Juggling Magazine, #91 – june 2021

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IL CIRCO

Hiten CIrcus, Lijiang

Victor Krakinov, Salieri Circus Award

UN’ARTE IN CONTINUA TRASFORMAZIONE

di Antonio Giarola Che io ricordi, la prima volta che in Italia si è affrontato il tema del “circo contemporaneo” in modo concreto e dialettico tra operatori del settore è stato In occasione dei due convegni organizzati dalla Biennale di Venezia nel 2000: “La pista e la scena” a cura di Gigi Cristoforetti e “Circo: modelli avanzati” a cura di Alessandro Serena. In quell’occasione vi partecipai con un intervento intitolato “Il circo contemporaneo: alla ricerca di una nuova identità”. Eravamo all’inizio di una stagione culturale che Gigi Cristoforetti con la sua Festa del circo contemporaneo a Brescia (tra il 2000 e il 2008), aveva saputo interpretare in modo molto efficace. Ben presto l’onda francese sarebbe arrivata seppur lentamente (e con dinamiche di sostegno ministeriale differenti) anche in Italia. La prima Accademia d’Arte Circense nata a Verona nel 1988, di cui sono tra i fondatori assieme ai personaggi più rappresentativi del mondo del circo tradizionale di allora, per volere del suo presidente Egidio Palmiri, ha seguito dal punto di

vista formativo un percorso tradizionale, stile paesi dell’Est. A partire dai primi anni 2000 altre realtà si sono affacciate sul territorio nazionale seguendo di fatto i modelli francesi per poi immettere nel mercato, una volta formati, gran parte dei propri allievi diplomati, nuove compagnie con modelli estetici circensi in continuo divenire. In parallelo si sono moltiplicati i festival circensi all’aperto e le compagnie che si esibiscono con un proprio piccolo chapiteau, mentre le stagioni teatrali da qualche anno hanno inserito nel cartellone anche spettacoli di circo

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contemporaneo italiano e straniero. Lo stesso Ministero della Cultura oramai da una decina d’anni ha iniziato a finanziare questo fenomeno ponendolo in parallelo al circo tradizionale (già sostenuto finanziariamente sin dal 1964) e contribuendone in modo importante all’espansione. Ovviamente non è la sede per approfondire tutto il fenomeno legato alla miriade di palestre e piccole scuole acrobatiche o di danza che hanno affiancato alle loro discipline tradizionali anche quelle di stampo circense, perché il discorso diverrebbe complesso; certo è che tutte queste micro-realtà costituiscono l’humus estetico-culturale su cui la materia ha posto nuove radici per poi crescere concretamente. Un po’ come era avvenuto alla fine del 1800, quando la moda di frequentare le palestre ha di fatto creato una schiera di atleti definiti “palestranti”, in parte poi confluiti in compagnie circensi, rinnovandone il repertorio1.

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Tutto ciò premesso, resta il fatto che con frequenza decennale mi trovo a dover affrontare questo tema a partire dal 1994 quando, in collaborazione con il Ministero della Cultura e della Francofonia attraverso la mediazione dell’allora direttore del Centro, lo scultore Bernard Turin, forse con una sottile intenzione provocatoria, mi presi la responsabilità di portare a Verona (e per la prima volta fuori dalla Francia), in margine ad un festival tradizionale di circo di cui ero il direttore artistico, lo spettacolo della “V promotion du Centre National des Arts du Cirque”. Si trattava di un uno spettacolo “di ricerca” diretto da Philippe Goudard e Maripaule B., titolari dell’omonima com-

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