NR.25 STANZE

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sintetizzare un veleno letale tipo cianuro. Io ero più mite. Glielo sconsigliai. Bastava un potente lassativo. Ma della bottiglia di latte dove avevamo disciolto dieci bustine di LAXMAX non si ebbero più notizie: scomparve anch’essa come se niente fosse. Intanto a Parigi arrivò l’inverno. Le temperature oscillavano tra i 0 e 3°. Il mio davanzale divenne il mio frigorifero. Pensavo fosse un colpo di genio. Non avevo fatto i conti con un altro tipo di ladri: i piccioni parigini, brutti, grossi e neri e con gli occhietti lucenti di cattiveria. Non piccioni ma mutanti svolazzanti, che appena distoglievo l’attenzione dal mio davanzale, venivano a becchettare le mie provviste. Non avevo detto la mia ultima parola. Ricordandomi della mia infanzia contadina, costruii un minispaventapasseri in cartone e carta d’alluminio, con tanto di occhi bucati e sorriso inquietante. Non fece né caldo né freddo ai piccioni, ma spaventò tutti quelli che entravano nella mia stanza, convinti oramai che io fossi un eccentrico. Era quasi Natale e mi rassegnai a nutrirmi solo di cibo in scatola, biscotti, pasta, e latte disidratato, sognando quanto mi sarei abbuffato al Café de Flore. Faceva un freddo cane. Per fortuna il riscaldamento era acceso al massimo. Ma la notte veniva spento. Lo riaccendevano alle sette di mattina. Prima di quell’ora, il mondo poteva anche crollare: io non mi muovevo dal letto. Lo lasciavo solo alle sette e tre in punto, quando nella camera c’era un bel tepore. Alle sette e quattro, la stanza diventava un forno: i vetri si appannavano e cominciavano a gocciolare. Faceva così caldo che restavo tutto nudo. D’altronde non avevo più mutande. E intanto i vetri gocciolavano… Tutti i miei compiti erano inzuppati. Alla fine, impegnato com’ero nella vita in studentato, non mi venne nessuna grande idea filosofica. E come me lo pagavo, allora, il caffè a quattro euro? Alla fine del corridoio buio e pieno di secchi d’acqua piovana, vedevo la Sala luccicante e dorata del Café de Flore avvolta dalla nebbiolina. Avanzavo inciampando nei secchi. Era solo la cucina comune. Mezzo addormentato, scaldai l’acqua per un caffè solubile. Entrò la mia amica. Bevemmo insieme il caffè disidratato. Era buonissimo.

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