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Cronache in equilibrio
possibilità di esibirsi all’estero ha visto la sua grande abilità circoscritta e soffocata al solo territorio italiano. Nella direzione di valorizzare le nuove figure va anche la vetrina di giovani talenti Circ Up, rassegna di coreografie di circo contemporaneo che si svolge all’interno della programmazione del Golden Circus. Eppure c’è un’assenza incredibile da parte delle istituzioni a livello centrale e qui nel Lazio nel riconoscere il nostro lavoro. Ancora oggi in Italia solo l’Accademia delle Arti Circensi di Verona viene finanziata con cifre importanti, oppure le scuole che hanno la fortuna di essere residenti in regioni illuminate come il Piemonte. Mi auguro che le persone preposte a questo problema capiscono al più presto la grande importanza di investimenti per creare nuove professionalità e occupazione, così come lo hanno capito altre nazioni europee già da molti anni.
a cura di Karol Hrovatin
Vivere in un grande festival di circo per 3 settimane, nel periodo più raccolto dell’anno, quello di Natale e Capodanno. Tutto si ferma. Nasce una grande nuova famiglia, in un tempo/spazio così piccolo, ma così intenso, strano e magico. Giorni di gran freddo quelli delle prove, con il grande tendone non ancora riscaldato a pieno ritmo… arrivano i primi artisti, il camion dei cavalli, quello dei cammelli, spuntano visi di varie nazioni. Ognuno si chiede: quale sarà la sua specialità…? Entra Liana, Paride, Paolo, e pian piano tutto lo staff. Parte la grande macchina, prima un po’ in sordina, per poi diventare un vero razzo da battaglia: si risolvono i problemi tecnici, le luci, musiche, orchestra dal vivo, tutto in pochissimo tempo; 15 numeri, da coordinare e far funzionare in un lunghissimo giorno di prova. A concludere la giornata, 2 ore di studio guidati dal coreografo Marco Paolo mentre la band dai ritmi latini intona il Galop, lo stacchetto che ci accompagnerà lungo tutto il festival. Alla mia destra una ragazza mongola, alla mia sinistra due napoletani, davanti la troupe cinese… Ci guardiamo, sorridiamo… parte una piccola scintilla in un attimo… cominciamo a sentirci parte di uno spettacolo, di un gruppo. Trascorreremo in un tendone 3 settimane, come se fosse un circo; artisti, animali, alloggiati in camere adiacenti, in un’atmosfera di comunanza e grande solidarietà. Mancano 20 minuti allo spettacolo, Ochir l’equilibrista e io siamo già alla postazione riscaldamento, essendo i nostri numeri quasi all’inizio della scaletta; altri artisti sbucano dai camerini, i valletti di pista già operosi, si ascolta il rumore del pubblico per capire se la sala è piena. Cammelli in avvicinamento. Si intravede l’elegantissima Liana Orfei e al suo fianco Paride, come lo chiama lei, Il nipotone, che ci seguirà ed incoraggerà per tutto il festival. Parte la musica, entra il gruppo russo con il numero di fuoco, gli Oberteiev, un ragazzo e due spelndide ragazze alte. In un giorno di platea piena, l’emozione di esibirsi davanti a 2000 persone si sente forte da dietro le quinte già dai primi applausi. Vedere il festival da dietro le quinte è molto bello. La sensazione è quella di fare il numero un po’ assieme all’artista. Sei molto più coinvolto, anche se non lo vedi bene. Tutti a prepararsi per il saluto iniziale, uno dei rari e preziosi momenti in cui si sta tutti insieme in scena. Parte l’annuncio deciso e acceso di Francesca, da 30 anni a fianco di Liana Orfei: “La parata del Gol-den, Cir-cus, Festivaaaaaal!” Tutti in fila, prima sul palco dietro, poi giù per la gradinata fino alla pista a fare la passerella, per poi accogliere Liana davanti a noi e augurare un gran godimento! Ecco, anche oggi siamo partiti e dopo i cammelli e cavalli, l’entrata della clownessa russa segna la nostra preparazione al micorfonaggio. A luci spente, seduta sulla sedia di fronte al mio tavolino, Liana annuncia il nostro numero e i nostri nomi. Mai niente di scontato, di letto, di imparato. Sempre una grande partecipazione, un tifo per tutti noi. Ho il cuore che batte a 1000, è il momento più eccitante… La grande pista, la platea piena, lo spazio, tanto spazio! Tanta carica… hai veramente l’idea di invadere la pista, la platea. Senti il corpo, il cuore che va oltre i limiti fisici! Impagabili quei momenti per me. Vorrei che la mia vita fosse tutta così, sento il mio corpo come uno strumento musicale, tutto molto forte, che vibra, come se ci fossero tante note che arrivano a tante persone. Mi sento bella, grande, canto e mi rilasso, mi lascio andare, esce fuori gioia, voglia di condividere. Un po’ come quando si fa l’amore o come quando mi ritrovo da sola davanti al mare, o alla luna. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 58 m a r z o 2013
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