondiale.
Alla ridenominazione della piazza seguirà una graduale eliminazione di tutta la toponomastica italiana.
Diversi comuni hanno intitolato strade e piazze ai terroristi sudtirolesi degli anni Sessanta.
La decisione è stata imposta dall’alto e senza consultare i cittadini.
Anche molti sudtirolesi di lingua tedesca sono a favore di «piazza della Vittoria».
Il referendum è il modo più democratico per chiarire la futura denominazione della piazza.
La pace è un valore universale che esprime il bisogno di una convivenza pacifica in Alto Adige.
Il Monumento e la sua piazza sono stati voluti dal Fascismo per offendere i Sudtirolesi.
La ridenominazione della piazza rappresenta finalmente una «Vittoria» per tutti i gruppi linguistici.

La ridenominazione della piazza esprime il desiderio di un’Europa unita.
Le destre fomentano continuamente le divisioni tra i gruppi linguistici per attirare elettori.
«Piazza della Pace» non cancella la storia ma impedisce che sia usata in modo strumentale.
Il referendum ha l’unico scopo di dividere.
U.6.2 I simboli di piazza Vittoria
I simboli fascisti che vediamo sulle facciate dei palazzi di piazza della Vittoria non avevano uno scopo solamente decorativo ma soprattutto propagandistico. Questo significa che attraverso un uso manipolativo di citazioni latine e immagini simboliche, le imprese, le decisioni e le guerre di conquista di Mussolini furono ampiamente idealizzate.
U.6.2.1 Gli elementi architettonici di piazza Vittoria

Svolgi il seguente
Esercizio
Cerca gli elementi architettonici raffigurati a pagina 155 e pagina 156 e segna la loro posizione sulla mappa sottostante.
Attenzione: solamente 12 riquadri andranno compilati, 10 resteranno vuoti.












U.6.2.2 Gli elementi dei rilievi di piazza Vittoria
Svolgi il seguente esercizio
Osserva questo rilievo. Descrivi la disposizione delle figure e il loro atteggiamento nei confronti della figura al centro. Interpreta la scena facendo riferimento a ciò che sai sulla propaganda fascista. Presta particolare attenzione alla fisionomia dei personaggi, alla vegetazione sullo sfondo e agli oggetti disposti all’interno della scena. Dove è ambientato il rilievo e perché? Potrebbe esserti d’aiuto il dettaglio raffigurato nell’immagine contrassegnata dalla lettera «G», a pagina 156.
È
Sta
Hai capito il collegamento tra questo rilievo e il dettaglio raffigurato nell’immagine contrassegnata dalla lettera «G»? Sintetizzalo brevemente.






U.6.2.3 I simboli dei rilievi di piazza Vittoria
Svolgi il seguente esercizio
Ferma almeno tre passanti e chiedi loro se conoscono l’origine e il significato dei simboli fascisti che hai appena individuato. Indaga se hanno partecipato al referendum su «piazza della Pace» (stai attento a scegliere persone che hanno l’età giusta!) e chiedi loro se fossero stati a favore o contrari a un’eventuale futura ridenominazione della piazza. Invitali a spiegarti le loro motivazioni e prendi nota delle loro risposte!
Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali (I.N.C.I.S.). Gestiva la costruzione e l’assegnazione, a canone agevolato, di appartamenti agli impiegati pubblici che lavoravano nell’amministrazione statale fascista. Il complesso di piazza della Vittoria (ne esiste anche uno tra via Carducci e via Dante) è stato progettato da Dario Barbieri. Inaugurato nel 1927, vi trovarono casa gli impiegati statali provenienti dalle cosiddette “vecchie province”.
ANNO DOMINI MCMXXXVII (1937). Si riferisce all’anno in cui terminarono i lavori, iniziati nel 1935, per i palazzi I.N.F.P.S. e I.N.A. progettati dall’architetto romano Paolo Rossi de Paoli. In origine sull’arco erano anche raffigurati due fasci littori. Questi sono poi stati rimossi dopo la fine della Seconda guerra mondiale.



Tu regere imperio populos romane memento hae tibi erunt artes / Pacisque imponere morem parcere subiectis et debellare superbos. «Tu, o romano, ricordati di dominare i popoli perché queste saranno le tue arti, di imporre le norme della pace, di risparmiare i sottomessi e debellare i superbi». Questa citazione, tratta dal canto VI dell’Eneide di Virgilio, si trova smezzata sulle facciate dei palazzi I.N.A. sul lato nord di piazza della Vittoria. Si tratta di una chiara espressione delle aspirazioni imperialiste del Fascismo che, negli anni in cui furono costruiti i palazzi, stava conducendo una sanguinosa guerra di conquista nell’Africa nordorientale.
Fontana dedicata al fiume Adige. Progettata da Paolo Rossi de Paoli, si trova sulla facciata del palazzo I.N.A. che costeggia il parco sul lato nord di piazza della Vittoria. La figura allegorica maschile rappresenta l’Adige. Egli tiene in braccio una rigogliosa cornucopia che allude alla ricchezza e all’abbondanza delle sue acque. L’aquila ai suoi piedi s’ispira invece alla mitologia classica e, trattandosi di un simbolo imperiale di Roma antica, anche il Fascismo l’aveva adottata come figura araldica.

Istituto Nazionale (Fascista) di Previdenza Sociale (I.N.F.P.S.). Dal 1933 al 1943 si occupava del sistema pensionistico dell’Italia fascista. Il palazzo, progettato sempre da Paolo Rossi de Paoli, fu terminato nel 1937 e occupa tutto il lato ovest di piazza della Vittoria. Dal 1939, al piano terra dell’edificio si trova la storica Libreria Cappelli tuttora esistente. La facciata dello stesso palazzo reca inoltre un grande rilievo (v. riquadro alla lettera M) e una balconata che in epoca fascista fungeva da arengario.
La «F» della scritta è stata rimossa dopo il 1945.
Agli atesini caduti per l’impero / Roma riconoscente anno XVI E.F. Basamento della cosiddetta «colonna romana» donata dalla capitale alla città di Bolzano nel 1938. La sigla «E.F.» sta per la cosiddetta «era fascista» iniziata nel 1922 con la «marcia su Roma». L’anno XVI (16) si riferisce dunque al 1938. La colonna è stata collocata nel parco di piazza della Vittoria in ricordo dei soldati altoatesini caduti nella guerra civile spagnola e durante la conquista delle colonie africane. Sui lati restanti del basamento si leggono i nomi di altri tre campi di battaglia dell’epoca: Spagna, Libia e Africa orientale.

Rilievo dell’Italia turrita. Nel sottarco che da piazza della Vittoria conduce in via Padre Reginaldo Giuliani, si trovano due rilievi dell’artista Livia Papini, moglie del noto storico d’arte Roberto Papini. Il centro dell’opera è occupato dalla figura allegorica dell’Italia turrita il cui capo è cinto – appunto – da una corona muraria. Questa particolare iconografia risale all’epoca romana, ma ebbe la sua massima diffusione durante il Risorgimento come figura simbolo di un’Italia unita e vittoriosa. Qui la giovane donna coronata porta in braccio un fascio littorio e, con passo deciso, si avvia verso i due uomini sul lato destro della scena. Davanti a una bandiera sventolante, un uomo sta alzando il pugno contro un altro che, coprendosi il volto con la mano, giace a terra intimorito di fronte alla presunta superiorità militare del Fascismo. La famiglia raffigurata sul lato sinistro del rilievo è invece caratterizzata dalla presenza di un albero frondoso. Questo, e il fatto che l’uomo abbia un badile, identifica i tre come una famiglia di agricoltori. Stando a quanto trasmesso dal rilievo, il Fascismo avrebbe dunque giovato a tutti i ceti sociali, riunendo sotto il segno del fascio littorio sia chi lavora per sostentare la patria, sia chi combatte per difenderla dai nemici esterni e interni. Con ciò l’opera ricalca la locuzione mussoliniana secondo la quale «è l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende».




Istituto Nazionale delle Assicurazioni (I.N.A.). Questi rilievi si trovano sulla facciata dell’ultimo palazzo I.N.A. costruito in piazza della Vittoria nel 1940 su progetto dell’architetto Michele Busiri-Vici. Le api, le spighe di grano e le navi, oltre a simboleggiare la ricchezza dell’Italia fascista, alludono anche alla funzione previdenziale svolta dai diversi uffici d’assistenza sociale riuniti sotto la sigla I.N.A. Prima degli anni Venti, in Italia non esisteva un sistema assistenziale gestito a livello statale. Il Fascismo introdusse perciò una serie di enti minori come, per esempio, l’I.N.F.P.S. o l’I.N.F.A.I.L. (Istituto Nazionale Fascista per l’Assicurazione Contro gli Infortuni sul Lavoro) i cui uffici furono riuniti nei grandi palazzi I.N.A.


Rilievo dell’Italia turrita in Africa. Il secondo rilievo nel sottarco tra piazza della Vittoria e via Padre Reginaldo Giuliani (che fu un religioso e militare italiano caduto durante la Guerra d’Etiopia) ci mostra nuovamente la figura allegorica dell’Italia turrita. In questo caso è però caratterizzata da uno scudo e una grande spada che la identificano come un’Italia guerriera che si accinge a difendere i suoi sudditi e a debellare i nemici (le citazioni alle lettere «C» e «D» si trovano sulla facciata dello stesso edificio come i due rilievi).

Il leitmotiv della scena si rivela osservando meglio lo sfondo che ci mostra, assieme a un grande cactus desertico, la stele di Axum trafugata come bottino di guerra dall’Italia fascista durante la Guerra d’Etiopia per poi essere ricostruita a Roma nel 1937 (l’enorme reperto fu restituito alla città etiope di Axum solamente nel 2008). Anche la fisionomia africana dei volti delle quattro persone che circondano l’Italia ci svela che il rilievo nasce per celebrare le imprese belliche dell’Italia fascista sul corno d’Africa. Soggiogati dalla superiorità militare dell’Italia, rappresentata dalle armi e dalla bomba collocati ai piedi dell’Italia, la popolazione si vede costretta a prostrarsi umilmente davanti a essa. Nessuna delle figure è infatti raffigurata in piedi. Nonostante ciò, le donne sulla destra stanno riempiendo scodelle, giare e sacchi con il grano appena raccolto.

In questo modo, il Fascismo voleva rendere l’illusione di una presunta armonia e prosperità economica tra i popoli africani “civilizzati” grazie all’intervento fascista.

Rilievo dei mestieri. Sulla facciata del palazzo I.N.F.P.S., sopra l’arengario, si trova questo grande rilievo dello scultore Corrado Vigni. L’opera raffigura i benefici di cui si gioverebbe l’Italia dopo la sua vittoria nella Prima guerra mondiale e, soprattutto, dopo l’ascesa al potere di Mussolini. Per questo motivo all’estremità destra del rilievo una figura angelica sta incoronando la personificazione della Vittoria che, vestita all’antica e con una ricca cornucopia, guarda fisso l’osservatore. Vigni scolpì, da sinistra verso destra, dei muratori al lavoro, un agricoltore che sta arando il suo campo con due buoi, alcuni artigiani attorno a un’incudine, un soldato armato e due uomini africani di cui uno è legato a un albero. Quest’ultimo sta per essere slegato dal suo compagno, un’immagine che intende idealizzare l’abolizione della schiavitù in Etiopia sancita da un provvedimento regio di Vittorio Emanuele III nel 1935. La sanguinosa conquista delle colonie africane e la brutalità degli amministratori fascisti in Africa sono qui dunque presentati come un clemente atto di liberazione delle popolazioni indigene. Il tema principale di questo rilievo è dunque di nuovo l’idealizzazione dell’Italia fascista che, grazie alle sue imprese belliche, avrebbe permesso di vivere e di lavorare in un presunto clima di serenità e pace non solamente a tutti gli italiani, ma anche alle popolazioni delle colonie.


Istituto Nazionale delle Assicurazioni (I.N.A.). Questa iscrizione si trova all’interno del sottarco che da piazza della Vittoria conduce in via Padre Reginaldo Giuliani. Anche questi edifici in origine ospitavano gli uffici dell’I.N.A.
