La pagina marzo 2008

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Borgo antico

Francesco Patrizi

N° 3 - Marzo 2008 (53°)

Lupetti, borghi antichi e cravatte a pois: sfila la nuova collezione destra-sinistra. Quali abiti vestirà il governo primavera-estate per le riforme? Nelle comparsate di piazza, Berlusconi ha dismesso il blazer blu per infilarsi striminziti lupetti e austeri dolcevita; un look più da dicitore di rime o pierre da discoteca che da serio manager. La Sinistra, invece, è uscita dal cul de sac della mesta comunicativa prodiana grazie all’exploit di Veltroni che, il 10 febbraio, ha aperto la campagna elettorale a Spello in un chiostro medievale, usando come sfondo naturale i campi e l’antico borgo. Dopo querce e ulivi stilizzati, ora è la natura vera a creare uno scenario che più antiberlusconiano non si può e, come sempre nello stile di Veltroni, ricco di letture simboliche: esordio en plein air, tutto studiato eppure tutto affidato ai capricci del cielo, in balìa di una possibile nuvola, dei colori vividi che possono sbiadire in un’imprevedibile mattina invernale. Un viaggio con la vela alzata a cogliere il vento, lontano dal lavoro portuale del rattoppatore di reti. Che scagazzi un piccione, che piovano pietre, ma basta redcarpet e palchi gremiti, non dobbiamo sedurre, ma andare avanti, comunque! Nella simbolica di Spello, Veltroni si è presentato come un cantastorie girovago, con un rimando iconografico (non casuale) alla figura del folle santo, radicata nella spiritualità delle terre umbre. Da notare lo scenario all’aria aperta, che comunica limpidezza, trasparenza e caparbietà nel fronteggiare le intemperie e che solo dieci anni fa, avrebbe comunicato pauperismo e austerity ad una platea assetata di condoni. Con aria paternale, più chanteur confidenziale che urlatore alla sbarra, Berlusconi veste in lupetto, come un vecchio scapolone impenitente, e va predicando astuzia invece di dispensare manciate di sogni. Finiti i maxischermi e l’epifania cartellonistica, abbandonata la retorica della famiglia e dell’azienda, l’ex homo novus riparte dal predellino per cacciare la Casta dal tempio, ossia i partitini recalcitranti. Se la Sinistra, armata di pullman, va alle Crociate (contro i cespugli dell’Ulivo), la destra predica di non disperdere il seme elettorale, in un memento mori dai toni manzoniani. Se all’antipolitica e al sacro si sono ispirati gli spin doctor dei due leader, da una parte ravvisiamo, nel Berlusconi in lupetto nero, tracce di mistica luterana, stile Beppe Grillo; mentre in Veltroni si sente l’eco della divulgatio Bernardina, stile Benigni che legge Dante tra la gente. Due anime radicate nella nostra tradizione: l’andar contro i palazzi corrotti e il girovagar per calli per rinnovar lo spirito. Anche se i citati intrattenitori restano modelli difficili da raggiungere: Berlusconi non ha (più) la verve di Grillo nel cogliere gli umori della strada, mentre Veltroni non possiede ancora una convincente retorica da cantica dell’ottimismo. Lupetti e borghi domenicali a parte, che poi i due vadano al Concilio di Vespa con lo stesso abito, non è un caso. Servirà un accordo e le cravatte identiche già lo dicono.

foto da

www.comune.spello.pg.it

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T agore Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia.


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