Lumsanews n. 14-15 31 marzo 2024

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La sfida che decide il futuro dell’Occidente

Il focus

di ROSETTI, ROSSI, SIVILLI, STIGLIANI, SUBISSI ALLE PAGINE 2 e 3

L’inchiesta

Lotta alla ‘ndrangheta

L utilizzo di un complesso algoritmo per stanare la ndrangheta Non è fantascienza, bensì il progetto ICan, un sistema informatico sviluppato dall’Interpol per contrastare le cosche calabresi La multinazionale più potente del mondo, ossia la ‘ndrangheta, ha infatti detto addio alla sua vecchia brand identity di lupara e coppola per indossare la giacca e la cravatta dell imprenditoria Nel gestire i suoi affari non perde di vista la sua linfa vitale: il denaro Sia quello sporco dei traffici tradizionali, sia quello pulito di business apparentemente leciti, che celano in realtà attività di riciclaggio

Il caso

La guerra sui social Business minimarket “Nome in codice I-can”

In guerra la prima vittima è la verità Lo diceva Eschilo più di duemila anni fa La massima resta valida pure nell’era dei social media, che rivestono un triplice ruolo nei teatri di conflitto: mezzo di denuncia degli abusi dei regimi diffusori di odio e cassa di risonanza delle fake news Ora lo dimostrano non solo le guerre che dominano l’informazione globale Russia contro Ucraina e Israele contro Hamas ma anche quelle meno mediatiche in corso in Sudan e in Nagorno-Karabakh Alla fine del 2010 nel mondo arabo Facebook contava 21 361 830 milioni di utenti Quali sono le ragioni di un incremento così esponenziale? In due parole: Primavere Arabe, non a caso ribattezzate “rivoluzioni di Internet”

L’intervista

Il vicecapo della polizia Vittorio Rizzi è il promotore del progetto I-Can A Lumsanews spiega i progressi dell’iniziativa: "In Europa sono stati fatti passi da gigante con la realizzazione degli Joint Investigation Teams, i gruppi di investigazione congiunti, con funzione di dialogo tra le magistrature Per questo ‘consapevolezza’ è la parola chiave È così che la ‘ndrangheta è entrata tra le minacce transnazionali”

di ALESSI, D’ASCENZI, FEDERICO, MUTTI, VIVANI

Negozi aperti fino a notte fonda, prezzi stracciati e merce di tutti i tipi stipata in pochi metri quadri Sono i bangla market, i supermercati gestiti da titolari di origine bangladese, sempre più diffusi in Italia ma soprattutto nella capitale dove si concentra la maggior parte di queste attività Il monopolio del commercio, però, non è solo nelle loro mani A farla da padrona anche i negozi gestiti da cinesi che, con scaffali ricolmi dei prodotti più vari, hanno fatto della vendita al dettaglio un cavallo di battaglia Due business legati da un unico filo rosso: il successo imprenditoriale in Italia

La scheda Roma, boom bangla

Un aumento di oltre mille attività in dieci anni Questa è la cifra che rende l’idea della velocità di espansione dei bangla market a Roma La Capitale rappresenta la prima città in Italia per presenza di minimarket gestiti da cittadini di origine bangladese, catalizzando quasi il 40% del totale Che sia pieno giorno o notte fonda, queste attività sono sempre aperte, azzerando così la concorrenza

Il fenomeno

La deriva degli e-bulli

“Sfigato” “ciccione”, “devi morire” Sono solo alcuni degli insulti che i teenager italiani sisentono dire tutti i giorni Le conseguenze sono incalcolabili: ansia, paranoia depressione La voglia di scomparire fino a gesti estremi come la vendetta e il suicidio Dopo il Covid, sono quasi raddoppiati i csai di giovani bullizzati, fuori e dentro i social Colpa dell’effetto di disinibizione della rete che da Telegram a TikTok, passando per Instagram e le chat segrete di Whatsapp, amplifica gli episodi di bullismo Problemi che persistono malgrado la presenza di una legge contro il cyberbullismo, con implicazionisempre meno gestibili anche per le piattaforme

di AVANTAGGIATO, BETTI, BUCCHI, CIVAI, CORTESE ALLE

PERIODICO NUMERO XIV-XV 31/03/2024
4 e 5
di CASADONTE, LAI, MAURELLI, RAELI, URBANI ALLE PAGINE
10 e 11
PAGINE
di ESPOSITO, LONGO, RUDA, ZUPPA
vs Trump
Biden
ALLE PAGINE 6 e 7 ALLE PAGINE 8 e 9

Basi militari americane nel mondo

Si gioca a colpi di gaffe la corsa per la presidenza degli Stati Uniti, con Biden e Trump pronti a rilanciare con frasi e azioni ogni volta più spiazzanti Il primo ha chiesto a un senatore paraplegico di alzarsi in piedi, ha dimenticato di essere stato vicepresidente, ha confuso i nomi di numerosi capi di Stato Il secondo è accusato di interferenza nelle elezioni, assalto al Campidoglio, molestie sessuali, corruzione Due candidati impresentabili che, invece, si contendono (e per la seconda volta) la Casa Bianca Ma i paradossi non sono finiti perché gli americani preferirebbero non dover scegliere nessuno dei due Non solo: la maggior parte di loro ritiene che il Paese stia andando nella direzione sbagliata Un dato che segnala una consapevolezza diffusa del momento di crisi che l’America sta affrontando, e di cui i due aspiranti presidenti sarebbero l’espressione Chiamati a rispondere alle questioni interne – dai problemi economici alla crisi migratoria, passando per le tematiche sociali – e internazionali, in un contesto che richiede un’attenzione speciale da parte di Washington, i due dovranno definire il ruolo degli Stati Uniti nel mondo Questa la sfida della futura amministrazione americana: riuscire a conciliare gli obiettivi esteri e interni del Paese Destinare risorse alle questioni domestiche, senza abbandonare l'“Impero", come vorrebbe quella parte di popolazione ormai insofferente al dispendio di energie e denaro spesi oltre i confini, in teatri percepiti lontani e che evocano il trauma di Afghanistan e Iraq Un imperativo che vincolerebbe entrambi i candidati, che pure si presentano come antitetici A partire dal piano della narrazione, quello su cui davvero sembra giocarsi il confronto: il nazionalismo dell’America First di Trump contro la crociata a favore della democrazia di Biden Scontro fra titani "La leadership americana è ciò che tiene insieme il mondo", ha dichiarato Biden lo scorso ottobre Segnalando la volontà di giocarsi la corsa alla Casa Bianca sulle questioni estere, che hanno costretto l’America a rivolgere l’attenzione verso questi teatri: secondo un sondaggio di Associated Press e Norc Center circa 4 statunitensi su 10 ritengono che nel 2024 Washington dovrebbe avere come priorità gli affari esteri Ma al di là della percezione degli americani, l unica competizione vitale per gli Stati Uniti rimane quella con la Cina, che punta a scalzare gli Usa dal podio di prima potenza globale Così, indipendentemente dalle dichiarazioni di facciata, Biden e Trump hanno lo stesso obiettivo: evitare che Pechino riesca nel suo intento In merito ai singoli teatri, i due hanno visioni diverse: sull’Ucraina Biden spinge per continuare a sostenere Kiev, mentre Trump riconosce lo stallo e invoca un compromesso con Putin Sul Medio Oriente il primo definisce “esagerata” la reazione israeliana agli attacchi del 7 ottobre, il secondo si è sempre mostrato incondizionatamente dalla parte di Israele Trump, poi, cavalca il sentimento americano di stanchezza per la presenza e le responsabilità di Washington nel mondo condensato nello slogan “America First” Ma la promessa di distogliere lo sguardo dall’estero per rivolgerlo verso l’interno non è realizzabile, perché significherebbe aprire ampi spazi che verrebbero riempiti da altre potenze Cina e Russia in primis, che già stanno attirando nella loro sfera di influenza i partner tradizionali di Washington Uno scenario che per gli Stati Uniti, chiunque sarà il presidente alla loro guida, non è un’opzione La verità vi prego sull’economia It's the economy, stupid è stato il leitmotiv della vittoriosa campagna elettorale di Bill Clinton nel 1992, e da allora è diventato un dogma politico Gli americani tendono a votare in base alla loro situazione economica, scegliendo il partito al potere nei periodi di prosperità e l’opposizione in quelli di crisi Nell’anno delle presidenziali, ci si chiede quale im-

L’impero americano tra sfide interne e l’emergere di potenze rivali che ne minano il primato Così la sfida presidenziale degli Stati Uniti potrebbe cambiare l’Occidente

Trump

Biden scommessa la grande

In alto il presidente degli Stati Uniti in carica

di DONATELLA ROSETTI, RAFFAELE ROSSI, LORENZO SIVILLI, VERONICA STIGLIANI E BEATRICE SUBISSI

QUESTO NUMERO

Una serie di inchieste con l'obiettivo primario di accedere alle cosiddette Osint, le fonti aperte Questo numero speciale del magazine di Lumsanews ha potuto contare sulla collaborazione di Adriana Piancastelli senior Osint e media analyst, già funzionaria della Presidenza del Consiglio, e di Carlo De Vincentiis, capo ufficio stampa di Infocamere La Osint è una metodologia investigativa che si avvale dell’utilizzo di software specifici per il data mining e dell utilizzo di portali di accesso a dati amministrativi ed economici di persone fisiche e giuridiche

Dunque non solo e non tanto i tradizionali motori di ricerca, ma un accesso diretto a banche dati, come appunto Infocamere Il risultato è un ibrido di articoli investigativi e conoscitivi su cui i praticanti del Master in Giornalismo della Lumsa hanno lavorato in gruppi Un esperimento inedito con cui gli allievi concludono la prima parte del secondo anno, prima di dirigersi agli stage nelle maggiori redazioni nazionali Buona lettura

patto avrà l economia sul voto Sulla previsione per il 2024 incide il fatto che gli indicatori sono positivi Finita l’era Trump, che ha visto la crescita del deficit di bilancio e del debito pubblico, il Pil è passato da 19 mila miliardi a quasi 23 mila Nonostante il tasso di disoccupazione sia sotto il 4%, i salari siano aumentati, il Pil cresciuto, l’inflazione più bassa della media globale, solo il 36% degli americani approva la gestione Biden Non bisogna dimenticare che, durante la sua amministrazione, il debito pubblico ha raggiunto vette elevate (6 2% del Pil nel 2023): tra i Paesi del G7 quello degli Stati Uniti è inferiore solo a quello di Giappone e Italia Questi indicatori sono visti da molti come una prova di cattiva gestione pubblica Anche se i dati per l’intero anno sembrano positivi, c’è la possibilità, dovuta alle condizioni monetarie restrittive, di un rallentamento temporaneo dell’attività economica nel secondo e terzo trimestre del 2024, con un tasso di crescita annualizzato che potrebbe scendere al di sotto dell’1% Inoltre, il sostegno dem della classe medio-bassa e delle minoranze si è indebolito dopo che Biden non è riuscito a far approvare al Congresso il rafforzamento del welfare, che avrebbe dovuto favorire i ceti più deboli Dati che sembrano giocare a favore di un cambio alla scrivania della Casa Bianca Secondo un sondaggio di Nbc News, solo il 24% degli elettori crede in un mi-

glioramento nel 2025 Per il secondo mandato, Trump ipotizza un incremento del 60% dei dazi sui prodotti cinesi e almeno del 10% su tutte le importazioni dal resto del mondo Il tycoon potrebbe aumentare il controllo sulla Fed per finanziare il maxi deficit federale, che per la prima volta nella storia ha superato i 34 trilioni di dollari, creando moneta per comprare titoli americani Questo porterebbe a un indebolimento del dollaro con un possibile aumento dei tassi d’interesse a lungo termine nel mondo

Niente di nuovo sul fronte americano

Dall’immigrazione al controllo delle armi dalla sorveglianza antiterrorismo alla sicurezza sociale dal welfare all’assistenza sanitaria: chi sarà eletto presidente dovrà affrontare questioni di politica interna

Per quanto riguarda le armi, Trump ha promesso di ridurre tutte le restrizioni imposte da Biden Questa posizione è rimasta salda anche di fronte alle ripetute sparatorie di massa e alla registrazione del più alto

tasso di morti per armi da fuoco tra i Paesi ricchi (39 mila ogni anno) Le misure di Biden si sono rivelate inefficaci perché il presidente non può andare contro la decisione “Heller” della Corte Suprema del 2008, che definisce il possesso di armi un diritto individuale Senza dimenticare che la maggioranza dei giudici della Corte è repubblicana Sull’assistenza sanitaria, Trump ha minacciato di vo-

l’analisi PAGINA 2
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lersi sbarazzare dell’Affordable Care Act, conosciuto anche come Obamacare Le preoccupazioni sui costi del settore, invece, sono una delle principali cause del sentimento negativo sull'economia americana Quasi tre quarti degli adulti temono di non riuscire a pagare le spese mediche Le iniziative di Biden per l’immigrazione sono state ostacolate dal numero record di migranti provenienti dal Messico (oltre 2,4 milioni dal 2021) La sua amministrazione ha avviato una procedura per scoraggiare alle frontiere gli arrivi irregolari ed esteso le protezioni umanitarie temporanee a centinaia di migliaia di migranti Trump dà voce al malessere socio-economico e culturale che sta attraversando la borghesia in modo semplice e diretto Biden, invece, mantiene una posizione distaccata, senza un totale appoggio dell’elettorato Soprattutto, manca del sostegno dei giovani che tradizionalmente sostengono i democratici Un sondaggio di dicembre 2023 ha mostrato che solo il 43% dei giovani tra i 18 e i 29 anni appoggia Biden contro il 49% che favorisce Trump L'indice di gradimento dell’attuale presidente è sotto il 40% Le premesse per una sua possibile vittoria non sono incoraggianti

Il mondo nuovo Nel proporsi come prossimi leader degli Stati Uniti, i due candidati propongono visioni opposte del ruolo di Washington nel mondo “Il nostro Paese sta morendo”, ha dichiarato Trump durante i festeggiamenti per i risultati del Super Tuesday Due giorni dopo Biden ha definito l’America “l’invidia del mondo” Presentando stili di leadership e di comunicazione divergenti – Biden più istituzionale, Trump erratico –, i candidati sono chiamati a risolvere gli stessi problemi Sul piano interno, incide sulla competizione il ruolo della middle-class, che ha visto un peggioramento del proprio tenore di vita e che ha sviluppato un risentimento nei confronti della politica, ritenuta responsabile dei problemi socio-economici Nono-

stante le decisioni prese da Biden durante il suo mandato possano essere considerate corrette e in alcuni casi migliori della presidenza precedente, esiste una componente “irrazionale” che porta l’elettorato, in particolare quello repubblicano, a pensare che Trump abbia fatto meglio e continuerà a farlo

Nei teatri internazionali le differenze tra i due implicherebbero stravolgimenti importanti Della presidenza di Trump si ricordano le scelte di rottura, come il ritiro dagli accordi di Parigi sul clima e da quello sul nucleare con l Iran, o la decisione di spostare l ambasciata americana a Gerusalemme Se eletto, potrebbe decidere di interrompere il sostegno a Kiev, o spingere per un ulteriore disimpegno americano dall Europa Al contrario, Biden, proseguirebbe la linea scelta finora Tuttavia, anche se la narrazione e le singole politiche dei candidati sono antitetiche, entrambi sono sottoposti ai medesimi vincoli interni ed esteri Dovrebbero cioè tutelare gli stessi interessi nazionali: mantenere il primato di Washington nel mondo, contenere l’ascesa della Cina, disimpegnarsi da teatri che sottraggono energie (come il Medio Oriente e l’Europa) senza abbandonarli, per evitare di cederli ad altre potenze Le loro politiche dunque sarebbero radicalmente diverse tanto sul piano interno quanto su quello internazionale con la possibilità di incidere sui singoli scenari D’altra parte, le loro scelte non determinerebbero la configurazione di nuovi equilibri globali, che già mostrano segnali di cambiamento L’emergere di competitors come Cina e Russia ma anche di altri Paesi che sfidano l’egemonia americana proponendo un sistema multipolare – come India, Brasile, Arabia Saudita, tra gli altri – è indice della sostanziale trasformazione della gerarchia tra gli Stati Un mutamento già in atto che non dipende da chi verrà eletto alla guida degli Stati Uniti Biden e Trump porterebbero avanti presidenze molto diverse, ma non determinanti per il destino dell’Occidente

LE INTERVISTE

“Gli Stati Uniti non vogliono un conflitto”

Le esternazioni di Trump sul ruolo di Washington nella Nato – gli Stati Uniti sotto la sua guida non difenderebbero i Paesi “che non pagano il dovuto” – hanno destato preoccupazioni in Europa Federico Petroni, analista geopolitico per Limes e curatore della rubrica Fiamme Americane, spiega l’approccio dei due candidati all’Alleanza Atlantica

Quanto può influire l’elezione di Biden o di Trump sul ruolo di Washington nella Nato?

“Moltissimo Sono due papabili presidenti molto diversi tra loro e con modalità di approccio altrettanto dissimili Da una parte si potrebbero intravedere delle conferme, dall’altra ulteriori divisioni” In che modo?

“L’elezione di Trump renderebbe più chiaro che gli Stati Uniti fanno fatica a intervenire in Europa Se eletto, potrebbe cercare di ridimensionare il ruolo di Washington sul continente, rendendo più manifesta la divisione tra Nato di serie A e Nato di serie B Ovvero una distinzione che dipende anche dalla spesa militare dei singoli Paesi Chi raggiunge o supera l’obiettivo del 2% del Pil ha diritto a più agevolazioni, al contrario dei Paesi che si trovano al di sotto Questo renderebbe più espliciti i dubbi sulla capacità degli Stati Uniti di intervenire militarmente a fianco degli alleati in caso di attacco”

Per quanto riguarda Biden?

“L’elezione di Biden, invece, renderebbe più chiaro quanto abbiamo già visto Stati Uniti che sono meno propensi a esporsi dal punto di vista militare per evitare di scoprirsi sul fronte prioritario, che è appunto quello della Cina Una realtà, quindi, che tende a ricorrere meno all’uso della forza”

Questo potrebbe creare un "disimpegno" americano nei confronti dell’Europa?

“Con Biden, gli americani non si stanno disimpegnando in nessun modo Non ci sono stati spostamenti di truppe verso l’Indopacifico, anzi le guerre che sono scoppiate su fronti meno prioritari, come l Ucraina, ne sono la prova La verità è che gli Stati Uniti non vogliono essere coinvolti direttamente in un conflitto, tantomeno con la Cina

Per quale motivo?

Perché sono già nettamente sovraestesi, in Europa e non solo, rispetto alle risorse che possiedono” Le scelte di rottura di Trump quale impatto potrebbero avere con la sua rielezione?

“Ci sarebbero gesti di rottura ancora più forti Un aumento delle tariffe, ad esempio, o un incremento delle sanzioni per i Paesi che non si adeguano alle richieste di spesa in Europa Per non parlare di un’ulteriore tensione con Francia e Germania” Può spiegarci meglio?

“Si tratta di due osservati speciali degli Stati Uniti L’elezione di Trump renderebbe più esplicita una dinamica conflittuale che già esiste e spingerebbe soprattutto la Germania a cercare rassicurazioni con i rivali dell’America” Quindi la Germania si potrebbe avvicinare alla Cina?

“L’elezione di Trump potrebbe aumentare la volontà tedesca di compensare la mancanza di protezione con maggiori intese con la Cina per preservare il proprio modello economico”

“Si percepisce un’economia peggiorata”

L’ANALISTA Fabrizio Maronta, autore per la rivista geopolitica Limes

Esistono fattori economici oggettivi che plasmano il panorama politico americano Eppure l’interpretazione di tali condizioni dipende da elementi culturali che contribuiscono a delineare il quadro complesso in cui si svolgono le elezioni americane Fabrizio Maronta, analista geopolitico per Limes, chiarisce la contraddizione tra i dati dell'economia americana e la percezione che ne hanno gli elettori Qual è attualmente la situazione economica americana?

“L'andamento macroeconomico ha subito negli ultimi trent’anni un deterioramento strutturale e con lui anche la classe media americana La stessa che, dalla fine della Grande depressione ha beneficiato dell’industria, ora vede un peggioramento del proprio tenore di vita La delocalizzazione industriale verso Paesi come la Cina ha eroso il tessuto economico della middle-class, generando disuguaglianze strutturali”

Cosa hanno perso nello specifico?

“Con un solo stipendio prima ogni famiglia riusciva a mandare i figli al college, ad avere una casa, una macchina e ad andare in vacanza Queste persone, oggi, per mantenere un tenore di vita simile, devono fare più lavori Per comprare una casa ci vuole più tempo, mentre sono aumentati i costi dell’istruzione”

Con Biden l’economia ha mostrato segnali di miglioramento Perché gli americani la percepiscono come peggiorata rispetto al periodo Trump?

“C’è un punto da considerare che non riguarda tanto la razionalità dell’economia quanto il sentimento Trump ha dato voce al disagio che sta vivendo la classe media Tutti i suoi elettori lo considerano una sorta di vate che ascolta e dà voce alla loro pancia Durante la sua presidenza, invece, Biden è stato sfortunato”

Cosa intende dire?

Dal punto di vista della politica commerciale ed economica non c è una differenza sostanziale Ma Biden ha dovuto affrontare la guerra in Ucraina e poi quella in Medio Oriente e quindi ha aumentato le spese militari Se da una parte ha dato, dall altra ha tolto

Questo gli americani lo sanno?

“Le persone valutano in base alla loro situazione economica I provvedimenti presi da Biden, qualora dovessero portare a dei risultati, lo faranno solo nell’arco di diversi anni

Così queste persone tendono a pensare che, se Trump avesse fatto lo stesso, lo avrebbe fatto meglio”

Cosa comporterebbe a livello economico un ritorno di Trump alla Casa Bianca?

“Provocherebbe conflitti istituzionali con le agenzie federali La sua imprevedibilità ha reso difficile la collaborazione con gli apparati politico-amministrativi, generando potenziali danni economici”

Cosa cambierebbe, dal punto di vista politico, un ritorno di Trump rispetto a Biden?

“Non molto La differenza tra Trump e Biden

è più tattica che strategica Entrambi condividono il principio dell'America first, ma Biden ha operato attraverso alleanze tradizionali come la Nato e l Unione Europea, mentre Trump ha privilegiato accordi bilaterali e ha sfidato gli schemi internazionali convenzionali”

LUMSAnews
L’ESPERTO Federico Petroni, consigliere redazionale di Limes
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a Joe Biden, in basso lo sfidante Donald Trump / Foto Ansa

Dalle Primavere arabe all’invasione russa dell’Ucraina fino alla questione palestinese così le piattaforme orientano la narrazione

La guerra del web sporco quando i social media diventano campo di battaglia

di ANTONINO CASADONTE

MADDALENA LAI

NICCOLO MAURELLI

ALESSANDRO RAELI

LORENZO URBANI

In guerra la prima vittima è la verità Lo diceva Eschilo, più di duemila anni fa La massima resta valida pure nell’era dei social media, che rivestono un triplice ruolo nei teatri di conflitto: mezzo di denuncia degli abusi dei regimi, diffusori di odio e cassa di risonanza delle fake news Lo dimostrano non solo le guerre che dominano l’informazione globale Russia contro Ucraina e Israele contro Hamas , ma anche quelle meno mediatiche in corso in Sudan e in Nagorno-Karabakh

Le primavere arabe, l’inizio della parabola ascendente Alla fine del 2010 nel mondo arabo Facebook contava 21 361 830 milioni di utenti Quasi l’80% in più rispetto all'anno precedente (11 978 300, secondo i dati dell’Arab Social Media Report) Quali sono le ragioni di un incremento così esponenziale? In due parole: Primavere Arabe, non a caso ribattezzate “rivoluzioni di Internet”

Gli esperti concordano su una questione: i nuovi media non sono la causa delle rivolte, ma ne accelerano il processo, risultando cruciali nell’organizzazione delle reti degli attivisti

Allo stesso tempo le Primavere Arabe trasformano i social in uno strumento di controllo, come riporta Al Jazeera Dopo le rivoluzioni, infatti, gli Stati arabi aumentano il controllo sulle attività online dei propri cittadini E le piattaforme, invece di tutelare la libertà d’espressione, sospendono e rimuovono migliaia di account di dissidenti politici

Un destino simile, più di recente, è toccato al Sudan

I social media, infatti come riporta l’Atlantic Council , sono stati fondamentali per organizzare le proteste che hanno portato alla caduta del regime di Al-Bashir, ma tra il 2018 e il 2022 i cittadini sudanesi subiscono l'interruzione di internet ben 138 volte I social media come creatori e veicoli di fake news

Dalle Primavere arabe sono passati più di dieci anni, in cui i social media sono diventati parte integrante delle narrazioni dei conflitti Basti pensare al massacro di Bucha, in Ucraina, in cui sono stati gli stessi abitanti a condividere le atrocità perpetrate dall’esercito russo Strumento potente, la rete, ma anche arma a doppio taglio Le informazioni circolano “senza freni” sui social media e spesso il virtuale si confonde col reale Può, in un simile contesto, succedere di scambiare la sequenza di un videogioco con una scena di guerra Il giorno dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022 il Tg2 trasmette alcune immagini che mostrano una pioggia di missili su diversi edifici civili La fonte? Il videogioco War Thunder

Non un caso isolato Le fake news infarciscono anche la narrazione della guerra tra Israele e Hamas La cattura di un alto ufficiale dell’esercito israeliano mostrata su X pochi giorni dopo l’inizio della controffensiva è in realtà un video pubblicato nello stesso periodo dalle forze di sicurezza dell’Azerbaigian In Sudan, invece, lo scorso maggio le forze paramilitari (RFS) – attraverso il proprio profilo X – hanno rivendicato il controllo completo della capitale Khartoum, ma la notizia è stata presto smentita Le piattaforme dove le fake news galoppano di più,

Nel primo grafico è rappresentato il tasso di crescita degli utenti Facebook di diverse regioni orientali durante le Primavere arabe

Nel secondo grafico è presentata la distribuzione degli utenti pro-Ucraina, pro-Russia e bipartisan sulla piattaforma social X

secondo la CBS, sono X e Telegram Sulla prima di recente si è molto discusso Elon Musk, proprietario di X, ha licenziato gran parte dei tecnici responsabili del monitoraggio delle notizie sul sito Inoltre, introducendo la spunta blu a pagamento, permette di fatto a chiunque di spacciarsi come fonte ufficiale, quindi attendibile e favorita dall’algoritmo Telegram, il Dottor Jekyll e Mr Hyde dei social network Croce e delizia dell’informazione Da una parte, come rivela Combating Terrorism Center, il terzo social più utilizzato dai terroristi, dall’altra strumento di resistenza e emancipazione Gli ucraini, come rivela Forbes lo usano per coordinare gli attacchi informatici contro Mosca mentre i russi per informarsi liberamente su fonti non controllate dal Cremlino Intelligenza artificiale e fake news Nella creazione di fake news un ruolo fondamentale lo gioca anche l’intelligenza artificiale È inizio novembre quando la foto di un bambino, immortalato con il volto sporco di polvere e sangue e circondato dalle macerie, rimbalza su diversi account social per denunciare gli abusi dell’esercito israeliano sui palestinesi Qualcosa nello scatto, però, non torna: il bambino ha sei dita della mano sinistra e gli occhi troppo grandi rispetto al resto del viso Si tratta di un’immagine generata dall’AI

I chatbot basati sull’Intelligenza artificiale, inoltre,

sono già stati reclutati per scrivere notizie, per lo più false, su 49 siti web e in sette lingue diverse A rivelarlo un indagine di NewsGuard

Social media, odio e intolleranza Non solo disinformazione, i social media acuiscono i contrasti tra le due parti di un conflitto armato Un esempio? La Russia, come riporta la Bbc, usa segretamente TikTok per diffondere disinformazione e influenzare la percezione globale della guerra in Ucraina Utenti anonimi accusano funzionari ucraini e i loro parenti di acquistare auto di lusso o ville all'estero dopo l'invasione del febbraio 2022 Da luglio

l'emittente britannica ha scoperto quasi ottocento account falsi

Il campo di battaglia così si sposta sui social Dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas – spiega il New York Times – alcuni soldati dell’Idf hanno iniziato a diffondere su TikTok diversi video non autorizzati delle loro operazioni militari, in cui apostrofano con disprezzo i palestinesi o devastano quelle che sembrano essere delle infrastrutture civili

Un trend condannato dallo stesso

il focus
CONFLITTO IN RETE
esercito, ma che ha esacerbato l’odio tra israeliani e palestinesi La polarizzazione delle opinioni e la semplificazione del complesso Le opinioni fanno eco Sul web rimbombano così forte da plasmare delle realtà alternative: le echo chambers, camere d’eco, per l’appunto Ambienti online dove l’utente visualizza contenuti coerenti con le
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TASSO DI CRESCITA DEGLI UTENTI FACEBOOK DURANTE LE PRIMAVERE ARABE DISTRIBUZIONE DEGLI UTENTI PRO-UCRAINA, PRO-RUSSIA E BIPARTISAN SU X

sue convinzioni Il risultato? L isolamento da fonti d informazione non in linea col proprio pensiero In sintesi: polarizzazione e semplificazione del dibattito

Due sono i fattori determinanti nella costruzione di una camera d’eco: il bias di conferma e l’algoritmo Il primo riguarda tutti gli esseri umani In poche parole, cerchiamo le informazioni che confermano le nostre teorie

Il secondo riguarda i social L’algoritmo propone agli utenti i contenuti di loro interesse Una sorta di mano invisibile del web che sceglie cosa mostrarci in base ai nostri gusti e alle nostre preferenze Ma attenzione, perché non tutti i social funzionano allo stesso modo Su Facebook e Twitter ad esempio la segregazione all’interno di echo chambers è dominante come spiega Walter Quattrociocchi, professore al dipartimento di informatica dell'università La Sapienza di Roma Dai vaccini contro il Covid alle presidenziali americane, esistono camere d’eco per qualsiasi argomento, anche la guerra E operano in modo estremamente divisivo Prendiamo in esame uno studio dell’Università di Hong Kong condotto su X nell’ambito del conflitto russo-ucraino

Da una parte gli account pro-Ucraina, dall’altra quelli pro-Russia Nel mezzo i bipartisan Quanto osservato sulla piattaforma dimostra l’esistenza di una camera di risonanza sia filo-Ucraina che filo-Russia Tra gli utenti esaminati (quasi un milione e mezzo) emerge una forte propensione verso l’Ucraina (l’86,72% degli

account e il 94,23% dei tweet) I pro-Russia costituiscono invece la minoranza (il 4,44% degli utenti e l'1,37% dei tweet) La ricerca mostra come il gruppo pro-Ucraina contenga più utenti verificati (1,64%) rispetto ai pro-Russia (0,61%) e ai bipartisan (0,66%)

La presenza di questi ultimi, infine, favorisce una moderazione del dibattito Che sia il conflitto russo-ucraino o quello tra Israele e Hamas, in ogni caso, il risultato resta lo stesso: l’amplificazione delle opinioni sui social genera polarizzazione Lo dimostra la ricerca pubblicata su Nature da Soo Ling Lim e Peter J Bentley Insieme hanno sviluppato il Social Opinion Amplification Model (SOAM) per analizzare come le persone sui social esprimano versioni amplificate delle loro opinioni reali, motivate dal desiderio di ottenere un seguito maggiore “Il vero problema della polarizzazione delle conversazioni online è la mancanza di contesto, ovvero una battuta sarcastica non è chiara se sia fatta per scherzare o per ferire”, racconta a Lumsanews Davide Bennato, professore associato di Sociologia della cultura e della comunicazione presso l’Università degli Studi di Catania Gli effetti di queste narrazioni li scopriamo, ogni giorno, dal nostro smartphone Perché il web rischia di avere un peso superiore alle bombe e ai carri armati, come scrive il giornalista del Guardian David Patrikarakos Così i social media diventano le munizioni delle guerre moderne

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Direttore responsabile Carlo Chianura

Direttore scientifico Fabio Zavattaro

Redazione

Alberto Alessi, Samuele Avantaggiato, Maria Sole Betti, Alessandra Bucchi, Antonino Casadonte, Allegra Civai, Giulia Chiara Cortese, Beatrice D’Ascenzi, Chiara Esposito, Rosario Federico, Maddalena Lai, Silvia Longo, Niccolò Maurelli, Giulia Mutti, Alessandro Raeli, Donatella Rosetti, Raffarele Rossi, Sofiya Ruda, Lorenzo Sivilli, Veronica Stigliani, Beatrice Subissi, Lorenzo Urbani, Martina Vivani, Sofia Zuppa

Testata registrata al Tribunale di Roma n 468 dell 11 novembre 2003

L’INTERVISTA “I commenti su internet delegittimano la fazione avversaria”

I contenuti e i commenti sui social media fungono da amplificatore delle opinioni pubbliche e fomentano ancor di più le opinioni i contrasti tra gli utenti Ne abbiamo parlato con Davide Bennato, professore associato di Sociologia della cultura e della comunicazione, Sociologia dei media digitali e Sociologia digitale presso l’Università degli Studi di Catania

IL SOCIOLOGO Davide Bennato, professore di sociologia presso l’Università degli Studi di Catania

In che modo i commenti degli utenti sui social media amplificano le intolleranze e l’odio tra le parti coinvolte in una guerra? E tra coloro che parteggiano per l’una o l’altra parte?

“Fin dalle origini delle interazioni sociali online si parla di flaming, ovvero il modo in cui le conversazioni online si infiammano molto rapidamente Sulle prime si riteneva che fosse colpa dell'interazione a distanza, ma adesso le cose si sono fatte più complicate Le intolleranze nelle interazioni online spesso sono frutto del fatto che l'altro non viene percepito come persona, ma come oggetto mediale con cui è difficile innescare una interazione empatica E la conseguenza è un atteggiamento più propenso all'intolleranza”

Che cosa si intende con il termine contenuti polarizzanti?

“Sono quel tipo di contenuti che hanno come scopo quello di estremizzare le reazioni emotive da parte delle persone Spesso sono strutturati come testi che palesemente contravvengono alla regola del rispetto del lettore, altre volte hanno la forma di una battuta sarcastica usando la tecnica del meme o altri contenuti visivi La loro capacità polarizzante sta non tanto nel fatto che sono irriverenti o sarcastici, ma che sono usati all'interno di conversazioni tra persone e quindi percepiti come casus belli Se fossero fruiti come parti di giornali o altre forme mediali simili, sarebbero percepiti con maggior distacco emotivo”

Che ruolo hanno i commenti sui social media rispetto alla polarizzazione delle opinioni sulle parti coinvolte in un conflitto armato?

“I commenti nei social media hanno lo scopo esprimere il proprio campo di appartenenza spesso con l obiettivo di delegittimare la parte avversa, che provoca l'effetto della polarizzazione Hanno un preciso scopo comunicativo potremmo dire usando Jacobson che sono interazioni testuali che hanno una funzione conativa ovvero avente lo scopo di attivare una precisa reazione del destinatario Il vero problema della polarizzazione delle conversazioni online è la mancanza di contesto, ovvero una battuta sarcastica non è chiara se sia fatta per scherzare o per ferire Infatti di solito tali interazioni testuali sono accompagnate da emoji per rinforzare o disinnescare l effetto del testo usato per interagire ”

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u i n d i c i n a l e d e l M a s t e r i n g i o r n a l i s m o d e l l a L U M S A

CRIMINE E NARCOS

Dal Messico all’Ecuador, dalla Colombia al Brasile, i clan di ‘ndrangheta sono diventati gli alleati più fidati dei narcotrafficanti

Una collaborazione che ha avuto inizio negli anni ‘90 grazie al controllo del porto di Gioia Tauro L’obiettivo del progetto I-Can

è stato quello di assicurare una migliore condivisione internazionale di informazioni investigative

Il risultato è stato l’arresto di 48 latitanti in 28 Paesi del mondo

di ALBERTO ALESSI

BEATRICE D'ASCENZI

ROSARIO FEDERICO

GIULIA MUTTI

MARTINA VIVANI

Un database mondiale per stanare la ‘ndrangheta Non è fantascienza È il progetto I-Can, acronimo di Interpol cooperation against ‘ndrangheta Quarta banca dati del pianeta per grandezza e importanza tra quelle in dotazione alle forze di polizia, sviluppata e coordinata dall’Interpol per il contrasto alla criminalità calabrese Tutto è nato nel 2019 a Santiago del Cile, durante l’assemblea generale dell’Interpol come racconta a Lumsanews il vicecapo della polizia Vittorio Rizzi “Sempre più report sulla criminalità organizzata vengono riservati alla colonizzazione da parte delle associazioni criminali italiane, in particolare della ‘ndrangheta, in altri Paesi del mondo Così abbiamo voluto capire se ci fosse una consapevolezza internazionale di questa espansione Non c’era Ci siamo resi conto che molti dei colleghi stranieri non ne conoscevano nemmeno l’esistenza” Cambiare strategia di fronte alla mutazione genetica della multinazionale criminale più potente al mondo Ormai da tempo la ‘ndrangheta è la prima mafia: ha superato Cosa Nostra e la camorra, stringe rapporti internazionali in tutto il mondo e con tutte le altre potenti organizzazioni Ma soprattutto ha detto addio alla sua identity di lupara e coppola per indossare la giacca e la cravatta del mondo dell’imprenditoria

Con una mano stringe quella della finanza mondiale, con l’altra quella dei narcos sudamericani Nel gestire un così delicato equilibrio la sua linfa vitale rimane il denaro Sia quello sporco dei traffici tradizionali, di cui è ancora regina, sia quello pulito di business apparentemente leciti, che in realtà nascondono attività di riciclaggio Una catena che può essere spezzata solo seguendo un principio: follow the money

Una nuova identità

“Seguire il denaro” rimane ancora l’unico metodo per arginare gli affari della ‘ndrangheta: “È importante aggredire sul piano economico”, spiega Enzo Ciconte, ex parlamentare ed esperto di lungo corso delle dinamiche delle organizzazioni criminali Chi pensa che sia solo un’associazione a delinquere, infatti, si sbaglia È una lobby imprenditoriale che domina gli affari con strategie di infiltrazione, corruzione e intimidazioni, al passo coi tempi di una società in continua evoluzione Questo perché la mafia non vive nell iperuranio , e come si legge nella risoluzione parlamentare del 25 ottobre 2016 sulla lotta alla corruzione, i gruppi criminali organizzati si sono adattati a mercati diversi”

Per colpire il “centro nervoso del loro potere – continua Ciconte – è necessario confiscare i patrimoni per costringere l’organizzazione ad arretrare” Senza il loro tesoro di beni gli è impossibile manipolare il sistema giudiziario a proprio vantaggio Secondo l’esperto “la mafia cambia ma non inventa nulla”, si evolve ma non rinnega mai la sua identità “di sangue”

In nome del sangue I rapporti familiari inoltre le permettono di avere un bassissimo numero di pentiti: i Buscetta calabresi sono solo il 16,6% di tutti i collaboratori di giustizia

A differenza di Cosa Nostra, “nessun vertice dell’organizzazione calabrese si è mai pentito”, conferma Ciconte Ma non solo Fuori dalla regione d'origine sono le “locali” a garantire la solidità del potere ‘ndranghetista In stretto collegamento con i "mandamenti" reggini, che funzionano come organo di raccordo con la struttura decisionale centrale, soprannominato il Crimine, la 'ndrangheta ha trovato nel Nord Italia il supporto di parte dell’imprenditoria Secondo il rapporto della Direzione investigativa antimafia, nel primo semestre del 2023 sono state individuate nel Settentrione 46 locali, di cui 25 in

Oggi è l’associazione criminale più estesa e potente del pianeta

Eppure, sino a quattro anni fa era una minaccia sottovalutata dalle forze di polizia di tutto il mondo

A partire da questo presupposto è nato I-Can: prevenzione e scambio di competenze a livello internazionale che hanno portato alla nascita della quarta banca dati più grande al mondo tra quelle in dotazione agli investigatori

Quel database la ‘ndrangheta che vuole fermare

97 criminali fermati in tre anni

46

18 paesi coinvolti

nel progetto I-Can

fetto Rizzi, tra i promotori dell’iniziativa Il lato oscuro della globalizzazione Quarantotto

formazioni e risorse investigative Ma non solo “Creare awareness, ovvero conoscenza e consapevolezza” è il primo step di questo piano operativo afferma Rizzi per mettere “sotto i riflettori” internazionali la minaccia ‘ndranghetista Seguono poi lo sviluppo, l'analisi e la creazione

della banca dati comune Una collaborazione che vanta tra i suoi successi la cattura in Uruguay di Rocco Morabito, il secondo latitante più ricercato dopo Matteo Messina Denaro I dettami corrono via rapidi non solo tra le locali e nei rapporti con le altre cosche, ma anche con i narcos Dal Messico all’Ecuador, dalla Colombia al Brasile, i clan di ‘ndrangheta sono diventati gli alleati più fidati dei narcotrafficanti L'estradizione in Italia il 5 marzo 2024 di Santos Medina Familia, uno dei 100 latitanti più pericolosi al mondo, ne è un esempio Il superlatitante dominicano aveva giocato un ruolo chiave nello smercio di cocaina in accordo coi
Lombardia e 16 in Piemonte Ed è proprio su questa espansione che può far luce il sistema informatico sviluppato dalle forze dell’ordine italiane Unire i puntini: il database di I-Can è in grado di estrarre e mettere a sistema informazioni provenienti da molteplici fonti Superando il potere della mafia siciliana, i riflessi del Crimine calabrese sono ormai presenti in tutti i continenti I-Can nasce a partire da questa riflessione, frutto dell’accordo tra Interpol e il Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno “Parte dei report sulla criminalità organizzata riguarda la colonizzazione delle associazioni criminali italiane, in particolare della ‘ndrangheta, in altri Paesi del mondo”, spiega il pre-
arrestati in 28 Paesi del mondo: per tre anni l'obiettivo di I-Can è stato quello di assicurare una migliore condivisione internazionale di in-
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latitanti
l’inchiesta
Il vicecapo della polizia Vittorio R
‘ndrine “locali” in Nord Italia Fonti: Rapporto Dia e dati I-Can
Mappa creata con Visme
ARRESTI IN SUDAMERICA

LUMSAnews

calabresi

La collaborazione tra le due realtà criminali ha inizio verso la fine degli anni ‘90, grazie al controllo del porto di Gioia Tauro, come confermato dall ultimo report della Dia Negli anni, la ‘ndrangheta ha rafforzato i rapporti con il Messico, nuovo fulcro del narcotraffico latino Una simbiosi, quella tra messicani e calabresi, capace di comprendere a pieno lo spirito della globalizzazione Dai cartelli latini, però, la criminalità organizzata italiana ha imparato anche un nuovo lessico di promozione e un nuovo mercato, completamente digitale Come suggerisce Ciconte, “è necessario seguirli sui social per capire quello che fanno e come si muovono

Cosca 5 0

Le reti sociali sono lo specchio e il motore del continuo rinnovamento della cultura e dell’estetica criminale Nel rapporto Le mafie nell’era digitale curato da Marcello Ravveduto, professore di Digital Public History all’Università di Salerno e di Modena e Reggio Emilia, il contesto del malaffare viene disegnato come perfettamente in grado di auto-rappresentarsi Il suo immaginario simbolico pubblicizzato come franchise

Il loro intento? Reclutare la Google generation criminale Ma l’oceano social è soltanto la superficie del radicamento delle cosche nell’etere, che per sua natura è invisibile e - solo apparentemente - irrintracciabile Oggi, spiegano il pm Nicola Gratteri e lo storico Antonio Nicaso ne Il Grifone, lo ‘ndranghetista non teme più di avere un “carabiniere in tasca” Nelle loro mani stringono criptotelefoni immuni al tracciamento pizzini criptati dell’epoca digitale A insegnarne l’uso ai capicosca, i colleghi del Cartello di Sinaloa Da quei telefoni parte il reclutamento della nuova prima linea Non più killer, ma hacker assoldati nel dark web Le nuove armi sono linee di codice e raggiri messi a punto tramite ingegneria sociale: le truffe del phishing, il riciclaggio massiccio di denaro tramite l’home banking, l’uso dei ransomware, virus

L’INTERVISTA

“Una squadra internazionale contro la mafia”
Vittorio Rizzi, vicecapo della polizia
“Ora il fenomeno è sotto i riflettori”

Gli affari della ‘ndrangheta non conoscono confini È proprio su questa irrefrenabile espansione che vuole far luce il progetto I-Can, di cui Vittorio Rizzi, vicecapo della polizia, è stato promotore Dall’iniziativa è nata una banca dati, la quarta più grande al mondo tra quelle delle forze di polizia che ha consentito la cattura di 48 latitanti in 28 Paesi diversi Un complesso lavoro di cooperazione tra le forze dell’ordine che ha messo la ‘ndrangheta “sotto i riflettori della giustizia internazionale”

Da quale necessità nasce e che cos’è il progetto I-Can, l’Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta?

“Il progetto I-Can prende avvio da una riflessione: una parte sempre maggiore dei report sulla criminalità organizzata viene riservata alla colonizzazione delle associazioni criminali italiane, in particolare della ‘ndrangheta, in altri Paesi del mondo Di conseguenza, abbiamo voluto capire se ci fosse una consapevolezza internazionale di questa espansione Incontrando diversi colleghi delle forze dell’ordine straniere, infatti, ci siamo resi conto che molti di loro non ne conoscevano nemmeno l’esistenza Così, all’assemblea generale dell’Interpol di Santiago del Cile del 2019, abbiamo proposto l’idea di creare I-Can, un coordinamento internazionale sia informativo che operativo”

IL PROMOTORE

che bloccano i file di sistema, da riscattare previo pagamento in bitcoin

E con le criptovalute, si rivela il nuovo tesoro del sommerso Completamente decentralizzate, sono la moneta preferita dei mercati online, dove si smerciano sostanze stupefacenti da recapitare direttamente a casa Il grossista, però, è sempre lo stesso boss calabrese Collaborazione e consapevolezza

Contrastare la nuova ‘ndrangheta non è semplice Ma le parole chiave sono due: collaborazione e consapevolezza Se il sistema di potere ndranghetista rimane insondabile, il cosmo digitale rimane una macchina piena di buchi La Guardia di Finanza è attrezzata per far fronte al problema”, continua Ciconte, e la risorsa in mano alle forze di polizia è quella di sfruttare le armi del cybercrimine contro i suoi stessi utilizzatori Parliamo dei trojan, virus in grado di controllare i sistemi informatici passando per le vulnerabilità del software E quelle vulnerabilità potrebbero essere, anche, quelle della ‘ndrangheta Rizzi sottolinea come in Europa si siano fatti passi avanti con la creazione degli Joint Investigation Teams, la strada verso “un funzionale dialogo tra le magistrature” I-Can, dunque disegna il futuro di ogni strategia di contrasto al crimine organizzato “Questo – spiega Rizzi – sta diventando il modello che l’Interpol adotterà per le prossime progettualità” Se è vero, come ha osservato il procuratore generale presso la Corte di Appello di Palermo Lia Sava, che la criminalità organizzata oggi è “liquida, capace di passare attraverso i differenti stati della fisica" e di adattarsi a tutto, la conseguenza è che anche il contrasto deve diventare simbiotico: forze di polizia fluide collaborazione giudiziaria efficace “Per questo”, conclude il vicecapo della polizia, “parliamo di consapevolezza come parola chiave Quella stessa consapevolezza grazie alla quale la ‘ndrangheta è entrata tra le minacce transnazionali e così facendo è stata messa sotto i riflettori della giustizia internazionale”

Il progetto ha ottenuto i risultati sperati? “Decisamente Grazie a I-Can abbiamo creato una banca dati investigativa, la quarta per grandezza e importanza tra quelle delle forze di polizia di tutto il mondo Numeri importanti anche quelli degli arresti: abbiamo fermato 97 persone, di cui 48 latitanti, in ben 28 Paesi diversi Numeri che hanno portato a una grande richiesta di adesione al progetto da parte di altri stati: all’inizio hanno preso parte 10 Paesi, ora ne conta 18 In cosa consiste il piano operativo di I-Can? Il primo step è quello di creare awareness, ovvero conoscenza e consapevolezza Abbiamo cominciato scambiandoci informazioni Il passo successivo è stato quello dello sviluppo e dell analisi, cosa che ha permesso la creazione della nostra grande banca dati Ultimo passo – e questo è il valore aggiunto di un progetto come I-Can – è l’attività operativa: noi, di fatto, diventiamo una squadra comune Per fare un esempio: se in Georgia individuiamo un latitante, possiamo muoverci più ad ampio raggio Un conto infatti è parlare con le forze di polizia georgiane e inviare un’informazione, un altro invece è avere in Georgia un contingente di agenti specializzati sulla ‘ndrangheta che sanno esattamente come agire È il modello che l’Interpol adotterà in tutte le prossime progettualità”

A proposito di azione internazionale: come si localizzano le ‘ndrine sul territorio internazionale?

“In alcune realtà estere ci sono le locali di ‘ndrangheta: ne sono state individuate in Francia e in Germania; in altri casi, invece abbiamo trovato ‘ndranghetisti che sono diventati imprenditori, sono diventati manager In altre parole, hanno colonizzato i territori, senza replicare il metodo mafioso che c’è in Italia” Proprio a causa di questa diversità tra ‘ndrangheta in Italia e negli altri Paesi, bisogna chiedersi anche quali sono le difficoltà riscontrate

Vittorio Rizzi, vicecapo della polizia e promotore del progetto I-Can, acronimo di Interpol Cooperation Against 'Ndrangheta

“ In Europa grazie a I-Can sono stati realizzati gruppi di investigazione congiunti con lo scopo di creare dialogo tra le magistrature

da un approccio internazionale al contrasto della ‘ndrangheta

“Mentre è più semplice parlare di cooperazione di polizia è più difficile parlare di cooperazione giudiziaria Non è possibile infatti canalizzare in una logica verticistica la struttura della magistratura, chiaramente Almeno in Europa, però, sono già stati fatti passi da gigante con la realizzazione degli Joint Investigation Teams, ovvero i gruppi di investigazione congiunti, quindi con un funzionale dialogo tra le magistrature Ma per questo parlavo di “consapevolezza”, come parola chiave Perché grazie a quella consapevolezza, la ‘ndrangheta è entrata tra le minacce transnazionali e così facendo è stata messa sotto i riflettori da parte della giustizia internazionale”

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Rizzi, promotore di I-Can, e il segretario generale dell’Interpol Jürgen Stock durante una conferenza stampa Due operazioni del progetto I-Can in Argentina e in Costa Rica

Dai market dei bangladesi agli store cinesi: il retrobottega del business straniero in Italia

Dati Infocamere: fenomeno in crescita negli ultimi dieci anni

di CHIARA ESPOSITO, SILVIA LONGO, SOFIYA RUDA, SOFIA ZUPPA

Negozi aperti fino a notte fonda, prezzi stracciati e merce di tutti i tipi stipata in pochi metri quadri Sono i bangla market, i supermercati gestiti da titolari di origine bangladese, sempre più diffusi in Italia ma soprattutto nella capitale dove si concentra la maggior parte di queste attività Il monopolio del commercio, però, non è solo nelle loro mani A farla da padrona anche i negozi gestiti da cinesi che, con scaffali ricolmi dei prodotti più vari, hanno fatto della vendita al dettaglio un cavallo di battaglia

Due business di comunità diverse tra loro ma legate da un unico filo rosso: il successo imprenditoriale in Italia I numeri del fenomeno Stando ai dati di Infocamere in esclusiva per Lumsanews, nel 2023 nel Paese si contavano 3400 minimercati di proprietà individuale con titolari di origine bangladese La percentuale più alta per la categoria rispetto ai concorrenti stranieri Primato forse inimmaginabile dieci anni fa, quando i bangla market erano solo 559 su tutto il territorio Un aumento vertiginoso in contrasto con la tendenza generale dei minimercati italiani che invece dal 2013 sono diminuiti in un decennio del 22,6% Si parla di quasi 11 mila chiusure Se i bangladesi sono maggiormente specializzati nella vendita di alimentari, i cinesi sono invece più forti nel commercio al dettaglio con 13 141 imprese individuali attive Si tratta principalmente di grandi magazzini che offrono articoli di vario tipo, dai casalinghi all’elettronica, passando per cosmetici e ferramenta Senza dimenticare l’abbigliamento, che però vive di un successo indipendente, dal momento che i negozi specializzati solo in questo settore coprono il 40% delle imprese totali nel Paese

La vocazione al commercio tra migrazione e integrazione

La crescita delle imprese straniere va in parallelo con quella del fenomeno migratorio Secondo l’ultimo rapporto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sulla presenza di migranti, negli ultimi venti anni gli arrivi dal Bangladesh sono passati da 22 mila a 150 mila La popolazione è sempre in movimento a causa degli sfollamenti dovuti ai disastri naturali, che solo nel 2020 hanno portato 4 milioni e mezzo di persone a lasciare la propria casa E che rendono impossibile mandare avanti pesca e agricoltura, attività su cui si basa l economia del Paese

Proprio in virtù di questa propensione all imprenditoria nel settore agro-alimentare , la maggior parte dei bangladesi che arriva in Italia sceglie di aprire un minimarket A spiegarlo è Katiuscia Carnà, sociologa ed esperta in cultura bangladese, secondo cui l avvio di un proprio esercizio commerciale permette loro di attuare un percorso di inclusione socio-lavorativa e di indipendenza” “Per aprire un negozietto”, inoltre, “non servono moltissimi soldi” La procedura di avvio per una ditta individuale nel settore alimentare prevede l’apertura di una partita Iva, la richiesta di autorizzazioni al Comune e l’iscrizione alla Camera di commercio Un giro di pratiche che richiede circa 1300 euro Certo, bisogna aggiungere la spesa per la merce e l’affitto del locale Per trovare il capitale iniziale di solito si decide “di vendere nel Paese di origine un terreno o una proprietà”, oppure “si mettono insieme più soci che poi negli anni, quando l’impresa va bene, si sfilano” Anche per i cinesi l’avvio dell’impresa è reso possibile grazie alla comunità d’origine Come chiarisce Federico Masini, docente di Lingua e letteratura cinese all’Università La Sapienza di Roma, per loro vige il “principio del prestito familiare” Un ciclo che non si esaurisce quando il debito viene ripagato poiché l’obiettivo è accumulare le risorse necessarie per “sostenere le generazioni successive” Una logica di “riscatto economico” derivante dal lavoro nel commercio, strada per il “miglioramento del proprio tenore di vita che è lo scopo dell’esistenza”

Stando al rapporto del ministero del Lavoro sulla presenza di migranti, la maggior parte dei cinesi che vive in Italia proviene dalla regione dello Zhejiang, in passato una delle aree più povere del Paese È lì che nasce quel modello imprenditoriale fatto di piccole aziende individuali a carattere familiare, esportato dai migranti dalla fine degli anni Settanta, quando il governo cinese avvia una politica più aperta sull'emigrazione È in quel periodo che, ricorda Masini, la Cina diventa “fabbrica del mondo”, producendo quella “merce a basso costo” che “ha inondato i nostri mercati” Dall’importazione alla vendita, la filiera resta però “completamente cinese”, gestita tra famiglie con “rapporti molto solidi”

L’impressione è che la comunità nonostante sia una delle più numerose in Italia con 290 mila presenze non si sia integrata del tutto Un aspetto su cui influisce anche “la scarsa disponibilità ad accettare l’ineluttabile processo delle migrazioni umane” da parte di una fetta della popolazione Diffidenza scaturita soprattutto da alcuni “fenomeni di malavita” cinese talvolta legati “al riciclaggio di soldi italiani”

referente in Colombia incaricato di fornire il denaro al soggetto delegato al ritiro A muoversi, infatti, non sono i soldi ma il loro valore nominale, con un regolamento di conti che avviene solo tra i due referen Le attività criminali cinesi si assumono l intero rischio della gestione dei soldi, dimostrando così la loro forza sul territorio Secondo fonti investigative qualificate, proprio questo aspetto porta a non escludere che possano esserci casi simili in Italia, ancora da scovare Rintracciare queste banche clandestine, però, non è semplice La regolazione di denaro tra i referenti avviene infatti in modi diversi, dall’acquisto alla rivendita di beni di lusso ai bonifici di importo frazionato per aggirare i vincoli antiriciclaggio Metodo impiegato anche dai bangladesi tenuti d’occhio dalla Guardia di Finanza soprattutto per il fenomeno delle rimesse Il Bangladesh è infatti secondo i dati deBanca d’Italia al primo posto tra i Paesi che ricevono denaro in uscita dal nostro Paese, ma non sempre i soldi vengono trasferiti alla luce del sole Nel 2020, ad esempio, sono stati scoperti sei centri di money

Negozi come banche clandestine

Il 4 ottobre 2023 la Guardia di Finanza di Roma ha emesso 33 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di soggetti accusati di associazione per delinquere

Nel mirino delle indagini organizzazioni criminali italiane che portavano denaro sporco da riciclare in negozi gestiti da due comunità familiari cinesi del quartiere Esquilino Attività che apparentemente si occupavano della vendita di abbigliamento ma che in realtà fungevano da centri di raccolta di milioni di euro destinati all’estero e fatti sparire con il metodo Fei Ch’Ien Letteralmente “Denaro Volante”

Il sistema, che risale all’antica dinastia cinese T’ang, si basa sulla “guanxi”, una connessione di persone la cui forza si fonda sul segreto e sulla lealtà reciproca

A gestire l’operazione, infatti, c’è una rete di più soggetti Il meccanismo è semplice: la persona che vuole riciclare il denaro e farlo arrivare in un dato Paese - ad esempio in Colombia - porta la somma a un suo referente sul posto, come i negozianti cinesi dell’Esquilino A quel punto gli viene rilasciato un codice alfanumerico, una sorta di ricevuta, da comunicare al

transfer gestiti da bangladesi che avevano inviato 20 milioni di euro emettendo pagamenti frazionati destinati fittiziamente a familiari e amici

Due micromondi in Italia Nel bene o nel male, quindi, a prevalere sembra sempre essere il legame con la madrepatria Vale per i cinesi il cui “sguardo è sempre rivolto verso il Paese di partenza” spiega il professor Masini Ma anche per i bangladesi che “mantengono il legame con la famiglia di origine per tutta la vita”, sottolinea la sociologa Carnà Comunità che continuano perciò a costituire un proprio micromondo anche nel contesto nazionale italiano Dove il successo economico non va di pari passo con l’integrazione sociale

RICICLAGGIO

A gestire l’operazione di riciclaggio c’è una rete di più soggetti

Il sistema del Fei Ch’Ien si basa sulla guanxi una connessione di persone la cui forza si fonda sul segreto e sulla lealtà reciproca

il caso
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La Capitale dell’alcol e della malamovida Stretta sui negozi che non chiudono mai LA SCHEDA

Controlli sugli orari di apertura: “Più del 20% irregolari”

Un aumento di oltre mille attività in dieci anni Questa è la cifra che rende l’idea della velocità di espansione dei bangla market a Roma La Capitale rappresenta la prima città in Italia per presenza di minimarket gestiti da cittadini di origine bangladese, catalizzando quasi il 40% del totale Vale a dire 1245

esercizi, molti di più che nel 2013 quando queste attività erano appena 237

Che sia pieno giorno o notte fonda, i bangladesi tengono le serrande dei negozi sempre alzate, azzerando così la concorrenza A partire dal 2012, con la liberalizzazione economica seguita al decreto Salva Ita-

PROVINCE CON MAGGIOR PRESENZA DI MARKET GESTITI DA BANGLADESI

Fonte: Infocamere

“Per i cinesi in Italia il lavoro nel commercio è una forma di riscatto”

STUDIOSO

Federico Masini, professore ordinario di Lingua e Letteratura Cinese all’Università di Roma La Sapienza, parla a Lumsanews del fenomeno migratorio cinese in Italia e del ruolo centrale del commercio per la comunità

Qual è stato lo sviluppo storico dell'immigrazione cinese in Italia? “L’immigrazione si è sviluppata in particolare tra la prima e la seconda guerra mondiale in Europa Una seconda fase migratoria si è avuta in concomitanza con lo sviluppo economico cinese tra gli anni ‘70 e ‘80 Si tratta di un’immigrazione localizzata e fatta da poche famiglie legate da rapporti familiari molto solidi”

Come mai una volta che i cinesi arrivano in Italia si dedicano soprattutto al commercio?

“Alla fine degli anni ‘70 la Cina diventa la fabbrica del mondo, cioè inizia a produrre moltissime merci che vengono diffuse nei Paesi occidentali Sono prodotti a basso costo che hanno inondato i nostri mercati e di cui i cinesi si fanno portatori e venditori”

Da dove reperiscono le risorse di capitali che investono in queste imprese?

lia del governo Monti, questi esercizi commerciali possono scegliere senza vincoli i propri orari lavorativi Ed è questo il loro punto di forza Grazie anche alla vendita di alcol a basso costo, infatti, i bangla market si trasformano spesso in calamite di malamovida Per questo motivo, il comune di Roma sta cercando di applicare una stretta al problema L ultima ordinanza è arrivata nel mese di gennaio, quando il sindaco Roberto Gualtieri ha stabilito per tutti gli esercizi di vicinato di settore alimentare e misto la chiusura dei locali nelle ore notturne, dalle 22 alle 5 di mattina, fino a maggio 2024 Misure simili sono state già adottate in passato, tuttavia sorprende il coinvolgimento sempre più ampio delle

zone interessate Se nel 2022 l’ordinanza riguardava il I e II municipio, quindi solo le zone del centro storico, oggi invece si applica quasi a tutto il territorio A restare escluso è il XV municipio, la Roma Nord di Ponte Milvio dove il problema non è particolarmente sentito vista la scarsa concentrazione di bangla market in quel punto Nonostante i divieti imposti dal Campidoglio, non mancano però le irregolarità In primis quelle relative agli orari di chiusura Come riferito in esclusiva a Lumsanews dalla Polizia di Roma Capitale, su 800 controlli effettuati nel 2023

“Vige il principio del prestito familiare che i giovani impiegano per aprire delle attività di commerci dove rivendono le merci che comprano a loro volta da dei grossisti cinesi Tutta la filiera, dunque, è completamente cinese

Da un punto di vista culturale, qual è il loro rapporto con il lavoro?

I cinesi vedono nel commercio e nella produzione un miglioramento del proprio tenore di vita che è lo scopo dell esistenza Centrale è il pensiero di riscatto economico per loro e i propri figli

Si può parlare di reale integrazione di cinesi in Italia?

“La gran parte dei cinesi vuole vivere il meglio possibile in Italia ma il loro fine è rivolto alla madrepatria L’obiettivo è accumulare le risorse necessarie per sostenere le generazioni successive Lo sguardo è sempre verso il loro Paese di partenza”

Lo stesso vale per le nuove generazioni?

“No C’è una seconda e terza generazione che ormai si è radicata Sono ragazzi italiani a tutti gli effetti che hanno compiuto un ciclo scolastico in Italia” Sembra però che in Italia ci sia ancora una certa diffidenza verso la comunità cinese Come lo spiega? “Una parte degli italiani ha una scarsa disponibilità ad accettare l’ineluttabile processo delle migrazioni umane Pesano anche alcuni fenomeni di malavita che sono interni alla comunità cinese oppure legati a casi di soldi gestiti da organizzazioni criminali italiane”

LUMSAnews
settore alimentare,
quasi
20%
di gennaio 2024, dopo l’avvio delle nuove regole del comune, su 100 verifiche effettuate sono state emerse 14 irregolarità Altro discorso invece per i titoli autorizzativi - si peensi alla dichiarazione di inizio attività- con 83 anomalie per il 2023 Numero in calo nel 2024, con sole due violazioni registrate a inizio anno Resta da vedere se la nuova ordinanza riuscirà a porre un freno al fenomeno
a esercizi di vicinato di
si sono registrate 168 violazioni,
il
Nel mese
L’INTERVISTA PAGINA 9
LO
Federico Masini, professore di lingua e letteratura cinese all’Università La Sapienza Un minimarket in zona Roma sud

il fenomeno

C’è chi sceglie la vendetta come in Fortnite, chi di porre fine alla propria vita. Ecco cosa si nasconde dietro il cyberbullismo

Insulti e violenze online cresce la paura per i giovani

Casi raddoppiati dal 2020

di SAMUELE AVANTAGGIATO, MARIA SOLE BETTI, ALESSANDRA BUCCHI, ALLEGRA CIVAI, GIULIA CHIARA CORTESE

“Sfigato”, “ciccione”, “devi morire” Sono solo alcuni degli insulti che i teenager italiani si sentono dire tutti i giorni Le conseguenze sono incalcolabili: ansia, paranoia, depressione La voglia di scomparire fino a gesti estremi come la vendetta e il suicidio Dopo il Covid sono quasi raddoppiati i giovani bullizzati fuori e dentro i social Colpa dell’effetto di disinibizione della rete, che da Telegram a TikTok amplifica gli episodi di bullismo Problemi che persistono malgrado la presenza di una legge contro il cyberbullismo, con implicazioni sempre meno gestibili anche per le piattaforme

Sono passati dodici anni da quando Leonardo - che al tempo frequentava le medie - ha deciso di cambiare scuola e trasferirsi in un’altra città Le ragioni? I pugni, le sigarette spente addosso e le prese in giro per il suo aspetto fisico nelle chat segrete create dai compagni di classe su WhatsApp Una scelta che lo ha fatto rifiorire nell’età adolescenziale, ma che non tutti hanno la forza di fare

Dall’entrare a scuola armato come in Fortnite lanciando molotov per pareggiare i conti con i compagni al togliersi la vita a soli 14 anni per via delle continue offese pronunciate in classe e lette sui social Le reazioni esasperate delle vittime di bullismo sono sempre più frequenti Sintomo di un malessere aggravato

“Una realtà esasperata che fomenta la rabbia cancellando l'empatia Oggi il web è questo”

dalla simbiosi con lo smartphone, con WhatsApp e con i social network, a cui però fanno da sfondo - dentro e fuori dallo schermo - sempre gli stessi motivi Già, perché se una volta il bullismo era reale, oggi è ancora più insidioso nelle piazze virtuali Con l'avvento delle nuove tecnologie e dell'intelligenza artificiale - evidenzia Maria Pia Cirolla, presidente dell'Associazione “Asso Noi Diciamo No - ODV!”il web è diventato e continuerà ad essere la piattaforma principale di comunicazione tra gli adolescenti Una realtà multimediale ormai esasperata che fomenta situazioni di rabbia cancellando l'empatia”

Perché i social fanno da eco al bullismo

La storia di Leonardo è solo un esempio della realtà che si nasconde dietro al cyberbullismo Un fenomeno complesso con cui si identificano le manifestazioni d’odio online sempre più difficili da delimitare tra i migliaia di contenuti in rete Dinamiche diverse, storie che si intrecciano tra loro Con l’aumentare della diffusione dei social media, è proprio la caratterizzazione cyber del fenomeno ad aver creato una nuova frontiera del bullismo

Le azioni che si perpetuano online, pur essendo molto simili a quelle del bullismo puramente inteso, si differenziano principalmente per l’utilizzo di supporti come le piattaforme social e la rete, ma anche gruppi di messaggistica come Telegram o WhatsApp Vengono così a crearsi le cosiddette echo-chambers digitali, “non luoghi” che permettono alle persone di condividere le loro opinioni con quelle degli altri utenti, alimentando i sentimenti di odio e polariz-

RAGAZZI TRA GLI 11 E 15 ANNI VITTIME DI CYBERBULLISMO

Fonte: Indagine Health Behaviour in School-aged Children (Iss) Valori percentuali

zando il discorso verso la negatività

L’uso della rete favorisce la disinibizione verso la vittima, che resta distante dal suo aguzzino virtuale In questo modo il bullo, protetto dallo schermo, crea intorno a sé una gabbia che lo mette al riparo dalle conseguenze delle sue azioni Online, attraverso l utilizzo di profili anonimi o fake, ci si libera da qualche freno: l aggressività cresce e le dinamiche diventano ancora più profonde La possibilità di essere connessi 24 ore su 24, poi, rende gli atti di cyberbullismo ancora più pervasivi: non ci si limita a una fascia oraria, ma si può bullizzare qualcuno sempre e dappertutto

Un fenomeno che “non ha più un limite” secondo Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, già direttore del Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web del Policlinico Gemelli di Roma “Un ragazzino preso in giro a Milano può cambiare città e trasferirsi a Napoli, ma appena incrocerà lo sguardo di un coetaneo penserà di sentirsi riconosciuto”, sostiene Tonioni “Non ci si libera dal cyberbullismo con la stessa facilità di quando si poteva semplicemente cambiare scuola classe o città”

Un’emergenza che cresce col passare del tempo Ma la rete e i social hanno davvero amplificato il fenomeno? La risposta, stando alle stime dell'Istituto Superiore di sanità, è sì: bullismo e cyberbullismo sono in crescita, e sono quasi raddoppiati nel giro di 4 anni Secondo l’ultima indagine Health Behaviour in School-aged Children condotta dall’Iss, nel 2022 il 14,9% dei giovani tra gli 11 e i 15 anni ha subito atti di bullismo, con un incremento di quasi due punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione del 2018

A crescere in maniera ancora più sensibile sono però

le vittime di cyberbullismo Il rapporto rileva infatti come dal 2018 al 2022 queste siano quasi raddoppiate, passando dal 9% al 15% Un aumento che col-

pisce maggiormente le ragazze in ogni fascia d’età, a differenza del bullismo tradizionale, le cui prede sono invece per lo più maschi di 11 anni Come evidenzia il grafico, sono in particolare le teenager femmine undicenni a soffrire del picco di prese in giro e insulti in rete Una tendenza che è presto spiegata dalla diminuzione della portata del fenomeno al crescere dell età Infatti, se è vero che il 21% delle undicenni è vittima di cyberbullismo, è vero anche che solo l 11,4% delle quindicenni viene colpita da bullismo online

Ciononostante, negli ultimi anni non sono aumentate le condanne dei minori, se non con qualche eccezione

Dai reati contro la persona alle percosse, dalle risse ai delitti contro la libertà personale, tra il 2000 e il 2017 i dati Istat certificano una diminuzione dei delitti legati all’incolumità personale Un calo che tuttavia non si riflette nei reati di stalking, violenza sessuale e atti sessuali con minorenni, sempre più estesi anche sul web

Le tutele: trala legge sul cyberbullismo e le policy di Meta Con un numero crescente di adolescenti che entrano in possesso di dispositivi digitali in età sempre più giovane, il rischio che il cyberbullismo aumenti anche nei prossimi anni è altissimo Uno scenario che in Italia il mondo della politica e delle istituzioni ha iniziato a prendere in considerazione solo sette anni fa Prima del 2017 non esisteva infatti alcuna legge sul cyberbullismo, né tanto meno una definizione chiara Al punto da essere spesso sminuito e sottovalutato sia dagli stessi ragazzi che dagli adulti

C’è voluta Carolina Picchio - la prima persona in Italia a togliersila vita per le persecuzioni subite sui social - per ottenere un quadro normativo che stabilisse la correlazione tra determinate condotte, anche criminali, e il fenomeno Uno strumento che insieme alle

linee guida del Ministero dell'Istruzione “è sufficiente ma non basta” spiega a Lumsanews Eleonora Nocito, avvocata penalista esperta in bullismo e cyberbullismo “Occorre lavorare in sinergia con psicologi, insegnanti, forze dell’ordine ma soprattutto genitori, che sembrano però non aver ancora trovato la giusta consapevolezza , sottolinea Nocito

Eppure a "svegliarsi" non dovrebbero essere solo i genitori, ma anche colossi del Web Un operazione che Meta ha iniziato a fare propriamente dal 2020, implementando la protezione nei confronti dei minori con provvedimenti autonomi

Malgrado la piattaforma non abbia voluto fornire a Lumsanews un riscontro diretto, nel portale trasparenza emerge però come le policy di Facebook e Instagram si affidino in gran parte anche alle segnalazioni dei comportamenti scorretti da parte degli utenti Da queste, l’algoritmo cattura gli episodi di bullismo e le molestie per le quali non è necessaria una comprensione più approfondita del contesto Così

Meta procede alla rimozione di contenuti che violano le linee guida e alla disabilitazione degli account di coloro che violano ripetutamente le regole: 7 7 milioni solo nell’ultimo trimestre del 2023

Se la vita dei giovani passa per internet, è importante continuare ad essere presenti nello spazio virtuale anche quando la rete diventa insicura e piena di insidie a causa del cyberbullismo Le attività, gli interessi, le passioni Tutte le cose che piace fare alla Generazione Alpha sono lì Ecco perché oggi è ancora più importante educare e non privare i ragazzi dell'uso dei social, accompagnando i teenager e sensibilizzandoli sulla diversità e sulle problematiche derivanti da internet e dal mondo online in generale Quando i social network diventano eco del bullismo, la prevenzione si rivela - è proprio il caso di dirlo - vitale

E
BULLISMO
SOCIAL
C
PAGINA 10
“Io vittima di cyberbullismo Ora aiuto gli altri a uscire dal tunnel”

La storia di Leonardo “Sui social boom di spettatori”

Leonardo Cesaretti ha 21 anni ed è stato insignito del titolo “Alfiere della Repubblica” per l’attività di sensibilizzazione sul tema del bullismo Fa parte del Centro Nazionale Contro il Bullismo - Bulli Stop A Lumsanews ha raccontato la sua testimonianza da vittimi di bullismo

Leonardo da dove nascono gli episodi di bullismo e cyberbullismo da te vissuti?

La mia storia parte dal periodo delle scuole medie Ero grasso, basso, avevo gli occhialoni grandi, l'acne e l'apparecchio, quindi avevo tutte le caratteristiche per essere una vittima di bullismo e cyberbullismo

Sembrerà strano perché da quando ho fatto le scuole medie sono passati ormai 12 anni, ma ricordo di non essere stato inserito nel gruppo Whatsapp dei miei compagni, un classico del bullismo online Questo spazio veniva utilizzato per prendermi in giro e mettermi in cattiva luce nei confronti delle altre persone

Io, personalmente, non leggevo i messaggi e non sapevo cosa si scrivessero in quel gruppo ma ne sono venuto a conoscenza dell'esistenza di questo gruppo attraverso le mie amiche”

Pensi che i social abbiamo acuito il fenomeno tradizionale?

“Il cyberbullismo è una vera e propria piaga forse anche peggiore del bullismo classico Se una classe di una scuola superiore è composta in media da 20 ragazzi e si verifica un atto di bullismo al suo interno, a vivere quell’episodio saranno soltanto quei 20 ragazzi Quando però uno di loro prende in mano uno smartphone e comincia a fare un video postandolo sui social, gli spettatori di quella stessa violenza diventano tantissimi È lì che il bullismo esce fuori dai confini scolastici, con la conseguenza che la persona presa di mira non entra più a scuola”

Come sei uscito da questa bolla di violenza e vessazioni? “Dopo le scuole medie è cambiato tutto Sono andato

via dal paesino di provincia e sono arrivato a Roma, dove ho fatto le scuole superiori Ora torno lì raramente, ma tutt’oggi faccio volontariato, giro per tantissime scuole portando la mia esperienza e cerco di aiutare chiunque sia vittima di bullismo Nel 2019 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella mi ha conferito il titolo di Alfiere della Repubblica per meriti sociali come risposta al bullismo

Quanto ti ha aiutato il supporto della realtà a cui ti sei rivolto?

Prima di conoscere il Centro Bulli Stop ero una persona estremamente timida, chiusa Non riuscivo a parlare con persone che non conoscevo Non ero nemmeno capace di parlare durante le interrogazioni Quello che mi avevano fatto andava realmente ad incidere sulla mia sicurezza, è una cosa comune Durante i nostri dibattiti nel Centro molti ragazzi scoppiano in lacrime Ai dibattiti richiedono tanto supporto sia le vittime di bullismo che i bulli, Se avessi conosciuto prima il Centro, probabilmente mi sarei fatto forza e coraggio e avrei agito anch'io in altro modo” “

I miei compagni di classe crearono un gruppo Whatsapp per prendermi in giro: all’inizio non ebbi il coraggio di leggere

Eleonora Nocito è un’avvocata penalista esperta in bullismo e cyberbullismo A Lumsanews ha chiarito i profili giuridici legati al fenomeno in aumento in Italia, ripercorrendo le armi a disposizione delle vittime e le mosse offerte ai cyberbulli

Quali sono le conseguenze civili e penali legate a un uso "non corretto" della rete per un minore?

La responsabilità penale è personale Quindi, se un minore ultraquattordicenne non usa correttamente la rete compiendo uno o più reati, allora rischierà di subire un processo davanti al Tribunale per i minorenni È bene ricordare però che anche i genitori potrebbero essere considerati responsabili dei comportamenti dei propri figli minorenni dal punto di vista civile E perciò essere condannati a pagare un risarcimento alla vittima Madri e padri hanno però anche il dovere di educare i figli, assicurandosi che l'educazione impartita sia adeguata al loro carattere e alle loro attitudini Infatti la responsabilità parentale può essere esclusa solo nel caso in cui i genitori dimostrino di non aver potuto impedire il fatto, una cosa molto difficile da provare Eppure questo non significa che il Tribunale per i minorenni non possa intervenire per accertare le capacità educative e di controllo dei genitori nel caso di gravi e reiterate condotte di cyberbullismo compiute da un minorenne”

Cosa è cambiato con la legge sul cyberbullismo e con le linee guida del 2021 del Ministero dell'Istruzione? “All’art 1 della legge sul cyberbullismo troviamo per la prima volta la definizione normativa del fenomeno Ricordo che la legge ha circoscritto il suo raggio di azione ai soli minorenni, scegliendo di non introdurre una nuova fattispecie di illecito penale ma di puntare su azioni di carattere preventivo e non repressivo Nel nostro codice sono infatti già presenti dei reati che puniscono alcune condotte di cyberbullismo, per questo non si è ritenuto di creare una fattispecie normativa ad hoc La legge ha demandato così ai singoli istituti

Trovato e gestito da Meta

Segnalato dagli utenti

Ottobre - Dicembre 2023

Fonte: Meta

scolastici l'educazione alla legalità e all'uso consapevole di internet e la garanzia di ‘formare’ tutti i soggetti coinvolti Con riferimento alle linee guida del Ministero dell’Istruzione del 2021, invece, sono stati implementati tutti i modelli di prevenzione e individuati alcuni protocolli per un primo esame dei casi di emergenza È stato suggerito agli istituti scolastici di costituire Gruppi di Lavoro integrati all’occorrenza da figure specialistiche

Gli strumenti legali sono sufficienti o servirebbe un impegno maggiore?

Quelli attualmente presenti sarebbero anche sufficienti ma occorre lavorare in sinergia per contrastare il cyberbullismo: tutti devono dare un contributo poiché il bullismo online rappresenta un problema sociale che non riguarda solo i diretti interessati ma chiunque voglia promuovere il rispetto per gli altri e l’educazione alla legalità Ecco perché risulta ancora più importante la rete costituita da avvocati, psicologi, insegnanti Ma soprattutto dai genitori, che giocano un ruolo primario nella battaglia contro le insidie di internet Tutti insieme, se si fa squadra, si può fare un ottimo lavoro” “

Le tutele attualmente presenti sarebbero anche sufficienti ma occorre lavorare
TESTIMONIANZA BULLI STOP Il logo del Centro Nazionale Contro il Bullismo - Bulli Stop
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contro le insidie di internet
il gap intergenerazionale Occorre dire no ai genitori ignari” La penalista Eleonora Nocito “Gli strumenti legali ci sono” IL PARERE ELEONORA NOCITO Avvocata penalista specializzata in cyberbullismo LUMSAnews PAGINA 11 ONTENUTI IN VIOLAZIONE DENUNCIATI AUTONOMAMENTE DA INSTAGRAM PER BULLISMO E MOLESTIE
in sinergia
“Colmare
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