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Gamberetti per tutti

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Diavoli

Diavoli

dei costumi espresso attraverso il potere eversivo del suo corpo, Mieli vive in anni altrettanto ferventi e articolati, non solamente in Italia. Purtroppo, la complessità individuale e collettiva del tempo non emerge del tutto in un film che si rivela, sin dall’inizio, eccessivamente elementare, più tendente al riassunto schematico delle tappe fondamentali della sua vita, per niente amalgamate a causa di un racconto frammentario, privo di uno spessore psicologico complesso, in cui si accenna leggermente alla diagnosi di schizofrenia, senza permettere un’esplorazione complessa della psiche controversa che sta alla base di teorie tanto geniali e innovative quanto estreme e discutibili. Il convegno a Sanremo, la partecipazione a Parco Lambro, i continui spostamento tra Milano e Londra, l’incontro con la massoneria, la pubblicazione della tesi magistrale diventano una carrellata di istantanee che si muovono nel tempo e nella formazione del personaggio in maniera eccessivamente dinamica e caotica, messe in scena da una regia di stampo prevalentemente televisivo che, al di là di alcuni momenti gradevoli (come la sequenza del suicidio di Mieli), non inaugura un ricercato discorso audiovisivo capace di sostenere la complessità del quadro trattato.

Lo stesso vale per i personaggi secondari, sottomessi al medesimo meccanismo dispersivo e fagocitante che anima la diegesi, mere comparse che evitano di conferire una complessità strutturale a un racconto che, al di là del focus su Mieli, è una storia di una collettività, di un movimento, del grido eversivo di gruppi alla ricerca di un proprio riconoscimento, che i più grandi film del genere hanno saputo restituire grazie al rilievo dei co-protagonisti che spesso, quasi paradossalmente, hanno una centralità ancora maggiore del protagonista stesso (anche nelle più celebri biografie di singoli personaggi), il cui operato diventa la voce di un gruppo o, magari, del dissenso nei confronti delle derive che tale collettività assume.

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Non è sufficiente che il protagonista si vesta da donna per rendere la vicenda eversiva. In un contesto in cui il corpo diventa veicolo di rivoluzione, il film (probabilmente a causa del suo contesto produttivo) non ha il coraggio di rendere visivamente i corpi come agenti di rottura visiva: né eversivi, né erotici, né controversi, i corpi dei personaggi sono messi in scena in maniera alquanto approssimativa, rendendo la battaglia di Mieli e dei movimenti del tempo un mero leitmotiv di sottofondo che giustifica l’esistenza di un film purtroppo facilmente dimenticabile, al contrario dei personaggi reali che hanno realizzato e scritto questa travagliata storia.

leonArDo MAgnAnte

di Cédric Le Gallo, Maxime Govare

Origine: Francia, 2019 Produzione: Les Improductibles, Kaly Productions, in Coproduzione con Charades Regia: Cédric Le Gallo, Maxime Govare Soggetto e Sceneggiatura: Cédric Le Gallo, Maxime Govare, Romain Choay (collaborazione) Interpreti: Nicolas Gob (Matthias Le Goff), Alban Lenoir (Jean), Michaël Abiteboul (Cédric), David Baïot (Alex), Romain Lancry (Damien), Roland Menou (Joël), Goeffrey Couët (Xavier), Romain Brau (Fred), Félix Martinez (Vincent) Durata: 100’ Distribuzione: Bim Distribuzione Uscita: 9 luglio 2020

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Matthias Le Goff, vice-campione del mondo di nuoto nella specialità stile libero, è accusato di dichiarazioni omofobe dirette a un giornalista durante un’intervista. La Federazione minaccia di squalificarlo a meno che non accetti di allenare una squadra di pallanuoto gay, “I Gamberetti Glitterati”, in vista dei prossimi Gay Games in Croazia. Dal momento che la sua partecipazione agli imminenti Campionati del Mondo dipenderà dal suo supporto a questa squadra, Matthias è costretto ad accettare. Il nuotatore si presenta presso la piscina dove i “Gamberetti” si allenano e non viene accolto bene, ma il leader e fondatore della formazione, Jean, lo convince a restare. Nella squadra il decano Joel è quello più restio ad accettare Matthias come nuovo allenatore. I primi giorni sono un disastro: il coach si accorge che i componenti della squadra sono più disposti a far festa che ad allenarsi seriamente. Le cose peggiorano dopo il ritorno di Fred, che ha appena cambiato sesso e che desidera solo concentrarsi sulle coreografie dei balletti che accompagnano le partite. Matthias porta con sé agli allenamenti la figlia Victoire, la ragazzina prova immediata simpatia per il buffo team di pallanuoto. Pochi giorni dopo i Gamberetti in-

contrano la squadra delle “Dominatrici” e rimontano un match in cui stavano perdendo grazie alla grinta di motivatore di Matthias. Quest’ultimo ci mette tutto il suo impegno perché Jean gli ha promesso, in caso di vincita, di evitargli la trasferta in Croazia. Dopo la vittoria Jean dice che manterrà la parola: dirà all’ultimo momento che non accompagnerà la squadra in Croazia. Intanto Victoire inizia ad appassionarsi agli allenamenti dei Gamberetti e regala al papà un portachiavi portafortuna in vista della trasferta. Poco dopo Langlois, il capo della Federazione, dice a Matthias che ha scoperto che Jean voleva cercare di evitargli la Croazia. L’uomo gli dice che deve andare per forza anche se Matthias ha paura di perdere una gara importante a Parigi e di compromettere la sua carriera. Victoire sente la conversazione ed è delusa nell’apprendere che il papà voleva abbandonare la squadra,

Il giorno della partenza tutti i Gamberetti si ritrovano sul bus panoramico affittato per l’occasione, Matthias arriva all’ultimo cogliendo di sorpresa Jean. Il viaggio è divertente e liberatorio per tutti. Il gruppo fa tappa presso una bellissima residenza d’epoca, Matthias riceve la telefonata di Langlois che lo informa che la Federazione gli impedisce di partecipare a una gara. Dopo le sue dichiarazioni la Federazione non vuole più sentire parlare di lui. Quella sera Matthias si sfoga con Jean: non riesce a superare il fatto che non parteciperà ai Mondiali solo perché alla Federazione pensano che sia uno stupido omofobo. Il giorno dopo Matthias sottopone i Gamberetti a un allenamento fuori dall’acqua. È un momento di allegra goliardia per tutti. La squadra riprende il viaggio e il giorno dopo arriva a destinazione. Dopo aver vinto la prima partita, tutti i ragazzi partecipano a una festa dove ne fanno di tutti i colori. Il giorno dopo affrontano i “Vikinghi Divini”. Intanto Jean si sente male e prende delle pasticche di nascosto. Dopo la sconfitta Matthias ha parole dure per il gruppo, li aveva avvisati di non fare sesso prima di una partita. L’allenatore se ne va, Jean lo ferma. Matthias gli dice che non si può vincere senza fare sacrifici. I Gamberetti incontrano la rappresentativa croata; nella fase finale del match Jean si sente male e sviene in acqua.

Al funerale di Jean, il suo compagno Alex fa un commovente discorso d’addio.

UUn po’ 7 uomini a mollo, un po’ Priscilla - La regina del deserto, sono le prime suggestioni cinematografiche che vengono alla mente vedendo Gamberetti per tutti, in originale Les Crevettes Pailletées (letteralmente ‘Gamberetti Paillettati’). Diretto a quattro mani dai francesi Cédric Le Gallo e Maxime Govare, il film è un colorato inno alla libertà.

La storia è ispirata alla vera avventura della squadra a cui apparteneva Le Gallo (ex giornalista che ha all’attivo molti reportage e documentari). Le sue dichiarazioni parlano chiaro: “Il film si ispira alla mia vera squadra di pallanuoto con la quale giro il mondo da sette anni, torneo dopo torneo, compresi gli ultimi Gay Games. La consapevolezza di aver vissuto un’avventura unica, che ha cambiato la mia vita, mi ha dato la voglia di rivendicare i valori che ci hanno guidato: la libertà, il diritto alla differenza e all’eccesso e soprattutto il trionfo della leggerezza sulla pesantezza della vita. Che sono, in fondo, i valori universali”.

Sulle prime sembra tutto scontato: ecco il solito scontro tra due mondi diversi (il campione di nuoto un po’ omofobo e una squadra di pallanuoto composta interamente da gay) e la solita presa di coscienza. Un atleta tutto d’un pezzo che viene catapultato in un universo diverso dal suo e che trova la forza di ripensare alle sue certezze e convinzioni.

Oltre alle evidenti suggestioni che avvicinano il film al già citato Priscilla - La regina del deserto, a tratti si possono rintracciare riferimenti a pellicole come Pride, per l’incontro-scontro tra gay e omofobi, e a Litte Miss Sunshine, per la somiglianza con quella buffa ed eterogenea famiglia in viaggio su uno sgangherato pulmino.

E veniamo proprio al ‘Gamberetto Paillettato’. È davvero uno stato d’animo? A detta di Le Gallo sembra proprio di sì. La principale motivazione dei veri “Gamberetti” era proprio lo stare insieme: la vera squadra arrivava sempre ultima nelle gare, non aspirava ai primi posti ma al premio per la “migliore atmosfera”. Davvero il gruppo di cui ha fatto parte il regista puntava molto sulle coreografie e sui travestimenti.

La sua squadra di pallanuoto è sembrata a Le Gallo l’ispirazione perfetta per un film: è del coregista Govare l’idea di mettere al fianco del bizzarro gruppo qualcuno che fosse il loro opposto.

Eterogenea quanto basta è la galleria di tipi umani che compongono la squadra. Tutti gli otto “Gamberetti” non sono caricature ma personalità forti, perfetti archetipi di un certo tipo di umanità.

C’è Jean, il carismatico fondatore con un segreto pesante, lo squadrato Cédric, sospeso tra una vecchia e una nuova vita, Alex, il più romantico ma anche il più mate-

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