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Jug n 56_JUG new 20/09/12 11.42 Pagina 11
Pietro Giambattista
Cirque Tzigane Romanes Il circo tzigano di Alexandre e Délia Romanès è amatissimo in
of Bustric, proposto dall’inossidabile Sergio Bini che nonostante impegnato in lavori importanti sul grande schermo, si conferma un vero e proprio animale da palcoscenico, mimo, clown, illusionista e attore di grande talento. E scoprire giovani talenti attraverso il Concorso Internazionale i cui vincitori dell’edizione scorsa (gli argentini German Cortez e Tatiana Hess protagonisti di Circo Claxon) hanno proposto quest’anno Revolucion en Box, un lavoro di 50 minuti sull’alienazione della fabbrica condito con un linguaggio brioso e divertente ed evoluzioni davvero spettacolari. La giuria del Concorso (che vantava tra gli altri le presenze di Valerie Fratellini e Philippe Agogué, talent scout del Cirque du Soleil) ha
premiato il duo franco-argentino Lu Ar Bicause che ha proposto con ironia una pièce di 15 minuti che univa evoluzioni al cerchio aereo ad originali manipolazioni con chitarre. L’anno prossimo un loro spettacolo di un’ora sarà programmato nel Festival. Sempre originale il Cirque Hirsute, che ha proposto una nuova produzione su Don Quichotte, creata nel corso di alcune residenze a Grugliasco e incentrata su un imponente mulino di loro concezione, luogo di evoluzioni mozzafiato. Un Festival che conferma Grugliasco come punto di riferimento internazionale per il circo contemporaneo e vetrina per giovani artisti, in grado di attrarre 8000 spettatori paganti, traguardo non scontato in tempi di crisi.
Francia dove, a Parigi, da anni è montato uno chapiteau permanente che ospita i loro spettacoli. Alexandre Romanès appartiene alla grande dinastia circense dei Bouglione, gitani piemontesi francesizzati: «Veniamo dall’India, poi Afghanistan, Turchia, Grecia: siamo della tribù dei Sinti piemontesi e il cognome Bouglione l’abbiamo preso in Italia. Quasi tutte le famiglie circensi italiane sono gitane». Romanès lascia il circo di suo padre (“Mi sembrava un hangar, avevamo quaranta camion, e tutti in famiglia avevano diamanti al dito e Rolls Royce. Non era per me”) poco più che adolescente e si mette a fare l’acrobata sulle scale libere per la strada. A vent’ anni incontra una poetessa francese, Lydie Dattas: per lei e grazie a lei impara a leggere e scrivere poesie. Un giorno del ‘77, mentre sta eseguendo il suo numero, lo avvicina lo scrittore Jean Genet. Insieme progettano un circo poetico. Avrebbe dovuto durare quattro ore. Genet voleva un cavallo arabo e un cigno nero. «Non l’abbiamo mai montato, quel circo: era troppo presto per me, dopo il rifiuto del tendone di mio padre. Di Genet sono stato amico fino alla fine, quando l’accompagnavo a Villejuif, nell’ospedale dei tumori. È morto a 76 anni nell’86». Nel frattempo Alexandre comincia a scrivere poesie. Nel ‘98 esce “Un peuple de promeneurs”, un popolo di “passeggiatori”. Nel grande e disperato campo nomadi di Nanterre ha incontrato Delia, gitana rumena-ungherese, che ha già tre figli da un marito che se ne è andato. Avranno altre due bambine e Alexandre adotterà gli altri tre. Nel ‘94 montano un tendone dietro alla Place Clichy e il piccolo Cirque Romanès inizia ad essere un punto di incontro di artisti. Verso il 2003 Romanès invia a Gallimard un quaderno con le sue poesie scritte a mano. “Hanno riunito una commissione straordinaria di lettori. Ben quattro. Erano poesie di uno zingaro!”. Nel 2004, la casa editrice Gallimard le pubblica con il titolo “Paroles perdues”. Nella pista dei Romanes una vera e propria comunità familiare, 22 persone tra musicisti e artisti di circo, tutti impegnati in uno spettacolo che non è mai uguale perché porta in sé lo spirito della Festa e il gusto spontaneo dell’improvvisazione.
j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 56 s e t t e m b r e 2012
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