Lumsanews n. 4 del 15 marzo 2019

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La polemica

Disegno di legge Pillon: la mobilitazione delle piazze capitanata dalle donne di Chiara Viti

A pagina 7

Informazione

La salute online è a rischio fake news. Il 18% delle bufale riguarda il benessere di Alessandro Rosi

A pagina 8

15/03/2019 PERIODICO NUMERO 4

La verità sull’assassinio della giornalista e del suo operatore Inchiesta è ancora avvolta da una fitta nebbia di depistaggi Morti innocenti

Caso Alpi, 25 anni dopo l’uccisione resta un mistero

di mafie: le interviste ai parenti delle vittime

di ROSSELLA DELL’ANNO

“Sono una donna fortunata perchè non ho mai provato odio”. Non sembrano le parole di una donna alla quale hanno strappato per sempre la sua bambina. ALLE PAGINE 4-5

Società

Migranti, l’aiuto passa attraverso l’integrazione

di CHIARA CAPUANI

“Pensavo che la mia vita fosse finita e ora mi sento come se fossi nata di nuovo”. Si racconta così Gloria, rifugiata del Benin. ALLA PAGINA 6

di MARCO VALENTINI ha freddato a colpi di kalashnikov i due giornalisti, né chi siano i mandanti del-

Somalia, 20 marzo 1994: la giornalista del Tg3 Rai Ilaria Alpi e il suo operatore Miran Hrovatin vengono uccisi da un commando a Mogadiscio, in una via a pochi passi dall’ex ambasciata italiana. Nei giorni precedenti, lavorando a un’inchiesta su un traffico di rifiuti tossici, si sono ritrovati in una zona grigia nella quale si muovevano militari, funzionari dell’Onu, servizi segreti, contrabbandieri d’armi e trafficanti di rifiuti tossici. Dopo venticinque anni, molti processi e una commissione parlamentare, non si sa ancora chi faceva parte del commando, composto da almeno sette uomini, che

l’esecuzione. L’unico a scontare quasi diciassette anni di carcere, con l’accusa di essere uno degli esecutori materiali del duplice omicidio, è stato Hashi Omar Hassan. Condannato nel 2003 a ventisei anni di reclusione, ha ritrovato la libertà soltanto dopo che, nel 2015, la trasmissione “Chi l’ha visto?” ha rintracciato a Birmingham il suo principale accusatore nel processo: Ahmed Ali Rage, detto “Jelle”. “Jelle” ha ammesso di aver dichiarato il falso “in quanto gli italiani avevano fretta di chiudere il caso”. ALLE PAGINE 2 e 3


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Lumsanews n. 4 del 15 marzo 2019 by LIbera Università Maria Ss. Assunta - Issuu