La pagina giugno 2008

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La scuola perfetta non deve avere i computer dell’ultimo modello oppure poltrone al posto delle normali sedie, ma deve essere fondata su alcuni solidi princìpi come: il desiderio di imparare e il rispetto reciproco. Quella scuola e quegli insegnanti che riescono, con molti sacrifici, a far venire gli studenti in classe con entusiasmo, devono essere senz’altro elogiati. Secondo il mio parere, da alunno, è necessario quindi riscoprire il piacere di andare a scuola, anche se è molto difficile per il clima che talvolta si

respira (la derisione dei compagni) o per l’approccio alle materie (non piacciono proprio ad alcuni!). Certamente, aumentare le gite scolastiche sarebbe un bell’incentivo: esse costituiscono un apprendimento più immediato e diretto e per questo più piacevole; ma dovrebbero essere permesse solo alle classi che si comportano bene! Purtroppo però questo mio sogno appare oggi più utopico che mai: infatti quasi ogni giorno si sentono dalla scuola notizie a dir poco raccapriccianti: ragazzi che

vengono sistematicamente infastiditi e maltratti pesantemente da compagni senza scrupoli, che nei casi più gravi hanno portato anche al sucidio della vittima! Oppure ragazze che, per il fatto di essere belle, vengono fatte oggetto di molestie nella stessa classe! Tali notizie terribili non dovrebbero nemmeno esistere! Al contrario, si dovrebbe sentir parlare piuttosto di episodi di integrazione di ragazzi stranieri nel nostro ambiente! Una scuola perfetta è anche una scuola dove la multiet-

nicità e la multiculturalità siano realtà tangibili. Per ottenere ciò le istituzioni scolastiche dovrebbero favorire momenti d’incontro e conoscenza: uno di questi potrebbe essere la realizzazione, tutti insieme, del presepe di Natale: ciò permetterebbe da un lato di far conoscere ai nostri compagni immigrati la nostra cultura millenaria, senza che essi si sentano obbligati a fare le nostre scelte in campo religioso. In questo modo si favorirebbe il sentimento di tolleranza reciproca.

Nella mia scuola perfetta dovrebbero aumentare le attività extrascolastiche come lo studio delle lingue straniere al di là dell’inglese e del francese oppure le attività sportive. Alessandro Pioli IC

Cosa ci viene da pensare se

posso assicurarvi che la definizione di scuola va ben oltre questi limiti. La scuola è società, è maestra di vita, ci insegna a confrontarci con la realtà, che ci circonda e ci crea le fondamenta per un futuro che sia florido per noi stessi, ma, allo stesso

tempo, utile per il collettivo. Purtroppo con il passare del tempo mi rendo conto sempre più che questo messaggio sta diventando un’utopia: nella scuola troviamo la stessa disonestà che è presente nella società attuale e per di più, o forse in conse-

guenza, moltissimi ragazzi hanno deciso purtroppo di intraprendere il cammino del lavoro piuttosto che studiare ed istruirsi. E’ questo il vero problema! La vita è come un grande libro aperto dove ciascuno di noi deve avere la forza di sfogliarlo e

comprendere le grandi bellezze che ci riserva, ma questo può solo avvenire con l’appoggio sicuro della scuola, che ci sa indicare la strada giusta da portare avanti e ci dà sicurezza sulle scelte importanti della vita. Jacopo Feliciani IVB

uso il termine scuola? Un edificio composto da aule e professori, pronti a tramandarci il loro sapere, con lo scopo di rendere il nostro bagaglio culturale sempre più completo. Sicuramente questo è un buon inizio, ma

L I C E O

D O N AT E L L I

S C I E N T I F I C O

L a s c u o l a c h e v o r r e i

L i c e i

Chiedendo un po’ in giro come si vorrebbe fosse organizzata la scuola ideale, quasi tutti sono d’accordo nel desiderarla il più possibile differente da quella di adesso. Tralasciando le ovvie proposte utopistiche (scuola con pochissime ore o attività quasi esclusivamente sportive) molte possono essere le possibili migliorie per rendere più efficiente e moderno l’attuale sistema scolastico. Ad esempio si dovrebbe prestare molta più attenzione ad aspetti formativi che possano garantire un più facile ingresso del ragazzo in quello che sarà il mondo del lavoro, sempre più in evoluzione e sempre più esigente, eliminando,

magari, alcuni aspetti dei programmi particolarmente obsoleti. Ad alcune materie (preferibilmente il polo scientifico) andrebbe aumentato il numero di ore, inserendo anche lezioni, utili tanto quanto quelle classiche frontali, interattive, che si avvalgano dei vari laboratori. Sarebbero inoltre molto utili ed interessanti alcune ore alla settimana obbligatorie di educazione all’utilizzo del pc poiché è impensabile che al giorno d’oggi ci sia qualcuno ancora incapace di utilizzarlo. Una scuola allora che prepari davvero e renda competitivi il più possibile gli studenti. Esempi che tali sistemi funzionano e sono

possibili ce li fornisce l’Asia che da alcuni anni, investendo sempre più nell’istruzione, ha iniziato a fornire molti dei migliori tecnici, in ambito scientifico-economico e non solo. Purtroppo però la scuola è un diritto che pochi sanno percepire come tale. Difficilmente uno studente riconosce il reale valore di quest’ultima, ma, anzi, tende ad avvertirla quasi come una terribile tortura che è costretto a subire. Ciò accade poiché si stenta a comprendere che il merito della scuola non consiste tanto nell’inculcare nozioni (già lo scrittore latino Quintiliano, 2000 anni fa, lo aveva compreso), ma nel fornire i

mezzi e le armi per affrontare poi la vita. Scriveva lo scrittore inglese James Herriot: La cultura è ciò che rimane quando si è dimenticato tutto, ed è proprio vero. Mentre tra 5 o 6 anni potremo non ricordare in che anno sia nato D’Annunzio o quando è scoppiata la guerra franco-prussiana, di sicuro non ci scorderemo mai di quelle lezioni di vita che la scuola impartisce continuamente e che sono rappresentate da tutto ciò che non si trova sui libri. Lo stare con i compagni e con i professori, il rispetto reciproco, la critica, le discussioni, l’allargamento dei propri orizzonti, sono questi i veri insegnamenti

che la scuola fornisce e, nonostante qualcuno possa avere da ridire, una scuola in cui manchino tali fondamenti farebbe molto meglio a chiudere. Una scuola ideale e perfetta si avrà solo quando studenti, docenti e sfere politiche comprenderanno che questa non è solamente una fabbrica di cultura, bensì un luogo di preparazione alla crescita. Matteo Crasti VE

Aspettando l’ennesima ri-

non possono allontanarsi dalla classe, se non accompagnati dai bidelli, neanche per recarsi ai servizi igienici (per questo consigliamo a tutti di procurarsi il proprio bidello personale). E’ ovvio quindi che si è venuto a creare un clima inevitabilmente teso, sicuramente inadatto ad un luogo che dovrebbe accogliere e assicurare ai ragazzi la giusta dose di cultura.

Nell’immaginario di tutti gli studenti la scuola ha sempre assunto un duplice valore. Da una parte isola felice dove fare piacevoli incontri e costruire amicizie, dall’altra tetro luogo di tortura dove venir messi alla prova con interrogazioni, compiti in classe, verifiche a sorpresa…, ovviamente però, visto che in media stat virtus, la scuola dovrebbe essere una giusta miscela di impegno e co-

struttivo svago. Chiunque sia stato studente pensiamo ammetterà di aver sperato almeno una volta nella propria vita di svegliarsi una mattina e trovare scritto sui giornali: Messi al bando tutti gli istituti scolastici, i ragazzi festeggiano la ritrovata libertà. Ma questi sono solo sogni innocenti. La vera libertà infatti risiede nella capacità di poter prendere le proprie decisioni con auto-

nomia e consapevolmente e ciò può accadere solo senza ignoranza, se si possiede una buona cultura e un’adeguat conoscenza. Per questo non potremmo mai fare a meno di quella scuola che a volte ci fa soffrire e preoccupare, ma che ci fa inevitabilmente crescere e ci rende persone coscienti delle nostre potenzialità. Maria Laura Coricelli Giulia Minucci

forma della scuola, che il nuovo governo starà sicuramente progettando, abbiamo pensato di dare qualche piccolo e modestissimo consiglio visto che nel nostro istituto ultimamente si è assistito a provvedimenti alquanto liberticidi. E’ stato infatti consigliato al corpo docente di preferire il vigilare piuttosto che l’insegnare, inoltre i ragazzi

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