



Tre storie, tre fra le tante, di chi è fuggito dal l’Ucraina per cercare rifugio in Italia dopo l’aggressione da parte della Russia Sette mesi dopo lo scoppio della guerra, è il racconto di tre vite ma anche del Paese che le ha accolte
Quello di Nikita è stato un lungo viaggio: ha la sciato Kharkiv da solo a marzo e ha viaggiato al l’interno dei confini per un mese prima di riuscire a lasciare l’Ucraina Si è mosso in treno e in mac china; per un po’ di giorni ha trovato rifugio in un villaggio nell’Ovest del Paese Poi l’incontro con i volontari che lo hanno aiutato e infine la nuova vita in Italia
Nikita Petukhov ha 21 anni e lui, a restare in Ucraina e combattere, non ci ha mai pensato: “Non ho esperienza, sarei inutile”, racconta a Lumsa news “Io posso essere utile studiando, lavorando e aiutando economicamente” Nikita frequentava l’università di Kharkiv, dove ha conosciuto i gestori dell’ufficio studenti internazionali Grazie a queste conoscenze è riuscito ad arrivare in Italia, dove è stato accolto dall’università di Cassino Nonostante il dramma vissuto e il costante pensiero alla famiglia e alla sua casa Nikita è allegro, la voce
è piena di gioia e di entusiasmo mentre racconta la sua nuova vita Sto studiando economia globale e commerciale in inglese Mi piace molto perché l’istruzione in Italia è diversa dall’Ucraina È più difficile, qui bisogna studiare tanto”, spiega il ra gazzo ridendo I volontari, le organizzazioni come Caritas e Croce Rossa e l’università hanno provveduto a tutto: cibo, vestiti, medicine, ma anche l’iscrizione alla facoltà magistrale e l’inserimento negli alloggi del campus universitario Nikita sottolinea più volte la sua gra titudine verso il Paese che lo ha accolto: “Gli ita liani sono amichevoli e mi aiutano a imparare la lingua sono felice” Abbiamo chiesto al ragazzo quali sono i suoi progetti per il futuro e lui ha le idee chiare su quello che vuole: “Mi piace studiare in Italia e voglio continuare Voglio trovare un la voro in un Paese dell’Unione europea, inclusa l’Ita lia, perché voglio aiutare la mia famiglia”
Se fosse rimasto nel suo Paese, Nikita avrebbe visto solo bombe, morte e disperazione; ma, come dice lui stesso, “la guerra non è una cosa per tutti, spe cialmente se sei giovane, non hai esperienza e non hai finito gli studi” Lui però è riuscito ad andare via, alla ricerca di una vita migliore e di opportunità da mettere a disposizione della sua madrepatria: “Io
penso che quando la guerra finirà conclude Nikita al mio Paese serviranno persone come me, con un educazione e i soldi per poter investire Anche chi non combatte può aiutare la ricostruzione del Paese e l’economia dell’Ucraina”
A Roma fin dall’inizio della guerra la comunità di Santa Sofia, Basilica di culto greco cattolico, si è attivata per dare aiuto all’Ucraina Ad oggi conti nua a stare vicino a coloro che nei mesi sono riu sciti a raggiungere l’Italia, sostenendoli nel processo di integrazione Proprio a Santa Sofia incontriamo Victoria La gio vane donna e il suo bambino sono arrivati da Leo poli a marzo Prima a Terni, poi a Gravina in Puglia e da poco a Roma “Sono venuta con mio figlio”, spiega a Lumsanews La ragazza racconta che ha degli amici che ormai sono in Italia da più tempo: è grazie a loro che ha trovato un alloggio e anche un impiego temporaneo Victoria è giovane e ha tanta voglia di recuperare ciò che la guerra le ha portato via “In Ucraina avevo due negozi, sai?”, racconta “Io sono stilista, faccio abiti da sposa e da cerimonia Con la guerra ho perso tutto e adesso devo fare un nuovo progetto qua in Italia” I suoi occhi si riem piono di lacrime ma anche di speranza Victoria sta
costruendo una nuova vita a Roma, sta imparando velocemente l italiano e, da madre, pensa al futuro del suo bambino: qui starà meglio Voglio siste mare la nostra vita qui” E conclude: “Il mio brand si chiama Phoenix e come mi dice sempre la mia amica italiana, come la fenice il mio brand deve ri nascere in Italia”
Marina, a differenza di Victoria, è arrivata a Roma senza conoscere nessuno Lei e i suoi due bambini vengono dalla regione di Vinnycja, nel centro del l’Ucraina Sono riusciti a raggiungere la Romania e da lì si sono affidati ai volontari “Sono arrivata senza conoscere la lingua italiana e nessuna persona a Roma Assolutamente senza niente”, spiega “Siamo stati accolti dai volontari, famiglie italiane che sono state fin dai primi giorni accanto a noi Ci hanno dato un alloggio, hanno aiutato i miei figli ad essere iscritti a scuola Proprio di recente rac conta felice la donna mia figlia ha iniziato la prima classe di elementare”
Per queste madri fuggite dalla guerra, vedere i pro pri figli giocare lontano dal pericolo delle bombe è la priorità; subito dopo ci sono la scuola e l’inte grazione Marina parla poi del suo Paese, adesso così rischioso e instabile: “Valutando la situazione
A parlare sono le donne e i giovani che hanno avuto l’opportunità di fuggire dagli orrori del conflitto alla ricerca di un futuro miglioreNIKITA PETUKHOV, 21 ANNI Il ragazzo è arrivato in Italia grazie ai contatti del l università che lo ha accolto a Cassino, fornen dogli un alloggio e tutti i beni di prima necessità
“ Sono arrivata con due figli assolutamente senza nulla Vorrei restare qua, mia figlia ha da poco iniziato la prima classe di elementare
SOFIA
In via di Boccea sorge la chiesa nazionale degli ucraini a Roma Si tratta di un luogo di culto greco ortodosso Fin dall inizio del conflitto in Ucraina, la comunità di Santa Sofia ha raccolto cibo, abiti e medicinali Ora, a sette mesi dall’inizio della guerra, la chiesa continua ad accogliere i profughi che fuggono dalle città massacrate dalle bombe Qui si organizzano incontri e corsi per favorire lo studio della lingua e l’integrazione
in Ucraina e le condizioni in cui vivevamo, io vor rei rimanere qui in Italia Ci stiamo trovando benis simo Lasciare l’Ucraina a causa della guerra non vuol dire dimenticarla Il pensiero è sempre lì, ai missili che distruggono le città, alle famiglie e agli amici che sono rimasti indietro Chi arriva a Roma o nelle altre città che hanno aperto le porte non può fare a meno di valutare le sue nuove opportunità
A questo punto, però, le prospettive per il futuro sono molteplici: c’è chi come Marina pensa al l’istruzione dei suoi figli; chi come Victoria spera di riaprire la sua attività; chi come Nikita vuole studiare, lavorare e avere così la possibilità di aiu tare la ricostruzione del suo Paese Ma c’è anche chi vuole tornare a casa il prima possibile Lo racconta Maria, una donna arrivata a Roma a metà marzo con i suoi quattro figli: "Abbiamo tro vato un alloggio grazie a una comunità che cono sceva mio fratello Abitiamo presso una famiglia italiana e gli siamo infinitamente grati per averci ac colti” Maria però non ci pensa a ricostruire la sua casa in Italia “Il nostro sogno è tornare in Ucraina E tutto quello che abbiamo imparato qua, le cono scenze ed esperienze le vogliamo riportare nella no stra casa e ricostruire la nostra Patria”
Grazie a una ricerca realizzata dall Help Center di Roma Termini, in collaborazione con l Osservatorio Cittadino sulle Marginalità Sociali, Binario 95 si occupa di curare e aggiornare una mappa dei servizi per i senza fissa dimora presenti in città Il progetto interattivo è consultabile su mappa binario95 it
Maria e Orlando bussano alla porta alle 7,30 di mattina Mezz’ora prima dell’apertura del centro di accoglienza, a due passi da Castel Sant’Angelo Sono marito e moglie, entrambi ottantenni, e portano in mano con fatica buste piene di panni “Dovremmo fare una lavatrice”, sussurra ai volontari la signora ben vestita Almeno per oggi po tranno accendere il gas per prepararsi un pranzo a casa, che possa bastare anche per la cena Due volte non si può usare l elettricità Ogni giorno sono 50 gli uomini e le donne che a via di Panico chiedono aiuto per i servizi di lavanderia e doccia È il Centro di Carità voluto da don Pietro Sigurani, il prete degli scartati morto ad inizio luglio Altre 100 per sone, per ogni pranzo e cena, riempiono la mensa di via Monterone, aperta dal sacerdote nel 2021 e at tiva di nuovo dal 3 settembre grazie all’impegno di decine di volontari «In questi mesi ci troviamo a dare risposte per lo più a bisogni primari spiega Francesco, tesoriere dell’Associazione Néoronéar gento, fondata da don Pietro Sono molti gli ita liani che vengono a mensa, perché da noi fanno un pasto completo e la sera non sono costretti ad ac cendere il gas Se non si trovano soluzioni al caro energia da gennaio per molta gente già povera sarà la fine»
È drammatica la fotografia scattata da Caritas Roma, nell’ultimo Rapporto sulla povertà relativo al 2020 e presentato lo scorso aprile: il 23,6% dei romani vive in condizioni di disagio economico, con un red dito inferiore ai 15mila euro all’anno, mentre il 10,3% sopravvive in uno stato di “grave depriva zione materiale“ Fino ad arrivare al dato più tragico, con il 14,1% degli abitanti che si troverebbero a ri schio indigenza per un reddito percepito inferiore al 60% del reddito medio Quasi una persona su sette, dunque, dei 2 milioni e 900 cittadini della Capitale potrebbe finire in povertà “relativa” Un macigno che pesa sulle spalle, entra con te nel supermercato e ti costringe a contare ogni euro che spendi Un quadro che preoccupa anche a livello italiano, con numeri ai massimi storici Infatti, secondo l’Istat, il dato della povertà relativa in Italia ha visto toccare nel 2021 l’11,1% della popolazione (da 10,1% del 2020) Quando i soldi non bastano per arrivare a fine mese, e per assicurarsi un pasto dignitoso ogni giorno, come accade a Maria e Orlando, allora il nome da usare è “povertà assoluta” Nel 2021, come i due anziani, sono stati sotto la soglia di povertà in Italia circa 5 milioni e 600mila persone, pari al 9,4% dell’intera popolazione E se il 2020 e il 2021 sono stati gli anni orribili dei lockdown per il Covid e della crisi economica in esplosione, il 2022 già piange le conseguenze della guerra in Ucraina, del l’inflazione e del caro bollette Per l’Istat, alla fine di quest’anno si rischiano un milione in più di persone in povertà assoluta
Ma i numeri dell indigenza a Roma raccontano, come trend costante negli anni, di una città nella città Il livello di reddito, come riporta l ultimo ri lievo di Roma Capitale, registra vere e proprie vo ragini tra il centro sempre più elitario e le periferie in continua espansione verso l esterno E a questo fenomeno corrispondono, secondo i dati del Mini stero dell’Economia e delle finanze sui redditi di chiarati nel 2019, disuguaglianze sempre più accentuate tra i municipi, per quanto riguarda op portunità, occupazione, istruzione e salute Tra le case popolari e i “palazzoni” di Tor Bella Monaca e del municipio VI, si incontrano i redditi più bassi di Roma, con un valore medio imponibile di 17 460 euro annui A poca distanza il popolare Municipio V sempre nel settore est di Roma dal quartiere Alessandrino al Pigneto con entrate medie attorno ai 19mila euro Ai primi posti invece si confermano I e II Municipio, con un reddito che supera i 39mila euro, nel primo caso, e sfiora i 42mila nel secondo Si parla dei rioni del Centro storico e di quartieri come Parioli, Flaminio e Salario I numeri riguar dano, ovviamente, le entrate percepite dai cittadini italiani, mentre per gli stranieri la faccenda è del tutto diversa Altro breve cenno ai numeri delle per sone senza fissa dimora Secondo una ricerca del 2016, menzionata dall’ultimo rapporto della Caritas sui senza dimora a Roma del 2018, il numero di chi vive in strada è stimato tra i 14 000 e i 16 000 uo mini e donne Dai dati Istat del 2014, si tratta per lo più di maschi, stranieri, con età media nei dormitori
Secondo i dati dell’ultimo Report Caritas sulla povertà a Roma, relativo al 2020, quasi un cittadino su quattro vive in condizioni di forte disagio economico. Un’emergenza che continua a peggiorare in questi mesi per i costi della crisi energetica
pari a 45 anni, ed in strada superiore a 35 anni Nel censimento del 2022 invece, prodotto dall associa zione romana Nonna Roma, il 37,7% del totale di chi vive in strada (e non nei circa 100 dormitori, con 1016 posti messi a disposizione da Roma Capitale) è registrata nel Municipio I, con 591 persone
Non solo la mancanza di cibo, di un letto o di lavoro
Non solo dispersione scolastica, solitudine e povertà sanitaria Accanto alle “vecchie” povertà, la crisi economica e l’aumento del prezzo di gas in bolletta stanno facendo schizzare anche i numeri di chi è a ri schio povertà o vulnerabilità energetica Significa che un gran numero di persone, circa l’8 % delle fa miglie italiane nel 2020 secondo l’Osservatorio ita liano sulla povertà energetica hanno difficoltà a riscaldarsi nei mesi più freddi Si tratta di un feno meno non nuovo, come sottolinea Furio Truzzi, pre sidente nazionale di Assoutenti, «che già colpisce 10 milioni di persone» «E’ una fetta di popolazione che si sta ingrossando spiega e che quest’anno con la crisi energetica potrebbe arrivare anche a 20 milioni” Per Assoutenti, che fa parte dell’Alleanza contro la povertà energetica, una delle soluzioni è recuperare «quella grande quantità di rinnovabile che si sperpera per mancanza di infrastrutture in grado di contenerla, in modo tale da dirottare l’ener gia verso le fasce deboli della popolazione» Mustafà non ha un piede, glielo hanno amputato da poco È stato dimesso dall’ospedale ma non ha un
posto in cui continuare la riabilitazione e non ha do cumenti in regola Vive ospite nelle strutture di Bi nario 95, nei locali della Stazione Termini Il centro, gestito dalla cooperativa sociale Europe Consulting Onlus, è dal 2002 un polo di inclusione sociale per le persone senza dimora della zona, e di supporto alle marginalità Cura e aggiorna un database con sultabile online, con tutti i servizi, le strutture e i centri messi a disposizione da Roma Capitale, e af fidati ad enti e associazioni, per l’accoglienza di chi ha bisogno E’ l’Osservatorio cittadino sulle margi nalità sociali A oggi la rete della solidarietà a Roma, legata ai progetti del Comune, conta 142 strutture di servizio dispiegate tra i 15 municipi della città con 37 organizzazioni coinvolte Con la messa a dispo sizione giornaliere secondo l’Osservatorio di 105 posti diurni, 2658 accoglienze notturne e 1891 pasti donati, per un totale, da inizio 2022, di 822 500 in terventi e 17 350 persone prese in carico Di questi il 71% sono uomini, 77% stranieri e 23% italiani, per lo più tra i 18 e i 45 anni Un movimento solidale non di poco valore, se si pensa che nel conteggio manca il censimento delle parrocchie e delle asso ciazioni di volontariato che si impegnano in attività di supporto alle povertà senza comparire nei censi menti ufficiali Non bastano però i servizi diurni e le accoglienze notturne, secondo Alessandro Radic chi, fondatore di Binario 95 e presidente della coo perativa sociale Europe Consulting Onlus «Ci
LA MAP PA DE I SERV IZI“
Furio Truzzi, presidente nazionale Assoutenti: “Anche la povertà energetica è in aumento e colpisce centinaia di famiglie Gli scenari futuri in città non sono per nulla tranquillizzanti”.L’ESPERTO Una lunga fila di persone in attesa del pasto davanti a un
e per questo servono strut ture, piani istituzionali e professionalità adatte» Dal servizio doccia alla lavanderia, dallo sportello legale all’ambulatorio medico, la maggior parte dei centri si concentrano tra I e II municipio, da Trastevere a San Lorenzo, passando per i quartieri del Centro sto rico della città Tra questi anche le strutture gestite da Caritas e Sant’Egidio, che ogni anno, da 32 edi zioni, pubblica la “Guida dove”, un vademecum per chi non ha casa o è in difficoltà dove segnala tutte le strutture in cui poter mangiare lavarsi dormire Salta subito all’occhio l’assenza di strutture di pros simità nei municipi più colpiti da marginalizzazione e disagio economico, soprattutto nel quadrante est della Capitale, dove non ci sono accoglienze not turne Al conteggio dell’Osservatorio, però, occorre aggiungere almeno il dato dei centri Caritas attivi nelle parrocchie romane, con centri d’ascolto, di stribuzione di pacchi alimentari e vestiario, supporto legale Si tratta di 73 sportelli Caritas parrocchiali nel settore Est, tra municipio V, VI e VI,
L’INTERVISTAAlessandro Radicchi è fondatore di Binario 95, polo sociale di accoglienza e supporto per per sone senza dimora nella stazione Roma Termini, e pres idente della cooperativa s ociale Europe Consulting Onlus Ha fatto il punto per Lumsa news sui servizi di accoglienza e reinserimento sociale per gli emarginati a Roma Com’è la situazione dei centri di servizio per gli emarginati a Roma?
«Secondo l’Osservatorio cittadino sulle margi nalità, ad agosto 2022, erano attivi su Roma 142 s ervizi per 37 enti D a dopo la pandemia s i è scelto di tenere attivi quei servizi che sono nati nel 2020 I centri sono divisi in H4, H9, H24, a seconda degli orari di apertura, a cui si aggiun gono le mens e, che dis tribuis cono ogni giorno 1891 pasti Uno dei temi è proprio quello dei re fettori, che stanno avendo numeri sempre mag giori, e molti di quelli che vanno a mangiare non usufruiscono poi di altri servizi Per un gran nu mero si tratta di italiani» La crisi sta facendo arrivare nuove tipologie di richiedenti? Quali nuove esigenze?
«Come Binario 95 durante la pandemia abbiamo attivato un servizio di cibo a domicilio, perchè sia per pandemia sia per guerra sono aumentate moltissimo le richieste di chi era in povertà as soluta e stava per cadere nella povertà estrema L’altro problema è quello s ocio s anitario G li H24 in questo periodo si ritrovano ad avere tan tissime persone con problematiche sanitarie com plesse, che escono dall’ospedale e non trovano un posto dove stare per le cure Dove possono andare? Occorrerebbe attivare percorsi per por tarli nelle res idenze s anitarie as s is tite, ma s er vono i documenti che spesso non hanno Quindi i nos tri centri diventano anche luoghi di acco glienza per lunga degenza, anche se avrebbero una funzionalità molto diversa Servono altre ri sorse e altre strutture per l’integrazione sociosa nitaria D i recente abbiamo aperto a Termini anche uno sportello di supporto psicologico» C h e d i f f e r e n z e c i s o n o t r a i s e r v i z i d i u r n i e notturni?
«Binario ha un centro H 4 a bas s a s oglia con docce e igiene personale, chi vuole deve preno tarsi e chiedere di fare doccia o lavatrici Qui può accedere chiunque, anche persone a cui non chie diamo progettualità Il servizio H9 invece è un laboratorio diurno in cui si può ricostruire il pro getto di vita di chi passa e prendere in carico le situazioni Il limite di questi centri è che ce ne s ono s olo 3 in tutta Roma, per s oli 70 pos ti, quando dovrebbe essercene almeno uno in ogni municipio P oi ci s ono i s ervizi notturni H 15, dove dormono 600 persone e gli H24 aperti tutto il giorno Il problema è che di queste centinaia di persone accolte negli ostelli solo 70 hanno at tivo un percorso di reinserimento negli H9 e gli altri scelgono di non rientrare nei percorsi offerti dai centri» Quante persone sono state prese in carico nel 2022?
«Al 31 agosto poco meno di 17 400, secondo i dati dell’Osservatorio cittadino sulle marginalità sociali Si tratta di un database che aggiorniamo quasi ogni giorno come Binario95, e censisce sia gli ospiti dei vari centri, quelli che usufruiscono dei servizi, sia gli enti coinvolti nell’accoglienza Si possono fare ricerche sui dati fino al 2016»
ALE SSANDRO RADICCHI Fondatore dell’associazione Binario 95 e presidente della cooperativa sociale Europe Consulting OnlusLachiamano morte bianca e lascia sul selciato cadaveri e feriti dividendo l’Italia in regioni: nella fascia chiara (con una incidenza infor tunistica inferiore al 75 per cento) è più clemente in quella rossa (con un’incidenza superiore al 125 per cento) ferisce e uccide senza pietà Come una pan demia, cresce a ritmo di galoppo e non risparmia alcun settore: ma si concentra soprattutto sulla ma nifattura, sanità, trasporti, edilizia Nei primi sette mesi del 2022 ha ucciso 569 persone, con una tra gica media di 81 vittime al mese Autore della strage silenziosa non è il covid che anzi contri buisce a rendere, con le sue vittime, la statistica uf ficiale dei decessi sul lavoro sottostimata del 16 per cento , ma la morte sul luogo di lavoro: per una svi sta in cantiere o un’aggressione in un bus Cresciuti quest’anno del 41 per cento rispetto al 2021, la maggior parte degli infortuni secondo i dati del l’Osservatorio sulla sicurezza Vega si concentra nella giornata lavorativa del martedì e riguarda la voratori sotto i 25 anni di età o al contrario quelli più anziani Se il giorno è probabilmente un caso, l’età no Perché?
Se la formazione dei giovani rimane solo un costo Guidare un bus o muovere una gru hanno poco in comune, se non il fatto che i lavoratori devono im parare a lavorare in sicurezza altrimenti i rischi sono molti: soprattutto per i più giovani Basti pen sare che, nella fascia d’età tra i 15 e 24 anni, gli in cidenti mortali sono 12,8 su un milione di occupati nel solo 2022 “Non stupisce dice a Lumsanews il segretario confederale Cisl Angelo Colombini i giovani hanno bisogno di essere accompagnati nella conoscenza degli strumenti, delle regole, dell’am biente di lavoro” Malgrado la legge prescriva di in dossare dispositivi di protezione individuale e riparare i macchinari, è difficile ridurre gli infortuni se non si conoscono i ferri del mestiere I contratti collettivi nazionali siglati dalle confede razioni sindacali più rappresentative (Cgil, Cisl e Uil) prevedono spesso ore aggiuntive di sicurezza sul lavoro Peccato che le aziende delle costruzioni e del manifatturiero dove nei primi sette mesi del 2022 sono morti rispettivamente 62 e 41 lavoratori non siano tenuti ad applicarli e per vincere gli ap palti ricorrano sempre più spesso ai contratti pirata Questi accordi, stipulati con sindacati di comodo e poco rappresentativi, sono ormai circa un terzo del totale e non prevedono neanche un’ora in più di for mazione Far studiare sicurezza sul lavoro già nelle scuole e bloccare gli appalti a chi non applica i con tratti di Cgil Cisl e Uil Sono questi gli assi che il sindacato vorrebbe calare
Se per la prima strada basta la volontà politica, per la seconda bisogna fare i conti con la sostenibilità economica Nel tessuto economico italiano, costi tuito per l’80 per cento da piccole e medie aziende a produttività debole, persino la sicurezza rischia di diventare un costo difficile da sostenere Che fare, quindi? Umberto Saccone, direttore del master di Intelligence e Security della Link Campus con una lunga esperienza nella prevenzione dei rischi, dice che “una soluzione potrebbe consistere nel defisca lizzare i costi della sicurezza, che sono interamente a carico delle aziende: le minori entrate per lo Stato
sarebbero compensate dalla diminuzione di inci denti in tutte le fasce di età”
La tutela degli anziani, questa sconosciuta Anche i lavoratori anziani sono a rischio È suffi ciente dare un’occhiata alla statistica che registra tra gli ultrasessantacinquenni, 55,3 infortuni mor tali ogni milione di occupati E se i giovani sono inesperti (e vanno formati meglio), gli anziani sono deboli e vanno tutelati di più Secondo il docu mento Inail ‘Lavorare negli anni della maturità”, sono tante le mansioni pericolose per un over ses santa: il lavoro su turni, l’esposizione al rumore o ad alte temperature, la movimentazione di ca rico Spetta al datore di lavoro, con l’aiuto del me dico competente, valutare se la persona può lavorare in sicurezza
E come specificato nel decreto legislativo 81/08, anche la differenza di età deve essere valutata tra i rischi
Il guaio è che spesso il documento (di valutazione dei rischi) fa riferimento a pericoli generici: la Corte di Cassazione, tra i tanti esempi, ha censu rato il divieto contenuto nel documento di valu tazione dei rischi di guidare con le mani i carichi, senza dare istruzioni alternative Quello che serve, aggiunge ancora Saccone, è investire su personale competente che conosca la materia Ma questo costa denaro e il problema della competenza non è limitato alla sola azienda
E quei controlli fantasma
Competenza ma soprattutto organizzazione do vrebbero essere un requisito essenziale di chi con trolla La situazione è tuttavia assai più complessa: dal 2015 Inps e Inail non possono assumere altri ispettori del lavoro e il modello dell’Ispettorato na zionale fatica a decollare L ispettore, unico onni sciente che dovrà vigilare sul calcolo degli imponibili come sulla sicurezza sul lavoro, sottoli neano gli addetti ai lavori, è una chimera In com penso, denunciano alcuni lavoratori, si esce meno a fare controlli perché il personale diminuisce ed è costretto a sbrigare anche i compiti amministrativi in ufficio L ispettorato nazionale del lavoro è pas sato dagli oltre 6 mila effettivi del 2016 ai 4 mila di oggi E neanche le nuove assunzioni bastano Un decreto del governo Draghi ha esteso agli ispettori tecnici del Inl il compito di vigilare sul rispetto delle norme sanitarie, di sicurezza e antinfortuni stiche In teoria, le nuove leve dovrebbero avere competenze altamente specialistiche; in pratica, nel nuovo bando basta una laurea triennale spesso scollegata a requisiti di natura tecnica Tutte le forze politiche dal Partito democratico sino a Fra telli d’Italia sono d’accordo con l’assunzione di nuovi ispettori: qualcuno, come il Movimento 5 stelle, chiede la Superprocura nazionale contro gli incidenti in fabbrica e la sinistra radicale di Unione popolare si spinge fino all’introduzione del nuovo reato di omicidio e lesioni sul lavoro Il fenomeno però è molto più vasto di quello che si immagina, come dimostra lo strano caso degli incidenti sul la voro nella sanità e nei trasporti Trasporti e sanità, le morti sul lavoro più ano male Più di 60 mila infortuni nel 2022 riguardano sanità e assistenza sociale (escludendo la causa Covid) E oltre 39 mila sono accaduti nei trasporti In que st’ultimo comparto, dice Colombini, c’è la specifi cità che circa un terzo degli incidenti dati Inail
del 2022 avviene in itinere, vale a dire mentre il lavoratore va o torna dal lavoro Per risolvere il problema, aggiunge il segretario confederale Cisl, bisogna lottare contro i turni mas sacranti ma anche impegnarsi sulla manutenzione delle strade Altro capitolo è quello delle aggres sioni, che avvengono ai danni degli autisti ma anche e soprattutto di medici e assistenti sociali Dal 2016 a oggi sono stati più di 12 mila i casi di in fortunio sul lavoro accertati dall’Inail e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari, con una media di 2 500 casi l’anno Una vera e propria piaga che, ci spiega Saccone, esperto della materia, non si può affrontare pensando di piazzare un poli ziotto in ogni vagone o ufficio del Comune e pen sando di usare telecamere, tra l’altro senza personale di sorveglianza
“Anche in questo caso ci spiega l’esperto di Se curity occorre immaginare una partnership tra pub blico e privato, facendo leva sulla defiscalizzazione dei costi
Quando tutelare la sicurezza è un diritto (ma anche un risparmio)
Coinvolgere le aziende di sicurezza private è una possibilità così come riorganizzare gli ambienti di lavoro in modo da garantire maggiore sicurezza al personale Tutto si può fare, ma costa Il guaio è che anche non intervenire ha il suo prezzo: 254 mila incidenti nei primi quattro mesi del 2022 mostrano che serve una nuova strategia, che con il debito pub blico alle stelle, non può che ripartire da un mag giore coinvolgimento delle imprese Perché la sicurezza al pari di altri beni costituzionali come sanità e istruzione è un diritto Ma anche un ri sparmio Basta saper fare un po’ di conto sui dati Inail per accorgersi che il costo sociale degli infortuni sul la voro è stimato intorno ai 104 miliardi di euro pari a circa il 6 per cento del prodotto interno lordo ita liano (Pil) Oltre a spese mediche, perdita di reddito e morte, ci sono i danni indiretti: afflizioni psicolo giche cambiamenti negli stili di vita e sofferenza per la perdita di cari che partono con danneggiare l’anima per poi devastare il corpo Per affrontare la piaga, che anziché rimarginarsi si allarga, servi rebbe una politica concreta Ma nei programmi elet torali, dove la sicurezza sul lavoro viene comunque citata, a mancare sono però i dettagli: si parla di for mazione, senza indicare come; si prospettano tutele, senza individuare quali A pensar male, insomma, si rischia di non far neanche peccato
Nei primi sette mesi del 2022 sono decedute 569 persone, con una media di 81 vittime al mese: gli incidenti costano il 6% del Pil
Saccone (ex direttore
i costi della sicurezza e investire nella formazione sia di chi valuta i rischi che
chi va a
costo,
dovrebbe
e sanità”
UMBERTO SACCONE
direttore Security Eni
A guidare la classifica del maggior numero di vittime è la Lombardia con sessanta morti nel primo seme stre Seguono Veneto (39), Lazio T(35), oscana (34) e Campania (32)
* numero di morti nel primo semestre del 2022
Fonte: Osservatorio Vega
Gli incidenti sul lavoro sono cresciuti nel 2022 del 41 per cento rispetto a un anno fa A fine luglio 2021 erano 312.762 contro i 441.451 di quest’anno Nei primi sette mesi del 2022 le donne che hanno perso la vita per infortunio sono 33 In 29, invece, nel percorso casa lavoro Gli stranieri deceduti sono 71
L’INTERVISTASegretario confederale della Cisl, convinto che la cre scita delle morti sul lavoro non possa essere il prezzo da pagare per la ripartenza del Paese, il sindacalista si batte per escludere dal mercato le imprese che non rispettano le norme di sicurezza Colombini, che si può fare contro la piaga degli in cidenti sul lavoro?
Le aziende, soprattutto quelle del manifatturiero le gate agli appalti privati e pubblici, devono essere aziende qualificate: vale a dire devono rispettare i contratti nazionali siglati da Cgil, Cisl e Uil” ”Solo i contratti dei confederali?
“Certo, i contratti pirata stipulati da sindacati di co modo non prevedono ore in più di formazione I la voratori, prima di essere adibiti alle diverse mansioni, devono formarsi rispettando non solo quello che chiede la legge ma soprattutto quello che stabiliscono i contratti: e quelli siglati dalle grandi confederazioni prevedono corsi di formazione aggiuntivi ” Non basta la nuova tecnologia?
“Assolutamente no E’ inutile investire su un nuovo macchinario, se la sicurezza del lavoratore viene smantellata perché bisogna produrre di più E’ uno sbaglio delle aziende molto evidente in molti infor tuni mortali ”
La parola chiave è formazione “Sì e non solo dei lavoratori, ma anche e soprattutto dei datori di lavoro Che spesso non conoscono nean che le materie di salute e sicurezza e vivono solo con il mantra della produttività Vanno poi formati, già nelle aule scolastiche, le ragazze e i ragazzi delle scuole professionali e degli istituti tecnici, perché si tratta dei più giovani (e dunque più inesperti) a en trare nel giro di poco tempo in fabbrica ”
Ma gli incidenti sul lavoro (che colpiscono duro i giovanissimi) danneggiano altrettanto gli over 65 Qui però non sembra esserci un problema di forma
zione“A mio avviso, c’è un doppio problema: da un lato un anziano tende a maneggiare un attrezzo o un macchinario con maggiore sicurezza (e in alcuni casi minore concentrazione); dall’altro in alcune lavora zioni penso a edilizia e agricoltura pensare di te nere un lavoratore di più di sessanta anni su una impalcatura diventa difficile Non a caso il nostro sin dacato si batte perché chi svolge un lavoro gravoso e usurante vada in pensione prima degli altri” Contratti, corsi di formazione, norme: ma chi con trolla?
“Questo è un problema I controlli dell’Ispettorato na zionale del lavoro (Inl), delle Aziende sanitarie locali
(Asl) e dell’Istituto nazionale contro gli infortuni sul lavoro (Inail) devono essere fatti in coordinamento, perché non è possibile che in tre giorni si presentano tre diversi attori Inoltre, bisogna assumere nuovo personale che materialmente vada negli stabilimenti a verificare il rispetto della normativa e insisto sul punto dei contratti nazionali di lavoro”
Che sono il perno non solo della prevenzione
“Un lavoro degno, come dice la dottrina sociale della Chiesa, non è solo la giusta retribuzione Ma anche avere un contratto di lavoro stabile con una certezza soprattutto in termini di sicurezza e di salute
La precarietà incide sugli incidenti sul lavoro? Se la precarietà viene intesa come lavoro nero, questo fattore incide parecchio: perché manca tutto l aspetto della formazione Non si muore solo in fabbrica o su un impalcatura: tantissimi incidenti accadono nella sanità e nei trasporti
Perché?
“Nella sanità bisogna certamente tenere conto del Covid Sui trasporti invece dati Inail alla mano un terzo dei lavoratori colpiti muore in itinere, vale a dire mentre torna o va al lavoro Qui un tema fonda mentale oltre naturalmente alle ore di lavoro deve essere quello della cura delle strade” Occorre un approccio totale che coinvolga il be nessere del lavoratore
“La bussola sulla quale costruire il cambiamento non può che essere la dottrina sociale della Chiesa Nelle diverse encicliche, dalla Rerum novarum in poi, il lavoro, non solo ben retribuito ma anche si curo, è considerato diritto imprescindibile della per sona umana Papa Francesco, che si oppone alla schiavitù del profitto, condanna a maggior ragione quella del lavoro:un mezzo di vita che mai può di ventare strumento di morte” (A,p)