Netsuke - n. 19 - Giugno 2011

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Netsuke

La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com info@lagalliavola.com


Cari Amici, siamo felici di raggiungervi, ancora una volta, con un nuovo numero del nostro Bollettino Netsuke. Da poche settimane abbiamo terminato il restyling del nostro sito info@lagalliavola.com, ora arricchito da una veste più moderna e da una nuova gamma di servizi. I visitatori potranno godere di un migliore accesso e una visione sicuramente più completa e dettagliata degli oggetti in rete, in particolar modo dei netsuke. All’interno di questo numero del Bollettino troverete ulteriori dettagli e l’invito a visitarlo. Il Bollettino si apre questa volta con un reportage della nostra simpatica amica fiorentina Bettina Schindler che, in occasione di una sua visita di lavoro al Museo di Arte Orientale di Venezia, ci introduce all’interno degli spazi espositivi di Ca’ Pesaro, invitandoci a meglio conoscere ed apprezzare questa importante realtà italiana che, con i suoi oltre 36.000 pezzi di arte orientale, meriterebbe maggior interesse da parte del pubblico e forse anche un migliore risalto dagli parte degli enti culturali preposti… Vogliamo quindi ringraziare in questo spazio la Direzione del Museo per averci dato la possibilità di pubblicare le immagini di alcuni netsuke, a corredo dell’articolo. A seguire abbiamo selezionato, all’interno della collezione della Galleria, alcuni netsuke che rappresentano diverse attività dell’antico Giappone. L’articolo si sviluppa tra le notizie storiche, che ci raccontano la loro genesi, e gli aspetti più curiosi di alcune di esse. È con vero piacere che per la prima volta annoveriamo tra i nostri collaboratori un giovane membro dell’International Netsuke Society, sezione europea (Euronetsuke): Mr. Aykin Senkul. Suo è l’interessantissimo articolo che ha come scopo di farci conoscere il modo, invero molto inusuale, di visitare un Museo, proposto dal Pitt Rivers Museum di Oxford. Gli ambienti sono appositamente poco illuminati ed i visitatori sono dotati di una torcia elettrica con la quale esaminano, di volta in volta, i pezzi. Lo ringraziamo e ci auguriamo che possano seguire altri suoi preziosissimi contributi. Il Bollettino si conclude, come di consueto, con il nostro commento sulle aste di Bonhams a New York e di Piasa a Parigi, che si sono svolte nei mesi scorsi. Lasciandovi quindi ad una, speriamo, piacevole lettura, vi auguriamo le più serene e felici vacanze, in attesa di ritrovarci in autunno con nuovi eventi, tra i quali la seconda edizione del Milano Netsuke Meeting. Roberto Gaggianesi

hanno collaborato a questo numero: CARLA GAGGIANeSI - ROBeRtO GAGGIANeSI - ILARIA LOMBARDI - ANNA ROSSI GuzzettI - BettINA SChINDLeR - AYkIN SeNkuL Fotolito e stampa: Grafiche San Patrignano - Ospedaletto di Coriano - Rimini In copertina e ultima di copertina: Olandese con cane, avorio, seconda metà del secolo XVIII, H mm 91, firmato Masahiro di Kyoto. Appartenenze registrate: BeRheNS, I vol., n. 853, tav. XVII. VIttORIO eSkeNAzI, Illustrato e commentato da F. Meinertzhagen, vol I, p. 412: Masahiro di kyoto, Scuola di Masanao e tomotada: I lavori giunti a noi di Masahiro sono di grande scuola e molto rari, come questo olandese con il suo cane.


Una visita al Museo di Arte Orientale di Ca’ Pesaro a Venezia di Bettina Schindler Il Museo di Arte Orientale di Ca’ Pesaro a Venezia, comprendeva originariamente la collezione privata di Enrico di Borbone, conte di Bardi, raccolta che venne a costituirsi nei suoi circa 30.000 pezzi a seguito dei viaggi del conte in Estremo Oriente negli anni tra il 1887 e il 1889. Conservata dapprima a Palazzo Vendramin Calergi, residenza del conte e dove quest’ultimo voleva che fosse allestita un’esposizione permanente, dopo la sua morte la collezione fu venduta per mano di un antiquario viennese, per poi essere restituita all’Italia dopo la prima guerra mondiale, in riparazione ai danni di guerra. Dal 1928, a seguito di un accordo tra Venezia e lo Stato, la collezione di oggetti d’arte orientale è custodita all’interno di Ca’ Pesaro, l’antico palazzo voluto da Leonardo Pesaro, Procuratore di San Marco, e progettato da Baldassarre Longhena (1598-1692), massimo architetto del barocco veneziano, già ideatore di Ca’ Rezzonico. Terminato, a causa della morte del Longhena, da Gian Antonio Gaspari nel 1710, il grandioso palazzo figura come un compendio di sontuosità e armonia, a partire dalla meravigliosa facciata, che si specchia nel Canal Grande, per giungere fino al regale androne, in perenne contrasto cromatico con la luminosa armonia del cortile. All’interno di questo contesto sfarzoso, al terzo piano, è possibile ammirare una delle più importanti collezioni mondiali di arte giapponese del Periodo Edo (1603-1868), una raccolta che, ad oggi, comprenderebbe circa 36.000 oggetti d’arte tra lacche, porcellane, pugnali, avori, imponenti armature e katane ancora racchiuse nei loro foderi originali. Una tappa obbligatoria per tutti gli appassionati e gli studiosi di arte Orientale, e anche per chi, di questa, è Museo di Arte Orientale Ca' Pesaro chiamato ad occuparsi... www.arteorientale.org

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Nell’Autunno del 2010 sono stata invitata a Venezia per un sopralluogo dalla Direzione del Museo di Arte Orientale, nella persona della Dott.ssa Fiorella Spadavecchia. L’arrivare con “l’immancabile” acqua alta è stata per me una nuova esperienza, vissuta con disinvoltura grazie ai provvidenziali stivali portati appresso. La Dott.ssa Spadavecchia mi porta nella bellissima Ca’ Pesaro, sede della Galleria Internazionale d’Arte Moderna e del Museo di Arte Orientale. Scopro di trovarmi in uno dei Palazzi della Fondazione Musei Civici di Venezia, ospite di una delle gallerie del Polo Museale Veneziano; è un aspetto insolito e inatteso. Netsuke, topo, legno, firmato Masanao, 1850 ca. L’attraversamento dell’atrio di Ca’ Pesaro con sguarVenezia, Museo di Arte Orientale. di fuggitivi verso sculture di arte moderna immerse nel contesto dell’architettura seicentesca è sicuramente più emozionante che entrare al Centre Pompidou. Purtroppo, però, non è previsto del tempo per soffermarsi alle modernità, dal momento che la gentilissima e ospitale Dott.ssa Spadavecchia è impaziente di farmi vedere il suo museo, ai piani superiori… E ha sicuramente ragione la Direttrice a voler accelerare i nostri tempi: un’altra sorpresa mi attende, infatti, nello scoprire una moltitudine di opere e oggetti, uno più interessante e affascinante dell’altro. Le armature dei samurai, la serie di lance e katane in bella vista lungo la scala, kimono meravigliosamente ricamati in allestimenti interessanti, le ampie sale con gli oggetti di lacca, il cui effetto sul visitatore è di assoluto stupore sia per la grande quantità che per la buona qualità di questi, e, finalmente, gli avori. Da un lato per dovere, dall’altro lato per deformazione professionale e, non ultimo per passione, mi concentro immediatamente sugli avori. Entriamo infatti nella sala ad illuminazione attenuata, relativamente piccola e scarna dal punto di vista museale, dove si trova tutta la collezione eburnea e plurimaterica, oggetto del mio sopralluogo: per prima esaminiamo insieme una grande vetrina verticale con una trentina di opere, fra cui okimono di varie grandezze, scatole lignee retNetsuke, un coniglio che si lecca una zampa, tangolari, intarsiate con avorio e altri materiali, avorio, firmato Yoshinaga, fine XVIII secolo. pissidi con coperchi, katane con impugnature e Venezia, Museo di Arte Orientale. guaine d’avorio, tutti di ottima fattura.

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Ovviamente sono impaziente di vedere anche i netsuke, conservati in una vetrina orizzontale nella stessa sala. La scarsa illuminazione impedisce un’analisi approfondita dei netsuke - effettivamente conviene portarsi appresso una pila potente per riuscire a leggere meglio i dettagli - ma, nonostante questo, riesco ad individuarne alcuni sicuramente curiosi. Infine, passando nella sala attigua, rimango attratta dall’enorme collezione delle lacche, davvero straordinarie, per concludere la mia visita imparando una bella lezione a proposito di illustrazioni tecnicodidattiche, in un’altra stanza del Museo. Tirando le somme della giorna- Netsuke, acrobata, avorio, anonimo, periodo Edo. ta, devo assolutaVenezia, Museo di Arte Orientale. mente sottolineare quanto mi abbia colpito il grande entusiasmo della Dott.ssa Spadavecchia per il suo Museo, per i lavori di allestimento, per le idee originali di alcuni aspetti museali e per i restauri, attuati con finanziamenti faticosamente conquistati. È sicuramente da segnalare, però, la grande mancanza di un Museo che potrebbe configurarsi, di per sé, con i suoi 36.000 oggetti, di cui 17.000 in esposizione, come fonte di attrazione Netsuke, il mitico cavallo di Chōkaro, avorio, per un pubblico anonimo, periodo Edo, fine XVIII secolo. non solo italiaVenezia, Museo di Arte Orientale. no, ma anche internazionale. E questo neo risiede soprattutto nel suo decentramento “nelle soffitte” di un Palazzo adibito a tutt’altro scopo artistico, così da lasciare ben poca visibilità al Museo di Arte Orientale, che meriterebbe sicuramente di vedere esposta, se non tutta, almeno una larga parte della sua collezione. Raccolta che, se maggiormente nota al pubblico, sono sicura andrebbe ad essere incrementata da Netsuke, frutto con giocatori di scacchi all’interno, donazioni, che i collezionisti italiani sono sempre legno intagliato, periodo Edo, XIX secolo. Venezia, Museo di Arte Orientale. stati ben disposti ad elargire.

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Arti e mestieri nell’antico Giappone Il carver giapponese, per intagliare i suoi capolavori, attingeva con la fantasia anche al mondo che lo circondava. Sicuramente fu attratto inizialmente da quei soggetti che più lo emozionavano e che più attiravano la curiosità dei clienti: le divinità, i Sennin, i personaggi leggendari, gli animali fantastici e quelli che popolavano il mondo dello Zodiaco. In seguito, guardandosi attorno, fu attirato anche dalle comuni scene di vita che incontrava quotidianamente sulla strada e volle quindi rappresentare le arti e i mestieri del suo tempo. Citeremo e mostreremo alcune “scene di vita” tra le più conosciute, utilizzando i netsuke che abbiamo a disposizione nella collezione della Galleria. Durante il periodo Edo (1603-1868), alla fine del XVII secolo, la Figura 1 società giapponese, seguendo i precetti del Confucianesimo cinese, iniziò a configurarsi in quattro classi sociali: i guerrieri, i contadini, gli artigiani, i mercanti. Alla classe dei guerrieri appartengono anche i dottori, gli scienziati, i maestri del the, soggetti non molto rappresentati all’interno del mondo dei netsuke. La seconda classe per ordine di importanza, dal momento che il loro lavoro contribuiva attivamente al sostentamento della corte e della nobiltà, era rappresentata dai contadini e comprendeva anche i pescatori. Classificati come persone del popolo (heimin), i pescatori sono spesso riconoscibili dal perizoma o dalla gonna di paglia che indossano. Il netsuke della figura n. 1 è un pescatore di awabi, in avorio tinto con inchiostro, non firmato e risalente alla fine del 1700. Le Ama erano generalmente donne, pescatrici di conchiglie, che con molta fatica si immergevano a profondità ai limiti delle possibilità umane, per staccare dalla roccia questi grandi molluschi detti “Orecchie marine” o Awabi. Un altro pescatore è rappresentato in questo netsuke in avorio della prima metà del XIX secolo, seduto su un’enorme awabi, intento a ritirare le reti di pesca (figura n. 2). Il netsuke in questione viene a colorarsi di un significato simbolico, sottolineando così la dicotomia tra la realtà, raffigurata nella piccola scultura, e l’allegoria dell’esistenza: il pescatore (l’amante) tratterrebbe con tutte le sue forze la conchiglia (la donna) attraverso Figura 2 6


la rete, simboleggiando così un amore, platonico o meno, da cui l’uomo non vuole assolutamente allontanarsi. Gli artigiani e i mercanti sono raggruppati insieme come “gente di città” (chonin) ed essendo loro i principali acquirenti di netsuke, è quindi naturale che motivi della loro vita quotidiana costituissero una buona parte dell’iconografia dei netsuke. Ancora in epoca moderna esisteva nella vecchia Tokyo una piccola strada interamente occupata da ammaestratori di scimmie (Saru Mawashi), solitamente bertucce, che fin dall’antichità servivano ad intrattenere e divertire non solo i Figura 3 bambini ma tutta la popolazione. Il netsuke in avorio, di tipo a sigillo, databile intorno alla fine del 1700, riprodotto a figura 3, rappresenta un monkey trainer intento ad accudire la sua scimmietta, seduta su di un sacco. Medesimo personaggio nella figura n. 4, un netsuke in avorio della metà del 1800 che rappresenta un altro ammaestratore, seduto su un tronco d’albero, intento a fumare la pipa, in atteggiamento d’attesa di clienti che la scimmietta al suo fianco dovrà far divertire. Alcuni di loro, inoltre, erano attori itineranti che, bussando di porta in porta durante i festeggiamenti del Nuovo Anno, facevano esibire la loro scimmia come buon augurio. La vestivano con i costumi di manzai o sambaso dancer e insegnavano alla bertuccia ad imitare le danze. Uno dei motivi della popolarità degli ammaestratori poteva rintracciarsi nell’uso tipico di travestire, camuffandole, le scimmie, così che le loro esibizioni offrissero l’opportunità di prendersi gioco della nobiltà e dei dignitari. I Saru Mawashi potevano entrare nelle residenze dei samurai, dove le scimmie, solite a spaventarne i cavalli, venivano sopportate perché divertivano i nobili guerrieri durante i festeggiamenti per il Nuovo Anno. Si dice, inoltre, che alcune spie, approfittando dell’ospitalità di cui i Saru Mawashi usufruivano, si travestissero da ammaestratori di scimmie in modo da riuscire a entrare, senza destare sospetti, nella residenza di uno shogun o di un daimyo. Figura 4 7


Figure 5, 5a

Tra gli artigiani rappresentati nei netsuke si trovano, inoltre, calzolai, cappellai, realizzatori di ventagli, intagliatori di maschere, pulitori di vetri e di specchi. Il netsuke delle figure n. 5, 5a, in avorio con inserti in pietre dure, firmato Koju, artista attivo intorno alla metà del XIX secolo, raffigura un giovane pulitore di specchi. Questi netsuke nascondono inoltre un significato recondito: si tratta della frase augurale “che il tuo cuore sia sempre puro”, suggerita dalla forma della base, che ricorda l’ideogramma “cuore”. Un altro artigiano molto rappresentato è l’intagliatore di maschere che vediamo nel piccolo okimono in avorio, seconda metà del XIX secolo, firmato Gyokumin, rappresentato insieme con le sue opere, intento a intagliare una maschera di Okame e ad esporre in vendita quella di Usofuki (figure n. 6, 6a).

Figure 6, 6a

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Soggetto molto comune sono anche le occupazioni che possono offrire un potenziale spunto comico o grottesco. I ciechi costituivano una grossa fonte d’ispirazione per le elucubrazioni mentali dei carvers del 1800. Sono usualmente rappresentati con un occhio gonfio, uno chiuso e un bernoccolo, che la tradizione giapponese voleva come segni di Figura 7 Figura 7a un primo stadio della cecità, quando la congiuntiva dell’occhio malato inizia a diventare infiammata e un grumo fuoriesce dal lato opposto della testa. Alle figure 7 e 7a, un netsuke in avorio ben patinato, dell’inizio del 1800, illustra la disavventura capitata ad un usuraio cieco che, volendo scacciare con il suo bastone una farfalla che gli si era posata sulla testa, naturalmente la manca e si provoca un bel bozzo. Il netsuke riprende il tradizionale accanimento ironico che i carvers giapponesi erano soliti dimostrare nei confronti dei ciechi e, in questo caso, anche degli usurai, mai particolarmente amati. Inoltre, grazie alla loro estrema sensibilità tattile, i ciechi spesso lavoravano come massaggiatori, come il soggetto rappresentato nel piccolo okimono in avorio, della metà dell’800, alla figura 8, dove il cieco, con molta abilità, sta massaggiando le mani di un cliente, intento alla lettura.

Figura 8

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Figura 9

Figura 9a

Lo stesso senso ironico veniva applicato anche ai cacciatori di topi, di frequente mostrati in situazioni tali da provocare un sorriso malizioso. Ecco il Cacciatore di topi, in ebano, firmato Tomochika, XIX secolo (fig. n. 9), netsuke di difficile lettura per la tipologia del materiale ma di raffinato intaglio e grande maestria nell’evidenziare i particolari (fig. n. 9a); inusuale e raramente visto è invece questo netsuke che rappresenta due cacciatori di topi, in avorio, firmato Ryokinsai, XIX secolo, ad indicare quasi una impresa familiare ante litteram (fig. n. 10).

Figura 10

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Figura 11

Infine il più classico dei netsuke di questa tipologia, non firmato, databile tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, in morbido legno di bosso giustamente consunto e patinato: il topo, salito sulle spalle del cacciatore e sfuggito così alla cattura, provoca nel malcapitato un ghigno di stizza (fig. n. 11). Molte erano, quindi, le occupazioni stravaganti, ma la più curiosa forse era quella dello “starnutitore” professionista. Il netsuke è in legno di ciliegio, la piuma con cui l’uomo si provoca lo starnuto è in avorio, la firma è Hokei, e risale al 1860 circa (fig. n. 12). La possibilità di farne una professione derivava dalla credenza giapponese che lo starnuto portasse fortuna: capitava così che gli uomini d’affari, nel recarsi agli appuntamenti di lavoro, pagassero questi “professionisti”, posti agli angoli delle strade, affinché si provocassero uno starnuto trasmettendo al committente la fortuna.

Figura 12

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Pitt Rivers Museum a Oxford di A. Senkul

All’inizio dell’anno ho passato alcuni giorni ad Oxford con Rosemary Bandini e Max Rutherston della Galleria Rutherston&Bandini, e con Finn Daley della SL Moss. Lo scorso anno, insieme ai membri europei dell’International Netsuke Society, ero stato così fortunato da riuscire a visitare l’Ashmolean Museum di Oxford, tanto bene da poterlo apprezzare completamente. Al gruppo erano stati presentati sessanta oggetti, mentre era seduto tutto attorno ad una larga scrivania all’interno dei moderni uffici del museo. In quell’occasione mi ricordo come il mio sguardo si spostasse da un oggetto all’altro nella sala, per ritornare costantemente alle pulite, ben organizzate e illuminate vetrinette all’interno dell’Ashmolean. Questa volta, però, prima di giungere all’Ashmolean scendiamo dall’autobus cittadino per fermarci al Pitt Rivers Museum of Anthropology and World Archaeology. 12


Il museo è un palazzo di media grandezza, in stile vittoriano, completo di orme di Tyrannosaurus Rex sul giardino d’ingresso…Museo più piccolo se confrontato ad altri di quel tipo, ma, in definitiva, la sua grandezza non rappresenta una delusione. All’entrata veniamo accolti immediatamente da scheletri di dinosauri preistorici e da collezioni e resti di fossili: ogni metro dell’ingresso principale esibisce qualcosa di interessante, particolare e meraviglioso. È veramente facile farsi distrarre dai principali oggetti della nostra visita! Successivamente veniamo indirizzati verso un’ampia sala a due livelli, che dà l’impressione di essere sottoposta a restauri o, comunque, fuori dall’orario di apertura. Non vi è illuminazione naturale, nessuna vetrinetta illuminata a Led, nessun lampadario e nemmeno lampade alogene. L’aria è immobile e la stanza silenziosa, debolmente illuminata da tenui punti luce che si diramano da ogni manufatto. In un angolo della grandiosa vecchia stanza, il personale distribuisce torce a molla provenienti dal negozio di souvenir del museo, ma, fortunatamente, abbiamo avuto l’accuratezza di portare con noi le nostre pile, sicuramente più adatte. Una volta spostato il raggio di luce della pila sulle affascinanti e appropriate vetrine da esposizione, scorgo due o tre netsuke e inro sparsi qua e là. Muovendomi in quella direzione, ne trovo, con sorpresa, sempre di più. E poi, finalmente, trovo la “vena d’oro”: una vetrina completamente piena di netsuke in legno, avorio, lacca e porcellana. Mi sento come un esploratore, mentre, pezzo per pezzo, all’interno di una caverna abbandonata, riporta alla luce i netsuke. In più di un’occasione pezzi di ottima fattura sono investiti dal raggio di luce della mia torcia, che si muove qua e là, ignara del fatto che, a nemmeno un metro di distanza, nascosto nell’ombra, si trovi un netsuke ancora più splendido degli altri. Mi assicuro di osservare ogni pezzo approfonditamente, ben consapevole del fatto che non potrò vederlo di continuo e sapendo anche quanto sia vicino al-l’impossibile poterlo ricollocare nell’oscurità. Riesco a scattare 13


un paio di fotografie sfocate, la maggior parte delle quali non abbastanza belle per essere pubblicate. Tra i miei favoriti, ad ogni modo, individuo sicuramente uno Shishi in avorio, con la testa rivolta verso il basso e la parte posteriore del corpo sollevata: il carver ha voluto sicuramente catturarne l’indole giocosa e la natura protettiva. Il netsuke sfida lo sfondo nero e io appoggio più volte la testa contro il vetro nel tentativo di osservarlo tutto intorno. Non è sicuramente lo Shishi più bello che io abbia mai visto, ma è audace e intenso a sufficienza da attirare la mia attenzione. Un altro netsuke, di cui ho tentato di fare una foto, rappresenta un guerriero con la testa di tigre della Behrens Collection. È un soggetto che non ho mai incontrato prima e il mio amore per i netsuke raffiguranti tigri si è immediatamente esteso ad esso. Il museo raccoglie circa 800 pezzi, la maggior parte dei quali proviene dalla Herman Gunther Collection, donata al museo nel 1944, in prestito per 100 anni. Con una non ovvia categorizzazione, ordine o classificazione, sicuramente non “vecchia”, la disposizione di questo calderone di oggetti è adeguata, anche se si dispone solo di poco tempo per l’esplorazione del museo. La collocazione degli oggetti conduce i visitatori a soffermarsi anche sugli altri works of art giapponesi, come le maschere del teatro Nō, degli inizi del XVII secolo, armi e armature e altri oggetti di popoli e culture antiche, come gioielli, sculture e molto, molto altro. In contrasto con la bizzarra disposizione nella galleria pubblica, abbiamo inoltre la possibilità di vedere oggetti in una sala di visione al piano superiore, sotto la luce fluorescente. Il curatore del museo ci distribuisce un certo numero di vassoi di netsuke ben catalogati, che abbiamo selezionato uno ad uno e studiato. Uno che, in particolare, spicca particolarmente è un netsuke Fukusuke, una bambola tradizionalmente associata alla buona sorte. I suoi occhi sono assurdamente gonfi e la lingua sbuca fuori 14


dalla bocca prendendosi gioco di me, sebbene l’enorme testa renda il netsuke molto più accattivante e amabile. Il museo Pitt Rivers offre una stimolante ed affascinante esibizione: una grande opportunità di vedere netsuke in un contesto grezzo, senza scampanellio di campane e infiorettature. Offre il tipo di esibizione che vaga da un modo tradizionale di osservare e ammirare l’arte e che fornisce ancora una divertente e profondamente piacevole esperienza visiva. Raccomanderei ad ogni amante dei netsuke e ad ogni appassionato del mondo dei manufatti di visitare il museo, che raccoglie più di un quarto di un milione di manufatti e…Non dimenticatevi le pile!

Pitt Rivers Museum http://www.prm.ox.ac.uk

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La Galliavola Arte Orientale

Cari Amici, il nuovo sito de La Galliavola Arte Orientale è online, arricchito da tutte le opere presenti in Galleria, nuove acquisizioni e dettagli particolareggiati di ogni singolo oggetto. Troverete, inoltre, la possibilità di sfogliare online il Bollettino, lasciare un commento o richiedere un parere. Abbiamo pensato ad una registrazione personalizzata: a richiesta, vi forniremo una password, che vi consentirà di guardare in esclusiva oggetti per voi selezionati. I netsuke, in particolare, avranno un ingrandimento che vi consentirà di vederli nei più minuziosi dettagli. Nella sezione Eventi troverete tutti i nostri ultimi appuntamenti e la possibilità di richiedere direttamente l’invito. Speriamo vi piaccia! Carla e Roberto Gaggianesi www.lagalliavola.com


Giustizia per lo Straniero! In diverse occasioni abbiamo consigliato di non dare giudizi affrettati sui netsuke affidando le nostre valutazioni critiche solo alle fotografie pubblicate sui cataloghi d’asta. Quindi con un pizzico di autocritica e molta autoironia, riprendiamo il commento dell’ultimo netsuke pubblicato sul Bollettino del Marzo scorso; lo stesso abbaglio, a quanto pare, è stato preso anche dall’International Netsuke Society Journal, il cui parere non si distanziava molto dal nostro. Lo straniero con tromba campeggia sull’ultimo catalogo degli amici Rutherston&Bandini pubblicato in occasione della convention dell’International Netsuke Society a Los Angeles nello scorso mese di Maggio. Abbiamo così saputo da chi sia stato acquistato il netsuke in questione. Vogliamo ripubblicare il netsuke, corredandolo, però, con i commenti degli amici Rutherston e Bandini che danno il giusto risalto al pezzo: Un alto netsuke in legno di uno straniero nell’atto di portare alla bocca una lunga tromba. Indossa una giacca dalle larghe maniche in broccato cinese, impreziosita da cerchi al cui interno figurano chiaramente dei draghi arcaici, sopra a pantaloni soffici e stretti. La giacca è chiusa sul collo con un bottone, elemento che intrigava particolarmente i Giapponesi. Sulla testa porta un cappello a tesa larga infiocchettato, di foggia coreana. I lunghi capelli vanno ad arricciarsi sul collo e sfoggia una barba, anch’essa arricciata, e dei mustacchi. I caratteri dell’espressione facciale del netsuke rappresentano la caricatura giapponese dell’Olandese, dagli occhi tondi e sporgenti e dal lungo naso a punta. Il costume del perso-

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naggio rappresenta un interessante assortimento di elementi di altre nazioni. I capitani di marina olandesi erano noti per le loro vesti alla moda e una giacca di seta cinese sarebbe stata molto chic. Alto cm 15,3. Epoca circa 1780. Memori di quanto abbiamo detto sopra ci apprestiamo a commentare alcuni netsuke delle recenti aste tenute da Bonhams a New York e da Piasa a Parigi, rammentando a tutti, ancora una volta, che le riflessioni che seguono sono da considerarsi come giudizi del tutto personali. New York: Asta Bonhams, 22 marzo Iniziamo con l’asta Bonhams del 22 Marzo a New York Fine Japanese Works of Art, all’interno della quale sono stati messi in vendita circa 50 netsuke di diverse provenienze o, se meglio volete leggere, messi in asta da mercanti. Lotto 3003 - Netsuke in avorio, dragone attorcigliato a un Ken, periodo Edo, XVIII secolo, alto cm 8,6, stimato 5.500/6.500 US$, aggiudicato a 7.930. Non è la prima volta (vedi Bollettino n. 16 di Settembre 2010) che incontriamo il Ken, la spada giapponese a doppia lama, avvolto tra le spire di un drago: leggenda vuole, infatti, che Fudo Myo-o, il più conosciuto dei Tre Re della Luce, si fosse trasformato nel drago Kutikara per combattere un nemico e che, gettandosi incontro al Ken del contendente, avesse iniziato ad ingoiarlo a cominciare dalle affilatissime punte. Ancora una volta un soggetto molto apprezzato e ben pagato. Lotto 3005 - Netsuke in avorio marino, un Kirin, stile di Mitsuharu, periodo Edo, XVIII secolo, alto cm 6, valutato 2.500/3.500 e venduto per 3.782 US$. Prezzo, per la verità, molto basso per un kirin, soggetto geneLotto 3003 ralmente ricercato dai collezionisti, oltre tutto di dimensioni discrete e impreziosito dall’intarsio in corno degli occhi. Queste aggiudicazioni, che solitamente commentiamo come regali, possono nascondere, per la verità, altre cause che possono spaziare da un banale restauro ad un clamoroso falso. Come nel caso del netsuke Rutherston&Bandini, questo più che mai ci ricorda di non valutare un oggetto solo dalle immagini, soprattutto se queste vogliono volontariamente mostrarLotto 3005 ne solo il lato migliore... 18


Lotto 3018

Lotto 3018 - Netsuke in avorio, una tigre che si lecca una zampa, firmato Okatori di Kyoto, periodo Edo, XIX secolo, alto cm 4,8, stimato 8.000/10.000 US$ viene confermato a 10.370. Una bella tigre, con il pelo finemente inciso e colorato con inchiostro, gli occhi intarsiati in corno nero e firmata dentro una riserva rettangolare. La buona provenienza, anche se non garantisce, è sempre ben accetta: Collezione Bushell, lotto n. 231 venduto dalla Christie’s a Londra il 27 ottobre 1987.

Netsuke raffigurante una tigre venduto dalla Galleria Bernaerts di Anversa.

Lotto 3019

Lotto 3019 - Netsuke in avorio, una tigre, stile di Sadayoshi, Periodo Edo, XIX secolo, lungo cm 4,4, con una stima di 2.500/3.500 US$ è ceduto a 4.630. Una tigre con una lunga coda che le percorre tutto il corpo, pelo inciso, colorato con inchiostro, occhi intarsiati in corno. Un soggetto che ultimamente si vede spesso nelle aste, forse fin troppo. A tale proposito, una molto simile è stata recensita dall’INS Journal, Winter 2011, venduta in Belgio dalla Galerie Bernaerts di Anversa, per 2.600 euro. Per soddisfare la vostra curiosità le pubblichiamo entrambe per un raffronto. Lotto 3021 - Netsuke in avorio, un serpente attorcigliato, firmato Ransen, periodo Edo, XIX secolo, alto cm 2,5, valutato 1.500/2.000 US$, venduto a 2.684. Un serpente attorcigliato in tre spire a formare gli himotoshi naturali, occhi intarsiati in corno, firmato in una riserva ovale. Un piccolo netsuke pagato il giusto. Lotto 3021

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Lotto 3032 - Netsuke in legno, una lumaca, firmata Hidari Issan, periodo Edo, XIX secolo, lungo cm 4,4, parte con una stima di 3.000/3.500 dollari ma non ha trovato compratori. La provenienza dalla Raymond and Frances Bushell Collection, questa volta non è stata sufficiente per attirare l’attenzione su questa lumaca, forse incisa con troppa approssimazione e penalizzata da un’antenna danneggiata. Lotto 3032

Lotto 3036

Lotto 3037

Lotto 3036 - Netsuke in avorio, un gallo, una chioccia e un pulcino, non firmato, periodo Edo, alto cm 4,1, con una stima di 2.500/3.000 US$ trova un compratore, o quasi sicuramente una compratrice, a 2.440 dollari. Un gallo in piedi che, come dice la didascalia, guarda con attenzione la sua famiglia. Dettagli molto fini e avorio tinto con inchiostro per farli meglio apprezzare. Un soggetto che lascia qualche perplessità ma che, evidentemente, può piacere. Lotto 3037 - Netsuke in avorio, un asceta con un discepolo, firmato Ryumin, periodo Edo, XIX secolo, lungo cm 4,4, stimato 2.000/2.500 US$, rimasto invenduto. Un asceta con l’attendente dentro una grotta, spiati da un Tengu. Il soggetto è particolare, di bella fattura, sicuramente meno lezioso del precedente, peccato non abbia trovato apprezzamento in sala. 20


Parigi: Asta Piasa, 17 maggio Ci trasferiamo ora a Parigi, sala 12 dell’Hotel Drouot, dove il 17 maggio PIASA ha disperso circa cento netsuke provenienti da diverse collezioni private. Lotto 45 - Netsuke in avorio a patina gialla, Sennin Tekkai, non firmato, XIX secolo, alto cm 10, stimato 1.500/2.000 euro, venduto a 2.805. Un soggetto classico, Tekkai che si appoggia al suo bastone, con la zucca che pende da un fianco, il Sennin che si è reincarnato in un mendicante. Un’altezza considerevole e una buona patina: forse, come periodo, si sarebbe potuto azzardare anche una fine del XVIII secolo. Lotto 57 - Netsuke in legno, una Chimera accucciata, firmata Tametaka, inizio del XIX secolo, alto cm 3, parte con una stima di 600/700 euro e viene aggiudicato a 3.825. Una Chimera, o Shishi, molto espressiva, con la testa rivolta verso la coda leonina, con una patina affascinante e una firma prestigiosa. Il netsuke è stato probabilmente sottovalutato dalla stima, che non ha tenuto conto della firma di Tametaka, caposcuola di Nagoya della metà del XVIII secolo, artista che prediligeva l’intaglio di animali, chiocciole, serpenti e, appunto, shishi, nel legno di ciliegio, come nel caso di questo netsuke. Complimenti a chi ne ha individuato l’esatta collocazione ed è riuscito a inserirlo nella propria collezione! Lotto 59 - Netsuke in legno, una gru, firmato Horaku, inizio del XIX secolo, lungo cm 4, valutato 1.000/1.200 euro, aggiudicato, dopo un’intensa battaglia tra i presenti e i telefoni, ad una coppia di collezionisti in sala a 8.160 euro. Anche in questa valutazione sembra esserci molta approssimazione: Horaku, scuola di Kyoto, attivo intorno alla metà del 1800, era famoso per netsuke aventi per soggetto paesaggi e animali. Gli anziani coniugi che, seduti in seconda fila, aspettavano impazienti questo netsuke, una volta acquistatolo, erano visibilmente soddisfatti.

Lotto 45

Lotto 57

Lotto 59

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Lotto 67 - Netsuke in legno, un contadino che danza, non firmato, XIX secolo, alto cm 7,5, stimato 1.200/1.500 euro finisce anche lui per entrare a fare parte della collezione dei fortunati coniugi della Gru in legno, per 8.925 euro. Il soggetto è piacevole e non comune, intagliato con maestria nella rotazione del corpo, in atteggiamento danzante, con un drappo, decorato con una testa di drago, che lo avvolge. È inoltre impreziosito dall’intarsio in corno degli occhi del personaggio e da quelli in madreperla del drago, mentre gli himotoshi sono rinforzati con avorio colorato. I nostri coniugi, una volta acquisito anche questo pezzo, soddisfatti, si sono avvicinati alla cassa, hanno pagato e, una volta ritirato i due agognati netsuke, sono corsi a casa per inserirli nella loro collezione, ora un po’ più ricca... Lotto 94 Lotto 67 Netsuke del tipo manju in corallo rosso, roccia con un ragno e formiche, non firmato, XIX secolo, lungo cm 3,8, proposto a 400/500 euro viene ceduto a 1.530. Un curioso manju in corallo a forma di roccia con applicate formiche e un ragno in bronzo e rame (shibuichi) Lotto 146 proveniente dalla collezione di Louis Cartier. Soggetto sicuramente inusuale, che ricorda i capolavori di Gambun. Lotto 146 - Netsuke in legno laccato, Chidori stilizzato, non firmato, XIX secolo, alto cm 3, è stimato solo 200/300 euro ma rimane invenduto. Il piviere stilizzato, uccello che i giapponesi associano ad una vita spericolata, eseguito in lacca rossa e nera ad imitazione della lacca Negoro, è pubblicato da Bushell in Netsuke familiar and unfamiliar, 1975, pag. 163. Nonostante queste buone premesse non ha trovato acquirenti. Lotto 222 - Netsuke in legno, una scimmia che si spulcia, firmato Koichi, XIX secolo, alto cm 3,5, parte con una stima di 600/800 e non viene aggiudicato. Una bella scimmia, anche se soggetto molto usuale, con il pelo finemente inciso, gli occhi incrostati in corno, in Lotto 94 22


atteggiamento simpatico. Non viene sufficientemente apprezzata, forse per le dimensioni leggermente ridotte. Lotto 228 - Netsuke in legno, una lumaca su un mastello, firmato Gyokuryusai, XIX secolo, alto cm Lotto 222 Lotto 228 3,5, proposto a 300/400 euro e aggiudicato a 765. Un prezzo molto buono, forse il solito regalo che ogni asta riserva ai fortunati, per un netsuke di bella fattura e una patina di grande fascino. Una buona firma, Gyokuryusai, artista attivo verso la fine del XVIIIinizi del XIX secolo con predilezione per gli intagli di animali. Lotto 233 - Netsuke in legno, tartaruga minogame su una roccia, firmato Yoshimichi, XIX secolo, lungo cm 7,8, Lotto 233 una valutazione di 800/1.000 euro viene stravolta da una aggiudicazione di 11.475 euro. Una tartaruga millenaria su una roccia, venduta ad un prezzo apparentemente incomprensibile, specialmente se confrontata con quella molto simile, ma a nostro parere qualitatiNetsuke raffigurante Minogame, firma Gyokusho. Galleria Rutherston&Bandini" vamente superiore, firmata Gyokusho, Iwami, XIX secolo, pubblicata nel catalogo della Galleria Rutherston&Bandini. Ci asteniamo comunque prudenzialmente dal dare giudizi affrettati, pubblicando entrambi i netsuke per un vostro confronto. Altrimenti gli sbagli a cosa servono? 23


La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com info@lagalliavola.com


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