La Civetta Settembre 2010

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SOMMARIO

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TRA MANTOVA E BRESCIA

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CASTIGLIONE

L’ALTRO FESTIVAL

118 - TUTTO COME PREVISTO

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CASTIGLIONE

INDECAST - PORTA A PORTA

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SPECULARE

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MARGINI

PD E LEGA FIORDALISO

GIORGIO BOCCA compie 90 anni. Auguri! Questo tardocapitalismo senza regole, né etiche né religiose, è destinato ad andare verso una sua apocalisse. (Giorgio Bocca)

L’EDITORIALE

UN FESTIVAL COME ANTIDOTO di Claudio Morselli Dedichiamo la copertina di questa Civetta alla seconda tappa del viaggio iniziato l’anno scorso con L’Altro Festival e che, nei prossimi due mesi di settembre e ottobre, si arricchirà di nuovi contenuti e di nuovi protagonisti. Come auspicavamo, e speravamo, le buone pratiche hanno dimostrato di essere contagiose. Chi ha partecipato l’anno scorso è rimasto “contaminato” e, a sua volta, ha propagato il contagio. Hanno aderito nuovi gruppi e gli eventi sono quasi raddoppiati. È un contagio benefico, che ti fa star bene e ti emoziona, che ti dà il senso dell’intensità dei sentimenti umani che albergano nell’animo di ogni persona e ti dà profonda gioia. È l’antidoto alla politica della paura e alla retorica della sicurezza, che è diventata ideologia della sicurezza. Ma quale sicurezza? La sicurezza del posto di lavoro? o del diritto alla salute? o di una vita dignitosa? No, certo. L’ideologia della sicurezza serve proprio a distogliere l’attenzione dai problemi reali delle famiglie e, paradossalmente, produce insicurezza, ottenendo di fatto l’opposto di ciò che avrebbe la pretesa di voler garantire, ovvero la sicurezza intesa come tutela dell’integrità personale. Perché alimenta le tensioni sociali, l’odio e la contrapposizione, costruisce muri e sollecita vendette, con possibili tragiche conseguenze. Dunque, una mistificazione. Passa totalmente sotto silenzio il pericolo rappresentato dalla presenza mafiosa

che – anche in Lombardia, nel bresciano e nel mantovano – inquina sempre di più economia e società, oppure succede che il governo taglia brutalmente i fondi per la giustizia e le forze dell’ordine, che non hanno più nemmeno i soldi per la benzina delle volanti. Sul piano economico si nasconde il fatto che la globalizzazione distrugge il lavoro e il capitale si mangia il salario. Ecco allora che viene individuato il capro espiatorio su cui concentrare, con un bombardamento mediatico senza limiti, tutta l’attenzione dell’opinione pubblica. Il capro espiatorio è l’altro, il diverso da noi, la cui diversità rappresenta una minaccia e un pericolo per la nostra sicurezza e la nostra identità, ed è generalmente individuato tra i deboli, i poveri, gli indifesi, gli emarginati: è l’immigrato, lo straniero, il mendicante, il vagabondo, lo “zingaro”. La colpa del singolo diventa la colpa collettiva di un’etnia, di una religione, di una nazionalità, di un gruppo, di una minoranza, di una categoria sociale. E i problemi sociali si trasformano in problemi di ordine pubblico. È un comportamento disumano perché non ha più freni inibitori e disconosce l’umanità delle vittime, negandone la loro stessa individualità. Non esistono più uomini, donne e bambini, con le loro emozioni, le loro gioie, le loro paure e le loro sofferenze, ma aggregazioni indistinte di non-persone che non fanno più parte del genere umano e a cui si ritiene sia legittimo fare violenza. Ecco quindi

la criminalizzazione dell’immigrazione irregolare, le espulsioni (richieste anche “casa per casa”), gli sgomberi selvaggi, i respingimenti illegali, il mancato rispetto del diritto di asilo sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la caccia ai rom, ai mendicanti, persino ai fedeli in preghiera. E le violenze, le discriminazioni, le umiliazioni, la dignità calpestata… Incredibile! E dicono di essere cristiani! L’Altro Festival non vuole fare polemiche politiche né intende contrapporsi a chi la pensa diversamente. Vuole invece invitare tutti a partecipare a questo incontro di culture, per conoscerle da vicino (è molto difficile giudicare senza conoscere) e rendersi conto che la diversità non solo non è un problema ma può diventare, com’è scritto nella carta d’intenti del festival, “un fattore di crescita e di arricchimento culturale e sociale”. Alla fine ci si renderà conto che la conoscenza, il dialogo e il confronto sono condizioni essenziali per favorire l’integrazione, la coesione sociale e la civile convivenza. Nel condividere l’invito del Papa ad “accogliere ogni uomo in difficoltà senza distinzione di razza, di religione e di nazionalità, seguendo l’esempio di Gesù Cristo”, siamo convinti che il percorso del festival possa contribuire a migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini e a realizzare l’emancipazione civile della nostra comunità.


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