La Ceramica Moderna e Antica - numero 326

ORGANO UFFICIALE AICC ASSOCIAZIONE ITALIANA CITTA’ DELLA CERAMICA

LA CERAMICA

MODERNA & ANTICA

ISSN 1123-816X TRIMESTRALE ANNO XLV N.326 OTT/DIC 2024 EURO 10,00

MODERN & ANCIENT CERAMICS

ARGILLÀ 24: FAENZA IN FESTA POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE- AUT. N°CN-NE/02016/06.2024 PERIODICO ROC

Martina Liverani

GUARDA DOVE MANGI CERAMICA IN TAVOLA Quanti tipi di zuppiera esistono in Italia? Qual è la città delle caraffe? Come si sceglie e come si usa un servizio da tè in ceramica? Quali sono i decori tradizionali delle grandi manifatture storiche e quali invece le tendenze degli artisti contemporanei?

Soprattutto, dove si compra la migliore ceramica italiana per la tavola?

La ceramica è un’opera di artigianato e quindi migliaia di ore di abilità manuali, progettazioni, ricerca, intuito, esecuzione perfetta. È destinata a chi è capace di riconoscerne l’unicità, carpirne la bellezza assoluta e farne parte. Questo volume, che aiuta a conoscere, scoprire ed essere in grado di acquistare o ammirare la ceramica artigianale italiana al meglio, è un viaggio tra la storia delle forme e dei colori della ceramica artigianale nello spazio geografico delle città della ceramica italiane, dentro i musei e nelle botteghe. Un viaggio nella storia e nel futuro, per vedere come sono nati alcuni oggetti e come si sono evoluti nel tempo in un rapporto inscindibile con la cucina, la tavola e le abitudini.

Il libro può essere acquistato sul sito www.polariseditore.it o nelle migliori librerie e online sui siti di e-commerce librario più diffusi.

LA MODERNA CERAMICA & ANTICA LA COPERTINA ARGILLÀ 2024 Festival Internazionale della Ceramica e Mostra Mercato - Faenza (RA) 30 agosto – 1 settembre 2024

Tre giorni di pace, amore e ceramica.

Moltissimi visitatori, duecentoventi espositori e oltre cinquanta eventi collaterali ORGANO UFFICIALE AICC ASSOCIAZIONE ITALIANA CITTA’ DELLA CERAMICA

LA CERAMICA

MODERNA & ANTICA

ISSN 1123-816X TRIMESTRALE ANNO XLV N.326 OTT/DIC 2024 EURO 10,00

MODERN & ANCIENT CERAMICS

ARGILLÀ 24: FAENZA IN FESTA POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE- AUT. N°CN-NE/02016/06.2024 PERIODICO ROC

ARGILLÀ Mostre Ufficiali Mostra dei ceramisti del Paesi baltici: RAMUTE JURSIENE Foto: cortesia Fondazione MIC Faenza

EDITORIALE

Come preannunciato nello scorso numero, dal 30

agosto al 1° settembre si è svolta a Faenza Argillà 2024, giunta alla sua ottava edizione. Nell’articolo dedicato, riportiamo anche una breve scheda che riassume alcuni dati da cui si può trarre un parziale bilancio conclusivo e comprendere la soddisfazione di organizzatori e di espositori per il risultato ottenuto. Anche dalle parole di Andrea Maria Antonini, assessore allo Sviluppo Economico e all’Artigianato della regione Marche, nell’intervista a pagina 6, si rafforza l’immagine di un settore in salute, traino dell’economia per molti piccoli centri della provincia italiana e allo stesso tempo erede di un patrimonio culturale dal valore unico.

Sempre in questo solco si muove l’attività della Baia della Ceramica, il comprensorio formato da Savona, Albissola Marina, Albisola Superiore e Celle Ligure che hanno fatto squadra per promuovere e gestire al meglio le attività dell’artigianato ceramico in vista anche della candidatura di Savona a Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2027.

In questo numero presentiamo inoltre il MUCEB, Museo della Ceramica di Burgio, la cittadina in provincia di Agrigento che, ben lungi dal sentirsi relegata nell’estremo sud del Paese, dimostra capacità di comunicazione e di innovazione da cui prendere esempio.

Si prosegue con una carrellata su mostre, eventi, concorsi internazionali e non manca uno sguardo al sempre vivace panorama giapponese con gli esiti dell’International Ceramic Competition Mino che aveva come tema “Quale futuro per la ceramica”. Le parole di Tomio Sugaya, presidente della giuria “La nostra missione non si limita ad assegnare premi, ma vuole indicare una direzione nuova”, introducono senza dubbio un elemento di grande rilievo nel panorama dei concorsi riservati agli artisti della ceramica.

Daniele Bosi Direttore Editoriale

IELIZAVETA PORTNOVA, VINCITRICE DEL GRAND PRIX AL INTERNATIONAL CERAMIC COMPETITION MINO IN GIAPPONE FOTO: DI IRENE CARLINO

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COLOPHON Rivista internazionale per la ceramica ISSN 1123 – 816X Anno XLV n. 326 - Dicembre 2024

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Organo ufficiale AiCC Associazione italiana Città della Ceramica

ARTIGIANATO CERAMICO INTERVISTA ALL'ASSESSORE ANTONINI

Direttore responsabile Massimo Isola Direttore Editoriale Daniele Bosi Comitato Scientifico Claudia Casali, Gilda Cefariello Grosso, Maria Concetta Cossa, Angelo Minisci, Vittorio Amedeo Sacco.

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MARCA CORONA

Progetto grafico ISIA di Faenza, coordinato dal prof. Mauro Bubbico, docente di “Grafica Editoriale”.

Studenti del 1° Anno del Corso di Diploma Accademico di Secondo Livello in “Design della Comunicazione”: Filippo Bernabè, Paul Böse, Giuditta Cucchi, Etienne Dal Ben, Sofia Danieli, Giulia di Pinto, Stefano Fusaro, Chiara Guardenghi, Anna Lolli, Camilla Nonni, Margherita Sandelli.

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ARGILLÀ

Messa in pagina Giuditta Cucchi, Margherita Sandelli.

Hanno collaborato a questo numero: Sandra Baruzzi, Sandro Bassi, Carla Benedetti, Giuseppe Bertolino, Irene Carlino, Claudia Casali, Elisabetta D’Arienzo, Mara De Fanti, Silvia Imperiale, Mariano Merlino, Giulia Musso, Nicoletta Negro, Marco Maria Polloniato, Antonella Ravagli, Raffaele Tassinari.

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PANCINO

Editore, direzione, redazione, amministrazione POLARIS EDITORE s.r.l.s Corso Mazzini 67/A – 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546.061061 Email: laceramicadirezione@gmail.com

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BAIA DELLA CERAMICA

Traduzioni in inglese: Henry Neuteboom Pubblicità: Studio Tavalazzi Comunicazione Bagnacavallo (RA) info@studiotavalazzi.com Tel. 338.6071909

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Ufficio stampa e comunicazione: Sabina Orlandi comunicazionelaceramica@gmail.com Stampa: Tipografia ABC Via di Capalle, 11 - 50041 Calenzano (FI)

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È vietata la riproduzione anche parziale con qualsiasi sistema e su qualsiasi supporto, di testi, grafica e immagini senza l’autorizzazione scritta della direzione. Testi e immagini anche se non pubblicati, non si restituiscono.

SONO TAZZA DI TE

MUSEO DI BURGIO

Le opinioni espresse negli articoli firmati esprimono il parere degli autori, che se ne assumono la piena responsabilità. © 2024 Polaris Editore s.r.l.s. Faenza (RA) Iscrizione al R.O.C.: n. 41927 Per cambio indirizzo informare almeno 30 giorni prima, tramite email.

Registrato presso il Tribunale di Ravenna il 19-07-1979 al n. 670 del registro stampa.

Poste Italiane spa – Spedizione in Abbonamento Postale - Aut. N° CN-NE/02016/06.2024 Periodico ROC

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CASTELLAMONTE

LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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MUSTACHE CUP

SOMMARIO

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RACCONTI VOTIVI

FONDAZIONE COLOGNI

62 PICTA 25

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ART NOUVEAU AL MIC

RECENSIONI

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STAIRING AL MIC

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QUALE FUTURO PER LA CERAMICA?

NOTIZIARIO

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TOMO HIRAI LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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ARTIGIANATO CERAMICO: IL PRESENTE, IL RUOLO DELL’AiCC E GLI SVILUPPI FUTURI A colloquio con l’assessore Antonini della regione Marche Intervista di Daniele Bosi

In Piazza del Popolo a Faenza, gente che va e gente che viene.

Soprattutto che viene. Siamo alla prima giornata di Argillà 2024 e pur essendo all’inizio della manifestazione che, tra l’altro, sarà inaugurata solo tra qualche ora, pur essendo ora di pranzo con caffè e ristoranti presi d’assalto, pur essendo un deciso caldo estivo, raro per l’ultima giornata del mese di agosto, gli stand degli espositori sono pieni di visitatori. Chi guarda un piatto, chi soppesa un vaso, chi controlla una marca sul fondo di una ciotola, chi acquista un Andrea Maria Antonini, assessore regionale delle Marche oggetto che certo starà bene su una qualche credenza.

Sono seduto in un bar su un lato della piazza in compagnia di Andrea Maria Antonini, assessore regionale delle Marche con delega allo Sviluppo Economico, all’Industria, Artigianato e Commercio. Le Marche sono una delle regioni italiane con il maggior numero di città in cui la tradizione ceramica artigianale rappresenta un valore aggiunto per l’economia e la tutela del patrimonio culturale.

Assessore, dando un’occhiata all’ambiente che ci circonda, verrebbe da pensare che il mondo della ceramica artigianale non sia in crisi, un settore che resiste, soprattutto considerando la situazione diffusa dell’economia del nostro Paese.

No, per fortuna è un settore artigianale che tiene bene. Bisogna comunque tenere sempre alta l’attenzione da parte delle istituzioni che hanno, da questo punto di vista, un ruolo importante nel cercare di LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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7 mantenere sempre viva una tradizione locale. Una tradizione che però deve avere la forza di sapersi innovare, cosa fondamentale, perché qualsiasi impresa che non abbia questa capacità e non riesca a utilizzare gli strumenti che adesso sono a disposizione per la gestione dell’impresa stessa, e non parlo solo del prodotto, rischia di rimanere indietro. Quindi dal marketing alla comunicazione, a tutte le fasi della produzione, bisogna cercare di rimanere aggiornati. In tutto il mondo si procede con passi sempre più veloci e da questo punto di vista l’Italia non deve essere da meno.

Sicuramente innovazione nella produzione, cioè design, immagine; da questo punto di vista noi non abbiamo problemi, anzi siamo dei punti di riferimento. Ma nella gestione dell’impresa c’è bisogno di aiuto, soprattutto per le piccole che sono quelle che hanno la dimensione classica delle imprese artigianali del settore della ceramica. Piccole e mediopiccole aziende che non sono legate alla produzione di oggetti industriali e hanno quindi una dimensione più contenuta. Lì dove c’è una presenza più ridotta di personale c’è anche un maggior bisogno di sostegno perché possono mancare delle figure particolari che riescono a capire come intercettare determinati mercati. Chiaramente, a livello italiano, abbiamo la forza della nostra storia, del made in Italy, del design che in ogni caso nessuno ci può togliere e, anzi, è una garanzia e un valore aggiunto in qualsiasi tipo di mercato. Però anche pensando alle nuove generazioni, con nuove sensibilità, bisogna non sottovalutare quello che si sta generando, cioè la necessità di utilizzare gli strumenti della digitalizzazione e dell’innovazione in generale.

Il problema non potrebbe essere anche quello della carenza di nuovi addetti, cioè riuscire a convincere un giovane a intraprendere una strada che potrebbe essere definita “vecchia” può essere difficile. Adesso “andare a bottega” non è più una prospettiva attraente.

Manca il ricambio generazionale. Per esempio sono venuti a mancare gran parte degli Istituti d’Arte, che preparavano i giovani alla professione, con una legge che molti definiscono sbagliata.

Questo è vero, l’aspetto più legato alla professione vera e propria, al fattore tecnico, cioè, in poche parole,

alla formazione, è un elemento fondamentale.

Questo vale per qualsiasi mestiere. Lavorare sulla formazione nei confronti dei giovani è necessario perché altrimenti prima o poi le attività muoiono.

Però mi rifaccio a quello che dicevo prima: uno degli strumenti potrebbe essere proprio questo: i giovani d’oggi fanno fatica a vedersi in una bottega, in una fabbrica, in un luogo di lavoro. È una tendenza recente ma è chiara: mentre prima i padri, i nonni di questi ragazzi erano molto più adattabili a certe situazioni, adesso se tu vuoi andare in un luogo di lavoro pretendi certe condizioni che non dipendono solamente dalla remunerazione, ma che prevedono posti di lavoro in luoghi salubri, in luoghi accoglienti dove tu puoi utilizzare degli strumenti che conosci ossia proprio quelli della tecnologia e dell’innovazione, tipici della nuova era nata con il digitale. Quindi i giovani, per realizzarsi, devono trovarsi a proprio agio, non solo dal punto di vista ambientale ma anche degli strumenti di lavoro.

Il “vecchio” ceramista, ma questo vale non solo per la ceramica ma per tutte le attività artigianali, ha sicuramente il ruolo e la forza fondamentale della trasmissione del sapere, dell’arte, cioè il concetto di bottega. Si tramanda la conoscenza dal maestro all’allievo. Noi abbiamo una tradizione che viene dal Medioevo; da questo punto di vista artista e artigiano si confondevano. Una tradizione bellissima. Però adesso non basta più e deve essere sostenuta da una rivisitazione generale del tipo di lavoro che non può essere appunto quello del luogo di fatica e di sudore, ma deve essere accogliente.

Accogliente come strumenti, come luoghi, come prospettive che non è, ripeto, legato solamente alla parte remunerativa, ma alla qualità della vita. Cioè il ragazzo di oggi non sacrifica più ore della propria giornata in qualcosa che gli sembra eccessivamente pesante, ma lo vuole vivere secondo i parametri di oggi, di quello che pensa sia giusto e che conosce meglio. Il fattore dell’innovazione è fondamentale.

Un giovane lo avvicini a questi luoghi se, per esempio, gli parli di sostenibilità ambientale. Per noi, forse, sono situazioni ancora difficili da comprendere, ma ultimamente c’è stato un salto generazionale importante in cui certe sensibilità esistono. Quindi si va a lavorare ma, soprattutto, ci si deve trovare bene. In questo caso si è anche disposti a sacrificare

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8 qualcosa in termini di guadagno, per assurdo, perché non c’è la disponibilità a lavorare dodici ore al giorno.

Si lavora meno, si vuole stare in un ambiente sano, dove, magari anche da un punto di vista etico, si produce qualcosa d’importante con gli strumenti che si conoscono, dell’era a cui si appartiene.

Città italiane della Ceramica (2024)

Come valuta la messa in rete, tramite l’AiCC, delle varie realtà italiane o, anche, allargandosi a realtà europee.

In particolare cosa significa l’apertura alla presenza delle regioni nell’associazione?

Conosco l’AiCC da tanti anni, ha un ruolo fondamentale perché è un livello intermedio tra le istituzioni e le attività produttive, i ceramisti. È un punto di riferimento, è un punto di contatto indispensabile. Mi fa piacere che da molti anni l’AiCC sia così attiva e si sia giunti a questa volontà di aprirsi, di allargarsi con maglie un po’ più larghe. Ricordo che in passato, per aderire, c’erano più difficoltà, le maglie erano più strette. Quindi la volontà è importante. Personalmente ho la fortuna di nascere come assessore comunale, poi consigliere nazionale della ceramica e ambasciatore della ceramica e ora assessore regionale, quindi con una propria sensibilità sull’argomento. Ovviamente tutte le cose sono sostenute dagli uomini: per qualsiasi associazione, per qualsiasi impresa alla fine c’è un fattore umano che è fondamentale. Quindi per questa mia attenzione e sensibilità verso questo mondo sono del tutto d’accordo con il dr. Olmeti, direttore dell’AiCC, nell’introdurre l’argomento dell’ingresso delle regioni nell’associazione. Tutte le regioni italiane vantano la presenza di comuni dove ci sono città della ceramica – io sono nelle Marche e qui ce ne sono cinque – e le regioni hanno degli strumenti di sostegno, come dicevo prima, che possono essere messi a disposizione, oltre naturalmente a un coordinamento locale. La regione Marche, per esempio, farà un bando specifico per l’artigianato artistico di qualità dove, ovviamente, non rientrano solo i ceramisti, ma anche i ceramisti e per le Marche è la prima volta.

Servirà proprio per sostenere le realtà produttive artigianali, adesso dobbiamo decidere gli aspetti specifici. Potrebbe essere per il rinnovo degli atelier, o per l’acquisto di forni o nuove

attrezzature, per l’innovazione, per la sostenibilità, per la partecipazione a fiere o mercati, o per l’internazionalizzazione. Ci sono varie possibilità. Le regioni hanno questi strumenti. Quando si individua un bando, anche se non è un bando milionario, oltre all’aspetto pratico è anche politicamente importante perché tu sottolinei un’attenzione verso il settore.

Quindi è importante proprio per riconoscere questa importante attività dell’AiCC come modello che mette in rete e tiene unite le varie realtà perché altrimenti c’è il rischio di disgregazione. Noi come regione Marche saremo le prime a entrare nell’AiCC, già abbiamo terminato tutto quello che era necessario e stiamo aspettando che venga adeguato lo statuto per aprire alle regioni, perché prima non era previsto. Il nostro ruolo sarà anche quello di fare da tramite con il ministero e lavorare quindi a vari livelli.

Come dicevamo prima la ceramica non è in crisi ed è veramente un modello. Si parla tanto di made in Italy ultimamente e questo settore è, secondo me, una delle espressioni più alte di questo made in Italy. Quindi è assolutamente necessaria ogni attenzione. È un settore particolare, ma affascinante, che può darci veramente tante soddisfazioni.

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SPECIALE ARGILLÀ 2024

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Se Argillà fa rima con serenità ________

di SANDRO BASSI Fotografie in b/n di Raffaele Tassinari Fotografie a colori della pagina precedente e delle pagine seguenti, cortesia Fondazione MIC Faenza _______

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TRE GIORNI DI PACE, AMORE E CERAMICA.

220 ESPOSITORI E UNA MAREA DI “EVENTI COLLATERALI”

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13 Da venerdì 30 agosto a domenica 1 settembre 2024, e naturalmente con una lunghissima gestazione prima, si è tenuta a Faenza «Argillà 2024».

Ora, trarne un bilancio è difficile sotto tutti i punti di vista. Anzitutto da quello meramente economico, non il più importante, certo, ma significativo perché Argillà è un festival della ceramica e mostra mercato, come recita il sottotitolo. Fra i ben 220 espositori, c’è chi ha venduto molto o moltissimo e chi meno, com’è ovvio che sia. Un confronto con la scorsa edizione è pertinente fino ad un certo punto perché Argillà 2022 portava con sé anche il recente e angosciante spettro del Covid e la gente faceva a gara per finalmente uscire, ritrovare il piacere del girare per strada e comprare qualcosa che non fosse mascherine e disinfettanti; la ceramica di Argillà 2022 andò a ruba anche per la sua antichissima valenza apotropaica di oggetto d’uso quotidiano oppure anche supremamente e squisitamente “inutile” ma che nel contempo ci aiuta a sorridere – e ce n’era bisogno - e a vivere meglio. Peraltro, da stime di inevitabile approssimazione – non c’erano biglietti – pare che i visitatori, in questo 2024, siano stati di più, forse molti

di più, e che magari abbiano comprato meno.

Ma lasciamo a parte l’aspetto mercantil-fieristico e vediamo gli altri. Internazionalità: tutti l’hanno apprezzata e sottolineato quanto fosse bello vedere fianco a fianco indiani, coreani, giapponesi, lituani e altri baltici (ospiti di questa edizione e curatori di una delle mostre più belle), polacchi, sud-americani, inglesi e tedeschi, eccetera. E ci mancherebbe altro: quando vuole e quando può, l’uomo sa essere privo di qualsiasi forma di razzismo. Aspetti culturali: sono andati davvero alla grande. Tutto sempre pieno, a partire dalle mostre ufficiali: per intenderci, nelle sedi più istituzionali come al Mic, nel Ridotto e nell’Atrio di ingresso del Teatro Masini, nella Galleria Comunale della Molinella, nelle due sontuose sedi municipali – il Salone delle Bandiere di Palazzo Manfredi e il grande, neo-restaurato Salone dell’Arengo al Palazzo del Podestà - , nei musei privati Zauli, Tramonti e Sassi, nel Must – sta per Museo Settore Territorio ed è un luogo di lavoro di architetti comunali, ma espone in permanenza arredi e decorazioni e opere d’arte per esso realizzate in oltre vent’anni e in quest’occasione

ARGILLÀ MOSTRE UFFICIALI MOSTRA DEI CERAMISTI DEI PAESI BALTICI ↙ DALIA GINEITÈ ↘ JOLANTA KVASYTE

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14 ospitava anche una mostra – al Museo Diocesano, a Palazzo Milzetti, nella chiesa di Santa Maria Nuova e nel Museo Bendandi, per i quali si potrebbe ripetere la stessa cosa perché tutti avevano il loro patrimonio “normale” più qualcosa di “speciale”, nell’Isia (Istituto Superiore Industrie Artistiche, Università del design) di Palazzo Mazzolani con ben quattro mostre andate avanti, come anche altre, ben oltre l’evento (in questo caso fino al 31 ottobre) e infine nello Spazio Ceramica Faenza (che riunisce tutte le botteghe cittadine) di via Pistocchi. Molto bene anche gli eventi, le visite guidate, i laboratori, le manipolazioni dell’argilla dal tornio al colombino fino alle sfornate notturne e quant’altro, dalle conversazioni, alle conferenze, ai concerti, dalle presentazioni di libri alle cerimonie del sake e del tè, fino alla prima apertura – purtroppo limitata a due sole ore di venerdì sera – di Casa Muki. Non è finita perché c’è stata un’autentica marea di mostre collaterali: al frequentatissimo Museo del Risorgimento di Palazzo Laderchi (comprendente per l’occasione anche quello scrigno che è il Gabinetto di Astronomia affrescato da Felice Giani a fine ’700), poi in sedi di associazioni, bar, alberghi, negozi ed ex negozi (si segnala solo, a

costo di suscitare le solite lamentele, la piccola ma perfetta retrospettiva su Alfonso Leoni nello spazio dell’ex Boutique Molinella), istituti d’arte, case private, circoli, sedi lavorative (e va da sé che “ci citiamo anche noi” perché Polaris, che edita questa rivista, esponeva i disegni di Monica Zauli), cortili e giardini, spazi espositivi di banche e sedi rionali. È andato benissimo anche chi non c’entrava, perlomeno non in maniera diretta, ed è il caso del Teatro Masini che apriva se stesso senza ceramiche e senza spettacoli e senza lustrini per lasciarsi ammirare nella sua pura veste architettonica con visite guidate, tutte strapiene, e della Pinacoteca Comunale che si è “inventata” le visite a tema ceramico con il confronto tra maioliche raffigurate in tre grandi tele del ’500 e i corrispettivi attuali reali.

Ci sono state scene di tenera e inedita – per carità, nulla di male – fruizione di spazi verdi pubblici e privati presi d’assalto nella calura per improvvisati pic-nic, anche per terra, sull’erba, nel giardino antistante il Mic (cioè attorno all’erma del generale Pasi il cui basamento non è mai stato libero per più di 30 secondi), in quello di San Francesco, in quello interno a Palazzo Mazzolani (Isia) e in quelli ove comunque ti potevi, finalmente, 01

15 1 SCULTURA PESCE CONICO, ERNESTO CANEPA, 2018

ARGILLÀ MOSTRE UFFICIALI

2 PARK YOUNGMI COREA DEL SUD

ERNESTO CANEPA, 50 ANNI DI ARTE E DESIGN IN CERAMICA

3 PIATTO, ERNESTO CANEPA, 1982 SMALTO CRAQUELE E OSSIDI

CERARTEOTTO KOREA WOMEN ARTIST

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sedere all’ombra (assai graditi quello museale del Milzetti e quello privato – ma aperto per l’occasione e con ceramiche – di via Castellani). Non a tutti è piaciuto tutto e ci mancherebbe altro. Ma a tutti stavolta Faenza, dopo il Covid, dopo ben tre incendi diversi ma accomunati da enormi quantità di tossine e soprattutto dopo l’alluvione, ha regalato una meravigliosa pausa di serenità. Una citazione finale particolare per il Mondial Tornianti, come sempre super-seguito per la sua spettacolarità, fotogenicità e internazionalità che si abbina con un agonismo trainante (tifoserie da stadio) e che quest’anno ha paradossalmente goduto anche dell’impossibilità di utilizzare la sua sede tradizionale (piazza Nenni, inaccessibile causa cantiere) e che quindi è stato trasferito “in emergenza” nella collocazione più bella, comoda e scenografica che si potesse avere: di fronte al Duomo, con la gradinata che faceva da platea naturale.

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È stata condotta da JFC un’inchiesta sul valore economico e di soddisfazione di Argillà 2024 con interviste realizzate tra gli stand, le strutture ricettive, bar, ristoranti, negozi, visitatori e operatori culturali durante il festival. Oltre due milioni di euro: questo è l’indotto economico stimato dalle imprese faentine che si occupano di ospitalità, ristorazione e commercio durante i tre giorni di Argillà. Di questi, il 49,9%, pari a 1milione e 92mila euro sono stati generati grazie ad Argillà. In netta crescita le vendite degli espositori che hanno venduto in media 120,8 opere, quasi il doppio del 2022 con un incasso medio per espositore di 2.656 euro e con una crescita rispetto al 2022 del 27,5%.

La provenienza dei visitatori per il 39,1% risulta faentino, il 17,7% dal comprensorio, il 13 % dal Ravennate, il 14,3% dalla restante Emilia-Romagna e il 10,4% da un’altra regione. Il 5,6% è la quota dei visitatori stranieri. Bologna è la provincia che ha registrato la maggiore affluenza, mentre il Veneto è la regione italiana che ha generato maggiori flussi. Sold out per 3 giorni per tutte le strutture ricettive faentine e del circondario che hanno registrato in occasione di Argillà 4.551 arrivi alberghieri/extra alberghieri per un indotto turistico di 12.713 persone.

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OLTRE IL FANGO GALLERIA COMUNALE LA MOLINELLA WEI BAO

TUTTI I PREMIATI DEL MONDIAL TORNIANTI La XXXVI edizione del Mondial TorniantiL’Oro del Vasaio, all’interno di Argillà 2024, si è rivelata un’edizione di successo con un numero di concorrenti iscritti mai visto prima: circa ottanta partecipanti. Anche il montepremi di quest’anno è stato particolarmente elevato, complessivamente circa 15.000 euro grazie al contributo generoso dei tanti sponsor “a dimostrazione che le aziende tecniche – commenta Carla Benedetti, presidente dall’Associazione Mondial Tornianti Gino Geminiani che ha organizzato l’evento – hanno puntato su Faenza e su Argillà come vetrina di riferimento a livello internazionale”. Il campionato mondiale tecnico è stato vinto da Giuseppe Colì (sezione maschile) e da Bente BrosbØl Hansen (sezione femminile) con i primi premi Shimpo Tornio RK 3E offerti da Ciba. I secondi podi (Buoni acquisto Cibas) sono andati ad Augusto Girolamini (sezione maschile) e a Agata Marcinkowska (sezione femminile), mentre i terzi Premi intitolati a “Sergio Soli” sono stati aggiudicati ad Alvaro Vitali (sezione maschile) e a Lea Tardito (sezione femminile).

Il campionato mondiale esteta è stato vinto dallo spagnolo Jose Mariscal Paneque (sezione

maschile) e da Bente BrosbØl Hansen (sezione femminile), secondi arrivati Augusto Girolamini da Deruta (sezione maschile) e Elena D’Oria da Torino (sezione femminile), terzi Mario Bertolin da Bassano del Grappa (sezione maschile) e Lea Tardito dalla Francia (sezione femminile). Ad Emiliano Porcelli è stato assegnato il Premio Giovane, mentre il Premio alla squadra più numerosa proveniente da una città di antica tradizione ceramica è andato all’Unione delle Fornaci della Terracotta di Montelupo Fiorentino. Il premio Vasaio Gino Geminiani (4° edizione) è andato a Roberto Reali, mentre Bente BrosbØl Hansen è stata insignita del Premio alla Carriera per la sua fedeltà al Mondial Tornianti con ventidue partecipazioni al Campionato tecnico e sette all’Esteta. “Grazie alla nuova collocazione di fronte al duomo, dove le scalinate fungevano da scenografica quinta teatrale per il numeroso pubblico - conclude Claudia Casali, direttrice del MIC Faenza, organizzatore di Argillà - questa è stata un’edizione straordinaria che ha svolto appieno la sua funzione di spettacolarità, di promozione e di valorizzazione di un’arte che altrimenti rischia di essere dimenticata”.

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WHEN ARGILLÀ

RESOUNDS WITH SERENITY LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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JOVITA LAURUSAITE

Three days of peace, love and ceramics.

220 exhibitors and a host of side events SANDRO BASSI

Right now, it’s not easy to provide a global assessment of the show. Firstly, there are the purely economic aspects, which of course are not the most important, but they are nonetheless significant, because Argillà is a ceramics festival and a trade exhibition, as stated in its subtitle. Among the 220 exhibitors, some sold a lot or huge numbers of pieces, and others less, as is to be expected. A comparison with the previous edition is only partially relevant, because Argillà 2022 was accompanied by the recent, distressing spectre of Covid and people were longing to get out at last, to rediscover the pleasure of wandering the streets and buying something different to face masks and disinfectants. At Argillà 2022, ceramic pieces sold like hot cakes, in part due to their ancient apotropaic value, both objects for everyday use and even supremely and exquisitely “useless” items which simply help us smile, and we needed that – and live better. Moreover, according to inevitably approximate estimates – there were no admission tickets – in 2024 there were possibly more visitors, perhaps many more, though perhaps they bought a bit less. But let's leave trade fair business aside and take a look at other aspects. Internationality: everyone appreciated it, and said how pleasant it was to see Indians, Koreans, Japanese, Lithuanians and other Baltic nationalities (special guests at this edition, featured in one of the most attractive exhibitions), Poles, South Americans, British and Germans, etc., all side by side. And that's

19 encouraging: when necessary, and when possible, people are capable of coexisting without any trace of racist tendences. Cultural aspects: excellent. All the locations were constantly busy, from the official exhibitions, namely those held in more institutional venues such as the MIC museum, the foyer and entrance lobby of the Masini Theatre, the Molinella Municipal Gallery, the two sumptuous municipal venues – Salone delle Bandiere in Palazzo Manfredi, and the large, newly-restored Salone dell'Arengo in Palazzo del Podestà – right through to those held at the private Zauli, Tramonti and Sassi museums, at MUST – Museo Settore Territorio, Local Sector Museum, a location where municipal architects work, but also having a permanent collection of furniture, decorative pieces and works of art created for it over the course of more than twenty years, and on this occasion also hosting an exhibition – at the Diocesan Museum in Palazzo Milzetti, at the church Santa Maria Nuova, and the Bendandi Museum.

The same description could be provided for all of these, because they all had their "usual" exhibits plus something "special." At ISIA (Istituto Superiore Industrie Artistiche, Design University) in Palazzo Mazzolani, there were as many as four exhibitions that continued, like others, for much longer than Argillà itself (in this case, until 31 October). Lastly there was Spazio Ceramica Faenza (which comprised all the city's ceramics studios) in Via Pistocchi. The special events also went very well, with guided tours, workshops, live demonstrations with clay, from wheel-throwing to coil construction, right through to night-time firing, and much more, with discussions, conferences, concerts, book presentations, right through to sake and tea ceremonies, and the inaugural opening – unfortunately limited to just two hours on Friday evening – of Casa Muki. There was even more, because there were many collateral exhibitions: at the very busy Museo del Risorgimento in Palazzo Laderchi (which for the occasion also included the superb Gabinetto di Astronomia – Astronomy Chamber – frescoed by Felice Giani in the late 18th century); at various associations, bars, hotels, shops and converted shops (here we will mention just – at the risk of eliciting the usual protests – the small but exquisite Alfonso Leoni retrospective in the former Molinella Boutique), art institutes, private homes, clubs, workplaces (and we can even mention ourselves, because Polaris, which publishes this

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20 FROM FRIDAY 30 AUGUST TO SUNDAY 1 SEPTEMBER 2024, AND OF COURSE PRECEDED

BY LENGTHY PREPARATIONS, ARGILLÀ 2024 WAS HELD IN FAENZA.

ARGILLÀ MOSTRE UFFICIALI MOSTRA DEI CERAMISTI DEI PAESI BALTICI

01 LAIMUTE

MATIJOSAITYTE MARTINKIENE

02 VALDAS KURKLIETIS 03 VALDA

PODKALNE ZEMESTRĪCE

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21 ARGILLÀ MOSTRE UFFICIALI MOSTRA DEI CERAMISTI DEI PAESI BALTICI

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04 VIDA JUSKAITE 1 05 HARALDS

EGODZIEN SKIS FLINTSTONE

06 INGRID ALLIK OMEN

PHOTO MATTIAS ALLIK

magazine, exhibited drawings by Monica Zauli); in courtyards and gardens, bank exhibition spaces and local government headquarters. Even those who had nothing to do with ceramics, at least not directly, also did very well, as in the case of the Masini Theatre, which opened its doors, with no ceramics, no shows and no extra decor, so that it could be admired – during guided tours, all of which were packed – for the purity of its architecture; likewise, the art gallery Pinacoteca Comunale proposed ceramic-themed tours with a comparison between the majolica depicted in three large 16th-century canvases and their real, contemporary counterparts.

There were scenes featuring the heart-warming and rarely-seen exploitation of public and private green areas – no harm done – which were taken by storm in the heat of the midday sun, used for improvised picnics, on the flagstones, with people on the grass, in the garden in front of the MIC museum ( in other words, around the monument celebrating General Pasi, whose pedestal was never empty for more than 30 seconds), the garden of the San Francesco church, the green area inside Palazzo Mazzolani (ISIA), and in other gardens where people could, at last, sit in the shade (the Milzetti museum garden was very popular, and likewise the private garden on Via Castellani, open for the occasion and with ceramics).

Not everyone liked everything, and that's normal.

But on this occasion, after Covid, after three separate fires, all generating enormous quantities of toxic substances, and above all after the floods, Faenza gave everyone a wonderful opportunity for some welcome serenity. A special mention for the Mondial Tornianti – Wheel-throwing World Championships – which, as always, attracted hordes of spectators for its spectacular excitement, photo opportunities and international flavour, and generated a highly competitive feel (a football stadium atmosphere). This year, it also benefited from the impossibility of using the traditional venue, Piazza Nenni, inaccessible due to construction work. It was therefore exceptionally moved, to a far more attractive, practical and scenic location: in front of the Duomo, with the steps providing a perfect amphitheatre.

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LA BAIA DELLA CERAMICA con uno sguardo al 2027 La costituzione della Baia della Ceramica ligure ha origini prima di tutto geografiche: la conformazione del nostro territorio fa sì che le quattro città coinvolte (Savona, Albissola Marina, Albisola Superiore, Celle Ligure) siano lungo un unico tratto litoraneo e risultino una la prosecuzione dell’altra, senza interruzioni, costituendo di fatto un unico territorio omogeneo, che costeggia il mare e condivide una gloriosa ed antichissima storia legata alla produzione ceramica.

Tutto ha inizio quando le Amministrazioni delle due Albisola nel 2015 lanciano una prima grande rivoluzione nel campo della promozione turistica: la stagione estiva insieme. Una comunione d’intenti su progettualità culturali e palinsesti di intrattenimento, avendo come focus il mare con le sue ricchezze naturalistiche, gli stabilimenti balneari, gli eventi e naturalmente, la comune e profondamente radicata, tradizione ceramica.

La Baia della Ceramica è di fatto una buona pratica Politico Amministrativa, che diventa formalmente realtà, grazie ad un Protocollo d’intesa, firmato nel

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gennaio 2022 dalle quattro Città coinvolte, che si propone di promuovere iniziative di valorizzazione territoriale con il coinvolgimento delle manifatture ceramiche e dei Musei del territorio.

Oltre ad alcune delle più influenti botteghe che hanno segnato il Novecento in Italia, il racconto di quello che le nostre realtà sono state in grado di esprimere nel tempo, è ben presente all’interno dei nostri Musei, segnalo in particolare il Museo della Ceramica di Savona, il Museo Diffuso MUDA di Albissola Marina e il Manlio Trucco di Albisola Superiore.

Con questa doverosa premessa è evidente che la parte del progetto per la quale Savona si candida, con un ricco dossier, a Capitale Italiana della Cultura 2027, riguarda la tradizione ceramica e non può prescindere dalla Baia per abbracciare tutta l’Italia. Il nostro territorio ha l’autorevolezza per poterlo guidare e farlo crescere nel tempo. L’AICC aderisce a questa nostra sfida deliberando in Assemblea Straordinaria a Nove nel settembre 2024, siglando di fatto, l’appoggio formale per la sua valenza progettuale ed in virtù del lungo cammino fatto insieme che ci ha portato sin qui.

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23 01 Casa Museo Jorn, Albissola Marina.

Baj Chez Baj. Ph Claudio Pagnacco 02 Centro Esposizioni MuDA, Albissola Marina.

Baj Chez Baj. Ph Claudio Pagnacco 03 Museo della Ceramica di Savona.

Spezieria San Paolo. Ph Federico Farci 04 Museo della Ceramica Manlio Trucco,

Albisola Superiore

I primi Comuni AICC coinvolti in prima battuta sono stati Castellamonte, Cerreto Sannita, Faenza, Laveno Mombello, Mondovì, Montelupo Fiorentino, Pesaro, Nove, Santo Stefano di Camastra ed Urbania, ma non escludiamo che in seguito anche altre Città della nostra Associazione possano far parte di questa bella avventura, con modalità e tempistiche da decidere insieme.

Il programma di avvicinamento al 2027 avverrà attraverso una mostra curata dalla Baia della Ceramica, che racconterà il nostro territorio attraverso le sue manifatture, da svolgersi durante tutto l’arco del 2026, a rotazione ospite delle Città individuate.

Sarà per noi un modo di raccontarci anche dal punto di vista turistico ed iniziare ad invitare tutti nel nostro territorio.

All’Inaugurazione dell’apertura dell’Anno di Capitale, saranno invitati tutti i Sindaci che hanno siglato un apposito “patto di amicizia” e verrà data alle Città che rappresentano, durante tutto il 2027, la possibilità di valorizzare un proprio giovane artista under 27, facendolo lavorare all’interno delle nostre botteghe,

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con una grande esposizione finale, diffusa fra Savona e le Albisola.

Savona sarà, per tutto il 2027, anche il megafono rispetto alle iniziative culturali legate alla Ceramica, che avverranno nelle Città gemellate, diventando di fatto, insieme all’AiCC, motore promozionale, grazie anche ad uno strutturato ufficio di candidatura, che sta già fin d’ora lavorando in tal senso.

La candidatura di Savona si pone quindi come contenitore di storie e di opportunità, di esperienze e di saperi, favorendo la messa a frutto di un lavoro di rete sinergica consolidato nel tempo, ma che l’Anno di Capitale ha il compito di dargli una luce nuova, condivisa con tutti gli attori che avranno voluto farne parte credendoci insieme a noi.

Nicoletta Negro

Assessore alle Politiche Comprensoriali della Cultura e del Turismo e Vice Presidente AiCC

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Ceramics Bay looking forward to 2027

The creation of Liguria’s Ceramics Bay has primarily geographical origins. Due to the conformation of our territory, the four cities involved (Savona, Albissola Marina, Albisola Superiore and Celle Ligure) are along the same stretch of coastline and merge seamlessly one into another. They therefore constitute a single territory along the coast, and they share a glorious and ancient history linked to ceramics production.

ceramics manufacturers and the museums in the area.

The narrative expressed over the centuries by local ceramics workshops – which comprise some of the most influential studios in 20th-century Italy – is well illustrated by our museums, such as the Ceramics Museum in Savona, the MUDA widespread museum in Albissola Marina, and the Manlio Trucco museum in Albisola Superiore.

This cooperative effort began in 2015, when the local governmental authorities of the two Albisola municipalities launched the first important development in the sector of tourist promotion: working together for the summer season. The shared objectives regarding cultural projects and entertainment schedules focused on the sea with its splendid natural environment, bathing facilities, events, and of course the deeply-rooted tradition of ceramics in both these towns.

These introductory notes help understand precisely why the part of the project for which Savona has proposed its candidature, with a wealth of documentation, for Italy’s 2027 Capital of Culture, is specifically linked to the ceramics tradition. In this light, Ceramics Bay can embrace the whole of Italy. Our territorial area is sufficiently authoritative to provide the leadership necessary for the project, and to ensure its progressive development. AICC – Associazione Italiana Città della Ceramica, Italian Association of Cities of Ceramics – has joined us in this challenge. At its Extraordinary Meeting held in Nove in September 2024, it endorsed its official participation, in consideration of the project’s notable value and the long journey that has brought us this far together.

Ceramics Bay is without doubt a good example of political and administrative Best Practice, and it was officially confirmed by a Memorandum of Understanding signed in January 2022 by the four cities involved. The objective is to promote operations of territorial enhancement, with the involvement of

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05 Panorama di Celle Ligure.

Ph © pavlobaliukh / Adobe Stock 06 Savona, Torre Leon Pancaldo.

Ph © Fabio Lotti / Adobe Stock 07 Pozzo Garitta, Albissola Marina.

Ph © photoiron / Adobe Stock

The first AICC municipalities involved right from the start were Castellamonte, Cerreto Sannita, Faenza, Laveno Mombello, Mondovì, Montelupo Fiorentino, Pesaro, Nove, Santo Stefano di Camastra and Urbania, but it is possible that in the future, other cities in our Association can take part in this inspiring adventure, with methodology and timescale to be decided collectively.

The programme that will take us up to 2027 will include an exhibition on the Ceramics Bay, which will narrate our geographical area through its ceramic production centres. This will take place during the whole of 2026, hosted successively in the various cities concerned. For us, it will offer a way of narrating our identity, including its implications for tourism, so that we can formulate a global invitation to visit our land.

All the mayors who signed the respective “pact of friendship” will be invited to the inauguration of the Year as Capital of Culture. The cities that they represent will be given the opportunity of highlighting one of their young artists – under the age of 27 – who will have the chance to work at one or more our ceramics studios. This will conclude with a

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large widespread exhibition in the municipalities of Savona and Albisola.

For the whole of 2027, Savona will also be instrumental in communicating the cultural activities linked to ceramics taking place in the partner cities.

Savona will thus become, together with AiCC, a promotional powerhouse, benefiting from its wellstructured candidature office which is already working in this direction.

Savona’s candidature therefore constitutes a heritage of stories, opportunities, experiences and skills, encouraging the construction of a synergic, collective operation developed over the course of time. The possibility of becoming Capital of Culture for a year calls for a new focus, along with all the stakeholders who wish to take part, and who share our own confidence in the project.

Nicoletta Negro

Councillor for Territorial Culture and Tourism Policy Vice President, AICC

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O E S U M L I A L L A E C I D AM R O I E C G R U B DI di Mariano Merlino

Il Museo della Ceramica (MUCEB), nasce in un complesso monumentale dell’ex monastero annesso alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, edificato dai Frati Minori Osservanti nel 1580 a spese del principe D. Tommaso Gioeni allora signore di Burgio. Fu poi ceduto ai F. M. Riformati, che lo hanno abitato fino alla soppressione degli ordini religiosi nel 1866 per via delle Leggi Siccardi. Nel dopoguerra ha ospitato le suore Teatine ed infine le suore Cappuccine. Verso la fine dell’Ottocento una parte del monastero venne trasformato in ospedale.

L’imponente edificio, dominante il paese dall’alto, ha un prospetto sottolineato da due corpi angolari lievemente aggettanti e da un cornicione che lo fanno apparire simile ad un castello. Anche gli spazi interni presentano un aspetto imponente con larghi corridoi su cui si aprono le celle. Un grande chiostro quadrato, circondato da un quadriportico colonnato dona respiro e luminosità a tutti gli ambienti interni.

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Si conservano tracce del giardino, dove si notano i resti di sedili in pietra su cui si sedevano i monaci nei momenti di meditazione e di svago, e inoltre si conserva ancora, in ottime condizioni, il pozzo.

L’istituzione del MUCEB trae origine dalla volontà di salvaguardare e valorizzare una feconda attività svolta da maestranze locali e territoriali, che nel corso dei secoli si sono alternate nel rendere sempre più preziosa e apprezzata la produzione della maiolica di questo luogo.

Tutto questo grazie al lavoro ed alle ricerche effettuate negli ultimi anni, attraverso una peculiare ricerca nel campo degli antichi mestieri, nell’indagine del quartiere dei Figuli, delle antiche botteghe, delle macchine e delle fornaci per la lavorazione e la preparazione della materia. Lavoro arduo, condotto nel corso del tempo con passione e consapevolezza, costituito da intrecci, relazioni e contatti con i detentori di un’antica sapienza lavorativa da

preservare e tutelare dai rischi dell’oblio.

Il progetto insiste su un modello espositivo incentrato su due direttrici principali, la direttrice storica, con i rispettivi indirizzi: indirizzo storico-artistico; indirizzo archeologico; indirizzo etno-antropologico.

A questo, che è il nucleo fondante, si affianca la Direttrice mediterranea che estende lo sguardo nel tempo e nello spazio, guardando alle comuni radici dei paesi del bacino mediterraneo e alla continuità di una tradizione, ma anche alla sua capacità di rinnovamento attraverso nuovi spunti creativi, a Burgio come in altri centri. A tali direttrici e indirizzi corrispondono le sezioni del museo che ripercorrono storicamente in modo asciutto ed essenziale i processi di elaborazione, legati alla realizzazione dei manufatti artistici nelle varie epoche, inseguendosi ed intersecandosi all’interno di un unico percorso espositivo.

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THE BURGIO CERAMICS MUSEUM

The Museum of Ceramics (MUCEB) is located in a monumental group of buildings, part of the former monastery adjoining the church of Santa Maria delle Grazie built by the Friars Minor Observant in 1580. The construction work was financed by Prince D. Tommaso Gioeni, who at that time was lord of Burgio. The building later changed hands and it was used by the Reformed Friars Minor up until the suppression of religious orders in 1866 following the Siccardi Laws. In the years following the Second World War, it hosted the Theatine nuns and lastly the Capuchin nuns. Towards the end of the 19th century, part of the monastery was converted into a hospital. The imposing building, in an elevated position that looks down onto the town, has a façade with two slightly projecting volumes at the corners, and a cornice that gives it an appearance resembling a castle. The interior spaces are also impressive, with wide corridors onto which the monastic cells open. A large square cloister surrounded by a four-sided colonnade adds space and light to all the interior spaces. Remnants of the garden can still be seen, with the remains of stone seats on which the monks sat during moments of meditation and relaxation, and a well which is still in excellent condition.

The MUCEB museum was founded with the objective of preserving and enhancing the work of artisans, both local and from further afield, artists whose skills developed over the centuries led to the progressively greater value and prestige of the majolica made here.

The museum reflects the work and research performed in recent years, with a focus on the field of traditional crafts, and more specifically on the Figuli district with its ancient workshops, machines and kilns for preparing and transforming clay. This challenging project was implemented, over a period of several years, with considerable enthusiasm and insight, highlighting a tapestry of intertwined human relations and contacts with artisans who had mastered these ancient techniques. The objective for the museum was to preserve this heritage of knowledge and avoid the risk of it being forgotten.

The project’s exhibition layout is focused on two principal directions, the historical approach, with its respective historical-artistic, archaeological, and ethno-anthropological themes. This core collection is accompanied by the Mediterranean theme, with

an extensive timescale and geographical stance, examining the roots shared by the countries of the Mediterranean basin and the continuity of tradition, but also their capability for renewing their art through the development of innovative creative ideas, in Burgio just as in other locations. The museum’s sections are structured in accordance with these guiding principles and standpoints, offering an elemental and analytical description of the procedures involved in the production of artistic pieces over the course of history, illustrating the sequence of successive styles and their interaction, within a unified exhibition itinerary.

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Castellamonte con la sua 63esima edizione della Mostra della Ceramica rinnova nel tempo la sua eccellenza di Sandra Baruzzi

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31 ↖ Cristina Sitja Rubio

Come ogni anno, s’è vissuta con grande partecipazione, dal 24 agosto al 15 settembre, l’annuale Mostra della Ceramica, che a carico dell’Amministrazione della Città di Castellamonte, di Città Metropolitana di Torino e della Regione Piemonte ha raggiunto la sua 63esima edizione.

Un’edizione ricca per le sue molteplici propose artistiche e a seguito cito quelle che hanno saputo emozionare maggiormente: il concorso internazionale “Ceramics in Love”, la Cina come nazione ospite, “Attraversamento Meridiano” progetto nato dalla suggestione di un’istallazione di Damiana Spoto e Raffaele Pentasuglia, “Carta Cristallina” l’illustrazione incontra la ceramica a cura di Elisa Talentino.

Il curatore Prof.re Giuseppe Bertero negli anni ha saputo traghettare tutti i visitatori da una proposta di produzione artistica-artigianale locale ad una visione di respiro internazionale con il concorso “Ceramicas in Love”, attivando un confronto fra artisti internazionali, raccogliendo le numerose proposte dell’arte ceramica in tutte le sue espressioni classiche e innovative ma sempre uniche e molto originali.

Una manifestazione che non ha pari nel suo genere nella nostra regione. La caratterizzano le molteplici ed articolate esposizioni distribuite su tutta la città: Palazzo Botton ( sede della Civica Raccolta della Terra Rossa) che oltre la collezione permanente ospita le opere degli artisti del concorso e quelle degli artisti cinesi come nazione ospite, Palazzo Antonelli che con i suoi portici propone la Stufa d’Artista, la Rotonda Antonelliana suggestivo palcoscenico dove dominano la scena grandi e medie sculture in ceramica di artisti invitati, il Centro Congressi “Piero Martinetti” sede della donazione delle ceramiche sonore (circa 3000 opere) di Clizia (Mario Giani) con sezione dedicata al Design, Casa della Musica con gli artefatti degli studenti del Liceo Artistico “Felice Faccio”, il Museo d’Impresa Centro Ceramico “Fornace Pagliero 1814” con un’ antologica di Carlos Carlè e diverse personali di artisti invitati dal coordinatore artistico Daniele Chechi, la Galleria “Cantiere delle arti Castellamonte” con le esposizioni di artisti del territorio, Orto sociale

con il progetto “Fiori di campo” installazione di 1000 piccoli fiori, un’opera collettiva a curatela dell’artista Rita Bagnoli che coinvolge più realtà sociali e che ha come obiettivo la rappresentazione artistica della visione della disabilità.

Dalle famose stufe in ceramica, alla scultura, al design, all’artigianato sono presentate opere eterogenee con stili e tecniche sempre sorprendenti. È un appuntamento molto atteso anche dai tanti artisti ceramisti, pittori, scultori e architetti che con grande interesse seguono da diversi anni l’evento da più parti d’Italia e del mondo. Un incontro molto prestigioso capace di suscitare da parte del pubblico molte aspettative per cui ad ogni edizione accorre sempre più numeroso a visitare la mostra della ceramica.

Il concorso “Ceramics in love”, giunto alla sua sesta edizione quest’anno lo si è voluto dedicare a Marco Polo per ricordarne i settecento anni dalla sua scomparsa, rinominandolo in “Ceramics in love - Marco Polo” unitamente all’omaggio alla Cina, nazione ospite d’onore. A Palazzo Botton hanno fatto bella sfoggia una serie di opere provenienti dalla Contea di YongJia. Per la corrente edizione del premio sono stati presenti le opere di artisti provenienti da ben 26 paesi del mondo, che di fatto hanno reso Castellamonte una città aperta all’incontro del dialogo creativo artistico e un grande laboratorio di ricerca internazionale. Il primo premio è stato assegnato all’artista Amela Català Amparo di Valencia per l’opera “Dualità”, il secondo a Sonia Mascioli di Roma per l’opera “Abissi”, il terzo a Michele Fabricatore di Firenze con l’opera “Marco Polo”.

Dalla Cina, presenti una delegazione di artisti Zhang Liang, Zhang Changcai, Zhou Yiqi, Pan Xia, Li Mingqi coordinati da Chen Ming Presidente dell’Ass. Angi, tutti presenti nella sala dedicata con le loro opere, poi in parte coinvolti in residenza d’artista impegnati nella realizzazione con artisti castellamontesi di una scultura d’arredo urbano per la città e in parte coinvolti in dimostrazioni per scambi artisticoculturali, una fra queste la “Cerimonia del Tè”, iscritta nella lista Unesco come patrimonio immateriale.

La cerimonia aperta al pubblico, è stata proposta

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dall’artista Zhou Yiqi, in sala del Consiglio di Palazzo Antonelli.

La cerimonia del tè è una pratica estremamente precisa di preparazione della bevanda di cui proprio con la teiera e le tazze rigorosamente in ceramica insieme ai gesti, ai rituali, agli strumenti volti alla preparazione del tè rientrano in un processo meditativo ritenuto utile a superare le difficoltà della giornata e delle preoccupazioni: un momento di contemplazione, di raggiungimento della felicità spirituale interna, di approccio alla semplicità e all’umiltà, una cerimonia formale, simbolica e di ricerca interiore. La cerimonia è fondata sul principio per cui ogni cosa è preziosa e richiede dedizione ed attenzione. La preparazione segue quattro principi fondamentali: il rispetto, l’armonia, la purezza e la tranquillità. È un vero e proprio rito che riguarda non solo la persona fisica, ma soprattutto lo spirito e l’armonia, ancora oggi sono molte le scuole tradizionali che in Cina insegnano come organizzare una perfetta cerimonia: non è solo il rito in sé di versare e bere il tè, ma parte già dalla scelta dei materiali in primis la ceramica, con cui verrà preparato e servito, passando dalle varie fasi di preparazione sino ad arrivare al momento della degustazione.

Esposto nella Rotonda Antonelliana “l’Attraversamento Meridiano”, opera collettiva di

tutti i ceramisti e gli addetti alla ceramica della città, che nasce da un’idea di Daniana Spoto , designer Siciliana che vive a Matera e Raffaele Pentasuglia artista di Matera. L’installazione ci consegna il tema del “ponte” , un concetto ampio e declinabile in tanti modi, un progetto che ci racconta della transumanza con mucche podoliche della Basilicata. Nasce così l’idea di una nuova transumanza, un’ originale installazione di quaranta opere in ceramica realizzate dagli artisti ceramisti su un esemplare in argilla modellato da Raffaele Pentasuglia e da un paio di stampi realizzati dal formatore Luca Gris dell’Azienda La Castellamonte di Roberto Perino. Ogni mucca porta con sé il percorso personale dell’artista che l’ha modellata, rende forza e personalità differenti al cammino che si fa ponte per l’incontro di altri ceramisti perché l’ambizioso progetto contempla la volontà di cedere ad altre città della ceramica, riconosciute dall’AiCC , gli stampi affinché il bovino archetipo si moltiplichi per realizzare una grande mandria in cui le differenti storie culturali e artistiche s’incontrino e rendano l’ampiezza e la bellezza di questo paese e delle sue eccellenze.

Nel prestigioso Palazzo Botton dove sono ospitate diverse e articolate mostre, ciascuna con spiccate e proprie identità troviamo, al piano nobile, “Carta cristallina” una mostra dove l’illustrazione incontra la ceramica, che vede coinvolti ventidue illustratrici e

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illustratori internazionali che annoverano la ceramica tra i propri mezzi espressivi a cura di Elisa Talentino.

La curatrice afferma “Da tempo mi affascinava l’idea di un connubio tra queste due forme d’espressione, entrambe tradizionalmente accomunate dal binomio arte-mestiere; le due discipline hanno infatti spesso lottato per il riconoscimento del proprio status artistico. L’illustrazione, che negli ultimi anni è oggetto di un rinnovato interesse, è stata a lungo incasellata nella categoria delle discipline artistiche cosiddette “di servizio”. La ceramica invece ha spesso subìto il peso del funzionalismo richiesto agli oggetti di uso quotidiano. Fortunatamente questa categorizzazione non è più così netta e ceramica e illustrazione si sono riprese ampiamente i propri spazi. Le ceramiche realizzate da chi proviene da altri campi artistici possiedono spesso una bellezza istintiva, archetipica, scevra nel bene e nel male dal condizionamento che le sovrastrutture tecniche della terra impongono. Hanno quella poesia della spontaneità che si ritrova per esempio in alcuni manifesti del maggio francese: in quel contesto gli artisti, servendosi della fantasia e di mezzi molto più semplici e modesti rispetto a quelli degli stampatori professionisti, crearono opere iconiche di una sintesi grafica straordinaria. Questa mostra vuole quindi sancire l’unione spirituale tra due discipline attraverso lo sguardo di una nuova generazione

di artisti che annoverano la ceramica tra i propri mezzi espressivi, che ci dimostrano ancora una volta che la ceramica è un mezzo intramontabile, che sa rinnovarsi continuamente e che può conferire forza alla narrazione per immagini.”

Tra i partecipanti spiccano nomi di artisti e illustratori di rilievo, che collaborano con le principali case editrici italiane o per riviste e quotidiani internazionali come The New Yorker o The New York Times: Mar Hernadez, Sarah Mazzetti, Anna Resmini, Alberto Fiocco e Elena Xausa (artista eclettica dal segno essenziale scomparsa prematuramente). Tra gli ospiti internazionali appare la galiziana Nuria Figueiredo, con la sua ode alla natura, alla simbologia e al mistero, le portoghesi Mariana Santos, Constança Duarte e Francisca Freitas, con il loro sguardo fresco e ironico, il collettivo spagnolo Boira Ceramics, la venezuelana Cristina Sitja Rubio, autrice di svariati albi illustrati pubblicati in più paesi e la boliviana Tami Izko, che ha preso parte a fiere internazionali

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01 Servizio da Tè 02 Installazione

Attraversamento Meridiano” opera collettiva ceramisti di Castellamonte 03 Particolare dell’installazione “Attraversamento Meridiano” 326/2024

34 come Artissima o la Biennale di Istanbul e che qui presenta con l’artista multidisciplinare Caterina Gabelli un progetto dal design organico e texture vibranti.

In mostra ritroviamo poi il lavoro di Alice Visentin, artista castellamontese che recupera ed eleva lo spirito dei cantastorie di un tempo, esplorando il tema dei riti contadini delle valli canavesane e che figura oggi tra gli artisti della Collezione permanente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.

Il tema delle origini e delle memorie spensierate di infanzia è evocato nelle opere di Marta Jorio, Giulia Tudori e Luca Bretani, a fianco allo sguardo evocativo e lirico delle sculture di Giulia Maria Belli, Giulia Milos, Clara Holt e Chiara Zoppei, narratrici di miti, leggende e metamorfosi. Leggerezza,

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ironia e introspezione sono invece al centro della poetica di Martina Vanda e Valeria Montemagni, artiste che coniugano con freschezza la semplicità e profondità del quotidiano. Con Marta Vino si allarga maggiormente lo sguardo perché, pur non essendo un’illustratrice di professione, vanta una spiccata dote di sintesi, una capacità di ricondurre all’essenza tipica di chi trasforma storie in immagini, restituendo opere pregne di mito e simbologia.

Una mostra che ha incrementato le presenze di giovani grafici e ceramisti, attenti all’uso dei linguaggi espressivi e dalla loro importanza di comunicare in ambito artistico, estetico, sociale e storico.

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35 63rd Ceramics Exhibition in Castellamonte The annual Castellamonte Ceramics Exhibition, held from 24 August to 15 September 2024, presented many artistic pieces, and an international outlook was offered by the competition “Ceramics in Love”, held in Palazzo Botton. Other venues comprised Palazzo Antonelli for Artists’ Stoves, Rotonda Antonelliana for larger ceramic sculptures, the “Piero Martinetti” Congress Center presenting sound-emitting ceramic works by Clizia (Mario Giani), Casa della Musica for works by students at the “Felice Faccio” art school, the “Fornace Pagliero 1814” corporate museum with works by Carlos Carlè and other invited artists, the gallery “Cantiere delle arti Castellamonte” with works by local artists, and “Orto sociale” presenting a group work curated by Rita Bagnoli focusing on the concept

of disability seen through the eyes of art.

The “Ceramics in love” competition was dedicated to Marco Polo to mark the 700th anniversary of his death, and it was also a tribute to the guest nation, this year China, with a series of works from YongJia, and a delegation of artists, Zhang Liang, Zhang Changcai, Zhou Yiqi, Pan Xia and Li Mingqi.

The competition featured works by artists from 26 countries, with first prize awarded to Amela Català Amparo, Valencia, for the piece “Dualità”.

04 Nuria Figueiredo. Foto di Alessandro Truffa 05 Marta Jorio 06 Mar Hernandez

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Marca Corona per l’Arte la nuova mostra “MCm – Minimo Comune multiplo” di Andrea Mastrovito e la III edizione del Premio Marca Corona per creativi under 35, iscrizioni aperte fino al 10 gennaio 2025

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Grazie all’arte, un luogo di produzione industriale si trasforma, aprendo le sue porte al pubblico per condividere un’importante eredità culturale e la sua continua ricerca sul presente, mentre chi lavora al suo interno si trova ad abitare spazi conquistati da opere di cui non è solo spettatore, ma attore protagonista.

e, allo stesso tempo, al processo produttivo di una realtà industriale come quella di Marca Corona.

Ha appena inaugurato “MCm – Minimo Comune multiplo”, il terzo progetto espositivo e di arte partecipata di Marca Corona per l’Arte: l’iniziativa con cui, dal 2022, la più antica impresa del distretto ceramico di Sassuolo indaga le dinamiche della contemporaneità e l’evoluzione della sua identità, dal 1741 connessa al mondo dell’arte.

La mostra è dedicata al lavoro di Andrea Mastrovito, artista visivo con base tra New York e Bergamo.

Come indica il titolo stesso, “MCm - Minimo Comune multiplo” riflette sul rapporto tra l’uno e il multiplo: diretto è il rimando alla pratica dell’artista

Focus dell’esposizione è l’opera inedita “MCm” che dà il titolo all’ampia personale curata da Ilaria Bernardi. Realizzata da Mastrovito con la tecnica del frottage, è un imponente mosaico di carta bianco blu di 10 metri quadrati. La superficie riproduce a pastello e una delle più antiche fotografie di dipendenti di Marca Corona, assemblando oltre 200 moduli delle dimensioni di una piastrella standard. All’interno della composizione, sono inseriti frottage creati dagli attuali dipendenti dell’azienda, che raffigurano sia oggetti di lavoro sia elementi dal particolare valore affettivo. Il disegno generato dall’alternarsi dei due pattern riproduce una grafica anni Cinquanta di Marca Corona, ancora oggi conservata all’interno dell’archivio d’impresa.

Ad ampliare il percorso espositivo è una corposa

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serie di lavori realizzati da Mastrovito tra il 2009 e il 2024, tutti sviluppato attorno al concetto di moltiplicazione. Installazioni derivate dalla giustapposizione di libri, di fotocopie, di pezzi di legno, di righelli, o di oggetti differenti tra loro, dialogano con la ceramica, materiale anch’esso vincolato al medesimo processo trasformativo che dall’uno arriva al molteplice. L’allestimento è diffuso e porta dall’ingresso dello stabilimento al nuovo showroom progettato da Dainelli Studio fino agli spazi di Galleria Marca Corona, l’unico museo d’impresa italiano dedicato alla storia dell’intero distretto ceramico di Sassuolo.

Sempre incentrata sul concetto di multiplo è anche la III edizione del Premio Marca Corona per creativi e artisti under 35; iscrizioni aperte fino al 10 gennaio 2025. Il concorso vuole supportare l’arte visiva emergente e lo sviluppo di giovani talenti, testimoni del futuro di una materia antichissima come la ceramica. L’edizione 2024-2025, dal titolo “MCM: Minimo Comune multiplo - Processi moltiplicativi”, si connette al lavoro di Mastrovito e invita a riflettere sul tema della moltiplicazione da un punto di vista formale e/o concettuale e processuale.

Aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2025, la mostra sarà poi riallestita dal 7 al 9 febbraio a Bologna, in occasione di Arte Fiera e ART CITY: il Teatro San Leonardo ospiterà l’evento di finissage durante la ART CITY White Night, insieme al convegno che da tre anni Marca Corona dedica ad architetti e progettisti.

L’iscrizione è gratuita, per partecipare è necessario inviare il proprio elaborato in formato digitale www.galleriamarcacorona.com/premio-marcacorona-2025-iscrizione/. A valutare i progetti sarà la giuria composta da: Andrea Mastrovito (artista, presidente di giuria), Ilaria Bernardi (curatrice), Giulia Ronchi (direttrice di Exibart), Lorenzo Madaro (curatore e docente di Storia

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dell’arte contemporanea all’Accademia delle belle arti di Brera), Simone Gheduzzi (Architetto a creatore di “Pietro” spazio dedicato all’arte e alla cultura di Bologna), Tommaso Guerini (avvocato e collezionista), Sara Zambon (CEO R&P Contemporary Art), Luca Fiandri (Responsabile R&D Marca Corona) e Mariachiara Russo (product manager Marca Corona).

Informazioni per il pubblico “MCm – Minimo Comune multiplo”: opere di Andrea Mastrovito, a cura di Ilaria Bernardi Galleria Marca Corona e Marca Corona Headquarter, via Emilia-Romagna 7, Sassuolo 10 ottobre 2024 – 31 gennaio 2025 | Da lunedì a venerdì: 8.30–12.30, 14.30–18.30 Ingresso gratuito galleriamarcacorona.com/marca-corona-per-larte/

Il 24 gennaio 2025, saranno comunicati i nomi dei cinque finalisti. La cerimonia di premiazione si terrà il 7 febbraio a Bologna, in concomitanza con il finissage della mostra “MCm – Minimo Comune multiplo”. Il vincitore sarà premiato con un riconoscimento in denaro di 1.500 euro e con una residenza artistica in azienda durante la quale realizzare il progetto proposto.

L’opera selezionata, come l’ultima vincitrice nel 2023, “L’alleanza tra abitanti e costruttori” di Camilla Alberti, arricchirà il percorso stilistico e creativo che Marca Corona ha tracciato in quasi trecento anni di storia.

Marca Corona and l’Arte: an exhibition by Andrea Mastrovito, and the third Marca Corona Prize “MCm – Minimo Comune multiplo” (MCm - Minimum Common Multiple) is the third exhibition project by Marca Corona, the oldest company in Sassuolo’s ceramics district, operating since 1741, in which artist Andrea Mastrovito explores the relationship between one-off artworks and series pieces. The new work “MCm,” a

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10-square-metre mosaic of white-blue paper, was made by Mastrovito using the frottage technique, and it reproduces one of the oldest photographs of Marca Corona employees. The composition includes frottage works created by today’s employees, depicting work tools and items of special significance. The exhibition also comprises a series of works by Mastrovito exploring the theme of multiplication, in installations with books, photocopies, pieces of wood, rulers and other objects, interacting with ceramic items. The show runs until 31 January 2025, after which it will be reinstalled at Arte Fiera and ART CITY from 7 to 9 February 2025 in Bologna.

The third Marca Corona Prize for artists under 35 will also explore the theme of duplication in art, with entrance possible up until 10 January 2025.

The winner will receive a prize of €1,500 and an artist’s residency at the company for the creation of the project presented.

Info: www.galleriamarcacorona.com/premiomarca-corona-2025-iscrizione/.

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Workshop con Andrea Mastrovito

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Andrea Mastrovito, 2024, frottage a pastello su carta su tavola, 207 x 500 cm

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Enciclopedia dei Fiori da Giardino, Andrea Mastrovito, 2009, libri tagliati, dimensioni ambientali

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ZERO CASUALTIES XV e ZERO CASUALTIES XVI, Andrea Mastrovito, 2024 incisione su lavagna e abaco, 44 x 39 cm

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L’allestimento in Galleria Marca Corona

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Libraries Are Not Made, They Grow, Andrea Mastrovito, 2008 1260 fotocopie divise in 2 volumi Edizione di 2 esemplari Esemplare 1/2 29 x 21 x 7 ogni volume

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40 Il 16 novembre 2024, Fiorenza Pancino ha inaugurato a Faenza, al 33 di via XX Settembre, il suo nuovo spazio espositivo. L'artista veneto-faentina, nota per la sua capacità di vedere oltre le apparenze, ha utilizzato la sua creatività unica per rivelare le possibilità nascoste di questo luogo trascurato, trasformando così un vecchio magazzino di mobili d'antiquariato con gusto, eclettismo e sensibilità intuitiva, rivelandone le incredibili potenzialità; oltre ad offrire una preziosa occasione per immergersi nelle sue opere, dandone il giusto valore, ha creato un ambiente contemporaneo e accogliente che potrebbe facilmente diventare un hub per scambi culturali anche internazionali. Invito tutti a visitare lo spazio Pancino, un luogo che promette di stupire i suoi visitatori superando ogni aspettativa, esclusivamente su appuntamento chiamandola al suo cellulare: 3334614772 Silvia Imperiale

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Fiorenza Pancino

INAUGURA IL SUO NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO A FAENZA.

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01 NUOVO STUDIO

FIORENZA PANCINO 02 NUOVO STUDIO FIORENZA PANCINO 03 NUOVO STUDIO FIORENZA PANCINO 04 ASSURDO FELLINIANO PH CHIARA CASANOVA

05 632 LEGAMI VASO GIALLO 4 2022

PH ANDREA PIFFARI

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PH ANDREA PIFFARI

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SONO TAZZA DI TE

2a edizione presentata da DcomeDesign Anty Pansera e Patrizia Sacchi, ideatrici del progetto espositivo “Sono tazza di te!” ripropongono in due inedite location - Fabbrica del Vapore a Milano ed ex Chiesa dell’Angelo a Lodi -, la seconda edizione di questo evento.

Se già nel 2021 ci si era resi conto che “Non è certo facile realizzare una tazza - un oggetto del quotidiano -, che colpisca l’immaginario collettivo”, “Sono tazza di te!” è un progetto che, di anno in anno, rinnova l’invito ad artiste e designer nel cimentarsi in una sfida che, lungi dall’essere una competizione tra creative, è un confronto tra oggetti, le cui variabili tendono all’infinito. L’innovazione, portata da ogni soluzione al tema dato, rende infatti intrigante la mostra nella convinzione che la parola “limite” non sia proponibile alla genialità femminile.

Un’esposizione che rivela anche il lato ludico del progettare dove, mettendo da parte la rigorosa

di Antonella Ravagli

funzionalità pur partendo da essa, la si stravolge fino a ricavare un significato diverso dell’oggetto, non più legato al suo uso, ma al suo immaginario. Le designer quindi, libere di interpretare il tema senza limiti di sorta, ne stravolgono anche il tradizionale materiale della ceramica per adottare soluzioni improbabili ricavate da materiali riciclati, da stoffe, ricami, da materiali innovativi lavorati al laser fino ai metalli preziosi.

Restando fermo il nostro attaccamento per la ceramica non possiamo non menzionare Gloria Gianatti che con la simpaticissima “Stilla” ci coinvolge in una riflessione di tipo ambientale.

Ilaria Grimaldi col contributo di Stefania Mussolino di Lab Cardine con “Full immersion” ci procura un tuffo virtuale in una tazza di caffè fumante. L’amore incerto di “M’ama, non m’ama” ce lo propone Francesca Mo con una divertente tazza margherita

dai petali rimovibili che fa il paio con “Crazy” la tazza

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43 01 FABBRICA DEL VAPORE MILANO, in primo piano

“Un cameo in mostra” introduce alla seconda tappa della mostra a Lodi con alcuni pezzi della Ceramica Artistica Lodigiana “C.A.L.” 02 FRANCESCA MO, “M’AMA, NON M’AMA”,

Argilla rossa con ingobbio bianco e giallo sole, cristallina, cm 10x9, Ø 10 cm.

Ceramista Alessandra Emprin Gilardini 03 GLORIA GIANATTI, “STILLA”,

ceramica lavorata e decorata a mano. dimensioni: 9,5x9,5xh 9,5 cm

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CREATIVE TEA-CUPS 2nd edition of a show presented by DcomeDesign

da usare rigorosamente capovolta. Ancora, Rosanna La Spesa con “Gattazza e gattazzine a passeggio”, per una collezione di innata felinità a contraddistinguere ogni singolo oggetto. Infine, pur non avendo completato il nostro excursus ceramico, “Un caldo bacio” di Claudia Botta nella sua singolare forma che costringe a sorseggiare le bevande, la possiamo considerare il trade union con la mostra che fa da appendice a questo progetto -di cui parleremo qui di seguito-, dedicata alle “Mustache cup”.

La mostra è visitabile a Lodi, dal 14 dicembre al 26 gennaio, presso la Ex Chiesa dell’Angelo.

Progettiste che espongono le proprie opere: Silvia Bianchi, Claudia Botta, Flora Caroli, Donatella Carollo, Laura Cavestro, Erika Chinaglia, Laura Cristinzio, Sarah Dalla Costa, Varvara Erikhova, Luisa Ferrara, Gloria Gianatti, Mariacristina Giobbi, Anna Giuli Del Monte, Ilaria Grimaldi, Rosanna La Spesa, Cinzia Li Volsi, Maria Maddalena Manna, Francesca Mo, Marzia Mucchietto, Floriana Pastore, Karin Putsch-Grassi, Valeria Eva Rossi, Livia Sciorilli Borrelli, Claudia Tagliaferro, Eliana Valenti, Teresa Vella

Anty Pansera and Patrizia Sacchi, who created the exhibition concept “Sono tazza di te!” (I’m a tea cup/I’m crazy about you) have presented the second edition of this event, at Fabbrica del Vapore in Milan and at the converted church Chiesa dell’Angelo in Lodi. In this project, artists and designers are invited to take part in the challenge of combining playful aspects intrinsic to the design process, along with purely functional considerations, so that the resulting objects are not linked just to their use, but also to their visual character. The designers had total freedom in the interpretation of the theme, and developed many very unusual solutions utilising recycled materials, fabrics and even precious metals. Highlights include a cup with environmental considerations by Gloria Gianatti, a piece by Ilaria Grimaldi and Stefania Mussolino titled “Full immersion” proposing a virtual plunge into a cup of steaming coffee, “She loves me, she loves me not”, a cup with removable petals by Francesca Mo, Rosanna La Spesa with her feline pieces, “A hot kiss”

by Claudia Botta, and many others. This show, linked to the exhibition dedicated to “Moustache Cups” also featured in this issue, can be seen in Lodi from 14th December to 26th January.

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Mustache cup Sempre a cura di Anty Pansera e Patrizia Sacchi unitamente alla presentazione di DcomeDesign, l’esposizione “Sono Tazza di te” si completa con questa insolita e intrigante mostra dedicata esclusivamente agli uomini portatori di baffi. L’idea infatti deriva dalla felice intuizione del ceramista inglese Harvey Adams che a metà dell’Ottocento aveva inventato una tazza con una particolare caratteristica, una staffa a mezzaluna per proteggere l’”onor del labbro”. L’intento era quello di venire in aiuto a gentiluomini, dal volto impreziosito da curatissimi e straordinari baffi che all’ora del tè dovevano combattere col vapore della bevanda che scioglieva la cera con cui era modellato il loro orpello. Queste tazze da Mustaches rispecchiano diverse tipologie: se i proprietari erano militari rispondevano al brand del proprio reggimento; spesso erano diversificate in base al ceto sociale quindi le più grandi, “da contadino”, contenevano fino a una pinta di tè, quelle dei gentiluomini, "graziose”, potevano essere in porcellana con decorato il nome del proprietario. Nel primo Ottocento i baffi erano considerati segno di un artista o di un rivoluzionario -entrambi ai margini sociali-, solo dal 1860

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la tazza salva baffo 02

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45 PROGETTISTI CHE ESPONGONO LE PROPRIE OPERE:

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GIANCARLO CAZZANIGA, MICHELE CUOMO, GUIDO DE ZAN, GIORGIO GURIOLI, ALESSANDRO IUDICI, PASQUALE LIGUORI, ANDREA MARCONI, MARCO PISATI, CARLO PIZZICHINI, ALBERTO MARIA PRINA, ANDREA SALVATORI, MAURIZIO TITTARELLI RUBBOLI.

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CARLO FILOSA "MUSTACHE CUP" (FOTO A. MAURI)

diventano popolari anche tra gli uomini illustri - dal creatore di Sherlock Holmes A.C. Doyle al principe Alberto Vittorio di Sassonia-, nella convinzione che conferissero un’immagine più “virile”. Infatti, fino al 1916, l’esercito britannico imponeva ai propri soldati di portare i baffi per via dell’autorità che suggerivano. Leggiamo dal catalogo che si trattava rigorosamente di baffi ben “progettati”: a manubrio (Handlebar), a compasso (Chevron), a ferro di cavallo (Horseshoe Mustache), imperiali (Imperial Mustache), da moschettiere (Van Dyke Mustache)… curati con pettinini ad hoc e cera. La diffusione di questo look, rende quanto mai necessario l'utilizzo di una coppa che permetta ai signori dagli impeccabili baffi di godersi impunemente tè e cioccolata; da qui l’ideazione di una sorta di piccola “mensola” chiamata “guardia” e collegata ai bordi della tazza a protegge il labbro superiore dalla schiuma delle bevande. Invenzione copiatissima in tutta Europa a cui fanno seguito gli speciali “cucchiai per baffi” dotati di piccole barriere e brevettati nel 1868 dal designer newyorkese Solon Ferrer. Tale tipologia di tazze si diffonde e viene venduta in grandi quantità prima nel Regno Unito, poi in tutta Europa: ogni ceramista e ogni manifattura crea allora la propria versione di questa stoviglieria maschile, da Meissen, alla Royal Crown Derby, da Imari, alla Reale Bayreuth, a Limoges... Col tempo le “mustache cups” arrivano negli Stati Uniti, proposte per corrispondenza sul catalogo di Sears, Roebuck & Company e in un grande magazzino come Marshall Field’s. Ad approfondire questo tema è l’esposizione dedicata alla collezione privata di Carlo Filosa che, con la moglie Laura in oltre 30 anni di ricerche, ha raccolto oltre 100 esemplari alcuni di straordinaria bellezza e rarità. In parallelo a questa esposizione, si confrontano in chiave contemporanea su questo tema 12 progettisti uomini, eccezionalmente invitati dall’Associazione DcomeDesign che per statuto promuove e valorizza esclusivamente la creatività femminile. (A.R.)

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Moustache cup: The whisker-saver Curated by Anty Pansera and Patrizia Sacchi, the exhibition “Sono Tazza di te” (“I’m a tea cup/I’m crazy about you) is dedicated to men and their moustaches. The concept is based on an idea by British potter Harvey Adams who, in the mid-19th century, invented a cup with a moustache-shaped ledge designed to protect the elaborate moustaches of their gentleman-owners, whose elaborate shapes would be marred by the steam of their preferred beverage. These moustache cups were made in two typologies, military, with markings denoting the regiment, and civilian, the latter diversified according to class, with pint-sized versions for farmers and labourers, and more intricate pieces for gentlemen, LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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" MOUSTACHE CUP”, SPECIAL GUESTS, FABBRICA DEL VAPORE, MILAN (PHOTO A.MAURI)

in porcelain, with the owner’s name. In the early 19th century, a moustache was considered the mark of an artist or a revolutionary – therefore fundamentally extremist – and it was only from 1860 that whiskers became an accepted feature, favoured by men who included personalities such as Arthur Conan Doyle, creator of Sherlock Holmes, and Prince Albert of Saxony. Up until 1916, the British Army ordered its soldiers to grow moustaches for their authoritarian look. This group of pieces was collected by Carlo Filosa and his wife Laura over the course of 30 years’ research.

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RACCONTI VOTIVI. NARRAZIONI CONDIVISE Un’installazione di Ground Collective di Elisabetta D’Arienzo

Chi è Ground Collective?

GROUND COLLECTIVE È UN COLLETTIVO COMPOSTO (ATTUALMENTE) DA 15 MEMBRI CHE PROVENGONO DA AMBIENTI LAVORATIVI DIFFERENTI. LA FORZA DEL COLLETTIVO SI NUTRE DELLE COMPETENZE E DELLE PECULIARITÀ DI OGNI COMPONENTE, AL SUO INTERNO COESISTONO IDENTITÀ PROFESSIONALI MOLTO DIVERSE TRA LORO CHE OPERANO INSIEME

IN UN AMBIENTE MULTIDISCIPLINARE. L’USO DELLA CERAMICA COME MEDIUM ESPRESSIVO ACCOMUNA IL GRUPPO E ATTRAVERSO L’UTILIZZO DELLO STESSO È POSSIBILE INTRAPRENDERE NUOVI PERCORSI. IL GRUPPO HA SCELTO DI MANTENERE L’ANONIMATO DEI MEMBRI CHE LO COMPONGONO PER PORTARE AVANTI UNA VISIONE CONDIVISA.

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49 La recente installazione pubblica di Ground Collective: un luogo partecipato, intimo, umano.

Il collettivo nasce a giugno 2023 e, seppur di fresca creazione, ha organizzato e gestito alcuni eventi in differenti città e contesti. L’evento più recente s’intitola: “RACCONTI VOTIVI Narrazioni condivise” ed è stato presentato, durante il ponte ̀ di quartiere dei morti, a Salerno presso la comunità de IMORTICELLI. I primi interventi del gruppo sono stati: site-specific, legati a contesti difficili segnati da storie e percorsi specifici con i quali il gruppo si è speso ed ha interagito.

“Siamo fortemente interessati alle zone marginali, nelle quali è possibile attivare nuovi processi di sperimentazione e ricerca artistica comune dove ognuno porta con sé i propri racconti.”

Per la Chiesa de I Morticelli, Ground Collective ha pensato e progettato un’installazione all’interno della quale si manifesta un coro di storie condivise.

Nell’impianto ottagonale dell’edificio storico tra marmi policromi, stucchi bianchi e preziose finiture, si erge una piramide nera dotata di un’apertura nascosta. Nella segretezza del suo interno si cela una costellazione di racconti votivi, oltre 200 ex-voto in ceramica sono espressione di un rituale condiviso.

Si tratta di un racconto corale fatto di linguaggi e tecniche diverse, capace di evocare un tempo ormai ̀ lontano, quello dei riti e dei racconti. In una società dove è ancora un tabù esprimere sofferenza e mostrare ̀ , l’installazione si presenta come un le proprie fragilità luogo partecipato, intimo, umano.

Arriviamo dal “Bel Paese”: Ground Collective si racconta “Potrebbe sembrare anacronistico proporsi come un collettivo i cui membri rimangono anonimi per dare forza alle attività̀ comuni. Potrebbe sembrare anche un po' utopico, vista la facilità con cui l'ego di ogni artista tende a focalizzare su di sé l'attenzione.

Quindi diventa quasi scontata la domanda sul senso di un'operazione così ben definita (G.C. ha un proprio statuto programmatico) e nel contempo aleatoria (quale futuro è possibile per un gruppo del genere?). La risposta è complessa e risiede nelle diverse sfaccettature che ogni componente porta quale contributo personale alla causa del collettivo. Un contributo che è fatto di idee, di proposte, di informazioni importanti, ma soprattutto fatto di confronto sulle possibilità̀ del medium ceramico come fil rouge di azioni congiunte. Tra gli aspetti più̀ validi di questo sentire comune è la presenza di persone con background molto differenti e provenienti da varie zone del “Bel Paese”. Scriviamo volutamente “Bel paese” perché́, tra gli altri, è lo spirito del bello ad essere uno dei fari guida delle attività̀ che si intende svolgere assieme. Questo elemento fa riflettere: definire cosa è “bello”, oggi, ha quasi il sapore della sfida, di qualcosa di irraggiungibile e, nel contempo, sotto gli occhi di tutti.

Le stesse personalità̀ coinvolte hanno necessariamente attenzioni e sensibilità̀ distinte e sarebbe realmente impossibile trovare un “bello” comune. Eppure, vale la pena provare. Vale la pena mettere da parte ogni idea preconcetta e, nel caso, adattare il proprio sentire alle esigenze del progetto di volta in volta portato avanti.

A ben vedere, a monte di questo, vale la pena pensare non solo a sé stessi, ma considerare l'opportunità̀ di fare qualcosa assieme ad altri, come una grazia rara.”

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Ground Collective

Ground Collective, founded in June 2023, comprises 15 members who have different skills and professional identities, and who all use ceramics as their means of expression. The group has chosen to maintain the anonymity of its members in order to pursue a shared vision. The concept of “Bel Paese” is important to them, because the quest for beauty is one of the group’s guiding lights. Ground Collective has organised and run a number of sitespecific events in different cities and contexts. The most recent event was titled “Votive tales – Shared narratives,” and it was presented at the Imorticelli neighbourhood community in Salerno. For the i Morticelli church, Ground Collective designed an installation with a chorus of shared narratives. In the octagonal layout of the historic building, amidst polychrome marble, white stucco and precious details, a black pyramid conceals a constellation of over 200 ceramic votive offerings, the expression of a shared ritual. It is a choral tale made up of different languages and techniques, capable of evoking a time long gone, that of rituals and stories. In a societỳ where the expression of personal suffering and fragilitỳ is not appreciated, the installation represents a shared, intimate, very human place.

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52 ESPOSTE CERAMICHE MANCANTI DAL PERCORSO MUSEALE DA OLTRE OTTANTA ANNI

Nuova sezione dedicata all’Art Nouveau e Déco al MIC di Faenza

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↘ TULLIO MAZZOTTI, FIORI DEI MIEI GIARDINI, TERRACOTTA DIPINTA SOTTO VETRINA, 1929 ↙ DUILIO CAMBELOTTI, FONTANINA CON BOCCALI, 1910-1914

Il nuovo allestimento, a cura di Claudia Casali, presenta un percorso diviso in quattordici importanti aeree tematiche – che vanno dalla riscoperta delle linee sinuose della natura e della figura femminile dell’Art Nouveau, al gusto per la linea stilizzata e l’esotismo del Déco, alla nascita delle Grandi Esposizioni e delle Biennali di Monza, passando da un’invenzione tra Futurismo e Cenacolo Baccariniano, alternando grandi manifatture e scultori europei a quelli italiani e faentini. Il fine è restituire la storia europea della ceramica e dell’arti decorative della prima metà del Novecento in chiave “moderna”, premessa per gli sviluppi contemporanei propri della stagione del secondo dopoguerra. “Per questo nuovo allestimento tematico, si è partiti dalla storia del Museo faentino, attraverso le sue acquisizioni, gli allestimenti del 1926 già completi e pensati in chiave moderna, commenta Claudia Casali - le relazioni internazionali che l’allora direttore Ballardini aveva intessuto e fortificato negli anni del suo mandato. Poi si è proceduto all’analisi dei materiali esistenti integrandone in parte con una campagna di restauro eccezionale che ha riportato alla luce manufatti danneggiati durante il bombardamento del maggio 1944”. Il nuovo allestimento espone così ceramiche mancanti dal percorso museale da oltre ottanta anni, a testimoniare la straordinaria ricchezza del patrimonio conservato nei depositi del Museo. Una storia che si intreccia con la storia del Museo faentino che nasce proprio nel 1908 in seguito alla mostra delle Belle arti e all’arte applicata organizzata per l’Esposizione Torricelliana di Faenza. Nella mostra vennero esposte le tendenze del momento, un omaggio a Domenico Baccarini prematuramente scomparso e grandi nomi dell’epoca come Galileo Chini, Marcello Dudovich. Alcuni degli invitati presenti in mostra donarono il primo nucleo di ceramiche per il futuro Museo: tra questi pezzi straordinari di Art Nouveau che si trovano nel nuovo allestimento come la manifattura Villeroy&Boch di Dresda, la manifattura di Sèvres, Zslonay di Pècs, le olandesi Distel, Browers, Plateelbakkerij, Faiencerie Delft; Fabbrica Reale, Alumina e Bing&Grondahl di Copenhagen; la Manifattura Imperiale di San Pietroburgo.

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54 ACHILLE CALZI, GORGONA, MAIOLICA, 1918

ANGELO BIANCINI, ATTEONE, TERRAGLIA 1939-40

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The display includes ceramic pieces that had been missing from the Museum itinerary for over eighty years The new layout, curated by Claudia Casali, comprises 14 important thematic sections, ranging from Art Nouveau with its rediscovery of the sinuous lines of nature and the female body, to Art Deco’s stylised forms and exotic tastes, along with the origins of the great Expositions and the Biennial shows at Monza, the inventive creativity of Futurism, the group that coalesced around the figure of Domenico Baccarini, pieces by major European ceramic factories and sculptors, and exponents from Italy and Faenza. Its objective is to trace the history of ceramics and the decorative arts in Europe during the first half of the 20th century, highlighting the “modern” aspects that prepared the ground for the contemporary developments hallmarking the period following the Second World War. “To create this new thematic layout, we began from the history of the museum in Faenza, with the pieces that it acquired, and the 1926 itinerary that was already complete and reflected a wholly modern standpoint,” said Claudia Casali, “a result of the international relations that Gaetano Ballardini, the museum director at that time, developed and intensified during the years of his tenure. This was followed by an analysis of the extant materials, enlarging the collection, in part by means of an exceptional

restoration operation that made it possible to present pieces that had been damaged during the May 1944 air raid.” The new layout therefore features ceramic exhibits that had been missing from the museum’s collection for over eighty years, underlining the remarkable wealth of the material present in the Museum’s storerooms. This story is intertwined with the history of the museum in Faenza, which was founded in 1908 after the Exposition of Fine and Applied Arts organized for the Torricelli Exhibition. That show presented the styles of the day, along with a tribute to Domenico Baccarini who had died at a tragically early age, and famous artists of the time such as Galileo Chini and Marcello Dudovich. Some of the artists who had been invited to exhibit their work in that show donated their pieces, which thus became the museum’s initial core collection of ceramics. These items include remarkable Art Nouveau works that are comprised in the new layout, such as those by the manufacturers Villeroy&Boch in Dresden, the Sèvres factory, Zslonay in Pècs, the Dutch manufacturers Distel, Browers, Plateelbakkerij, and Faiencerie Delft; Royal Copenhagen, Alumina and Bing&Grondahl from Copenhagen; and the Imperial Porcelain Manufactory of St. Petersburg.

Faenza’s MIC Museum reformulates its Art Nouveau and Art Deco section DOMENICO BACCARINI VOLATA DI DONNE, TERRACOTTA PARZIALMENTE MAIOLICATA, 1909 CA.

Immagini: cortesia MIC - Museo delle Ceramiche di Faenza LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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Quale futuro per la

ceramica? di Irene Carlino

Non è un caso che la International Ceramic Competition Mino si tenga sin dal 1986 proprio nel Ceramic Park di Tajimi, Prefettura di Gifu. La regione, un tempo denominata appunto Mino, è una delle principali aree di produzione ceramica in Giappone e nel mondo. Qui i fiumi che scorrono dalla foresta rigogliosa hanno nutrito una cultura di tradizione e maestria artigianale che nel tempo ha alimentato la florida industria locale. La storia della ceramica di Mino risale sin dal lontano VII secolo, ma fiorisce sul finire del XVI secolo, durante il periodo Momoyama, quando le pregiate ciotole negli stili Kiseto, Setoguro, Shino e Oribe iniziarono ad adornare le cerimonia del tè.

Opere che hanno trasceso il tempo e continuano a ispirarci ancora oggi. È in questo ricco contesto di tradizione che la International Ceramic Competition Mino celebra il suo tredicesimo anniversario.

Quale futuro per la ceramica? Il tema dell’edizione di quest’anno pone una domanda che suona come una provocazione. In quale direzione le onde del nostro tempo spingono gli aneliti creativi dell’arte ceramica?

Soccomberà agli assalti della potente tecnologia?

Quasi 4000 candidature, giunte da 77 paesi nel mondo, rispondono alla sfida. Il più alto numero di iscrizioni mai registrate fino ad oggi, che fa della Mino Ceramic Competition uno tra i Premi più ambiti del suo genere.

E di queste, solo 200 opere, selezionate da una giuria composta da 10 autorevoli esperti internazionali, tra cui la direttrice Claudia Casali del Mic Museo internazionale delle Ceramiche di Faenza, hanno poi trovato meritevole collocazione tra i premiati e le “honorable mentions” all’interno della suggestiva vetrina espositiva curata dall’architetto svizzero e membro della Giuria Patrick Reymond, che ha inaugurato lo scorso 18 ottobre.

“Lavori di eccellente qualità che fanno “ben sperare per il futuro” introduce il Presidente della Giuria, Tomio Sugaya, direttore del Nakanoshima Museum di Osaka. “La nostra missione, non si limita ad assegnare premi, ma vuole indicare una direzione nuova”. Non basta quindi un espediente tecnico o uno smalto innovativo, ma è il processo creativo, che può anche coincidere con la storia personale dell’artista, a catturare l’attenzione. Non a caso infatti, l’opera vincitrice del Grand Prix per la categoria <Ceramic art> è la scultura “Kiln” dell’ucraina Ielizaveta Portnova. L’opera nasce da una tragedia vissuta. La guerra che ci depriva di qualsiasi sembianza umana.

L’essere mostruoso che risorge dalle rovine di un forno distrutto grida disperatamente alla vita e lancia un forte messaggio di speranza.

Sulla stessa linea d’onda anche il lavoro di Marta Palmieri, Premio Speciale della Giuria nella categoria “arti ceramiche”, selezionato da Claudia Casali che cosi lo descrive “…un’archeologia apocalittica che racconta deserti e situazioni astratte, …rovine dal futuro sviluppano paradossi e diventano metafora della realtà che stiamo vivendo e che stiamo pericolosamente trasformando in qualcosa di nuovo, diverso, LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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01 Grand prix

<Kiln> di Ielizaveta Portnova 02 Special Judges awards

<Ruines from the future> di Marta Palmieri 03 Silver Award

< weaving into ware> di Hu ChunYu & Jiang YuTing

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60 irrispettoso della voce della nostra madre terra.”

Per la categoria <Ceramics design> il Gold Award va a Secca Inc. con l’opera AMU. Linee di piastrelle di porcellana bianca a forma di V ricurva che si intersecano verticalmente creando creste tridimensionali che ricordano la trama della maglia.

Un lavoro che può essere sviluppato in un numero infinito di varianti, sorprendentemente espandibile

allo stesso modo del tessuto lavorato a maglia. Una perfetta combinazione di estetica e design funzionale.

Così, conclude il Direttore del Museum of Modern Ceramic Art di Gifu, Yasukuni Ishizaki, “il futuro della ceramica va oltre l’utilità pratica o l’utilità ornamentale. L’opera diventa una nuova entità che mantiene la relazione tra gli esseri umani e lo spazio.“

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Il fascino della tradizione Mino-yaki

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Evento collaterale del Ceramic Park di Mino, come a voler ricordare lì dove tutto è partito, anzi ripartito, il Museum of Modern Ceramic Art, dedica gli spazi ad una personale di Arakawa Toyozo (1894–1985), artista imprescindibile nella storia della ceramica giapponese, nel 130° anniversario della sua nascita.

Ad Arakawa, originario della prefettura di Gifu, si attribuisce il merito di aver riportato alla gloria degli arbori le fornaci di Mino e gli stili di ceramica che a Mino oggi si riferiscono: Shino, Oribe, Ki-Seto (Seto giallo) e Setoguro (Seto nero). Con una scoperta all’epoca clamorosa, un frammento di una ceramica Shino presso un vecchio forno nei dintorni della citta di Kani nel 1930, Arakawa è celebrato per aver dimostrato che la ceramica Shino nasceva a Mino, capovolgendo cosi la comune convinzione che la ceramica del periodo Momoyama fosse realizzata nella vicina regione di Seto. Arakawa resuscitò così lo stile Shino e in seguito lo stile Setoguro. Ma le sue opere non sono solo riproduzioni di tecniche e spirito

ereditati dai predecessori, sono altresì espressione di una bellezza unica di forma e di stile. Molti artisti, ispirati da Arakawa, lo seguirono nel ridare nuova vita alla ceramica Minoyaki. Nel 1955 fu designato “ningen kokuho”, tesoro nazionale vivente, e come lui anche altri 5 ceramisti nella regione che cosi firmarono l’importanza dell’area. Nel 1984, un anno prima della sua morte, quando Arakawa aveva 91 anni, fu inaugurato il piccolo museo situato proprio accanto al forno e al laboratorio oggi ancora visitabile

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04 La Giuria al lavoro 05 Gold Award

<AMU> di Secca Inc. 06 Bronze Award

<eroded moon> di Aizawa Rie 07 Interno del laboratorio di Arakawa Toyozo

Foto 01-06 per gentile concessione di International Ceramic Competition Mino.

Foto 07 di Irene Carlino

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Non solo ceramica In Romagna torna ad accendersi la stella di Picta, Rassegna Europea di Arte Contemporanea – Premio Città di Castrocaro Terme e Terra del Sole. Dopo il grande successo di pubblico e critica registrato nelle prime due edizioni, l’associazione Cava Forever Group Aps di Forlì ripropone il collaudato format arricchito da novità interessanti ed esclusive. Cuore pulsante della rassegna sarà ancora il rinascimentale Palazzo Pretorio di Terra del Sole, splendido edificio cinquecentesco scrigno di autentici gioielli, in esposizione 23 artisti, dal 28 febbraio (alle 17.30 l’inaugurazione) al 7 aprile.

Picta nasce da un’idea di Giuseppe Bertolino, artista e direttore artistico della manifestazione: una felice intuizione dettata dal desiderio di contribuire a promuovere l'arte contemporanea, la letteratura, la cultura a 360 gradi, ma anche la conoscenza e la crescita del territorio. Una bella vetrina per i virtuosi dell’arte e anche per Terra del Sole, che aspira a entrare nel gotha dei siti patrimonio dell’Unesco e che oggi con la Rassegna europea fa il suo ingresso a pieno titolo nel panorama dei contenitori di manifestazioni artistiche di richiamo. Nel 2025 l’esposizione uscirà dalle belle stanze affrescate del Palazzo mediceo per approdare in altri luoghi simbolo della cittadella e della vicina Castrocaro con le installazioni di Ignazio Fresu, le mostre fotografiche di Chiara Fabbri e Fabio Blaco; e ancora le opere in ceramica della Bottega Gatti di Faenza e del Museo della ceramica di Burgio, due nuovi partner di Picta. La Rassegna sarà inoltre arricchita da numerose mostre collaterali in tutto il territorio romagnolo: Casa Moretti a Cesenatico ospiterà 12 opere realizzate da 4

↘ GABRIELE SPRINGER, ENCOUNTER ↓VASO DAL MUCEB DI BURGIO

artiste ucraine; il Museo Tramonti a Faenza fungerà da vetrina per le importanti creazioni di Vittorio D’Augusta, Casa Museo Bertozzi a Forlimpopoli accoglierà le opere di Mauro Andrea; Casa di Paola a Forlimpopoli si impreziosirà grazie alle creazioni di sei artisti italiani. Le iniziative coinvolgeranno inoltre il Museo Carlo Zauli di Faenza, dove saranno esposte le opere di sei artisti cinesi nell’ambito di una collettiva curata da Yan Laichao, mentre da luglio a settembre l’Ecomuseo di Ridracoli ospiterà 13 artisti italiani grazie alla collaborazione con Romagna Acque. Lo scultore Luciano Navacchia sarà presente all’Hotel Embassy & Boston a Milano Marittima. Sedi a cui quest’anno si affiancano Bottega Gatti di Faenza e Museo di Burgio. La prima, fondata dal ceramista e scultore Riccardo Gatti nel 1928, si è sempre caratterizzata per l’assidua ricerca di tecniche e linguaggi innovativi e la produzione ricchissima di opere uniche; una realtà dedita oggi al design oltre che all’artigianato artistico, presenza costante al Salone Internazionale del Mobile di Milano. Il Museo di Burgio (MUCEB), sito in un complesso monumentale di un ex monastero del 1580, trae origine dalla volontà di salvaguardare e valorizzare una feconda attività svolta da maestranze territoriali, che nel corso dei secoli si sono alternate nel rendere sempre più preziosa e apprezzata la produzione della maiolica locale. Luoghi di prestigio che ospiteranno esposizioni artistiche e altresì una ventina di eventi collaterali, curati dal giornalista e scrittore Maurizio Gioiello. “Picta non è soltanto una mostra di arte contemporanea, è anche un'occasione di dialogo con la letteratura, la storia, l'architettura, la fotografia, il territorio romagnolo e

PICTA 2025

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PATROCINI E COLLABORAZIONI Grazie al successo delle precedenti edizioni, Picta ha ottenuto la preziosa collaborazione della Pro loco di Terra del Sole e del suo presidente Andrea Bandini, per il 2025 il Patrocinio della Regione Emilia Romagna, del Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, dell'AICC, Associazione italiana Città delle Ceramiche, della prestigiosa rivista D'A, del Comune di Cesenatico, del Comune di Forlimpopoli, del Comune di Cervia, del quotidiano “Il Resto del Carlino” QN, della rivista La Ceramica Moderna & Antica, che ritorna ad essere pubblicata a Faenza da Polaris Editore.

PREMIO CITTA’ DI CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE In occasione del finissage di Picta, in agenda sabato 7 aprile, saranno consegnati i premi ‘Città di Castrocaro Terme e Terra del Sole’, costituiti da un’anfora in ceramica forata smaltata bianca, realizzata dall'artista Daniela Simoni in omaggio a Castrocaro città delle acque termali di tradizione centenaria. Cinque i riconoscimenti, a cui si aggiungeranno due premi speciali, destinati alla memoria di personalità dell'arte, della letteratura e poesia, dello sport, del giornalismo e della canzone che nel secolo scorso si sono contraddistinte per la promozione dell'arte contemporanea e della cultura sul territorio nazionale. A decretare i vincitori la nuova Commissione Scientifica, formata da Alessandra Righini, Francesca Miccoli, Liviana Zanetti, Rosetta Savelli, Simona Palo, Maurizio Gioiello e Michele Govoni.

GLI ARTISTI Questi i 23 artisti italiani e stranieri invitati alla kermesse, presenti con tre opere ciascuno a Palazzo Pretorio: Luigi Allegri Nottari, Marlene Amort, Paola Babini, Rosetta Berardi, Giuseppe Bertolino, Tatyana Binovskaya, Claudia Bisson, Anna Borachuk, Gundel Busch, Giovanni Fabbri, Salvo Ferrante, Graziella Giunchedi, Evgenia Kaika, Gaetano Ligrani, Alessandro Liotta, Angela Maltoni, Mauro Maltoni, Annette Marschall, Milot, Michele Stanzione, Gabriele Springer, Alice Tamburini, Lesia Verba.

quant'altro” spiega Gioiello. Già splendido relatore nelle conferenze delle precedenti edizioni, abilissimo a fluttuare tra la poetica artistica di Carlo Zauli e quella letteraria di Pascoli, il tema estremamente attuale dell’immigrazione e l’arte rinascimentale, Ariosto e Tasso, Manzoni e Montale, Gioiello regala qualche anticipazione sugli appuntamenti del 2025, quando a finir sotto i riflettori saranno “Buzzati tra pittura e letteratura, il Futurismo, il Razionalismo e il ritratto e l'autoritratto d'artista”. Attribuisce all’arte un ruolo terapeutico l’ideatore dell’evento. “L'arte nel XXI secolo può contribuire a migliorare la vita di tutti i giorni, in un momento in cui il consumismo sfrenato, all'insegna dell'effimero, spinge verso una deriva incontrollabile – spiega Bertolino -. Picta 25 non ha di certo la pretesa di essere l'unico faro di luce nella tempesta dell'omologato, del già visto, ma propone una modalità unica nel suo genere che mette insieme arte, cultura e territorio, attraverso non solo le esposizioni di opere ma tramite incontri, convegni, musica ed eccellenze del territorio”. Previsto anche il coinvolgimento delle scuole e dei giovanissimi grazie al sostegno della BCC Ravennate Forlivese Imolese, in un percorso di alfabetizzazione artistica e culturale. “C’è la volontà di avvicinare le nuove generazioni, in particolare i bambini e i ragazzi, attraverso laboratori di pittura e di ceramica, per abituarli, usando le mani, al colore e all'arte, finalmente lontani dai social e dai telefonini. Picta 2025 appare, dunque, una grande opportunità per tutto il territorio, con la convinzione che la cultura e l'arte possano contribuire sia allo sviluppo economico ma anche a una educazione al bello”. Sulla stessa linea d’onda Michele Govoni, curatore della rassegna, che rimarca il ruolo dell'arte come strumento di socialità. “L'arte può rappresentare davvero la salvezza in un tempo caratterizzato dalla mancanza di empatia comunicativa. Lasciamoci guidare dalle emozioni che gli artisti affidano alla tela per trasmettere un messaggio da interpretare e su cui confrontarci". Infine, la grande novità della terza edizione: fra le mostre collaterali già programmate si segnala ‘Le Scarpe d'artista’, nata da una collaborazione con Pollini, brand di calzature di caratura internazionale. “Pollini ha alle spalle una lunga storia ed è celebre nel mondo per le sue calzature confortevoli, minimali ed eleganti, ma anche perché incarna l'arte della qualità artigianale e la tradizione – prosegue Bertolino -. E poiché l'arte contemporanea è avvezza a contaminazioni che creano arricchimento, stimolazione e stupore, 28 artisti hanno ricevuto l'invito a realizzare un intervento artistico su una scarpa griffata Pollini: uno differente dall’altro per stile e tecnica, portatori di universi culturali generazionali eterogenei, sia italiani che europei”.

Un’ulteriore testimonianza della volontà di mettere in relazione tra di loro il territorio romagnolo, l'arte, la tradizione, la cultura e l'eleganza.

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STAIRING: NUOVA INSTALLAZIONE PERMANENTE PER L’INGRESSO DEL MIC FAENZA L’opera site specific è stata realizzata da Guglielmo Maggini vincitore del bando “Per Chi Crea” 2023.

Inaugurato il progetto permanente site specific “Stairing” di Guglielmo Maggini, vincitore del bando “Per Chi Crea” – Edizione 2023 – under 35 - promosso dalla SIAE per la produzione di nuove opere.

Dopo alcuni mesi di residenza nei nostri laboratori Guglielmo Maggini (Roma, 1992), artista già selezionato alla 62° edizione del Premio Faenza, ha progettato e realizzato un’installazione in ceramica e resina su misura per l’imponente scalone di ingresso del MIC Faenza in dialogo con il grande pannello “Nero e oro” (1993) di Burri.

Il titolo “Stairing” è infatti un ambivalente gioco di parole ideato dall’artista. Nella sua etimologia anglosassone “stairing” è l’azione di guardare – in questo caso il suo “maestro”, Alberto Burri – ma indica, allo stesso tempo, l’azione di salire la scala.

L’opera in ceramica e resina riveste parte della scalinata inondando i gradini in marmo di un tappeto liquido di materia rosa dalle diverse sfumature e dalle diverse consistenze.

Il flusso di ceramica contaminata dalla plastica - materia cara non a caso anche al suo maestro Burri - scende inarrestabile dai gradini più alti della gradinata quasi a rappresentare un’esplosione di sensazioni e memorie inconsce custodite nelle tante opere presenti nell’immensa collezione del museo faentino.

“Dopo il bombardamento del maggio 1944 il Museo di Faenza venne ricostruito e inaugurato nel 1952 con un ingresso imponente, un grande scalone che richiamava stili e forme di un passato non più in linea con l’attualità che l’architettura della ricostruzione post-bellica imponeva. - racconta Claudia Casali, direttrice del MIC Faenza - Venne infatti scelto un rivestimento greve in marmo con un severo grigio che ne connotò la struttura, il senso di spazialità e di accoglienza. Ho sempre pensato che questo ingresso

avesse bisogno di una prospettiva più contemporanea e più accogliente, a partire proprio dalla luce che deve modellare lo spazio, non mortificarlo con la sua assenza. Inserire un intervento contemporaneo, nuovo, con materiali attuali è stato sempre un obbiettivo che finalmente ha trovato esito positivo grazie al dialogo e alla proposta di Guglielmo Maggini”.

Il lavoro di Guglielmo Maggini ha luogo al confine tra installazione e scultura. Le sue forme con-fondono con ironia materiali diversi in una proliferazione organica di elementi e gesti. Una ricerca che parte dalla sperimentazione tra materiali nella contradizione tra natura/artificio per arrivare ad una dimensione intima del rapporto tra sensualità e tattilità, tra memoria e inconscio.

“Ricordo la prima volta che mi sono diretto a Faenza: è stato durante l’alluvione del maggio 2023 – conclude Guglielmo Maggini - Dentro quello scenario drammatico, ben noto alle cronache, conservo un’immagine spaesante: un tappeto rosa di fiori a pelo d’acqua, vastissimo, erano i peschi delle coltivazioni agricole lungo l’autostrada. Alberi sommersi per chilometri. In questa risaia spettrale e assurda riemergevano solo alcuni boccioli, solo le punte delle chiome sfioravano la superfice. Poi sono arrivato al Museo, mi sono levato le scarpe incrostate di fango e scalzo mi sono perso nel resto meraviglioso”.

L’installazione è corredata da una monografia, edita da Gli Ori, curata da Claudia Casali e Irene Biolchini.

Con il sostegno del MIC – Ministero della Cultura e di SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea” Info: 0546697311, info@micfaenza.org

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“Stairing” by Guglielmo Maggini, new permanent installation for the entrance of the MIC museum in Faenza The permanent, site-specific installation “Stairing” at the MIC Museum in Faenza is by Guglielmo Maggini, winner of the 2023 call for entries “For those who create”, promoted by SIAE for the production of new works. After a residency in Faenza, Guglielmo Maggini (Rome, 1992) created an installation in ceramic and resin for the imposing entrance staircase of the MIC Museum in Faenza, interacting with the large panel “Nero e oro” (Black and Gold, 1993) by Burri. The title “Stairing” is a piece of wordplay by the artist, indicating both

the action of “staring” – at the “master of art” Alberto Burri – and that of climbing the steps.

The work in ceramic and resin clads part of the staircase, coating the marble steps with various shades of pink, evoking different consistencies.

Claudia Casali, director of MIC Faenza, said, “I have always felt that the entrance needed a more topical perspective… Adding a new, contemporary intervention with modern materials has at last been made possible by Guglielmo Maggini’s proposal”. The work spans the separation between installation and sculpture, exploring the contrasts between nature and artifice, sensual and tactile dimensions, memory and the unconscious.

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TOMO HIRAI e ODATE MAGEWAPPA Tomo Hirai ha dedicato una vita alla ceramica, con oltre 50 anni di attività spesi tra l’Italia e il Giappone.

La sua produzione inizialmente legata al grès e alla porcellana, si è lentamente modificata grazie alla sua frequentazione con il contesto italiano e nello specifico con Faenza, città da cui deriva il termine “faience” per indicare una particolare produzione ceramica, ovvero la maiolica.

Giovanissimo iniziò a frequentare l’Italia dal 1972, con un’esperienza di lavoro e di vita a Roma, nello studio del compianto Nino Caruso, autore noto in Giappone e a cui il MOMAK di Kyoto ha dedicato una mostra antologica nel 2020. Poi arrivarono le partecipazioni al Premio Faenza, con sculture vibranti e nuove, di cui il MIC Faenza possiede diversi esemplari.

Il lavoro che viene presentato unisce due ambiti e anime importanti in un contesto di tradizione artistica e artigianale: quello della maiolica, con il suo secolare retaggio culturale, e quella del magewappa, antica tecnica tradizionale giapponese di curvatura del legno, presente già nel X secolo.

Odate è la sua città originaria, così come Faenza connota la maiolica. Questo gemellaggio culturale ha creato un prodotto sorprendentemente nuovo, unico. Le maioliche di Tomo, eleganti e discrete, raffinate ed essenziali, si inseriscono delicatamente nel contesto ligneo di Magewappa creando composizioni inedite, dallo stile particolarissimo, originali nel loro genere. La terra rossa è smaltata con cromie chiare e segni discreti, e con tonalità scelte per integrarsi nel nuovo contesto di riferimento. Piatti e vassoi perdono la loro pratica di contenitori. La ceramica e il legno emergono come quadro, creando un nuovo ambito meno funzionale e più contemplativo. Si uniscono due saperi distinti a creare un nuovo progetto che segue una propria nuova vita.

Tempo fa scrissi un testo per raccontare i 50 anni di attività di Tomo elogiando la sua capacità di creare ponti culturali ed esperienze nuove tra l’Italia e il Giappone. Anche in questo caso si tratta di un incontro magico in cui Tomo ha saputo sapientemente coniugare la sua esperienza ceramica “italiana” con la tradizione giapponese, reinterpretandola con nuova espressività. Questo incontro tra due culture e civiltà lontane è fonte di creatività e oggetto di nuova esperienza visiva ed estetica.

Claudia Casali Direttrice MIC Faenza

67 BREVI NOTE SUL ODATE MAGEWAPPA Magewappa è una tecnica tradizionale giapponese di curvatura del legno con una storia millenaria.

Originaria di Odate, nella prefettura di Akita, a nord del Giappone, è un'icona rappresentativa della cultura locale. In generale, il termine "Magemono" si riferisce ai prodotti in legno curvato mediante riscaldamento e piegatura. Odate Magewappa è l'unico Magemono designato a livello nazionale come artigianato tradizionale giapponese. La storia del Magemono giapponese risale alla preistoria, e prodotti realizzati con la tecnica del Magewappa di Odate sono stati trovati in uso già all'inizio del X secolo. Alla fine del XVII secolo, la produzione di Magewappa fu incoraggiata come lavoro secondario per i samurai di basso rango, sviluppandosi successivamente come parte dell'industria locale. Le tecniche di Odate Magewappa sono state preservate dai samurai e dagli artigiani e trasmesse alle generazioni successive fino al periodo moderno. Realizzati con il cedro naturale di Akita, una risorsa abbondante nella regione, gli articoli Magewappa vengono prodotti rimuovendo la corteccia dal legno, che viene poi tagliato in tavole. Queste tavole vengono bollite in grandi pentole di acciaio per ammorbidire il legno, quindi piegate e avvolte intorno a stampi rotondi o ovali per ottenere la forma desiderata.

I cerchi di legno così modellati vengono fissati con clip di legno e lasciati essiccare per alcuni giorni per evitare deformazioni. Una volta essiccati, i cerchi vengono incollati all’estremità e completati con piastre inferiore e superiore. Nel periodo Edo, quando questa tecnica ebbe origine, la colla non era disponibile. Gli artigiani fissavano i bordi delle tavole con riso glutinoso e li cucivano insieme con corteccia di ciliegio per rinforzarli. Oggi, questa cucitura viene mantenuta come elemento decorativo distintivo dei vari laboratori.

Gli oggetti Magewappa sono rinomati per il loro rinfrescante profumo di legno, la brillante eleganza del colore chiaro e le bellissime venature dritte e strette, che riflettono la crescita degli alberi nel clima rigido del Giappone settentrionale e l’attenta selezione della materia prima. Questi oggetti non sono solo esteticamente affascinanti, ma anche funzionali e pratici, incarnando la "bellezza dell'uso" che arricchisce le semplici azioni quotidiane. Nel corso del tempo, l'uso del Magewappa si è esteso dai tradizionali contenitori per il pranzo e bicchieri per il sake a una vasta gamma di prodotti, come vassoi e contenitori innovativi per baguette e champagne. Questa tradizione continua a prosperare nella vita moderna, mantenendo alti standard di precisione e perfezione artigianale.

Info: Time & Style – Milano www.timeandstyle.com/time-style-milan/

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Tomo hirai and Odate Magewappa

Tomo Hirai has dedicated an entire life to ceramics, with over 50 years’ work in Italy and Japan. The artist’s activity was initially linked to stoneware and porcelain, but it gradually changed following contacts with Italy and more specifically with Faenza, the city from which the word “faience” is derived, denoting a specific type of ceramic, namely majolica. Tomo began to frequent Italy in 1972, living in Rome and working at the studio of the late Nino Caruso, whose activity was already familiar to a Japanese audience.

In fact, the MOMAK gallery in Kyoto dedicated Caruso an anthological exhibition in 2020. Successively Tomo took part in the Faenza Prize, with vibrant, contemporary sculptures, some of which are still in the MIC Faenza collection. The work presented here combines two areas with significantly different approaches, in a context of artistic and crafts tradition: majolica, with its centennial cultural background, and Magewappa, an ancient Japanese wood-curving technique, used as early as the 10th century. It originated in the city of Odate, in a way analogous to Faenza’s familiarity as the birthplace of majolica.

This cultural twinning has created a product that is remarkably new and absolutely unique. Tomo’s

majolica pieces, sophisticated, discreet and elemental, are delicately inserted into the timber context of Magewappa, creating unusual compositions with a unique style, very original in their genre. The red clay is glazed with light colours and minimalist motifs, in shades chosen to fit the new context. Plates and trays no longer have their practical function for support or as containers. The clay and wood emerge like a picture, forging a new aesthetic dimension, less functional and more contemplative. Two separate areas of knowledge are combined to create a new project that begins its own life. Some time ago, I wrote a text for Tomo’s 50 years’ work, praising the artist’s capability of creating cultural bridges and new experiences linking Italy and Japan. Equally on that occasion, it was a magical encounter in which Tomo skilfully combined “Italian” ceramics experiences with Japanese tradition, reinterpreting them with new expressive power. The meeting between two cultures and widely-separated civilisations thus becomes a source of creative ideas and a dimension for new visual and aesthetic experiences.

Claudia Casali

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BRIEF NOTES ON ODATE MAGEWAPPA Magewappa is an ancient Japanese wood-bending technique that developed in Odate, in northern Japan. The term "Magemono" refers to products in wood curved using heat and physical manipulation.

Odate Magewappa is the only Magemono technique recognised at a national level as a traditional Japanese craft form. Magemono dates back to prehistoric times, and Odate Magewappa pieces were used as far back as the early 10th century.

Made from natural Akita cedar, readily available in the region, Magewappa items are crafted by removing the bark and cutting the wood into boards.

These are boiled to soften the timber, then bent and wrapped around circular or oval formers. The circular strips of wood are fixed with clips and left to dry for a number of days. Then they are glued and completed with bottom and top sheets. When the technique appeared in the Edo period, glue was not available. The artisans fixed the edges of the boards with glutinous rice, sewing them together with strips of cherry bark. These sewn details are still retained by some workshops as a form of decoration.

Magewappa objects are famous for their refreshing fragrance, light colour, and narrow, straight veining.

These objects are not just beautiful, they are also highly functional.

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Il Libro d’Oro dell’Eccellenza Artigiana

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a cura di Francesco Rossetti Molendini Con la quinta edizione 2024 del riconoscimento MAM-Maestro d’Arte e Mestiere 63 nuovi Maestri hanno firmato il Libro d’Oro dell’Eccellenza Artigiana Italiana. «Ottimi interpreti della cultura del progetto, straordinari artefici di meraviglie, coraggiosi imprenditori spesso poco compresi dagli apparati burocratici, i Maestri d’Arte e Mestiere hanno sempre e da sempre lasciato che fossero i loro meravigliosi manufatti a parlare per loro», afferma Franco Cologni, presidente dell’omonima fondazione che da trent’anni è impegnata nella tutela e nella valorizzazione dell’artigianato artistico.

In settembre, nello scenario suggestivo dell’Auditorium forse più bello del mondo – Lo Squero della Fondazione Giorgio Cini a Venezia – nel contesto 01

della terza edizione di Homo Faber: The Journey of Life, in una splendida sala affacciata sulla laguna, pienissima e festosa, i 40 Maestri dell’Artigianato Artistico a cura di Fondazione Cologni sono stati premiati tra gli applausi e la commozione generale del pubblico, accorso a rendere omaggio al savoirfaire inimitabile di questi artefici della bellezza Made in Italy. Un entusiasmo replicato in novembre al Teatro Regio di Parma, dove sono stati proclamati – in occasione dell’anniversario dei vent’anni di attività di ALMA, La Scuola Internazionale di Cucina Italiana – i 23 MAM-Maestri d’Arte e Mestiere delle arti agrarie, del gusto e dell’ospitalità. «L’inclusione delle arti agrarie nella quinta edizione del MAM è un riconoscimento doveroso a un settore che rappresenta il cuore pulsante della nostra tradizione enogastronomica», commenta Alberto Figna, presidente di ALMA. Nel corso della cerimonia a Venezia i nuovi Maestri d’Arte e Mestiere hanno ricevuto, come di consueto, quale riconoscimento tangibile un oggetto d’arte appositamente realizzato su disegno originale dalla Scuola dell’Arte della Medaglia dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Questa storica scuola d’arte unica al mondo, meta di molti studenti di estrazione internazionale, ha firmato le fusioni in bronzo destinate ai Maestri: testimonianza preziosa di uno storico saper fare che dura nel tempo e simbolo poetico della creatività e bellezza dei mestieri d’arte italiani. Il bassorilievo scelto per l’edizione 2024 ritrae una figura femminile, allegoria dell’Artigianato d’Arte, di profilo volta a destra, che con sguardo fiero e intenso guarda e sostiene con la mano un uccello del Paradiso, a cui si attribuisce la simbologia di bellezza, regalità e libertà creativa.

La cerimonia ha ottenuto anche per il 2024 il riconoscimento del Capo dello Stato Sergio

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71 Mattarella, che ha voluto onorare l’iniziativa con il conferimento della Medaglia del Presidente della Repubblica. Come ogni due anni, gli “ambasciatori di identità e bellezza” sono attivi nelle più svariate categorie dell’artigianato artistico, dalla ceramica alla carta, dalla gioielleria al legno e arredo, dai metalli alla nautica al mosaico, dalla calzatura all’editoria d’arte al tessile, dal vetro e cristallo ai mestieri “rari e curiosi”, categoria che racconta tecniche artigianali di mirabile eccezionalità. Per la sezione “ceramica” gli artigiani vincitori sono quattro: i siciliani Antonio e Giuseppe Bevilacqua, il lodigiano Angelo Pisati e i due faentini Andrea Salvatori e Martha Pachon Rodriguez, maestri della ceramica contemporanea. Un’ode al talento, un elogio alle migliori mani intelligenti delle varie aree artigiane artigiane di cui l’Italia è piena!

01 Libro d’Oro_MAM 02 Fusione 2024_Photo Courtesy SAM-IPZS 03 Foto di gruppo, Scalinata del Longhena

The Golden Book of Crafts Excellence In the fifth edition of the MAM-Maestro d’Arte e Mestiere (Master of Arts and Crafts) Award, 63 new Maestri signed the Golden Book of Italian Crafts Excellence. “Brilliant in their application of design, creators of marvels, courageous entrepreneurs, they have always let their superb pieces speak for them,” said Franco Cologni, president of the like-named Foundation dedicated to crafts. In September, in the evocative setting of perhaps the most beautiful Auditorium in the world – Lo Squero at Fondazione Giorgio Cini, Venice – 40 Maestri received their awards. Successively, at Teatro Regio in Parma, 23 Maestri received awards for their work in agriculture, taste and hospitality. “The inclusion of the agrarian arts in the fifth edition of the event marks the recognition of our food and wine tradition,” said Alberto Figna, president of ALMA, the International School of Italian Cuisine. At the ceremony in Venice, the new Maestri received bronze medals depicting a female figure with a bird of paradise in her hand, symbol of beauty and creative freedom. The prizewinning artisans in the “ceramics” section were Antonio and Giuseppe Bevilacqua from Sicily, Angelo Pisati from Lodi, and Andrea Salvatori and Martha Pachon Rodriguez, both from Faenza.

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RECENSIONI A cura di Sandro Bassi con la collaborazione della biblioteca del Mic Faenza

Luca Bochicchio: «Enrico Baj, Catalogo ragionato delle opere ceramiche» (240 pagg. con foto a col.

Marsilio Arte, 40 euro)

Monumentale tomo sulla quarantennale produzione ceramica dell’artista milanese, nato cento anni fa e scomparso nel 2003. Quarantennale perché i primi pezzi – come il pupazzo in terracotta con spruzzi di ingobbio riprodotto in copertina – risalgono all’estate 1954 quando Baj «si getta nella mischia di una frenesia collettiva e creativa all’interno della Fabbrica Mazzotti Giuseppe di Albissola Marina»: per la ceramica Baj è «letteralmente vergine» ma il suo linguaggio, fatto di astrazioni, è lo stesso iniziato «nelle soffitte e nelle cantine milanesi del 1950-51 dove Baj aveva sperimentato una inedita (per l’Italia) pittura informale e gestuale utilizzando tele orizzontali e basculanti sulle cui superfici i colori diversamente diluiti (oli, smalti, vernici, resine) venivano schizzati o fatti sgocciolare…Questa ricerca era avvenuta in un rapporto di condivisione quotidiana di spazi, strumenti, linguaggi e riferimenti,

vissuta insieme a Sergio Dangelo, Joe Colombo e altri avventurieri occasionali.

Quando arriva ad Albissola egli è quindi predisposto alla fucina collettiva, pur non avendo mai affrontato la manipolazione dell’argilla prima di allora».

Questo l’esordio, ben raccontato in catalogo da Luca Bochicchio. Per il resto il racconto si dipana nei successivi capitoli: Cannes-Albisola 1955, Laveno, Alba e Albisola dal 1955 al 1958, Imola, Faenza e Castellamonte dal 1984 al 1994.

Il volume riporta anche saggi critici e le preziose riproduzioni delle pagine del “Quaderno di bottega” del 1954 oltre, naturalmente, al lungo elenco delle mostre e alla bibliografia completa.

Francesca Pirozzi, «Ceramica Contemporanea d’autore in Italia» (734 pagg. con foto a colori, Ed. FedOA - Federico II University Press – Napoli, 2024)

La recente corposa monografia di Francesca Pirozzi contribuisce all’approfondimento e ad una LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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visione storicista della “Ceramica Contemporanea in Italia” ponendo l’accento su autori noti e non, ma facendo emergere anche attitudini trasversali riscontrabili nel corso del Novecento italiano. Le oltre 700 pagine che costitlioteca del Mic Faenzauiscono l’opera edita in seno all’Università Federico II di Napoli (collana Clio. Saggi di scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche) sono un ordinato contenitore di indagini svolte nel corso degli anni dall’autrice e impreziosite anche da interviste dirette a molti dei protagonisti.

Posto che ripercorrere la storia dell’uso che tanti artisti hanno fatto e fanno della materia ceramica in Italia, specialmente nel secondo Novecento, è un progetto indubbiamente ambizioso, l’autrice ha saputo cogliere l’essenza di alcuni momenti creativi attraverso dei focus molto mirati. Accanto all’approfondimento declinato a seconda dei vari artisti presi in considerazione, vi sono ulteriori contributi che permettono di comprendere con maggiore chiarezza quanto realizzato. Nel libro è possibile incontrare idealmente William De Morgan, Galileo Chini, Elsie Schwarz, Clara Garesio, Muky, Enrico Baj, Antonia Campi, Nedda Guidi, Nino Caruso, Luigi Ontani, Davide Servadei (Bottega Gatti di Faenza), Ugo La Pietra e Bertozzi & Casoni; una particolare attenzione è stata dedicata, nel capitolo terzo, al contributo femminile che allarga l’orizzonte oltre confine con Marguerite Friedlaender Wildenhain ed Eva Stricker Zeisel, unendo idealmente la Repubblica di Weimar e gli Stati Uniti d’America.

Il volume si sostanzia quindi in una serie di casi di studio ove emergono esperienze molto differenti che incontrano e si sovrappongono all’operato tra artisti, artigiani, designer,

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botteghe e manifatture. La chiave di lettura d’insieme è possibile coglierla nella scelta metodologica che vede ogni caso inserito in un capitolo dal chiaro taglio interpretativo dell’arte ceramica rispetto a questioni di natura estetica.

Ecco quindi: “il valore della technè e la gerarchia tra forme espressive, la questione del genere, l’approccio antirazionalista alla creazione, la relazione tra arte, industria e artigianato, la comunicazione dell’arte, l’autorialità dell’opera.”

NB: il volume è disponibile in formato *.pdf con licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 su http://www. fedoabooks.unina.it/ nternazionale (Marco Maria Polloniato) Giorgia Severi: «Macaronesia» (120 pagg. con foto a col., D. Cimorelli editore 2024, 30 euro)

Il termine Macaronesia, come noto, indica collettivamente i diversi arcipelaghi dell’Atlantico al largo delle coste africane, dalle Azzorre alle Canarie fino alle isole di Capo Verde e, non a

caso, deriva dal greco con il significato di “isole fortunate” poiché gli antichi geografi ritenevano che lì fossero accolti gli eroi e gli immortali.

In questo caso è invece il nome del progetto che Giorgia Severi (Ravenna, 1984) ha realizzato fra 2022 e 2023 nelle lussureggianti – ma sopravvissute molto parzialmente rispetto alle origini - laurisilve (foreste sempreverdi caratterizzate dall’alloro e con moltissime altre specie), soprattutto in quella che ancora copre la parte settentrionale dell’isola di Madera e che dal 1999 è patrimonio Unesco. Ce ne occupiamo qui perché il lavoro della Severi è consistito anche in sculture ceramiche particolari e di potente suggestione “naturale” perché ricavate con il frottage (tranquilli: non è il solito neologismo esotico modaiolo anche se assomiglia all’abusato foliage, ma è un termine inventato negli anni ’20 da Max Ernst che non fece altro che rispolverare l’antichissimo ricalco, con carte o stoffe, sopra superfici in rilievo in modo da riprodurre quest’ultimo artisticamente).

I frottage di Giorgia Severi le hanno consentito di esprimere la tormentata bellezza delle cortecce dei pini, delle palme, delle dracene, degli allori e delle eriche della laurisilva e nel contempo di sensibilizzare tutti noi sulla vulnerabilità di questi ecosistemi.

«Ricalco il mondo per com’è ora, per come lo conosciamo e lo viviamo, nel tentativo di metterne al sicuro la memoria» scrive Giorgia, e ancora: «Attraverso le immagini che produco porto la testimonianza dell’esistenza di determinate specie arboree e vegetali, presenze geologiche e habitat fragili che sono ora presenti sul pianeta» e ancora «Archivio paesaggi che vanno scomparendo: gli ecosistemi stanno cambiando molto velocemente; alcuni paesaggi sprofondano, altri vengono LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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inondati, alcune specie si estinguono e altre sopraggiungono».

Nel lavoro di quest’artista – oggetto di parecchie mostre personali e collettive: fra le prime segnaliamo quella di Camaldoli e Faenza del 2023 – non c’è solo la ceramica ma anche la fotografia, il disegno (gessi e pastelli a cera, inchiostri e matite su carta o cartoncino) e anche gli “intrecci” ottenuti con una trama geometrica a stampa su uno sfondo fotografico di felci, di muschi, di foglie e di fiori.

Carmen Ravanelli Guidotti, Marcella Vitali: «Faenza Case Grandi, Parco – Villa – Oratorio – Museo Ceramico Ferniani. Guida» (64 pagg. con foto a col., Ed. La Mandragora, 15 euro)

La gloriosa manifattura ceramica Ferniani degli omonimi conti faentini ebbe vita bi-secolare, esattamente dal 1693 al 1893. Aveva sede in città, in un’area ancor oggi ben identificata e situata fra Corso Mazzini e Via Maioliche (nome, quest’ultimo, non casuale). Si distinse per una produzione

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RECENSIONI

di alta qualità e per la presenza di abili plasticatori che si cimentarono anche con quella sorta di revival neo-robbiano che nella seconda metà dell’Ottocento si diffuse un po’ in tutta l’Italia centrosettentrionale sulla scorta della riscoperta delle grandi glorie civiche e artistiche del passato, segnatamente rinascimentali e fiorentine, con riproposizione di bassorilievi, lunette e anconette nell’elegantissima dicromia bianca e blu di Luca e Andrea Della Robbia; prima ancora la Ferniani aveva ospitato grandi maestri come Filippo Comerio, i Ballanti- Graziani, Pietro Piani.

Il museo Ferniani iniziò a prender corpo quasi subito, come “campionario” che conservasse il meglio della produzione artistica della fabbrica: in questo senso fu iniziato dal fondatore Annibal Carlo poco dopo il 1693 e sistemato nel primo Novecento da Riccardo Ferniani che lo spostò nella residenza estiva di famiglia: le Case Grandi di Errano. Quest’ultima era ed è tuttora una villa immersa nel verde della collina faentina, fra pini domestici, querce, tigli ed un notevole parco che conserva ancora l’impronta romantica, con parti a bosco, grotte, ninfei e, nelle adiacenze della casa, un insieme di “servizi” (scuderie, legnaie, cantine, ghiacciaia) scavati nella tenera roccia locale e rivestiti da paramenti “alla rustica” di rievocazione medicea in ciottoli di fiume, blocchi di arenaria, di travertino e di stalagmiti, tutto sapientemente giocato secondo diverse, selezionate pezzature.

All’interno, in otto sale, si sgranano i due secoli di produzione, dalle maioliche “a garofano” del Settecento fino ai grandi piatti a grottesche di fine Ottocento, passando per i meravigliosi verdi smeraldo di Comerio, le targhe devozionali, i piattini “a rovine” o i vassoi “alla rosa” o le plastiche

(centritavola, calamai e piccole sculture a se stanti) in terraglia “all’uso d’Inghilterra”. Il tutto è impreziosito da arredi originali (anche piattaie d’epoca) e pareti e soffitti decorati, perlopiù nel XIX secolo.

Notoriamente spicca - per bizzarria, rarità del pezzo e virtuosismo tecnico - il grande trumeau tutto in maiolica, cassetti compresi, di uno stupefacente verdazzurro-acqua a richiamare la giada o il celadon cinese; non da meno è il grande panello neo-robbiano con Caino che uccide Abele, a grandezza naturale, di Raffaele Collina Graziani e datato 1875.

Da giugno 2024 il museo, già aperto al pubblico per visite guidate su prenotazione, si è dotato di questa agile ma completa guida che serve come ricordo ma soprattutto per la miglior comprensione di un mondo fortunosamente salvatosi e pervenuto ai giorni nostri.

Daria Borghese (a cura di): «d’Oro e Turchese: Le ceramiche Borghese di Pratica di Mare» (160 pagg., con foto a col. di Giulio Archinà, editoriale Artemide 2024, 28 euro)

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Si tratta del catalogo della recente mostra al Museo Boncompagni Ludovisi di Roma nel centenario dell’apertura della Fabbrica Ceramiche Artistiche di Pratica di Mare ad opera di Maria Monroy, moglie del principe Camillo Borghese.

La manifattura venne aperta anche e soprattutto per creare lavoro in una zona economicamente depressa (flagellata dall’abbandono e dalla malaria), in un intreccio fra il nobile mestiere della ceramica e la filantropia di una singolare aristocrazia romana alla luce delle teorie pedagogiche di inizio ’900. La produzione di Pratica di Mare (interrottasi nel 2011 con la scomparsa dell’ultimo direttore Francesco Caraglia e dell’ultimo proprietario, Pier Francesco Borghese) va dal liberty al déco per poi approdare ad uno stile neobarocco del tutto inedito e originale.

Ai direttori di produzione – fra cui va ricordato almeno il primo, Renzo Cellini, allievo del grande Duilio Cambellotti - si affiancò il talento di Maria cui spetta l’ideazione artistica dei manufatti come la messa a punto delle tecniche di cottura: ai lustri d’oro e d’argento si aggiunse un turchese brillante divenuto tipico della ceramica di Pratica di Mare. I calchi e l’intero campionario sono conservati a Pratica dove Grazia Borghese, vedova di Pier Francesco, con il figlio Tara, si appresta a dare nuova vita al borgo Il catalogo dà conto, con le notevoli foto di Archinà, di servizi da tè e caffè, coppe, vasi e candelieri, piatti, zuppiere, vassoi, mieliere e porta uova, piccole sculture, foglie e conchiglie, animali e bomboniere. Queste ultime sono le uniche creazioni che riportino una data certa, mentre per il resto – poiché gli oggetti sono sempre da calchi – la produzione di Pratica è rimasta pressoché identica nei decenni;

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elemento utile per datare i manufatti è sempre il marchio, dipinto a mano con l’aquila e il drago araldici dei Borghese e la P di Pratica.

Teresa de la Cal, Miguel Àngel Perez Arteaga: «Ceramistas y procesos creativos», (280 pagg. con foto a colori, Ed. Hoaki [Spagna] 2024, 30 Euro)

C’è stato un lungo lavoro di ricerca e confronto per arrivare a questo prezioso volume edito quest’anno dalla casa editrice Hoaki e disponibile non solo in spagnolo, ma anche in versione inglese e francese. La dichiarata vocazione internazionale degli autori è riscontrabile nella selezione di 27 artisti da tutto il mondo operanti per lo più con la materia fittile che si raccontano attraverso fotografie e testi molto personali.

Il libro permette una panoramica straordinaria con presenze molto note e non solo, ma soprattutto con approcci alla materia originali e che rivelano intenti concettuali e metodi di

lavoro differenti. Una delle peculiarità che è possibile cogliere sfogliandolo è la possibilità di leggere e idealmente ascoltare gli artisti stessi: il focus non è solo il lavoro finale, ma si allarga alle suggestioni e invenzioni di fronte al processo creativo. Tutti gli artisti sono stati invitati a raccontarsi (e, cosa molto difficile, hanno accettato di farlo) non tanto per spiegare il proprio lavoro, ma per far emergere gli aspetti più intimi della propria attitudine verso l’opera.

In un’epoca dominata dalla velocità di conoscenza di carattere social, il libro risulta graficamente sobrio e ci riporta ad una dimensione più distesa invitandoci alla lettura di parole pesate con cura e a osservare le immagini a corredo.

La selezione dei ceramisti vede presenti Monsieur Cailloux, Roger Coll, Monika Debus, Godeleine de Rosamel, Nathalie Doyen, Ngozi-Omeje Ezema, Ana Felipe, Myriam Jiménez Huertas, Cecil Kemperink, Kaori Kurihara, Nicholas Lees, Wan Liya, Ícaro Maiterena, Shozo Michikawa, Xavier Monsalvatje, Lauren Nauman, Yuko Nishikawa, Nuala O’Donovan, Maria Oriza, Paola Paronetto, Monika Patuszynska, Gustavo Pérez, Madhvi Subrahmanian, Ann Van Hoey, Alice Walton, Wu Wei Cheng e Sophie Woodrow.

(Marco Maria Polloniato)

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NOTIZIARIO

Enrico Baj tra Milano, Savona e Albissola

L'arte e la ceramica di Enrico Baj tornano protagoniste a Savona e Albissola, per celebrare i 100 anni dalla nascita dell'artista. Con un affascinante percorso che parte dal Museo della Ceramica di Savona e attraversa il borgo di Albissola Marina, nelle due sedi del MuDA Museo Diffuso Albisola del Centro Esposizioni e della Casa Museo Jorn, si ricostruisce, a 70 anni dalla sua prima importante sperimentazione con la ceramica, il passaggio dell'artista nel paese della costa ligure. Come spiega il curatore, Luca Bochicchio, «la mostra intende ricostruire il percorso artistico da Milano ad Albisola partendo dal 1954, anno in cui Baj, insieme a Jorn, organizza l'Incontro Internazionale della Ceramica ad Albissola Marina presso le ceramiche Mazzotti Giuseppe. L'idea di questo incontro segue la creazione, nel 1953, del Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista, un nuovo movimento nato per contrastare la rimonta dell'arte razionalista e dell'industrial design». La proposta fatta agli artisti invitati ad Albissola era di sperimentare un approccio libero e creativo alla lavorazione della ceramica, mettendoli fianco a fianco per ideare e modellare opere innovative. Il racconto di questa esperienza apre la mostra al Museo della Ceramica di Savona, dove gli artisti sono rappresentati con un pezzo ciascuno, alcuni dei quali inediti: tra gli altri, Lucio Fontana, Emilio Scanavino, LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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Karel Appel, Guillame Corneille, Roberto Matta, Aligi Sassu, Édouard Jaguer.

Interessanti le ciotole realizzate durante la sagra del pesce fritto di Albissola Marina: per poche lire i partecipanti potevano acquistare il pesce con tanto di contenitore in ceramica, decorato dagli operai della Cooperativa Stovigliai ma anche con l'intervento eccezionale degli artisti presenti nel borgo ligure. Ai più fortunati poteva così capitare di portarsi a casa una stoviglia firmata Baj, Jorn e altri, a testimonianza della partecipazione degli artisti alla vita del borgo e del profondo legame con gli albissolesi in quel periodo così culturalmente vivo che sono stati gli anni Cinquanta. L’esposizione al Museo della Ceramica passa attraverso una divisione per capsule tematiche e temporali: otto sezioni indagano specifici soggetti e serie, affrontati da Baj in circa cinquant’anni di carriera.

Oltre all' Incontro Internazionale della Ceramica del 1954 sono presenti Storie di Ubu, Ultracorpi, Teste-montagna, Arte nucleare, Combinatoire, folle e maschere, De Rerum Natura.

“Baj chez Baj” prosegue poi ad Albissola a Casa Museo Jorn con la sezione dedicata al Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista, per poi terminare presso il Centro Esposizioni del MuDA con il ciclo di opere risalenti al periodo del kitsch, con l'allestimento di uno scenografico Giardino delle delizie,

77 Maura Biava, “In-form-azione” al Mic di Faenza

copia di quello originario con cui l’omonimo ciclo della fase kitsch venne presentato del 1991 nello Studio Marconi di Milano. L'esperienza albissolese ebbe breve durata, ma Baj tornò a lavorare la ceramica a fasi alterne, appoggiandosi al saper fare delle maestranze di vari distretti italiani, da Laveno Mombello a Imola, da Faenza a Castellamonte, esperienze testimoniate da diverse interessanti opere esposte in mostra.

“Baj chez Baj” è anche a Milano, con un'ampia retrospettiva a Palazzo Reale, e vede la collaborazione scientifica tra i due eventi, una collaborazione tra istituzioni e curatori, documentati nel catalogo unico edito da Electa.

Il progetto sostiene la candidatura di Savona a Capitale Italiana della Cultura 2027, come ci racconta l'Assessore alla Cultura del Comune di Savona, Nicoletta Negro: «Savona e il suo territorio si candidano a Capitale Italiana della Cultura e fanno sul serio, ponendosi alla pari con Milano. Questa è una mostra territoriale, che va a braccetto, alla pari, con la grandi realtà milanese». La mostra è accompagnata da un ricco programma di attività, con visite guidate sulle tre sedi, workshop per bambini e adulti e, nel giorno del centenario dalla nascita di Baj, la proiezione del documentario “L’arte anarchica di Baj”, prodotto da 3D Produzioni per la regia di Valeria Parisi.

Fino al 12 gennaio 2025 sarà visibile al Mic di Faenza la piccola ma stimolante mostra-installazione di Maura Biava (Italia 1970), artista che lavora sostanzialmente con fotografia e scultura. Ed è proprio con foto in bianco e nero che si apre il racconto: mani che entrano in contatto con l’argilla e corpi nudi femminili cosparsi di argilla evocano la fase iniziale del processo creativo artistico, mentre le vicine sculture, poggiate su basamenti realizzati con panetti di argilla, raffigurano il risultato finale.

Il passaggio dal concetto astratto e progettuale alla creazione tangibile è metafora di tutto il lavoro di Maura Biava, da sempre affascinata dal modo in cui le forme regolari del modo organico vengono create secondo specifiche e precise regole matematiche; ben esemplificativa in proposito – e presente anche con un disegno su carta graduata - la conchiglia del Nautilus con la sua perfezione da “rapporto aureo”. Questa interazione ricorre sempre nelle opere di Biava, la quale utilizza l’argilla come materia, i numeri e i modelli della natura come informazioni e le sue mani al lavoro come energia.

L’installazione invita gli spettatori a confrontarsi con molteplici livelli di interpretazione, favorendo una comprensione più profonda del visione artistica e del suo processo creativo.

Giulia Musso

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La cura della mostra è di Alessandra Laitempergher, mentre l’allestimento è di Oscar Dominguez.

Sandro Bassi

78 Al Museo Egizio di Torino nasce “Materia. Forma del Tempo”

Ha aperto al pubblico il 5 ottobre “Materia. Forma del tempo”, nuovo allestimento permanente del Museo Egizio, che indaga la materia nell’antico Egitto, tra legni, pigmenti, vasi in ceramica e oggetti in pietra, dall’Epoca Predinastica (ca. 4000-3100 a.C.) a quella Bizantina (565-642 d.C.) Settecento metri quadrati, distribuiti su due piani, custodiscono circa 6 mila reperti provenienti dai depositi del Museo. Grazie alla curatela scientifica di 9 egittologi del Museo – Johannes Auenmüller, Divina Centore, Federica Facchetti, Enrico Ferraris, Alessandro Girardi, Eleonora Mander, Tommaso Montonati, Cinzia Soddu, Federica Ugliano – e ai progetti di allestimento e grafica di Enrico Barbero e Piera Luisolo, “Materia. Forma del tempo” si propone di raccontare l’antica civiltà nilotica da una prospettiva inedita.

“L’allestimento rappresenta un cambio di passo ontologico del Museo: amplia, infatti, la prospettiva museologica della nostra istituzione da puramente egittologica ad una archeologica contemporanea. In quest’ottica il Museo Egizio intende porre al primo posto la materialità, il contesto di provenienza e le funzioni degli oggetti per ricostruirne una biografia approfondita. Abbiamo voluto superare gli storici paradigmi di ricerca ed esposizione, come ad esempio la tipologia ceramica, per mostrare in che modo lo studio di questa classe di materiali possa dare risposte più complesse. La nuova visione espositiva è il risultato di un

decennio di ricerche e riflessioni da parte di tutta la squadra del Museo Egizio oltre che, come nel caso di Materia, dell’importante connubio tra archeologia, metodologie e indagini di ricerca digitale. Il Museo si pone così all’avanguardia nell’ambito della ricerca archeologica. Ringraziamo tutti coloro che ci stanno sostenendo, moralmente e concretamente in questo percorso così importante per il nostro museo”, hanno dichiarato la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore, Christian Greco. “’Materia. Forma del tempo’ nasce sulla scia della mostra del Museo Egizio ‘Archeologia Invisibile’ che, a cavallo tra il 2019 e il 2020, ha puntato l’attenzione del visitatore sul crescente peso dell’archeometria nello studio delle collezioni e sulla possibilità di interrogare i reperti in un contesto allargato e multidisciplinare.

A distanza di 5 anni da ‘Archeologia Invisibile’, questo nuovo allestimento permanente conferma la definitiva interiorizzazione del dialogo tra scienze umane, scienze naturali e tecnologia, come cifra del paesaggio culturale e museale del XXI secolo”, ha spiegato Enrico Ferraris, coordinatore dei curatori di “Materia. Forma del tempo”. Tre sono le sezioni dell’allestimento permanente, che si snoda dal piano terreno a quello ipogeo: la prima sala è dedicata ai legni e ai pigmenti e la terza sala alla pietra.

La seconda sala è invece dedicata all’esposizione di quasi 5000 vasi in terracotta, organizzati come in una biblioteca all’interno di grandi vetrine disposte su due piani ed estese fino al soffitto. L’allestimento è l’esito di un approccio che supera i paradigmi tradizionali nello studio della ceramica in ambito archeologico e che si focalizza sulla produzione, sulla funzione dell’oggetto e sul contesto di provenienza. Al centro della sala, una vetrina tematica esplora le forme, le funzioni e il riutilizzo dei vasi, accompagnata da video esplicativi e da una postazione tattile che rende questa sezione accessibile a un pubblico più ampio. “Materia. Forma del tempo” fa emergere la storia produttiva di ogni manufatto antico, compresi i materiali LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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di cui è fatto, le tecniche utilizzate per realizzarlo ed i suoi utilizzi (e riutilizzi) nel tempo, accumulando relazioni con altri oggetti e persone. Gli oggetti che osserviamo e percepiamo come unitari, infatti, rappresentano il punto di arrivo di scelte operate da artigiani nel corso del tempo.

Info: www.museoegizio.it

Olio e ceramica si incontrano a tavola Sono gli studenti del Liceo Artistico “De Fabris” a firmare un’esclusiva limited edition che lega due tradizioni storiche del Vicentino: l’olivicoltura e la ceramica. Siamo a Nove, terra famosa in tutto il mondo per la sua tradizione artigianale legata alla produzione della ceramica, a pochi passi da Bassano del Grappa, dove sorge il frantoio della Cooperativa Pedemontana del Grappa che riunisce circa 500 soci olivicoltori della pedemontana veneta. Qui nasce un olio extravergine d’oliva di altissima qualità, apprezzato per le sue note profumate delicate e armoniose.

Nel 2023 è nata l’idea di creare una linea dedicata alla promozione del territorio attraverso la sua cultura enogastronomica e artigianale. Così la Cooperativa Pedemontana del Grappa ha confezionato il progetto “Terra: Olio e Ceramica” lanciando l’invito agli artigiani locali per la realizzazione di 100 orci in ceramica e agli studenti del Liceo Artistico “De Fabris” di Nove per lo studio del design e la creazione delle decorazioni. Tre classi dell'istituto novese, complessivamente più di 50 studenti di classe seconda, terza e quarta dell’indirizzo “Arti figurative” e “Design”, hanno partecipato al progetto dando vita a un esclusivo laboratorio creativo, soffermandosi

79 prima sullo studio della bottiglia di olio in ceramica e poi sulla sua decorazione, rivisitando la tradizione con tecniche e stili indubbiamente originali. Il risultato si è tradotto nella progettazione del design della bottiglia e in oltre 40 bozzetti per la decorazione, tra cui sono state selezionate le quattro grafiche per questa prima produzione che è stata presentata e lanciata in occasione della 27^ Festa della Ceramica - Portoni Aperti a inizio settembre a Nove. “Con questo progetto - dichiara il Presidente della Cooperativa Pedemontana del Grappa Davide Crestani - volevamo offrire agli studenti l’opportunità di vivere l’esperienza di una formazione tecnico-pratica e mettere in campo tutta la loro creatività per essere protagonisti della promozione di un prodotto agroalimentare simbolo del nostro territorio. Cercavamo uno sguardo inedito e creativo, per raccontare l’olivicoltura e la ceramica da nuovi punti di vista. I ragazzi hanno restituito proposte fresche, originali e di altissimo livello artistico”. “Il mercato - conclude Davide Crestani - richiede prodotti di alta qualità in grado di raccontare il territorio da cui provengono. Questi 100 orci in ceramica, che conservano il nostro extravergine d’oliva veneto, sono pezzi unici da portare in tavola, da regalare o da collezionare”. Il progetto “Terra: Olio e Ceramica” è realizzato in collaborazione con il Liceo Artistico “De Fabris” di Nove, con il patrocinio del Comune di Nove e di Confartigianato Imprese Vicenza, con il contributo della Camera di Commercio di Vicenza e con il sostegno economico di Banca delle Terre Venete e Fondazione Banca Popolare di Marostica-Volksbank. La Cooperativa Pedemontana del Grappa L’olivicoltura veneta ha una lunga tradizione. Già durante il dominio della Serenissima di Venezia i nobili, che possedevano tenute sulla terraferma, trovarono in questo territorio un clima favorevole alla coltivazione dell’olivo. Da oltre 20 anni la Cooperativa Pedemontana del Grappa porta avanti la tradizione olivicola nelle province di Vicenza e Treviso, dove operano i quasi 500

soci e molti altri produttori che usufruiscono della struttura per la molitura delle olive.

Agridinamica - Ufficio Stampa Cooperativa Pedemontana del Grappa Tel.: + 393420453663 ufficiostampa@agridinamicasrl.com

Assemblea lancia la sua prima linea di ceramiche ispirata alla tradizione artigiana italiana.

In esposizione, nella sede di via Alessandro Volta 22 a Roma, una collezione di sei servizi di piatti realizzati in sottile terraglia bianca con la tecnica della colatura in calchi fatti a mano.

“Presidio culturale sul manufatto”, come ama definirlo la sua fondatrice, Monica Polledri – nel cuore di Testaccio, area commerciale già ai tempi degli antichi romani, dove oggi resistono botteghe storiche accanto a luoghi della modernità –, Assemblea è una realtà che da otto anni racchiude un racconto artistico. Un racconto che interseca la storia degli antichi mestieri con lo sguardo e il pensiero degli artigiani-

artisti italiani contemporanei. È un progetto dedicato alla valorizzazione di creazioni artistiche ‘fatte a mano’, uniche. Con la sua neonata produzione, Assemblea fa un passo in più e propone al mercato la sua, personalissima, idea estetica, destinata ad armonizzare l’artigianato artistico con una produzione commerciale rispecchiando così la visione di Monica Polledri di una “quotidianità fatta di oggetti d’uso e tuttavia decorativi e gioiosi”. A LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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cominciare dal piatto. Oggetto d’uso quotidiano per eccellenza, e tuttavia simbolo primo del concetto di convivialità oggi racchiuso nell’immagine dello stare insieme a tavola, come luogo dell’umanizzazione per eccellenza, di ascolto reciproco, di condivisione, di scambio della parola. “Avevo voglia di chiudere il cerchio, avevo voglia di fare una proposta anche io, di presentare qualcosa che mi rappresentasse profondamente”, commenta Monica Polledri. E il progetto è nato spontaneamente, dal fortunato incontro con una artigiana-artista e grazie al rapporto di condivisione e fiducia che ne è nato. La ceramica perché per Assemblea è un amore che parte da lontano, in ceramica gran parte dell’oggettistica proposta nel tempo, accanto a creazioni di vetro, legno, carta, stoffe, metalli pregiati.

I piatti dei primi sei servizi mostrati al pubblico (“Brillante”, “Insieme”, “Eden”, “Favola”, “Sorgente”, “Picnic”), autentico omaggio alla maestria degli artigiani italiani, in bilico tra l’eleganza della ceramica tradizionale e la bellezza della ceramica decorativa, possono essere ordinati anche singolarmente, come pezzi unici, privilegiando quindi una funzione di ornamento, oppure appunto in servizi e con ciò destinati al loro scopo originario. La base di sottile terraglia bianca è interrotta da applicazioni e decori in ceramica colorata, talvolta bordi, allusioni alla volta celeste, disegni mai uguali, una parete di cerchi magici per portare, con i piatti della linea “Assemblea”, il gioco e il sogno nelle case.

80 Everything needs love Fiorenza Pancino, Angelo Zilio

Sabato 16 novembre si è inaugurato presso il Museo Carlo Zauli di Faenza l’evento Everythings needs love di Fiorenza Pancino e Angelo Zilio.

Nella sala dei forni è stata installata una grande scultura realizzata dagli artisti, mentre una video proiezione testimoniava la cottura nel forno realizzato a Saronno (VA) in occasione della 3a edizione della Festa della Ceramica. Parte integrante e live dell’evento è stato il monologo di Angelo Zilio che ha riempito di pubblico la sala dedicata ai convegni.

Scrivere di questo progetto significa, necessariamente, raccontare tutto il percorso che l’ha generato: soffermarsi solo con lo sguardo sulle superfici e le forme degli elementi senza entrare nella storia di ciò che rappresentano non sarebbe esaustivo del grande lavoro compiuto dagli artisti. Non solo la materia ceramica dunque, ma il pensiero, il gesto, il tempo e lo spazio che l’hanno generata. Il concept iniziale dell’opera ha tratto ispirazione dal mito della Torre di Babele, opera che l’uomo ha costruito, mosso dal

desiderio di raggiungere il cielo, di dare una sua misura alla realtà. Il tentativo fallì non perché, come erroneamente si crede, la torre crollò, ma perché mentre gli uomini si avvicinavano al cielo cresceva la confusione, e le persone iniziarono a parlare lingue diverse, non si compresero più. L’incomprensione, un importante elemento che determina la fragilità nell’uomo. Gli artisti, dopo riflessioni, dialoghi e condivisioni, sono venuti a capo di una possibile soluzione a questo elemento fragile, tema dell’evento di presentazione della performance, attraverso una parola che, pronunciata in tutte le lingue del mondo, potesse essere “torre” verso il trascendente.

La parola Amore, e da qui il titolo dell’installazione. I mattoni che volevano ergersi come la torre verso il cielo sono caduti a terra, hanno creato una forma che si specchia con il cielo.

Un cerchio, senza inizio e senza fine, simbolo di continua trasformazione, con una fioritura al centro, un divenire materico, organico, senza regole. La parte antropica, razionale, terra che LA CERAMICA MODERNA & ANTICA

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diviene mattone per esigenza, per proteggere, e la terra che prende altre forme, gestuali, istintive, che genera nuovi orizzonti. Il bianco, percorso dell’anima, e il nero, il percorso dell’inconscio. Ed ecco come ci appare la storia della ceramica, raccontata in un’opera, quando due artisti hanno il coraggio e la capacità di incontrarsi.

Una storia che va raccontata perché questa materia non è mai stata silenziosa, si è sempre circondata di voci che l’hanno modellata, usata per stare insieme: ciotole e tegami, mattoni tegole e pianelle, figure che diventano un dialogo con il divino.

Angelo racconta questa storia, con le parole e i gesti del teatro, Fiorenza con il suo essere, la sua risata, la sua ricerca artistica. Angelo cita il Talmud ed io lo voglio riportare anche in questo scritto, perché riassume il lavoro che gli artisti hanno saputo compiere: i pensieri generano parole, le parole generano azioni, le azioni generano abitudini, le abitudini formano il carattere, il carattere crea il destino.

Mara De Fanti

Grande piatto “Cavallo galoppante”, metà XIX Secolo.

Collezione di famiglia.

Simbolo di grinta, forza e libertà.

CERAMICA CECCHETTO Impresa storica. Dal 1828, otto gener azioni di arte cer amica

Ceramica Cecchetto Srl Nove (VI) Italy | Tel. +39 0424 590015

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