Juggling Magazine #56 - september 2012

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Funambolika 3/6 luglio, Pescara www.funambolika.com foto di Silvia Mazzotta

Tracce istintive per un concetto Una serie di proposte di circo per uno spazio frontale di 2.200 persone (l’anfiteatro D’Annunzio di Pescara) su tre serate consecutive e in un territorio vergine di riferimenti culturali specifici: queste sono le condizioni e il contesto di Funambolika, che al sesto anno iniziano, forse, a dare il profilo di una tipologia di rassegna; come impronte nella neve che per istinto vanno da qualche parte. Le due condizioni principali che dettano la scelta del cartellone sono la capacità di richiamo per una grande quantità di pubblico pagante, e la forza di ciascun spettacolo di coinvolgere una platea tutt’altro che intima. Questo ci ha spinto negli anni a una ricerca molto interessante, più istintiva che intellettuale, incoraggiata dall’incremento delle presenze, e che credo ci aiuti a riflettere sulla natura universale del circo.

Vecchia idea di circo nuovo Anche se Funambolika si chiama “festival internazionale del nuovo circo”, la sua identità sta nella rottura trasversale del confine tradizione/innovazione, sperimentata su un pubblico ignaro di tali categorie, abituato solo al circo della tv o dei tendoni. È un tentativo fuori dalle strade già esplorate. Non ci interessava optare per una tipologia circense specifica, né volevamo un festival dedicato esclusivamente a una delle forme secondo i due modelli ormai definiti mondialmente (i “numeri” o gli spettacoli completi), tantomeno le tipologie a fruizione libera o del teatro di strada. Il senso di “nuovo circo” è riscoperto in un’accezione estetica antica: sta per noi nel non visto, nell’estraneo ai circuiti o alle

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aspettative; in quel sentimento di curiosità che storicamente è una base del circo. Questo anche grazie a collaborazioni con chi ha intuito assieme a noi questa visione, come quella preziosissima e costante di Alessandro Serena, e occasionalmente del festival Sul Filo del Circo di Grugliasco.

Questa idea del “nuovo” si lega a un’altra caratteristica del circo: il suo eterno anonimato. Il teatro D’Annunzio di Pescara presenta in estate decine tra concerti, balletti, etc., sempre famosissimi. Il circo è l’unico spettacolo che non ha vedettes, o punti di riferimento già noti. Il pubblico ci va sulla fiducia, come bendato, ma con il portafogli in mano… Fare tutto esaurito al botteghino con un galà di numeri a “sorpresa”, o far pagare mille persone per vedere Leo Bassi (di cui qui nessuno ha mai sentito parlare) o per una compagnia inedita come Karakasa, sono segni della forza eterna, quasi ancestrale che ancora conserva questo genere dal potenziale elevatissimo.

sura poi diventata la sua condanna, un peccato originale che rendeva il giocoliere una formica nel vuoto, pur egli capace di dominarlo. Negli ultimi decenni il circo ha espiato questa “colpa” riconquistando una magnifica dimensione intima, ma ora è più difficile trovare spettacoli in grado di “arrivare all’ultima fila”. Karakasa ci è riuscita egregiamente, come in passato ad esempio il Klezmer. Ma sono casi rarissimi, a meno che non si spendano cifre da capogiro per far muovere per una sera, da chissà dove (Eloize, Oz o Circolombia). Lo stesso per i solisti: a Funambolika abbiamo fatto ricorso ai grandi maestri (Larible, Avner, Jango, Bassi, Shub…), che hanno maturato l’istinto per le grandi masse, correndo rischi assieme a loro nel plasmare i loro progetti di recital. Essi hanno il pregio di confondere il rapporto tra intimità e grandi masse, soltanto col gesto comico. Per le nuove generazioni di artisti la misura con i grandi spazi è rara: la recente pedagogia circense troppo spesso mirata all’introspezione ne è certo tra le cause.

Intimismo e peccato originale

La scoperta e il rischio

Di questa forza fa parte anche la capacità che ha il circo di coprire spazi grandi come questo anfiteatro, pur senza la voce del comico televisivo o la musica delle star; quasi quel gigantismo alla Barnum, per quasi due secoli trionfo del circo, la dismi-

In sei anni, il pubblico si è lasciato guidare, privato di aspettative ma mettendo in gioco la propria intelligenza; la gente ha riscoperto il rischio della scelta autonoma. Ha notato che se una sera vede i vincitori di Monte Carlo, quella dopo può emozio-

Anonimato con gli occhi bendati


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