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Le forme del bere e altre che sanno di vino, ispirate alla mitologia ellenica, all’eros, alla religione, alla politica

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Comune di Brescia

Monticelli Brusati

IN COLL ABOR A ZIONE CON Fabio Gardoni


Testi di M AURIZIO BERNARDELLI CURUZ

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e UMBERTO GAVINELLI &ULWLFR G¡DUWH

CON LA COLLABORAZIONE DI ROSA LARDELLI (coordinamento espositivo) MARINA TAGLIAFERRI (ufďŹ cio stampa) MASSIMILIANO GANDOSSI (comunicazione Tenute La Montina) RINALDO CAPRA (fotograďŹ a) UN GRAZIE SPECIALE A Giovanni Bernocco, Angelo Del Bono, Pamela Giaroli, Franco Lecchi, Enrica Magnolini, Giacomo Mazzoleni, Antonio Morzenti, Ugo Nappi, Fabio Poli, Donatella Possamai, Tiziano Reguzzi, Guido Sabadin, Giuseppe Sampaolo STAMPATO IN ITALIA dalle GraďŹ che Luvriti di Provaglio d’Iseo (Bs)



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ulla parete, sopra il caminetto del nostro ufficio di presidenza, campeggia una retrotela di Paolo Menon dal titolo «Questo non è un abate» QHOOD IRWR TXL VRSUD con cui l’artista omaggia sia la genialità enologica di Dom Pérignon sia il surreale titolo-rebus «Ceci n’est pas une pipe» del celebre dipinto magrittiano. Ai lati della retrotela i ritratti pittorici dei fondatori delle Tenute La Montina: non per caso. Pensiamo, infatti, che l’omaggio di Menon al genio delle bollicine francesi, meritasse un posto d’onore nella nostra azienda franciacortina per ricordarci quotidianamente che c’è sempre da imparare da chi ha più esperienza di noi per migliorare

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le qualitĂ del vino e accrescere i saperi. Un monito d’arte viviďŹ cante. E’ pertanto con sincera amicizia e gratitudine che vogliamo dedicare gli spazi espositivi del 0XVHR G¡DUWH FRQWHPSRUDQHD 5HPR %LDQFR LQ )UDQFLDFRUWD alla personale di Paolo Menon, arteďŹ ce della nostra nuova immagine e autore della nuova bottiglia con cui celebriamo quest’anno il Ventennale (19902010) delle Tenute La Montina. Il titolo in greco antico della mostra, ÂŤOinòdesÂť – ÂŤche sa di vinoÂť –, la dice lunga sui contenuti scultorei che richiamano i personaggi della mitologia ellenica, le politiche legate al bere, gli oggetti liturgici per il culto cristiano e, dulcis in fundo, i piaceri dell’eros sollecitato dal vino buono. Tanti motivi per un percorso conoscitivo e ricognitivo davvero originale, dedicato al pubblico, a tutto il pubblico che apprezza il Franciacorta e che onora quotidianamente con le sue visite la nostra Cantina; un percorso dedicato agli artisti, alle personalitĂ del mondo scientiďŹ co e culturale, politico e religioso che amano la bellezza e le bellezze del nostro territorio.

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è un’eco di antichi canti diretti dai tirsi; c’è la danza della vite, avviluppata al cuore delle opere di Paolo Menon; un’eco lontana di valli silenti, di passi nel bosco, e ďŹ le di baccanti che percorrono il crinale di un monte, lievi, col volto arrossatto, le l manii candide, i pepli che ondeggiano al vento. E’ un’aria d’altro luogo, che svela l’archetipo del motore del mondo, il suo meccanismo di carne, di terra, di vino e di sole nel crogiolo della perpetuazione dell’Essere. Le tele scultoree dell’artista hanno la forza dirompente di una punta d’oro lanciata vigorosamente da un braccio eroico per lacerare il velo del mo6WHOH DOWRULOLHYL H UHWURWHOH VXO PLWR GLRQLVLDFR LQ ELVTXLW GL SRUFHOODQD OHJQL VXJKHUL H PDWHULDOL FRPSRVLWL SDWLQDWL

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derno, per condurre lo spettatore non tanto nel cuore enoico del mondo, ma al cospetto dell’Es dell’universo, nel gorgo del desiderio istintivo, in cui sobbolle la continuitĂ del mondo stesso, in cui avvengono metamorfosi ovidiane. SicchĂŠ è possibile immaginare, grazie alla suggestione indotta dalle composizioni, a quel suo pulsare vivido, profondo; quel movimento dell’otre sul carro del suscitator de’ vini, quell’ondeggiare che diviene danza e movimento pelvico. Propiziatore di dolci connubi – 6LQH %DFFKR H &HUHUH IULJHW 9HQXV, senza vino e senza pane neppure la potentissima Venere è in grado di accendere il fuoco dell’amore – Bacco-Dioniso è dotato di $ GHVWUD FORVH XS VXOOH HVSUHVVLRQL GL SHUVRQDJJL GHO Š'LEDWWLWR VXL %DFFDQDOL DEROLWL D& ² G& ÂŞ LQVWDOOD]LRQH DOOH SDJLQH H 6RSUD ÂŤIl Crepuscolo delle BaccantiÂť SDOD OLJQHD DVVHPEODJJLR GL WHUUDFRWWD WUDOFL VXJKHUR H PDWHULDOH FRPSRVLWR SDWLQD EURQ]HD [ FP

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una ďŹ amma che non si spegne perchĂŠ è essa stessa liquido e fuoco. Menon è un artista dotato di un ampio retroterra-intellettuale, che risulta ben evidente nella geograďŹ a delle proprie realizzazioni espressive. E’ ben chiara la sua frequentazione dell’archetipo, il viaggio condotto accanto al giovane dissennato creatore dei vini e delle delizie; e la conoscenza – letteraria, ďŹ losoďŹ ca, mitica – di quella euforia lieve e gioiosa provocata dalla coppa rituale, che l’artista piega, torce, quanto pampini voraci, attorno alle proprie opere, che si materializzano come teatrini nel retro della tela. Ecco lo svelarsi dell’arcano, dell’angolo oscuro. Menon coglie Dioniso nell’alteritĂ , nell’altra faccia del mondo, al di lĂ della coperta apollinea. Al di lĂ della facciata scontata delle apparenze. Un lato nascosto – il retro – sul quale si avvinghiano la vera pulsione e la vera passione. Un risultato al quale l’artista perviene dopo un lungo periodo di ricerca e di $ VLQLVWUD ÂŤPortatore enoicoÂť EURQ]R FHUD SHUVD K [ FP


contestualizzazione del mito, del suo apparire e scomparire, come un filo rosso di sangue e di vino, nella cultura dell’occidente, fino a lambire il cristianesimo che celebra il sacrificio attraverso i due elementi collegati. L’opera di Menon diviene allora un coinvolgente viaggio in una sacralità che preesiste al mondo e che si muove con i passi felpati della pantera di Dioniso. Vita, morte e mistero. Con grande equilibrio dei volumi e indubbie capacità compositive, l’artista ci conduce in luoghi lontani nel tempo e nello spazio, che riconosciamo comunque come lacerti di paesaggi mitici dissepolti dalla memoria collettiva, risvegliando in noi un senso di contemplazione estatica al cospetto di una sacralità così vigorosa – eppure nascosta – che può indurre persino un senso di panico. Ma il corpus delle realizzazioni dell’artista s’irrora in modo compensativo di vino pulsante che sembra pervadere le tele. Un liquido che riscalda il cuore, ritempra le membra, riconferisce energia vitale. Dalle installazioni ai dipinti, dalle opere di pittura e scultura ai sacrali calici enoici, Menon dà ragione di questo slancio vitale, che egli ottiene attraverso lavorazioni rastremate e dinamiche, come stoffe mosse dalla velocità dell’incedere o da un soffio di vento che emerge dalle caverne più profonde in cui il mito canta e ruggisce. Il canto e il ruggito percorrono ogni suo lavoro, suadente e terrifico, punto d’incontro tra i misteri della vita e i misteri della morte. Fino a che il vino diviene compartecipazione alla vita eterna, il tiepido innalzarsi verso il cielo, verso l’eterno ritorno. M.B.C.

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utto sembra di bronzo nelle opere di Paolo Menon e solo il tatto può dire se simulato o di autentica lega metallica. In una piccola scultura di bronzo, Ampelo, giovane amato da Dioniso, morto sfortunatamente nel cogliere l’uva da una vite arrampicata su un olmo l regalatagli dal dio, si trasforma in vite, ed essa è ciò che rimane di lui: una delle varianti della leggenda che in un’altra versione narra, invece, della sua trasformazione in una costellazione. Il tema dei miti legati a Dioniso compare in altre opere. Queste piccole notazioni ci introducono ad alcune costanti delle opere dell’artista di cui abbiamo accennato le ekphrasis: l’oggetto usato non corrisponde piĂš alla sua funzione, o la materia non è quella che sembra o la leggenda non ha il ďŹ nale piĂš poetico, oppure tutte queste cose insieme. La simulazione del bronzo che Menon usa con perizia nella sua rafďŹ gurazione artistica ha un senso diverso da quello vero? E l’esito diverso? PerchĂŠ l’insistenza al mito? $ GHVWUD SDUWLFRODUH GHO Š6RJOLR OLWXUJLFRÂŞ ULOLHYR VX SDQQHOOR GL OHJQR [ FP SHU LO 7HPSLR GL 'LRQLVR

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Sembrano esserci degli slittamenti semantici, una visione laterale, nella riproposizione dei temi e nell’impiego stesso della materia. Paolo Menon non vuole fare dell’archeologia culturale, egli sente il bisogno di uno scostamento e quindi la sua riproposizione è differente: il mito viene ripreso non come spiegazione magica della pulsione del rapimento, ma come omaggio alla bontà della pulsione, alla sua pervasività, al desiderio di liberazione dai legacci troppo stretti del sistema psichico di autocontrollo. E dietro c’è il buonumore delle tavolate, la letteratura sul vino, il sommelier, il commercio enologico, e tante altre cose. Il linguaggio non è aulico bensì ironico, talvolta ammiccante come deve essere una riproposizione inattuale di credenze intorno al cosmo che non appartengono più alla nostra civiltà, o forse no, se rimangono celate nel nostro inconscio, come la psicologia del profondo ha teorizzato. Menon usa con perizia le tecniche del bronzo compresa la doratura dei manufatti, e produce anche opere che simulano la nobile lega. O come dice l’autore che richiamano «le patine contemporanee del realismo virtuale», un ossimoro che rappresenta bene il contemporaneo. Anche questa pratica può essere una metafora che si sovrappone ai temi mitici o, più semplicemente, che pone la domanda sul vero, il falso e l’autentico. Una piccola deriva, questa sì attuale, delle certezze granitiche di un tempo quando le cose si dividevano in soggetto e oggetto, vicino e lontano, io e l’altro, Dio e natura. La materia nella scultura non è indifferente, ne va della costituzione del suo retaggio storico. Oggi non siamo più sicuri che il reale è razionale e che l’io è padrone in casa propria. Lo sguardo ironico, trasversale, dissimulante dello

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scultore ha preso il posto della monumentalità e delle virtù geometriche che raccomandava l’Alberti all’artista. La scultura contemporanea fra le arti è quella più legata alla storia, all’ascesa e alla crisi del pensiero occidentale. Essa subisce lo sgretolarsi del rapporto con la materia che un tempo privilegiava, si interroga sulla linea di confine fisico dell’opera con il circostante, ci si accorge che non è trasparente al pensiero come la scrittura e nemmeno quanto la pittura. E’ attraversata da suggestione del passato, del resto come la vita delle persone in cui turbinano frammenti di verità e di gusto. La questione della materia utilizzata dagli artisti si intreccia con quella classica della mimesi. L’estetica è accompagnata in tutta la sua storia dal dibattito sulla possibilità di rappresentare il reale ed ora che la concezione della realtà oggettiva è in crisi, l’arte, che opera in questa incertezza ontologica, non può essere che parziale, eclettica, contraddittoria, ironica, magari piena di doppi sensi e di malintesi: se l’umanità non è coerente con se stessa e la ragione non è padrona in casa propria, l’immaginazione ha i suoi diritti di incoerenza. Se il reale non è la cosa in sé, il vero sarà ciò che esprimo, sperimento, e che pur non essendo arbitrario, è il rapporto che emerge qui ed ora. Ciò vale per tutti e passa per lo più inosservato: infatti, per il modo comune di pensare continua ad esserci qualcosa di granitico, di reale «là fuori» (H. Putnam) che si contrappone all’anima che è dentro ciascuno. Per l’artista che non accetta il dualismo e avverte il continuo relativismo del dialogo fra sé e il mondo, fa problema anche il dualismo classico di materia e

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di raffigurazione. E deve parlare per metafore e simboli e realizzare qualcosa di irreale che non esiste. Lo scrittore usa la scrittura che è un mezzo assolutamente trasparente rispetto al significato, il pittore si sforza di rendere un’idea sensoriale su un piano, ma lo scultore ha a che fare con un oggetto nello spazio. La materia che usa non è «trasparente» e fa questione essa stessa. E se il tema è controverso e la verità che emerge è quella possibile e non quella assoluta, tanto vale che la materia sia un bronzo simulato, ottenuto con materiali compositi, con i fondi screziati, che il monocromo si sostituisca al colore e che gli oggetti di scarto trovino un nuovo uso. Non ultima una piccola conseguenza quando sembra incerto la natura del materiale usato che al vedere, l’ottico da sempre privilegiato, si accompagni il toccare, l’aptico (almeno come voglia del visitatore). I materiali usati, le forme, i supporti diventano segni contraddittori che garbatamente disorientano chi li consideri nella loro sostanza e non si fermi al ritmo della composizione, alle proporzioni, ai tralci, ai grappoli, alle bottiglie, ai personaggi o agli sguardi enigmatici di alcune sue figure. Paolo Menon riproponendo alcune figure del mito in bronzo, o in una materia o con i colori che lo imitano, realizza un corto circuito, non vuole essere un antiquario ma consegnare a suo modo ciò che resta, ciò che secondo lui è ancora vivo, guardando con occhio ironico questo archivio del mondo: il paradosso è che l’archivio, che per definizione dovrebbe essere immutabile, è ogni volta ridefinito a partire dal presente e da ogni opera. U.G.

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%UHYL QRWH ELRJUDILFKH Paolo Menon nasce a Villanova del Ghebbo (Rovigo) nel 1950. E’ graphic designer e giornalista, scultore e saggista d’arte enoica. Fa parte degli artisti del 0XVHR GHOOD 3HUPDQHQWH GL 0LODQR. La sua Musa ispiratrice è attratta dal nettare di Dioniso e non ne fa mistero. Anzi, ne traccia spesso il profilo poetico e mitologico trasponendolo nella quotidianità del suo poliedrico lavoro. E’ invitato a presentare i suoi studi di grafica nel 1972 alla prima Biennale d’Arte pubblicitaria di Roma. Espone le sue prime tele alla *DOOHULD /D &RQFD di Milano nel 1976 e nel 2004 alcune «retrotele con tecnica dichiaratamente dadaista» alla Columbia University di New York dove presenta inoltre i suoi due volumi 3HU YLQR H SHU VHJQR ² /H SL EHOOH HWLFKHWWH G·DXWRUH YHVWRQR LO YLQR LWDOLDQR per i tipi del Centro Diffusione Arte di Milano. «Ma il dadaismo di Menon», scrive Martina Corgnati, «non è corrosivo come quello di Tzarà e colleghi, piuttosto è sorgente di eleganza ed elasticità». Con la personale 'HL 7LUVL GLYLQL ² 5LOLHYL GL OXFH EURQ]HD QHO WHPSLR RQLULFR GL 'LRQLVR di Valdobbiadene (Treviso) nel 2006, Menon ripropone alcune figure del mito enoico in bronzo o simulandolo con «patine contemporanee di realismi virtuali» su terESPOSIZIONI. 2010, «Seven: la Gola», Mostra collettiva internazionale d’arte contemporanea, patrocinata dal Parlamento Europeo, Regione Campania, Provincia di Napoli, Ordine degli Architetti paesaggisti e conservatori, Villa Vannucchi, San Giorgio a Cremano, Napoli 2010, «Human Rights?», II Rassegna internazionale d’arte contemporanea curata da Roberto Ronca per il Consiglio d’Europa e Amnesty International, Fondazione Opera Campana dei Caduti Rovereto (Tn) 2010, «Mito, realtà e sogno», collettiva, Galleria Arte Reale, Milano 2009, «Il bello di Bacco», workshop con esposizione di alcune sculture di Menon pubblicate nell’omonimo libro dello stesso autore, Expo Mittelschool, Trieste 2009, «TappoPerBacco», esposizione itinerante, a cura di Ar-

tePerBacco, Valdobbiadene (Tv) 2009, «Pet Therapy, Una zampa, una vera mano», collettiva, Galleria Arte Reale, Milano 2009, «Premio Crossing the Bridge ArtFestival 09», Galleria d’Arte Tortona Creativity, Milano 2009, «Small Art, Big punch in a small package», collettiva, Studio Iroko, Milano 2008, «Paolo Menon, Dioniso, Ampelo, Ebe e Cristo», personale, Museo d’Arte Contemporanea Remo Bianco in Franciacorta, Monticelli Brusati (Bs) 2008, «Premio Freud», Art&fortE, Palazzo comunale di Lavarone (Tn) 2008, «TappoPerBacco», mostra itinerante, XLII Vinitaly, Verona, a cura di ArtePerBacco 2008, «Paolo Menon, L’età del bronzo», V incontro d’arte, personale, Tenuta La Costa, Perego (Lc) 2008, «Paolo Menon, Dei Tirsi divini in Friuli Venezia

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racotta e su supporti polimaterici provocando un ÂŤgarbato disorientamento in chi li consideri nella loro sostanza o non si fermi al ritmo della composizioneÂť, come osserva Umberto Gavinelli. Menon è giornalista professionista dal 1982, quindi Art director di prestigiosi settimanali e mensili degli anni Ottanta. Decine di progetti graďŹ ci portano la sua ďŹ rma negli anni Novanta. Fonda e dirige periodici di nicchia (equitazione, life style e vita in campagna) ÂŤcon l’eleganza graďŹ caÂť, a detta degli esperti di settore, ÂŤe l’originalitĂ di un maestro della comunicazione visiva che gli sono proprieÂť. Dopo aver viaggiato l’Europa, i Paesi Arabi e importanti cittĂ degli Stati Uniti, nel 1990 si trasferisce da Milano a Perego, in alta Brianza, dove attualmente risiede e lavora. Hanno scritto di lui i critici d’arte: Martina Corgnati, Marina Mojana, Giorgio Falossi, Umberto Gavinelli, Luciano Caprile, Maurizio Bernardelli Curuz, il ďŹ losofo delle religioni Gaspare Mura, il ďŹ losofo-artista Mario Borgese, oltre a personaggi della cultura, scrittori e noti giornalisti del &RUULHUH GHOOD 6HUD /D 5HSXEEOLFD /D 6WDPSD ,O *LRUQDOH ,O 6ROH 2UH $YYHQLUH ,O *D]]HWWLQR ,O 0HVVDJJHUR 9HQHWR ,O &RUULHUH GHO 9HQHWR ,O 3LFFROR ( 3ROLV ,O %UHVFLD e altre autorevoli ďŹ rme dei periodici mensili e settimanali, radio e televisioni nazionali e website. GiuliaÂť, personale, Palazzo dei Provveditori Veneti, Gradisca d’Isonzo (Go) Â? 2008, ÂŤEs/Autoritratto psicologico tra realtĂ e metaforaÂť, collettiva, a cura di Art&fortE, Spazioeventi Mondadori, San Marco, Venezia Â? 2008, ÂŤLe retrotele di Paolo Menon, da Per vino e per segnoÂť, personale, Mia Rimini, Rimini Â? 2008, ÂŤArt workshop Prosecco e tappi d’artistaÂť, collettiva, Loggia del Municipio, Valdobbiadene (Treviso) ArtePerBacco, Conegliano (Treviso) Â? 2007, ÂŤPaolo Menon, Cromia e tridimensionalitĂ enoicheÂť, personale, Museo d’Arte Contemporanea Remo Bianco in Franciacorta, Monticelli Brusati (Brescia) Â? 2007, ÂŤPaolo Menon, Luci bronzee sull’arteÂť, personale, Incontri d’arte, Tenute La Costa, Perego (Lecco) Â? 2007, ÂŤArte in cantina tra botti e Vini della PaceÂť, collet-

tiva, Cantina Produttori Cormòns (Gorizia) Â? 2006, ÂŤPaolo Menon, Dei Tirsi divini (Rilievi di luce bronzea nel tempio onirico di Dioniso)Âť, personale, Villa dei Cedri, Valdobbiadene (Tv) Â? 2006, ÂŤSorsi divini (20 retrotele di Paolo Menon per i 20 anni dei Vini della Pace)Âť, personale, Hotel Savoy, Grado (Go) Â? 2005. ÂŤX CivitasÂť, su invito di ArtCo per Planet Life Economy Foundation, collettiva, Padova Â? 2005, Galleria Forum Spumanti d’Italia, collettiva, Villa dei Cedri, Valdobbiadene (Tv) Â? 2007-2005, ÂŤMenon e Bacco a cenaÂť, personale, L’Albero delle Noci, Vimercate (Mi) Â? 2005-2004, ÂŤPaolo Menon, Per vino e per segnoÂť, personale, Museo d’Arte Contemporanea Remo Bianco in Franciacorta, Monticelli Brusati (Bs) Â? 2004, ÂŤMade in Italy Innovation Expo 2004Âť, collettiva,

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6WXGLR 3(5(*2 /HFFR 9LD 7ULHVWH ² ,WDO\ WHO ² ZZZ SDRORPHQRQ FRP LQIR#SDRORPHQRQ LW Westchester County Center, N.Y. (Usa) Â? 2004, ÂŤPer vino e per segnoÂť, esposizione delle retrotele e presentazione dei due volumi omonimi, Columbia University, New York (Usa) Â? 2004, ÂŤPaolo Menon, Artisti in bottigliaÂť, personale, L’Albereta, Erbusco (Bs) Â? 2004, ÂŤIncontro d’arte con Paolo MenonÂť, personale, Tenute La Costa, Perego (Lc) Â? 2003, ÂŤPer vino e per segno di Paolo MenonÂť, personale, Castello Rechtenthal, Termeno (Bz) Â? 2003, ÂŤPaolo Menon, Per vino e per segnoÂť, personale, Palazzo Coin, St-Art, Milano Â? 2002, ÂŤPaolo Menon, Per vino e per segnoÂť, collettiva, Palazzo Callori, Vignale Monferrato (Al) Â? 1986, ScenograďŹ a e direzione artistica della SďŹ lata Dellera, Teatro Lirico di Milano, X anniversario Lions Club Milano-Brera Â? *UDSKLF GHVLJQHU DUW GLUHFWRU H GLUHWWRUH GL SHULRGLFL LWDOLDQL Â? 1978, ÂŤMestieri d’arte: monili in porcellana e oro di Paolo MenonÂť, personale, Gioielleria Mega, Milano Â? 1977, ÂŤMilano ‘77Âť, collettiva, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci, Milano Â? 1976, Galleria d’Arte La Conca, collettiva, Milano Â? 1975, ÂŤGran Premio della StampaÂť, mostra internaz. di pittura, Palazzo del Turismo, Milano Â? *UDSKLF DQG IDVKLRQ GHVLJQHU Â? 1972, Prima ÂŤBiennale di Arte pubblicitariaÂť, Palazzo Eur Roma, su invito di Irene Cova, Milano. LIBRI PUBBLICATI. 2009, ÂŤIl bello di Bacco, Appunti di viaggio nelle eleganti terre enoiche dell’arteÂť, Edizioni Centro Diffusione Arte, Milano Â? 2008, ÂŤIl

Vino della PaceÂť (coautore), Edizioni Vino della Pace, Cormòns (Go) Â? 2006, ÂŤDei Tirsi divini, Rilievi di luce bronzea nel tempio onirico di DionisoÂť (catalogo d’arte), Edizioni Altamarca, Valdobbiadene (Tv) Â? 2004, ÂŤPer vino e per segno, Le piĂš belle etichette d’autore vestono il vino italianoÂť (Vol. 2), Edizioni CDArte, Milano Â? 2003, ÂŤPer vino e per segno, Le piĂš belle etichette d’autore vestono il vino italianoÂť (Vol. 1), Edizioni CDArte, Milano Â? 1989. ÂŤBreviarium ad usum equitumÂť (Diario del cavaliere), Edizioni Ad Hoc, Milano Â? 1979, ÂŤConcetto visualeÂť (Nove tavole graďŹ che illustrano alcuni brani tratti dalla prima enciclica 5HGHPSWRU KRPLQLV di Papa Giovanni Paolo II, stampato in proprio, edizione limitata. PREMI E RICONOSCIMENTI RECENTI. 2010, Membro della 6RFLHWj SHU OH %HOOH $UWL HG (VSRVL]LRQH 3HUPDQHQWH di Milano Â? 2008, *UDQ 3UHPLR 1Rq, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (Go) Â? 2006, 2QRUL ILFHQ]D FLWWDGLQD DOOD &XOWXUD di Valdobbiadene (Tv) Â? 2005, Finalista del Premio letterario OLEUL GD JXVWD UH, Associazione Culturale Ca dj’ Amis, La Morra (Cn) Â? 2005, Finalista del Premio letterario %DQFDUHO¡9LQR di Mulazzo (Ms) Â? 2004, 3UHPLR *LRUQDOLVWLFR %HOODYL VWD )UDQFLDFRUWD GHO 9HQWHQQDOH, Erbusco (Bs) Â? 2004, )DWWRULD 3DUDGLVR ,QWHUQDWLRQDO $ZDUGV, Bertinoro (FC) Â? 2004, Finalista del Premio letterario %DQFD UHO¡9LQR di Mulazzo (Ms).




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