La pagina marzo 2008

Page 9

La paura della normalità Crescere è anche scoprire che non farai l’astronauta. Il bambino è sempre e comunque speciale e l’unica verità che gli viene offerta è quella della sua indiscutibile unicità. Ed effettivamente il bambino è totipotente e la scuola, all’inizio, tende a livellare le differenze e a far sentire ottimo chiunque. Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza pone dinanzi ad un qualcosa di spaventoso e fino ad allora ignorato: l’esistenza dei limiti. L’onnipotenza è negata, l’adolescente o il quasi tale viene messo di

fronte a cose che non è in grado di fare, di capire, livelli che non è in grado di raggiungere. I confini che non può superare diventano sempre più definiti con il passare del tempo. C’è chi, ed è forse il caso meno favorevole, ha abbastanza luce da vedere con chiarezza il proprio buio e può rendersi conto di tutto ciò che gli è negato. L’adolescente che prende consapevolezza del proprio essere uno qualunque vive un momento di vero e proprio smarrimento. La paura della mediocrità diventa paura

degli effetti della propria mediocrità: idea della vita piccola e grigia dalla quale, apparentemente, hanno diritto di fuggire solo gli uomini straordinari. Il futuro che si prospetta è tutto quello che si è rifiutato, tutto quello che ci si era ripromessi di non diventare. Sembra necessario raggomitolarsi nella vita borghese perché non si è speciali come si era creduto.

Da Platone a noi, una sola paura

L E M I E P A U R E

Dante, nella Divina Commedia, è smarrito in una selva buia. Tre fiere feroci, una lonza, un leone e una lupa, simboli della lussuria, della superbia e dell’avarizia, gli impediscono la fuga. Il poeta dice di essere afflitto da tanta paura da sentir tremare le vene e le arterie. Ma oggi quali sono le paure che ci tormentano, che ci tengono imprigionati nel buio di un bosco? Io temo di rimanere chiuso in ascensore, di sbagliare un

compito in classe, di perdere un’amicizia. Ma c’è qualcosa di ben più grande che mi fa tremare: è l’idea di non sapere quello che verrà dopo la morte del corpo. Più di duemila anni or sono Pitagora, Socrate, Platone si interrogavano sui problemi esistenziali. Gli stessi problemi, abbattuta la grande barriera del tempo, si presentano a noi e, con l’insolenza che li distingue, continuano a tormentarci.

La paura è benefica perché serve ad avvertire un pericolo. Non lasciarsi paralizzare, saper opporre adeguati provvedimenti è dell’uomo accorto e coraggioso. Non rendersi conto dei pericoli e vivere nell’ignoranza e nella miopia è realmente pericoloso. Non sono, questi, giochi di parole: la vera paura di tante persone lungimiranti nella storia italiana è stata quella di rimanere inascoltati, isolati e di essere capiti troppo tardi. Allora le vere paure ancora oggi sono quelle connesse al pericolo di una rinnovata barbarie: l’incapacità di vedere oltre l’apparenza, l’assenza di senso critico che fa accettare tutto passivamente, aproblematicamente, che rende paghi delle apparenze. Contentarsi della superficie comporta il rischio di assumere inconsapevolmente l’ottica di chi ci prospetta magnifiche sorti e progressive, ma a modo suo, per il suo interesse, manipolando abilmente valori e idee. La formazione dei giovani dovrebbe consistere soprattutto nella for-

mazione di un pensiero critico, che non li faccia essere massa inerte e li emendi dal pericolo di rimanere vittime della volgarità e banalità del tempo che viviamo. Prof.ssa

Gabriella Silvestri

Da sempre l’uomo ha avuto paura. Se nell’antichità però si temevano il fulmine e il tuono, oggi a fare paura sono le tecnologie in continua evoluzione, un progressismo scientifico la cui meta è avvolta nelle brume dell’incertezza e una scienza che troppe volte si è distaccata dalla morale. I tempi sono cambiati eppure nulla è variato nella natura umana. L’uomo impavido si addice forse ad un romanzo, ma non sicuramente a chi ogni giorno affronta una giornata al termine della quale non è sicuro di arrivare, a chi affronta prove fondamentali che sa di non poter fallire o a chi semplicemente ha deciso di osare. La mia più grande paura oggi è che la possibilità di ragionare con la propria intelligenza, il saper discernere il giusto dallo sba-

Cosa c’è dopo la morte? Esiste l’anima o è solamente un’idea romantica? È un pensiero tanto angosciante e spaventoso che la morte lo è poco di più.

gliato, la forza di andare contro ciò che non vogliamo e il coraggio di lottare per ciò in cui crediamo, siano ideali in declino. Le superficialità che i media tacciano per valori non devono sostituirsi in alcun modo a ciò che realmente vale e che non è il conto in banca o il volume dei muscoli. Se si prova a parlare con una ragazzo di argomenti che esulino da squallidi format televisivi, che non riguardino le serate in discoteca o partite di calcio è difficile intarsiare un discorso che verta su argomenti quali cultura o politica. La chimera che oggi dovrebbe più spaventare è quella dell’indifferenza e della superficialità. Matteo Crasti VE

E appiattirsi in quella vita di giorni tutti uguali, di aspirazioni mediocri, come sembra quella dei propri genitori. La speranza è che forse il sentimento stesso della frustrazione sia garanzia di salvezza. Quello che dev’essere temuto è l’intorpidimento intellettuale, la perdita di spirito critico. Gli adulti, quasi tutti, sembrano aver perso interesse alla messa in discussione della realtà, che subiscono e a cui si adeguano passivamente. Ma forse dall’imborghesimento ci si salva nel momento in cui si conserva un po’ di quella volontà di reazione alla realtà, un po’ di Se ci fosse qualcosa che, nel bene o nel male, facesse vivere lo spirito oltre il corpo, in un mondo trascendente, allora troverei pace. Ma se dopo la morte in questo mondo materiale, dovessimo dormire un sonno perpetuo? Allora l’angoscia diventa terrore e un brivido sale lungo tutto il corpo. Potrei trovare conforto nella religione, ma non mi dà risposte certe. Potrei non pensarci, ma non risolverebbe nulla. Solamente una cosa potrebbe acquietare la mia paura. Se io lasciassi un segno su

E’ ormai passato il tempo in cui risvegliarsi da un brutto sogno e trovarsi soli in una stanza buia ci riempiva il cuore d’angoscia e timore. Per proteggerci ci riparavamo sotto le coperte chiudendo forte gli occhi. Oggi un altro sentimento saluta il nostro risveglio, l’incertezza di ciò che ci aspetta nel nostro futuro. Dal momento che la nostra mente è in grado di affrontare seriamente solo un problema alla volta e di sconfiggere le paure gradualmente, l’esame di maturità che ci aspetta alla fine di questo anno appare ai nostri occhi ancora come un termine relativamente lontano che assorbe in sé tutte le insicurezze e gli interrogativi che attanagliano il nostro animo. Ma passato questo ostacolo cosa ci attende, quale sarà il nostro posto e la nostra responsabilità nella società? Da ciò che riusciamo a scorgere, dalle vaghe occhiate che rivolgiamo al mondo a noi ancora estraneo, questo non sembra essere sempre pronto ad accoglierci come ci aspet-

LICEO CLASSICO

G . C . TA C I T O angst adolescenziale. Anche da vecchi. E anche se non si è diventati astronauti. Caterina Mariotti

III IT

questa terra, per cui gli uomini si ricordassero di me per sempre, come è accaduto ad Achille, ad Enea, a Dante, a Sheakspeare, allora vivrei in eterno, nella mente e nel cuore dei posteri e non sarei vissuto invano. Forse è un’idea megalomane, un’utopia, non so. Inoltre chi sono io nell’immensità dell’universo? Una goccia nel mare, un granello di sabbia in un deserto, un filo d’erba in un grande prato. Via, pensieri malvagi! E via la paura! È inutile tremare; prima o poi scopriremo tutto. Matteo Mammoli I IT

L i c e i

teremmo. La paura di non poter realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissi, in realtà, è ciò che ci fa andare veramente avanti e che caratterizza ogni momento della nostra esistenza. Non è tanto il futuro per se stesso quanto la necessità continua di superare degli ostacoli che ci rende insicuri e timorosi. Nella società attuale, che quotidianamente ci impone di dimostrare le nostre qualità e di far vedere quanto valiamo, per distinguerci dalla massa che ormai ha preso il sopravvento, dobbiamo riuscire a sconfiggere le nostre paure e far sì che esse siano uno sprone e non un freno verso la completa realizzazione dei nostri obiettivi. M.Laura Coricelli Giulia Minucci

9


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.